Tiberi e Ayuso, parte la sfida rosa: ce la presenta Valoti

23.03.2025
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Alla Tirreno-Adriatico la lotta per conquistare il Tridente che sancisce il dominio sui Due Mari che uniscono questa corsa a tappe è stata una questione a tre. Alla fine l’ambito trofeo lo ha portato a casa lo spagnolo Juan Ayuso davanti a Filippo Ganna e Antonio Tiberi. Da sempre la Tirreno-Adriatico è la corsa che lancia un primo sguardo al Giro d’Italia, chi vince a marzo sulle strade del nostro Paese allora entra di diritto tra i candidati al Trofeo Senza Fine. Dall’Albania partiranno due dei tre protagonisti: Tiberi e Ayuso. Due ragazzi rispettivamente di 24 e 23 anni pronti a darsi battaglia per tre settimane, e a giudicare dalla piega che ha preso il copione alla Tirreno-Adriatico la sfida sembra prendere una direzione abbastanza netta. 

Antonio Tiberi e Juan Ayuso condividono anche una piccola fetta del loro passato, perché entrambi (come pure Ganna) sono stati atleti della Colpack-Ballan quando erano under 23. Tiberi è passato sotto lo sguardo dello staff del team bergamasco nel 2020. L’anno successivo Ayuso fu indirizzato in Italia per fare un netto passo in avanti di crescita. Pochi mesi dopo lo spagnolo entrò a pieno regime al UAE Team Emirates. 

Il podio finale della Tirreno, tutte e tre sono corridori passati tra le fila della Colpack-Ballan
Il podio finale della Tirreno, tutte e tre sono corridori passati tra le fila della Colpack-Ballan

Leggerezza e determinazione

I talenti di questi due giovani talenti hanno avuto Gianluca Valoti in ammiraglia al loro fianco, seppur per una stagione o anche meno. Il diesse della Colpack (ora MBH Bank-Ballan-Csb-Colpack) li ha visti crescere e imparare. Due cammini diversi raccontati da chi li ha scortati nelle loro esperienze. Abbiamo deciso così di farci aiutare proprio da Gianluca Valoti a lanciare la sfida alla maglia rosa, partendo dal passato e guardando al futuro. 

«Iniziamo con Tiberi – dice Valoti – visto che ha corso con noi un anno prima di Ayuso. Era il 2020, l’anno del Covid. Da questo punto di vista abbiamo avuto modo di vederlo correre solamente una volta prima che tutto si fermasse. Alla ripresa partì forte con il terzo posto al campionato italiano a cronometro, non una novità visto che qualche mese prima aveva vinto il mondiale juniores proprio in quella disciplina. Una delle caratteristiche positive di Tiberi è la sua spensieratezza, aveva una capacità incredibile di staccare dal ciclismo e passare alla vita di tutti i giorni. Penso sia una bella qualità, tanti corridori sono fin troppo focalizzati». 

Tiberi ha corso nel team bergamasco nel 2020, mostrando già ottime doti di cronoman e passista (photors.it)
Tiberi ha corso nel team bergamasco nel 2020, mostrando già ottime doti di cronoman e passista (photors.it)

Imparare

In una stagione interrotta dal Covid Tiberi è comunque riuscito a mettere insieme tante esperienze diverse, anche se tutte al primo anno da under 23. Un fattore determinante se si vanno a considerare i pochi successi ottenuti quell’anno dal frusinate. Ma le qualità erano sotto gli occhi di tutti.

«Il Giro Under 23 – continua Valoti – fu l’unica vera corsa a tappe di spessore, ma si intravedevano le qualità atletiche di Tiberi. Lui è un corridore che ha avuto bisogno di fare ogni anno dei passi di crescita, calibrati e importanti. Lo abbiamo visto sia noi della Colpack e lo avete visto tutti negli anni da professionista. Come caratteristiche Tiberi è il classico passista forte a cronometro, ha nella costanza la sua qualità migliore. Tuttavia questa è una caratteristica che emerge con il tempo, se mi chiedete quale possa essere il suo limite non saprei rispondere. Ha sempre avuto ampi margini di crescita.

«Tiberi – riprende Valoti – è un ragazzo che ha imparato tanto facendo errori e capendo le lezioni da solo. Al Giro ricordo che in una tappa di pianura attaccò e rimase al vento per molti chilometri, uno sforzo che pagò il giorno successivo uscendo di classifica. Però sono cose normali per un ragazzo di diciannove anni».

Il frusinate tra le corse internazionali ha conquistato una vittoria a San Vendemiano (photors.it)
Il frusinate tra le corse internazionali ha conquistato una vittoria a San Vendemiano (photors.it)

Tornado Ayuso

L’anno successivo Matxin, team manager del UAE Team Emirates, portò alla Colpack il giovane Ayuso, una tempesta pronta a travolgere il panorama under 23 italiano. 

«Atterrò a Bergamo a gennaio – ricorda Valoti – in un giorno di freddo e pioggia. Sceso dall’aereo ha voluto allenarsi comunque. Ayuso aveva ed ha ancora una determinazione e un focus fuori dal comune. Sapevamo avesse una marcia in più rispetto agli altri under 23 e alle corse lo dimostrò con una costanza disarmante. Vinse praticamente tutte le gare del calendario nazionale e internazionale e conquistò il Giro U23 senza avere rivali.

«Tatticamente era già maturo e con la voglia di conquistare tutto. Ma la gara che mi fece capire il suo valore fu il Trofeo Laigueglia. Arrivò a 15 minuti dal vincitore ed era al primo anno da U23, ma gli si vedeva in faccia che non fosse contento. Lui non vuole essere secondo a nessuno, ha un carattere vincente che lo porta a volere tutto e subito. Un pregio dal mio punto di vista».

Di nuovo verso il rosa

Non si sono mai sfidati a viso aperto da under 23 Tiberi e Ayuso. Il loro primo incontro su un palcoscenico importante arriverà tra qualche mese e chiediamo a Gianluca Valoti quali siano i valori in campo. 

«Ayuso – conclude il diesse bergamasco – è un corridore più completo, tanto forte in salita quanto a cronometro ed ha anche uno spunto veloce importante. Tiberi è un passista vero che non cala mai, fa della solidità il suo punto forte. Sulle tre settimane non ho timore a dire che Tiberi riesce a gestirle bene anche mentalmente. Lo stesso si può dire di Ayuso. A cronometro li vedo allo stesso livello, forse leggermente avvantaggiato Tiberi. Ma in salita è lo spagnolo ad avere margine. L’ago della bilancia va in direzione di Ayuso, anche per la forza dei compagni che avrà al suo fianco. La cosa che mi auguro, in fondo, è di vederli entrambi sul podio, come alla Tirreno».

