A Messina la decisione, svelata a Pallini davanti alla lavastoviglie

11.05.2022
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Vincenzo piange. Le immagini scorrono a capo di una carriera che in realtà non è ancora finita. Ha scelto Messina, la sua città, per annunciare la fine del viaggio. Un cammino lungo una vita. Diciotto anni da professionista e prima i tanti avanti e indietro dalla Sicilia alla Toscana, fra i sogni di bambino e il crescere dei risultati.

«Il ciclismo è prima di tutto passione – dice collegato con Colbrelli – poi dalla passione ne fai un lavoro. Sacrificio, dedizione. E la famiglia è complice di tutto questo. A volte abbiamo lo stress a fior di pelle e la famiglia ci sa aiutare. Anche senza dire niente».

Nibali si dirige al Processo alla Tappa, Pallini corre accanto a lui
Nibali si dirige al Processo alla Tappa, Pallini corre accanto a lui

Il sorriso di Michele

Vincenzo piange. Nel video al Processo di Fabretti (foto di apertura) scorre il sorriso di Scarponi, ma la decisione è matura e per questo sul viso dello Squalo alla fine prevale il sorriso. L’anno è iniziato alla finestra, avrebbe deciso poi. Finché a un certo punto la decisione è arrivata. Forse si trattava soltanto di ammetterlo. E un giorno a Lugano, mentre infilava i piatti nella lavastoviglie, si è girato verso Pallini e gliel’ha detto.

«A fine anno smetto di correre!».

Il Quartier Tappa a Messina si trovava nel Municipio e sulla facciata, spiccava un cartello per Nibali
Il Quartier Tappa a Messina si trovava nel Municipio e sulla facciata, spiccava un cartello per Nibali

L’annuncio a Lugano

L’altro è rimasto in silenzio. Pensava fosse una delle cose che non accadranno mai e ancora adesso fatica a metterlo a fuoco. 

«Era la settimana prima che iniziasse il Giro – dice – era indeciso, poi alla fine ha fatto le sue riflessioni e ha preso la decisione. Penso che gli sia pesato tutto l’avvicinamento al Giro, lo star fuori. Non so cosa gli sia scattato esattamente nella testa. Se non si senta più competitivo… questo bisognerebbe chiederlo a lui. Sono rimasto un po’ così, però eravamo in un momento di quotidianità in casa sua a Lugano, quindi l’ho presa con tranquillità. Dopo la Liegi praticamente sono andato su tutti i giorni tranne uno, perché ero in magazzino. 

«Abbiamo fatto le cose come vanno fatte. Lui è ancora concentrato – riflette – vuol fare bene in questo Giro. Anzi, era un po’ demoralizzato per quello che è successo ieri, perché poi la testa è quella solita. Al Giro si viene per fare bene. La corsa è lunga, possiamo ancora inventarci qualcosa. Era demoralizzato, ma non è avvilito o arreso».

Pallini ha seguito Nibali in tutta la carriera, inclusa la vittoria del Tour 2014
Pallini ha seguito Nibali in tutta la carriera, inclusa la vittoria del Tour 2014

Le solite critiche

Lavorano insieme da quando Pallini, seguendo Di Luca, passò dalla Saeco alla Liquigas e si ritrovò fra le mani il ragazzino di cui si diceva un gran bene. Michele ha visto sbocciare il talento e nascere il campione. Sono andati d’accordo e hanno anche discusso, perché quanto a carattere nessuno dei due ha nulla da invidiare all’altro. E dato che nei commenti a questo articolo qualcuno troverà lo spunto per osservazioni al limite del ridicolo, una riflessione sul costume italiano va fatta.

«In Italia denigriamo sempre quello che abbiamo – ammette – in qualsiasi cosa, non solo nello sport. Anche per quel che riguarda le bellezze italiane. E’ normale che sia così, le apprezziamo sempre a posteriori. Magari un giorno diranno: “Se c’era Nibali, magari poteva fare qualcosa”. Ma questo succede a chiunque, in qualunque sport e in qualsiasi tipo di attività. Magari per attutire la nostalgia, l’anno prossimo veniamo qua con Mediolanum e un altro ruolo (ride, ndr) e restiamo nel ciclismo».

