Scartezzini sta a casa, ma ha un record nel taschino

10.07.2021
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Si può essere esclusi perché si va troppo forte? Probabilmente no. Ma se in ogni caso non si viene selezionati per andare alle Olimpiadi e si è appena dimostrato di avere nelle gambe un tempo migliore di quello che (in allenamento) hanno saputo fare i migliori… allora il sapore è meno amaro. Un tempo da record. E’ quello che è successo a Michele Scartezzini (nella foto Cantalupi in apertura), una vita per la pista, che non andrà a Tokyo e ugualmente in questi giorni è in altura con Ganna per fare compagnia e stare vicino all’amico. Perché se fai parte di un gruppo, non è la mancata convocazione a tirartene fuori.

Scartezzini in testa nel quartetto che nel 2019 prese l’argento europeo ad Apeldoorn
Scartezzini in testa nel quartetto che nel 2019 prese l’argento europeo ad Apeldoorn
Però non è facile…

Neanche un po’, ma se non altro non ho rimorsi. Sono riserva in patria. In più si comincia a sentire che non avrei corso e che, visto l’inasprimento delle misure anti Covid, non sarei potuto neanche andare al Villaggio e stare coi ragazzi… A questo punto sto a casa. Faccio il Sardegna, mi riposo un po’ e poi riparto per europei e mondiali.

Racconti di questa prova fenomenale?

Abbiamo composto un quartetto con Lamon, Ganna, Bertazzo e il sottoscritto. E alla fine, abbiamo fatto un tempo ben migliore del 3’46”513 che viene considerato il punto di partenza azzurro per queste Olimpiadi, fatto l’anno scorso ai mondiali di Berlino da Lamon, Consonni, Milan e Ganna. Un record? Un bel tempo. E questo ha messo in crisi Villa, evidentemente.

Con Fabio Masotti, una partenza durante la Sei Giorni delle Rose (foto Cantalupi)
Con Fabio Masotti, una partenza durante la Sei Giorni delle Rose (foto Cantalupi)
Che tempo avete fatto?

Non lo abbiamo detto a nessuno, me lo tengo nel taschino. Ve lo dico dopo le Olimpiadi.

Il quartetto di Berlino ha provato?

Sì, certo, ma con un dente in meno di cui ci siamo accorti tutti. L’abbiamo fatto con il 61×14 e sentivamo di andare troppo agili. Abbiamo fatto 3’52” con un quartetto e 3’53” con l’altro. Non è stata una prova attendibile. Il test vero, quello del tempone, lo abbiamo fatto con il 62×14 e forse ci stava anche il 63×14, perché in certi momenti eravamo ancora agili. Per fare bene serve di certo il 62, sempre che le condizioni di umidità di Tokyo non influiscano sulle prestazioni.

Dopo il diverso avvicinamento alla scadenza olimpica, ora Scartezzini e Ganna sono insieme in altura
Dopo il diverso avvicinamento alla scadenza olimpica, ora Scartezzini e Ganna sono insieme in altura
Cosa fai in questi giorni in altura con Ganna?

Ci alleniamo e ci prendiamo in giro. Siamo sopra Macugnaga, a 2.900 metri, in un rifugio che servono due funivie per andarci. A quella quota, anche 7 giorni danno un bel vantaggio. Pippo mi aveva chiesto di andare già prima, poi con la mancata convocazione era saltato un po’ tutto. Invece dopo qualche giorno da solo, sia pure con Cioni e Baffi per i massaggi, mi ha chiesto di raggiungerlo. Ci si allena in basso e farlo da solo con la macchina dietro, è pesante.

Sui social abbiamo letto qualche sfottò…

Ieri abbiamo preso due ore d’acqua e dicevo a Pippo che se fossi stato a casa me le sarei risparmiate. Però mi ha fatto piacere che mi abbia chiesto di raggiungerlo.

Michele Scartezzini, Montichiari 2020
In tutta la stagione si è sempre fatto trovare pronto alla chiamata di Villa
Michele Scartezzini, Montichiari 2020
In tutta la stagione si è sempre fatto trovare pronto alla chiamata di Villa
I tuoi capi delle Fiamme Azzurre come hanno preso l’esclusione?

Sono rimasti male anche loro. Ma meglio essere fuori con prestazioni ottime, che essermi staccato in prova. Io ho fatto la mia parte e non sono da meno degli altri. Questo fa una bella differenza.

Abbiamo letto le tue parole su Facebook e il rammarico di Villa.

Non ha potuto che riconoscere il fatto che io sia andato forte dall’inizio dell’anno. Ci eravamo detti che per andare, sarebbe servito farsi trovare pronto nei momenti di verifica e io l’ho fatto. Ho dato il massimo, sono tranquillo. E poi Parigi 2024 è più vicina di quanto si pensi…

Mastro Della Vedova, profeta del ciclismo piemontese

08.07.2021
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E’ il momento d’oro del ciclismo piemontese. Negli ultimi mesi sono fioccati i sigilli dei talenti di questa regione, in cui brilla la stella di Filippo Ganna, trascinatore del movimento insieme a Elisa Longo Borghini tra le donne. Alle spalle dei due assi che macinano successi già da qualche stagione, sono arrivate le zampate di Matteo Sobrero, al primo titolo tricolore assoluto nella cronometro di Faenza e quelle di Francesca Barale, figlia di Florido, capace di indossare la seconda maglia di campionessa italiana nel giro di sette mesi tra le junior. Dopo la prova su strada della scorsa annata, ecco quella nella gara contro le lancette a fine giugno.

Per farci raccontare qualche retroscena, abbiamo chiesto a chi di talenti piemontesi se ne intende come Marco Della Vedova, ex pro’ salito in ammiraglia. E’ stato lui a plasmare alcuni dei campioni sopracitati. L’abbiamo raggiunto mentre è al lavoro con Rcs Sport per studiare il percorso di due classiche d’autunno come la Milano-Torino e il Giro del Piemonte.

Marco, che ne pensi di questi campioni tuoi conterranei che hai visto crescere sin da ragazzini?

Sono felicissimo perché davvero li ho seguiti da vicino nella loro crescita, a parte Elisa Longo Borghini, con cui avevo fatto soltanto qualche test quando era esordiente. Anche lei comunque, l’ho vista sfrecciare tante volte sin da piccolina davanti a casa mia, perché siamo originari di due paesi vicini: io sono di Mergozzo e lei di Ornavasso, per cui ci divide soltanto il fiume Toce.

C’è un risultato che ti sta a cuore nello specifico?

