Giovani e vecchi, crescita e passione: parla Mazzoleni

25.12.2022
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Metti una sera con Maurizio Mazzoleni, preparatore della Astana Qazaqstan Team (in apertura, foto Sprint Cycling/Astana), ragionando sulla direzione del professionismo. Parlando dei giovani che arrivano spediti al professionismo e dei… vecchi costretti ad adeguarsi per stare al passo coi tempi.

Nei giorni scorsi, Cataldo ci ha parlato nelle ragioni – fatte di alimentazione e tecnologia – per cui in gruppo si va fortissimo. Pozzovivo ha raccontato che il continuo confronto con gli atleti più giovani lo ha costretto a migliorarsi per non perdere il passo.

Mazzoleni Dorelan
Maurizio Mazzoleni è preparatore dell’Astana da 12 anni ed è testimone diretto dei cambiamenti del ciclismo
Mazzoleni Dorelan
Mazzoleni è preparatore dell’Astana da 12 anni ed è testimone diretto dei cambiamenti del ciclismo
Sembra di vedere due mondi lontanissimi che convivono: la precocità dei giovani genera perplessità nei più esperti…

I ragazzi passano professionisti con delle qualità numeriche più alte rispetto a quello che succedeva una quindicina di anni fa. E’ facile pensare che il delta di miglioramento sia inferiore, ma essendo già ad alto livello potrebbe andare anche bene. Ci si chiede se possano tenere l’alto livello per più stagioni, ma nulla lo vieta. Se si lavora bene, magari è possibile. I corridori più esperti hanno questo dubbio. Vedono i ragazzi che arrivano veramente pronti e si interrogano sulla loro possibilità di crescita.

Si teme che siano troppo spremuti.

Esatto. Secondo loro sono più pressati dal punto di vista psicologico, facendo già questi risultati. La situazione dovrà essere analizzata caso per caso, ognuno avrà il suo percorso. Quando ci sono dei cambiamenti generazionali, anche a livello sociale, si fa sempre il confronto con la propria generazione. Però in realtà ogni generazione ha le sue prerogative. Oggi si è precoci in tanti ambiti, magari c’è da considerarlo anche nel ciclismo.

Il fatto di cominciare a lavorare in maniera più scientifica da juniores incide sulla fisiologia?

Sicuramente sì. Fra gli allievi, la parte della fisiologia deve essere un insegnamento. Da juniores diventa una competenza che l’atleta deve avere, perché il ciclismo è forse l’unico sport in cui l’allenatore non è presente quotidianamente sul campo d’allenamento, ma effettua il suo lavoro spesso in maniera differita. Quindi l’atleta deve acquisire queste capacità di allenamento già da junior. Con l’arrivo negli under 23, la cosa diventa sempre più specifica fino al passaggio al professionismo. In questi anni abbiamo tanti casi di juniores che passano in strutture professionistiche. Non è tutto male, non è tutto bene, a patto che le cose vengano fatte in una determinata maniera. A livello numerico e fisico sono pronti. Poi c’è tutto il resto, su cui bisogna lavorare e stare molto attenti.

Evenepoel ha iniziato a correre tardi ed era un fenomeno sin dagli juniores e non ha smesso di migliorare
Evenepoel ha iniziato a correre tardi ed era un fenomeno sin dagli juniores e non ha smesso di migliorare
Attività giovanile: c’è chi lavora per appuntamenti, facendo corse a tappe e periodi di preparazione. E poi chi lavora all’italiana, correndo molto di più.

Lo schema più simile al professionismo è il primo, cioè quello di preparare l’appuntamento. L’altra tipologia comunque ha portato buonissimi risultati. Il tempo passa veloce e dimentichiamo che l’anno scorso abbiamo vinto il mondiale under 23 con Baroncini e Gazzoli è arrivato al quarto posto, per cui il nostro movimento c’è. La mancanza di un leader italiano nei grandi Giri genera spesso una visione negativa, però secondo me è solo questione di tempo. Perché i talenti prima devono nascere e poi vanno coltivati. Quindi, nella lotteria del nascere, dobbiamo attendere l’atleta giusto per i grandi Giri.

Parliamo di giovani. Come si gestisce ad esempio l’inserimento di Garofoli, che ha appena compiuto 20 anni, nel WorldTour?

Lui viene da due annate un po’ particolari. Il primo anno c’è stato il Covid e quindi ha corso poco fra gli U23. Quest’anno poi ha avuto la miocardite ed è stato tanti mesi fermo, fino al via libera dei medici. Infine ha fatto un buon finale di stagione. E’ un atleta maturo, uno di quelli che lavorava con metodo già da junior ed era un vincente. Quindi non è un pesce fuor d’acqua nel contesto professionistico. D’altro canto, il vantaggio delle development è che già quest’anno ha lavorato con lo stesso sistema, gli stessi materiali, le stesse persone e quindi sarà più facile da inserire. A parte il cambio di categoria, che però è relativo.

In che senso?

Potendo gestire noi i calendari, farà magari la prima gara WorldTour ad aprile. Le altre saranno del livello che ha già affrontato nella development. Quindi ha buoni valori di partenza e verrà accompagnato. Ci aspettiamo che continui nel suo processo di crescita. Ieri gli abbiamo consegnato i programmi per la prima parte di stagione e, nel presentarglieli, ho fatto due volte riferimento alla parola “crescita”. Ci teniamo che il giovane continui questo processo. 

Nel 2022 Garofoli ha corso nella Astana Development e ora approda al WorldTour. Mazzoleni spiega il suo inserimento
Nel 2022 Garofoli ha corso nella Astana Development e ora approda al WorldTour. Mazzoleni spiega il suo inserimento
Il processo di crescita prevede anche gare in cui possa fare risultato?

E’ il discorso che facevamo prima. Ci saranno anche gare di un livello leggermente inferiore, in cui avrà la libertà di provarci. Senza dimenticarci che la nazionale italiana, qualora lo ritenga opportuno, potrebbe anche convocarlo per gare internazionali, come l’Avenir o i mondiali. Quest’anno abbiamo vinto il mondiale under 23 con Fedorov ed è un aspetto importante per il percorso di crescita.

Per voi non è un problema? Guercilena ad esempio è contrario all’eventuale convocazione di Tiberi.

Sono cose che valutiamo col team. Se è un passaggio che ha senso nel processo di crescita, perché no? Se invece non collimasse con i programmi della squadra, si valuterà caso per caso. Però non abbiamo veti particolare.

Cataldo ha tracciato l’identikit del corridore moderno e ci è parso abbastanza al limite: secondo te si potrà crescere ancora?

I margini, come in tutti i settori, ci saranno sempre. E proprio quando si pensa di essere arrivati, in realtà non si è mai arrivati. Ci saranno sempre nuove frontiere nei materiali, nella preparazione, nella nutrizione, in tutto. Quindi penso che siamo arrivati a un altissimo livello rispetto agli anni precedenti, ma sicuro tra 10 anni ci ritroveremo a parlare di aspetti che adesso magari non stavamo considerando.

A Villafranca de Ordizia nel 2021, Sanchez (38 anni) batte Ayuso (18). Secondo Mazzoleni, gli atleti maturi possono stare al passo
A Villafranca de Ordizia nel 2021, Sanchez (38 anni) batte Ayuso (18). Secondo Mazzoleni, gli atleti maturi possono stare al passo
Tanti ragazzi… anziani raccontano di essersi dovuti adattare alle nuove metodiche.

Quelli con più anni che sono rimasti nel ciclismo hanno fatto questo cambio di passo. Abbiamo avuto Cataldo qui in Astana e lavorava già con il nutrizionista, con il calcolo calorico e tutto il resto. Idem per Luis León Sanchez, non è che stiano facendo un ciclismo di vecchia data. Si sono veramente adattati e riescono ad avere performance veramente buone in anni in cui prima non si pensava si potessero ottenere. Frutto di talento, ma anche dell’essere stati al passo con le novità. Sono stati bravi ad adattare il loro talento al passare degli anni, con l’utilizzo di nuove tecnologie. Controllando ad esempio le ore di sonno, la variabilità cardiaca durante la notte, dosare l’allenamento successivo in base al riposo che hanno fatto. Magari prima era una sensazione: ho dormito male, quindi mi alleno di meno. Adesso ci sono dei dati e questi atleti sono stati capaci di utilizzarli per migliorarsi e quindi arrivare anche ad età avanzata.

