Velasco torna indietro sul rettilineo di arrivo con le scatole girate e senza nemmeno tentare di nasconderlo. Ha lavorato sodo quest’inverno e ora ha la faccia scura, un po’ per la polvere e un po’ per il cattivo umore. Le gambe pulsano di fatica. Dopo la tappaccia di ieri, aver beccato la fuga è stato già una mezza impresa. Per questo arrivare terzo in volata provoca nervosismo e malumore.
«Ogni giorno a tutta – dice – sto battendo in continuazione i miei best di sempre. Oggi solo terzo. E dico solo, perché sono veloce. Ma va bene, devo trovare la condizione per le prossime gare e la vittoria sarebbe stata un sogno».
Le gambe dure
La tappa è partita da Castelraimondo, in questo primo giorno di zona rossa in cui la gente non sa che cosa pensare. Come fai in un piccolo paese, ancora ferito dal terremoto, a restare chiuso in casa se nelle strade arrivano i più campioni del ciclismo? E allora qualcuno fa capolino e si avvicina alle transenne, cercando di capire se i Carabinieri lo manderanno via. Ma le cose vanno bene, i gendarmi capiscono e si limitano a sincerarsi che le distanze vengano mantenute. E in breve la partenza diventa una festa, sia pure con pochi invitati, in cui si parla ancora della tappa di ieri. E Villella, pronto per partire, solleva il mento in direzione di Van Aert e dice: «Lui è quello più forte, con quel fisico che si ritrova».
Sembrava una tappa per i velocisti, invece la fatica si è fatta sentire. E anche grazie all’andatura folle del gruppo (corsa a 45,645 orari, la tappa di oggi è stata la seconda più veloce nella storia della Tirreno-Adriatico) a 30 chilometri dall’arrivo si è sganciata la fuga dei sei che si sono giocati la vittoria. Era l’ultima occasione, per questo la vittoria di Mads Wurtz Schmidt brucia ancora nello sguardo di Velasco.
Corsa leggendaria
Senza fare polemiche perché forse non hanno mai dato nulla per scontato, i corridori della Gazprom Rusvelo si sono ritrovati fuori dal Giro e anche dalla Sanremo. E così adesso l’orizzonte di Simone va oltre il prossimo sabato di cui si sente parlare sempre più spesso in corsa e alle partenze. La prossima corsa sarà il Coppi e Bartali e tutta questa fatica speriamo serva a qualcosa. Nel frattempo attorno alla transenna si stanno avvicinando i pochi tifosi presenti sull’arrivo che scattano foto a raffica, in questo ciclismo di campioni lontani.
«Ieri di certo – sorride – di fatica ne abbiamo fatta tanta. Credo sia stata davvero una corsa leggendaria. La prima ora siamo andati a quasi 60 all’ora e per me non è stato semplice. Peso 60 chili da bagnato, immaginate che cosa sia stato. Poi quando siamo arrivati sul circuito, le cose sono andate un po’ meglio. Mi sentivo bene, ma quando ho visto come si era messa, ho pensato di tirare il fiato pensando alla tappa di oggi e alla fine ho raccolto qualche briciola».
Direzione Ardenne
Nel mirino, la Coppi e Bartali, dove ha già vinto una tappa nel 2019, poi il debutto alle Classiche delle Ardenne. Se qualcosa vogliamo salvare in questa primavera di pochi inviti, la partecipazione alle corse del Belgio riporta un buon sapore in bocca, soprattutto correndole accanto a Kreuziger e con Konychev sull’ammiraglia. Ora però la gente intorno è troppa, l’aria rinfresca e Simone fa spallucce girando la bici e avviandosi verso il pullman. Solo due italiani in questa Tirreno sono saliti sul podio di tappa: Ballerini a Gualdo Tadino e lui qui a Lido di Fermo. Viste le andature del gruppo e il livello medio dei partenti, sarà più facile farsene una ragione.