Quello di Sobrero, perché è uno dei pochi corridori per cui penso di averci messo un po’ del mio. I vari Felline, Alafaci, Ganna e Piccolo sono tutti corridori che avevano già un certo pedigree, per cui era più facile farli andar piano che forte. Sobrero, invece, arrivava senza grandi exploit tra gli allievi, per cui l’abbiamo preso quasi per scommessa attraverso un mio amico sponsor, Donini, un po’ anche perché il papà faceva il vino. 

Un Ganna in erba, nel 2014, prima del passaggio fra gli under 23 (foto Scanferla)
Un Ganna in erba, nel 2014, prima del passaggio fra gli under 23 (foto Scanferla)
E poi?

E’ cresciuto e gli ho messo subito in testa la crono perché ho visto che andava forte in salita. Durante il primo anno da junior, nella Crono Sbirro, a Biella, aveva fatto una prova strepitosa, arrivando a 20” da Ganna, che non era in super forma in quel momento. Però è stata una gara che ci ha dato fiducia per proseguire su questa strada. Anche perché prima di partire non andava bene la bici da crono e così gliene ho data una che avevo di riserva e che in passato aveva utilizzato Felline. 

Come avete costruito questa maglia tricolore?

Matteo è cresciuto avendo davanti Ganna e Affini, per cui essendo un corridore di 60 chili da junior faceva un po’ fatica, però ci ha sempre creduto. Tant’è vero che il secondo anno ha vinto il Giro del Veneto proprio con una cronometro.

Ci sono margini per vederlo crescere ancora?

La cronometro non è la sua specialità al 100 per cento, però se il percorso è mosso come quella degli italiani, gli si addice. Poi lui è molto bravo a guidare la bici, davvero un funambolo: si butta dentro e sa quello che fa. E’ ovvio che Ganna, essendo un metro e 90, fa più fatica, anche se pure lui è migliorato parecchio nel controllo del mezzo.

Da junior Sobrero, piemontese di Alba, aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Da junior Sobrero, piemontese di Alba, aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Filippo lo segui ancora da vicino?

Adesso ci vediamo un po’ meno, anche perché lui è di base in Svizzera e al giorno d’oggi i corridori passano davvero pochissimo tempo a casa. Però quando è qui, ci incrociamo e due parole le scambiamo sempre. Siamo in contatto, non quotidianamente come quando era uno junior, ma il rapporto tra di noi è sempre ottimo.

Come lo vedi in ottica olimpica?

Sono convinto che abbia delle ottime possibilità, sia nella crono sia nell’inseguimento. In pista ha dei compagni non proprio alla sua altezza, ma penso che sarebbe difficile trovarli su scala mondiale visto il livello che ha raggiunto. Però basta che gli diano quei quattro cambi giusti e possono portare a casa tutti insieme qualcosa di eccezionale. So che il ct Marco Villa li sta motivando al massimo e che i ragazzi ci credono, per cui si può ambire a molto.

E su strada?

Non bisogna lasciarsi influenzare dal risultato di Faenza: quando prende una sberla, Filippo ne dà una più forte. L’ha sempre fatto anche da junior e lo si è visto anche quest’anno al Giro d’Italia che, dopo aver preso due scoppole nelle gare di preparazione, ne ha rifiliate due agli altri quando più contava nella Corsa Rosa. La sconfitta al campionato italiano sarà uno stimolo per l’Olimpiade. Ovviamente non è il percorso cucito su di lui, però se la giocherà. Se fosse stato un tracciato tutto piatto, sarebbe stato iper favorito, ma Pippo al 100 per cento è una “carogna” e in salita va come un treno: già da junior volava.

Prima del campionato italiano di Faenza, la piemontese Francesca Barale ha vinto la Euganissima Flandres (foto Scanferla)
Prima del campionato italiano di Faenza, la piemontese Francesca Barale ha vinto la Euganissima Flandres (foto Scanferla)
Dove può migliorare ancora?

Il prossimo step, dopo le Olimpiadi, per me è di puntare alla Milano-Sanremo e alle classiche del Belgio per crescere ancora. E’ nella squadra giusta e ha davanti 5 o 6 anni in cui può fare classiche o anche brevi corse a tappe non troppo dure, magari lasciando un po’ da parte il lavoro a crono per qualche tempo.

Anche tra le donne si parla tanto piemontese…

Non conosco tanto bene Elisa Balsamo, che speriamo ci faccia sognare a Tokyo. Mentre, grazie anche al papà che sento ogni giorno, seguo da vicino Francesca Barale. E’ una diciottenne molto seria, che è cresciuta un passo alla volta, ma soprattutto che ha una passione incredibile. Quando hai questa voglia di far fatica e di arrivare in alto, puoi davvero fare grandi cose e io ci scommetterei al buio su di lei. Ai miei ragazzi dico sempre: se date 100 alla bici, ricevete 100. La “Baralina” è così e ha un futuro radioso davanti perché va forte su tutti i terreni, diciamo che il Dna aiuta visti il papà e il nonno che correvano. Potrebbe raccogliere il testimone di Elisa Longo Borghini, intanto però godiamoci questo momento d’oro per il ciclismo piemontese e per il Verbano Cusio Ossola.

Pogacar: tappa e quasi maglia. E Cattaneo dà i voti

30.06.2021
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Quel che stupisce è la (quasi) facilità con cui Tadej Pogacar è volato sopra avversari e convinzioni, conquistando la cronometro di Laval, ma non la maglia gialla rimasta a Van der Poel. La tappa di oggi ha semplicemente messo i tasselli al loro posto, stupendo semmai perché su un percorso abbastanza veloce, nonostante qualche strappo lungo il cammino, gli specialisti come Kung non siano riusciti a imporsi sul pur forte corridore sloveno e i suoi 66 chili.

«Oggi è stata proprio una bella giornata – ha commentato Pogacar – non ho fatto errori. Sono stato anche fortunato, perché alcuni avversari hanno corso con le strade bagnate, mentre io ho trovato asfalto e temperature perfetti. E’ stata davvero una bella giornata per me.

«Ho studiato il percorso. Nelle ultime prove a cronometro ho commesso degli errori perché sono partito velocissimo. Qui ho trovato un ritmo perfetto fino alla fine grazie alle prime salitelle. L’obiettivo era non perdere tempo, ma ho guadagnato tempo quindi sono super felice. Sono solo eccitato per l’intero Tour. Mi piacerebbe avere la maglia gialla, ma Mathieu sembra super bello, quindi va bene che la indossi un po’ lui».