Matxin: «Ayuso ora è pronto per vincere il Giro»

07.03.2025
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Juan Ayuso punterà al Giro d’Italia, lo spagnolo lo ha confermato nei giorni scorsi dopo la vittoria al Trofeo Laigueglia. Prima ci sarà il passaggio dalla Tirreno-Adriatico, nella quale lo scorso anno aveva conquistato il secondo posto alle spalle di Jonas Vingegaard. L’inizio di stagione del ventiduenne scalatore del UAE Team Emirates-XRG è stato folgorante: tre gare disputate con due vittorie all’attivo.

Dopo il podio alla prima partecipazione alla Vuelta del 2022, al quale era seguito un quarto posto l’anno successivo, nel 2024 era arrivato anche l’esordio al Tour de France. Un’avventura sfortunata, terminata con il ritiro a causa del Covid

Juan Ayuso fisicamente è cresciuto parecchio nelle ultime stagioni
Juan Ayuso fisicamente è cresciuto parecchio nelle ultime stagioni

Il rosa nel destino

Il 2025 per Juan Ayuso avrà il colore rosa, simbolo del primato al Giro d’Italia. Maglia già conquistata quattro anni fa al Giro Under 23 quando in maglia Colpack-Ballan aveva vinto tre delle dieci tappe. Ripensando al percorso di crescita dello spagnolo sembra arrivato il momento giusto per provare a vincere il suo primo Grande Giro, ma riuscirà a farlo con la stessa solidità che aveva contraddistinto i suoi anni da juniores e under 23?

Per rispondere a questa domanda ci rivolgiamo direttamente a Joxean Matxin, che il talento di Ayuso lo ha visto sbocciare e poi fiorire.

«Lo conosco da quando era allievo – racconta Matxin – e sono convinto che può essere un corridore in grado di vincere le grandi corse a tappe. E’ un atleta polivalente, sa andare forte a cronometro, in salita e in volata ha un ottimo spunto veloce. Quest’ultima qualità l’avete vista al Laigueglia nei giorni scorsi, la facilità con cui ha vinto quello sprint è un bellissimo segnale».

Lo scorso anno lo spagnolo è stato protagonista di una solida Tirreno-Adriatico, quest’anno torna per vincere
Lo scorso anno lo spagnolo è stato protagonista di una solida Tirreno-Adriatico, quest’anno torna per vincere
Avete lavorato tanto durante l’inverno?

Abbiamo fatto i passi giusti affinché Juan (Ayuso, ndr) riuscisse a migliorare ancora. Ha lavorato molto di più in palestra, perché nel ciclismo moderno non conta solo essere magri ma avere un giusto equilibrio tra peso e forza. Lui sul rapporto tra peso e potenza è sempre stato a livelli alti, mancavano alcuni tasselli e quest’anno li ha aggiunti. 

Da quando era allievo com’è cambiato?

E’ cresciuto anno per anno, non c’è stata una cosa nella quale è migliorato più di altre. Si è trattato di un passaggio naturale e lui è stato bravo a fare i passi giusti: prestazioni, numeri e professionalità. Ayuso ha sempre avuto la testa da corridore, ma questa è sempre andata di pari passo all’età anagrafica. Quando aveva 16 anni era in un modo e ora che ne ha 22 è in un altro. Sa cosa vuol dire essere un ciclista, lo ha sempre saputo. 

Questo ha permesso una progressione continua?

Ci siamo sempre impegnati affinché riuscisse ad avere un margine sul quale lavorare anno dopo anno, questo ci ha garantito tanti miglioramenti una volta passato professionista. 

Al Giro d’Italia U23 aveva dominato, indossando la maglia rosa per nove dei dieci giorni di corsa
Al Giro d’Italia U23 aveva dominato, indossando la maglia rosa per nove dei dieci giorni di corsa
Ha la solidità per poter vincere un Grande Giro?

Non ho nessun dubbio a riguardo. Quando aveva 20 anni alla Vuelta ed era il suo primo anno da professionista. Ora è pronto, ne sono sicuro. 

Cambiano però gli scenari…

Nell’anno in cui è andato a podio alla Vuelta aveva avuto il Covid ma poi il ritiro di Roglic gli aveva lasciato spazio per il terzo posto. Ma un corridore come Ayuso è in grado di fare bene ovunque e lo ha fatto vedere. In questo inizio di stagione ha vinto due gare su tre. Negli anni passati ha vinto il Giro dei Paesi Baschi, è arrivato secondo alla Tirreno e al Giro di Svizzera. 

Sapere che verrà al Giro ci fa tornare alla mente quando lo dominò al primo anno da U23, secondo te è possibile pensare a una tale forza?

Anche questo aspetto è cresciuto insieme a lui negli anni. Al primo anno da under 23 aveva esordito tra i professionisti facendo esperienza, poi nelle gare di categoria aveva dominato. Inizialmente avevamo pensato che il posto giusto per lui fosse la squadra di Axel Merckx, poi la scelta era ricaduta sulla Colpack. Facendo le nostre valutazioni avevamo capito che Ayuso avesse bisogno di correre in Italia.

Alla sua prima Vuelta Ayuso è salito sul podio alle spalle di Evenepoel e di Mas, la stagione successiva fu quarto a Madrid
Alla sua prima Vuelta Ayuso è salito sul podio alle spalle di Evenepoel e di Mas, la stagione successiva fu quarto a Madrid
Perché?

Da junior in Spagna partiva a quaranta chilometri dall’arrivo e vinceva da solo. Non si era mai messo alla prova nel lottare per le posizioni, trovare il giusto spazio in salita e in altri aspetti tattici. Anche in questi dettagli è migliorato anno dopo anno, lo vedo più sicuro e convinto dei propri mezzi. 

E’ il momento del salto definitivo…

Assolutamente, penso sia pronto. Anzi ne sono certo.

Non solo Giro Donne. I progetti in rosa di Rcs Sport

15.02.2023
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La notizia è delle ultime ore: Rcs Sport che organizza il Giro d’Italia per i professionisti ha preso in carico anche il Giro Under 23, sin da quest’anno per un quinquennio e il Giro Donne, dalla prossima stagione fino al 2027. La società di Urbano Cairo si è aggiudicata il bando della Federazione (al quale a dir la verità è stata la sola a partecipare) allargando così la gestione di eventi di ciclismo femminile che già contemplano la Strade Bianche e anche eventi all’estero, come l’Uae Tour da quest’anno nel WorldTour e monopolizzato dalle cicliste italiane.