Un’accoglienza da trionfatore per Nibali nella sua Messina, lasciata tanti anni fa per diventare un pro’
Un’accoglienza da trionfatore per Nibali nella sua Messina, lasciata tanti anni fa per diventare un pro’

«Il rapporto fra me e Vincenzo – prosegue – è di quelle cose che nascono per lavoro e finiscono per amicizia. E’ normale che sia così. Io non riesco a vedere l’atleta, io vedo la persona. E la prima cosa che penso appena parte è gara è: speriamo che non cada. Poi dopo, se vince siamo tutti contenti. Se non vince, siamo meno contenti. Ma l’importante è che non succeda niente».

Il peso delle attese

Ripensiamo alle parole di Vincenzo in quel mattino alla Coppi e Bartali e si capisce che forse alla base di tutto ci sia la difficoltà a confrontarsi ogni giorno con le attese e quello che il ruolo di campione impone.

«La pressione – dice Pallini – inizi a soffrirla quando vedi che non riesci più a ottenere quello che una volta era alla tua portata. Quindi dentro di te la pressione aumenta. Se i risultati arrivano facilmente, invece cala. Lui ha notato questo gap. E come tutti gli sportivi che dicono che di non guardare i social o leggere i giornali, come i calciatori che dicono di non leggere le pagelle e invece le leggono eccome, anche Vincenzo legge e ascolta. A volte accetta. E altre si arrabbia per certe critiche che sono inutili e inconcludenti e non servono a niente».

Ritiro per due

Quando smise Bettini, il suo massaggiatore Stefano Cerea disse che per un po’ sarebbe rimasto fuori dai riflettori e oggi lavora bene alla Trek-Segafredo. I ragionamenti di Pallini invece portano in una diversa direzione.

«Al 99 per cento – conferma – questo è anche il mio ultimo anno. E’ una cosa di cui abbiamo già parlato. Penso di essermi già organizzato, anche se probabilmente potremo venire qui sotto altre vesti. Non mi vedo a tempo pieno con un’altra squadra o a ricominciare con un altro corridore. Non lo so, mai dire mai, però non mi ci vedo. Il problema è che dopo tanti anni in cui basta uno sguardo e ti capisci, ripartire diventa difficile. Sarebbe faticoso.

«Magari con Vincenzo abbiamo avuto un buon rapporto, perché penso che abbiamo lo stesso carattere, quindi ci capiamo al volo. Magari con un’altra persona farei più fatica. Ripeto: ci sono stati anche momenti di tensione, come in tutti i rapporti. Sarebbe stato peggio se non ci fossero stati, ma ci siamo sempre chiariti».

Con il saluto di Nibali a Messina, il Giro lascia la Sicilia e si trasferisce in Calabria
Con il saluto di Nibali a Messina, il Giro lascia la Sicilia e si trasferisce in Calabria

A scoppio ritardato

Resta un anno da vivere e correre. Resta un Giro d’Italia che è partito da meno di una settimana. Restano pagine da scrivere.

«Sarà un anno vero – dice – in cui puntare alle corse che a lui piacciono di più. Magari adesso non vuole pensare ad altro che al Giro, per cui nemmeno risponderebbe. Però nulla vieta di pensare che correrà la Vuelta per fare un ottimo Lombardia. Sicuramente, anche se sarà la sua ultima gara, non vorrà fare la comparsa. Di questo sono sicuro.

«Lui si è commosso, io non lo so. Normalmente vivo le cose sempre dopo. Sono preso, dall’organizzare. Dobbiamo andare velocemente al traghetto, deve esserci la macchina pronta e dentro da mangiare. Perciò quando finirà tutto e si abbasserà la tensione, magari ci ripenso. A scoppio ritardato. Adesso non riesco, perché sono preso da mille pensieri».