Van der Poel fa la crono della vita e tiene la maglia gialla per 8 secondi
Van der Poel fa la crono della vita e tiene la maglia gialla per 8 secondi

Ineos in difficoltà

L’azione della maglia bianca, che a prima vista è parsa leggiadra, si è abbattuta come un maglio sulle aspirazioni dei contendenti. E se Roglic ha ancora il suo bel soffrire per la caduta e alla fine ha dovuto incassare un passivo di giornata di 44 secondi, il gruppo che preoccupa è quello del Team Ineos che fra cadute e passaggi a vuoto si ritrova oggi quasi sparpagliato per ogni angolo della classifica, con Carapaz 9° a 1’44” e il dolorante Thomas 12° a 1’54”.

«Ho corso la miglior crono possibile – ha detto Thomas – ovviamente, non mi sentivo al 100 per cento. Mi sono svegliato stamattina e mi sentivo malissimo, ma una volta che mi sono messo in bici e mi sono rilassato è andata quasi meglio. E’ solo una di quelle cose che devi affrontare, continuando a combattere».

E Cattaneo vola

All’ottavo posto e per un po’ sulla hot seat, Mattia Cattaneo ha proseguito con il filotto d’oro delle cronometro. E così dopo il terzo e il sesto posto nelle due crono del Giro di Svizzera e il podio al campionato italiano, il suo risultato di oggi è la conferma del livello ritrovato del bergamasco, che pure nelle ultime tappe ha avuto il suo bel tirare.

«Sono contento del mio piazzamento – dice – e anche se ho sprecato un po’ di energie, le crono voglio farle sempre bene, soprattutto adesso che sono in forma. Ho fatto il lavoro che dovevo fare e adesso non mi spiacerebbe beccare qualche fuga, con un po’ di fortuna e sperando che non si muova qualcuno di classifica».

Cattaneo ha chiuso all’ottavo posto, per un po’ miglior tempo
Cattaneo ha chiuso all’ottavo posto, per un po’ miglior tempo

Da Pogacar a Carapaz

A lui chiediamo allora come ha visto i primi della classifica, perché un conto è scrutarli dallo schermo, altro è pedalargli accanto.

«Pensavo che Pogacar andasse forte – dice – ma non così. Era una crono da spingere, serviva tanta potenza. Si vede che sta bene perché usa tanto la squadra, stanno sempre davanti. Per le pianure hanno Bjerg e Laengen, che forse sono pochi. Ma adesso iniziano le salite e voglio vedere quanti hanno gente come Rui Costa, Majka, Formolo e McNulty. Secondo me lo sanno che ha una super condizione e lo proteggono bene.

«Quelli della Ineos invece – prosegue – sembrano malconci. Thomas è caduto, Porte è rimasto chiuso da una caduta. Okay sono andati piano, ma in un grande Giro può succedere di tutto. Forse mi aspettavo di più da Carapaz, che nella crono in Svizzera era andato meglio. Fra i due blocchi vedo decisamente meglio quello di Pogacar. Oggi ha vinto, la maglia è rimasta a Van der Poel così lui non deve controllare la corsa. Bene così».

Da Roglic ad Alaphilippe

Chi invece malconcio lo è davvero è Primoz Roglic, che dalla caduta dell’altro giorno è uscito ferito e a vederlo in gruppo si capisce che soffra.

«Secondo me – conferma Cattaneo – vista la caduta che ha fatto, oggi ha volato. E’ stata una caduta potente, non banale. Ieri era tutto incerottato, quindi secondo me ha quasi limitato bene i danni. Invece c’è da capire la classifica di Alaphilippe. Credo che ormai voglia arrivare alle prime salite per capire come risponderà il suo fisico. Il primo giorno ha messo in mostra una gran gamba e quella non sparisce in tre giorni.

«Per esperienza so che in un grande Giro uno o due giorni di crisi capitano a tutti. Solo Armstrong per sette Tour non ne ha avuti e poi magari abbiamo anche scoperto il perché. E io credo che Julian possa ancora dire la sua».

Roglic con il 7° tempo: in classifica ha 1’40” da Pogacar
Roglic con il 7° tempo: in classifica ha 1’40” da Pogacar

In stanza con “Cav”

E per finire, prima di mandarlo a dormire, la domanda è spontanea sul perché sia finito in camera con Cavendish.

«Me lo hanno chiesto – risponde – e io non faccio problemi. Al di là del fatto che ieri abbia vinto, essere in camera con Cavendish al mio primo Tour era comunque un bel privilegio. Ieri poi non ha quasi chiuso occhio, ha faticato ad addormentarsi e io confermo che è stata una delle emozioni più forti da quando sono professionista. Non ci credeva neanche lui, ma credo che adesso abbia ritrovato la sua consapevolezza e possa rifarlo. Visto che volata? Io non me ne intendo tanto, ma cose così le puoi fare solo se hai classe e tanta forza».

Villa e il gioco delle due carte fra Bertazzo e Scartezzini

30.06.2021
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Se Dino Salvoldi ha confessato la difficoltà nel fare la squadra per Tokyo, a Marco Villa non è andata tanto meglio. Rispetto agli anni in cui trovare un pistard in Italia era una missione impossibile, l’abbondanza crea problemi ai tecnici. Ad ora ci sono ancora due carte fra cui scegliere. E se da un lato ci possiamo fregare le mani, dall’altro si capisce come, avendo condiviso giornate intere a girare in pista e per il mondo, dover lasciar fuori qualcuno per differenze spesso minime sia un momento difficile.

Viviani e Lamon: il primo del quartetto ed Elia che nel quartetto potrebbe anche subentrare, oltre a fare omnium e madison
Viviani e Lamon: il primo del quartetto ed Elia che nel quartetto potrebbe subentrare

«Infatti ho ancora due pensieri – sorride Villa – e sarebbero tre se il Coni non mi permettesse di portare il sesto uomo a Tokyo. Le prove cronometrate di settimana scorsa sono state una complicazione, perché sono andati tutti fortissimo. Ho mischiato i quartetti, ma i singoli hanno fatto la loro parte. Bertazzo è cresciuto tantissimo nell’ultimo anno, Scartezzini non l’ho mai trovato al di sotto del suo meglio. Ma neanche posso buttare il quartetto che a fatto 3’46” in gara. E poi c’è il Covid, che non è ancora passato. Mi ricordo bene che l’anno scorso in dieci giorni prima degli europei, ci siamo ritrovati senza squadra. Facciamo gli scongiuri, Ganna e Viviani sono gli ultimi ad aver finito i vaccini, ma certo la tranquillità non può darcela nessuno…».