Il Giro donne passerà in mano alla Rcs Sport dal 2024. Quest’anno toccherà ancora alla PMG Starlight Ssd
Il Giro donne passerà in mano alla Rcs Sport dal 2024. Quest’anno toccherà ancora alla PMG Starlight Ssd

Appena diffusa la notizia dell’acquisizione dei nuovi eventi, molti si sono chiesti perché questa differenza, perché non iniziare subito. La risposta è molto semplice: non era possibile, come spiega l’amministratore delegato di Rcs Sport Paolo Bellino, dirigente con un fulgido passato da specialista dei 400 ostacoli nell’atletica: «Per il 2023 c’è un contratto in essere con la società che lo ha allestito negli ultimi anni, quindi l’organizzazione di questa edizione non era in discussione, ma non nascondo che questo è stato anche un motivo per presentare la nostra proposta».

Perché?

Perché l’allestimento del Giro Donne è un progetto che abbiamo sì da anni, che non nasce dall’oggi al domani. Un simile impegno va studiato, ponderato. C’è bisogno di tempo e sicuramente non potevamo affrontarlo in pochi mesi. Posso dire che per noi allestire l’edizione 2023 non sarebbe stato possibile. Oltretutto entriamo in corso d’opera nella storia del Giro U23, non si può certo far tutto e soprattutto farlo bene come vogliamo noi.

Da sinistra Mauro Vegni, direttore organizzativo e Paolo Bellino, AD di Rcs Sport
Da sinistra Mauro Vegni, direttore organizzativo e Paolo Bellino, AD di Rcs Sport
Che cosa rappresenta questo passo nella vostra politica organizzativa riguardante il ciclismo femminile?

Un ulteriore impegno in suo favore. Il prestigio acclarato della Strade Bianche, i riscontri avuti proprio pochissimi giorni fa con l’Uae Tour al femminile ci dicono che la strada intrapresa è quella giusta, ma la presa in carico della corsa rosa è solo un passaggio, i nostri progetti vanno anche più avanti. Intanto ora, con l’attribuzione della gara a tappe per 4 anni, possiamo mettere sul tavolo tutte le nostre idee per poterne fare un grandissimo evento, un richiamo per tutto il movimento femminile.

A proposito di altri progetti, ormai il ciclismo femminile, rispetto a quello dei maschi, presenta due sole “lacune”: la Milano-Sanremo e il Giro di Lombardia, uniche classiche Monumento che non hanno un corrispettivo fra le donne. Vi impegnate anche in queste?

Bisogna fare un doveroso distinguo. Per la Milano-Sanremo c’è un progetto che va avanti da molto tempo e credo di poter dire che non è lontanissimo il momento che anche fra le donne ci sarà la Classicissima. Per il Lombardia i tempi sono più allungati. Si tratta di eventi molto complicati da pensare, allestire, calibrare anche in base al movimento rosa.

L’arrivo di Mohoric all’ultima Sanremo. Presto ci sarà anche una versione femminile, un po’ diversa
L’arrivo di Mohoric all’ultima Sanremo. Presto ci sarà anche una versione femminile, un po’ diversa
Quali sono le difficoltà principali nell’allestimento della Milano-Sanremo?

Tante, a cominciare dalla data. Il calendario femminile è complicato da gestire, soprattutto se vogliamo tenere fede – e lo vogliamo – alla concomitanza delle date fra uomini e donne. Ma le difficoltà non si esauriscono qui: c’è anche un importante aspetto tecnico da considerare, dobbiamo strutturare la gara su strade diverse, capire come gestire la loro chiusura. Non sarà certamente lo stesso percorso degli uomini.

D’altronde in quel caso parliamo di una gara di quasi 300 chilometri…

Appunto, dobbiamo pensare a qualcosa di completamente diverso, non è come per le altre classiche, anche quelle del Nord. Stiamo pensando a un percorso tutto ligure, un’idea in ballo è quella di Arenzano come località di partenza in modo da avere un chilometraggio congruo, ma è tutto in divenire. Quel che è certo è che con pazienza e con professionalità, la Milano-Sanremo per donne sarà presto cosa fatta.

Dal 2020 anche la Parigi-Roubaix ha una prova femminile. Per Sanremo e Lombardia c’è da attendere
Dal 2020 anche la Parigi-Roubaix ha una prova femminile. Per Sanremo e Lombardia c’è da attendere
E per il Giro di Lombardia?

In questo caso ci sarà da aspettare di più. Non dico che il progetto è in un cassetto, lo stiamo vagliando ma come detto dobbiamo procedere per gradi anche in base alle forze a disposizione, alle idee realizzabili. E’ un discorso complicato, bisogna pensare a un tracciato point to point, con località di partenza e arrivo. Non possiamo fare tutto, bisogna costruire un percorso di lavoro. D’altro canto mi pare che di carne al fuoco ce ne sia tanta, da far tremare i polsi…

Un Kevin Pezzo Rosola tutto nuovo per la General Store

17.11.2022
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«In questi due anni ho seminato tanto, ora devo imparare a raccogliere». Ce lo dice al telefono Kevin Pezzo Rosola. Per farlo ha deciso di rientrare in Italia accasandosi alla General Store Essegibi.

Il classe 2002 veronese (che compirà vent’anni il prossimo 30 novembre) arriva dal biennio nel Tirol Ktm Cycling Team, squadra continental in cui vi era approdato quasi nel silenzio più totale a fine 2020. Una scelta che, nonostante non sia passato un secolo e visti ora i tanti junior che emigrano all’estero, appare precorritrice. Per Kevin, passista veloce e potente, quella in Austria è stata una importante palestra di formazione. E sarà proprio lui a spiegarcelo. Così come suo padre Paolo, uno dei suoi futuri diesse, ha voluto spiegare meglio ciò che ci aveva detto qualche giorno fa proprio su questo ritorno.

Kevin Pezzo Rosola posa con la maglia della General Store assieme al presidente Diego Beghini
Kevin Pezzo Rosola posa con la maglia della General Store assieme al presidente Diego Beghini

Pensieri di padre

«Ho detto che ero contrario al suo arrivo – aveva detto nei giorni scorsi Rosola senior giunto alla General Store dopo l’obbligata chiusura della Gazprom – perché non volevo che ci fossero possibili conflitti d’interesse. Stare nella stessa squadra potrebbe essere un’arma a doppio taglio. Lui potrebbe avvertire più pretese da me. Io invece potrei dargli meno privilegi del normale per mantenere un equilibrio con gli altri. In ogni caso, per evitare tutto ciò, abbiamo deciso che Kevin sarà seguito da Roberto Vigni, l’altro diesse. E vedrete che quando partirà la stagione non ci faremo più caso al nostro legame padre-figlio».

