Nuova vita per la Solme Olmo, diventata Continental

Nuova vita per la Solme Olmo, diventata continental

14.11.2025
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Una delle novità della prossima stagione è l’approdo fra le continental della Solme Olmo. Una decisione importante quella presa dal presidente Gianpietro Forcolin, che ha forti ripercussioni sulla stessa struttura del team che dal prossimo anno si fonderà con la Arvedi, cooptando nella propria squadra 5 elementi del team che hanno basato la propria principale attività sulla pista, da Lamon a Sporzon, da Galli a Patuelli, Fiorin e Sasso.

Giampietro Forcolin, vulcanico presidente della Solme Olmo da quest'anno affiancata anche da Arvedi
Gianpietro Forcolin, vulcanico presidente della Solme Olmo da quest’anno affiancata anche da Arvedi
Giampietro Forcolin, vulcanico presidente della Solme Olmo da quest'anno affiancata anche da Arvedi
Gianpietro Forcolin, vulcanico presidente della Solme Olmo da quest’anno affiancata anche da Arvedi

Forcolin è un presidente che è l’anima pulsante del suo team, seguendolo come si farebbe con un figlio: «Noi veniamo da 2-3 stagioni molto buone – racconta – dove abbiamo fatto buonissimi risultati e dove i nostri atleti sono emersi. Il passaggio fra le continental è dettato dal fatto che vogliamo dare la possibilità ai nostri ragazzi di confrontarsi ed avere maggiori possibilità di svolgere delle corse a tappe. La crescita di un ciclista passa attraverso questo, quindi magari faremo meno corse di un giorno e qualche corsa a tappe in più, perché noi cerchiamo di preparare dei ragazzi che abbiano un bagaglio tale di esperienza che li possa aiutare nel proseguo».

Come sarà strutturata la squadra?

Noi vogliamo arrivare ad avere 19 ragazzi il prossimo anno, comprensivi del quintetto che arriva dall’Arvedi che possono essere considerati degli specialisti della pista e che svolgeranno la loro attività principalmente per questa, prendendo parte anche alle gare su strada per allenarsi e completare la serie di lavori necessari per eccellere nei velodromi. Sei ragazzi sono confermati dallo scorso anno, possiamo arrivare a 19-20. Abbiamo già definito con il Pool Cantù GB Team anche il passaggio fra gli Under 23 di Julian Bortolami e Luca Morlino che esordiranno con noi nella nuova categoria.

Lorenzo Anniballi, qui vincitore al Memorial Mantovani, uno dei corridori confermati per il 2026
Lorenzo Anniballi, qui vincitore al Memorial Mantovani, uno dei corridori confermati per il 2026
Lorenzo Anniballi, qui vincitore al Memorial Mantovani, uno dei corridori confermati per il 2026
Lorenzo Anniballi, qui vincitore al Memorial Mantovani, uno dei corridori confermati per il 2026
Quello per la pista è un lavoro anche importante, è fatto in sinergia con Salvoldi per far lavorare bene i ragazzi anche in funzione degli allenamenti a Montichiari e degli impegni su pista?

Sì, lavoreremo in sinergia per far combaciare il periodo della strada con quello della pista. Bisogna fare dei percorsi congiunti e concordati, considerando che siamo una squadra molto giovane. E’ mia ambizione avere anche qualche elemento con esperienza, un po’ più grande, ma devo vedere quanti mi permette l’UCI di schierare all’interno della formazione Continental. Il regolamento prevede 16 più massimo quattro specialisti. Al momento gli elite sono Lamon e Galli, vedremo se ci sarà possibilità di allargare il numero, poi avremo 5 corridori all’esordio fra gli U23.

Tutti italiani o come quest’anno ci sarà anche qualche straniero?:

Tutti italiani, è una scelta netta quella fatta quest’anno. Nel 2025 abbiamo avuto anche un atleta colombiano. C’erano state delle possibilità di portare dei ragazzi stranieri in Italia, ma onestamente ragionandoci un po’ sopra abbiamo detto no, è meglio che diamo spazio ai corridori italiani anche perché ne abbiamo comunque di validi. In Italia i posti sono quelli, pertanto a questo punto cerchiamo di far correre i nostri.

Dario Igor Belletta, arrivato a marzo, ha portato l'unica vittoria internazionale, a Visegrad
Dario Igor Belletta, arrivato a marzo, ha portato l’unica vittoria internazionale, a Visegrad
Dario Igor Belletta, arrivato a marzo, ha portato l'unica vittoria internazionale, a Visegrad
Dario Igor Belletta, arrivato a marzo, ha portato l’unica vittoria internazionale, a Visegrad
Si dice sempre che in Italia si faccia un po’ la guerra a chi vuole fare pista o altre discipline che non siano la strada. Voi andate un po’ controcorrente…

Noi ne siamo sempre stati fautori, io in principal modo in tempi non sospetti ho detto che la multidisciplinarietà va bene. Trentin ha sempre fatto cross con ottimi risultati tutte le stagioni e poi ho visto che anche nei primi anni del professionismo continuava a farlo. Perché era un modo comunque diverso di approcciare il ciclismo divertendosi, ma allo stesso tempo facendo allenamento in maniera diversa e soprattutto un allenamento proficuo per quello che doveva fare dopo.

Idem per la pista?

Vale lo stesso discorso. Non è un peggiorativo per la strada, come la strada non è un peggiorativo per la pista. E’ logico che in determinate situazioni dovremo fare delle scelte, ma sono compatibili al 100 per cento.

Christian Fantini, primo alla Medaglia d'Oro di Monza, continua la sua avventura alla Solme Olmo
Christian Fantini, primo alla Medaglia d’Oro di Monza, continua la sua avventura alla Solme Olmo
Christian Fantini, primo alla Medaglia d'Oro di Monza, continua la sua avventura alla Solme Olmo
Christian Fantini, primo alla Medaglia d’Oro di Monza, continua la sua avventura alla Solme Olmo
Quest’anno avete avuto una sola vittoria internazionale…

Io guardo al complesso, abbiamo portato a casa 7 successi. Poi abbiamo fatto secondo al Circuito del Porto, quarto alla Popolarissima, se parliamo di corse a livello internazionale abbiamo avuto molti piazzamenti, c’eravamo insomma. Quindi è un bilancio sicuramente positivo, quello di questo anno. Noi siamo contenti di quello che abbiamo fatto.

Fare il passaggio fra le continental quanto vi cambia a livello societario?

Per me influisce solo a livello economico. Serve quindi un sostegno maggiore nella ricerca di sponsor. Se uno guarda i budget e gli atleti che avevo lo scorso anno, tutta l’attività svolta, noi abbiamo fatto 20 giorni di gara all’estero, senza tener conto di tutte gare in Italia a cui abbiamo partecipato. Fare costantemente doppia attività a volte è davvero dispendioso, perché ti manca la materia prima. In determinati momenti, nonostante avessimo 18 ragazzi, facevo fatica a mettere insieme i 7 per partire.

Il roster per il 2026 comprende per ora 13 atleti, fra cui 5 pistard. Si dovrebbe arrivare almeno a 19
Il roster per il 2026 comprende per ora 13 atleti, fra cui 5 pistard. Si dovrebbe arrivare almeno a 19
Il roster per il 2026 comprende per ora 13 atleti, fra cui 5 pistard. Si dovrebbe arrivare almeno a 19
Il roster per il 2026 comprende per ora 13 atleti, fra cui 5 pistard. Si dovrebbe arrivare almeno a 19
Farete quindi anche attività all’estero?

Il motivo che ci ha spinto a passare continental è stato proprio questo. Noi come società ci siamo prefissati, nel limite del possibile, di far fare ai nostri ragazzi una corsa a tappe al mese. E’ logico che i corridori andranno a rotazione, perché non è che tutti possono fare tutto. Tante corse a tappe che ci sono in Europa sono 2.1. Di conseguenza se non fai parte della categoria Continental non puoi esserci. Io la scorsa stagione avevo ricevuto degli inviti, ma non ho potuto andarci perché eravamo squadra di club. Ora finalmente potremo.

Campionati del mondo pista, Santiago del Cile 2025, inseguimento a squadre, Francesco Lamon

Un Lamon tutto nuovo per il quartetto di Salvoldi

04.11.2025
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Degli eroi di Tokyo e mille altre battaglie col quartetto, agli ultimi mondiali della pista a Santiago del Cile c’era soltanto Lamon. Gli altri per quest’anno si sono dedicati alla strada. E così, il veneziano che ha lanciato Consonni, Milan e Ganna verso le più belle conquiste azzurre ha preso per mano il gruppo dei giovani selezionato da Salvoldi e ne è diventato la guida.