Quanto deve essere presente un corridore a se stesso per tenere d’occhio questi aspetti?

A livello professionistico è tutto un po’ più semplice – spiega Mazzoleni – perché per ogni settore abbiamo a disposizione l’allenatore e il nutrizionista accanto al corridore. Non è così difficile, ma resta il fatto che correre è un’attività lavorativa quotidiana, che non si ferma al semplice allenamento. Adesso veramente ci sono tanti minuti dalla giornata, che poi sommati diventano ore, che gli atleti devono dedicare a questi aspetti. E’ stato un cambio di passo inevitabile.

Dumoulin ha smesso, è ritornato e poi ha smesso ancora, parlando di fatica nel sopportare la vita da pro’
Dumoulin ha smesso, è ritornato e poi ha smesso ancora, parlando di fatica nel sopportare la vita da pro’
C’è rischio che tutto questo diventi stress?

Se viene fatta nel modo errato, si. Io faccio sempre riferimento alla passione, soprattutto coi più giovani. Il ciclismo è passione, perché è uno sport di fatica e senza la passione è difficile che un ragazzo lo scelga. Se la fiamma resta accesa, non ci sono problemi. Senza passione, davanti a tante incombenze, l’atleta può avere un’involuzione. In effetti è capitato che per alcuni sia diventato tutto troppo pesante. E si leggono anche interviste in cui si usano queste espressioni. Ma se viene tutto alimentato dalla passione, passa tutto in secondo piano.

Amadori: Garofoli, Germani, Milesi… e WorldTour sia

14.12.2022
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Li ha avuti tutti e tre fra le mani. Purtroppo non tutti insieme in corsa nel loro massimo ed è stato un vero peccato per Marino Amadori. Parliamo del cittì della nazionale under 23, chiaramente, e di Gianmarco Garofoli, Lorenzo Germani e Lorenzo Milesi. Questi tre ragazzi passeranno tutti nel WorldTour.

E’ un bel segnale per il nostro ciclismo. Si tratta davvero di giovani di spessore e Amadori ci aiuta a capire come se la potranno cavare. Potranno dire la loro? Conoscendoli, sia per caratteristiche atletiche che mentali, ci verrebbe da dire di sì. Ma sentiamo il cittì.

Gianmarco Garofoli (21 anni a ottobre) viene da una stagione difficile, una vittoria in una gara in Puglia e tanta determinazione. Martinelli è pronto ad abbracciarlo
Gianmarco Garofoli (21 anni a ottobre) viene da una stagione difficile, una vittoria in una gara in Puglia e tanta determinazione
Marino, Garofoli, Germani e Milesi passeranno tutti e tre. Tre italiani in più nel WorldTour…

Ragazzi che hanno una grandissima motivazione. Che dire, vedendo come gira il mondo attuale, in cui i migliori juniores passano nelle WorldTour, ma intendo proprio le prime squadre – vedete la Ineos-Grenadiers – ci sta che passino ragazzi come loro. Sono atleti di qualità. E poi in fin dei conti sarebbero stati di terzo anno. Magari Garofoli un anno, quest’ultimo, lo ha quasi perso del tutto, ma come ho detto ha grande motivazione.

Garofoli, che andrà all’Astana Qazaqstan, in effetti lo hai avuto poco quest’anno, più nel 2021 che lo hai portato anche all’Avenir…

Sì, ma che determinazione ha avuto? Alla prima corsa è rientrato e ha vinto. E lo ha fatto con la maglia della nazionale, con un discreto livello di partecipazione, visto che c’era gente che doveva andare al mondiale, e dopo i tanti problemi di salute avuti. Per me è pronto per il salto.

Germani? Lui passa dalla continental alla prima squadra della Groupama-Fdj

Anche lui purtroppo nel finale di stagione non è stato presente con la nazionale e solo in parte con la sua squadra, per quel problema avuto al Sestriere (un auto lo ha investito e addio mondiale, ndr), ma nel complesso Lorenzo ha dimostrato tanto. Sia per costanza di rendimento, che per il lavoro fatto. E per le vittorie.

E poi c’è Milesi alla Dsm

Lorenzo non lo scopriamo quest’anno. Nel 2022 ha alzato tanto l’asticella nonostante abbia iniziato da poco.

Lorenzo Germani (21 anni a marzo) quest’anno ha vinto, tra le altre corse, il campionato italiano U23. E’ già un perno per la Groupama-Fdj
Lorenzo Germani (21 anni a marzo) quest’anno ha vinto, tra le altre corse, il campionato italiano U23. E’ già un perno per la Groupama-Fdj
E infatti ti avremmo chiesto se nel suo caso, vista la poca esperienza nel ciclismo, non sarebbe stato meglio fare un anno in più tra gli under?

No perché ha dimostrato tanto. Insomma, questo ragazzo ha vinto all’Avenir e sappiamo che livello ci sia in quella gara. Tra l’altro ha vinto all’ultima tappa e le altre non è che le avesse fatte a ruota. Piuttosto spero che a tutti loro non tarpino le ali. Questo è il mio dubbio. Ma poi sono pur sempre atleti nel WorldTour, gli danno dei compiti da svolgere e sono pagati per quello. Il rischio è che poi non abbiano più aspirazione per ottenere risultati personali.

Ed è più o meno quello che sostiene Roberto Reverberi: certi atleti in squadre tipo la Bardiani avrebbero più spazio…

Il “problema” per assurdo è che queste grandi squadre hanno il vivaio. Li prendono da juniores. Li crescono e li tengono loro giustamente. Posso solo augurarmi che prevalga il buon senso e che abbiano le loro possibilità.

Cosa possono fare allora German, Garofoli e Milesi? Dovrebbero farsi sentire?

No, devono lavorare bene. Tanto bene da avere la convinzione di chiedere spazio prima o poi. Mi viene in mente Aleotti. Per me lui è un leader e mi auguro che entro un paio di anni possa fare classifica in un grande Giro.

Lorenzo Milesi (21 anni a marzo) ha vinto all’Avenir. E’ anche un ottimo cronoman. La Dsm lo aspetta
Lorenzo Milesi (21 anni a marzo) ha vinto all’Avenir. E’ anche un ottimo cronoman. La Dsm lo aspetta
Forse in questo caso Germani potrebbe avere qualche piccolo vantaggio. Nella Groupama-Fdj sono passati in tanti dalla continental, possono fare gruppo, già si conoscono e Madiot (il team manager, ndr) gli ha detto che in Coppa di Francia se la potranno giocare…

In effetti quella squadra è un po’ particolare. Passano in blocco e di conseguenza ci può essere un calendario per tutelare i giovani. Senza dimenticare che alcuni di questi ragazzi avranno grosse possibilità già in gare di prima fascia. Ma torno a dire che questi tre hanno le spalle grosse e se la caveranno.

Sono tanti anni che ti passano i corridori tra le mani, chi ti ricordano questi tre atleti?

In 12 anni ne ho visti di atleti talentuosi che poi si sono persi, pertanto faccio fatica a fare un paragone. Posso dire che questi tre mi sembrano molto motivati di loro anche giù dalla bici. E non è poco.

Incrociamo le dita insomma…

Esatto, mi spiace sentire dire che in Italia abbiamo lavorato male e che il ciclismo italiano è in crisi. Ma al Giro d’Italia abbiamo vinto con Covi, Dainese, Oldani, Sobrero. Abbiamo gente come Piccolo, Baroncini, Tiberi, Bagioli. Andrea può vincere qualsiasi corsa. Non sono pochi e altri ce ne sono.

La generazione Z secondo Garofoli e Umbri

28.11.2022
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Una “Serata di grande ciclismo”. E’ questo il nome dell’evento organizzato dalla sinergia imprenditoriale tra Maurizio Radi (Fisioradi Medical Center) e Giacomo Rossi (Cà Virginia Country House Bike Resort). Un’occasione per radunare a Pesaro talenti come Garofoli, Carboni, Zana e tanti altri atleti meritevoli del panorama marchigiano e non solo. Nella serata presentata da Ivan Cecchini le immagini e gli ospiti che si sono susseguiti sul palco hanno fatto assaporare un ciclismo che sta crescendo e che è in grado di emozionare.