Kevin tu invece come la vedi questa situazione?

Non è facile avere il padre come diesse, soprattutto per le solite voci in cui uno pensa che ci siano raccomandazioni o favoritismi. Ecco, non penso che ne avrò. Per contro spero anche che non mi tratti peggio degli altri (sorride, ndr). Io credo che, a parte i consigli e le direttive che mi darà Roberto, mio padre mi tratterà come un altro corridore in ritiro o in corsa e da padre normale a casa.

Stagione 2020. Kevin, junior nella Ausonia Pescantina, insieme a papà Paolo, all’epoca diesse Gazprom
Stagione 2020. Kevin, junior nella Ausonia Pescantina, insieme a papà Paolo, all’epoca diesse Gazprom
Parliamo invece di ciclismo corso. Che annate sono state alla Tirol?

Particolarmente intense. Ho disputato tante piccole gare a tappe e tante internazionali. Tanta qualità insomma. Il primo anno ho sentito il passaggio da junior. Nel 2020 causa Covid avevo corso poco, alternavo di più l’attività in Mtb ed avevo pure la maturità a scuola. La mia terza gara è stata il Tour of the Alps con i pro’. Potete immaginare la fatica, specialmente per me che scalatore non sono. Però è stato anche tanto soddisfacente correre in mezzo a quei campioni che quasi non sentivo lo sforzo. Quest’anno ho continuato sulla stessa falsariga. In queste due stagioni mi sono messo a disposizione dei miei compagni più grandi di me. Penso a Steinhauser che ora corre nella EF Education Easy Post. A Govekar che a giugno è passato in Bahrain Victorius. Oppure a Engelhardt che quest’anno ha vinto l’europeo U23, ha fatto sesto al Giro U23 e passerà con la BikeExchange-Jayco.

Visti i nomi, diremmo che c’erano anche delle responsabilità. Con quali insegnamenti ritorni?

Sapevo che il Tirol era una squadra prevalentemente di scalatori. Infatti ho fatto pochi risultati perché il calendario era poco adatto a me. Ma ho capito subito il livello che troverò se passerò pro’. Ho imparato a tenere duro, specie a livello mentale. So che mi tornerà utile in futuro. Penso di essere maturato molto come corridore anche se naturalmente devo crescere ancora molto. Ecco, torno dimagrito di 5 chili, ora sono sui 75/76.

Cambiamento fisiologico oppure lo hai voluto?

Avendo fatto molta Mtb negli anni scorsi, avevo la parte alta del corpo piuttosto muscolosa. Dovevo asciugarmi, anche per cercare di faticare meno in salita e in generale. Ho iniziato a perdere peso ad inizio stagione sapendo che avrei corso il Giro U23 e sapendo che le salite lunghe e dure non sarebbero mancate. Solitamente facevo fatica in inverno a ricominciare, ma ora sto beneficiando di questo dimagrimento. Infatti sono andato a fare una corsa di ciclocross e l’ho vinta proprio perché mi sento meglio (Trofeo Lombardia ad Ospitaletto Mantovano, ndr). Adesso sto valutando se continuare a correre perché vorrei partire forte la prossima stagione.

Hai già fissato degli obiettivi in quel senso per il 2023?

Diciamo di sì. Nella prima metà dell’annata ci sono gare che mi piacciono. Ci sono tante internazionali in cui potrei fare bene. Vi confesso che un pensierino lo faccio al Liberazione di Roma. Sembra molto adatta a me. Ma anche alcune tappe mosse che solitamente sono presenti al Giro U23, se lo faranno, vanno bene per me. Poi vedremo strada facendo ma so che mi serve correre il più possibile per fare esperienza. Naturalmente l’obiettivo a lungo termine è quello di diventare pro’ ma c’è tempo ancora per pensarci.

Kevin nel 2022 è riuscito a scendere da 80 a 75 chili. Ne ha beneficiato nelle gare più dure (foto Valentina Barzi)
Kevin nel 2022 è riuscito a scendere da 80 a 75 chili. Ne ha beneficiato nelle gare più dure (foto Valentina Barzi)
Kevin perché hai deciso di tornare a correre in Italia?

Essenzialmente per il tipo di programma. Però anche perché sentivo un po’ la mancanza del nostro spirito di saper fare gruppo. In Austria non mi sono trovato male, sia chiaro, ma hanno una mentalità diversa. In corsa sono molto individualisti. Quindi anche a livello tattico cambiano le cose. In Italia invece sotto quel punto di vista mi troverei più a mio agio. Ho già avuto modo di vedere che siamo una bella squadra. Diciamo che adesso ritrovare un ambiente italiano può essere importante e più facile per la mia crescita. Poi spero di regalare una vittoria a mio padre. Anzi alla General Store.

Van Eetvelt, l’estate finisce con un contratto in tasca

28.08.2022
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«Finalmente sta finendo, quest’estate di m….». Sopracciglia aggrottate, poca voglia di parlare, anzi se fosse raffigurabile in un fumetto, si vedrebbe la nuvoletta piena di fulmini e teschi a mostrare una serie di parolacce irriferibili che attraversavano la sua mente. Alla partenza della settima tappa del Tour de l’Avenir, quella dominata da Cian Uijtdebroeks, l’umore del suo connazionale e compagno di squadra Lennert Van Eetvelt non era certo dei migliori.

La febbre che lo ha costretto al ritiro era solo l’ultimo capitolo di una china discendente intrapresa certo non per sua volontà. E pensare che sino a poche settimane prima tutto sembrava volgere al bello, anzi di più. Il giovanissimo talento della Lotto Soudal U23 aveva dimostrato al Giro d’Italia di categoria di avere stoffa, di continuare quella strada intrapresa a inizio stagione e passata per tanti risultati di spicco, tra cui il secondo posto alla Liegi e soprattutto la vittoria alla Corsa della Pace. Al Giro solo l’eccezionale Leo Hayter con la sua impresa a Santa Caterina Valfurva gli aveva impedito di cogliere un altro trionfo in un grande giro, ma in Francia era pronto a prendersi la rivincita. Invece…

Van Eetvelt Lotto
Lennert Van Eetvelt è nato a Tienen il 17 luglio 2001. Alla Lotto dal 2020, ha portato a casa 5 vittorie (foto Facepeeters)
Van Eetvelt Lotto
Lennert Van Eetvelt è nato a Tienen il 17 luglio 2001. Alla Lotto dal 2020, ha portato a casa 5 vittorie (foto Facepeeters)

Classiche o corse a tappe?

