Dal 1888 creano occhiali e caschi unendo stile e performance. Oggi sono un brand riconosciuto in tutto il mondo e affiancano i ciclisti in ogni esigenza. Il team Kern Pharma veste i migliori modelli di Bollé per ogni gara dei pro’. Con Giovanni Carboni scopriamo gli occhiali in dotazione e le curiosità tecniche che un atleta professionista è in grado di apprezzare.
Analizziamo in primis il modello C-Shifter, un prodotto che grazie alla sua versatilità, accompagna il ciclista in ogni gara in linea. A seguire i Lightshifter, scelti dal marchigiano per le giornate più avverse grazie alla loro stabilità e al trattamento antigraffio, oleo/idrofobico della lente. Infine gli Icarus, utilizzati per le prove contro il tempo grazie alla loro silhouette aerodinamica e al trattamento antiappannamento.
Un modello che si distingue per le linee cilindriche, unite a dettagli tecnologici. La struttura a giorno assicura la migliore ventilazione, con la montatura in nylon TR90 leggera, flessibile e confortevole. I naselli e le astine sono entrambi regolabili e realizzati in gomma Thermogrip e assicurano una vestibilità perfetta.
Quale modello stai utilizzando in questa stagione?
Uso quasi sempre i C-Shifter a parte nelle gare con pioggia e tempo più brutto dove invece uso i Lightshifter.
Come mai?
Perché mi piace usare la lente completamente trasparente ma soprattutto sono un po’ più stretti e con il bagnato mi trovo meglio. Mi piace come stanno sul viso perché essendo più compatti entra meno acqua e sono più riparati. La lente fa scivolare via l’acqua e non si appannano mai.
Per le crono invece…
Utilizziamo gli Icarus che si integrano al meglio con la linea del casco e sono molto aerodinamici. Non hanno la montatura nella parte superiore e questo particolare li rende ancora più leggeri e filanti quando si sta in posizione. Hanno inoltre una visuale libera al 100 per cento.
Torniamo ai C-Shifter. Che lente usi di solito?
La lente a specchio scura. Perché mi permette di proteggermi al meglio e di filtrare maggiormente la luce del sole. Non è eccessivamente scura e quindi si adatta molto bene anche nei cambi di luce, quando si entra in una galleria o in un tratto all’ombra in salita o in discesa.
Hai la possibilità di cambiare le lenti?
Sì, posso mettere una lente più chiara che alcuni miei compagni usano anche in caso di pioggia, però sinceramente a me in quelle condizioni piace la lente trasparente dell’altro modello.
Hai mai utilizzato la lente fotocromatica Phantom+?
No, perché preferisco i settaggi della lente scura o trasparente. So che funziona davvero bene a detta dei miei compagni. La mia è più che altro abitudine.
Cosa ci dici della stabilità dell’occhiale?
Le astine sono sono ben aderenti, seguono molto bene la forma del viso. E’ da considerare che io ho un viso molto piccolo, uso un casco taglia S quindi nonostante tutto, non ho problemi di stabilità dell’occhiale. I naselli Thermogrip sono regolabili e hanno un appoggio ben studiato e che non soffre la sudorazione.
Tornando alle lenti. Le Volt + migliorano del 30% la visione dei colori. L’hai notata questa qualità?
Sono uno a cui piace molto togliersi gli occhiali in salita. Devo dire che la qualità visiva e pratica di queste lenti, mi fa dimenticare di togliermeli. In più sono molto leggeri e dopo un po’ ci si scorda di averli indosso.
I Lightshifter di Bollé di contraddistinguono per stabilità e comfortGli Icarus esaltano le caratteristiche di leggerezza e aerodinamica
L’intelligenza artificiale
La lente Volt + di Bollé merita un approfondimento. Stando a quanto dichiarato dall’azienda francese, è la prima lente da sole creata con l’intelligenza artificiale. Bollé ha testato oltre 20 milioni di combinazioni per sviluppare la soluzione definitiva e poi l’ha brevettata. Dai test risulta che le lenti Volt + migliorano del 30% la visione dei colori, senza alterare il bilanciamento del bianco. Fra gli altri risultati dichiarati e confermati da Carboni ci sono la visione ad alto contrasto e un’ottima percezione della profondità.
In quali colorazione li utilizzi?
Li abbiamo in dotazione verdi, i colori della squadra.
Come valuti l’areazione di questi occhiali?
E’ un occhiale che ti fa “respirare”. La maschera degli occhi non fa entrare aria da sotto. Rimangono molto chiusi ma allo stesso tempo ben areati.
Gavazzi e Carboni, i due italiani nella fuga. Il primo è arrivato 2°, il marchigiano alla fine è stato 5° Le loro storie intrecciate alla storia della corsa
Nella mitologia greca, la dea della fortuna è cieca. Ad essere mal pensanti viene da dire che invece la sfortuna ci vede benissimo. Giovanni Carbonidopo aver chiuso il capitolo nero della Gazprom nel 2022, si è trovato in questo 2023 a fronteggiare una serie di eventisfortunati. Nessuno così grave, ma sportivamente parlando si può dire che il marchigiano abbia un conto in sospeso con la dea bendata.
Il suo approdo nella formazione spagnola Kern Pharma era pieno di aspettative e buoni proposti. La condizione di inizio anno ha fatto ben sperare, poi però è arrivato l’incidente sul Teide, l’appendicite protratta e infine l’infortunio alla schiena. Si chiude così un altro capitolo di questa prima parte di stagione con il forfait forzato al campionato italiano di Comano Terme in programma a fine giugno. Scopriamo il suo stato d’animo e la reazione del classe ’95 nei confronti di questa metà stagione.
Qui Carboni alla sua prima uscita in maglia Kern Pharma nel 2022Qui Carboni alla sua prima uscita in maglia Kern Pharma nel 2022
Giovanni, come hai vissuto questa prima parte della stagione?
Diciamo che ho vissuto la prima parte dal punto di vista fisico e mentale nel migliori dei modi, quello che è mancata è stata un pochino di fortuna.
Spiegaci meglio?
Per quanto riguarda l’allenamento e quello che potevo fare, mi sono fatto trovare pronto quando richiesto. Ma con gli incidenti e i problemi fisici mi sono trovato in situazioni fuori dal mio controllo.
Andando nello specifico, cosa è successo?
Inizialmente ho avuto l’incidente sul Teide, il 3 marzo. Una macchina che ha aperto lo sportello e io ci sono finito dentro: questo mi ha rallentato parecchio. Di seguito sono stato male un paio di volte per un’appendicite, che però non era stata riconosciuta fin da subito.
In che senso?
La prima volta che sono stato male è stato una settimana dopo l’incidente del Teide e sono stato male di notte. Soltanto che, essendo comunque all’estero e per giunta in un posto un po’ difficile da raggiungere, non ho potuto far visite. Quindi è passato tutto in secondo piano. L’appendicite è stata confusa inizialmente come un problema di gastroenterite.
Per Carboni l’inizio di stagione era carico di buone sensazioni e aspettative
E poi?
Mi si è ripresentata al Tour of the Alps. In quel caso mi sono ritirato alla penultima tappa. E anche quella volta si è presentata con dei sintomi strani e non è stata riconosciuta. Fino a quando il 30 di aprile sono stato proprio male, in maniera forte e tanto da costringermi ad andare all’ospedale. Dagli accertamenti, dalle analisi avevo un’appendicite ingrossata, a rischio di peritonite: sono stato operato d’urgenza. Il problema è che tutta questa situazione me la sono portata avanti per due mesi, perché dai primi sintomi di marzo sono stato operato a fine aprile.
