Tra le squadre escluse dal Giro Next Gen c’è la Solme Olmo, team che nel corso degli anni ha lavorato sempre in maniera ottima, con un percorso di crescita costante. Forse portare alla corsa rosa under 23 una squadra come la loro sarebbe stato un premio e un incentivo a continuare un lavoro metodico. Sulle scelte fatte da RCS ancora ci sono dei dubbi, ma sul metodo di lavoro della Solme Olmo sembrano essercene ben pochi (in apertura, immagine photors.it)
«Per il discorso Giro Next Gen – spiega subito il presidente Gian Pietro Forcolin – dobbiamo chiarire che si parla di business, che non sempre va d’accordo con il merito. Me ne faccio una ragione, anche se è vero che guardando alle squadre scelte si potrebbe aver da ridire. RCS si è trovata in mano l’organizzazione di questa corsa e ha deciso per i propri interessi. Sarebbe stato compito di chi ha lasciato il Giro U23 dare indicazione su come distribuire gli inviti. Il Giro è una corsa della Federazione che è passata nelle mani di RCS, con tutti gli oneri e onori del caso. Quest’ultima ha ragionato da azienda e il dado è tratto».
Impegno costante
La Solme Olmo è una squadra abituata a muoversi, viaggiare e correre all’estero. Abitudine rinforzata sicuramente in questi ultimi anni, ma che è diventata subito una parte importante del lavoro di Forcolin e del suo staff.
«Innanzitutto – prosegue il presidente Forcolin – noi corriamo tutto il calendario nazionale e internazionale in Italia. Spesso siamo anche fuori confine tra Slovenia, Ungheria, Croazia, Romania e Polonia. Abbiamo costruito ottimi rapporti con questi territori e ci piace andare alle loro corse. Il 6 e 7 luglio saremo in Slovacchia e Ungheria per due gare. Poi il 4 agosto in Romania per una corsa di un giorno e il 6 saremo al via del Tour of Szeklerland, sempre in Romania.
«Abbiamo iniziato a gettare lo sguardo oltre confine, vista la mancanza di corse a tappe in Italia. Ci siamo arrangiati. All’estero le federazioni nazionali danno spazio alle squadre del Paese con gare adeguate (problema affrontato nell’editoriale di lunedì, ndr). L’estero si è dimostrato un’ottima palestra, lì ci sono tante squadre professional e i corridori sono di buon livello».
Diversi obiettivi
Investimenti di tempo e denaro hanno portato la squadra di Forcolin a correre fuori dall’Italia. Il calendario del nostro Paese perde corse e tante ne ha perse in passato, e se in quelle poche che si sono vengono preferiti i devo team allora è facile far migrare le squadre verso altri mondi.
«Molti – dice ancora Forcolin – ci considerano una squadra piccola, forse hanno anche ragione. Ma la nostra struttura è solida e di buon livello. La squadra conta su una casa con una dozzina di posti letto, nella quale vive un massaggiatore. Abbiamo quattro diesse, un meccanico fisso e altri due a chiamata. E da quest’anno, per la prima volta abbiamo deciso di avere un preparatore unico per tutta la squadra».
Un bel mix
«La rosa è composta da 18 ragazzi – continua – con una buona distribuzione tra under 23 ed elite. Per noi è più facile avere corridore elite di qualità che under 23 (questa potrebbe essere l’unico motivo valido all’esclusione della Solme Olmo dal Giro Next Gen, visto che i punti sono stati ottenuti principalmente da corridori elite: Buda, Chiarucci e Nordal, ndr). Gli juniores quando passano preferiscono andare negli squadroni, però poi trovare spazio lì è difficile e il rischio è quello di tirare per il più forte.
«Nel 2023 abbiamo preso Menghini al primo anno juniores, era senza squadra e rischiava di smettere. L’anno scorso ha ottenuto tanti buoni risultati e in inverno è passato alla General Store, squadra continental. Penso che avere buoni corridori elite permetta ai giovani di crescere, migliorare e imparare tanto».
Budget
I soldi muovono gran parte dell’attività e degli atleti, c’è poco da girarci intorno. Avere un budget elevato permette di prendere le prime scelte e di avere una rosa più competitiva. Però questo non è sempre detto, soprattutto con i giovani, dove spesso la chiave giusta è la pazienza, arma che non si può comprare.
«Abbiamo un budget inferiore alle continental – continua – e alle altre squadre, ma è anche una scelta. Sembra che tutto si basi sul rimborso ai corridori, noi facciamo fatica a proporre un rimborso sostanzioso. Per questo magari molti corridori non ci pendono in considerazione, ma negli ultimi anni le quote sono cambiate. Abbiamo tanti progetti in testa, non è facile però trovare gli sponsor, noi la struttura l’abbiamo. Chiaro che sarebbe più facile fare una cosa come fanno i Reverberi con professionisti e under 23, così da partecipare alle migliori gare. Se dovesse arrivare lo sponsor giusto non avrei dubbi sul da farsi».