In un panorama sportivo orfano di talenti come Nibali e Colbrelli, la paura del “vuoto” attanaglia i pensieri di molti tifosi. Talenti come Evenepoel, Van Aert e Pogacar fanno innamorare e stare incollati alla tv milioni di appassionati. Purtroppo però mancano le firme azzurre negli ordini d’arrivo prestigiosi. Così sul palco vediamo premiati Gianmarco Garofoli e Gidas Umbri due interpreti e rappresentanti marchigiani della generazione Z, rispettivamente 2002 e 2001. Due talenti che ci hanno fatto tornare in mente altri quattro nomi, tutti classe 2002. Lorenzo Milesi, Lorenzo Germani, Davide Piganzoli e Davide De Pretto. Gianmarco, Gidas: che cosa pensate di loro?

Milesi anche l’anno prossimo farà parte del Development Team DSM
Milesi anche l’anno prossimo farà parte del Development Team DSM

Milesi, il vento in faccia

GAROFOLI: «Primo anno juniores è arrivato secondo ai campionati italiani a cronometro‚.

UMBRI: «Ti sbagli, era secondo anno, me lo ricordo perché io ho fatto quinto. Aveva battuto Tiberi. E quell’anno Antonio andava forte perché ha vinto il mondiale. Milesi non si conosceva ancora. Io avevo il primo tempo e mi diede qualcosa come 45 secondi. Dissi: “Cavolo questo è un fenomeno”». 

Lo vedete come uno dei più forti della vostra generazione?

GAROFOLI: «Sì, assolutamente».

UMBRI: «A correrci insieme si vede che è uno forte. A volte gli vedi fare delle cose assolutamente non banali. Per esempio alla Per Sempre Alfredo erano in fuga in tre, ha staccato gli altri a 70 chilometri dall’arrivo ed è stato ripreso ai meno 20. Rispetto alla maggior parte degli italiani ha imparato la mentalità straniera, a non aver paura a prendere il vento in faccia». 

GAROFOLI: «Sì è vero, c’ero pure io. Non è un ragazzo che ha paura di prendere vento in faccia. Ecco perché molte volte è stato convocato in nazionale ed è adatto a fare un certo tipo di attività a livello internazionale dove non c’è d’aver paura a spendere energie. Se guardiamo, nel ciclismo di adesso non si va più solo forte negli ultimi cinque chilometri. Si fa la gara a tutta. Io lo vedo come un bel corridore, ci sono anche tanto amico, l’anno scorso abbiamo fatto il ritiro in nazionale insieme e posso dire che è un ragazzo con la testa sulle spalle». 

Germani nel 2023 sarà nella Groupama – FDJ World Tour
Germani nel 2023 sarà nella Groupama – FDJ World Tour

Germani, per le Ardenne

GAROFOLI: «Lo conosco molto bene, è anche stato ospite a casa mia. Un bravissimo ragazzo, un fortissimo ciclista. Quest’anno è riuscito a fare dei bellissimi risultati. Sicuramente aver corso in FDJ ha contribuito a farlo crescere molto».

UMBRI: «L’ho incontrato poco, ma per quello che ho visto va veramente forte. In particolare nelle Ardenne, dove c’è un clima che per un italiano è impossibile. Abbiamo preso, pioggia, neve e grandine con anche una tappa neutralizzata. Lui era l’unico con la maglietta a maniche corte aperta. Aperta! Per uno che abita a Roma fa strano. Lui rispondeva: “Io c’ho caldo”. A parte gli scherzi, è un ragazzo disponibile che spesso vedi lavorare per i compagni. Quando c’è una corsa dura fai fatica a non metterlo tra i primi tre. L’italiano l’ha vinto da solo, non aveva compagni».

Lo vedete pronto per il prossimo anno?

GAROFOLI: «Secondo me sì, perché quest’anno ha fatto vedere di essere prezioso anche per i compagni ed è riuscito a ritagliarsi il suo spazio. Si integrerà bene». 

Piganzoli nel 2023 farà parte ancora del Team Eolo-Kometa
Piganzoli nel 2023 farà parte ancora del Team Eolo-Kometa

Piganzoli, uomo da Giri

GAROFOLI: «Anche lui 2002 lo conosco molto bene. Sia lui che Milesi da juniores erano in squadra insieme. Loro due sono venuti fuori nell’anno del Covid. Il primo anno Milesi aveva fatto bene ai campionati italiani, poi aveva avuto qualche problema e ha corso poco. Anche Piganzoli non ne aveva vinte troppe. Mentre l’anno scorso me lo ricordo molto bene al Giro d’Italia U23 che è arrivato nella top 10 ed è andato molto forte. Quest’anno ci ho corso poco ma l’ho visto al Tour de l’Avenir dove è andato davvero forte». 

UMBRI: «Molto forte e completo. Le volte che abbiamo corso insieme mi è parso un talento puro che potrà fare bene già dall’anno prossimo tra i pro’». 

De Pretto per il 2023 vestirà ancora la maglia Zalf Euromobil Fior (photors.it)
De Pretto per il 2023 vestirà ancora la maglia Zalf Euromobil Fior (photors.it)

De Pretto, sempre al top

UMBRI: «Ci ho corso tanto, quest’anno con il cambio squadra ha trovato un nuovo ambiente con nuovi stimoli. Lui è impressionante, è andato forte dall’inizio dell’anno. Non penso di averlo mai incontrato in un momento no. Nelle corse adatte a lui ha sempre centrato la top 5». 

GAROFOLI: «Ci ho sempre corso insieme fin dagli juniores. E’ un altro talento molto forte». 

UMBRI: «Mi ricordo al Giro del Friuli dove avevi preso quell’imbarcata dove ti spingevo, lui invece quella tappa l’ha vinta (risata di entrambi, ndr)».

GAROFOLI: «Me lo ricordo fortissimo da junior secondo anno insieme a Manlio Moro, erano una coppia incredibile. Quest’anno ci ho corso insieme in Puglia quando sono tornato. Mi ci sono trovato benissimo, è un bravissimo ragazzo ed è cresciuto molto rispetto all’anno scorso, farà bene in futuro. A tutti questi nomi vorrei aggiungere anche Francesco Busatto (2023 Intermarché-Circus-Wanty Development Team, ndr) che ha fatto tantissimi secondi posti e piazzamenti. Gli sono mancate le vittorie, ma è un altro talento della nostra generazione che non si può non menzionare. Ha fatto anche top 10 con i professionisti e non è un risultato da sottovalutare, anzi è tanta roba». 

Il passaggio in team stranieri è obbligatorio per avere più ambizioni nel ciclismo di oggi oppure avete un’altra lettura?

GAROFOLI: «Io personalmente da juniores ho preso la decisione di passare in DSM anche per esperienza personale. Avrei avuto la possibilità di andare in tutte le squadre U23 italiane, ma ho preso questa decisione per andare in una squadra continental che avesse la sorella maggiore WorldTour e quindi avere un piano di crescita già definito. Però era anche una sfida personale, imparare l’inglese, fare un’esperienza di vita fuori dalla mia zona di comfort».

Per voi è una cosa normale quindi che i talenti italiani guardino fuori dai nostri confini già da under?

GAROFOLI: «Secondo me il ciclismo moderno è da considerarsi internazionale. Non c’è bisogno di rimanere per forza in Italia, anzi l’Italia stessa dovrebbe iniziare a importare talenti dall’estero. Poi sono d’accordo, la crescita in Italia dei talenti è importante e chi decide di stare qui fa sempre bene. Più squadre fanno gare internazionali come le continental Zalf e Colpack meglio è». 

Gianmarco Garofoli al rientro ha vinto la Coppa Messapica
Gianmarco Garofoli al rientro ha vinto la Coppa Messapica
Per una generazione forte come la vostra, non pensate ci sia il rischio di venire inglobati dalle WorldTour e diventare ottimi gregari ma senza trovare il giusto spazio? Ad esempio Puccio grande talento tramutatosi in un preziosissimo gregario?

