Mezzo Giro alle spalle, i giudizi del “professor Ghirotto”

17.05.2022
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Si è conclusa la prima parte del Giro d’Italia ed è già tempo di bilanci. Tra Montesilvano e Pescara i corridori si sono goduti il primo giorno di riposo. C’è chi ha fatto un tuffo in mare come Cavendish e i suoi fidati compagni. C’è chi ha fatto conferenze stampa e chi si è goduto il riposo lontano dai riflettori. E tra poco si riparte per Jesi.

Chi invece non si è riposato, anzi non abbiamo lasciato riposare, è stato Massimo Ghirotto. L’ex corridore è oggi una delle voci di RadioRai. Segue la corsa dalla moto, viaggia in gruppo con i corridori e ha una percezione ben precisa di valori e situazioni. Insomma è quel che si potrebbe definire un professore… che adesso sale in cattedra!

Massimo Ghirotto oggi è commentatore dalla moto per Radio Rai e prima è stato pro’ per 13 anni
Massimo Ghirotto oggi è commentatore dalla moto per Radio Rai e prima è stato pro’ per 13 anni
Massimo, che Giro è stato sin qui?

Partiamo dalla tappa di domenica, la prima vera tappa dura. Una tappa dalla quale non siamo venuti fuori con le idee ben chiare. E lo conferma il fatto che sono arrivati in cinque a giocarsi lo sprint. Carapaz ci ha provato ma Bardet e tutti gli altri big lo hanno rintuzzato. Il che va bene per lo spettacolo, perché vuol dire che il Giro non ha un padrone definito. Ci ha detto però una cosa ben chiara.

Quale?

Che la Ineos-Grenadiers è qui per vincere. Sa bene che al Tour non avrà molto spazio tra Roglic e Pogacar e hanno portato il cavallo buono al Giro. In salita hanno dettato legge.

Quindi Carapaz per te resta il favorito, anche se non ha fatto la differenza?

Sì, ed è il favorito anche per la squadra che ha. Non può perderlo… ci conta molto. Gli altri cercheranno di approfittare di qualche passaggio a vuoto, di qualche situazione incerta. Per esempio, non so Porte quante azioni come quella di domenica potrà ancora fare. Ha la sua età, anche se poi abbiamo visto come sono andati Valverde, Nibali e Pozzovivo.

Chi sono quindi i promossi oltre a Carapaz?

Bardet sicuramente. E’ arrivato a questo punto della corsa senza spendere più di tanto. Stephen Roche, con cui ho corso, diceva sempre: “Oggi spendiamo il meno possibile”. Ed è così che si vincono i grandi Giri. Domenica attaccare era rischioso. Lui è rimasto a ruota, ma è stato il primo a rispondere a Carapaz. Un altro promosso, per ora, è Landa

Per Ghirotto, la Bora Hansgrohe è la squadra più forte insieme alla Ineos Grenadiers
Per Ghirotto, la Bora Hansgrohe è la squadra più forte insieme alla Ineos Grenadiers
“Per ora”: hai detto bene. Anche ieri ha “cercato” di mettersi nei guai con quella caduta…

Esatto, dovrà riuscire a restare indenne da se stesso. Ogni tanto gli capitano questi guai, queste situazioni. Ma il percorso è dalla sua. Non ci sono cronometro, lui è uno scalatore, ha un buon compagno come Pello Bilbao. E poi ci prova da un bel po’, è esperto.

Qualche altro promosso?

Jay Hindley. Non possiamo non considerarlo. Ricordiamoci che lui arrivò in rosa al via dell’ultima tappa al Giro 2020 e con lo squadrone che ha può far bene. Ragazzi, la Bora Hansgrohe è una corazzata. Kamna non è crollato, Kelderman per un imprevisto è uscito di classifica ma si metterà al suo servizio e Buchmann non è lontano. Piuttosto aggiungerei un nome, che mi incuriosisce ed è Almeida

L’altro ieri ha fatto un piccolo capolavoro verso il Blockhaus, si è gestito (e lo hanno gestito) alla perfezione…

Almeida per me è un punto di domanda. Si vede poco ma è lì. Fatte le debite proporzioni, mi ricorda molto Miguel Indurain, anche se fisicamente sono diversi. A lui manca quel supporto psicologico che avrebbe potuto dargli una bella crono a metà Giro. Quella che gli avrebbe consentito di dire: qui guadagno e poi inizio a correre in difesa o a gestirmi in un certo modo.

Yates (scortato dal compagno Hamilton) sul Blockhaus ha incassato oltre 11′ da Hindley
Yates sul Blockhaus ha incassato oltre 11′ da Hindley
Prima li hai nominati: tra i promossi mettiamo anche i “vecchietti”?

Non si può non dire che noi italiani stiamo soffrendo. Poi per carità, “Pozzo” che arriva davanti ci riempie il cuore. Ce lo riempie per lui, per l’uomo che è, per il corridore sempre disponibile. E lo stesso discorso vale per Nibali. L’altro ieri ha corso da Dio. Onestamente mi aspettavo che crollasse ma, come ho detto anche in radio, con il fatto di aver annunciato l’addio si è liberato. 

In effetti visto come era andato sull’Etna credevamo patisse di più su una salita dura come il Blockhaus…

Si è gestito bene, come ha sentito che non poteva tenere si è messo di passo ed è andato benone. Vi assicuro che nella prima parte di salita soprattutto sono andati fortissimo. Ecco, l’altro giorno mi sono reso conto una volta per tutte quanto sia cambiato il ciclismo dai miei tempi. Okay, noi avevamo bici da 10 chili e loro 6,8, tutta velocità in più, ma andavano su fortissimo, tutti sul ciglio della strada perché c’era vento, tutti con grande intensità. E sono andati così forte, così al limite, che infatti non ci sono state grande differenze fra i migliori.