Nel frattempo hai corso?
Sì, anche se notavo che c’era qualcosa che non andava nel mio fisico specialmente alla gamba. Avevo molto fastidio alla coscia destra. Fastidi ripetuti alla zona destra dell’addome, però mai avrei pensato di di avere l’appendicite infiammata.
L’incidente invece ha lasciato strascichi?
Recentemente, dopo l’operazione all’appendicite ho ripreso gli allenamenti e ho iniziato ad accusare un mal di schiena un po’ inspiegabile. Dagli accertamenti abbiamo scoperto che sul Teide avevo subito una microfrattura alla vertebra D9 all’altezza dell’intersezione con il costato. E infatti da dopo l’operazione, quando ho ripreso la palestra ho avuto questi sintomi di dolore al costato e alla schiena. Diciamo che c’è stato un susseguirsi di eventi non molto fortunati.
Qui Carboni al centro Fisioradi per la riabilitazioneQui Carboni al centro Fisioradi per la riabilitazione
Questa micro frattura come la stai trattando?
Avevo appena iniziato ad allenarmi e mi sono rifermato, devo ringraziare Maurizio Radi e il Fisioradi Medical Center che mi hanno seguito in tutto e mi hanno permesso adesso in questi ultimi giorni di riprendere a pieno ritmo. Purtroppo però non abbastanza in fretta per fare il campionato italiano. Ho deciso infatti che è meglio non partecipare.
Mentalmente come stai reagendo a tutta questa situazione?
Sia io che la squadra eravamo contenti della prima parte di stagione, perché comunque alla Valenciana, in Oman e anche al Gran Camino non ho ottenuto dei risultati pieni, ma sono andato bene. Sapevamo infatti che la mia preparazione non era incentrata sul fare un grande mese di febbraio. L’obiettivo principale e quello che interessava alla squadra erano le corse di marzo.
Nella Kern Pharma, Carboni è l’unico atleta italiano (foto Instagram)Nella Kern Pharma, Carboni è l’unico atleta italiano (foto Instagram)
In tutto questo ti sei anche dovuto ambientare ad una squadra nuova, spagnola, in cui sei l’unico italiano…
Dovevo conoscere i compagni, conoscere la squadra perché l’anno scorso alla fine sono arrivato solo a fine stagione. C’erano un po’ di meccanismi nuovi da imparare. E’ andata anche bene. A detta di tutti, i ritmi nelle prime gare di stagione sono altissimi, a febbraio si fanno i migliori watt, quindi ho percepito che la mia preparazione fosse buona. Ero soddisfatto. A livello di squadra ho trovato quello che il team manager mi aveva anticipato e sono contento anche della scelta che ho fatto di firmarecon loro. Nel loro piccolo, ciascuno si impegna per dare il massimo e quando le cose stanno così, non puoi che essere contento.
Quando hai previsto di tornare in corsa?
Conto di rientrare a fine luglio. Ancora non so bene dove, ma ora ho l’appoggio della squadra e la tranquillità del momento, quindi penso più che altro a rimettermi in forma e senza fretta.
Per il finale di stagione hai in mente qualche gara in particolare?
Spero di poter riconfermare quello che ho fatto lo scorso anno. Sarebbe bello, fare bene all’Adriatica Ionica Race. Avere il percorso che passa sotto casa è stato bellissimo e mi piacerebbe ricorrerla.
La vittoria a Brisighella nell’Adriatica Ionica Race 2022La vittoria a Brisighella nell’Adriatica Ionica Race 2022
Veniamo a una nota dolente. La Kern Pharma non è stata invitata alla Vuelta. Come hai preso la notizia?
Non so bene i meccanismi e come siano andate le cose, però sicuramente sappiamo che i grandi Giri sono sempre delle grandi opportunità per noi corridori. Però penso anche che questa cosa rientri tra le situazioni fuori dal mio controllo. Quindi non voglio neanche pensarci più di tanto. Vorrei sottolineare che mi dispiace molto di non poter fare il campionato italiano. Correre quella gara, per quella maglia, è sempre emozionante. Una corsa che da bambino ho sempre guardato con ammirazione. Non poterla correre mi rattrista, però metto un punto e guardo al prossimo anno.
A livello mentale hai passato dei momenti difficili. Sei riuscito sempre a mantenere un atteggiamento positivo?
Sì, per questo devo ringraziare soprattutto la mia famiglia perché mi è sempre stata accanto e mi ha sostenuto. Penso che in certi momenti è indispensabile riuscire a mantenere un atteggiamento positivo e stabile.
Soprattutto venendo dall’anno scorso…
Diciamo che gli ultimi anni non sono stati proprio dei migliori. Però ora testa ai prossimi obiettivi.
Giovanni Carboni è ripartito, già da settembre della scorsa stagione, dalla Kern Pharma, team professional spagnolo. Il corridore di Fano aveva trovato continuità in vista del 2023, pronto a ripartire. Non tutto però è andato nel verso giusto, Carboni dopo le prime gare tra Spagna e Oman, si trova in questi giorni sul Teide…
Il calendario di Carboni è iniziato con la Valenciana, poi Tour of Oman e Gran Camino, tanti chilometri per crescere di condizioneCarboni ha iniziato con la Valenciana, poi Tour of Oman e Gran Camino, tanti chilometri per crescere di condizione
L’incidente
L’obiettivo era lavorare con la squadra in vista dei prossimi impegni, gli allenamenti però sono stati interrotti da un macchina, che nel parcheggio dell’hotel in cima al vulcano ha deciso di mandare a terra il povero Carboni.
«Per entrare nell’hotel c’è una strada secondaria – racconta – con dei parcheggi a sinistra. La vettura in questione si è fermata ed io ho pensato che stesse per svoltare a sinistra ed entrare nei parcheggi, così sono passato a destra. Il passeggero ha aperto inavvertitamente la portiera e io nell’evitarla sono finito a terra. Mi sono fatto una “bella” notte in ospedale venerdì, i medici pensavano mi fossi rotto la rotula, per fortuna si tratta solamente di un ematoma. In compenso mi sono ritrovato con sette punti in volto, non ho capito bene in che modo me li sono procurati.
«Il ginocchio sta meglio – prosegue – oggi (lunedì, ndr) il fisioterapista mi ha detto che possiamo iniziare con un po’ di riabilitazione. Meglio perché non mi sono rotto nulla, ma sicuramente una settimana di allenamento la perderò. Non il modo migliore per iniziare, anzi proseguire la stagione. Anche perché nel frattempo, in ospedale, mi sono preso un virus gastrointestinale. Dovevo rimanere in ritiro con la squadra fino al 17 marzo e dal 19 avrei ripreso a correre con focus sui Paesi Baschi e sul Tour of the Alps».
Arrivato sul Teide venerdì per allenarsi in vista dei prossimi impegni, il giorno stesso l’incidente che lo ha rallentato (foto Instagram)Arrivato sul Teide venerdì per allenarsi in vista dei prossimi impegni, il giorno stesso l’incidente che lo ha rallentato (foto Instagram)
La nuova squadra
Nonostante questo non sia un momento propriamente roseo, parliamo volentieri con Carboni. L’intento è quello di sbirciare all’interno della professional spagnola. Un mondo che abbiamo avuto poche opportunità di vedere da dentro, il marchigiano sarà il nostro “infiltrato”.