GAROFOLI: «Secondo me no, perché dipende molto dalle ambizioni che si hanno. Se ci si muove bene le squadre sono un mezzo per crescere».

UMBRI: «Puccio ha fatto la sua scelta. E’ andato in uno squadrone come la Sky, ha visto che la maggior parte dei compagni aveva qualcosa in più e ha deciso di mettersi al loro servizio. Ma sono decisioni personali». 

Veniamo a voi due. Una domanda a testa sul futuro. Gianmarco, non è stato annunciato, ma gira voce che manchi solo l’ufficializzazione al tuo passaggio all’Astana WT, cosa ti aspetti dal tuo 2023?

GAROFOLI: «Ancora non posso dire niente, a giorni si saprà qualcosa di più sul mio futuro. Ma dopo quest’anno sono cresciuto molto mentalmente con il problema che mi ha tenuto fuori per mesi. Ho avuto paura di dover smettere e quando ho avuto la possibilità di tornare a correre ho fatto vedere di essere pronto vincendo. L’anno prossimo ho tanta fame e voglia di mettermi in risalto e prendermi quello che quest’anno non ho potuto fare». 

Gidas tu passarai dal Team Colpack Ballan alla Technipes #inemiliaromagna. Cosa ti aspetti dal tuo 2023?

UMBRI: «Non potevo chiedere di meglio. Con “Coppo” ci conosciamo da 4-5 anni, ci parliamo spesso alle corse, mi piace il suo essere diretto. A livello di diesse tra Chicchi, Chiesa, Coppolillo e Cassani che supervisiona credo che sia tra le migliori in Italia. Quest’anno per sfortune o per colpe mie ho fatto una stagione sotto le aspettative. Dal 2023 mi aspetto di riuscire a emergere e vincere». 

A Pesaro una Serata di grande ciclismo

23.11.2022
4 min
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E’ stata una seconda edizione davvero molto ben riuscita quella andata in archivio venerdì 18 novembre scorso presso la funzionale area convegni del Baia Flaminia Resort di Pesaro. Di cosa parliamo? Semplice, della “Serata di grande ciclismo 2022”: un evento organizzato in perfetta sinergia da Maurizio Radi (Fisioradi Medical Center) e Giacomo Rossi (Cà Virginia Country House Bike Resort), con il concreto supporto di diversi sponsor sostenitori, con il chiaro scopo di celebrare al meglio la stagione ciclismo marchigiano appena terminata – ma non solo – riconoscendo giovani atleti, appassionati, addetti ai lavori ed anche alcuni noti corridori professionisti. Tra questi, il campione d’Italia in carica tra i professionisti Filippo Zana.

Una festa che a differenza di quella svoltasi l’anno scorso (il periodo era sempre lo stesso, dunque a fine novembre), ha voluto per questa seconda edizione allargare il proprio raggio di attenzione verso un ciclismo inteso nelle sue molteplici sfaccettature e discipline: a 360 gradi, potremmo ben dire.

La stella Filippo Zana

Dopo il rituale saluto delle Istituzioni, presenti in sala c’erano tra gli altri l’Assessore alla Rapidità, all’Urbanistica e allo Sport Mila Della Dora, il Consigliere Regionale Nicola Baiocchi, il Vice Presidente del Consiglio Regionale Andrea Biancani ed il Prefetto di Pesaro e Urbino Tommaso Ricciardi, il palco è letteralmente divenuto… “di proprietà” del mondo del ciclismo. Molto lunga la lista dei premiati: dai professionisti Filippo Zana, Giovanni Carboni, Gidas Umbri, Matteo Malucelli e Gianmarco Garofoli si è passati ai più giovani atleti marchigiani che quest’anno si sono distinti alle corse. E allora ad essere premiati sono stati Giacomo Sgherri (Campione Regionale Allievi), ed al quale è stato consegnato anche il premio speciale Memorial Marco Ragnetti, Edoardo Tesei (Campione Regionale Esordienti) e Sebastiano Fanelli, il tricolore 2022 tra gli Juniores.

Anche il ciclismo femminile ha avuto la sua ribalta, e ad essere riconosciute sono state Alice Palazzi, atleta della Fassa Bortolo Top Girls, e Chiara Ciuffini “fresca” campionessa italiana e mondiale Gravel tra gli amatori. Spazio poi al Paraciclismo, con i premi consegnati al cattolichino Andrea Casadei, campione italiano su strada a cronometro, e a Svetlana Moshkovich, campionessa del Mondo Handbike e Medaglia di bronzo Paralimpica. A conclusione di serata sono stati chiamati sul palco anche Marco Nardinocchi, campione italiano Bike Trial Elite 2022 e Zico Pieri, il detentore del record mondiale di Everesting consecutivi. Finale – emozionante – dedicato al riconoscimento di Gaetano Gazzoli, anima storica del Gran Premio Capodarco ed autentica icona del ciclismo marchigiano.

La bici è per tutti

«Siamo davvero entusiasti dell’esito e soprattutto della partecipazione degli appassionati di ciclismo a questa nostra seconda edizione – ha dichiarato Maurizio Radi – una serata bellissima, nel corso della quale abbiamo riunito, grazie al comune denominatore della bicicletta, moltissime persone. Ringrazio tutti gli amici, e poi le aziende e le realtà locali che non ci fanno mai mancare il proprio sostegno. La partecipazione alla nostra “Serata di grande ciclismo” è stata molto forte, decisamente al di sopra delle nostre migliori aspettative: un riscontro che ci stimola a fare ancora meglio in vista dell’edizione del prossimo anno. Ormai è un dato di fatto: la bicicletta si diffonde sempre più. Sono davvero tante le persone che la utilizzano per migliorare il proprio stato di salute, e questo è un risultato importante che ci riempie di soddisfazione».

Morfeo Gadget: che premi!

Una menzione speciale va effettuata alla Morfeo Gadget, azienda friulana specializzata nella realizzazione di premi, trofei e riconoscimenti realizzati mediante l’impiego di stampanti 3D e previsti in materiali 100% naturali, biodegradabili e dunque sostenibili. A rappresentare l’azienda erano presenti a Pesaro sia Gianluca che Riccardo Pellegrini, i titolari della Morfeo Gadget, che per l’occasione hanno avuto modo di consegnare al campione d’italia Filippo Zana una bellissima riproduzione in 3D della sua maglia tricolore conquistata quest’anno sul circuito di Alberobello.

Fisioradi

Ca’ Virginia

Garofoli, in Puglia un rientro da sogno. E ora le gare coi pro’

13.09.2022
5 min
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Doveva essere un “rodaggio”, una ripresa e invece si è trasformato in una splendida vittoria, per di più in azzurro. Stiamo parlando del rientro alle gare di Gianmarco Garofoli. Il marchigiano dell’Astana Qazaqstan Development Team era stato fermato, lo ricordiamo, per problemi al cuore. Era rimasto ai box per diversi mesi e lo scorso 9 settembre ha riattaccato il numero sulla maglia.

Ma se il 9 lo ha riattaccato, il 10 ha vinto. E lo ha fatto in occasione della seconda corsa del trittico pugliese (Costa dei Trulli, Coppa Messapica e Targa Crocifisso), in quel di Ceglie, paesino bianco sull’Altopiano delle Murge, in provincia di Brindisi. Una classica del dilettantismo che  vanta oltre 70 anni di storia e 62 edizioni.

Garofoli in posa a Polignano a Mare alla vigilia del suo rientro alle corse
Garofoli in posa a Polignano a Mare alla vigilia del suo rientro alle corse
Gianmarco, raccontaci… Ti aspettavi questa vittoria?

Beh, mi sono allenato bene! Sapevo di stare bene in allenamento. Lo vedevo dai wattaggi, ma la corsa è un’altra cosa. Soprattutto dopo tanto tempo, il rientro alle gare era un bel punto di domanda. Diciamo che ci speravo per l’impegno profuso in questi mesi. Nei giorni pugliesi ero più interessato alla prestazione che al risultato, anche per questo ho sprecato anche un po’ più del dovuto.