Il nuovo cittì della pista, che ai mondiali del Rwanda ha guidato gli juniores, nel fare qualche previsione sulle sfide di ottobre, aveva annotato con compiacimento come il livello di Lamon fosse di assoluta eccellenza e di come lo avesse visto lavorare con impegno. Non era scontato che nella rifondazione del settore Salvoldi ripartisse da chi già c’era, ma quando ti ritrovi un campione olimpico e del mondo in super condizione, sarebbe miope non vederlo. E così Dino l’ha convocato e gli ha cambiato ruolo: non più lanciatore, ma secondo alle spalle di Boscaro. E noi a Lamon abbiamo chiesto che effetto gli abbia fatto essere nel nuovo quartetto e come viva questa fase di mezzo, che servirà a qualificare l’Italia per Los Angeles 2028. In attesa semmai che i big rimettano il naso in pista e dimostrino di meritare il posto.

Olimpiadi Parigi 2024, Filippo Ganna, Francesco Lamon
Lamon e Ganna alle Olimpiadi di Parigi, corse dal quartetto azzurro da campioni uscenti, visto l’oro di Tokyo
Olimpiadi Parigi 2024, Filippo Ganna, Francesco Lamon
Lamon e Ganna alle Olimpiadi di Parigi, corse dal quartetto azzurro da campioni uscenti, visto l’oro di Tokyo
Che effetto ti ha fatto non avere alle spalle i tuoi amici?

E’ stata una cosa comprensibilissima. Dopo Parigi, era nei piani che per un paio d’anni si concentrassero e si dedicassero alla strada. Quindi mi dispiace il fatto di non condividere esperienze e qualche soddisfazione, però non mi sento abbandonato. Non dico di aver riscoperto un nuovo me, però sento addosso dei nuovi stimoli. Ne parlavo con Salvoldi: se fosse per me riprenderei già la settimana prossima. Era un po’ che non avevo questa voglia, questa grinta di ricominciare e ne sono stracontento. Che io corra con gli altri o con i più giovani, è proprio una cosa mia, personale. Mi sento che ho ancora tanto da dare e da dimostrare.

Sei entrato nel quartetto che eravate ancora under 23, come vedi i ragazzi che sono appena arrivati?

Ho parlato con loro ai mondiali. Si ragionava sul fatto che sono entrati in una posizione migliore rispetto a quella in cui ci trovammo noi. Sono entrati in un contesto e in un movimento già avviato sotto l’aspetto della preparazione e dei materiali e per questo sono avvantaggiati. E’ inevitabile che debbano ancora crescere, sia dal punto di vista fisico sia dell’esperienza e di come arrivare preparati a un appuntamento, niente di strano. Ovviamente sono dei bravi ragazzi, i numeri li hanno, li vedo abbastanza sul pezzo.

Che rapporto c’è fra te che sei campione olimpico e loro che alle Olimpiadi sognano di andarci?

Non mi piace essere trattato come se fossi chissà chi. Non dico che non sono nessuno, però mi trattano con il giusto rispetto. Mi piace mettermi sul loro piano, cercando di trasmettere la mia esperienza e il modo di affrontare gli appuntamenti. Penso e spero che mi vedano più che altro come un fratello maggiore.

Campionati del mondo pista, Santiago del Cile 2025, inseguimento a squadre,
La novità con l’avvento di Salvoldi è che Lamon ai mondiali è partito per secondo, dietro Boscaro. Poi Giaimi e Favero
Allora, visto che sei il fratello maggiore, che cosa puoi dirci di questi tuoi fratellini del quartetto di Santiago del Cile?

Partendo dall’ordine di gara, direi che secondo me Boscaro dovrebbe essere un po’ più sicuro di se stesso. Ha le doti giuste e l’esperienza, però deve imparare come lavorare al massimo per arrivare al 100 per cento in ogni appuntamento. Giaimi e Favero sono giovani, per loro vale lo stesso discorso. E’ importante che capiscano quale sia per entrambi la strada migliore. Dovranno imparare a programmare ogni appuntamento nel migliore dei modi, con Dino che è super disponibile. E poi Etienne (Grimod, ndr) è stato grande a fare un tempo così importante al suo primo mondiale elite. I numeri ci sono, ma oltre a quelli c’è anche altro su cui lavorare, però Santiago è stato un buon punto di partenza.

Le dinamiche fra loro ti ricordano quelle fra voi dei primi tempi?

Come potenzialità, è difficile fare un paragone con Consonni, MIlan e Ganna, anche se magari ci sono delle caratteristiche simili. La cosa che vedo diversa, come dicevo prima, è il fatto che noi siamo cresciuti insieme quasi dal nulla. Sappiamo cosa vuol dire essere gli ultimi nel tabellone e cosa vuol dire essere i primi. Questa è una cosa che a loro manca, ma ovviamente non per colpa loro. E’ un fatto di esperienza e, tra virgolette, di una fame che noi avevamo e forse loro hanno un po’ meno, visto il contesto in cui sono arrivati.

Come è stato il passaggio a Salvodi dopo una vita con Villa?

Cose nuove nel modo di lavorare ci sono, ma non si può dire se uno sia meglio dell’altro. Bisognerà valutare sulla base dei risultati da qui a Los Angeles, forse allora potremo fare un bilancio. Per ora è un metodo di lavoro con cui mi sto trovando bene, pur notando le differenze. Ad esempio con il quartetto lavoriamo tanto su distanze più lunghe e per me è stata la prima volta. Prima lavoravamo su distanze di 30-35-36 giri, ma aumentando la distanza ho visto che ho aumentato la resistenza a quei ritmi e mi sono trovato bene. E mi sono sentito a mio agio anche correndo per secondo rispetto al mio solito ruolo di lanciatore.

Il quartetto azzurro ha concluso i mondiali con il sesto posto: per Lamon un buon punto di partenza
Il quartetto azzurro ha concluso i mondiali con il sesto posto: per Lamon un buon punto di partenza
Il quartetto azzurro ha concluso i mondiali con il sesto posto: per Lamon un buon punto di partenza
Il quartetto azzurro ha concluso i mondiali con il sesto posto: per Lamon un buon punto di partenza
Come hai vissuto l’ultimo mondiale di Viviani?

Un’emozione incredibile. Avendo vissuto gran parte della carriera di Elia su pista, mi è piaciuto essere lì perché ha corso talmente bene che sembrava che fosse un film. Si merita tutto questo e si merita di aver concluso la carriera con la vittoria nella gara che voleva. E ora gli auguro un’altra carriera ricca di soddisfazioni come quella che ha avuto in bici.

Secondo te Consonni, Milan e Ganna sono preoccupati che i giovani gli portino via il posto?

Non ne abbiamo mai parlato. Ogni tanto mi piace scherzare con loro e dirgli che mi mancano. Sono dell’idea che quando sarà il momento, come è sempre stato per Marco e ora con Dino, chi merita, chi va più forte avrà il suo posto. Ma non è un pensiero da avere adesso, anche se tutti dovremo far vedere di andare forte.

Cosa farai quest’inverno?

Faccio 15 giorni di riposo e poi ricomincio con dei ritiri su strada, per fare un po’ di base. Poi da metà dicembre vorrei iniziare con la pista in modo serio, per arrivare preparato al meglio agli europei. L’anno prossimo cambierò anche squadra e passerò con la Solme-Olmo che diventa continental, quindi avrò un calendario su strada un po’ più ricco. Per cui adesso riposo e faccio qualche giretto in gravel, perché ho scoperto che lo trovo divertente…

Caro Lamon: cosa hai visto nei giovani talenti del quartetto?

25.02.2025
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Francesco Lamon è il filo conduttore dell’inseguimento a squadre azzurro su pista, la sua presenza al campionato europeo di Zolder è la conferma della sua importanza nel progetto. Il veneto è uscito dall’impegno continentale su pista con una buona gamba, tanto da sfruttarla per vincere lo Spinners Dubai. Un appuntamento su strada negli Emirati da quale è rientrato proprio ieri. 

«Avevo già corso a Dubai a gennaio – racconta mentre si dirige in palestra per allenarsi – ma l’impegno dell’altro giorno era più semplice. Ho corso con la maglia della Dubai Police. Ho deciso di fare questa gara dopo l’europeo su pista per sfruttare la condizione, visto che sul parquet la stagione non sarà così impegnativa».

Francesco Lamon ha sfruttato la condizione dell’europeo per correre e vincere lo Spinneys Dubai 92 Cycle Challenge
Francesco Lamon ha sfruttato la condizione dell’europeo per correre e vincere lo Spinneys Dubai 92 Cycle Challenge

Il nuovo ciclo

Il campionato europeo di Zolder ha acceso i riflettori sul quadriennio olimpico di Los Angeles 2028. I lavori sono ufficialmente iniziati. Francesco Lamon lo ha iniziato accanto a un’ondata di giovani talenti azzurri, ragazzi di vent’anni che si sono subito messi in mostra. 