Milan è la new entry del quartetto, con gambe super: una delle carte migliori per il quartetto
Milan è la new entry del quartetto, con gambe super: una delle carte migliori per il quartetto
Le simulazioni cronometrate non sono come la gara.

Abbiamo fatto di tutto per ricreare le situazioni. Abbiamo riprodotto l’ambiente e la temperatura. Nella registrazione del contagiri si sente anche un po’ di rumore del pubblico, ma certo non è la stessa cosa. Per questo farò un’altra prova anche oggi e andrò a Tokyo dopo qualche prova a Fiorenzuola e San Pietroburgo.

Come fa Ganna a prepararsi per la crono e per il quartetto?

Sta lavorando differenziando i lavori fra strada e pista. E trovando, dove si può, dei punti di contatto. Ieri e oggi il programma prevede doppia sessione, mattina e pomeriggio, in pista. Poi scarico, quindi lavoro per la crono a casa. Ma anche durante quella fase farà partenze da fermo con bici da crono che somigliano a quelle che farebbe in pista, sia pure con rapporti diversi. E gli stessi lavori di velocizzazione che su strada fa a 108 pedalate, su pista li farebbe a 116.

Nel frattempo ha anche corso su strada.

Ha fatto Appennino e Lugano, prima i due campionati italiani. Ed è stato sullo Stelvio. Faremo sessioni due giorni di lavoro duro, in modo che non diventi pesante, senza richiamare la forma adesso, perché ci servirà tra un mese. Richiamo di forza potrà essere anche la Settimana Italiana in Sardegna, l’ultima rifinitura, in cui andremo a spingere. E Pippo se vorrà potrà anche tentare qualche azione per se stesso.

Michele Scartezzini, Montichiari 2020
Michele Scartezzini ha puntato tutto sulla pista grazie alle Fiamme Azzurre e il suo livello è salito tantissimo
Michele Scartezzini, Montichiari 2020
Michele Scartezzini ha puntato tutto sulla pista grazie alle Fiamme Azzurre e il suo livello è salito tantissimo
Come sta invece Viviani?

L’avevo già visto bene prima del Giro, anche se non ha vinto. Le due vittorie alla Adriatica Ionica gli hanno dato morale e magari permetteranno di dare una svolta sul piano del contratto. Magari non firmerà prima di Tokyo, ma partire sapendo di aver trovato l’accordo è un bel peso in meno. Di sicuro al momento è pieno di impegni fra istituzioni e sponsor. Spero siano tutti ora, in modo che poi possa concentrarsi sulla preparazione.

Qualcuno dice che la cerimonia di apertura sarà un peso…

Io dico che sarà un onore. Ci sarà da partire il 21 luglio, con il guaio che non potremo entrare in pista prima del 28. Per cui dopo la cerimonia inaugurale, Elia sarà aggregato al gruppo strada, starà nella casa in cui alloggeranno gli altri e si allenerà anche dietro moto.

Liam Bertazzo
Liam Bertazzo oggi come oggi potrebbe essere un ottimo secondo per il quartetto
Liam Bertazzo
Liam Bertazzo oggi come oggi potrebbe essere un ottimo secondo per il quartetto
Perché il velodromo non sarà accessibile prima?

Perché i giapponesi hanno fatto sapere che lo apriranno solo cinque giorni prima. A Sydney andammo 13 giorni prima, è un discorso loro su cui non entra neppure il Cio. L’idea è che si sono presi l’impegno di organizzare ugualmente le Olimpiadi, ma lo faranno alle loro condizioni. Per cui arrivi all’ultimo e riparti subito dopo. Così abbiamo spostato la partenza al 25. Il 26 viaggiamo, il 27 ci sistemiamo e il 28 saremo in pista.

E’ vero che avrete il braccialetto elettronico?

Quasi… Avremo un’app nel telefono da scaricare 14 giorni prima di andare, che dovremo aggiornare con tutti gli spostamenti. I corridori sono abituati con l’Adams, noi un po’ meno. E’ obbligatorio farlo, sennò sei fuori. Per allenarsi su strada c’è la deroga, ma va dichiarato il percorso e non puoi fermarti a prendere un caffè o per interagire con altre persone fuori dalla bolla. Se lo fai, sei fuori. Non possiamo prendere taxi, a meno che non sia di quelli autorizzati. E lo stesso guardano quanto cellulari entrano nello stesso mezzo, per scongiurare gli assembramenti.

Viviani farà omnium e madison?

E deve essere pronto anche per il quartetto, qualora servisse, visto che le sue tirate possono farci comodo. Per questo gli ho chiesto di prepararlo e lo sta facendo. Elia è una delle carte che possiamo giocare su più tavoli.

Ganna sta lavorando a metà fra la pista e la strada (crono)
Ganna sta lavorando a metà fra la pista e la strada (crono)
Quando prenderai una decisione sui ruoli nel quartetto?

Aspetterò fino all’ultimo momento possibile. Lamon fa il primo. Consonni può essere un buon secondo e anche Milan. Se vedessi che Consonni non ha nelle gambe i tre quartetti, sono sicuro che Bertazzo è il miglior secondo. Per contro, se i ruoli sono tutti coperti, Scartezzini può essere riserva nella madison, mentre Consonni lo può essere per l’omnium. Mi piacerebbe gratificarli tutti, ma non si può. E poi c’è da considerare gli equilibri del quartetto.

Cioè?

Cioè Ganna sta agevolmente a ruota di Scartezzini, che è molto composto. Milan invece è leggermente più scomposto e così magari Pippo è meno tranquillo e questo serve anche come suggerimento per Milan. Insomma, ci sono tante cose in ballo. Per questo tirerò più avanti possibile. Finché non verranno a cercarmi e mi diranno: «Villa, cosa hai scelto? Metti giù le carte…».

Carlotta tra due fuochi: da un lato il fratello, dall’altro il moroso

27.06.2021
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Ci sono Carlotta, Pippo e Matteo. La foto è stata scattata venerdì sera, in occasione del compleanno di Daniela, mamma di Filippo e Carlotta Ganna. La famiglia si è ritrovata prima nella casa di Vignone, poi sono andati a cena tutti insieme. E alla famiglia si è unito anche Matteo Sobrero, fresco campione italiano della crono e compagno di Carlotta. Abbiamo aspettato a pubblicare questa storia, proprio per avere la foto, anche se l’idea di chiamare Carlotta ci era venuta dopo la vittoria di Matteo. Il piemontese volava sulle strade infuocate di Faenza, ma lei era rimasta a casa per preparare uno degli esami più importanti. Mentre dopo il podio la sua famiglia aveva pensato bene di farsi un selfie da mandare a Filippo che con quel quarto posto non doveva certo essere al settimo cielo. Come farà Carlotta a stare in mezzo a quei due senza propendere per l’uno o per l’altro? E poi sarà davvero così? E che cosa può raccontarci di questi due corridori, che sono anche amici e ormai quasi parenti?