E invece i bocciati?

Parto da Ciccone. Parto da Giulio non per criticarlo, ma perché avevamo fiducia e speranza in lui, tanto più dopo che aveva detto che stava meglio giorno dopo giorno. Speriamo che adesso che è fuori classifica possa fare un bel colpaccio. Boccio anche Simon Yates. Si è parlato di questo ginocchio, ma lui manca di continuità. E non nell’arco delle tre settimane, perché questo ragazzo quando sta bene va forte, ha vinto una Vuelta ed è salito sul podio, solo che trova sempre degli ostacoli. A volte è sfortuna… ma non sempre.

Lo spettacolo della tappa di Napoli, col suo circuito tecnico e suggestivo
Lo spettacolo della tappa di Napoli, col suo circuito tecnico e suggestivo
E Miguel Angel Lopez?

Bocciato? Che dire, ufficialmente aveva un problema ad un muscolo… E poi c’è il capitolo italiani. Nei primi cinquanta della generale ce ne sono solo otto e, a parte Nibali e Pozzo, sono tutti nelle retrovie. Nizzolo però non ha fatto male, visto il parterre tra gli sprinter. Fortunato non è andato male. E speriamo che gente come De Marchi, Ulissi, Villella e Formolo possano fare qualcosa.

E invece di questo Giro cosa ti ha colpito: tattiche, pubblico, situazioni particolari…

Dico la tappa di Napoli. E’ stato un vero spettacolo. Una tappa fuori dagli schemi con questo circuito da ripetere quattro volte. E poi mi è piaciuto rivedere la libertà della gente. Si spera che con questo Covid sia finita. Si sta liberi a bordo strada e c’è tanta gente. E ancora mi sta piacendo l’atteggiamento dei corridori. Non si stanno risparmiando, sempre a tutta, sempre pronti a lottare e lo si vede anche dal fatto che alle fughe non hanno mai lasciato troppo spazio.

Infine, Massimo, una curiosità: come giudichi l’atteggiamento della Bardiani Csf Faizanè? Nessuna “fuga promozionale” per ora. Gaburro e Zana erano inseriti in drappelli importanti…

Stanno correndo in modo un po’ diverso. Mi sembra che i Reverberi abbiano portato un po’ di più di qualità. Anche Covili, mi sembra un buon ragazzo. Questo modo di correre può servire anche per dare una svolta al team, per far crescere i ragazzi, per dargli valore e, chissà, anche per parlare in altro modo con Rcs e non con le “fughe spot”.

Diego Rosa e Filippo Zana, una fuga dai mille volti

16.05.2022
5 min
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Filippo Zana e Diego Rosa erano tra coloro che hanno animato la fuga verso il Blockhaus. Eppure la genesi del loro attacco è stata ben diversa. Il corridore della Bardiani Csf Faizanè, col quale avevamo parlato prima del via, sembrava quasi non avesse l’intenzione di andarci, mentre quello della Eolo-Kometa aveva le idee molto chiare.

Ma si sa, è la strada che comanda. E’ la strada che crea le occasioni, modifica i progetti, respinge o attrae.

Ognuno dei due ragazzi inseguiva qualcosa.

Un magrissimo Filippo Zana (classe 1999) intervistato al via da Isernia
Un magrissimo Filippo Zana (classe 1999) intervistato al via da Isernia

Inizio così, così

Filippo Zana probabilmente stava inseguendo di più la sua condizione. E’ partito per il Giro d’Italia con l’idea di vincere una tappa e magari provare a vedere di far classifica. Ma il suo inizio è stato un pelo sottotono.

«Per ora non è stato un Giro super – dice Zana – non avevo moltissime gambe. Ho provato ad andare in fuga nella tappa di Potenza ma non è stato facile, visto anche chi c’era. Dumoulin, Formolo… gente che potrebbe far classifica. A quel punto ho cercato di risparmiare.

«Il Giro è ancora lungo e ci riproveremo. Con Gabburo siamo entrati in una fuga che poi è arrivata. Abbiamo colto un ottimo secondo posto e quindi si può fare. Cercheremo di sfruttare soprattutto le tappe in cui si sa che la fuga può arrivare.

«Da parte mia nella prima settimana di Giro fatico sempre un po’, poi mi riprendo. E anche quest’anno è iniziato così e speriamo quindi che possa migliorare ed essere protagonista».

Filippo Zana in azione è stato riassorbito lungo la scalata verso Passo Lanciano
Filippo Zana in azione è stato riassorbito lungo la scalata verso Passo Lanciano

Zana in crescita

Zana ha cambiato approccio quest’anno. Ha lavorato in modo diverso: meno corse e più altura. Una programmazione “da WorldTour”. E in tutto ciò ci è apparso super magro, chissà se non troppo…

«In effetti – dice Filippo – sono un po’ più magro dello scorso anno, spero non troppo e che dia i suoi frutti».

«Per quanto riguarda le corse, in realtà dopo la Coppi e Bartali ero veramente stanco e sono andato in altura anche per recuperare un po’. Ma ci sono altre due settimane e tempo per sfogarci ci sarà. A partire dalla prossima settimana nella quale ci sono almeno due o tre tappe in cui la fuga può arrivare e quindi cercheremo di esserci. E poi l’ultima settimana si arriva anche più vicino a casa mia e spero di far bene».

Ieri il colpo però lo ha dato e il fatto che ci abbia provato è un ottimo segnale. Poi, diciamo la verità: quando un corridore sente che la gamba cresce si gasa. E infatti questa mattina a mente fredda e dopo la sgambata al sole pescarese Zana ha aggiunto: «Ieri stavo un po’ meglio e ci ho provato. Ho avuto un bel segnale. Sicuramente ci riproveremo ancora».