Caduta agli europei di categoria, poi il Covid che lo ha estromesso dal Giro della Valle d’Aosta, infine il malanno de l’Avenir. Il proverbio dice che non c’è due senza tre e Van Eetvelt lo spera ardentemente, per riallacciare il filo prima di passare nella squadra dei “grandi”. Queste disavventure non hanno infatti di certo intaccato la fiducia riposta su di lui. In attesa di capire di che pasta è fatto Evenepoel come specialista dei grandi giri, proprio su Van Eetvelt e Uijtdebroeks sono riposte le speranze del ciclismo belga, tanto forte nelle classiche d’un giorno quanto in attesa da tempo immemore di specialisti per le sfide da tre settimane.

Van Eetvelt i suoi passi li sta facendo, senza fretta. Paragonarlo al grande Remco sarebbe ingeneroso, il 21enne di Tienen è corridore che ha bisogno dei suoi tempi per scoprirsi, per capire. «Io cerco di evolvermi – affermava alla vigilia della sua seconda stagione nella categoria – non so dire se emergerò come scalatore o passista, come specialista di corse a tappe o di classiche d’un giorno. Certamente non sarò mai uno sprinter» chiosava ridendo di gusto.

Van Eetvelt 2021
Van Eetvelt sul podio del campionato belga U23 a cronometro 2021 (foto Marc Van Hecke)
Van Eetvelt 2021
Van Eetvelt sul podio del campionato belga U23 a cronometro 2021 (foto Marc Van Hecke)

Grande voglia di tricolore

Ci sono alcune gare che hanno certamente avuto più peso di altre nell’evoluzione giocoforza ancora parziale di Van Eetvelt. Una è il successo al campionato nazionale a cronometro nel 2021: «E’ la mia più grande vittoria, perché avevo fatto 5° alla crono del Giro alla mia prima uscita dell’anno nella specialità e lì avevo capito che potevo puntare a qualcosa di grosso. La maglia tricolore lo è, la sognavo fin da bambino. Ho focalizzato l’obiettivo è l’ho colto, questo è qualcosa di speciale».

John Lelangue, che gestisce tutto l’universo Lotto Soudal e che già aveva compreso le capacità di quel ragazzino tesserato per la formazione di categoria, non ci ha pensato due volte a allungargli il contratto, anzi gli ha garantito già due anni nella prima squadra, a partire dall’1 gennaio 2023. «Il team mi ha voluto dare sicurezza – ammette il corridore belga – Mi hanno fatto correre senza stress e questo mi è stato di grande aiuto».

Van Eetvelt Fauniera 2022
Van Eetvelt e il trionfo del Fauniera: un crocevia per la sua carriera? (foto Extragiro)
Van Eetvelt Fauniera 2022
Van Eetvelt e il trionfo del Fauniera: un crocevia per la sua carriera? (foto Extragiro)

Fauniera, sulle orme dei grandi

Un altro momento fondamentale nell’affermazione di Van Eetvelt è proprio la scalata del Fauniera, un momento di svolta forse nella sua carriera. Quel corridore che cercava di capire a che cosa poteva ambire, quel giorno, su rampe che hanno incoronato fior di campioni, si è esaltato e ai suoi occhi non è tanto la vittoria di tappa o la situazione di classifica che lo ha colpito, quanto la sua facilità a emergere anche in una montagna “vera”: «Io voglio diventare uno scalatore vero – affermava qualche tempo prima del Giro – non solo per strappi da 10 minuti. Non ho mai affrontato una salita davvero lunga, impegnativa, continua, ma dovrei essere in grado di farlo e voglio mettermi alla prova».

Anche Van Eetvelt, anche se non lo dice, è fra i tanti che ha l’ossessione del Tour. Quella corsa che ai vicini di casa dei francesi sfugge dai tempi di un certo Eddy Merckx. Un’ossessione nata da bambino: «Ero davvero piccolo quando con i miei coetanei guardavamo le tappe del Tour e poi uscivamo con le nostre piccole bici e imitavamo questo o quel campione. Poi a 8 anni ho cominciato a gareggiare sul serio e ogni volta mi veniva sempre più voglia di provarci. Una voglia che aumenta ancora oggi».

Thalmann Alsace 2022
Lo sprint vincente di Thalmann al Tour de l’Alsace, Lennert mastica amaro (foto Jean Paul Kaiser)
Thalmann Alsace 2022
Lo sprint vincente di Thalmann al Tour de l’Alsace, Lennert mastica amaro (foto Jean Paul Kaiser)

Quella curva presa male…

Prima de l’Avenir, Van Eetvelt sognava: centrare il podio anche nella terza grande corsa a tappe U23 sarebbe stato il miglior lasciapassare per il professionismo. Si era preparato al Tour de l’Alsace, dove ha fatto vedere che anche in un arrivo ristretto può cavarsela, finendo secondo nella seconda tappa dietro lo svizzero Thalmann, «ma solo perché ho sbagliato ad affrontare l’ultima curva lasciandogli un po’ troppo spazio. Più che la seconda piazza nella classifica generale non mi è andato giù quel risultato, perché potevo davvero vincere».

Ora, tornando a casa, Van Eetvelt ha ancora più fame di vittorie e magari chissà che si prenda la sua rivincita agli antipodi, provando a far saltare il banco mondiale…

Persico tira le somme: bisogna far quadrare i conti

04.07.2022
4 min
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Davide Persico aveva preso di petto gli impegni di questa prima metà di stagione. Dopo la vittoria alla Milano-Busseto ed al Circuito del Porto (agli inizi di maggio, ndr) il morale non poteva che essere alto. Uno dei suoi obiettivi principali era il Giro d’Italia under 23, che però non è andato esattamente come sperava. Al campionato italiano lo abbiamo intercettato e dopo tanti proclami è giusto tirare le prime somme.

Davide Persico al campionato italiano è stato costretto al ritiro dal mal di gambe, gli sforzi del Giro si sono fatti sentire
Davide Persico al campionato italiano è stato costretto al ritiro dal mal di gambe, gli sforzi del Giro si sono fatti sentire

Buona preparazione

Se è vero che la condizione c’era, forse sono mancati i risultati per dare seguito a quanto di buono visto nei primi mesi di questo 2022 così importante per Davide. 

«Uno degli obiettivi di stagione era il Giro e ci sono arrivato ben preparato – racconta il bergamasco – alla prima tappa potevo e volevo fare bene. Purtroppo era anche una delle poche per velocisti ed in più offriva la prima maglia rosa. Insomma, è stata una volata bella caotica e non sono riuscito a ricavarmi lo spazio necessario per sprintare. Anche nella quarta tappa – riprende subito – non è andata come speravo, sono rimasto da solo e senza compagni che mi aiutassero a risalire il gruppo ho fatto solamente ottavo».