Ciclismo e numeri

«Se devo dire la verità – sorride – sapevo che Matteo avrebbe potuto vincere e lo sapeva anche Filippo. Se ne era accorto alla fine del Giro, perché lo aveva visto in crescita, e poi vedendo i valori del Giro di Slovenia. Mio fratello è sempre umile e a Faenza c’è andato sapendo che i suoi obiettivi sono più avanti e anche più grandi. Lo hanno criticato come dopo il Romandia, ma a un certo livello il ciclismo è matematico. Vedremo fra qualche settimana come andranno le cose».

Carlotta conosce la matematica, perché frequenta la Facoltà di Ingegneria-Architettura. Ma non è per questo che siamo qui, oggi ci interessa il colpo d’occhio di una ragazza che fra i suoi hobby ha anche quello della fotografia e che nel (poco) tempo libero è una delle anime del Top Ganna Fan Club.

Spalla a spalla al Uae Tour 2021, Matteo era appena passato all’Astana
Spalla a spalla al Uae Tour 2021, Matteo era appena passato all’Astana
Riesci a non schierarti per l’uno o per l’altro?

Per me sono sullo stesso piano, li considero uguali…

Non è simpatico dire al tuo ragazzo che lo consideri come un fratello…

Ma vedendo il rapporto che ho con mio fratello… E’ speciale, non so quanti fratelli e sorelle vanno a farsi il tatuaggio assieme (un’ancora per i rispettivi 18 anni: sul braccio per lui, sulla schiena per lei, ndr). E poi sono amici fra loro, si divertono. Escono in bici per fare un giretto e magari tornano dopo quattro ore perché si sono messi a parlare e i chilometri sono volati. Facciamo spesso grigliate insieme e anche Pippo quando può va nella cantina della famiglia di Matteo. Erano amici prima, figurarsi adesso…

Li si vede spesso parlare anche in gruppo.

L’anno scorso al Giro raccontavano di aver fatto gruppetto sull’Etna. Filippo aveva la maglia rosa e aveva tirato per Thomas. E anche quest’anno, in una tappa in cui si erano messi a tirare Felline e Matteo, forse perché l’Astana voleva attaccare, Filippo è andato davanti a chiedergli se andasse tutto bene

Condivisero anche un ritiro in altura prima dei mondiali di Imola?

Esatto, a Macugnaga, nel rifugio Berti. Andarono lassù insieme a Gasparotto e Filippo trovò la tranquillità e la condizione per vincere il mondiale.

Il selfie dei genitori di Ganna, più Lombardi, la ragazzo di Filippo (che si chiama ugualmente Carlotta) e Sobrero per il campione arrivato quarto
Il selfie dei genitori di Ganna, più Lombardi, la ragazzo di Filippo e Sobrero per il campione arrivato quarto
Filippo non fa mai grandi dichiarazioni, Matteo che cosa ti diceva prima dei campionati italiani?

Fra noi dicevamo che poteva essere tra i favoriti, ma lui non si sbilancia mai. Per noi era possibile che vincesse, ma non è logico fare troppi proclami. E’ capitato di recente, ma quando ti sbilanci e poi le cose vanno male, la figuraccia è doppia. Meglio stare alla larga dalle dichiarazioni.

Quanto Piemonte c’è in questa natura?

A dire la verità qui si entra su un terreno delicato, perché noi a Verbania ci sentiamo quasi più lombardi. I modi di dire e i dialetti sono più quelli della provincia di Varese. Invece quando vado ad Alba a casa di Matteo, quasi non capisco come parlano. Se sento parlare il dialetto di Alba e quello siciliano, quasi non capisco la differenza. E anche Matteo quando è giù e parla con i suoi, diventa quasi incomprensibile. Del resto ci sono 200 chilometri, cambia davvero il mondo.

Riesci a gioire allo stesso modo per entrambi?

Uguale per tutti. Quando Filippo ha vinto la crono di Milano, tanto ero felice per lui, quanto arrabbiata con le ammiraglie che hanno impedito a Matteo di passare

Sono entrambi solari o uno dei due è permaloso? Come pensi che abbia preso Pippo il selfie dopo il podio di Faenza?

Diciamo che il quarto posto non lo rendeva super contento, però sono entrambi ragazzi molto solari. Alla sera erano già lì che si mandavano dei video per prendersi in giro.

Ti aspettavi che Matteo sarebbe venuto fuori così bene?

Lo sapevo sì, perché già nelle categorie giovanili se la giocava con mio fratello. Ha un anno di più, ma hanno condiviso tanto, sin da quando erano insieme alla Otelli Aspiratori nel 2014. Non lo avete visto prima solo perché al primo anno da under 23 ha avuto una mononucleosi che l’ha distrutto per due stagioni. Però è sempre stato uno testardo. Disse di voler andare ai mondiali di Richmond da junior e ci andò, anche se poi cadde. E’ questione di tempo. Matteo è professionista da un anno e mezzo, state a vedere..

Fondriest 2021

E Fondriest: «Crono brevi? Comanda lo spettacolo in Tv…»

22.06.2021
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Maurizio Fondriest non è certo famoso per essere stato un grande cronoman, la sua splendida storia ciclistica l’ha costruita nelle classiche, eppure è stato capace di accarezzare la gloria imperitura proprio in una gara contro il tempo, ai primi Giochi Olimpici riservati ai professionisti, ad Atlanta nel 1996, finendo ai piedi del podio.

«La mia sfortuna fu di correre con la strada bagnata – ricorda il trentino – altrimenti sarei salito sul podio, riuscii a realizzare un tempo clamoroso grazie alla guida, all’approccio delle curve, perché anche quello è un elemento che può fare la differenza. Era però una cronometro diversa da quelle che si affrontano oggi, più lunga, anche se il vento stava già cambiando».

Già, perché la lunghezza delle cronometro (ma delle prove ciclistiche in generale, possiamo dire) non è la stessa di allora, o ancor più degli anni precedenti. Non c’è bisogno di risalire ai tempi eroici del secondo dopoguerra, quando le gare a cronometro iniziarono a entrare in pianta stabile nei grandi Giri, basti ricordare ad esempio il 1987, quando Stephen Roche si aggiudicò la crono di Futuroscope al Tour lunga ben 87,5 chilometri, oppure quando nel 1991 Indurain batté Bugno e Chiappucci anche grazie alle crono di 73 e 57 chilometri.

