Gabburo vince in Turchia e… batte Ganna

10.02.2021
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Davide Gabburo ha battuto Filippo Ganna! Non ci credete? Il veronese della Bardiani Csf Faizané infatti è stato il primo corridore italiano a vincere una corsa in questo 2021. E ci è riuscito poche ore prima del “Pippo nazionale”. Ha vinto il Gp Alanya in Turchia e lo ha fatto a modo suo, sfruttando le sue qualità.

«Sono un corridore completo – dice Davide – che va bene sui percorsi misti e se la cava in volate ristrette. Mi difendo bene anche sugli arrivi in salita lunghi, ma non è la stessa cosa».

Nel 2015 Gabburo è secondo al tricolore U23 dietro a Moscon e davanti a Ravasi
Nel 2015 Gabburo è secondo al tricolore U23 dietro a Moscon e davanti a Ravasi

Nuova linfa

Partire con il piede giusto è sempre una bella iniezione di fiducia, soprattutto per chi, come Gabburo, ne ha passate tante, come vedremo.

«Meglio di così questa stagione non poteva cominciare – racconta il corridore della Bardiani – e dire che neanche dovevo venire in Turchia. Infatti dovevo fare Almeria e Ruta del Sol, ma quest’ultima è stata annullata e così in accordo con i diesse abbiamo deciso che sarebbe stato meglio fare quattro corse (quelle in Turchia, ndr), piuttosto che una. Io inoltre ero fermo già da un po’ visto che non avevo fatto il Giro».

Gabburo sta vivendo una seconda carriera. Anche se ha 28 anni (li farà ad aprile) è solo alla vera terza stagione da pro’. Aveva corso con la Neri Sottoli nel 2019 e con l’Androni Giocattoli lo scorso anno. L’approdo alla Bardiani gli ha ridato nuova linfa. Sulle calde coste mediterranee lui e suoi compagni si stanno anche allenando. Tra una gara e l’altra fanno palestra, distanza, ripetute sulla forza e soprattutto si godono i 26 gradi che offre il clima della Turchia meridionale. Escono e corrono in pantaloncini corti!

Davide Gabburo vince il Gp Alanya 2020 in Turchia
Davide Gabburo vince il Gp Alanya 2020 in Turchia

Battuto un biker fenomenale

Una gara nervosa dicevamo.

«Non che fosse una corsa di primo piano – racconta Gabburo – ma alla fine anche nelle continetal e nelle professional si trova sempre chi va forte. C’è spesso gente di livello che viene dalle WorldTour, senza considerare che tutto deve andare bene.

«C’era una prima parte in linea tutta sul lungo mare. Poi iniziava un circuito da ripetere tre volte. La cartina segnalava due salite, in realtà non c’era un metro di pianura. Appena entrati nel circuito è avvenuta la selezione. Al secondo giro è partita una fuga e io ci sono entrato in un secondo momento. Poi Filippo Colombo (per chi non lo conoscesse un biker svizzero fortissimo, ndr) ha dato una rasoiata pazzesca su uno strappo e per fortuna che ero alla sua ruota. Siamo andati via e alla fine l’ho battuto in volata».

Una vittoria che ripaga di molte fatiche e anche delusioni.

Con la Big Hunter ha conquistato anche il titolo regionale toscano 2017
Con la Big Hunter ha conquistato anche il titolo regionale toscano 2017

Odissea Gabburo

La storia di Davide Gabburo è davvero particolare. Lui aveva assaggiato il professionismo come stagista nel 2013 quando era nelle fila della Ceramica Flaminia. 

«Nel 2012 – racconta il veronese – correvo con l’Hopplà, poi nel 2013 sono passato alla Mg-K Vis con Forconi che aveva anche la Flaminia, una continental. Avevo avuto la mononucleosi e quando rientrai, nella seconda parte di stagione Forconi mi fece fare delle gare con i pro’. Andai anche bene e firmai per il 2014 con loro, ma durante l’inverno la squadra saltò. Ci dissero che non avrebbero continuato. Io non avevo ancora 23 anni e ritornai con i dilettanti. Andai alla Delio Gallina. L’anno dopo, il 2015,  passai alla General Store, feci ottimi risultati. Sembrava fosse la volta buona per passare. In tanti mi cercarono, ma tra il firmare e le chiacchiere, come si dice, c’era il mare.