«Iniziare questo 2025 insieme ai giovani – prosegue – è stato bello, mi sarebbe piaciuto riuscire a conquistare una medaglia. Ci è mancato davvero poco, ma penso che abbiano dato il massimo. Avendo girato poco insieme, visti gli impegni su strada e i vari ritiri, credo che il tempo fatto sia da considerarsi molto buono (il giovane quartetto ha fatto registrare 3’54″169, ndr). E’ un gruppo con dell’ottimo materiale sul quale lavorare e investire. Esserci giocati la medaglia di bronzo fino all’ultimo è stato un bel segnale e un ottimo punto di partenza».

Il quartetto che ha conquistato il quarto posto agli europei di Zolder era formato da: Lamon, Favero, Grimod e Boscaro
Il quartetto che ha conquistato il quarto posto agli europei di Zolder era formato da: Lamon, Favero, Grimod e Boscaro
Pensi possano seguire le orme di Ganna, Consonni e Milan?

Quando ho visto arrivare Ganna e Milan si vedeva che avessero qualcosa di fuori dal comune, un talento incredibile. Paragonarli ai giovani di ora è un azzardo, ma a livello di caratteristiche li vedo simili. Di “Jonny” e “Pippo” ce ne sono solo due al mondo. E’ difficile sovrapporli, ma questi giovani hanno talento, lo si è visto.

Da cosa?

I tempi fatti registrare da Favero e Grimod nell’inseguimento individuale non sono banali. Favero, che ha già corso il mondiale su pista dello scorso anno con noi, ha conquistato il quarto posto e ha girato in 4’08”. Un tempo di tutto rispetto considerando che è all’inizio della sua avventura, e l’inseguimento individuale è uno sforzo che più lo si fa più si capisce come affrontarlo. 

Francesco Lamon, a destra, è stato il punto di riferimento per i giovani in questa rassegna continentale
Francesco Lamon, a destra, è stato il punto di riferimento per i giovani in questa rassegna continentale
Su che aspetti hai lavorato maggiormente con loro?

Più che sulle prestazioni, quelle ci sono, c’era da essere bravi nel tenerli tranquilli. A loro giustamente manca l’esperienza e gestire la tensione non è facile. Hanno vent’anni, anche io alla loro età vivevo così le gare. Ho cercato di non far pesare questo aspetto e penso di esserci riuscito, rispetto al mondiale è andata molto meglio. Soprattutto con Favero. 

Come mai?

Dopo la caduta al mondiale dello scorso anno partiva più titubante ma sono riuscito a tenerlo sereno, anche con qualche battuta. Alla fine con un sorriso gli ho detto: «Peggio del mondiale non può andare». Credo che la forza del gruppo sia importante e anche sdrammatizzare aiuta i giovani. Cadere e sbagliare è normale e fa parte della maturazione. Favero a questo europeo ha fatto vedere ottime cose. 

I valori in campo sono ottimi, Favero (20 anni domani) ha conquistato il quarto posto nell’inseguimento individuale
I valori in campo sono ottimi, Favero (20 anni domani) ha conquistato il quarto posto nell’inseguimento individuale
Rispetto a quando arrivarono Ganna e Milan il quartetto è il riferimento della pista azzurra, per i giovani c’è più apprensione?

Quando loro due entrarono nell’orbita della pista, non eravamo una delle nazionali di riferimento. Ora la pressione è più alta, i giovani come Grimod e Favero arrivano in un contesto maggiormente incanalato. 

A livello di caratteristiche fare dei paragoni è difficile, ma come atteggiamento?

In questi ragazzi vedo la stessa determinazione che c’era negli occhi di Milan e Ganna. Questa cosa serve per aiutarli a sconfiggere l’ansia, abituarsi a far parte di un progetto grande e ambizioso. Bisogna prendere dimestichezza con il rappresentare una nazionale importante. 

Favero aveva già corso tra gli elite al mondiale del 2024, esordio sfortunato vista la caduta (in foto è consolato da Milan)
Favero aveva già corso tra gli elite al mondiale del 2024, esordio sfortunato vista la caduta (in foto è consolato da Milan)
Come lo si fa?

Rimanere presenti nell’ambiente. Quest’anno gli appuntamenti sono pochi, ci sarà una sola Coppa del mondo. Creare un gruppo non sarà facile visto che si correrà di meno, però questi ragazzi devono mantenere l’abitudine di venire in pista a girare. Se spariscono per sei mesi non va bene, serve continuità. 

Il fatto che sia arrivato Salvodi che li ha avuti da juniores è un vantaggio…

Sicuramente lui li conosce e loro conoscono il suo metodo di lavoro e sanno cosa vuole dagli atleti. 

Grimod: l’europeo tra i grandi e l’onda verde della pista

24.02.2025
5 min
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PONTE SAN MARCO – Il camper della Biesse Carrera Premac è a pochi passi dal foglio firma della Coppa San Geo, prova elite e under 23 che apre il calendario italiano insieme alla Firenze-Empoli. Pochi passi fuori dal camper si intravedono le teste dei ragazzi del team continental bresciano, chiediamo di parlare con Etienne Grimod e in pochi secondi lo vediamo sbucare fuori. Il valdostano supera di pochi i 190 centimetri e quando vediamo la sua testa uscire ci viene naturale chiederci come facesse a stare comodo dentro a quel van. Lui sorride e con fare accogliente ci segue per l’intervista

Etienne Grimod è uno dei volti nuovi che abbiamo visto sfrecciare sul parquet del velodromo di Zolder ai recenti campionati europei su pista. Ha 19 anni compiuti da poco e pochi giorni fa si è affacciato nel mondo degli elite nelle discipline del quartetto e dell’inseguimento individuale. Da junior è stato uno dei volti della pista azzurra, guidato da Dino Salvoldi ha conquistato un mondiale e un europeo. Nel 2023 ad Anadia ha fatto parte del quartetto che ha fatto registrare il record del mondo nell’inseguimento di categoria, al suo fianco c’erano Juan David Sierra, Renato Favero e Luca Giaimi. I primi due sono stati anch’essi protagonisti all’europeo elite. 

Dopo l’europeo su pista è il momento di iniziare la seconda stagione da U23 con la Biesse Carrera Premac
Dopo l’europeo su pista è il momento di iniziare la seconda stagione da U23 con la Biesse Carrera Premac

Tra i grandi

Lo aveva anticipato il cittì della pista Marco Villa, ora ex visto che dal recente Consiglio federale sono arrivati dei cambiamenti per quanto riguarda il quadriennio 2025-2028, che questo appuntamento continentale avrebbe aperto le porte a tanti giovani. Un modo per lanciare il prossimo grande appuntamento: Los Angeles 2028. Etienne Grimod è uno dei ragazzi della nuova leva portati a Zolder per prendere le misure e i ritmi dei grandi della pista.

«L’Europeo è andato bene – ci racconta – non me l’aspettavo ma eravamo in forma. E’ mancato qualcosa per salire sul podio nell’inseguimento a squadre, ma in quello individuale sono andato forte, segnale che stavo bene. Il primo appuntamento con i grandi è stata prima di tutto una bellissima esperienza. Ho imparato molto da chi questo ambiente lo vive da anni, come Francesco Lamon. Lui è uno dei riferimenti per le mie discipline».

Il quartetto che ha ottenuto il quarto posto a Zolder era composto da: Francesco Lamon, Davide Boscaro, Renato Favero e Etienne Grimod
Il quartetto che ha ottenuto il quarto posto a Zolder era composto da: Lamon, Boscaro, Favero e Grimod
Cosa vi ha detto?

Di non preoccuparci, che siamo giovani e di fare quello che saremmo riusciti come se fosse un allenamento. Tutte parole utili, anche perché non siamo mai stati così tranquilli prima di una finale di un quartetto.

Com’è stato entrare nel quartetto sapendo che cos’è il quartetto per la pista italiana?

Diciamo che è stata una grande emozione correre nella categoria maggiore. Entrare nel quartetto sapendo che a Tokyo hanno vinto l’oro e che a Parigi sono riusciti a conquistare il bronzo è un onore. 

E qual è il momento che ti è rimasto?

Direi il gruppo. Non mi aspettavo di trovare un così grande affiatamento. Eravamo tanti atleti di differenti età ma siamo stati benissimo insieme. Poi devo dire che mi è piaciuta anche la mia prestazione nell’inseguimento individuale (il valdostano è arrivato sesto, ndr).

Etienne Grimod ha corso anche nell’inseguimento individuale, per lui il sesto posto con il tempo di 4’09” e 838
Etienne Grimod ha corso anche nell’inseguimento individuale, per lui il sesto posto con il tempo di 4’09” e 838
Ci racconti i passi di avvicinamento a questo primo europeo?

A novembre e dicembre ero spesso a Montichiari a girare. Poi sono stato in ritiro con la squadra in Spagna e infine c’è stata la settimana prima dell’europeo che abbiamo fatto interamente lì a Montichiari. E’ stato bello vivere così tanto il velodromo e girare con tanti ragazzi con i quali non avevo mai lavorato prima. Nella settimana di lavoro prima di partire per Zolder ho lavorato insieme agli altri del quartetto: Lamon, Boscaro, Galli e Favero (Grimod è subentrato per la finale che è valsa il bronzo al posto di Galli, ndr). 