Roche Tour 1987
Stephen Roche trionfatore alla crono di Futuroscope, ben 87,5 km nel 1987. Altri tempi…
Roche Tour 1987
Stephen Roche trionfatore alla crono di Futuroscope, ben 87,5 chilometri nel 1987. Altri tempi…

Cera una volta la crono da 87,5 chilometri…

Il Giro? Pur senza raggiungere questi numeri, anche la corsa rosa ha avuto chilometraggi importanti: nel 1980 Bernard Hinault mise al sicuro il trionfo nella crono di Turbigo, pur finendo dietro a Saronni dopo 50 km oppure nel 2000 quando a Bibione si corse una crono di 45 chilometri. C’è però da fare una distinzione, a proposito delle gare contro il tempo.

«Io credo che una crono tra i 40 e i 50 chilometri sia la distanza giusta per una gara titolata – riprende Fondriest – dai mondiali alle Olimpiadi, ma nei grandi Giri le crono lunghe rischiavano di ammazzare la corsa, creare distacchi troppo importanti a favore degli specialisti e togliere spettacolo».

Maurizio Fondriest
Maurizio Fondriest nella cronometro individuale ad Atlanta 1996, un quarto posto ancora amaro
Maurizio Fondriest
Maurizio Fondriest nella cronometro individuale ad Atlanta 1996, un quarto posto ancora amaro

Tecnica e spettacolo, il giusto equilibrio

Proprio questo, lo spettacolo, è una discriminante che nel ciclismo odierno non può essere sottovalutata, anzi regola fortemente i suoi processi: «Bisognerebbe trovare il giusto mix, contenere i tempi ma al tempo stesso mantenere le giuste caratteristiche tecniche. Le grandi classiche, per fare un esempio, non si sono piegate a questa legge e gli albi d’oro sono sempre firmati da grandi corridori. Non mi pare che la gente si lamenti per questo…».

La gara olimpica del 28 luglio sarà su 44 chilometri: «E’ una distanza equa per una cronometro, che lascia spazio a più corridori. In una gara del genere ci può stare la giornata storta di un favorito come l’exploit di una sorpresa, ma sarà sempre una sorpresa relativa, perché il podio uscirà sempre da una ristretta cerchia di meno di 10 nomi. L’importante è esserci, fra questi».

Sicuramente c’è Ganna: «Molti si sono preoccupati della sua sconfitta ai campionati italiani, ma solo lui sa come sono andate realmente le cose, perché è chiaro che il suo obiettivo non erano e non potevano essere quelli. Una giornataccia può rientrare nell’ordine delle cose, in fin dei conti anche Evenepoel e Campenaerts hanno perso il titolo belga contro Lampaert, che nessuno pronosticava. A Torino, al Giro, Ganna era andato fortissimo, ma veniva da cocenti sconfitte, non credo ci sia da fasciarsi la testa».

Ganna Tricolori 2021
Filippo Ganna, solo quarto ai Tricolori di Faenza, una sconfitta che a 35 giorni da Tokyo ha validi motivi
Ganna Tricolori 2021
Filippo Ganna, solo quarto ai Tricolori di Faenza, una sconfitta che a 35 giorni da Tokyo ha validi motivi

Eppure, quel giorno, con un po’ di fortuna…

Sul chilometraggio Fondriest ha ancora qualcosa da dire: «Proviamo a ribaltare il discorso e a guardare alla durata, invece che alla distanza: 20 minuti a tutta, fuori soglia, riescono a farli pressoché tutti, già a 30 minuti c’è una distinzione, a 40 devi essere uno specialista. Per questo credo che una cronometro di almeno 40 chilometri sia sufficiente per far emergere i reali valori».

Prima di chiudere la piacevole chiacchierata, Fondriest però vuole togliersi un sassolino dalla scarpa: «E’ vero che non ero uno specialista, ma nelle crono sono sempre andato abbastanza bene, nei grandi Giri finivo sempre nei primi 15 e al Trofeo Baracchi, crono a coppie che si correva oltre gli 80 chilometri, un anno rischiai di vincere insieme all’australiano Allan Peiper. Io rientravo in quella cerchia di 10 papabili di cui parlavamo prima, che con un po’ di fortuna può vivere la gara della vita. Io la sfiorai, la assaporai per brevi istanti».

Ganna, la ruota bucata e il cambio bici da record

01.06.2021
7 min
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Ganna fila che è un piacere. Nell’ammiraglia che lo segue, Tosatto è alla guida, Cioni studia i dati. Sul sedile dietro viaggiano sir David Brailsford e Matteo Cornacchione, il meccanico. Ha la sua valigetta e una coppia di ruote. Sul tetto della Mercedes, due crono di scorta e anche la bici da strada. La coppia di ruote serve casomai il corridore buchi andando alla partenza, anche se il Team Ineos è solito piazzare un meccanico accanto alla rampa per coprire le evenienze di tutti. Ganna fila che è un piacere ed è già in vantaggio su tutti, quando con un gesto indica la ruota posteriore. La sua radio può solo ricevere, ma il gesto è inequivocabile. La ruota è bucata.

Queste le immagini dalla camera car della Ineos realizzate da Velon

Tosatto e Cioni

«Tosatto ha cominciato subito a dire che avremmo dovuto cambiare la bici – ricorda Matteo – mentre Cioni guardava la velocità, che non calava. Quasi non voleva accettare che la gomma potesse essere bucata. Probabilmente deve aver preso un vetrino e la gomma scendeva pianissimo. Pippo avrà fatto 4 chilometri con la ruota che si sgonfiava e intanto spingeva più forte perché non voleva perdere terreno e dondolava e dava di spalle. Tosatto era sicuro che nelle ultime curve sul lastricato non ce l’avrebbe fatta. Se la gomma si fosse sfilata, sarebbe caduto. Siamo andati avanti così per un po’, poi su un binario a 4-5 chilometri dall’arrivo, Pippo deve aver sentito che la ruota gli scappava e a quel punto Cioni si è convinto e gli ha detto di fermarsi».

Ganna è arrivato come un treno al miglior intermedio sulla sua Bolide azzurra, ma nel finale la ruota posteriore si è bucata
Ganna come un treno al miglior intermedio, ma nel finale la ruota posteriore si è bucata

Pit stop: cambio bici

Ganna si ferma. Solleva la gamba e ci fa passare sotto la bici, poi la appoggia. Fa due passi verso l’ammiraglia e già Cornacchione gli è addosso. Pippo sale sulla Bolide nera, Matteo lo spinge finché ha fiato in corpo e la crono riparte. Sembra tutto facile, immediato, banale, ma dietro c’è un mondo.