Diego Rosa (classe 1989) in azzurro al termine della Isernia-Blockhaus
Diego Rosa (classe 1989) in azzurro al termine della Isernia-Blockhaus

Rosa… e blu

C’è poi Diego Rosa. Lui la fuga la voleva sin dal mattino. Il piemontese è partito con in testa un programma ben definito: dare battaglia sul Macerone e andare all’assalto della maglia blu di miglior scalatore.

Diego è colui che più di tutti ci ha provato. Ha insistito e alla fine ha portato via un drappello. Era il più attivo e il più forte. E’ andato più avanti di tutti ed è stato ripreso solo alla base della scalata definitiva.

E’ già la seconda volta che Rosa tenta la fuga. La prima fu nel piattone verso Scalea.

«Indossare la maglia blu almeno un giorno era un obiettivo – ha detto ieri Diego – e l’ho centrato. Voglio svelare un segreto: quando mi sono accordato con la Eolo Kometa ho chiesto di inserire un premio speciale per la conquista della maglia azzurra al Giro. Sono andato in fuga pensando a questo obiettivo e anche la volta scorsa verso Scalea. Ho chiesto l’ordine all’ammiraglia e sono scattato».

«Quel giorno – riprende Rosa – ero partito proprio per fare i punti del Gpm, poi sembrava brutto fermarmi. E comunque c’erano in ballo tante ore di diretta tv, un Gpm, due traguardi volanti. Certo, sapendo che non sarei assolutamente arrivato speravo di stare fuori un po’ meno. Ma il gruppo giocava con me. Ad un certo punto mi sono messo a 25 all’ora pensando: adesso recuperano. Invece si sono fermati a fare pipì e ho guadagnato ancora!

«Mentre pedalavo da solo mi rivenivano in mente le pedalate fatte con mio fratello Massimo l’anno scorso in un viaggio verso la Puglia. Ogni giorno facevamo 300 chilometri e poiché lui stava recuperando da un infortunio al femore tiravo sempre io. L’unica differenza è che per mangiare e bere c’era l’ammiraglia e non mi fermavo ai bar!».

«E ci avevo provato anche nella crono di Budapest. Mi ero fermato a cambiare la bici per racimolare qualche punticino ma ho fatto quarto».

In fuga, Rosa è stato tra coloro che più hanno spinto
In fuga, Rosa è stato tra coloro che più hanno spinto

Esperienza e lavatrice

Ma tenere questa maglia non sarà facile e Rosa lo sa bene. Però l’ex biker non demorde.

«Adesso – riprende Diego – viviamo giorno per giorno e vediamo quel che si può fare. Mantenerla sarà complicato. Spesso questa maglia è un ripiego per i leader che sono usciti di classifica come Simon Yates. Lo dico per esperienza diretta.

«Quando ero alla Sky, proprio nella tappa del Blockhaus, perdemmo mezza squadra e Landa modificò gli obiettivi. Mikel disse: non vinco più il Giro, okay mi vado a prendere la maglia blu. Però, siamo in guerra, ognuno ha le sue armi.

«Studierò bene i punti che ci sono in palio sui vari Gpm, starò attento a quante persone saranno in fuga e magari sprinterò per gli ultimi punti a disposizione, ma di base non cambierò molto il mio modo di correre. Cercherò di difenderla più a lungo possibile e magari di portarla a casa».

Infine, Rosa non perde mai il suo buon umore e chiude con una battuta: «La maglia blu più o meno è come quella della Eolo Kometa, quindi cambia poco e posso metterle in lavatrice tutte insieme!».

“Ride your best” è il nuovo motto di Dmt

16.05.2022
2 min
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“Ride your best”, che letteralmente significa “pedala al tuo meglio”… E’ questo il nuovo motto che identifica l’attività e la comunicazione di Dmt a partire dal Giro d’Italia, l’evento RCS Sport in pieno svolgimento del quale il brand stesso è partner ufficiale.

E proprio per celebrare al meglio la corsa rosa, Dmt ha recentemente introdotto sul mercato una speciale versione delle “best seller” KR0 (per intenderci le scarpe usate in gara ed in allenamento da corridori del calibro di Tadej Pogacar, Elia Viviani e Juan Ayuso…) denominate appunto KR0 Giro. Una calzatura in edizione limitata, contraddistinta da una livrea originale ispirata al Giro d’Italia, leggera, veloce ed estremamente confortevole. 

Nel segno di “Ride your best”, per il Giro d’Italia il brand ha ideato una nuova versione del modello KR0 in versione limitata
Nel segno di “Ride your best”, per il Giro c’è una nuova versione del modello KR0 in versione limitata

La “limited” KR0 Giro

La sigla KR0 identifica e rappresenta per Dmt l’apice della performance, avendo migliorato con questo prodotto tutte le singole caratteristiche delle calzature in maglia realizzate dello stesso brand. Lavorando mediante l’impiego della tecnologia proprietaria “Knit”, i tecnici Dmt con KR0 hanno creato una scarpa per il ciclismo estremamente leggera e terribilmente performante. Una scarpa in grado di offrire un eccellente trasferimento di energia, grazie alla suola anatomica costruita in fibra di carbonio SL di nuova generazione.

Pogacar e Dmt hanno esteso la loro collaborazione fino al 2027
Pogacar e Dmt hanno esteso la loro collaborazione fino al 2027

Il sistema di chiusura prevede un doppio rotore Boa. La costruzione della tomaia è integrata, in modo tale da adattarsi perfettamente a qualsiasi tipologia di piede. Dmt KR0 è stata a lungo sviluppata e testata grazie al prezioso supporto di alcuni dei migliori atleti e team (Intermarché Wanty-Gobert e Eolo Kometa) del circuito professionistico.