«Mi sono buttato in questa avventura – dice Carboni – ho trovato un ambiente piccolo, ma di grande umanità. E’ un team con una mentalità buona e con tanta professionalità. Mi trovo bene qui soprattutto per questo, capiscono il corridore e si lavora su tutti gli aspetti: dalla preparazione ai materiali. Le bici Giant sono le stesse usate dalla Jayco-AlUla, chiaramente il team WorldTour ha la priorità nella fornitura dei materiali ,ma a noi non manca nulla».
Il marchigiano è approdato alla Kern Pharma nel settembre del 2022Il marchigiano è approdato alla Kern Pharma nel settembre del 2022
Culture simili
Spagna e Italia sono caratterizzate da culture e tratti sociali, simili. Le differenze, come logico che sia, ci sono e con Carboni proviamo ad addentrarci in queste.
«Come ambiente mi sembra davvero similare all’Italia su molti aspetti – parla Carboni – ci sono ovviamente delle differenze. Devi essere, in primo luogo, pronto ad imparare la lingua. Io ho iniziato a studiare spagnolo per capire meglio i compagni e tutto lo staff. Serve per entrare meglio nei meccanismi perché a volte rischi di rimanere fuori dai legami. Anche se gli spagnoli, per indole, sono molto inclusivi. All’interno dell’ambiente squadra non c’è stress, si guarda più alla prestazione che al risultato. In gara, non si corre con l’eccessiva foga che a volte ho trovato in Italia, si ha più testa.
«Sono stato molto in Spagna in questi primi mesi, più per esigenza del team, visto il calendario. Dopo il debutto alla Valenciana avevamo solo pochi giorni prima di partire per l’Oman, così sono rimasto lì. Allo stesso modo, prima di iniziare il Gran Camino ho alloggiato a Pamplona, dove c’è la sede del team. In Spagna ho notato una grande cultura della bici e più rispetto per il ciclista rispetto all’Italia. Il clima è simile a quello di casa, forse leggermente più caldo».
Con i compagni c’è un buon feeling, la squadra è molto aperta e si corre senza troppo stress (foto Instagram)La bici è la stessa in dotazione al team World Tour Jayco AlUla (foto Instagram)Con i compagni c’è un buon feeling, la squadra è molto aperta e si corre senza troppo stress (foto Instagram)La bici è la stessa in dotazione al team World Tour Jayco AlUla (foto Instagram)
Calendario
Carboni, nonostante il momentaneo stop, ha corso molto in questo inizio di stagione. La Kern Pharma ha preso parte a molte corse, sia di prima che di seconda fascia. Un calendario pieno nonostante sia una professional.
«Personalmente – riprende – ho svolto solo gare a tappe, mi servivano per alzare i giri del motore in vista delle prossime. Anche se questo stop un po’ rimescolerà le carte in tavola, spero di riuscire a partecipare comunque a Paesi Baschi e Tour of the Alps. Nonostante la Kern Pharma sia una professional, ha comunque una buona programmazione, poi chiaramente ci sono delle corse alle quali dovremo attendere l’ufficialità dell’invito.
«La squadra però ha una grande considerazione, non solo in Spagna. ASO la vede di buon occhio ed è spesso invitata alle corse francesi, grazie a questo nella prima parte di stagione abbiamo fatto costantemente doppia attività. In più, come detto prima questo bel rapporto con ASO ci permette di prendere parte anche a gare importanti nelle Ardenne. Siccome la Kern Pharma è uno dei migliori team spagnoli, siamo sempre in lizza per partecipare alla Vuelta».
Carboni (secondo da sinistra) è l’unico italiano del team, si è messo a studiare lo spagnolo per entrare meglio nei meccanismiCarboni (secondo da sinistra) è l’unico italiano del team, sta studiando lo spagnolo per interagire meglio con compagni e staff
Sponsor e team
I dettagli differiscono non poco da quello che siamo abituati a vedere, le parole di Carboni ce lo confermano. Tutto ciò passa anche dall’atteggiamento dei manager e dello sponsor stesso.
«L’organizzazione è elevata – replica Carboni – ma non si guarda solo allo sport, ma anche alla persona. L’opinione del corridore viene presa in considerazione ed ha un peso. Ogni decisione è condivisa, un dettaglio fondamentale nel ciclismo, ma anche nello sport in generale. Negli ultimi anni lo stress è aumentato tanto, bisogna avere il piacere di fare determinate cose. Altrimenti, come si è visto, si fa sempre più fatica a fare il corridore.
Un esempio, da questo punto di vista, arriva dallo sponsor stesso: Kern Pharma. La prima volta che ho conosciuto l’amministratore delegato dell’azienda, nel presentare il nuovo anno ha voluto specificare che la prestazione conta, ma fino ad un certo punto. La sua vittoria sarebbe quella di vederci di nuovo tutti a gennaio 2024, questo vorrebbe dire che tutti si è stati validi, seri e si è fatto un anno all’altezza. Uno sponsor che parla in questi termini e non esclusivamente di vittoria mi ha sorpreso, in Italia non ero abituato di certo in questo modo. Da noi si parla solo di vincere, qui no e anche per questo sono contento della mia scelta».
Anche per la stagione 2023 Bollé sarà protagonista sulle strade del grande ciclismo. Nei giorni scorsi l’azienda francese ha infatti ufficializzato la propria partnership con la formazione spagnola Equipo Kern Pharma (foto aperura PhotoGomezSport), il team nel quale dallo scorso anno milita il nostro Giovanni Carboni. Nel corso della stagione gli atleti del team potranno contare in gara e allenamento su occhiali altamente performanti come i modelli C-Shifter e Icarus.
Grazie a questa nuova collaborazione, Bollé conferma ancora una volta come il ciclismo ad alto livello sia parte del proprio DNA. L’azienda francese è presente in gruppo dal lontano 1958. In quell’anno ad indossare per la prima volta in gara degli occhiali da sole firmati Bollé fu Louison Bobet, un campione capace nella sua carriera di vincere ben tre Tour de France. Dopo di lui hanno indossato occhiali Bollé campioni del calibro di Miguel Indurain e Lauren Jalabert fino ad arrivare allo scorso anno con la sponsorizzazione del team B&B Hotesl – KTM.
Il team Kern Pharma utilizza gli occhiali C-Shifter montati con lenti VoltIl team Kern Pharma utilizza gli occhiali C-Shifter montati con lenti Volt
Un team in crescita
Come anticipato, nel 2023 Bollé fornirà i propri occhiali al team spagnolo Equipo Kern Pharma che proprio quest’anno festeggia il suo quarto anno nel professionismo. Stiamo parlando di un team in grande crescita, nato nel 1992 come squadra under 23 e capace nella sua lunga storia di portare al professionismo più di 60 atleti. Nel 2020 il team ha debuttato nella categoria Continental e da tre anni ha la licenza Pro Team.
La scorsa stagione la squadra spagnola ha avuto l’opportunità di debuttare in gare di prestigio come la Liegi-Bastogne-Liegi, il Tour de Romandie e soprattutto la Vuelta. Proprio la corsa a tappe di casa è il grande obiettivo di quest’anno. I vertici del team, alla luce di quanto di buono fatto lo scorso anno, sono fiduciosi di riuscire a ottenere nuovamente una wild card e di poter così essere al via da Barcellona il prossimo 26 agosto.