Cosa avete fatto?

Abbiamo testato le varie combinazioni. Alla fine serviva avere un certo feeling in vista dell’Europeo. 

Quando ti è arrivata la comunicazione che avresti fatto l’europeo come ti sei sentito?

Mi trovavo a Sanremo, dove ho una casa, per allenarmi su strada. L’ho presa benissimo, sinceramente non me l’aspettavo.

Con i suoi 192 centimetri Grimod spicca per doti atletiche e fisiche fuori dal comune
Con i suoi 192 centimetri Grimod spicca per doti atletiche e fisiche fuori dal comune
Ma sull’emozione che ti porti di questa esperienza?

E’ che si tratta solo del primo europeo elite. Penso a quanti ce ne potranno essere e fare già parte di questa squadra con un livello abbastanza alto mi fa dire: «Cavoli, sono andato abbastanza bene e si può ancora migliorare tanto».

Una volta lì con Sierra e Favero, voi che siete stati i pilastri del quartetto juniores, cosa vi siete detti?

Ci conosciamo da tre anni, siamo come fratelli: andiamo in vacanza assieme e facciamo tutto insieme. Da un lato questo è stato un vantaggio perché parlavamo di tutto, senza problemi. Grazie al nostro rapporto non ho sentito la tensione nell’avvicinamento alla gara. A fine europeo ero in viaggio con Favero in aereo, e pensavo al nostro percorso. Da juniores siamo passati alla categoria elite, non è che ce ne siano stati tanti come noi. Ho pensato a Consonni, Milan e Ganna che sono amici da una vita, così ho guardato Favero e gli ho detto: «Mi sa che siamo sulla buona strada».

Grimod, Favero e Sierra torneranno a lavorare su pista con Salvoldi che da poco è stato nominato cittì della disciplina (foto Federciclismo)
Grimod, Favero e Sierra torneranno a lavorare su pista con Salvoldi che da poco è stato nominato cittì della disciplina (foto Federciclismo)
Ora il cittì della pista sarà Salvoldi, con il quale avete lavorato da juniores, un modo per proseguire un cammino in vista di obiettivi più grandi?

Il suo arrivo può essere un vantaggio, sicuramente ci conosce molto bene. Ma alla fine abbiamo lavorato con Villa un anno, quindi anche lui ci stava iniziando a conoscere. Sono due tecnici completi, non penso sia un cambiamento così grande. Con Salvoldi ci troveremo bene, visto che conosciamo già il metodo di lavoro. Vedremo come andrà.

Quartetto, Lamon è la certezza. Gli europei per ripartire

30.01.2025
7 min
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Nell’anno in cui, conquistato a Parigi il bronzo del quartetto, Ganna, Milan e Consonni daranno la precedenza alla strada, Francesco Lamon rimarrà il custode di quel fantastico trenino che in precedenza si era portato a casa l’oro di Tokyo e il mondiale di Roubaix.

La sua stagione è iniziata su strada nell’Al Salam Championship di Dubai e con lui c’erano anche Viviani e Scartezzini, ma adesso tornerà in velodromo con i campionati europei che dal 12 al 16 febbraio raduneranno a Zolder il circus della pista. Francesco è un ragazzo solido, riservato, capace di una grinta sconfinata. Ama ragionare e lo fa sempre con grande concretezza.

«Di sicuro farò il quartetto – dice il veneziano delle Fiamme Azzurre – altre specialità non so ancora, dipenderà anche da quali giovani ci saranno e come vorrà lavorare Marco (Villa, ndr). La mia disponibilità è come sempre al massimo. Sto vivendo questo periodo in maniera super tranquilla. Penso che anche io, se fossi stato Ganna o Milan e non avendo più niente da dimostrare, avrei ragionato allo stesso modo. E penso anche che sia il momento migliore. Quale migliore occasione dei due anni post olimpici, che sono relativamente tranquilli?».

La bravura di Lamon è sempre stata farsi trovare al livello di Ganna e gli altri che corrono su strada nel WorldTour
La bravura di Lamon è sempre stata farsi trovare al livello di Ganna e gli altri che corrono su strada nel WorldTour
E così adesso sta a te essere il riferimento per i giovani che di volta in volta si affacceranno in pista. Ti senti uno che può dare consigli, come ti vedono secondo te?

Lo vedo come un modo di trasmettere quello che a mia volta ho imparato nel corso degli anni. I giovani che vengono su adesso e che entrano nel nostro gruppo sono molto più avvantaggiati rispetto a quando ero giovane io anni fa. In quel periodo, l’attività su pista non era così sviluppata, ma soprattutto non aveva un seguito così grande. Quindi ovviamente anche grazie al lavoro che ha fatto Elia, mi sono trovato a vivere sia il periodo più difficile degli inizi, sia quello splendente che stiamo vivendo oggi.

In cosa sono avvantaggiati quindi i giovani che arrivano ora in nazionale?

Non dico che abbiano già la strada spianata, però partono da un livello più alto, anche solo per i materiali. Poi ci sono i metodi di preparazione sviluppati al 100 per cento dal settore performance. Quindi se un atleta ha le doti, emergerà più facilmente rispetto a quando debuttammo noi.

Possiamo dire che Milan sia stato l’esempio di questo?

Esatto, l’esempio più recente e più chiaro. Quando Jonathan è arrivato quattro anni fa, era un giovane super emergente. E abbiamo visto che, con tutti i materiali a disposizione e la giusta preparazione, ha fatto subito la differenza. Detto questo, penso che Johnny sarebbe emerso anche se fosse stato nell’ultima delle nazioni del mondo, però comunque un giovane che oggi voglia intraprendere l’attività su pista in Italia, è molto avvantaggiato.

Parigi 2024, parte la finale per il bronzo: occhi negli occhi fra Villa e Lamon
Parigi 2024, parte la finale per il bronzo: occhi negli occhi fra Villa e Lamon
Parliamo allora di Francesco Lamon, l’unico di quel quartetto a non essere professionista su strada. Quanto è stato faticoso, dal punto di vista fisico e mentale, tenere quel livello altissimo e non mollare un metro?

Ovviamente nel quadriennio scorso, ho passato anche io i miei momenti di alti e bassi e sono contento di come sono arrivato a Parigi. Sinceramente, come ho sempre detto, non vivo un gap mentale o in termini di pressione, correndo con altri ragazzi che sono professionisti su strada. Quando siamo lì insieme, nessuno chiede o va a guardare cosa abbia vinto o fatto su strada uno o l’altro. Siamo quattro, tutti per uno in quei quattro chilometri, quindi il resto si azzera. Ovviamente in termini di preparazione ho dovuto forzare un po’ di più e fare i salti mortali per colmare le differenze o avvicinarmi alle prestazioni che non posso raggiungere con la mia attività su strada.

E come hai fatto?

Ho iniziato a lavorare molto prima, facendo più ritiri su strada. E quando loro erano al Giro d’Italia, io chiedevo alla Arvedi e alle Fiamme Azzurre che mi schierassero nel maggior numero di corse possibili. In più ho aumentato i blocchi di volume in quota, per cui quando loro hanno staccato dal Giro, io ero in altura già da un mese. Ho fatto tutto il possibile per avvicinarmi al loro livello, affinché fossimo il più omogenei possibile in pista.

E’ comunque un impegno che richiede studio e applicazione…

Se dovessi dire quale sia il gap più evidente, dovrei parlare della loro maggiore resistenza dovuta all’attività su strada. Il lavoro specifico invece è uguale per tutti e la nostra fortuna è che riusciamo ad arrivare agli appuntamenti importanti allo stesso livello. Quello del quartetto è uno sforzo breve ma intenso, quindi è abbastanza nelle mie corde, mentre sarei stato più in difficoltà se avessi dovuto preparare una madison, per esempio, non correndo tanto su strada.

Lamon, classe 1994, è un atleta delle Fiamme Azzurre che fa attività su strada con la Arvedi Cycling
Lamon, classe 1994, è un atleta delle Fiamme Azzurre che fa attività su strada con la Arvedi Cycling
Ovviamente ciascuno di questi passaggi viene studiato con Bragato e Villa?

Certo e anche quando sono andato per tutto quel tempo in altura, si è trovato il compromesso per non mollare l’attività su pista. Per cui una volta a settimana/dieci giorni, scendevo da Livigno e andavo a Montichiari. L’altura mi dà molti benefici, quindi nell’anno olimpico ho cercato di sfruttarla il più possibile.

Europei in vista, con quale motivazione si va, sapendo che non ci sarà il dream team azzurro?