«Volevo smettere. Furono Ciano Rui e Gianni Faresin della Zalf a convincermi a non mollare e feci il 2016 con loro. Vinsi anche, ma al termine di quella stagione non si era mosso nulla e dissi basta. Non ne volevo più sapere».

Davide inizia così la sua piccola Odissea. Scopre il mondo reale. Finisce a lavorare in un’azienda metalmeccanica che vernicia sedie. Faceva i turni al mattino e al pomeriggio. Poi inviò un curriculum all’Aia, la nota azienda di pollame. 

«Si diceva che lì la paga fosse buona, portai il curriculum e mi presero. Finii al taglio dei tacchini. Lì capii davvero cos’è il lavoro a catena. Furono tre mesi duri, impressionanti. Nel frattempo la bici iniziava a mancarmi sempre di più. Mi mancavano le mattine con la sveglia, la colazione e l’uscita in allenamento. Ci devi provare, mi dicevo».

Gabburo inizia così a mandare mail, messaggi a fare chiamate, ma tutti gli dicevano che ormai era tardi, che erano pieni. Filippo Fuochi della Big Hunter, squadra toscana, gli disse di aver preso un giovane proprio pochi giorni prima.

«Avevo perso la speranza – racconta Gabburo – Continuavo a lavorare. Quando un giorno Fuochi mi richiama e mi dice che quel giovane è saltato di testa e che ne potevamo parlare. Ci mettemmo d’accordo. Mi diede la bici e iniziai subito ad allenarmi. Lasciai il lavoro. Gli chiesi solo di farmi iniziare quando fossi pronto».

La Bardiani Csf in un momento di relax in Turchia
La Bardiani Csf in un momento di relax in Turchia

Il riscatto

Al rientro, Gabburo mostra una grinta fuori dal comune. Racconta di essere stato determinato come non mai. Ritrova le facce amiche, il piacere di ritrovarsi sulla linea di partenza e tutto sommato ritrova anche buone gambe. 

«Avevo davvero fatto la vita atleta. Anche perché inevitabilmente qualche chilo lo avevo messo su. Ripesi a mangiare e a bere correttamente. Vinsi qualche corsa, tra cui il campionato regionale, che per una squadra toscana era come il mondiale! Avrei desiderato passare in una professional visto come era andata la volta precedente, ma alla fine arrivai all’Amore e Vita. Tutto sommato Francesco Frassi (diesse dell’Amore e Vita, ndr) ci assicurò un buon calendario e a fine stagione si presentò l’occasione della Neri Sottoli. Con Scinto ho fatto buone corse, ho aiutato Visconti. L’anno scorso poi sono passato all’Androni. Sono partito bene con un 7° posto a Laigueglia ma poi di fatto il lockdown ha chiuso lì la mia stagione. Rimasi male della non convocazione al Giro e adesso eccomi qui. E sono contento. Davvero un bel team, una bella atmosfera. Non ci manca nulla».

Gabburo è in Turchia con alcuni suoi compagni. Gente che conosce quasi tutta. Ci ha corso, magari anche contro come con Fiorelli, o ci si allena, come con Zanoncello.

«Con Fiorelli – dice Gabburo – spesso abbiamo litigato da dilettanti alle corse, ma poi finita la gara tutto restava lì e adesso siamo amici. Con Zana siamo stati insieme nella stessa squadra da junior: suo zio veniva a vederci. Ho ritrovato Visconti, Marengo, Garosio e poi c’è Zanoncello, veronese come me e con il quale usciamo sempre insieme in allenamento».

«Cosa vorrei? Intanto continuare a fare bene. Qui in Turchia ci sono ancora due corse da fare, una piatta e una con arrivo in salita. Poi c’è il Laigueglia, c’è Larciano… E poi speriamo di essere presi per il Giro d’Italia. Riuscire a farlo ormai è un sogno e quella tappa che arriva a Verona…».