La soddisfazione del team
Juanjo Oroz, Direttore Generale dell’Equipo Kern Pharma, si è dimostrato davvero entusiasta per l’accordo raggiunto nelle scorse settimane con l’azienda francese.
«Bollé è uno dei migliori produttori di occhiali al mondo – ha dichiarato – il che è molto importante per il nostro progetto, poiché vogliamo essere circondati da marchi di alto livello. Questa partnership è un passo avanti per noi, perché i nostri corridori indosseranno i migliori occhiali da ciclismo del mercato. Abbiamo già lavorato insieme una volta, quando eravamo una squadra under 23, e abbiamo un ottimo ricordo di quel periodo».
Alle parole di Juanjo Oroz si sono aggiunte quelle di Alexandre Israël, Vicepresidente Bollé: «Siamo lieti di sostenere l’Equipo Kern Pharma – ha commentato – e ovviamente speriamo che questa stagione rappresenti un ulteriore passo avanti nel loro impressionante sviluppo. Bollé è orgoglioso di fornire alla squadra gli ultimi modelli di occhiali performanti, che tutti gli atleti hanno già avuto modo di scoprire e apprezzare durante gli allenamenti di inizio stagione».
Anche per il 2023 Bollé e la squadra spagnola saranno l’una accanto all’altra (foto PhotoGomezSport)Anche per il 2023 Bollé e la squadra spagnola saranno l’una accanto all’altra (foto PhotoGomezSport)
Il top di gamma
Per gli allenamenti e le gare, gli atleti dell’Equipo Kern Pharma indosseranno i migliori prodotti della gamma Performance di Bollé. Stiamo parlando del C-Shifter con la sua lente Volt e dell’Icarus con lenti Phantom di qualità eccezionale, adatte a tutte le condizioni atmosferiche. All’avanguardia in termini di tendenze e prestazioni, il C-Shifter ha incontrato fin da subito il riscontro positivo di tutti gli atleti del team. La sua struttura semicircolare e cilindrica migliora la ventilazione. La montatura in nylon TR90 è leggera, flessibile e confortevole, mentre i naselli regolabili in Thermogrip offrono una vestibilità e una stabilità perfette in qualunque situazione di corsa. L’Icarus è disponibile con l’ultima tecnologia di lente Volt Ruby di Bollé, che migliora la visione dei colori.
Da domenica, Giovanni Carboni torna in Italia, dopo le vittorie in Bulgaria e Giappone. Ha lavorato sodo. Vuole restare ad alto livello e avere una chance
Conci e Fedeli hanno firmato. Canola andrà da solo. Carboni, Malucelli e Scaroni hanno trovato uno sponsor. Inizia la trasferta tricolore dei 4 Gazprom
Un altro reduce dalla brutta faccenda della Gazprom ha finalmente trovato un nuovo approdo. E’ stata una sorpresa vedere Giovanni Carboni al via del recente Giro di Slovacchia nelle file della Kern Pharma, formazione professional spagnola, ma in quel caso non erano i risultati l’aspetto più importante, quanto il fatto di rivederlo in gara con una nuova divisa che sa di futuro.
C’è ancora tanto entusiasmo nelle parole di Carboni quando racconta come è maturato il nuovo contatto e di come sia stato fatto tutto con enorme velocità: «Il contratto è stato firmato il venerdì sera, la domenica ero già in aereo verso la Slovacchia. E’ stato davvero un flusso enorme di emozioni, il fatto di essere messo subito alla prova mi ha dato una carica enorme e questa possibilità ha influito molto sulla mia scelta».
Alla sua prima uscita in maglia Kern Pharma, Carboni ha provato la fuga nella terza tappa (foto Kern Pharma)Alla sua prima uscita in maglia Kern Pharma, Carboni ha provato la fuga nella terza tappa (foto Kern Pharma)
Come è nato il contatto?
Con molte squadre avevo avuto contatti, ma tutte rimanevano perplesse dal fatto che ero fermo, con tutto che ho continuato ad allenarmi anche senza obiettivi agonistici e mi dicevano che mi avrebbero fatto sapere per il 2023. Quelli della Kern Pharma invece hanno guardato anche l’aspetto umano, tutta la vicenda nel suo insieme e mi hanno proposto di rimettermi subito in gioco. Il contratto è firmato anche per il prossimo anno, ma intanto sono tornato in carovana e questo è il più bello dei regali.
Che team hai trovato?
Molto professionale. Mi hanno subito fornito tutto il materiale e non nascondo che questo mi ha messo in difficoltà. Appena ricevuto il tutto sono andato da Vedovati e in una giornata abbiamo fatto tutte le modifiche e trovato le misure, ma poi in gara ho dovuto rimettere mano a molte cose. Ad esempio la sella, sono passato dalla Prologo alla Giant in dotazione al team, ma ho dovuto lavorare con i meccanici per ritrovare la giusta posizione. E’ stato un lavoro continuo lungo tutta la corsa, ma ho trovato grande disponibilità da parte del team.
Il marchigiano, secondo da sinistra, con i compagni conosciuti al Giro di Slovacchia (foto Kern Pharma)Il marchigiano, secondo da sinistra, con i compagni conosciuti al Giro di Slovacchia (foto Kern Pharma)
Con che ambizioni sei partito?
Il risultato non mi interessava, volevo solo far fatica e mettermi a disposizione dei compagni. Dopo tutto quel che ho passato era importante correre, sono partito senza aspettative. Oltretutto, come detto, era una settimana di lavoro anche dal punto di vista tecnico, di adattamento al nuovo materiale come è normale che sia. E’ come se la stagione fosse iniziata allora. Ho lavorato tantissimo, di fatica ne ho fatta tanta, mi sono messo a disposizione e nella terza tappa sono anche andato in fuga. E’ stato tutto lavoro molto proficuo in vista delle classiche italiane che mi interessano molto.
Conoscevi qualcuno del team?
No, ho conosciuto per ora solo i ragazzi che erano al via con me in Slovacchia. Con il team i primi contatti sono nati all’Adriatica Ionica Race, abbiamo cominciato a parlare e ho visto che c’era effettivo interesse, così le cose sono andate avanti. E’ un team completamente spagnolo, oltre a me ci sono altri tre stranieri, ma nessun italiano.
Giovanni insieme ai suoi tifosi. In Slovacchia ha chiuso 52°, dopo una sosta di due mesi e mezzoGiovanni insieme ai suoi tifosi. In Slovacchia ha chiuso 52°, dopo una sosta di due mesi e mezzo
Questo significa che nel 2023 dovrai affrontare soprattutto gare in Spagna…
Sì e la cosa mi piace molto, non lo nascondo. Le gare iberiche mi sono sempre sembrate molto adatte alle mie caratteristiche, inoltre il loro calendario comincia prima, già a febbraio si parte con Maiorca e la cosa mi entusiasma. La stagione è molto ben distribuita, presenta molte occasioni utili per poter far bene.
Ora che cosa ti attende?
Faremo buona parte del calendario italiano, dall’Agostoni alla Gran Piemonte. Vorrei riuscire a centrare un buon risultato, anche come ringraziamento al team e alla fiducia che mi è stata accordata, per ripartire con la massima fiducia e in tranquillità.