Quando si va a correre, la testa è la stessa, che si vada a fare un campionato regionale oppure le Olimpiadi. Se vedessi che non ho la grinta o la giusta motivazione, sarei il primo a tirarmi indietro. Uno stimolo in più potrebbe essere quello di riuscire a portare sul podio altri tre giovani, in modo che anche per loro il quadriennio possa partire nel migliore dei modi. Ovviamente quattro anni sono lunghi e di certo, che vada bene o male, non sarà questo europeo a decidere le cose. Però può essere un buon punto di partenza da sfruttare.

Fantini, Magagnotti, Stella, Sporzon, Costa: c’è grande attesa il quartetto iridato juniores (foto FCI)
Fantini, Magagnotti, Stella, Sporzon, Costa: c’è grande attesa il quartetto iridato juniores (foto FCI)
A livello tuo di sensazioni, vedi questi ragazzi intimiditi nell’avvicinarsi ad atleti più esperti e vittoriosi come te?

Oddio, dipende dal carattere che hanno. Ne abbiamo visti anche alcuni un po’ più sfrontati, anche se poi la cosa gli si è ritorta anche contro, ovviamente in senso buono. Altri invece sono un po’ più timidi, hanno più bisogno di crescere. Ma ripeto: lo faccio molto volentieri, perché hanno bisogno della mia esperienza.

Per cosa, ad esempio?

Allo scorso mondiale, ho notato il loro modo di avvicinarsi alla gara. Non sanno bene come gestire la tensione e questo è un tipo di esperienza che inevitabilmente manca. Essendo così giovani, non hanno avuto tante occasioni di rompere il ghiaccio. Sono molto forti, ma se non acquisisci la freddezza che serve, sono più gli errori che rischi di commettere dei risultati che porti a casa, quindi bisogna trovare un giusto compromesso tra le cose.

Sei nato nel 1994, quindi a febbraio compirai 31 anni, che saranno 34 a Los Angeles. Ci stai già pensando oppure si vive di mese in mese?

Non so dire dove sarò nel 2028, la domanda è sul tavolo. Però io non sono uno che vive un mese alla volta. Se vedo che la voglia c’è ancora, come c’è adesso, allora vivrò la rincorsa come se avessi vent’anni. Ma sarei anche il primo, vedendo che mi intestardisco e che il livello non è all’altezza, a tirarmi indietro. Prima o poi il ciclo si chiuderà, ma non mi sento di dire sin da adesso che ci sarò oppure no. Per ora sono ancora qui che mi sto impegnando con la grinta e la volontà al 100 per cento, di questo sono sicuro.

Milan, Lamon, Ganna, Consonni: il quartetto d’oro di Tokyo che a Parigi ha preso il bronzo
Milan, Lamon, Ganna, Consonni: il quartetto d’oro di Tokyo che a Parigi ha preso il bronzo
A Tokyo arrivò l’oro senza pubblico a causa del Covid, a Parigi c’era una baraonda…

Ma io preferisco aver vinto un oro senza pubblico (ride, ndr), che un bronzo davanti a 50.000 persone. La differenza di ambiente però si è sentita, ma sinceramente non è una cosa che mi influenza più di tanto. Poteva esserci anche un miliardo di persone, ma la prestazione non sarebbe cambiata.

Qual è il programma della tua primavera?

Correrò a Grenchen nei prossimi giorni perché vorrei fare lo sforzo di una gara prima degli europei. Poi faremo un ritiro pre-europeo e partiremo per il Belgio. Poi non so ancora quale sarà il programma delle Coppe del mondo. Per cui adesso vediamo di passare bene gli europei e poi con Marco faremo il punto per quello che si potrà ancora fare.

Fiamme Azzurre, l’oro di Consonni uno tsunami di entusiasmo

23.08.2024
7 min
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Le Fiamme Azzurre del ciclismo sono tornate da Parigi con un sorriso che ancora non va via. Il tempo di fare festa per il bronzo di Francesco Lamon ed è arrivato come uno tsunami l’oro di Chiara Consonni, l’ultima arruolata. Il responsabile della Sezione Ciclismo si chiama Augusto Onori e dalle sue parole traspare un entusiasmo coinvolgente. Lo troviamo durante il rientro dalle ferie, entrambi guidando e ripercorrendo i giorni olimpici di Parigi (in apertura abbraccia la bergamasca subito dopo la vittoria).

Nel frattempo le corse sono ricominciate e la campionessa olimpica della madison ha ripreso a correre con la maglia del UAE Team Adq, ma questa pagina merita ancora un racconto. Per i gruppi sportivi dei corpi di Polizia infatti, le Olimpiadi sono la vera ragion d’essere. Per il resto della stagione restano un passo indietro, salvo diventare protagonisti nei campionati nazionali. Eppure il loro non è assolutamente un ruolo di secondo piano, tutt’altro. E’ grazie a loro che tanti atleti negli anni sono riusciti a coltivare il loro sogno.

A Casa Italia, nella sera dell’oro, Chiara Consonni con Irene Marotta (a capo del GS Fiamme Azzurre) e Augusto Onori
A Casa Italia, nella sera dell’oro, Chiara Consonni con Irene Marotta (a capo del GS Fiamme Azzurre) e Augusto Onori
E allora cominciamo proprio da Chiara Consonni: quando l’avete presa pensavate che fosse già in grado di portarvi un oro?

Non voglio dire che sia stata una scoperta, perché comunque è un’atleta di alto profilo, ma certo l’oro che non era scontato. E’ stato una bella scommessa vinta. Ci aspettavamo un risultato importante, ma questo è stato davvero un risultato immenso. Da quando è arrivata, viene monitorata dal nostro staff, per cui l’abbiamo seguita. Forse grazie alla serenità e la tranquillità che diamo ai nostri atleti, è uscito fuori quello che poi abbiamo visto a Parigi. E questo sarà l’inizio di un lungo percorso di successi.

Le Olimpiadi per chi fa il vostro lavoro sono il momento clou, giusto?

Per quanto riguarda il nostro lavoro, si va a pari passo con quello dell’atleta. Lavoriamo e viviamo quattro anni per quattro anni. Diciamo che il percorso verso Parigi è stato lungo, duro, intenso. Abbiamo avuto molti bassi, ma anche molti alti che fanno parte della storia di un atleta di alto profilo. Però abbiamo vissuto gli ultimi mesi con molta serenità. Siamo riusciti con le nostre tre donne (Cecchini, Consonni, Paternoster, ndr) ad avere le carte olimpiche e quindi già quello per noi è stato un grandissimo risultato. In più Lamon si è confermato. Non è facile prendere una seconda medaglia e quel bronzo è stato stupendo al pari dell’oro. E’ stata una medaglia sofferta e combattuta. E sono certo che questi risultati siano arrivati proprio facendo lavorare i ragazzi con la massima serenità e tranquillità

Letizia Paternoster ha colto il quarto posto nell’inseguimento a squadre e ha poi corso l’omnium
Letizia Paternoster ha colto il quarto posto nell’inseguimento a squadre e ha poi corso l’omnium
Anche perché forse Lamon dei quattro era quello per cui le Olimpiadi sono davvero il grande obiettivo, al confronto di Consonni, Ganna e Milan che comunque corrono nel WorldTour.

Perfetto. Come Fiamme Azzurre, abbiamo gli stessi intenti della nazionale, quindi non ci discostiamo assolutamente dai programmi della nazionale. Siamo sempre a disposizione ed è così per tutti i gruppi sportivi riconducibili allo Stato. Per cui Francesco è a disposizione al 100 per cento della Federazione ciclistica italiana.

In che modo gli alti gradi delle Fiamme Azzurre seguono la vostra attività sportiva? Vi mettono pressione?

Abbiamo il piacere di condividere queste esperienze con i nostri vertici. A capo della struttura del gruppo sportivo c’è la dottoressa Irene Marotta, con cui ho avuto il piacere di condividere questi straordinari successi proprio a Parigi. Le pressioni sono quelle date dal lavoro. Abbiamo degli standard da soddisfare e gli atleti devono dare il loro contributo per raggiungerli. Le medaglie che abbiamo preso e anche il quarto posto del quartetto femminile testimoniano che il lavoro funziona, anche grazie alla tranquillità in cui ci viene consentito di svolgerlo.

Gli atleti vestono la maglia dei gruppi di Polizia solo ai tricolori. Qui Consonni e Paternoster all’italiano 2024 dopo il secondo posto di Chiara
Gli atleti vestono la maglia dei gruppi di Polizia solo ai tricolori. Qui Consonni e Paternoster all’italiano 2024 dopo il secondo posto di Chiara
In che modo gli agenti che lavorano effettivamente nei penitenziari vivono i successi dei loro colleghi atleti?

Proprio per rispondere a questa domanda, vorrei citare le parole che ha avuto il Presidente Giovanni Russo, a capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Si è detto felice e orgoglioso per le medaglie e l’impegno delle Fiamme Azzurre. E mi sento di dire che il lavoro quotidiano dei nostri atleti rispecchia lo stesso impegno che i colleghi in uniforme mettono tutti i giorni durante il loro orario di servizio.

Un’Olimpiade come questa diventa anche la molla a fare di più?