Cosa succede dal momento in cui l’ammiraglia si ferma?

Apro lo sportello. Scendo. Mollo il gancio. Prendo la bici. Potrei allentare il gancio mentre l’ammiraglia frena, ma rischio che quando apro lo sportello, la bici cada e sarebbe un danno ben peggiore.

E’ facile mettere giù la bici?

Quella da crono è più grande. E quando la prendi, non puoi sbatterla per terra per evitare problemi alle ruote. Pesa 700-800 grammi più della bici da strada e sul tetto è messa con il manubrio in avanti. Quindi l’ho presa per la forcella e per il fodero orizzontale e tenendola così, l’ho appoggiata per terra. Il tempo di farlo e Pippo ci era già sopra. Ha dovuto venirci incontro, perché Tosatto si è fermato un po’ indietro. Avesse guidato Cioni, gli sarebbe montato sopra. Dario quando guida è un diavolo.

La bici sul tetto ha la catena sul rapporto per ripartire?

Sempre. Scegliamo insieme il rapporto, di solito con la catena sul 58 per evitare che Pippo debba cambiare dopo essersi lanciato. Si potrebbe mettere sul 46×15 e lui potrebbe prendere subito velocità facendo una partenza come su pista. Ma poi sarebbe costretto a far salire la catena sul 58 e in quei frangenti e con tutti quei watt, rischierebbe di spaccare qualcosa. Per cui 58×19-21, Pippo si è lanciato e ha fatto subito scendere la catena.

Quanto pensi che abbia perso?

Non abbiamo quantificato, ma siamo nell’ordine di 12-13 secondi.

Verso il traguardo invece Ganna viaggia sulla Bolide nera, cambiata da poco
Verso il traguardo invece Ganna viaggia sulla Bolide nera, cambiata da poco
Rispetto al solito, non abbiamo visto Pippo spostare il Garmin.

Perché per lui, Bernal e pochi altri, sulla bici di scorta abbiamo un altro Garmin già tarato. Quell’apparecchio per loro è più importante della borraccia, tante volte più per un fatto psicologico.

Pippo è ripartito e tu a quel punto?

Io a quel punto sono corso indietro per rimettere a posto la bici. Caricarla è più complicato, perché devi infilare le ruote in quei piccoli binari. E poi, trattandosi della bici blu, non volevo graffiarla. Per cui ci ho messo 2 secondi in più, ma non l’ho danneggiata. Sono operazioni da fare comunque in fretta, perché sennò rischi che il direttore sportivo ti lasci lì.

Per quanto tempo Ganna è rimasto senza assistenza?

A dire tanto 500-600 metri, poi gli siamo tornati sotto per le ultime indicazioni. Al mattino aveva fatto la sua ricognizione e ricordava bene il finale dall’anno scorso, ma quando hai sotto delle gomme diverse, la tenuta della bici è sempre un po’ diversa, anche se non sono gomme nuove.

Sulla hot seat, Ganna assiste agli arrivi di tutti i corridori più pericolosi
Sulla hot seat, Ganna assiste agli arrivi di tutti i corridori più pericolosi
Sono ruote usate solo da lui oppure sono ruote del team?

Sono le sue gomme, montate sulle sue ruote. Non è facile, ma per Pippo e pochi altri si può fare. In magazzino determinati materiali vengono messi da parte. Così abbiano finito la crono e Pippo è riuscito a vincere. E a quel punto sono arrivati con lo scanner per controllare la bici.

Lo scanner?

Sì, non il solito tablet. Hanno uno scanner in cui però la bici non entrava per quanto è grande. Io ero già tornato in partenza per seguire Martinez, per cui gli ho detto di smontarla da sé e poi l’avrei rimessa a posto io. E così hanno controllato la bici di Pippo, quella di Martinez e alla fine anche quella di Bernal. Nessun barbatrucco e neanche cuscinetti speciali. E poi hanno controllato anche il peso.

La bici da crono di Ganna rischia davvero essere troppo leggera?

Proprio no. Un po’ perché ci teniamo circa 60-70 grammi di tolleranza e poi perché la stessa ruota anteriore che abbiamo scelto per quel giorno era più pesante. Quello che eventualmente abbiamo perso in grammi lo abbiamo conquistato in watt.

Il lavoro dei meccanici è decisivo per ottenere grandi risultati (foto Instagram)
Il lavoro dei meccanici è decisivo per ottenere grandi risultati (foto Instagram)

Tocco italiano

Dopo la crono e come abbiamo già raccontato, David Brailsford ha commentato che i suoi meccanici potrebbero dare lezioni al capo meccanico della Mercedes in Formula Uno. Noi vi abbiamo raccontato in che modo tre italiani abbiano scortato e assistito il campione del mondo (italiano) alla vittoria della crono di Milano. Questa iniezione di italianità sta dissipando quel fastidioso alone che negli anni andati ha reso il Team Ineos poco simpatico. E Brailsford, che ci vede molto bene, si è accorto anche di questo.

La grinta di Egan, il motore di Pippo: domenica perfetta

30.05.2021
4 min
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Dice e molla una risata che la foratura è stata studiata per dare un po’ di pepe alla crono. Poi però Ganna torna serio e spiega che in quel momento gli si è un po’ stretto lo stomaco, perché non aveva i distacchi e sapeva di avere un piccolo vantaggio su Affini. Poi però, in questa domenica perfetta, la squadra è stata fantastica nel cambiargli la bici, tanto che David Braislford ha commentato dicendo che potrebbero dare lezioni al capo meccanico della Mercedes su come si faccia un pit stop.

Serata di festa in casa Ineos, Milano ribolle di tifosi colombiani e come lo scorso anno il tripudio porta i colori del team britannico. Al posto delle lentiggini di Tao c’è il sorriso indio di Bernal, mentre quello grande e contagioso di Ganna è sempre lo stesso. Semmai con una punta di stanchezza in più ai lati della bocca.

«Rispetto all’anno scorso – dice – i chilometri in testa al gruppo sono stati quattro volte tanti. Abbiamo protetto Egan, siamo stati squadra e il Giro è stato bellissimo, anche con la presenza del pubblico, cui dobbiamo dire grazie. Qualcuno mi ha rimproverato perché sulle salite non sono stato troppo disponibile e sembravo imbronciato. Ne chiedo scusa, ma mettetevi nei nostri panni, se sulla salita finale della 19ª tappa non abbiamo voglia di scherzare…».