La Colpack Ballan è una delle continental under 23 più attrezzate del panorama italiano
La Colpack Ballan è una delle continental under 23 più attrezzate del panorama italiano

Mediterraneo, duro insegnamento

Nella seconda parte del Giro d’Italia under 23 Persico si è messo a disposizione del suo compagno Meris, più adatto a quelli che sono i percorsi mossi. 

«Sono uscito bene dal Giro, o per lo meno pensavo. Forse ho accusato un po’ la fatica (ci dice sulle strade di Carnago dopo il ritiro al campionato italiano di sabato scorso, ndr). Ho avuto mal di gambe per tutta la settimana, l’idea era quella di recuperare bene perché avevo in programma di fare i Giochi del Mediterraneo con la Nazionale di Amadori. Non sono andati bene, purtroppo la Francia ci ha attaccato in un momento delicato della corsa, mentre eravamo tutti a fare rifornimento. Ci trovavamo in coda al gruppo e loro hanno fatto ventaglio e ci hanno sorpresi, abbiamo fatto una ventina di chilometri a rincorrere rimanendo sempre a pochi secondi di distanza ma non siamo mai riusciti a chiudere.

«Peccato, erano una bella vetrina, ed una gara importante per tutti i ragazzi che come me erano presenti. Abbiamo avuto la possibilità di correre con atleti di altri Paesi, ma soprattutto di farlo al di fuori dell’Italia che fa sempre bene per la crescita personale e sportiva. Sicuramente anche da questa situazione portiamo a casa qualche insegnamento, anche se doloroso».

Ecco i ragazzi della Colpack nella riunione pre gara al campionato italiano, il migliore dei loro è stato Romele, quarto al traguardo
Ecco i ragazzi della Colpack nella riunione pre gara al campionato italiano, il migliore dei loro è stato Romele, quarto al traguardo

Un finale da scrivere

Davide non è ancora certo di quale sarà il suo programma da qui a fine stagione. Molto dipenderà dagli impegni con la maglia azzurra, ma sarà Amadori a fare le sue scelte.

«Ora mi fermerò per una settimana e cercherò di recuperare bene – ci dice Persico – da una prima parte di stagione che sicuramente è stata impegnativa. Nella prima parte sono andato bene, ho ottenuto 3 vittorie tra cui il Circuito del Porto, diciamo che ho dimostrato di essere uno dei più forti in volata. Riprenderò ad agosto per il finale di stagione e vedremo come va, c’è ancora qualche gara importante, una di queste è il Tour de l’Avenir sempre con Amadori. Rimanere nel Giro della nazionale è importante, anche per giocarsi la possibilità di trovare un posto da professionista per il prossimo anno».

Persico nel 2021 alla prima tappa dell’AIR è arrivato secondo dietro Viviani conquistando la maglia bianca
Persico nel 2021 alla prima tappa dell’AIR è arrivato secondo dietro Viviani

Qualche gara con i pro’

Il giovane corridore di Cene (Val Seriana) classe 2001, non ha nascosto, anche in una nostra precedente intervista, il suo desiderio di passare nel ciclismo dei grandi. Quest’anno con la Colpack ha corso le prime due tappe dell’Adriatica Ionica Race, non ha preso il via per le successive ma un’idea se l’è fatta.

«Avevo già corso con i professionisti – conclude – sempre all’Adriatica Ionica già nel 2021, in quell’occasione nella volata della prima tappa sono arrivato secondo alle spalle di Viviani. Quest’anno sempre alla prima tappa la fuga ci ha preceduto, ma sono riuscito a regolare la volata di gruppo, dove c’erano comunque uomini forti come Malucelli, Fiorelli, Modolo. In quell’occasione ero da solo, non toccava a me chiudere ed aspettavo lo facessero gli altri ed ho fatto la volata sulle loro ruote. Si sa che loro vanno forte, non avevo nulla da dimostrare e quindi ero più sereno». 

Team Interregionale: la mista italiana guidata da Coden

21.06.2022
4 min
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Al Giro d’Italia U23 non c’erano solo le grandi squadre continental o under 23, ma anche un piccolo team di verde acqua vestito. Una maglia neutra, tra l’altro non priva di fascino, senza sponsor. Era quella del Team Interregionale. 

Questa era l’unica squadra composta da sei atleti. Sei ragazzi italiani: due della Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino (Francesco Parravano e Lorenzo Elipanni), due della Arvedi (Mattia Pinazzi e Niccolò Galli) e due della Viris Vigevano (Lorenzo e Francesco Galimberti).

Alla fine l’Interregionale è stata la terza squadra U23 dopo Eolo-Kometa e Lotto-Soudal
Alla fine l’Interregionale è stata la terza squadra U23 dopo Eolo-Kometa e Lotto-Soudal

Parola a Coden

A guidarli è stato il diesse della Campana Imballaggi Geo&Tex Trentino, Alessandro Coden. Con lui abbiamo cercato di capire come è nata questa “iniziativa”. 

«Inizialmente – spiega Coden – dovevamo fare il Giro come team noi della Campana Imballaggi. Poi l’organizzazione ha cambiato alcune cose e siamo rimasti fuori. Così abbiamo trovato questa soluzione con atleti di altre società. Ci siamo consultati tra noi e anche con Amadori.

«Alcuni nomi nostri e altri suggeriti dalla Fci, soprattutto per quel che riguarda i due della Viris. Sappiamo cosa gli è successo qualche settimana fa…».

Il riferimento è alla tragica morte del loro diesse, Stefano Martolini.

L’Interregionale, benché squadra inedita, e nata quasi per caso, si è ben comportata. Alla fine, sei su sei sono arrivati a Pinerolo e ad un certo punto erano anche ben messi nella classifica a squadre, tanto da essere il terzo team italiano.

«Aver portato tutti e sei i ragazzi alla fine è motivo di soddisfazione – dice Coden – siamo stati sedicesimi nella classifica a squadre mettendo dietro team ben più attrezzati di noi».

I mezzi (ammiraglie, camper e furgone) li ha messi la Campana Imballaggi di Coden
I mezzi (ammiraglie, camper e furgone) li ha messi la Campana Imballaggi di Coden

Come un vero team

La cosa bella è stato vedere come hanno corso. Abbastanza compatti e comunque non da “cani sciolti”. Si correva per colui che era più adatto a quella tappa.

«L’amalgama? Alla fine non è stato così complicato trovarla – riprende Coden – Questi ragazzi già si conoscevano in quanto corrono contro quasi tutte le domeniche. Però c’è stato sin da subito un buon feeling, tanto che sembrava fosse una squadra vera. Sono stati molto bravi».