E’ il nostro lavoro e i nostri obiettivi sono quelli di mantenere un livello altissimo. L’obiettivo è vincere, abbiamo questo obbligo che non è amatoriale, ma professionale. Devo dire grazie alla Federazione, sia per la parte politica sia per i tecnici Sangalli e Villa, con cui si è creata una bella collaborazione che ha contribuito al raggiungimento di questi importantissimi traguardi. E mi sento di dire che un oro olimpico è fonte di ispirazione, di arricchimento e di pensiero. E’ un risultato che mi fa lavorare sempre con maggior spinta e credo di poter dire che sia così anche per i miei collaboratori, che vorrei ringraziare. Fabio Masotti e Carlo Buttarelli sono stati miei compagni di viaggio e lo saranno per le sfide che ci attendono.

A Parigi il terzetto femminile delle Fiamme Azzurre era completato da Elena Cecchini
A Parigi il terzetto femminile delle Fiamme Azzurre era completato da Elena Cecchini
Masotti che al momento è in Cina con i mondiali juniores su pista…

E tra l’altro stanno riportando titoli iridati e record del mondo. Ecco perché ci tengo a sottolineare il loro ruolo, perché veramente stanno facendo un lavoro egregio.

Per tornare con i piedi nella realtà, quest’anno scade la convenzione tra FCI e gruppi sportivi militari già rinnovata l’ultima volta da Renato Di Rocco, pensi che sarà rinnovata?

Di questa cosa devo ancora parlare. Ovviamente faremo a breve un tavolo tecnico, visto che ai primi di settembre ricominciano a muoversi tutti gli ingranaggi. Siamo rimasti con il presidente Dagnoni e il segretario generale Tolu di incontrarci, magari anche a Montichiari, per capire cosa fare. Come avrete capito, per noi si tratta di un passaggio molto importante per lo sviluppo del settore pista. Ci sono molte difficoltà tecniche e quindi vogliamo capire bene come si possa gestire la situazione.

C’è anche da dirimere la problematica di atleti professionisti che risultano dipendenti dell’Amministrazione pubblica, che potrebbe sembrare strano.

Non è strano. Diciamo che il team principal degli atleti dei gruppi sportivi di Polizia è lo Stato stesso. E’ il suo datore di lavoro principale, quindi per quanto riguarda gli atleti delle Fiamme Azzurre, il datore di lavoro è l’Amministrazione Penitenziaria. Dopodiché la possibilità di fare un secondo tesseramento con una società esterna è contemplata. Non è un grosso problema, perché comunque è attinente all’allenamento dell’atleta. Quindi per noi non è un problema che Chiara Consonni corra con la UAE Adq. Fino ad ora è c’è stato grande affiatamento con questi team e quindi parlo anche della Cecchini o comunque anche dei ragazzi, che però corrono in team minori. Con il nostro staff riusciamo ad avere degli ottimi rapporti, sapendo che il lavoro delle Fiamme Azzurre viene prima di tutto il resto.

Alla vostra amministrazione sta bene così?

Diciamo che fino ad ora non ci sono stati problemi. A livello amministrativo, i nostri atleti e tutti quelli dei gruppi sportivi dello Stato, sono dipendenti statali. Quindi, in quanto tali, non possono fare un secondo lavoro con un contratto, perché non è possibile. La franchigia che c’è stata finora era stata creata per proprio per far lavorare questi atleti in entrambi i settori. Ora dobbiamo ridiscuterla e definirla bene. E poi sapremo ragguagliarvi in tal senso. Ma nel frattempo continuate a guardare verrso Parigi. Alle Paralimpiadi avremo Claudia Cretti e sono sicuro che ci darà un altro motivo per sorridere.

Villa indica la rotta perché Parigi sia un punto di ripartenza

09.08.2024
6 min
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SAINT QUENTIN EN YVELINES (Francia) – Fare sistema e non smettere di crederci. E’ quello che chiede il Ct della pista Marco Villa al ciclismo italiano, dopo il bronzo nell’inseguimento maschile e il quarto posto in quello femminile. Ieri sera Viviani ha chiuso l’Omnium al nono posto e dopo Parigi lascerà la pista. Villa di sicuro continua a credere che ci sia un futuro e lo dimostra con la sua analisi del percorso che ha portato fino a Parigi.

Prima le donne, non per galanteria, ma perché sono state le ultime a finire con il loro quartetto.

Ci sono mancati una decina di giorni di lavoro con tutte insieme. Non ne abbiamo avuto la possibilità. Basti pensare a tutti i problemi che ha avuto Elisa Balsamo:  prima l’infortunio, poi il Giro d’Italia dove si è ammalata. E la settimana successiva al Giro era l’unica in cui potevamo lavorare con tutte insieme, ma non si è potuto. La sua forza è che si riprende presto, se la chiami a gennaio, ad esempio, si fa trovare pronta. Ha avuto due operazioni, che significa due anestesie. E’ arrivata a Montichiari due giorni dopo essere stata in Val di Fassa, ha fatto due belle prove e questa è stata la chiave che mi ha fatto decidere di schierarla. E’ venuta due giorni, è andata via con la strada e poi è tornata qua. Abbiamo lavorato tanto prima, ma al momento di perfezionare il quartetto non ci siamo riusciti. Però se con questa preparazione precaria sono arrivate quarte, le invito a crederci ancora e a puntare alla prossima Olimpiade.

Perché?

Vittoria Guazzini è una che può dare di più, ma ha avuto sfortuna anche lei in fase di preparazione. Elisa Balsamo deve far suo questo quartetto. E può farlo. Deve solo essere più fortunata. Non è matematica preparare un quartetto con ragazze diverse tra loro che ancora si conoscono poco. Magari più avanti potrebbero aiutare me, se ci sarò io, nella gestione degli allenamenti. Speravo fossero già con le grandi ora, ma sono ragazze con margine di crescita. Possono lavorare bene nei prossimi quattro anni e arrivare a Los Angeles nel pieno della maturità professionale e atletica. Se fossi in loro, ci crederei. Sarò sempre un loro sostenitore, anche se non dovessi essere io ad allenarle. Una migliore conoscenza reciproca può aiutare. A Tokyo siamo arrivati tutti al 100% con i maschi e abbiamo vinto.

A proposito di maschi, l’Australia è un esempio di come si arriva al 100%?

Sicuramente. Sono arrivati tutti a posto e hanno fatto il record del mondo. Noi ci siamo arrivati altalenanti. Ganna ha preparato tanto la cronometro, ci teneva dopo la delusione di Tokyo. Ne è uscito perfetto. A Montichiari l’ho visto fortissimo. Poi ha accusato un piccolo calo. D’altra parte i giorni non sono tutti uguali. Jonathan Milan invece è andato in crescendo. E’ arrivato al top nel giorno clou. Simone Consonni era più in difficoltà rispetto a Tokyo. Non andava certo piano, ma sono piccole differenze che fanno sì che il quartetto non sia al 100 per cento. Nonostante ciò, sono arrivati al bronzo. Sono dettagli da non sottovalutare. Se è arrivato il bronzo però è frutto anche di un buon percorso a Parigi.

Come si sono ripresi i ragazzi dopo la semifinale?

La mattina a colazione ho detto loro di non sottovalutare le medaglie di bronzo olimpiche, perché io ho vinto solo quelle. Sono stato accontentato, hanno vinto una bellissima medaglia. Ci siamo parlati, si sono parlati tra loro. Abbiamo capito che sarebbe stato un altro giorno ed è andata bene. E’ un gruppo sano, si vogliono bene, si aiutano, si stimano.

Il quartetto ha preso un bronzo bellissimo, reagendo alla sconfitta con l’Australia
Il ciclo di questo quartetto finisce qui?

Decideranno loro. Sono maturi a sufficienza, per loro ci sarà sempre posto in pista. Pippo ci viene spesso, anche solo per preparare le cronometro su strada, non solo per preparare le gare in pista. Io per loro ci sarò sempre, se sarò ancora io il Ct. Da qui a quattro anni si vedrà.

Manlio Moro è pronto a entrare?

E’ un ragazzo giovane e forte, aveva i tempi degli altri. Mi spiace che non abbia corso a Parigi, ma loro gli vogliono bene e lo rispettano. Ci sono i quartetti juniores che stanno facendo bene, sono ragazzi di talento. Spero che possano valutare questo tipo di percorso che ha fatto chi li ha preceduti.

E’ difficile convincerli?

Sto facendo fatica. A livello primo anno under 23 faccio fatica a portarli in pista e a far capire loro che qualche lavoro in pista è propedeutico per la strada. Da lì mi piacerebbe costruire un altro gruppo come questo. Ma credo che vada stabilito un modo nuovo di operare, parlare con squadre, manager, procuratori. A 19 anni hanno già i procuratori. Altrimenti diventa difficile fare questa doppia disciplina. Abbiamo dimostrato che si può far tutto.