Carboni alla sua ultima uscita in maglia neutra, ai tricolori di AlberobelloCarboni alla sua ultima uscita in maglia neutra, ai tricolori di Alberobello
Ora che le cose sono finite al meglio, che cosa ti è rimasto della lunga vicenda legata alla Gazprom?
Se mi guardo indietro, c’è tanto dispiacere. Si era creato un bellissimo gruppo e dall’oggi al domani è stato sciolto e spazzato via senza una ragione valida. La vicenda mi insegna che non si è mai troppo sicuri di quel che si ha, bisogna pensare sempre a fare qualcosa in più, a cercare di andare sempre oltre il limite. Non puoi sederti sugli allori perché in qualsiasi momento ti può capitare una situazione del genere.
Anno tutto storto per Carboni, marchigiano della Bardiani-Csf. Dopo il Giro si è rifugiato fra gli ulivi. E ora ricostruisce la base in mountain bike sui suoi monti
Ilnur Zakarin torna alla Gazprom da cui tutto cominciò. Ritrova Konichev in ammiraglia e insieme sognano il Giro. Poi andrà a Tokyo per vendicarsi di Rio
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Giovanni Carboni è un nuovo testimonial del Poliambulatorio Fisioradi Medical Center, la struttura pesarese da sempre molto vicina al mondo del ciclismo. Lo stesso professionista marchigiano sosterrà in futuro le iniziative che Fisioradi organizzerà, anche al di fuori dell’ambito propriamente ciclistico e sportivo più in generale. E questo anche in virtù dell’amicizia personale che Carboni ha con Maurizio Radi, il titolare dell’attrezzato centro medico e diagnostico.
Giovanni Carboni a Brisighella ha vinto la terza tappa dell’Adriatica Ionica Race Giovanni Carboni a Brisighella ha vinto la terza tappa dell’Adriatica Ionica Race
A Pesaro dal 2001
Fisioradi Medical Center nasce nel 2001 a Pesaro grazie all’intuizione di Maurizio Radi (fisioterapista, osteopata, chiropratico, chinesiologo) con l’ambizioso obiettivo di strutturare il centro in maniera completa al fine di poter liberare dal dolore chiunque si affidi alle sue mani, garantendo alle persone di ritornare nel più breve tempo possibile alla propria vita.
Radi aveva originariamente avviato la propria attività in un piccolo studio – ben presto frequentato da campioni del basket pesarese e del ciclismo, oltre ad atleti di altre discipline quali il calcio, il volley e il rugby – e motivato dalla volontà di creare qualcosa di importante, ha pensato di creare un centro molto innovativo per l’epoca. Una realtà che in questi vent’anni ha subito una costante crescita e diverse ristrutturazioni per mantenersi sempre un passo avanti, fino ad inaugurare nel settembre dell’anno scorso il nuovissimo Fisioradi Medical Center: una struttura di oltre mille metri quadrati con servizi di fisioterapia, riabilitazione, diagnostica, poliambulatorio e chirurgia ambulatoriale.
Questa è la facciata della nuova sede di Fisioradi
Per Fisioradi il ciclismo è più di una passione
Questa è la facciata della nuova sede di Fisioradi
Per Fisioradi il ciclismo è più di una passione
Il ciclismo una scuola di vita
«La nostra visione di unire tutto all’interno di una stessa struttura – ha dichiarato Maurizio Radi – è diventata finalmente realtà. Da noi in Fisioradi Medical Center la parola guarigione significa ritrovare il movimento adeguato al ritmo della propria vita. Stare bene e BEN-ESSERE non coincide solamente con il recupero fisico in un ambiente tecnologicamente avanzato e accogliente, ma vuol dire anche mantenimento e tonificazione. In una parola, wellness…
«Siamo davvero entusiasti di poter accogliere nel nostro pool di testimonial un atleta e un professionista del calibro di Giovanni Carboni. Il ciclismo per noi è una vera passione. Meglio, una scuola di vita… e non solamente per il sottoscritto. Sono certo che l’energia e l’esperienza di Giovanni ci aiuteranno senza dubbio a progredire e ad implementare iniziative e servizi dedicati espressamente a tutti gli appassionati delle due ruote».
«Avete trasformato una situazione negativa – dice Marina Romoli – in una altamente positiva. Magari non avreste mai avuto la possibilità di correre tutti e tre insieme in nazionale. Ti fa capire quanto conta non perdere se stessi e i propri valori, il crederci sempre. Perché nel momento in cui qualcuno ti dà un’opportunità, sei pronto a coglierla. Non eri solo, eri con dei compagni spinti dalla stessa motivazione».
Prosegue il racconto dell’incontro iniziato ieri fra Marina Romoli e Giovanni Carboni. Lo scopo è capire in che modo la delusione, la frustrazione e anche la rabbia per la chiusura della Gazprom sia diventata motivazione per tirare fuori il meglio e cambiare in modo permanente atteggiamento (in apertura, Christian Scaroni sul traguardo dei tricolori di Alberobello, chiusi al 9° posto).
«E’ stata proprio questa la differenza – risponde Carboni – con Malucelli ci cercavamo per allenarci, lui a Forlì e io a Fano. E tante volte ci dicevamo: per fortuna siamo usciti insieme, perché se ero a casa da solo, oggi non ce la facevo a fare questo allenamento. Ci siamo sostenuti a vicenda ed è stato questo che stringe e rafforza un rapporto non solo di squadra, ma di amicizia che ormai si è creato con tutti».
Allenarsi da soli non avrebbe portato frutti. Qui Malucelli (foto Instagram)Allenarsi da soli non avrebbe portato frutti. Qui Malucelli (foto Instagram)
Una lezione di vita
ROMOLI: «Il rapporto umano è alla base. E poi vivevate le stesse situazioni, per cui non c’era nemmeno bisogno di dirsi le cose e di lamentarsi. Attraversavate tutti lo stesso momento difficile. E poi avete condiviso anche tutto il dopo, perché siete andati tutti forte. C’è un messaggio che si può tirare fuori da tutto questo?».
CARBONI: «Si è creata una condizione che ci ha permesso di tirare fuori il meglio di noi. Da soli non ce l’avremmo mai fatta. Difficile trovare un altro messaggio. Quello che ho capito di me stesso è che sono molto determinato. A un certo punto non trovavo squadra, le cose non andavano e ho pensato che se nessuno mi voleva, forse non ero all’altezza di essere un professionista. La cosa che mi ha cambiato è stata la determinazione di mettere quel punto dopo il Sicilia. Trovare delle cose da fare in un determinato periodo di tempo, per capire bene chi fossi. Non sono un fenomeno, ma di fenomeni in gruppo ce ne sono pochissimi. Ora ho la consapevolezza che con il lavoro e il modo giusto di lavorare posso arrivare pronto a una gara. Questa situazione mi ha insegnato tanto».
ROMOLI: «Sei maturato, ti senti più forte?».
CARBONI: «Dicevo ai ragazzi: trovatemi una situazione peggiore di questa. Non abbiamo colpe e nonostante tutto, siamo messi così. Se usciamo da questa storia qua, voglio vedere come ce la giochiamo nei prossimi anni».
Marina in Puglia per i campionati italiani. Anche lei nel suo cammino ha volto in positivo un momento ben peggiore (foto Instagram)In Puglia per i tricolori. Anche Marina nel suo cammino ha volto in positivo un momento ben peggiore (foto Instagram)
Le persone più dei soldi
bici.PRO: «In cinque anni da professionista, eri mai stato così determinato, oppure quando le cose vanno bene si dà tutto per scontato e si diventa come i corridori di quel direttore sportivo?».