Mesi impegnativi…

Molto. Rientrare era difficile. Sapevo che in Puglia avrei trovato il livello degli under 23 e che ci sarei stato bene su quei ritmi. E poi è stato bello ripartire con la maglia azzurra. Ho provato il cuore e questo ha risposto bene. Il risultato è stato qualcosa in più.

A proposito di risultato, ci racconti brevissimamente come è andata la corsa?

Ci avevo provato anche il primo giorno a dire il vero. Poi a Ceglie c’erano questi due anelli. Nel primo ho portato via la fuga buona. Ho forzato più volte su uno strappo e siamo andati via in dieci. Successivamente nei cinque giri finali c’era uno strappo e sono andato via su questo al primo dei giri finali. Ho fatto due, tre attacchi… e sono rimasto da solo.

Per il marchigiano riattaccare il numero e sbrigare i rituali prima del via è stato particolare
Per il marchigiano riattaccare il numero e sbrigare i rituali prima del via è stato particolare
Eh già perché a Garofoli piace fare e dare spettacolo!

Alla fine, mi sono fatto 25 chilometri di fuga solitaria. E devo dire che è stato bello anche per la tanta gente a bordo strada nel circuito finale. Il tifo pugliese è stato caloroso.

Cosa ti è passato per la testa quando hai tagliato il traguardo per primo?

E’ stato un ripassare le tappe di quanto accaduto negli ultimi mesi. Ho pensato che questa vittoria non fosse un’inizio, ma una fine. La chiusura di un cerchio. La mia stagione inizia adesso. Mi sono impegnato tantissimo per questo rientro. Tutto sommato pedalo da due mesi, il primo dei quali passato a fare solo delle passeggiate. 

Come è andata invece la convocazione in azzurro?

Con Marino Amadori mi sono sempre sentito. Quando ha saputo che ero pronto per il rientro, mi ha chiesto se me la sentissi di andare. Queste corse erano nella mia testa già da un po’. Io poi volevo riprendere già discretamente, anche per questo magari sarei potuto rientrare un pelo prima. Marino mi ha dato l’opportunità di ripartire in azzurro. C’erano i ragazzi che sarebbero andati al mondiale, che erano in Puglia per un blocco di lavoro. Iniziare subito con i pro’ magari sarebbe stata troppo dura. Questo era il momento giusto, per le motivazioni, per il fisico, per riassaporare la gara.

Mettere il numero, stare in gruppo… certi meccanismi ti sono venuti in automatico oppure no?

In realtà proprio rimettere il numero è stato strano. Anche tornare a mangiare la pasta al mattino presto. Però è stato bello! Il primo giorno al via ero super pimpante, anche troppo. Volevo attaccare, ho fatto degli scatti… avevo il dente avvelenato, senza considerare che di fronte a me c’erano 150 chilometri. Ma io non avevo aspettative sulla gara, a me bastava finirla. In più Marino non mi ha messo pressione. Mi ha detto: “Fai spettacolo, divertiti. Divertiamoci!”.

In virtù dei buoni piazzamenti, Garofoli ha vestito anche la maglia finale del “Giro di Puglia” al termine delle tre gare
In virtù dei buoni piazzamenti, Garofoli ha vestito anche la maglia finale del “Giro di Puglia” al termine delle tre gare
E adesso?

Oggi raggiungo i miei compagni della WorldTour per il Giro di Toscana. Farò anche la Coppa Sabatini e il Memorial Pantani. Si inizia a fare corse più serie!

Quindi farai le gare con la WorldTour. Maurizio Mazzoleni ci aveva detto che avrebbe valutato in base alle tue condizioni. Lo avete deciso dopo la Puglia?

La decisione di fare delle gare con la WorldTour in realtà l’abbiamo presa prima di andare in Puglia. A me piace programmare tutto per tempo. E l’abbiamo presa perché mi conosco. Visto come andavo in allenamento, sapevo già prima della Puglia che avrei potuto prendere il via in quelle corse. Lo abbiamo concertato con Maurizio. E così abbiamo buttato giù un programma sino al Pantani. Poi vedremo per la seconda metà delle gare italiane.

Come le affronterai?

Non abbiamo ancora fatto la riunione e non so tatticamente come andranno le cose. Nelle prime due ci sarà Orlando Maini, dal Pantani anche Giuseppe Martinelli. Presumo che con Battistella che andrà al mondiale e con il rientro di Moscon si lavorerà per loro. Ma se dovesse esserci anche solo un po’ di gamba proverò a dare spettacolo!

Mazzoleni: «Lavoro graduale, Garofoli può tornare a correre»

29.08.2022
5 min
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Gianmarco Garofoli è di nuovo in sella! E lo è nel vero senso della parola stavolta. E Maurizio Mazzoleni deve tornare ad aggiungerlo alla lista degli atleti da seguire. Il talento marchigiano dell’Astana Qazaqstan Development Team ha ripreso la preparazione dopo il problema avuto con il cuore a primavera.

Un malore, quasi certamente la cui causa è da legare al Covid, lo aveva messo kappao. Noi stessi vi raccontammo delle sue lunghe giornate a casa, senza poter assolutamente fare nulla. Del Giro U23 “visto dal divano”, ma anche della grande voglia di riprendere nei giorni in cui fece un allenamento allo sfinimento su ordine del dottor Corsetti per verificare che tutto fosse okay.

Garofoli (a destra) con Velasco sullo Stelvio. Erano entrambi in altura a Livigno
Garofoli (a destra) con Velasco sullo Stelvio. Erano entrambi in altura a Livigno

Altura concordata

Chiudemmo l’intervista con Garofoli scrivendo: «Se mi daranno l’okay, farò le valigie e me ne andrò subito in altura». E’ stato di parola!

«Quando ha avuto il via libera dopo la miocardite – spiega Mazzoleni – Gianmarco ha seguito l’iter (il protocollo sanitario previsto per il rientro, ndr), poi è andato in altura. Questa scelta è stata concordata con lo staff sanitario del dottor Corsetti e il nostro, guidato dal dottor Emilio Magni. E una volta fatti questi step e ottenuto l’okay, ha potuto riprendere la preparazione atletica vera e propria. Ma va detto che già nel mese precedente aveva già ripreso a pedalare. Insomma non ci è andato da zero, ma aveva una base. In altura aveva poi un livello climatico più congeniale, tanto più in questa estate molto calda».

Maini a suo tempo ci aveva accennato alla necessità che il marchigiano ripartisse con estrema calma e Mazzoleni, ci spiega come questa estrema calma, diciamo così, è stata messa in atto. Il coach lombardo ci spiega che il lavoro è stato impostato con la massima gradualità.

«E posso assicurarvi che andare graduali con Gianmarco e il suo entusiasmo non è facile! Lui vorrebbe fare sempre meglio, sempre qualcosa in più. Ma devo dire che è stato molto bravo a rispettare il programma».

Il lavoro di Mazzoleni questa volta è stato più calibrato che mai. Ed è andato di pari passo, come ci spiega lui stesso, con le tempistiche e le necessità dettate dal controllo del dottor Magni.

Gianmarco Garofoli in azzurro agli europei di Trentino 2021. Il marchigiano ha un ottimo feeling con Amadori
Gianmarco Garofoli in azzurro agli europei di Trentino 2021. Il marchigiano ha un ottimo feeling con Amadori

Rientro azzurro

Talmente bravo che per Garofoli è stata individuata una time line per il suo rientro: sarà nel trittico del Giro di Puglia Challenge a metà settembre. Il commissario tecnico, Marino Amadori, gli ha già inviato i percorsi e Garofoli se li sta studiando.

Questo rientro è importantissimo, non tanto per questa stagione, quanto per la prossima. Significa ripartire “alla pari” con gli altri. Significa passare un inverno ben più sereno. Un po’ quel che si diceva di Bernal con Slongo: prima bisogna recuperare il corridore, poi il campione.

«Gianmarco – dice Mazzoleni – scenderà dall’altura fra pochi giorni e poi rientrerà alle corse nel trittico pugliese. E lo farà con la nazionale U23, che tiene molto a lui. Sono contento che rientri con la maglia azzurra. Per lui sarà uno stimolo in più.