«Si faceva la riunione e si correva per un obiettivo. Fortunatamente ho avuto libertà dai rispettivi diesse dei team di appartenenza. Non mi hanno mai detto: “Perché non lo hai fatto correre così”. Perché non hai fatto questo o quello…”

«Massimo Rabbaglio dell’Arvedi mi ha dato carta bianca».

«Nella prima tappa per esempio, che era piatta, abbiamo fatto di tutto per portare in buona posizione Mattia Pinazzi. Agli 80 metri era ancora in testa, ma poi ha visto che non ce l’avrebbe fatta a vincere e ha mollato.

«Da quel che mi dicono è un po’ il suo modo di fare. Se non lotta per la vittoria lascia stare. Non corre per fare terzo, sesto o settimo».

L’ammiraglia del Team Interregionale era piuttosto carica!
L’ammiraglia del Team Interregionale era piuttosto carica!

Quante ruote

Ma allestire una squadra mista non è facile neanche dal punto di vista della logistica. Pensiamo solo a tre bici diverse (due per team), gruppi, gomme… Ognuno con le sue specifiche.

«Eh – sorride Coden – non è stato facilissimo, però fortunatamente i ragazzi avevano tutti lo stesso gruppo, lo Shimano Ultegra. I miei e gli Arvedi avevano l’elettronico, mentre i Viris quello meccanico. 

«Tutti sono venuti con due bici: quella che usavano in corsa più una di scorta. L’unico problema è che noi eravamo gli unici col freno a disco e in ammiraglia bisognava mettere un bel po’ di ruote. Il meccanico doveva stare con le antenne dritte più del solito, dovendo scegliere la ruota giusta in caso d’intervento».

Di certo qualche polemica non è mancata dietro la nascita di questo Team Interregionale ma, fatte le debite proporzioni, un po’ come si è visto per la Gazprom è stata un’iniziativa volta ad aiutare qualche ragazzo che era rimasto fuori dal Giro U23.

Certo, i posti erano solo sei, ma è stato pur sempre un bel gesto di collaborazione fra le parti. Una volta tanto prendiamo solo il buono della storia. E il buono è che, ripetiamo, sei ragazzi non sono rimasti casa.

Nei pensieri di Martinez. Il più piccolo sul podio del Giro U23

20.06.2022
4 min
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E’ stato quasi messo a processo Lenny Martinez per non aver vinto. Il francese era il super favorito a detta dei tecnici e alla fine ha concluso il Giro d’Italia U23 “solo” in terza posizione.

Eppure ci si dimentica che stiamo parlando di un ragazzo di primo anno. Un corridore che fino a pochi mesi fa in corsa girava il 52×14 e ora è uno dei leader della continental della Groupama-Fdj.

Lenny Martinez a tutta verso il Fauniera. Per lui una cronoscalata super (Isola Press)
Lenny Martinez a tutta verso il Fauniera. Per lui una cronoscalata super (Isola Press)

Scalatore più forte

Sulle due salite più dure, se vogliamo anche tre, del Giro è sempre stato il migliore. Parliamo di Mortirolo, Santuario di Valmala e chiaramente del Fauniera. Tuttavia non è riuscito a finalizzare.

Qualcuno mette sul piatto anche le tattiche del suo team.

«E’ stato un gran bel Giro – racconta Martinez – e sul Fauniera un giorno molto duro. E’ stato un colle veramente impegnativo. Le mie sensazioni non erano molto buone in realtà e quindi sono partito solo quando mancavano più di dieci chilometri: non sono entrato nella fuga in pianura.

«Era un uomo contro uomo. Io volevo lottare per la vittoria di tappa e anche per risalire posizioni nella generale».

Una tirata d’orecchie però Lenny se l’è presa quel giorno. Avrebbe dovuto sfruttare di più il lavoro di Reuben Thompson in salita. E magari scattare un paio di chilometri dopo quando il gap del belga Lennert Van Eetvelt sarebbe stato minore.

«Sì, forse ho attaccato un po’ lontano, ma non sono saltato. Io sono andato diretto all’obiettivo. E poi non volevo restare nel gruppo. Tuttavia nel finale neanche volevo esplodere e buttare tutto all’aria. Sapevo che comunque avrei rimontato in classifica».

Martinez (classe 2003) è un U23 di primo anno. Ha conquistato sia la maglia blu che quella bianca
Martinez (classe 2003) è un U23 di primo anno. Ha conquistato sia la maglia blu che quella bianca

Nessun rimpianto

Martinez parla con un tono pacatissimo. Il figlio e nipote d’arte prima di rispondere si prende sempre qualche “mezzo secondo”, pondera bene ciò che dice.

Tanto istinto in bici, ma anche testa. E tutto sommato a posteriori la testa non gli è mancata neanche verso Santa Caterina Valfurva, quando stava dominando e poi invece è rimbalzato. Quello è stato il punto chiave della sua corsa rosa.

«Credo – dice la maglia blu – che questo Giro sia stata una grande esperienza per me e per il mio futuro. Anche la tappa di Santa Caterina è stata veramente bella, entusiasmante, ma io sono quasi uno junior! Non avevo mai fatto sei ore di corsa. Fino alle cinque ore sono andato bene, poi ho capito che per me era finita.

«Ho pensato: che peccato. Sono andato giù con gli zuccheri. Ho provato a mangiare, ma non c’era più nulla da fare».

Martinez sul Fauniera. Dopo aver recuperato molto, alla fine non è riuscito nell’impresa del riaggancio del belga
Martinez sul Fauniera. Dopo aver recuperato molto, alla fine non è riuscito nell’impresa del riaggancio del belga

Una grande esperienza

Lenny lo ritroveremo al Tour de l’Avenir. «Ma prima il campionato nazionale con i pro’ per Demare. Poi il ritiro a Livigno e il Val d’Aosta». Lui e Gregoire sono due stelle che forse i francesi non avevano neanche ai tempi di Pinot e Bardet. Stavolta c’è più sostanza, più consapevolezza. Arriveranno alla loro Grande Boucle U23 con le spalle più grandi dopo il Giro U23.

«Questo Giro – continua Martinez – è stata la mia prima grandissima corsa tra i dilettanti. Con delle responsabilità, ma anche la più lunga. Ho fatto una corsa con la WorldTour ma era di cinque giorni e non di sette. Ripeto, è stata una grande esperienza per l’avvenire».