CARBONI: «Negli ultimi due anni avevo perso stimolo. In questa situazione mi sono ritrovato come da neoprofessionista, quando avevo un sacco di voglia di mettermi in gioco e convinzione in quello che facevo. Gli ultimi due anni sono stati difficili e mi sono messo in discussione anche io. Invece quando ho vinto mi sono ritrovato come da dilettante e i primi tempi da pro’, quando ho vestito la maglia di miglior giovane nel 2019. Ho ritrovato quelle sensazioni, il crederci prima del fare. Andare a letto la sera e avere la tranquillità che il giorno dopo sarebbe successo qualcosa di buono. Perché tanto quando vai forte, le cose te le senti».
ROMOLI: «Sarà vero che bisogna perdersi per ritrovarsi? Sei ripartito da zero, in qualche modo. Ma ascoltandoti e conoscendo un po’ la tua storia degli ultimi anni, non pensi che per arrivare a quello stato di grazia in cui ti sembra che tutto vada al rallentatore e tu sei lucidissimo o capisci d’istinto se la fuga sia giusta, non serva aver fatto 200 corse, ma avere dei compagni di cui ti fidi e qualcuno a livello tecnico che crede in te? Alla fine Bennati e la nazionale credevano in te e allo stesso tempo avevi dei compagni di cui ti fidavi altamente. Il resto contava anche poco…».
CARBONI: «E’ l’analisi giusta. Questa cosa qua nasceva dall’esperienza fatta con la Gazprom in ritiro. Io in quella squadra mi sono sentito coinvolto. Sentivo che il direttore sportivo e il preparatore facevano le cose perché ci credevano. Eravamo sul Teide e facevamo una cosa perché ci credevamo. Nessuno di noi era un fenomeno, a parte forse Zakarin per i suoi trascorsi. Eppure credevano in noi e questa cosa qua me la sono portata avanti anche se si è sfasciato tutto. Ho capito quello che serve per stare bene, quali sono le cose che ti servono. E ho capito che le persone fanno la differenza, più dei soldi».
Carboni, Scaroni, Piccolo e Zakarin, vigilia della Valenciana. Era ancora tutto normale (foto Instagram)Carboni, Scaroni, Piccolo e Zakarin, vigilia della Valenciana. Era ancora tutto normale (foto Instagram)
ROMOLI: «Le persone contano più dei soldi. Possono anche darti 100 mila euro, ma se poi ti distruggono psicologicamente, li butti via. Ti fai del male, non corri bene, rischi gli infortuni, ti ammali».
Le occasioni
bici.PRO: «Questa determinazione, aver vissuto questa esperienza riuscirà a trasformarti? Ci sarà un nuovo Carboni che sia più continuo e mantenga questo livello?».
CARBONI: «Dentro di me non mi pongo nemmeno la domanda. Questa cosa mi ha fatto crescere. Non è stata tanto la rabbia che mi ha mosso nella preparazione, quanto la determinazione. La rabbia in gara c’è stata e mi ha fatto dare quel qualcosa in più che puoi non avere in certi momenti. Però mi ha fatto crescere in generale. A mio parere, ma penso che sia così per tutti noi, superare una situazione come questa ti fa crescere e ti dà delle consapevolezze in più».
ROMOLI: «Si vede che sei più forte. Sicuramente la paura è una cosa importante e tu l’hai trasformata in consapevolezza di poter riuscire. Se riesci a controllare una situazione così, ti sei già trasformato anche come corridore».
CARBONI: «Ho cambiato anche il modo di vedere le cose. Prima magari ingigantivo problemi che non lo meritavano. All’italiano ho bucato prima del penultimo strappo ed è andato tutto per aria. In altri tempi mi sarei abbattuto, domenica sera invece sono andato a dormire sereno, perché tanto non era dipeso da me. In certe occasioni puoi insistere quando vuoi, ma ci sono fattori che non puoi controllare. L’unico giorno in cui è andato tutto bene, è stato alla Adriatica Ionica Race, nella tappa di Brisighella che ho vinto».
Adriatica Ionica Race, vittoria di Scaroni nell’ultima tappa: i tre Gazprom sono unitissimi (foto photors.it)Adriatica Ionica Race, vittoria di Scaroni nell’ultima tappa: i tre Gazprom sono unitissimi (foto photors.it)
ROMOLI: «Certo se non ti fosse arrivata la chiamata della nazionale, la botta sarebbe stata forte: in quel caso lo psicologo sarebbe stato utile. Perché mette parole che aiutano a metabolizzare le situazioni. Ce la puoi fare anche da solo, puoi galleggiare. Ma quando arriva l’onda troppo alta, lo psicologo lancia il salvagente. C’è pregiudizio. In realtà è come quando hai mal di schiena e vai dal fisioterapista. E’ l’ascolto disinteressato di una persona che ha gli strumenti per aiutarti…».
CARBONI: «Se la nazionale non ci faceva correre, eravamo messi davvero male. Quello è stato il primo e più grande aiuto concreto. Senza quello, eravamo finiti. Mi rendo conto quanto mi manchi il correre. In gara mi manca l’occhio. Quando all’italiano è andata via la fuga dei quattro, era indietro. Ho rimontato, poi Nibali ha fatto il buco per Battistella, come ha spiegato poi in un post, e io mi sono trovato spaesato. Mentre in altri anni, magari dopo aver corso il Giro, mi sarei mosso in automatico. La stessa caduta alla Adriatica Ionica nella tappa di Sirolo, è venuta per la troppa frenesia di fare. C’era ancora un po’ di insicurezza».
ROMOLI: «Serve sempre la fortuna, ma se ti fai trovare pronto quando ti danno una possibilità, come quella che vi ha dato Bennati, allora hai svoltato. I campioni fanno questo: sono pronti nel momento in cui si crea la possibilità».
C’è quella frase detta da un diesse WorldTour a Paolo Rosola durante la Adriatica Ionica Race che risuona nella testa. «Io ho corridori che guadagnano 300 mila euro all’anno e sono svogliati, quelli là non prendono lo stipendio da tre mesi eppure gli leggi in faccia la rabbia che serve per fare i corridori».
E’ solo un fatto di rabbia? Anni fa, in un’intervista parlando di Pozzato, Cancellara disse che Pippo faceva le cose migliori quando era arrabbiato e aveva qualcosa da dimostrare, per cui si trattava di una spinta effimera. Allora che cosa ha animato finora i ragazzi della Gazprom-RusVelo?
Lo abbiamo chiesto a Marina Romoli, prima atleta e laureata in psicologia. E lei ha proposto di aggiungere all’incontro anche Giovanni Carboni, come lei marchigiano e coinvolto direttamente nel discorso. E’ nata così una spettacolare tavola rotonda, che ha permesso di stare alla larga dal luogo comune e ha fornito la risposta alle domande. Chi scrive è rimasto a lungo in un angolo, lasciando loro il microfono.
Per rendere la lettura più avegole, abbiamo deciso di spezzare l’articolo in due parti. La seconda sarà pubblicata domani, ugualmente alle 9,30.