Dmt

Almeida e la UAE la studiano bene. Primo ostacolo superato

15.05.2022
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Joao Almeida fa i rulli vista mare. Dalla Majella si può ammirare facilmente l’Adriatico se non fosse per un po’ di foschia. Ma la cosa importante è che il portoghese oggi in Abruzzo si è tolto un dente mica da poco. Il Blockhaus per lui era uno dei due ostacoli più duri di questo Giro d’Italia, assieme alla Marmolada.

Il corridore della UAE Emirates era il meno scalatore tra gli uomini arrivati davanti quest’oggi. E per riuscirci è stato un metronomo. Lungo la scalata ha compiuto un vero capolavoro. E’ stato uno dei primi big a staccarsi e più volte è riuscito a rimontare. Una fetta della vittoria di Hindley è anche sua per questo!

Ha dato tutto Joao e il fatto che un corridore veloce come lui non abbia fatto lo sprint la dice tutta.

Almeida chiude il gruppetto dei migliori, allungato dal forcing di Porte
Almeida chiude il gruppetto dei migliori

Indicazioni al dettaglio

In casa UAE Emirates l’avevano studiata bene. Con i software, le slide… E tutto questo sapere lo hanno “girato” ad Almeida che ne ha fatto tesoro, sfruttandolo al meglio.

«Noi un capolavoro? Il capolavoro lo ha fatto Joao – ci dice il diesse Fabio Baldato – E lo hanno fatto i ragazzi. Sì, noi, soprattutto Maxtin, in ammiraglia gli davamo le indicazioni. “Tra il quinto e il quarto chilometro tira di più”. “Adesso arriva un tratto più agevole”. “Qui troverai vento”… ma lui è stato bravissimo a gestirsi».

«Almeida è così – continua Baldato – non molla mai, non spreca un pizzico di energia. Ma devo dire che tutti i ragazzi oggi sono stati bravi a proteggerlo e a portarlo davanti all’imbocco della salita. Covi, ma anche Formolo.

«Davide ha fatto un capolavoro. Quando Joao si è staccato in quel punto c’era davvero tanto vento, ma Formolo si è lasciato sfilare e gli ha pedalato davanti coprendolo per 500 metri molto esposti. Un aiuto fondamentale. E lo stesso Almeida quando è scattato Carapaz, sapeva bene che quello era il punto più duro di tutta la scalata e non lo ha seguito».

Almeida sui rulli dopo l’arrivo. Il portoghese è soddisfatto
Almeida sui rulli dopo l’arrivo. Il portoghese è soddisfatto

Recupero attivo

Intanto Almeida continua a fare i rulli. Sono passati appena cinque minuti e il suo volto appare già rilassato. Gesticola con i ragazzi del suo staff che lo assistono, si sistema i capelli quando si riabbassa sul manubrio e sgambetta agile.

Afferma di essere stato bene per tutta la salita e per tutto il giorno. Ma in realtà Baldato ci confida che per radio diceva di non sentirsi in giornata. Probabilmente era un po’ di tensione. Poi quando ha visto che teneva bene le ruote degli scalatori deve aver ripreso fiducia.

«Sono felice di come sia andata – ha commentato Almeida – ho faticato un bel po’ a mantenere il passo dei migliori, ma i miei compagni sono stati eccezionali. Io mi sono concentrato sul mio passo ed è stata la scelta giusta».

Formolo raggiante

Davide Formolo sta per tornare ai bus, che si trovano in pratica 5.000 metri più in basso, al Gpm di Passo Lanciano affrontato in precedenza. Ha la mantellina e un sorriso grosso così. Un po’ perché “Roccia” il sorriso ce l’ha dentro e un po’ perché il suo capitano è andato bene e lui sa di aver svolto un ottimo lavoro.

«Abbiamo iniziato la salita e c’era un po’ di vento laterale – dice Formolo – mi ricordo che c’era anche la prima volta che lo facemmo nel 2017 e la Movistar fece dei ventagli. Cosa che sembra impossibile in salita e anche oggi si sentiva molto. Ho visto che anche la Ineos Grenadiers stava per fare questa mossa, anche perché erano tutti sul ciglio e così ho cercato di tenerlo più coperto possibile».

«Poi – riprende Formolo – mi ricordavo che la scorsa volta il vento fece più differenza in basso che in alto. Un po’ la salita me la ricordavo e quindi sapevo che quello era il momento più delicato. Bisognava stare attenti.

«Il mio compito oggi, e in questo Giro, è di tenere Almeida coperto. Sta bene e noi abbiamo molta fiducia in lui. Il Giro però è ancora lungo e per fortuna domani si riposa! E poi oggi siamo andati bene anche perché avevamo queste ruote nuove (le Campagnolo, ndr), pensate che è la prima volta che le usavo io».

Covi in testa, seguito da Formolo e Rui Costa: tutti al servizio di Almeida
Covi in testa, seguito da Formolo e Rui Costa: tutti al servizio di Almeida

Parola a Covi 

Anche Alessandro Covi è sorridente. Anche lui si è guadagnato, con onore, la stozza. Un ottimo lavoro.

«Sì, la mia gamba è buona – dice il lombardo – Joao è un vero regolarista e mi aspettavo che affrontasse la scalata così. E il suo modo di andare. Pensate che anche in pianura quando dobbiamo riportarlo avanti o se ci sono delle accelerate, lui all’inizio perde sempre quella manciata di metri».

