Garofoli, talento con la valigia e la testa sulle spalle

21.02.2021
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Fra tanti passaggi di squadra e colpi di mercato, si è parlato pochino di un giovanissimo italiano che da qualche mese ha spostato la residenza in Olanda: Gianmarco Garofoli. A questo punto la platea si sarà già divisa in due. A destra coloro che lo sapevano già. A sinistra quelli che neppure sanno chi sia Garofoli.

Gianmarco è un ragazzo marchigiano che al primo anno da junior, nel 2019, vinse 8 corse (fra cui il tricolore) e lo scorso anno ne ha portate a casa 3. Dato che ormai non ci sono più confini, di lui si accorsero i tecnici del Team Sunweb, ora diventato Team Dsm. E così già durante il lockdown di marzo, gli olandesi contattarono Johnny Carera, che lo segue come procuratore, e attraverso una serie di call su piattaforma digitale arrivarono a stringersi la mano. Volevano un italiano forte e i risultati del primo anno da junior avevano colpito. Inutile dire che Garofoli avrebbe potuto scegliere qualsiasi squadra U23 italiana, ma di fronte a quella inattesa offerta da parte della continental dello squadrone WorldTour, si buttò a pesce.

La squadra ha svolto due training camp in Spagna: troppo freddo in Olanda (foto Team Dsm)
La squadra ha svolto due training camp in Spagna (foto Team Dsm)

Il caso vuole che Gianmarco sia rientrato in Italia proprio ieri dopo un mese in giro per l’Europa. Prima il training camp in Spagna, quindi un periodo in Olanda e poi ancora in Spagna. Adesso rimarrà per una settimana a casa e poi ripartirà per il debutto. Finalmente!

Questo viaggio nei suoi racconti è il quadro perfetto di cosa significhi avere 18 anni, a metà fra la voglia di spaccare il mondo e i comprensibili momenti di fragilità.

Hai accettato subito?

Sono abbastanza istintivo e ho avuto buone sensazioni. Il mio inglese all’inizio era da 6 politico, tanto che nelle call mi ha dato una mano anche Alex Carera, fratello di Johnny. Poi mi sono messo a studiarlo e la vera esperienza la sto facendo adesso. Dopo un mese tra loro, sento di essere migliorato tanto.

Che ambiente hai trovato lassù?

Un po’ rigido, ma molto professionale. Come entrare nel mondo del lavoro.

Al via del Gp FWR Baron, Garofoli con il tricolore vinto nel 2019 (foto Scanferla)
Al Gp FWR Baron, con il tricolore 2019 (foto Scanferla)
Dove vivi quando sei in Olanda?

La squadra ha dato in dotazione a ciascun corridore una villetta di due piani più garage. Un quartiere intero a Sittard abitato da noi. Il tempo passa abbastanza velocemente ed è bello perché stai tanto con i compagni. Però vivo da solo, faccio le pulizie, non c’è mamma che raccoglie i panni sporchi e fa la lavatrice. Faccio la spesa e cucino. Non è facile, ma è quello che ti permette di crescere. Vicino c’è la sede della squadra, con il magazzino. La struttura è comune per tutti. WorldTour, donne e continental. Abbiamo in tutto e per tutto la stessa dotazione.

Un altro mondo?

Sono l’unico italiano e l’unico latino. C’è Dainese, ma finora ci siamo visti solo una volta. Cerco di fare tutto col sorriso e dando il 100 per cento. Mi vedo socievole e scherzoso. Loro dicono che sono un “nice guy”. Speriamo che duri…

Nel 2020, Garofoli è stato secondo al tricolore crono vinto da Milesi (foto Scanferla)
Nel 2020, Garofoli 2° al tricolore crono (foto Scanferla)
Si comincia a correre?

Il programma è cambiato varie volte, ora dovrei debuttare a Le Samyn, tra i professionisti. Non era in programma, ma rispondo bene agli allenamenti e vado forte. Per cui si è deciso di provare. Del resto non mi conoscono ed è normale che mi mettano alla prova.

La preparazione è cambiata?

Il lavoro è aumentato, anche la precisione e la programmazione. Faccio più lavori e più ore. Non è come nel nostro ciclismo giovanile, in cui ancora uscivo a sensazioni. Per ora sto studiando l’ambiente e sto capendo molte cose. So che la strada è lunga e non voglio bruciare le tappe. Un gradino per volta e costruirò il mio motore e la mia persona.

Sei nel team che ha lanciato Hindley, i tempi si riducono?

Il ciclismo è cambiato, vengono fuori tanti giovani forti che forse recuperano meglio, ma hanno meno esperienza. Non penso che Bernal e Pogacar siano eccezioni.

Perché no?

Sono giovane, magari dico cose sbagliate. Però in Italia siamo abituati a logiche un po’ superate, forse. Qui sembrano più avanti rispetto a noi. Parlano di lavoro, non vengono a fare ragionamenti sull’andare con la ragazza che fa male, sul fare i tanti chilometri o sul mangiare poco perché se sei magro vai più forte. Abbiamo dietro un lavoro che forse rende meno evidente il gap di esperienza con i corridori più grandi.

Tutte le formazioni del Team Dsm corrono su bici Scott (foto Team Dsm)
Il Team Dsm corre su bici Scott (foto Team Dsm)
Spiega un po’?

Sento i discorsi. Magari una volta il corridore più esperto era in grado con gli anni di gestire le situazioni, mentre il giovane aveva bisogno di tempo per imparare. Oggi nella crescita è coinvolta tutta la squadra. Ti insegnano ad allenarti senza sbagliare. Si fanno le tattiche. Quello che prima capivi con gli anni, ora lo capisci con lo studio. Tutti hanno il potenziometro e allenarsi è più semplice. Però ho idea che sia molto stressante. Un professionista è esposto a tanti sovraccarichi da gennaio a ottobre. Pressione mediatica, social network, reperibilità, attenzione al cibo. Andare in bici è la fetta più piccola.

Hai paura di quello che ti aspetta?

No, ma ci penso. All’inizio mi sono buttato a pesce, poi ho cominciato a riflettere. Ora la mia casa è in Olanda, la mia residenza è lassù. Non conosco nessuno, ho fatto un salto… nel vuoto. A 18 anni vuoi spaccare il mondo, ma di base sei piccolo. Sei grande per dire, insomma. Però penso che tutto questo mi tornerà utile, a prescindere se diventerò o meno un professionista. Intendiamoci, voglio riuscirci e togliermi anche qualche bella soddisfazione! Ma non nego che sia dura. Non mi ero mai allontanato tanto da casa e tanto a lungo. E quando è difficile, penso al mio obiettivo, al perché ho fatto questa scelta.

A Sittard, quartier generale e villette per i corridori (foto Team Dsm)
A Sittard, quartier generale e villette per i corridori (foto Team Dsm)
Perché l’hai fatta?

Perché ho un sogno e voglio inseguirlo. Se non capisci la lingua, sei da solo ed è frustrante. Ti senti solo, ma non mollo. E sono certo che quando un giorno in salita sentirò le gambe dure e avrò la tentazione di mollare, penserò a questi giorni. E col cavolo che mi staccheranno