Anche la laurea di Marina Romoli (foto Instagram) è stata la reazione a una situazione inattesa e certo non volutaAnche la laurea di Marina Romoli (foto Instagram) è stata la reazione a una situazione inattesa e certo non voluta
Teide, prima l’incredulità
ROMOLI: «Che cosa hai provato all’inizio, quando tutto è cominciato e non potevi più correre? Era rabbia o delusione? Prima di tutto vorrei capire da dove sei partito, per arrivare a dove sei adesso…».
CARBONI: «E’ stata una situazione molto strana. Eravamo in una squadra che ci metteva a disposizione il 100 per cento. Quando è successo tutto, ero sul Teide assieme a Conci e Zakarin. Erano già due settimane, una cosa che non avevo mai fatto prima. I dati di allenamento erano notevoli e mi dicevo ogni giorno: “Vedi che funziona?”. Avevo la testa alla Tirreno-Adriatico e al Catalunya. Ero in condizione di massimo benessere… Da un giorno all’altro, di colpo, sono passato da questi pensieri a non sapere cosa fare. Ero incredulo, mi sembrava una cosa assurda. Ho passato le prime due settimane a pensare che in un modo o nell’altro si sarebbe risolta. Poi di colpo ho iniziato a rendermi conto di quello che era veramente, che non sarebbe ripartito proprio niente».
ROMOLI: «Quindi sei passato da uno stato di confusione, a una fase di grandi domande…».
CARBONI: «Di mio sono sempre stato ottimista. All’inizio c’era lo stato di confusione, ma provavo a pensare positivo… ».
Lo stop della Gazprom è arrivato mentre Carboni e i compagni erano sul Teide preparando la Tirreno (foto Instagram)Lo stop della Gazprom è arrivato mentre Carboni e i compagni erano sul Teide preparando la Tirreno (foto Instagram)
Tirreno, i giorni del crollo
ROMOLI: «Qual è stato il momento in cui hai capito che la situazione non si sarebbe risolta cosi in fretta?».
CARBONI: «La settimana della Tirreno-Adriatico, mentre gli altri correvano e noi siamo rimasti fuori. Era intorno al 12 di marzo. Quella settimana lì mi sono anche ammalato, sono stato costretto a rimanere fermo ed è stato il momento più basso di questi cinque anni da professionista. Mi sono reso conto che la guerra non passava. Dicevano tutti che doveva finire in fretta, invece non passava. Quando ho ripreso ad andare in bici, la condizione è passata da quella bella del Teide a sensazioni stranissime. Sono state due settimane difficili. Ho provato il vero sconforto, da chiedersi perché andassi in bici e che senso avesse. E perché fossi finito in una situazione del genere. Capitano tutte a me…».
ROMOLI: «Pensi di esserti ammalato anche per un fatto psicologico, per tutte le situazioni che stavi affrontando?».
CARBONI: «Secondo me sì, è stato un insieme di cose. Quella settimana nelle Marche era freddissimo e io venivo dal Teide dove ero caldo. Ho fatto qualche giorno senza allenarmi troppo, poi mi sono detto che fosse ora di ricominciare, perché di sicuro sarei tornato a correre. Così ho fatto un paio di allenamenti lunghi, anche se non c’era bisogno, ma per scaricare il nervoso. Un giorno ho preso un’oretta di acqua, che ci saranno stati 4 gradi e due giorni dopo mi sono ammalato. Era pieno inverno, eravamo tirati e magri, le difese immunitarie basse. Nervoso e stress in aggiunta ed è stato tutto un insieme».
Di colpo non c’era più una squadra per cui correre: cosa fare? C’è delusione più che rabbia (foto Instagram)Di colpo non c’era più una squadra per cui correre: cosa fare? C’è delusione più che rabbia (foto Instagram)
ROMOLI: «Quindi nel momento in cui non hai potuto correre la Tirreno-Adriatico che era il tuo primo obiettivo vero di stagione, hai realizzato la situazione che è ancora attuale. In quel momento eri più arrabbiato o deluso? Riesci a fare la distinzione?».
CARBONI: «Tanta delusione. Mi sono ritrovato dalle stelle alle stalle senza poterci fare niente. In bici puoi sfogare e trasformare la rabbia in una spinta positiva. Ma quando non corri e hai davanti una situazione grande come una guerra, con chi ti arrabbi? Con le istituzioni è una battaglia persa».
Arriva la chiamata in azzurro. Dopo la Coppi e Bartali, il Giro di Sicilia: qui con MalucelliArriva la chiamata in azzurro. Dopo la Coppi e Bartali, il Giro di Sicilia: qui con Malucelli
Sicilia, inizia la reazione
ROMOLI: «Come hai fatto a trasformare il negativo in positivo, visto che poi sei arrivato alla vittoria? Come hai trasformato la delusione in voglia di riscatto? Hai avuto l’aiuto di qualcuno a livello psicologico? Hai parlato con i tuoi compagni? Quando c’è stata la svolta e ti sei detto: adesso conosco il problema, devo trovare la soluzione?».
CARBONI: «In un primo tempo, i familiari, gli amici e anche il fisioterapista mi hanno consigliato di rivolgermi a uno psicologo per farmi ragionare in maniera diversa. Io ho sempre pensato che il mental coach sia importante, ma siccome sono testardo, ho deciso che dovevo farcela da solo. Ho fatto la Coppi e Bartali, ho tenuto duro, ma capivo che le sensazioni non fossero le migliori. Stavo bene, ma anche al Sicilia ero strano, sentivo che mancava qualcosa. A quel punto ho tirato una riga. Ho analizzato il fatto che sono sempre andato forte dopo il Giro d’Italia. Ho guardato che corse potevo fare e ho visto che a giugno c’era la possibilità di fare l’Adriatica Ionica e il campionato italiano e mi sono detto: non posso mollare adesso. Era aprile, mancava un mese e mezzo. Sapevo cosa fare. Ho trasformato la delusione in razionalità».
La vittoria di Malucelli in Sicilia è diventata uno stimolo per tutti. La rabbia diventa motivazioneLa vittoria di Malucelli in Sicilia è diventata uno stimolo per tutti. La rabbia diventa motivazione
Una bolla di condizioni favorevoli
ROMOLI: «Ti sei fissato degli obiettivi intermedi…»
CARBONI: «Avevo uno spazio temporale in cui lavorare. Avevo la sicurezza degli anni passati. Mentalmente ero sicuro che in un mese sarei tornato ad andare forte e ho cominciato a lavorare, non pensando più alla parte burocratica. Non ho più pensato ad Accpi e CPA, tante parole e pochi fatti, ho iniziato a essere concreto. Con l’aiuto di Marco Benfatto e Maurizio Mazzoleni che ci hanno seguito per la preparazione. Ha aiutato tanto anche il fatto di esserci legati tanto con Scaroni e Malucelli. Soprattutto con “Malu” ho condiviso tanti allenamenti. Tutto questo ha creato una bolla di condizioni favorevoli che dopo due mesi senza corse ci ha portato a essere in condizione alla Adriatica Ionica, lavorando a casa da soli. Perché un conto è essere lontani dalle corse, ma in ritiro con la squadra. Un altro è essere a casa da soli».
bici.PRO: «Nei giorni della Tirreno arrivò però la convocazione in nazionale. Quanto ha contato la possibilità di correre? E quanto ha contato il rapporto che si è creato fra voi, l’essere squadra senza avere una squadra?».
