Baschi, crono, Sierra Nevada: la Vuelta secondo Garzelli

25.12.2021
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Dopo aver conosciuto il Tour de France e il Giro d’Italia, qualche giorno fa si sono alzati i veli anche sulla Vuelta Espana. Le novità non mancano. Innanzitutto si partirà da Utrecht. Ed è la seconda volta che si scatta dall’Olanda. La prima fu nel 2009 da Assen e a Madrid fu incoronato Alejandro Valverde. Con Stefano Garzelli andiamo a scoprire i punti chiave dell’edizione 2022, che si annuncia molto dura pur senza tappe superiori ai 200 chilometri. E proprio pensando ai chilometraggi delle frazioni, prima di cedere la parola al varesino, due punti vogliamo evidenziarli noi: le tappe apparentemente meno corte, appunto, e i tre giorni di riposo.

Riguardo ai chilometri, la tendenza è sempre quella di avere tappe più brevi. E in questo la Vuelta è maestra. Tuttavia facendo un paragone proprio con quella del 2009, i chilometri sono più o meno gli stessi: 3.295 di quella edizione contro i 3.280 della prossima. Di diverso c’è che non essendoci frazioni superiori ai 200 chilometri, non ci sono tante “micro tappe” al di sotto dei 140-145 chilometri, come eravamo abituati: la media giornaliera è più alta.

I tre “rest day” poi possono cambiare non poco le carte in tavola e favorire i più giovani. In qualche modo danno più spazio al recupero. Sarà un aspetto da valutare sul campo.

Nel 2009 Vuelta a Valverde, portato in trionfo dai compagni
Nel 2009 Vuelta a Valverde, portato in trionfo dai compagni

Vuelta durissima

Con il campione varesino andiamo a scoprire quindi la corsa spagnola, la 77ª della sua storia, che si svolgerà dal 19 agosto all’11 settembre.

«E’ una Vuelta con molte novità – spiega Garzelli – ci sono tanti arrivi inediti ed è più impegnativa degli altri anni. Durissima, direi. Da quello che sento, sono le tante novità a generare maggiore incertezza. Gli stessi Landa e Mas non conoscono molte tappe e probabilmente le andranno a visionare. Per il resto è una Vuelta che dà continuità alle scelte fatte qualche anno fa e cioè tanti arrivi in salita e tappe mosse.

«Qualcosa che è stato ripreso dal Giro d’Italia. La vecchia Vuelta infatti prevedeva grandi piattoni e arrivi in salita. Invece negli ultimi anni è sempre stata molto mossa e di conseguenza la classifica è sempre stata movimentata. Merito anche del parterre, fra chi è all’esame di riparazione dopo il Tour, chi ha corso il Giro e chi della corsa spagnola ha fatto il suo vero obiettivo».

Paesi Baschi da imboscate

Dopo un giorno di riposo per consentire a tutti di rientrare in Spagna, la gara riprenderà dai Paesi Baschi. Da qui la corsa si muoverà più o meno nella direttrice verso Sud-Est. Nel cammino i corridori incontreranno nove arrivi in salita: La Guardia, Pico Jano, Collau Fancuaya, Les Praeres, Pena Blancas, Sierra de la Pandera, Sierra Nevada, Alto del Piornal e Puerto de Navacerrada e una crono di poco superiore ai 30 chilometri.

E proprio sui Paesi Baschi punta il dito Stefano Garzelli: «Posto che già la cronosquadre iniziale un pochino inciderà, l’arrivo in Spagna, nei Paesi Baschi è per me il primo punto chiave di questa Vuelta. Da quelle parti infatti non c’è mai pianura, non ci sono mai corse banali e il tracciato è quello caratteristico per le imboscate.

«Per esempio la frazione del Pico Jano è molto insidiosa. Quello è un arrivo parecchio duro. Per me, le tappe tra il primo e il secondo giorno di riposo saranno molto delicate e saranno certamente un punto chiave della corsa spagnola».

Crono decisiva?

Ma nonostante i tantissimi arrivi in salita per Garzelli rischia di essere decisiva la cronometro individuale. Si tratta della decima frazione, la Elche-Alicante.

«Questo è un altro momento molto delicato della Vuelta per due motivi. Primo, perché la cronometro è sempre un momento particolare. Secondo, perché viene dopo il giorno di riposo».

«Abbiamo visto come recentemente le cronometro intorno ai 30 chilometri, o poco superiori come quella di Alicante, spesso abbiano determinato distacchi importanti e siano state decisive ai fini di un grande Giro. E se capita lo specialista come Roglic che rifila due minuti a tutti non è facile poi recuperare quel distacco.

«Per quel che riguarda il giorno di riposo invece, questo sarà delicatissimo da gestire. A qualcuno potrebbe dar fastidio. Il giorno dopo infatti si è chiamati ad uno sforzo molto intenso. Ci si gioca molto anche nel giorno di riposo pertanto».

A Navacerrada un grande Fabio Aru (e una grande Astana) ripresero la maglia a Dumoulin e il sardo vinse la Vuelta 2015
Grazie all’attacco su Navacerrada, Aru (e una grande Astana) vinsero la Vuelta 2015

Sierra Nevada passaggio chiave

Altro momento importante secondo Garzelli sarà la scalata alla Sierra Nevada. Si è al termine della seconda settimana e l’intera frazione presenta un dislivello superiore ai 4.000 metri.

«Sierra Nevada arriva dopo la Pandera, altra frazione molto dura, ed è una scalata molto lunga. Non è durissima, ma è superiore ai 25 chilometri. Ma proprio perché non è durissima fa molta selezione, è sempre stato così. E’ una salita veloce e se non vai perdi tanto tempo. Un altro aspetto da valutare è che lì spesso fa caldo, le temperature sono molto alte e anche questo potrebbe incidere».

«Io ho fatto una sola Vuelta, nel 2004 – dice Garzelli – e quando la feci c’era Sierra Nevada, ma la salita la conosco bene. E anche i corridori la conoscono per via dei ritiri. Quella volta si arrivava lassù con una cronoscalata di 30 chilometri. Si partiva da Granada e si arrivava in cima. Noi salimmo dalla parte di Monachil, che è una strada parallela a quella principale. Non so se anche la prossima Vuelta passerà da lì. Ci sono tratti al 15 per cento, quando poi rispunti sulla strada principale ti restano davanti ancora 15 chilometri, più costanti e più pedalabili. Fu una cronometro infinita. In questa scalata conterà molto anche la squadra».

«Chiaramente – conclude Garzelli – sono molto dure anche le ultime tre tappe di montagna, come l’Alto del Piornal o Navacerrada. Quella nei dintorni di Madrid è una “classica”. I corridori la conoscono bene e non sono salite impossibili».

Però è anche vero che proprio su queste alture Fabio Aru nel 2015 vinse la Vuelta, ribaltando la classifica. Magari il prossimo 10 settembre toccherà ad un altro italiano…