«Comunque la salita l’avevamo studiata bene e chi doveva arrivare in alto davanti anche meglio di me! Come? Su VeloViewer. Per radio sicuramente si sono parlati. Io una volta concluso il mio lavoro l’ho staccata e col 36×32 (rapporto che avevano anche Formolo e Almeida, ndr) sono arrivato “tranquillo” quassù».

Verso il Blockhaus. Per Garzelli sarà (quasi) decisivo. E Carapaz…

14.05.2022
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Si avvicina sempre di più il Blockhaus. La dura scalata abruzzese appare più minacciosa del previsto. Potrebbe essere quasi decisiva ai fini del Giro d’Italia. E non lo diciamo noi, lo sostiene chi un Giro lo ha vinto: Stefano Garzelli.

Domani sulle rampe della Majella che corsa dobbiamo attenderci? Chi potranno essere i favoriti? Ne parliamo proprio con la maglia rosa del 2000, che su quelle strade è stato protagonista in corsa e in allenamento.

Giro del Centenario, quello del 2009. Vinse Pellizotti e volata serrata tra Garzelli (in maglia verde) e Di Luca. Il varesino fu secondo

Trittico “cattivo”

«Per me – dice Garzelli – è la seconda tappa più dura del Giro e una di quelle decisive. La più dura credo sarà quella della Marmolada, perché arriva dopo altre salite mitiche come Pordoi, che è anche Cima Coppi, e San Pellegrino, perché è un arrivo difficile e perché arriva alla penultima tappa. Entrambe comunque presentano molte difficoltà».

«Per me questa frazione abruzzese non va presa in considerazione da sola, ma come termine di un trittico molto tosto. Ieri c’è stata la tappa di Potenza e oggi quella di Napoli. Quella campana è una frazione particolare. Una frazione che vivrà molto su quel che vuol fare Van der Poel e se lui si muoverà qualcuno lo seguirà. Quindi è un trittico difficile: duro il primo giorno, nervoso il secondo, super tosto il terzo».

Isernia – Blockhaus: 187 chilometri e 5.000 metri di dislivello
Isernia – Blockhaus: 187 chilometri e 5.000 metri di dislivello

Stanchezza docet

Poche frasi per capire come il corridore da corse a tappe non ragiona mai per singola frazione, ma nel suo insieme. Un grande Giro è come un campionato di calcio, in cui a volte bisogna anche sapersi accontentare di un pareggio o mettere fieno in cascina per la partita successiva. Tradotto: se non si è al top bisogna fare di tutto per difendersi.

«Alla luce di queste due frazioni – riprende Garzelli – i corridori arriveranno stanchi alla salita finale. La tappa del Blockhaus misura 5.000 metri di dislivello. Io il Blockhaus lo feci in corsa, ma salivamo da Passo Lanciano. Vinse Pellizotti e io feci secondo battendo Di Luca in volata, loro lo scaleranno da un versante ancora più duro».

«Quelle strade le conosco abbastanza bene in quanto spesso ci pedalavo ai tempi dell’Acqua e Sapone e sentivo Di Luca, i Masciarelli, gli abruzzesi insomma, che parlavano di questo versante. “Mamma mia quanto è duro il Blockhaus da Roccamorice”».

La parte alta della Majella è scoperta. E così la scalata: nel bosco nella prima parte, esposta al sole (e al vento) nella seconda
La parte alta della Majella è scoperta. E così la scalata: nel bosco nella prima parte, esposta al sole (e al vento) nella seconda

Carapaz favorito?

I girini arriveranno all’imbocco dell’erta finale con 3.500 metri di dislivello. E nella tre giorni ne dovranno superare un qualcosa come 11.700 metri: Everest più Gran Sasso, tanto per restare in Abruzzo!

«Tremilacinquecento metri: è molto dura dunque, per questo dico che per me è uno spartiacque importante per il Giro. Saliranno dal versante dove vinse Quintana, ma quella volta, se ben ricordo, la tappa prima della scalata finale non presentava chissà quali difficoltà. Idem quando la facemmo noi».

«Io vedo molto bene Richard Carapaz. L’altro giorno sull’Etna l’ho visto pedalare con grande facilità. Mi aspetto che la sua Ineos-Grenadiers possa fare il forcing sul primo passaggio, cioè Passo Lanciano e che poi lui possa attaccare sulla salita finale.

«Chi altri vedo bene? Bardet. Non so come possa andare nell’ultima settimana, ma sin qui terrà botta. Vedo bene Landa, Yates e anche Ciccone. Giusto qualche giorno fa ho parlato con Giulio e gli ho detto di ragionare. Di non partire troppo da lontano, di non lasciarsi prendere dalla foga perché corre in casa».

«Chi vedo male invece non saprei dire. Però chi becca una “giornata no” da queste parti rischia di perdere un quarto d’ora. Con una giornata di crisi in una tappa del genere non ti salvi.

«Inoltre si chiude la prima parte di Giro quindi tireranno. Poi c’è il riposo. La settimana successiva, la seconda, non è durissima. Io ho fatto la ricognizione delle frazioni di Torino e Cogne: sì, sono impegnative ma non impossibili. E poi la terza, vabbé… lasciamo stare!».

Versante duro

Il Blockhaus, cioè la Majella, presenta diversi versanti. Il Giro ne scalerà due: quello da Roccamontepiano e quello da Roccamorice. Entrambi portano a Passo Lanciano, solo che la seconda volta in cima si continuerà a salire.

«Il primo versante – spiega Garzelli – è duro e lungo. Parliamo di una salita superiore ai 10 chilometri, che non molla mai. E questa è la sua caratteristica principale. Non si sale mai con pendenze impossibili, sempre 7-8%, ma non c’è pausa.