«Da lì, fatto quel primo step, definiremo il calendario con la nostra squadra Development e se tutto andrà bene valuteremo di inserirlo in qualche gara del calendario italiano dei pro’, visto che c’è questa bella possibilità d’interagire tra il vivaio e la prima squadra. E penso un bel premio anche per lui dopo un anno così tribolato».

Garofoli (classe 2002) quest’anno ha corso anche la Coppi e Bartali, sua penultima gara prima dello stop (foto Instagram – Getty)
Garofoli (classe 2002) quest’anno ha corso anche la Coppi e Bartali, sua penultima gara prima dello stop (foto Instagram – Getty)

Determinazione Garofoli

A Livigno Garofoli si allenato anche con alcuni colleghi della WordlTour. Un giorno per esempio era in bici con Simone Velasco, il quale parlando con noi al telefono ci disse: «Ohi, ho il fiatone. Garofoli mi sta tirando il collo!».

 «Come abbiamo visto Gianmarco è un ragazzo molto determinato – dice Mazzoleni – e questo è un aspetto molto positivo, sia per l’età che ha, sia per la voglia di raggiungere gli obiettivi che ha in testa, i quali sono molto chiari.

«Sta a noi accompagnarlo in questo viaggio. A me, come allenatore, a Martinelli e Maini come direttori sportivi che hanno grande esperienza con i giovani talenti. Sapranno consigliarlo al meglio». 

Neanche il maltempo ha fermato il marchigiano. Corridore tosto come il suo conterraneo Scarponi
Neanche il maltempo ha fermato il marchigiano. Corridore tosto come il suo conterraneo Scarponi

Nel segno di Scarponi

«Da parte sua – continua a raccontare con passione Mazzoleni – Garofoli ha molta fiducia in noi e anche per questo ha fatto questa scelta di venire in Astana. Ma anche noi lo conoscevamo sin dalle categorie inferiori e c’era già un bel rapporto.

«Pensate, che qualche anno fa, parlando tra noi, “Scarpa” (Michele Scarponi, ndr) ci diceva che conosceva nella sua zona un ragazzino che prometteva bene. E che quando avrebbe smesso di correre, gli sarebbe piaciuto lavorare per far crescere dei talenti… e Gianmarco sarebbe stato uno di quelli. E quindi anche per questo Maini, “Martino” ed io, siamo orgogliosi di portare avanti questa “mission” che si era prefissato Scarpa».

Garofoli e quell’allenamento shock per ripartire

27.07.2022
6 min
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Finalmente sta per arrivare il momento di Gianmarco Garofoli. Il giovane ragazzo dell’Astana Qazaqstan Development Team dopo lo stop impostogli da un problema al cuore sta per ripartire. Anzi, in realtà il marchigiano è già ripartito.

Manca la ciliegina sulla torta che, incrociando le dita, dovrebbe arrivare giovedì prossimo. Domani in pratica, quando farà la Tac definitiva che scioglierà ogni dubbio. Poi potremmo riabbracciare questo talento cristallino.

Il giorno della ripresa shock. Da sotto la maglia intima spunta l’holter
Il giorno della ripresa shock. Da sotto la maglia intima spunta l’holter

Allenamento shock

Ma andiamo con ordine. L’ultima volta che lo avevamo sentito, Garofoli ci aveva parlato del “suo Giro d’Italia U23” sfumato. Stava bene, poteva tranquillamente essere uno dei protagonisti, specie dopo la dimostrazione di forza e di classe verso Cervinia al Valle d’Aosta dell’anno scorso. Era partito alla grande con il Tour of Oman e altre corse con atleti di spicco. Poi il malore che lo ha costretto al fermo.

«Ho ripreso il 7 luglio – racconta Garofoli – e come ho ripreso! In pratica in accordo con il dottor Corsetti, che mi aveva messo l’holter, dovevo fare un’uscita con cinque salite “a tutta”. Era un test. Calcolate che io non toccavo la bici da quel famoso 27 marzo. E quando dico che non la toccavo, intendo zero assoluto. Neanche mezzo giretto in giardino».

Quel giorno Garofoli era contento come un bambino. Era anche emozionato se vogliamo.

«E’ stato un bel momento – racconta Gianmarco – avevo i brividi e la pelle d’oca sulle braccia. Però ero anche un po’ teso. Visto l’allenamento che dovevo fare, ho chiesto a mia mamma di seguirmi. Perché non sarebbe successo niente, ma se avessi avuto bisogno di soccorso… ci sarebbe stato qualcuno.

«Inizio così queste salite, di circa 3 chilometri l’una. Dopo la prima ero sfinito, avevo l’acido lattico ovunque. Dovevo farle a tutta. Scendo e risalgo. In cima alla terza scalata metto piede a terra. Avevo i sensi di vomito. In quel momento ho detto a mia madre: “Se non mi succede qualcosa oggi, non mi succede più”».

Si è trattato dunque di una ripresa shock: per testa, polmoni, cuore e muscoli.

«Ho davvero portato il mio fisico al limite. Non era un allenamento banale. Quando sono rientrato ho scritto al dottor Corsetti dicendogli che avevo fatto quanto detto. E lui mi ha risposto: “E hai ancora la forza per scrivermi?”».

In questa fase di stop, Garofoli si è goduto anche il mare, non distante da casa sua (foto Instagram)
In questa fase di stop, Garofoli si è goduto anche il mare, non distante da casa sua (foto Instagram)

Con calma….

Questa uscita però ha spalancato le porte verso un Garofoli nuovo. La testa era quella della primavera, quella del corridore, ma le gambe no. A questa folle uscita, nel pomeriggio sono seguite le visite mediche. E i parametri erano okay.

«Dopo quel giorno ho ripreso con molta calma – continua Garofoli – facevo un’uscita di un’oretta al giorno. Ma davvero blanda: 25 chilometri e tutti in pianura. Poi sempre di più. Dopo tre settimane sono arrivato a fare anche tre ore e mezzo, ma sempre in modo tranquillo. Però sento che le sensazioni migliorano. Riesco a fare tutti i miei giri.

«Se domani il responso sarà okay e potrò iniziare a fare qualche allenamento più serio – prosegue – voglio subito andare in montagna: Livigno o Passo San Pellegrino. Ci voglio andare non tanto per fare dell’altura, ma per sfuggire al caldo record di questi giorni. E poi – aggiunge Garofoli – perché magari per settembre riesco a fare qualche garetta».

Orlando Maini è il suo direttore sportivo. Presto Garofoli, il coach Mazzoleni e lui si riuniranno per fare il programma di rientro
Maini è il suo direttore sportivo. Presto Garofoli, il coach Mazzoleni e lui si riuniranno per fare il programma

Maini sull’attenti

L’Astana non gli mette pressione e Gianmarco lo sa bene. Anzi, Orlando Maini, il suo diesse di riferimento, ci ha confidato che gli avrebbe guardato i files da remoto e che se avesse fatto un solo metro in più del previsto, se lo sarebbe mangiato. «Gianmarco ha 20 anni e non deve avere fretta», ci diceva il “vecchio Maio”.

Ma intanto Garofoli scalpita. «Ogni tanto Orlando mi ha scritto. Mi ha detto che dovevo andare piano, piano. Pianissimo… Ma io non vedo l’ora di ricominciare.

«Non credo che a settembre ci saranno dei problemi, però se dovessi ritardare di una settimana il mio rientro, non sarebbe un problema, anche perché non vorrei andare in corsa per fare ultimo. Sin qui non abbiamo parlato di calendari o tabelle, tutto dipenderà da domani. Ma entro fine stagione qualche gara la faccio. Sicuro!».

Garofoli impegnato in palestra. Il marchigiano ha ripreso da zero chiaramente
Garofoli impegnato in palestra. Il marchigiano ha ripreso da zero chiaramente

Momento di crescita

Che Gianmarco Garofoli abbia una marcia in più non lo si è visto solo dalle gare. In questi mesi ha anche fatto altro, come andare al lavoro con il papà nell’azienda di famiglia (di infissi e mobili). E anche in questo caso non è stato tempo perso. O quantomeno una cosa fine a se stessa.

