Il saluto ad Adorni, l’airone di Parma

29.12.2022
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PARMA – Non sappiamo realmente che rapporto avesse Vittorio Adorni con la morte. Quando festeggiò i suoi 80 anni disse che aveva appena tagliato un “traguardo volante” senza accorgersi di aver raggiunto quella età con un lunghissimo sprint.

Sappiamo però che profondo rapporto avesse stretto con tante, tantissime persone. Tifosi, ex colleghi e dirigenti. Tuttavia la sua famiglia ha giustamente preferito celebrare un funerale in forma strettamente privata. Come se quasi volesse godersi, insieme agli amici più cari, quell’ultimissimo momento con Vittorio che, per un motivo di lavoro o l’altro, era sempre stato costretto a sacrificare più del dovuto la moglie Vitaliana e i suoi affetti. Già, perché lui fino ad un anno fa era ancora in pista come un ragazzino. Dagli impegni al Giro d’Italia come consulente e uomo immagine di Rcs Sport alle riunioni ad Aigle per l’UCI per cui dal 2001 al 2012 guidò il Consiglio del Ciclismo Professionistico (in apertura foto parma.repubblica).

La sagacia di Vittorio

La lucidità di pensiero ed espressione di Adorni è sempre stata la dote principale che lo ha accompagnato sia in sella che giù dalla bici. Forse era la qualità che ha sempre sperato di conservare anche se lui è sempre stato bravo ed attento a tenerla particolarmente allenata. Chi lo ha frequentato bene, specialmente negli ultimi anni, dice che quando si sfiorava l’argomento della morte tra una chiacchiera e l’altra, lui facesse un simpatico gesto scaramantico. Un po’ come quando da corridore qualcuno gli avesse presagito una eventuale crisi in una tappa al Giro, la sua casa. Tutte situazioni in linea con la sua celebre e raffinata ironia, figlia di una generazione di uomini, ancor prima che campioni, che fatichiamo a ritrovare.

Tantissime le interviste e le presenze in Tv. Adorni è stato anche Assessore allo Sport del comune di Parma
Tantissime le interviste e le presenze in Tv. Adorni è stato anche Assessore allo Sport del comune di Parma

L’omaggio finale

Nel giorno del suo ultimo saluto, mentre osservavamo la commozione di tanta gente, compreso il chierichetto suo storico tifoso, ce lo siamo immaginato mentre riceve gli applausi lungo l’asse decumano che separa il quartiere di San Lazzaro a Parma, nel quale Vittorio era nato il 14 novembre 1937, alla chiesa di San Sepolcro vicina al cuore cittadino. Tre chilometri, praticamente una distanza da crono-prologo, un tipo di tappa che ai suoi tempi non esisteva e che fece solo rarissime volte, come nella sua unica partecipazione alla Vuelta del 1968 (chiusa al quinto posto), anno divenuto poi leggendario col mondiale di Imola.

Gimondi e Adorni hanno raccontato pagine di grandissimo ciclismo mondiale
Gimondi e Adorni hanno raccontato pagine di grandissimo ciclismo mondiale

Gli amici ciclisti

Ad accoglierlo su questo traguardo finale alcune persone non potevano proprio mancare. Perché Adorni ha saputo essere trasversale. Tra tutti citiamo ne citiamo due. Romano Prodi, che nel 1955 fu uno dei suoi primi avversari da allievo (all’epoca la categoria juniores non esisteva) nella crono-scalata Reggio Emilia-Casina vinta da Vittorio. E Davide Boifava, amico di vecchia data e che era nato il suo stesso giorno. Infatti ogni 14 novembre Adorni ci teneva a fare gli auguri a voce ad altri suoi colleghi con cui condivideva il compleanno. Bernard Hinault, Vincenzo Nibali ed anche il pistard Koichi Nakano. «Beh, a lui glieli ho sempre mandati virtualmente perché il giapponese faccio fatica a parlarlo» ripeteva scherzosamente.

Conoscendo la sua ironia, probabilmente ora Vittorio Adorni starà già facendo qualche battuta con i suoi tanti amici-avversari. Solo per nominarne alcuni, da Anquetil a Poulidor, da Gimondi a Baldini, l’ultimo per il quale due settimane fa ci aveva tenuto a raccontarci il suo ricordo.