«Mentre la seconda scalata è più dura. Ci sono tratti al 14% e nelle gambe anche la fatica della scalata precedente. Anche per questo mi aspetto il lavoro di una Ineos (o di una Bahrain-Victorious?, ndr) che vogliono sfiancare gli avversari».

Infine a Stefano abbiamo chiesto di Almeida. Il portoghese è nostra curiosità e al tempo stesso incognita.

«Almeida? Beh, l’altro giorno è andato a prendersi un piccolo abbuono in volata ad un traguardo volante, segno che ci tiene. Difficile da dire, a volte certe azioni le fai perché non sei sicuro o magari perché stai davvero bene. Per me però l’ultima scalata al Blockhaus è un po’ troppo dura per lui. E farà parte di chi dovrà difendersi». 

Bianchi lancia la serie video Giro Reflections con “Nico” Roche

12.05.2022
3 min
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Il marchio Bianchi ha un legame fortissimo con il Giro d’Italia. In sella ad una Bianchi hanno scritto pagine indimenticabili del nostro sport campioni del calibro di Fausto Coppi, Felice Gimondi e Marco Pantani.

Anche per quest’anno l’azienda ricopre il ruolo di Official Sponsor della Corsa Rosa. Per l’occasione ha anche realizzato una edizione speciale del modello Specialissima.

In concomitanza con l’edizione 2022 del Giro d’Italia, Bianchi Media House ha presentato “Giro Reflections”, un road movie a episodi che vuole raccontare storie di persone, luoghi e biciclette tra Ungheria e Italia. Narratore e protagonista del nuovo format video è Nicholas Roche, da poco sceso di sella e subito pronto a vestire i panni del narratore (in apertura foto Giro Reflections).

Nicolas Roche sarà narratore e protagonista della serie “Giro Reflections” (foto Giro Reflections)
Nicolas Roche sarà narratore e protagonista della serie “Giro Reflections” (foto Giro Reflections)

Non solo innovazione

In questi ultimi anni Bianchi si è confermata come un’azienda di riferimento, capace di anticipare le tendenze future con scelte strategiche mirate. Basti solo pensare al nuovo progetto di sviluppo della storica sede di Treviglio che in pochi anni porterà ad un significativo incremento della capacità produttiva dell’azienda.

Accanto all’innovazione, in Bianchi ricopre un ruolo altrettanto importante la capacità di ispirare, di creare community e di farsi portatrice di uno stile di vita. E’ su queste basi che Bianchi Media House ha deciso di lanciare il progetto-film “Giro Reflections”. Si tratta di un road movie in quattro episodi che racconterà storie inedite e il dietro le quinte della Corsa Rosa, allargandosi a nuovi ed interessanti riflessioni: persone, luoghi noti o sconosciuti, culture, cibi ed emozioni sportive. 

Il campione irlandese con il telaio della Bianchi Specialissima dedicata al Giro d’Italia (foto Giro Reflections)
Il campione irlandese con il telaio della Bianchi Specialissima dedicata al Giro d’Italia (foto Giro Reflections)

Roche racconta

Come dicevamo all’inizio come volto, voce, ma anche gambe, è stato scelto Nicolas Roche. L’ex professionista irlandese vivrà il suo viaggio a contatto con l’esperienza del Giro d’Italia e la cultura dei luoghi attraversati, attraverso un’angolazione del tutto personale. Lo farà in sella a differenti modelli Bianchi. Roche potrà infatti scegliere tra i modelli Oltre XR4, Specialissima, Impulso Pro fino alle e-Bike della gamma e-Omnia.

I quattro episodi saranno visibili su Youtube e sulla piattaforma social e digital di Bianchi. Al termine del Giro d’Italia, “Giro Reflections” sarà invece disponibile come short movie in versione integrale.

Si tratta di un documentario che racconta le storie di territori, persone e biciclette tra Ungheria e Italia (foto Giro Reflections)
Si tratta di un documentario che racconta le storie di territori, persone e biciclette tra Ungheria e Italia (foto Giro Reflections)

Arriva TikTok

Contemporaneamente al lancio del progetto “Giro Reflections”, è stato inaugurato il canale ufficiale TikTok. Insieme all’intera piattaforma digital Bianchi, il nuovo canale racconterà con pillole veloci e filmati inediti il viaggio di Roche. Il profilo TikTok del brand, già attivo sulla piattaforma social, ha cominciato la sua pubblicazione nei giorni scorsi ed accompagnerà gli appassionati lungo tutto il Giro d’Italia e oltre.

Bianchi sarà presente al Giro con il Bianchi Experience Center, l’esclusivo motorhome che viaggerà al seguito della Carovana Rosa e sarà presente in tutte le sedi di partenza. Gli appassionati del brand, e non solo loro, avranno la possibilità di toccare con mano le ultime novità Bianchi e chiedere consigli sui modelli esposti allo staff dell’azienda di Treviglio presente in carovana.

Bianchi

«Vincenzo, io ti capisco». Parla (dal cuore) l’amico Visconti

12.05.2022
5 min
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Sarà bello fra qualche tempo incontrarli sulla cima di Lamporecchio, nella Toscana che li ha uniti dopo che la Sicilia gli ha dato la vita, davanti a una birra e con le bici poggiate al muro. Giovanni e Vincenzo, Visconti e Nibali. Due nomi che hanno pedalato accanto per una vita e che hanno scelto di ritirarsi nella stessa stagione.

«Quando ho annunciato che stavo smettendo – dice Visconti – Vincenzo mi ha chiamato e aveva qualcosa di strano nella voce. Credo che anche lui stesse vivendo un momento difficile…».