«Mi sono reso conto – dice Garofoli – che mi mancava qualcosa e così ho maturato la decisione di iscrivermi all’università. Ho fatto domanda alla Luiss, a Roma, per la facoltà di Economia Business. E’ in inglese e c’è la formula per poter seguire il corso come atleta. Adesso aspetto che diano conferma della mia domanda».

«Ho lavorato su me stesso in questo periodo e ho pensato molto a cosa poteva essere il mio futuro, a prescindere dal ciclismo. Ho ricalibrato i miei obiettivi. Mi sono concentrato sulle cose cui nel flusso della vita non hai tempo di pensare. Insomma, ho 20 anni e non so come ci sono arrivato!

«E ho fatto anche cose più semplici come andare ad un concerto, uscire con gli amici o farmene di nuovi… Cose che altrimenti non avrei fatto. Io non sono uno che si piange addosso e cerco di guardare sempre il bicchiere mezzo pieno».

Lo scorso anno nonostante fosse al debutto nella categoria U23, Garofoli ha fatto il Giro U23, il Valle d’Aosta e l’Avenir (in foto)
Lo scorso anno nonostante fosse al debutto nella categoria U23, Garofoli ha fatto il Giro U23, il Valle d’Aosta e l’Avenir (in foto)

E le corse?

Come accennato, avevamo ascoltato Gianmarco prima del Giro U23: ma lui ha seguito le gare? Cosa pensa dei suoi avversari? 

«Un po’ le ho seguite, ma non tantissimo – ammette Garofoli – perché sì, sono stato contento di aver visto dei miei amici andare molto forte, ma un po’…. “ho rosicato”! Pensavo che ci sarei potuto essere io al loro posto. E quindi le ho seguite il giusto. Ma l’occhio mi ci cadeva.

«Che dire, sono stato contento che abbia vinto Hayter al Giro d’Italia. Leo è proprio un amico, amico… Pensate che è stato un mese a casa mia lo scorso anno. E anche Lorenzo Germani è andato fortissimo, ha vinto l’italiano. Anche lui è venuto a trovarmi per qualche giorno».

L’Astana al Giro U23 con un solo italiano: l’apprendista Toneatti

11.06.2022
6 min
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L’avventura è qualcosa che ha sempre intrigato gli esseri umani nel corso dei secoli. Il gusto della scoperta, la voglia di mettersi alla prova in qualcosa di nuovo. Queste emozioni, inevitabilmente, toccano anche il mondo dello sport. L’ebbrezza di ripartire da zero, in una nuova disciplina, e vedere fino a che punto si riesce ad arrivare, a crescere e maturare. Davide Toneatti ha deciso di intraprendere questa strada: quella dell’avventura.

Così a inizio anno è cominciata la sua esperienza con il team Astana Development. Il friulano arrivava dal mondo del fuoristrada, del fango e dei sentieri impervi. I dubbi che circondavano il suo approdo nella squadra kazaka era molti, ma evidentemente lui e lo staff del team erano convinti di poter fare qualcosa di buono insieme.

Davide Toneatti ha corso molto nel fuoristrada, qui ai campionati italiani ciclocross under 23 del 2022
Davide Toneatti ha corso molto nel fuoristrada, qui ai campionati italiani ciclocross under 23 del 2022

La nuova avventura

Così Davide ha cominciato la sua prima stagione su strada a 21 anni. Ha iniziato a correre in Croazia ed alla sua seconda gara – il Porec Trofej – è arrivato 16°. Un bel risultato se si pensa che era una corsa 1.2, dove il livello non era alto, ma c’erano tanti corridori di esperienza. La sua crescita è stata costante, ha corso anche qualche gara internazionale under 23.

«L’ultima gara – ci spiega Davide – l’ho fatta a Meldola (conclusa al 9° posto, ndr), poi con la squadra siamo venuti direttamente a Riccione per la partenza del Giro Under 23 (avvenuta oggi, ndr). Ad inizio stagione insieme al team avevamo l’obiettivo di capire quali potessero essere le mie caratteristiche e come mi sarei adattato al nuovo modo di correre. Fino ad ora il mio adattamento lo ritengo soddisfacente, anche la squadra è contenta di come sono andate le cose.

«Anche la convocazione per il Giro è una grande soddisfazione,  mi hanno avvisato che lo avrei fatto all’inizio di maggio. Poi insieme alla squadra siamo andati in ritiro tre settimane a Sierra Nevada, una volta tornati ho corso le tre gare internazionali che mi dividevano dal Giro (Strade Bianche, Coppa della Pace e Meldola, ndr).

Al Trofeo Piva, a inizio aprile, Toneatti ha iniziato a sentire il colpo di pedale giusto
Al Trofeo Piva, a inizio aprile, Toneatti ha iniziato a sentire il colpo di pedale giusto

Un adattamento graduale

Quando si affronta un qualcosa di nuovo la prima domanda che ci si pone è: quanto impiegherò per adattarmi? La stessa domanda se l’è fatta anche il giovane friulano.

«Insieme a Cucinotta, nel primo periodo di preparazione, ho iniziato a lavorare per adattarmi bene alla distanza ed ai volumi di allenamento. Il primo blocco di gare l’ho fatto in Croazia, due gare di un giorno e poi una breve corsa a tappe: l’Istrian Spring Trophy, quella gara mi ha dato un qualcosa in più per quanto riguarda il ritmo gara. In quell’occasione ho avuto modo di imparare come lavora la squadra e come si sta in gruppo. Una cosa che devo ancora imparare bene sono le dinamiche di corsa: capire quando un’azione può risultare decisiva o quando farmi trovare davanti. Un esempio in questo senso può essere stato il Trofeo Piva, nel momento clou stavo bene ma sullo strappo mi sono fatto trovare indietro ed i primi dieci sono andati via».

La cosa più difficile per Davide è stata adattarsi ai ritmi ed al correre frenetico di alcune situazioni di corsa (foto Valentina Barzi)
La cosa più difficile è stata adattarsi al correre frenetico di alcune situazioni di corsa (foto Valentina Barzi)

L’alimentazione

Se si è sempre corso in discipline di breve durata e con sforzi ad alta intensità, non è mai sorta la necessità di alimentarsi in corsa. Con il cambio di disciplina Toneatti ha dovuto aggiungere anche questo tassello, con un supporto di qualità: la dietista Erica Lombardi.

«L’alimentazione in corsa – racconta – è stata una cosa rivoluzionaria. Pensavo si trattasse semplicemente di dover mangiare ad ogni ora. Poi mi sono confrontato con i compagni e con la nutrizionista, imparando a curare tutti gli aspetti. Sono uno a cui piace capire cosa fa, quindi mi sono interessato e ho “studiato” un po’. In gara non ero abituato a mangiare spesso, quindi le prime volte dovevo fare uno sforzo di memoria e ricordarmi di farlo, poi è diventato via via più automatico».

Anche l’alimentazione in corsa è stato un momento di grande insegnamento (foto Valentina Barzi)
Anche l’alimentazione in corsa è stato un momento di grande insegnamento (foto Valentina Barzi)

Prime batoste e primi insegnamenti

Non può essere sempre tutto bello e tutto facile: la vita e lo sport non sono così. Quando si fa qualcosa di nuovo, bisogna mettere in conto che si sbatterà il muso per terra, e Davide lo ha fatto, in tutti i sensi.

«Il primo insegnamento – ammette – l’ho ricevuto direttamente dalla strada durante l’Istrian Trophy. Nel corso della prima tappa sono caduto, ma nell’alzarmi e riprendere la corsa non ho fatto tanta fatica, anzi. Una volta arrivato al traguardo però, medici e massaggiatori mi guardavano con una faccia non tranquillissima. Ci ho messo poco a capire il perché. Il giorno dopo ho sofferto tantissimo, mi faceva male tutto e non riuscivo a pedalare bene. E così ho appreso il primo insegnamento: le cadute si pagano il giorno dopo.