CARBONI: «Secondo me la differenza per tutti quanti l’ha fatta il vedere che lavorando bene, si arrivava a un risultato. Per chi corre, il risultato ripaga del lavoro fatto. E se ci arrivava uno di noi, poteva arrivarci anche l’altro. Si è creata questa forza di squadra che ti stimola. Vedere che tutti eravamo nella stessa barca e remavamo nella stessa direzione».
Ai mondiali del 2010, le azzurre inviano un messaggio a Marina pochi mesi dopo il suo incidente (foto Scanferla)Ai mondiali del 2010, le azzurre inviano un messaggio a Marina pochi mesi dopo il suo incidente (foto Scanferla)
La fiducia di Bennati
ROMOLI: «E’ stato importante che la nazionale e Bennati abbiano creduto in voi e vi abbiano fatto correre. Non era una squadra qualsiasi, avete corso con la maglia della nazionale. E io so quanto quella maglia faccia a livello morale e di responsabilità. C’era stato qualcuno che credeva in voi…».
CARBONI: «Quella maglia e vedere Bennati e tutto lo staff lì per noi, ci ha reso squadra. E’ stato il punto che ci ha fatto svoltare e ci ha reso squadra più di quello che eravamo. Forse con la Gazprom avremmo potuto ottenere più risultati, ma saremmo stati meno squadra. La nazionale ci ha reso una squadra che ci ha legato e ci lega tutt’ora».
La seconda parte dell’articolo sarà pubblicata domani, ugualmente alle 9,30
Anno tutto storto per Carboni, marchigiano della Bardiani-Csf. Dopo il Giro si è rifugiato fra gli ulivi. E ora ricostruisce la base in mountain bike sui suoi monti
Conci si è accasato alla Alpecin-Fenix Development. Fedeli è stato appena annunciato alla Eolo-Kometa. Piccolo ha ripreso ad allenarsi. Marco Canola correrà i campionati italiani con una divisa neutra. E poi ci sono Carboni, Malucelli e Scaroni che andranno in Puglia approfittando di un… treno speciale e inatteso. I ragazzi della Gazprom ce la mettono tutti e la sfida tricolore è la prossima, ma rischia di restare a lungo l’ultima per chi non si fosse ancora accasato. Sono rimasti in quattro.
Nonostante le vittorie ottenute negli ultimi mesi, fra il Giro di Sicilia e la Adriatica Ionica Race, sono proprio loro ad aver incontrato le difficoltà maggiori.
«Si è mosso davvero poco – dice Carboni – mi aspettavo qualcosa di più. Non critico nessuno, il fatto è che i soldi sono pochi per tutti e l’attività striminzita».
E’ fresco di annuncio, ma era nell’aria da giorni, il passaggio di Fedeli alla Eolo-Kometa: debutto al tricoloreE’ fresco di annuncio il passaggio di Fedeli alla Eolo-Kometa: debutto al tricolore
Un furgone e tre bici
Il treno per il tricolore di cui si parlava è un’occasione nata nelle Marche grazie all’appoggio di Francesco Cingolani, il cui negozio di recente acquisito da Specialized Italia, si è messo a disposizione per dare una mano a Carboni, Malucelli e Scaroni.
«Abbiamo continuato ad allenarci al meglio che potevamo – dice proprio Carboni – ma proprio per l’idea di fare tutto al meglio, ci siamo resi conto che la squadra non aveva più materiale per sistemare le nostre Look. Così ho parlato con Francesco e siamo riusciti a trovare un supporto tecnico per il tricolore. Mette a nostra disposizione tre bici, un furgone Specialized e accessori come ruote, scarpe e manubri. Materiale per il campionato italiano e poi speriamo che poi le cose in qualche modo cambino…».
Malucelli, Carboni e Scaroni nel giorni di Brisighella, quando Giovanni ha centrato la sua prima vittoria da pro’Malucelli, Carboni e Scaroni nel giorni di Brisighella, quando Giovanni ha centrato la sua prima vittoria da pro’
Anche Moro e Pengo
Dopo il supporto della nazionale, eccone dunque un altro che si annuncia piuttosto concreto e li aiuterà a gestire la trasferta in Puglia.
«La nazionale ci ha dato un aiuto immenso – riconosce il marchigiano – e per i tricolori avremo ancora a disposizione Luigino Moro come massaggiatore ed Enrico Pengo come meccanico. Avremo in appoggio l’ammiraglia dell’Accpi, ma Cingolani farà viaggiare con noi anche due ragazzi del suo staff, indispensabili per poter gestire i rifornimenti in una corsa che si annuncia caldissima. Il percorso non è troppo duro, ma neanche sarà una passeggiata. Si vince pur sempre il tricolore, ci tengono tutti. Per noi che abbiamo corso per l’ultima volta due settimane fa, rimane l’incognita del ritmo gara, ma magari la corsa di un giorno e il caldo livelleranno il gruppo. Non abbiamo nulla da perdere. So di essermi allenato tanto, ho fatto il massimo. Credo di avere gli stessi chilometri di quelli che stanno correndo.
«I problemi inizieranno dopo – riflette – non ci voglio pensare. Finora siamo andati bene mettendo a frutto la preparazione invernale. Ora si tratterebbe di ricominciare. Staccare dopo l’italiano, andare in altura con la prospettiva di fare quali corse?».
Francesco Cingolani è stato per due volte azzurro ai mondiali di crossFrancesco Cingolani è stato per due volte azzurro ai mondiali di cross
Il gesto di Cingolani
Francesco Cingolani racconta di quando, dopo la vittoria di Carboni alla Adriatica Ionica Race, mandò un messaggio per fargli i complimenti.
«Giovanni – dice – lo conosco da sempre, perché cominciò a correre nella nostra società. E’ un bravo ragazzo, un professionista serio che si merita un po’ di fortuna. Dopo quel messaggio, disse che sarebbe venuto a farmi visita ed è nata l’idea. Io non ci avevo pensato, non sapevo quali vincoli avessero. Gli abbiamo dato tre Tarmac SL7 montate Sram, mentre Specialized ha fatto arrivare altri accessori. Non c’è una data di fine prestito. Intanto il tricolore e poi si spera che possano trovare una sistemazione migliore».
Marco Canola si è impegnato con l’Accpi per lanciare la campagna “WHY?” che ha avuto visibilità durante il GiroMarco Canola si è impegnato con l’Accpi per lanciare la campagna “WHY?” che ha avuto visibilità durante il Giro
L’amarezza di Canola
Resta giù dal pulmino il solo Marco Canola. Probabilmente i rapporti si sono un po’ allentati in occasione della campagna “WHY?” e il suo braccialetto azzurro, mentre gli altri si aspettavano forse un’azione più decisa.
«Corro da solo – dice il veneto – non mi appoggio a nessuno. Avrò solo l’ammiraglia in comune per l’acqua, tutto qui. Devono vedere tutti a cos’ha portato l’oscenità da parte dell’UCI, la difficoltà del provare a continuare come stiamo facendo. Vado avanti così, ma se Cassani non farà la squadra, non vedo molte possibilità. Mi sto defilando poco a poco. Sarei contento che gli altri continuassero, a me non è mai piaciuta l’idea di “togliere” un posto in altre squadre ad altri che sono più giovani di me.
«Spero magari di continuare a rimanere nell’ambiente, con un altro ruolo, per aiutare a migliorare (nel mio piccolo) questo sport. Perché ha bisogno di tanti cambiamenti, partendo dal lato umano. Meno numeri e più umanità».
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