Al Giro del 2013, Giovanni vince sul Galibier, Vincenzo consolida la rosa
Al Giro del 2013, Giovanni vince sul Galibier, Vincenzo consolida la rosa

Giovanni è appena rientrato a casa da tre giorni al Giro d’Italia, portando in giro per la Sicilia il marchio MCipollini di cui è testimonial e raccogliendo a ogni tappa splendide dimostrazioni di affetto. E ieri che il suo rivale di sempre, poi diventato amico e comunque accomunato da una storia simile, ha annunciato che a fine anno smetterà di correre, quello che li ha sempre uniti è diventato anche più forte.

Te lo aspettavi?

Non avevo collegato il fatto che la tappa arrivasse a Messina e che potesse essere un bel momento. Ma sì, avevo capito che si stesse avvicinando anche il suo tempo.

Hai parlato di un momento difficile.

A Vincenzo ho sempre invidiato la capacità di fregarsene di tutto, di farsele scivolare addosso. Però provo a mettermi nei suoi panni. Negli ultimi tempi potrebbe aver pensato: “Io sono Vincenzo Nibali, ho vinto quello che ho vinto, perché devo subire tutte queste critiche?”. E’ sempre andato forte, ma ultimamente i risultati arrivavano meno. La gente ti dice di tenere duro, ma non sa da quanto tempo uno è lì che ci pensa e ripensa. Il mio travaglio interiore è durato due anni, chissà lui da quanto ci riflette.

Insieme in azzurro a Geeolong 2010, nel primo anno del cittì Bettini
Insieme in azzurro a Geeolong 2010, nel primo anno del cittì Bettini
Perché tante critiche?

Lo trovo incredibile. Cosa vogliono chiedergli ancora? Ha 37 anni, non pensano sia normale che ci siano atleti giovani che vanno più forte? E’ assurdo come attorno a lui si sia concentrato lo stesso gruppo di persone che prima ha sminuito le sue vittorie, attribuendole alle cadute degli avversari. E adesso che non vince perché il tempo è passato, lo attaccano ancora. Giuro che lo capisco Vincenzo.

La sensazione è che nel dirlo si sia tolto un peso.

Un peso enorme, anche se forse sarà difficile convivere con questa cosa sino alla fine dell’anno. Spero che adesso cominceranno a volergli nuovamente bene ed elogiarlo, perché pur avendo deciso di smettere, sarà sempre lì a onorare le corse. E poi diciamoci una cosa…

Che cosa?

Uno come lui non può smettere da oggi a domani, come magari ho fatto io. Se ti chiami Nibali, se sei Vincenzo Nibali hai la squadra che poggia su di te e dei contratti con gli sponsor. La gente la fa facile, ma non si tratta di scendere di sella e chiuderla lì.

Insieme in azzurro anche al Memorial Pantani del 2015, sulla via dei mondiali di Richmond
Insieme in azzurro anche al Memorial Pantani del 2015, sulla via dei mondiali di Richmond
Credi che essersi tolto quel peso gli permetterà di correre questo Giro divertendosi di più?

Forse sarà più tranquillo e, come ha detto anche lui, riuscirà a divertirsi. Spero solo che esca ancora un po’ dalla classifica, perché le gambe per arrivare nei dieci le ha di certo. Solo che penso sarebbe più bello nell’ultimo Giro della carriera riuscire a tagliare un traguardo con le braccia al cielo piuttosto che lottare per arrivare quinto.

Ha parlato di voglia di stare più in famiglia.

Poi sarà finalmente più libero e potrà divertirsi ad andare in bici. Ma come sintesi, credo che la cosa da dire sia una e una sola.

Quale?

Io sono fiero di aver diviso tutta la mia carriera con lui. Contro e assieme. E in futuro sarà anche bello ricordarlo, perché Vincenzo Nibali è la storia del ciclismo e io a modo mio l’ho vissuta con lui. Abbiamo cominciato la carriera insieme. E poi, come ho già detto altre volte, lui si è avviato verso un altro pianeta (in apertura, i due sono assieme nel Tour del 2014 vinto dal messinese, ndr). Ci siamo stuzzicati e motivati a vicenda e negli ultimi tempi mi è capitato anche di difenderlo da tutte quelle critiche ingiuste. Perché quando è troppo, è troppo. Ora spero che possa godersi quel che resta del suo viaggio nel ciclismo.

Hanno corso insieme al Team Bahrain-Merida nel 2017 e nel 2018. Qui al Giro del primo anno
Hanno corso insieme al Team Bahrain-Merida nel 2017 e nel 2018. Qui al Giro del primo anno
Sai qual è l’altra cosa da dire?

No, qual è?

Che alla fine voi avrete mollato, invece Pozzovivo sarà ancora lì a lottare almeno per un altro anno. Della squadra di Verona (dei mondiali U23 del 2004), Domenico si rivelerà il più longevo.

Scoppia a ridere. E’ stato un onore raccontare le loro carriere, anche noi ne siamo fieri. E magari quel giorno, se lo vorranno, ci siederemo accanto ordinando un’altra birra. Rinfrescando i ricordi o parlando volentieri anche d’altro.

Nibali al Giro d’Italia calza Nimbl Ultimate (personalizzate!)

11.05.2022
3 min
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Vincenzo Nibali è da quest’anno un testimonial Nimbl. Il siciliano, in questi giorni in corsa al Giro d’Italia, calza il top di gamma della collezione di calzature per ciclismo proposto dal brand marchigiano: il modello Ultimate. E proprio per celebrare e accompagnare Nibali durante queste importantissime tre settimane di gara, i tecnici assieme ai designer Nimbl hanno messo per lui a punto una livrea esclusiva delle stesse scarpe.