Per Villa l’esempio di Hayther (qui con Viviani) fa capire che pista e strada sono complementari
Per Villa l’esempio di Hayther (qui con Viviani) fa capire che pista e strada sono complementari
Ad esempio?

Welsford ha dimostrato che si può vincere su strada e tirare il quartetto. Hayter è campione nazionale in Inghilterra e qui ha portato in giro il quartetto della Gran Bretagna. Faulkner e Dygert erano nel quartetto americano. Noi abbiamo giovani che vincono da juniores in queste discipline e perché dobbiamo perderli per il loro futuro in strada, quando si possono fare le due cose fatte bene?

Qual è stata la difficoltà maggiore con i maschi?

Ognuno dei quattro ha fatto percorsi diversi. Lamon ha fatto più di Tokyo, ma un mese fa andava ancora più forte. Ero riuscito a lavorare con lui sulla resistenza. Anche nelle prove di Coppa del mondo aveva finito bene il quartetto. Aveva messo metri in più per la seconda tirata. Non ci siamo arrivati come a Tokyo, è vero. Non saprei neanche come si fa a preparare un quartetto insieme, perché non ce li ho mai avuti tutti insieme. Ma tanto di cappello a questi ragazzi per ciò che hanno fatto. L’Australia si è anche allenata con noi, non sembrava andare così forte. Se si è nascosta, si è nascosta bene. Se ha azzeccato la settimana giusta, complimenti.

Lamon incita i compagni dopo essersi rialzato: è arrivato a Parigi in gran forma
Lamon incita i compagni dopo essersi rialzato: è arrivato a Parigi in gran forma
Il miglioramento può passare anche attraverso i materiali?

Da quel punto di vista stiamo bene. Pinarello ci supporta ogni ciclo. Anche qui ci ha dato bici performanti. Castelli ha lavorato tanto in galleria del vento, parallelamente a Pinarello e con i caschi. Campagnolo ci ha fatto le lenticolari tubeless. Qualcuno le ha usate, qualcuno ha usato i tubolari. I tubolari sono stati quelli di Tokyo. Vittoria ha usato quattro versioni di tubeless. A livello tecnologico siamo sempre stati serviti bene e siamo al passo. La Federazione ci fa lavorare bene, ha ottimi partner.

In sintesi, cosa manca?

Gli atleti ci sono, i materiali ci sono. Dobbiamo fare sistema. Soprattutto con i giovani. Dobbiamo far imparare loro che pista e strada possono andare insieme e possono portare a grandi soddisfazioni.

Oro all’Australia, ma l’Italia s’è desta. La scossa di Ganna

07.08.2024
6 min
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SAINT QUENTIN EN YVELINES (Francia) – Non è un bronzo che vale oro, ma è un bronzo che vale tanto. Il quartetto azzurro dell’inseguimento ha saputo assorbire la delusione della mancata finale e superare la Danimarca, che era arrivata all’appuntamento per il terzo posto forte di un tempo migliore ottenuto il giorno prima. E quindi va reso merito alla capacità di reazione dimostrata da Filippo Ganna, Simone Consonni, Jonathan Milan e Francesco Lamon, che è il primo a parlare a fine gara.

«La sera della semifinale – dice – ha prevalso l’amarezza per non essere nella finale per l’oro. Anche in maniera egoistica, mi prendo la responsabilità di questo termine. Ero delusissimo. Però abbiamo trovato la grinta necessaria per risalire su quel podio. C’è gente che lavora una vita per un podio olimpico. Volevamo questa medaglia, sono soddisfatto. La delusione ora passa in secondo piano».

Lamon era il più deluso ieri: voleva vincere. Il bronzo lo ripaga e finalmente torna il sorriso
Lamon era il più deluso ieri: voleva vincere. Il bronzo lo ripaga e finalmente torna il sorriso

Come a Tokyo, battuta ancora una volta la Danimarca in rimonta: «Una volta tocca a noi – sorride il veneziano – una volta a loro. Anche loro ci avevano battuti in passato. E’ una ruota che gira. L’importante è aver confermato che l’Italia c’è».

Una medaglia olimpica

Cosa è successo da un giorno all’altro? «Abbiamo assimilato il concetto che una medaglia, anche se di bronzo, è pur sempre una medaglia olimpica. Sarebbe stato da immaturi non dare il 100 per cento per portarla a casa. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo analizzato i pochi errori di ieri e ce l’abbiamo fatta. Ce la meritavamo, ce la siamo meritata. Li avevamo già battuti, potevamo rifarlo».

Ancora una volta vittoria in rimonta, ma non c’è tattica secondo Lamon: «In uno scontro diretto c’è poca tattica. Conta solo battere l’avversario. Sappiamo che loro partono più forte, abbiamo cercato il giusto compromesso per avere un margine di rimonta nel finale e siamo riusciti a farlo nel migliore dei modi. Sono soddisfatto della mia partenza e di come hanno recuperato i miei compagni nel finale».

Ganna bis

Soddisfatto anche Filippo Ganna, uno dei pochi atleti italiani che tornerà da Parigi con due medaglie. Gli altri finora sono Thomas Ceccon (nuoto), Filippo Macchi (scherma), Alice D’Amato e Manila Esposito (ginnastica). Lui la prende alla lontana.

«Il nostro viaggio è iniziato a Rio. Una chiamata last minute – racconta – fuori dalle prime 4 per pochissimo». E’ un viaggio che si conclude, per questo quartetto? «Il bello dei miei 28 anni e forse dei 22 di Johnny è che siamo ancora giovani», risponde Filippo, che si considerava invece già un po’ “vecchio” dopo la cronometro su strada. Miracoli di una medaglia olimpica.

«Per il futuro vedremo. Ora l’importante è che abbiamo ancora una volta cercato di ottenere il massimo risultato, di lottare contro tutto e tutti. S’è visto chi ci è rimasto vicino, chi ci ha sempre supportato. Da Rio, se non prima. Ma io riparto anche dai mondiali di Londra, quando ci avevano cambiato un manubrio perché era fuori regola e abbiamo finito con cuore e testa. Anno dopo anno siamo cresciuti con coppe del mondo, europei, mondiali, fino all’Olimpiade di Tokyo. E non in tanti possono dire di avere quella medaglia a casa.

Consonni, Milan, Moro, Ganna e Lamon: un gruppo di fratelli premiati dal bronzo
Consonni, Milan, Moro, Ganna e Lamon: un gruppo di fratelli premiati dal bronzo

«Abbiamo avuto alti e bassi – prosegue – siamo arrivati qui da favoriti. Ma non si può sempre fare copia e incolla. Non è facile ripetersi, non è facile confermarsi. Ma è facile confermare che ognuno di noi darà sempre una mano agli altri. Chi è in difficoltà sa che troverà sempre un compagno pronto ad aiutarli. Ieri è stata dura. Complimenti a Gran Bretagna e Australia, non l’avevamo mai vista così forte. Ma il nostro bronzo vale tanto. E’ bello pensare che a Rio Viviani ha ottenuto l’oro, a Tokyo un bronzo. Noi abbiamo replicato lo stesso percorso, spostato di 4 anni».

La scelta della crono

Due medaglie in due discipline diverse per Filippo. Era meglio concentrarsi su una sola? «Ho deciso io, ascolto le critiche, non per forza devo condividerle. L’obiettivo era portare a casa due medaglie. Ce l’ho fatta. Sulla bici c’ero io. I ritiri, la fatica, i giorni fuori di casa, i sacrifici, li ho fatti io e sentiti io. Ringrazio chi mi ha supportato e speriamo di dare soddisfazioni al pubblico, che ci vuole veramente bene. Abbiamo continuato a lavorare, non ci siamo arresi quando le cose andavano male. Lì serve sempre mantenere la testa sulle spalle e affrontare le difficoltà».

Gli azzurri sono partiti subito forti e senza tabelle, demolendo la Danimarca. In testa Milan e poi Ganna
Gli azzurri sono partiti subito forti e senza tabelle, demolendo la Danimarca

La gestione della gara? «Volevamo partire forte per tenerli lì e fare quello che abbiamo fatto. San Johnny è stato decisivo. Aveva quella marcia in più che serviva. Magari a Tokyo ero io, oggi è stato lui. Ci siamo amministrati al meglio e abbiamo portato a casa una medaglia che ripaga dei tanti sacrifici fatti in questi anni».

Ganna risulta iscritto anche alla Madison, «ma spero che Consonni e Viviani stiano bene». Infine, la dedica: «A chi c’è sempre, anche quando le cose vanno male. Grazie a loro la testa rimane sulle spalle e porti a casa grandi risultati».

Parla San Johnny

Un’altra dedica l’aveva fatta a “San Johnny”, cioè Jonathan Milan. Sua la migliore prestazione individuale. «Ma santo è troppo – risponde lui – questo è un risultato di gruppo. Abbiamo dato tutti il 100 per cento in questi giorni. Il risultato va diviso in quattro e quindi ci sono almeno quattro santi. Ci siamo aiutati, abbiamo portato a casa un risultato che vale molto, con questi avversari così agguerriti.