«Al Tour of the Alps non c’era chi partiva subito, non c’erano circuiti, ma tutto era più controllato. Con la WorldTour e le corse dei pro’ il ritmo è più regolare e poi si va forte in un determinato momento. Non dico che sia più facile, ma per me è meglio arrivare con più controllo sotto alle salite».

«Che voto mi do per questo Giro U23? Un otto… E se sono sul podio devo ringraziare la squadra. Hanno tirato tantissimo e ci abbiamo provato sempre».

Forse anche troppo. I diesse al via di Cuneo dicevano che era impossibile che una squadra così tornasse a casa senza una tappa. E infatti proprio all’ultimo sono riusciti a vincere con Gregoire.

Magari quei tecnici avevano anche ragione, però ciò che comanda è la strada e non sempre i valori su carta trovano riscontro nella realtà. E se quella che è stata giudicata una tattica suicida, nel giorno di Peveragno, avesse visto la presenza (sfiorata) di Van Eetvelt nell’attacco della Groupama-Fdj, magari staremmo qui a parlare di tutt’altra cosa. Ma con i sé e con i ma…

Bravissimo Leo, ma il capolavoro è anche di Axel Merckx

19.06.2022
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Leo Hayter  ha vinto il Giro d’Italia U23. Lo ha fatto con un’azione importante verso Santa Caterina Valfurva, ma lo ha fatto soprattutto con un grande controllo della corsa e dell’intera situazione nei giorni successivi.

Bravissimo l’inglese, ma una grossa fetta del merito è anche del suo direttore sportivo, Axel Merckx. Il belga ha saputo cogliere l’occasione con un ottimo lavoro della sua Hagen Bermans Axeon.

Axel Merckx (classe 1972) è il diesse della Hagens Berman Axeon
Axel Merckx (classe 1972) è il diesse della Hagens Berman Axeon

Antenne dritte

Anche ieri a Pinerolo la scelta di staccarsi nel chilometro finale è stata il simbolo di un Giro corso con intelligenza.

E’ vero, lo abbiamo scritto, Leo si è voluto godere il momento, ma è altrettanto vero che 150 ragazzi che affrontano a tutta una rampa strettissima, pronti a fare spallate e per di più sul terreno acciottolato è potenzialmente un rischio. E così ha unito l’utile a dilettevole. Si è defilato e ha preso zero rischi.

«Forse alla fine ero più teso io che Leo – racconta Merckx – Lui l’ho sempre visto tranquillo. Si è sempre gestito in autonomia, mi ha ascoltato. La sera prima dell’ultima tappa ho detto ai ragazzi che bisognava comunque mantenere alta la concentrazione, perché c’erano da fare ancora 120 chilometri e nulla era deciso».

Il podio finale: Leo Hayter (primo); Lennert Van Eetvelt (secondo) e Lenny Martinez (terzo)
Il podio finale: Leo Hayter (primo); Lennert Van Eetvelt (secondo) e Lenny Martinez (terzo)

Tutti per uno

Come detto, dopo Santa Caterina Valfurva la Hagens Berman Axeon ha cambiato totalmente volto. 

«Una volta che abbiamo capito che davvero potevamo fare il colpaccio abbiamo corso in altro modo. Tutti più compatti», ha detto Axel.

«Guardate che Axel sa il fatto suo – ci ha detto Orlando Maini, che di esperienza ne ha da vendere – avete visto come ha fatto correre i suoi ragazzi verso il Fauniera? Tutti davanti e come è uscita la fuga ce ne ha messi due pronti ad aiutare Hayter in caso di necessità. Poi il ragazzo, Leo, è stato bravissimo e non ce n’è stato bisogno».

E anche ieri nel circuito finale, tra i vicoli di Pinerolo, la maglia rosa era in prima o seconda posizione, con un paio di compagni vicino. Poi si lasciava “sfilare” nelle prime 10-15 posizioni nel resto del circuito. Un’attenzione massima.

Sul Fauniera un controllo magistrale per il londinese (foto Isola Press)
Sul Fauniera un controllo magistrale per il londinese (foto Isola Press)

Capolavoro Fauniera

«E’ stato anche più “facile” per noi gestire il Fauniera con un vantaggio di quasi sei minuti – riprende Merckx – un vantaggio importante. Leo mi ha ascoltato. Non è mai andato oltre il limite. Gli ho detto di stare tranquillo, di non esagerare. Di concentrarsi sul suo passo. Se poi ai 5 chilometri ne avesse avuta, doveva spingere al massimo fino alla fine».

Ma Axel sembra sin troppo umile quando continua la sua analisi.

«Non mi aspettavo di vincere il Giro – riprende Merckx – e mi rendo conto che siamo stati anche fortunati. Alcune circostanze ci sono state favorevoli. Come il giorno di Peveragno. Se in quella fuga della Equipe Continental Groupama-FDJ  ci fosse stato dentro Van Eetvelt avremmo perso il Giro. La corsa per noi sarebbe finita lì. Invece proprio la Lotto-Soudal ha tirato molto per chiudere sui francesi.

«Ma le gare sono anche queste».

Leo Hayter festeggia sull’arrivo di Pinerolo, il Giro d’Italia U23 2022 è suo (foto Isola Press)
Leo Hayter festeggia sull’arrivo di Pinerolo, il Giro d’Italia U23 2022 è suo (foto Isola Press)

Abbraccio e pizza

Axel arriva in zona premiazione un bel po’ di tempo dopo il termine della tappa. Tra la deviazione delle ammiraglie, il parcheggio nella parte bassa di Pinerolo e il ritorno in cima allo strappo dell’arrivo c’era da fare una bella scarpinata. 

Quando giunge dietro al palco va a complimentarsi con i suoi ragazzi uno ad uno. Leo Hayter sta firmando delle maglie rosa. Lui arriva da dietro. I due si guardano e Axel lo abbraccia.

«Cosa ho detto ai ragazzi in questi giorni? Nulla, cosa potevo dirgli? Siamo venuti qui per vincere una tappa, invece ne abbiamo vinte due e portato a casa il Giro».

Intanto Hayter si gode il successo e finalmente non è costretto a mangiare la solita pasta dopo l’arrivo. Sul Fauniera, scherzando, ci faceva delle smorfie davvero poco invitanti e ci diceva: «Tomorrow pizza… of course (domani una pizza, sicuro, ndr)».

«Voglio ringraziare la squadra – ha detto Hayter – i ragazzi hanno fatto un grande lavoro (cosa ribadita a caratteri cubitali anche sulle sue pagine social, ndr). Non credo che cambi molto per me, però dopo questa vittoria sono più convinto dei miei mezzi.

«Questa vittoria è stata una sorpresa. Adesso spero di fare bene al Tour d’Alsace e al Tour de l’Avenir».