Hanno ideato una grafica speciale – ed unica – per poter mettere in evidenza sia i grandi successi colti negli anni di carriera dal capitano del team Astana Qazaqstan nei rispettivi tre grandi Giri, quanto i simboli e le immagini più riconoscibili e caratterizzanti la personalità dello Squalo dello Stretto.

Corridori che indossano scarpe Nimbl al Giro d’Italia 2022
Corridori che indossano scarpe Nimbl al Giro d’Italia 2022

Leggerezza e rigidità

Le Nimbl Ultimate sono prodotte interamente a mano in Italia: meglio, nelle Marche, nel cuore del distretto mondiale della scarpa di qualità. La suola, realizzata in fibra di carbonio monoscocca e caratterizzata dalla curiosa forma “a vassoio”, è combinata alla tomaia in microfibra ad alta densità. Il risultato? Un supporto davvero “premium” a beneficio di tutti coloro che ricercano qualità e comfort in un unico prodotto… e ad un “peso” di appena 200 grammi!

La rigidità extra della suola in fibra di carbonio monoscocca, interamente realizzata a mano in azienda, consente un supporto davvero ottimale a tutto il piede. Inoltre, questa tipologia di suola fornisce una performance superiore per massimizzare il trasferimento di potenza e l’efficienza della pedalata, Il sistema di chiusura è il BOA Fit System in grado di assicurare una distribuzione uniforme della pressione attorno al piede ed un comfort davvero ottimale.

Le scarpe del brand marchigiano sono interamente fatte a mano
Le scarpe del brand marchigiano sono interamente fatte a mano

In realtà, tutte le scarpe proposte ed inserite nel catalogo Nimbl sono di altissima qualità, ma con le Ultimate il livello raggiunto è davvero al top.

«Sul modello Ultimate – ci ha confidato Francesco Sergio, Sport Marketing di Nimbl – abbiamo aggiunto il nasello per dare una protezione in più alla parte anteriore. Inoltre, siamo riusciti a ridimensionare la microfibra nella parte superiore della scarpa per ricavare la leggerezza necessaria senza alterarne le prestazioni. Siamo felici che Vincenzo Nibali ci abbia scelto: beneficiare della fiducia di un ciclista così esperto ed attento, relativamente un componente così delicato e spesso decisivo, ci gratifica ed al tempo stesso ci conferma che la strada che abbiamo deciso di intraprendere con il progetto Nimbl è proprio quella giusta».

Nimbl

Una nuova ruota Campagnolo al Giro?

11.05.2022
3 min
Salva

La prima tappa del Giro con arrivo in salita, quella siciliana dell’Etna, è una ghiotta occasione per sbirciare tra le biciclette alla ricerca di qualche novità. La bici di Almeida si presenta con delle ruote Campagnolo differenti dagli standard, con un cerchio simile a quello della famiglia WTO e con dei mozzi mai visti in precedenza sulle ruote dell’azienda vicentina. Cerchiamo di analizzarle.

La ruota posteriore montata sulla bici di Almeida
La ruota posteriore montata sulla bici di Almeida

Le ruote Campagnolo e lo shape dei mozzi

Prima di tutto è necessario precisare che Almeida ha utilizzato la Conago V3Rs con i dischi. Concentrandosi sulle ruote e al di là della scritta sul cerchio dove non compare nessuna specifica, modello e altezza del cerchio, il componente più curioso è il mozzo, entrambi i mozzi a dir la verità.

Sono in alluminio, hanno entrambi un corpo dal volume ridotto e delle flange poco pronunciate. Quello posteriore non presenta la “classica” oversize che contraddistingue i modelli della gamma e nasconde quasi completamente l’innesto dei raggi. Questi ultimi sono 12 per lato e hanno un profilo piatto, aerodinamico e sono incrociati in seconda da ambo le parti. Dalla parte del cerchio il nipples non è esterno, ma è dentro il cerchio.

Il mozzo anteriore, sempre in alluminio ha dimensioni davvero ridotte, con la raggiatura incrociata in seconda dal lato del disco e radiale dall’altra parte. Il profilo laterale della flangia è minimo, praticamente inesistente, con i raggi che vanno dritti nelle piccole protuberanze.

Un richiamo alle Campagnolo Bora

Se volessimo fare un confronto con i modelli delle Bora che già conosciamo, su questa versione utilizzata da Almeida cambia la raggiatura posteriore, che non è la “classica” G3. Viene mantenuta la raggiatura radiale del mozzo anteriore (lato disco). Potrebbe essere un nuovo modello WTO con cerchio più largo?

Pirelli P Zero Race copertoncino e la valvola della camera in poliuretano
Pirelli P Zero Race copertoncino e la valvola della camera in poliuretano

Il cerchio in fibra è panciuto

La fibra composita, quantomeno la finitura esterna, richiama da vicino la C-Lux usata per le versioni WTO. Il carbonio ha quella livrea unidirezionale e lucida. Il cerchio è tondeggiante, panciuto ed è montato con i Pirelli Race da 26, versione copertoncino e si vede la valvola delle camere d’aria Pirelli in poliuretano (quelle da 35 grammi a camera).

Il cerchio: non è la versione da 40 e non sembra neppure quella da 33. Sembra piuttosto una via di mezzo, 35 millimetri, oppure 38?

Clincher Pirelli, non è un tubolare
Clincher Pirelli, non è un tubolare

Perni passanti Carbon-Ti

I perni passanti sono della Carbon-Ti, azienda affidabile la cui produzione è davvero ben nota. Gli assi passanti per le ruote anteriori e posteriori Carbon-Ti nascono dalla collaborazione diretta con numerosi atleti professionisti e rispondo ai più scrupolosi test di laboratorio e su strada. La qualità dei materiali usati permette di soddisfare le esigenze di molti campioni impegnati nelle più severe competizioni internazionali.