«In quella tappa ho scoperto anche un’altra cosa – dice con continuità – ovvero la crisi di fame. Nei primi chilometri della tappa avevo forato ed ero rimasto attardato, era un momento non buono. Il gruppo andava forte e ho fatto tanta fatica a rientrare. Solamente quando mi sono agganciato al gruppo, ho realizzato di aver fatto un’ora e mezza senza aver mangiato o bevuto. E dopo 3 ore, buio, crisi di fame. Ma crisi vera, eh! Non andavo avanti. In quella tappa tra caduta e crisi di fame ho tagliato il traguardo per ultimo, in compenso ho imparato molte cose».

Qui Davide in ritiro a Sierra Nevada con la squadra dopo la convocazione per il Giro d’Italia under 23
Qui Davide in ritiro a Sierra Nevada con la squadra dopo la convocazione per il Giro d’Italia under 23

Compagni e staff

Nella sua nuova avventura in Astana, Toneatti ha trovato un po’ di Italia. Nel team c’è, anche se fermo a causa della miocardite, Gianmarco Garofoli. Mentre nello staff Cucinotta e Maini sono i fari cui affidarsi in qualsiasi momento.

«Prima che Gianmarco  avesse quel problema – racconta Davide – ho passato un po’ di tempo con lui. Essendo gli unici due italiani, eravamo in stanza insieme e mi ha raccontato tante cose. Mi ha spiegato molto anche della vita fuori gara, dell’alimentazione e di come stare in gruppo. 

«Maini e Cucinotta – riprende il giovane corridore – mi hanno sempre dato una mano e con loro parlo molto, soprattutto con Orlando (Maini, ndr). Lui è sempre disponibile, ci ascolta senza problemi, qualsiasi cosa tu abbia da chiedergli. Spesso, dopo le gare, mi fermavo a parlare con lui e chiedevo cosa fosse andato bene o meno. Una cosa che mi ha fatto notare tante volte è la mancanza di lettura della gara e di tattica. In alcune occasioni, si capiva che stessi bene, ma non riuscivo a cogliere l’attimo giusto. Però ci ha sempre tenuto a tranquillizzarmi, dicendomi che è normale e prima o poi imparerò».

Garofoli: «Era il mio Giro U23. E la tappa di Santa Caterina…»

23.04.2022
5 min
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“Era il mio Giro d’Italia U23” deve aver pensato Gianmarco Garofoli. La miocardite ha fermato il talento della Astana Qazaqstan Development Team. Uno stop di tre mesi. Uno stop che di fatto gli fa dire addio ai sogni rosa. 

Ci eravamo lasciati con un post del corridore marchigiano su Instagram. Un post in cui era in ospedale e spiegava il perché del suo stop. A distanza di qualche settimana, eccoci di nuovo con lui, mentre è a casa nella sua Castelfidardo e si “gode” il riposo.

Quest’anno Garofoli (a destra) aveva esordito al Tour of Oman. Lo stop dopo il Trofeo Città di San Vendemiano
Quest’anno Garofoli aveva esordito al Tour of Oman. Lo stop dopo il Trofeo Città di San Vendemiano
Gianmarco, prima di tutto come stai?

Ah, io sto bene. Mi sembra tutto normale, ma di fatto sto fermo e passo le mie giornate in tranquillità.

Zero attività fisica dunque, neanche un po’ di rulli blandi, blandi?

Niente. Una vita normale. Qualche “passeggiata” andando magari a fare shopping. Oppure qualche volta vado con papà in azienda (infissi e mobili per arredamento da interno, ndr). Lo seguo nei vari reparti, ogni volta cambio postazione e imparo un po’ i vari aspetti del mestiere.

Come è andata invece da quel giorno in cui non sei stato bene? E qual è adesso l’iter per il recupero?

Ho passato una settimana in ospedale e poi sono tornato a casa. Giusto pochi giorni fa ho riparlato con il cardiologo e anche con il dottore della squadra. Devo fare delle analisi particolari per verificare a che punto è lo stato infiammatorio del cuore. Per fare al meglio queste analisi dovrò stare tre giorni a letto: riposo totale. Mi hanno detto che lo stop sarebbe durato tre mesi, ma essendo giovane e con un fisico da atleta magari si può limare qualcosa. Quaranta giorni però passeranno di sicuro. Successivamente se tutto andrà bene dovrò fare una risonanza e da lì si valuterà l’eventuale rientro in modo concreto.

Cambiamo discorso, Gianmarco. Era il tuo Giro?

Eh sì – sorride – era il mio Giro. Il percorso è stato presentato poche settimane dopo che ero uscito dall’ospedale e lo guardavo, rivedevo le tappe. Ho visto che sono solo sette. Da quel che so è stato cancellato qualcosa nelle Marche. Però era… è comunque un bel percorso. Le tappe dure non mancano. E quella da quasi 180 chilometri…

La terza tappa, la Pinzolo – Santa Caterina Valfurva di 177,1 chilometri, era la favorita di Garofoli
La terza tappa, la Pinzolo – Santa Caterina Valfurva di 177,1 chilometri, era la favorita di Garofoli
Quella di Santa Caterina Valfurva. Immaginavamo che ti sarebbe piaciuta quella…

Esatto quella. Ma anche quella del Fauniera sembra molto bella. Però credo che quella più adatta a me sarebbe stata proprio quella di Santa Caterina Valfurva: lunga e con tante salite.

Tipo quella di Cervinia che hai vinto lo scorso anno al Val d’Aosta: che impresa quel giorno!

Esatto. Adesso che ci penso non mi sono mai sentito come quel giorno, quest’anno. Sentivo che qualcosa non era al 100%. Però io non sono uno che sta lì a farsi troppi pensieri, pensavo che invece mi sarei dovuto allenare più forte. Invece…

Il Giro d’Italia U23 era l’obiettivo della stagione?

Sì, era l’obiettivo dell’anno. Avevamo programmato tutto. Anche l’altura con il team. Dopo il Giro di Sicilia sarei rimasto tre settimane sull’Etna, poi ne avrei fatte altre due a Sierra Nevada, in pratica un mese in quota. Successivamente, prima del Giro avrei fatto qualche gara. Con Marino (Amadori, ndr) pensavamo alla Corsa della Pace.

Amadori lo abbiamo sentito qualche giorno fa e ci ha detto che è dispiaciuto per te…

Eh lo so. Ci sentiamo. Anche l’altro giorno mi ha telefonato e mi ha detto: «Hai visto come sta andando forte il francesino, Romain Gregoire?». 

L’azione potente di Garofoli sul Saint Pantaleon al Giro della Valle d’Aosta 2021. Una fuga solitaria di 55 chilometri
L’azione potente di Garofoli sul Saint Pantaleon al Giro della Valle d’Aosta 2021. Una fuga solitaria di 55 chilometri
Ecco, parliamo di favoriti. Cian Uijtdebroeks, essendo in una WorldTour (la Bora-Hansgrohe), non ci potrà essere, ma Gregoire sì. Chi saranno per te i favoriti?

Sicuramente lui è uno dei favoriti. Anche se è giovane (è un primo anno, ndr) ha attorno a sé una squadra molto forte. E in seconda battuta ci sarà Lorenzo Germani, sempre dell’Equipe Continentale Groupama-FDJ. Per quanto riguarda Cian, è vero: non potrà fare il Giro, ma potrà correre il Tour de l’Avenir.

Cosa ti piaceva di questo Giro U23?

Sicuramente la partenza dalle mie Marche. Sarebbe stato un qualcosa in più con i tifosi e gli amici più vicini a me. Peccato che non ci sia una crono. Con una tappa contro il tempo sarebbe stato più completo. E poi a me la crono piace, anche se non sono super forte, non vado male. Una crono va fatta, dai! Però, non sono un organizzatore. So che anche gli altri ragazzi sono dispiaciuti, perché con la crono sarebbe stato come quello dei grandi.

Senti, ma un Garofoli versione Cervinia 2021 nella tappa di Santa Caterina dove avrebbe attaccato?

Ah – risponde con brio Gianmarco – all’inizio del Passo Guspessa (che poi sarebbe uno dei tanti versanti del Mortirolo, ndr). O addirittura nella discesa dell’Aprica, a sorpresa. Quelle strade le conosco bene. E poi dall’inizio della salita a tutta fino alla fine. Come feci sul Saint Pantaleon nel giorno di Cervinia. Quella salita la spianai!