Villa riceve l’abbraccio del gigante Milan: la medaglia è arrivata
Villa riceve l’abbraccio del gigante Milan: la medaglia è arrivata

«Il risultato dell’Australia parla da solo. Abbiamo fatto del nostro meglio, ci siamo detti che la Danimarca era battibile. In questi giorni era calata nel finale, pensavo aggiustassero il tiro. Ma in effetti sono stati avanti credo fino ai 2.500. Noi siamo stati molto regolari, questa è stata la nostra forza. Abbiamo avuto la forza di resistere fino alla fine».

Il futuro è già iniziato

Il futuro è suo. E di chi altro? «Penso che arriveranno tanti giovani. Cercheremo di dare il massimo per essere competitivi in più discipline possibili. Ci sono giovani promettenti, dobbiamo dargli spazio e tranquillità per crescere. E soprattutto fiducia. Ora godiamoci questo terzo posto e poi vedremo. Los Angeles? Vedremo, magari sperando in un percorso su strada più facile, poi ci penseremo».

Sul podio, prima l’Australia, seconda la Gran Bretagna e terza l’Italia

E il futuro immediato? «Vorrei arrivare bene agli europei su strada. Prima farò il Giro di Germania, Amburgo e poi gli europei. Ho un po’ di tempo per prepararli».

La sua dedica è per la famiglia: «Qui avevo i miei genitori, la mia ragazza, mio fratello non è riuscito ad esserci per questioni di allenamenti e gare, ma so benissimo che mi seguiva da casa. Sono stato contentissimo del fatto che ci fossero anche loro». E noi contenti non per l’oro, ma per un bronzo che vale tanto.

Lo schiaffo dell’Australia, il quartetto sbanda

07.08.2024
7 min
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SANT QUENTIN EN YVELINES (Francia) – La botta fa male e non può essere altrimenti. L’Australia non solo toglie il record del mondo all’Italia, ma lo fa anche nella sfida diretta. Soprattutto, toglie ai campioni in carica la possibilità di riconfermarsi. Ci si giocherà il bronzo contro la Danimarca. Sarà la replica della finale di Tokyo e anche questo è un dato: erano le migliori, hanno fatto un passo indietro. Se non nelle prestazioni, nella classifica. Le due cose vanno distinte. Il Ct Marco Villa lo dice subito.

«Noi abbiamo fatto il nostro. Sono andati forte gli australiani – spiega – di fronte a un 3’40″730 bisogna dire bravi a loro. Non me l’aspettavo su questa pista, se ci sono riusciti hanno fatto una cosa eccezionale. La prestazione dell’Italia c’è stata, Jonathan è stato grandissimo. Purtroppo non è servito. I ragazzi sono andati in pista determinati per battere l’Australia, forse nel finale si sono un po’ demoralizzati».

L’Australia va in finale per l’oro facendo il record del mondo in semifinale: 3’40″730
L’Australia va in finale per l’oro facendo il record del mondo in semifinale: 3’40″730
Ora sarà importante confermarsi sul podio olimpico.

Ho grande fiducia in questo gruppo. Ma ci sono anche gli avversari e non sempre basta dare il 100 per cento. Il giorno prima avevamo fatto un buon tempo, poi lo abbiamo migliorato. Non basta per lottare per l’oro, basta per una finale per il bronzo che non era facile da raggiungere. Quando ho visto che la Nuova Zelanda era sul 3’43” ho tremato. Ieri ha sbagliato gara, oggi è andata forte, ha sfruttato la scia del Belgio. La formula è così e può portare a far sì che magari dal gruppo che va dalla quinta all’ottava del giorno prima esca fuori qualcuno che spariglia le carte. E se avessimo sbagliato qualcosina avremmo compromesso anche la finale per il terzo posto. Siamo stati bravi a parare il colpo e adesso ci giochiamo una medaglia.

In questi tre anni gli altri hanno fatto più progressi di noi.

Ho visto che qualcuno ci ha copiato. Hayter fa i tre giri finali, è ciò che era Ganna a Tokyo per noi. Welsford nell’Australia fa lo stesso. Ci hanno copiato un po’ tutti e hanno anche migliorato i materiali. Sapevamo che dovevamo stare al passo e migliorare anche noi. E siamo migliorati, ma gli altri sono stati più forti.

E’ migliorato anche il quartetto femminile, che ha battuto il record italiano, ma è atteso da un turno proibitivo.

La Nuova Zelanda in campo femminile era la favorita in partenza e lo ha dimostrato. Oggi (ieri, ndr) non abbiamo schierato Elisa Balsamo, questa volta proviamo con lei. Non ha avuto un avvicinamento facile e di conseguenza quando non riesci a lavorare tutte insieme qualcosa manca. Abbiamo questo appuntamento, Elisa ci è arrivata con un infortunio. Pensava di uscire bene dal Giro d’Italia e invece ne è uscita malata, ha saltato l’unica settimana in cui potevamo stare insieme. Ha fatto due prove che mi danno fiducia sul poterla schierare. Non so ancora al posto di chi, parlerò con le ragazze.

Che valutazione si può fare di chi ha fatto le prove su strada?

La scusante della strada non deve esserci più. Abbiamo visto la campionessa olimpica su strada (Kristen Faulkner, ndr) far parte del quartetto e non era certo solo lei. Siamo stati noi a indirizzare un po’ tutti su questa via e adesso gli altri ci seguono. Hayter è qua, non ha fatto le gare su strada, ma tre settimane fa ha vinto il campionato nazionale su strada e si è allenato sul quartetto. Dedicarsi alla pista non mi sembra così invalidante, ecco.

Milan avrebbe potuto partecipare alla gara su strada?

A me non sembrava una gara per lui. Ma se insistete, va bene: poteva farla.

Tra Australia e Gran Bretagna, chi è la favorita?

Direi Australia. Ho visto la Gran Bretagna in difficoltà e oggi ha cambiato un uomo. Spero che abbiano avuto la scusa medica giusta, dato che lo ha fatto anche la Francia. Avevo capito che la sostituzione si poteva fare solo in casi eccezionali e con adeguata valutazione medica. Ho visto il francese sostituito che camminava tranquillamente, sembrava star bene.

Consonni: cuore, testa e gambe

La sensazione è agrodolce, c’è poco da fare. Emerge anche parlando con gli atleti. Simone Consonni è il più positivo. «Da campioni olimpici in carica – dice – volevamo difendere il titolo. Sinceramente l’Australia ci ha sorpresi, complimenti a loro. Ci abbiamo messo cuore, testa e gambe. Non è bastato, ma siamo in una finale per il bronzo. Dobbiamo smaltire la delusione ed essere cattivi contro la Danimarca, ma non sarà facile.

«La nostra prestazione è stata di qualità, ma forse era meglio fare peggio e raggiungere la finale. Siamo migliorati rispetto a Tokyo, però c’è stata un’Australia incredibile. Non abbiamo rimorsi. Abbiamo dato tutto. Siamo all’Olimpiade, è una cosa diversa. E’ un palcoscenico eccezionale, lo abbiamo visto su strada. Si lavora al top per limare i dettagli e si è visto quanto il livello medio si sia incrementato».

Villa e Lamon: i due sono gli unici ad aver pensato soltanto alla pista
Villa e Lamon: i due sono gli unici ad aver pensato soltanto alla pista

L’amarezza di Lamon

Francesco Lamon è il più deluso: «Non mi interessano i tempi – dice – mi dispiace non aver vinto e non poter lottare per l’oro. Ora pensiamo a domani (oggi, ndr) e a portare a casa il bronzo. Non è un oro come speravamo, ma abbiamo fatto del nostro meglio e gli australiani sono stati superiori. Bravi loro. Sono contento di essere qui a giocarmi la medaglia con i miei compagni e colgo l’occasione per ringraziarli. Siamo migliorati, poi entrano in campo tanti fattori e l’Australia ci ha sorpreso. Non abbiamo sentito il peso dell’essere campioni in carica, anzi, ci ha dato molta forza. Non è servito».

Ganna, 100 watt in più

Filippo Ganna cerca di mantenere equilibrio: «Sapevamo che l’Australia era forte. Oggi abbiamo dato il cento per cento – dice – non è bastato per batterli. Hanno fatto un tempo incredibile, 3’40”. Ora proveremo a prendere il bronzo, dando il massimo, come sempre. La qualità della prestazione c’è stata, io ho fatto 100 watt in più rispetto a Tokyo.

«Non bisogna essere delusi, abbiamo la coscienza a posto e abbiamo fatto tutto ciò che potevamo. E’ uno dei primi quartetti dove arrivo provatissimo, non ho nulla da recriminare. Magari con la Danimarca cercheremo di allungare il rapporto, anche se non l’abbiamo mai provato, vedremo».

Vedremo chi andrà sul podio.