Enplein anche quest’anno per la Ineos nella domenica di Milano: Ganna e Bernal
Enplein anche quest’anno per la Ineos nella domenica di Milano: Ganna e Bernal
E’ dall’inizio del Giro che parli di proteggere Egan. Puoi dire che rapporto si è creato con lui?

E’ piccolo, ma ha sotto due… attributi che a tanti altri mancano. Ci ha portato morale e ci dava tanta grinta, quando lo sentivamo dire alla radio «Toso, io sto bene!». Come il giorno dei ventagli in salita sui Sibillini. Uno di 84 chili come me su quelle salite non doveva neanche esserci, ma avevo dentro il fuoco. In quei giorni ho speso tanto, tanto che ieri mentre tiravo, mi è venuto accanto proprio lui e mi ha detto: «Capitano, pensa a domani, molla un po’».

Grande sensibilità…

In questa squadra si respira un bel clima, se non mi trovassi bene non avrei rinnovato per latri tre anni. Certo, correre come in questo Giro è logorante. Soprattutto nelle tappe di 200 chilometri, disegnate per i velocisti, quando i velocisti se ne stanno in coda al gruppo e non mettono la squadra. E’ sempre toccato alla maglia rosa, ma quando dopo 21 tappe vedi il tuo capitano sollevare quel trofeo, ti passa tutto. E sei pronto per il 2022. Qualche volta però sono andato anche io in camera sua…

Per dirgli cosa?

«Capitano, divertiti. Fai le cose che ti piace fare e che pensi siano utili per vincere. Corri come vuoi, non fasciarti la testa». Se Bernal riesce a correre libero di testa, ragazzi, non ce n’è per nessuno.

Siamo qua a parlare di Bernal, ma hai vinto un’altra crono. Come si fa a restare focalizzati e trovare ancora la voglia di migliorare?

Ci sono tanti aspetti su cui concentrarsi, atletici e tecnologici. Fausto Pinarello sta già mettendo delle novità in cantiere, ci sono continui progressi che permettono di ottenere risultati migliori. Io per parte mia posso e devo continuare ad allenarmi, avendo valori alti e tenendo il motore pulito e senza ruggine. Parliamo di Egan, ma giuro che sono contento per la maglia rosa e anche per la tappa.

Pippo arriva all’ombra del Duomo con il miglior tempo: resisterà sino alla fine
Pippo arriva all’ombra del Duomo con il miglior tempo: resisterà sino alla fine
Probabilmente gli europei cancellati in Bielorussia saranno ricollocati fra Lituania e Danimarca, ma se non ci fossero, come fareste ad arrivare bene alle Olimpiadi?

Dovremo focalizzarci sul fatto che anche gli allenamenti sono una fase importante e che i tempi che si fanno tra noi, cercando di batterci, hanno la stessa dignità di una gara. Mancherà l’apporto del pubblico, ma dovremo arrivare a Tokyo con la certezza di aver fatto il massimo.

Quale dunque il programma ora?

Finiamo la domenica facendo festa. Riposo. Poi altura. Dovrò sentirmi con Villa per la pista e quei lavori di intensità che su strada non si riescono a fare. Poi probabilmente correremo con la nazionale una corsa a tappe in Sardegna a luglio. Si comincia mercoledì con un ritiro, il resto verrà da sé.

Moser 2018

Moser ci va giù duro: «Ganna è gestito male»

23.05.2021
3 min
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C’è un filo sottile che lega Francesco Moser e Filippo Ganna. Non è la provenienza geografica (l’uno trentino, l’altro piemontese), né l’epoca ciclistica, ma è legato più allo snodarsi della propria carriera, fortemente legata alle grandi doti di passista di entrambi e da come siano riusciti ad entrare nel cuore della gente. Si sente, quando ne parla, che Francesco ha per Ganna una leggera predilezione, come se fosse lo specchio attuale delle sue imprese.

Non nascondiamocelo: a tanti il trattamento che la Ineos Grenadiers riserva a Ganna non piace a tutti e Moser è tra questi: «Quel che ho visto a inizio Giro mi ha indispettito: ma quando mai una maglia rosa si mette a tirare come un forsennato per i compagni? Fossimo stati ora, con un capitano meglio attrezzato per la classifica finale, potrei anche capirlo, ma all’inizio proprio no…».

Ganna Sanremo 2021
Ganna a tirare il treno della Ineos all’ultima Sanremo, cosa ripetuta al Giro e poco apprezzata
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Ganna a tirare il treno della Ineos all’ultima Sanremo, cosa ripetuta al Giro e poco apprezzata
Molti dicono che Ganna potrebbe un domani puntare a fare classifica…

Certo, ma su un percorso molto diverso, disegnato per un passista e se Ganna riuscirà a migliorare nelle grandi salite. Inoltre bisognerebbe eliminare un’autentica stortura esistente nei grandi Giri, ossia la mancanza di abbuoni per le cronometro. E’ qualcosa che non ho mai capito, perché si premiano gli scalatori nelle grandi montagne alpine e non i passisti nelle cronometro? Non è una faticaccia anche quella? E’ qualcosa che è completamente illogico…

Anche di Moser dicevano che non avrebbe mai vinto una grande corsa a tappe, ma alla fine il Giro arrivò…

Fu un’edizione particolare, il percorso mi si confaceva di più e soprattutto andai a caccia di abbuoni in molte tappe. La volata che feci il terzultimo giorno mi regalò 10” che furono molto importanti, anche a livello morale, per la sfida finale a Fignon.

Moser Roubaix 1979
Moser primo a Roubaix nel ’79: potrebbe essere Ganna un suo erede, magari già in autunno?
Moser Roubaix 1979
Moser primo a Roubaix nel ’79: potrebbe essere Ganna un suo erede, magari già in autunno?
Torniamo a Ganna: un altro paragone che viene spesso fatto è fra lui e Cancellara…

E’ un paragone che tecnicamente ci sta e spero che Ganna vinca tanto quanto lo svizzero. Il fisico è molto simile e parliamo di un campione, nel caso di Cancellara, che ha vinto tanto a cronometro, ma anche nelle classiche. Ganna è giovane e deve sicuramente migliorare, però la sua strada potrebbe essere quella.

A differenza però di Cancellara e più simile alla carriera di Moser, Ganna ha un grande passato/presente su pista…

Io non venivo dalla pista, mi ci dedicai per qualche anno finendo tre volte sul podio mondiale dell’inseguimento e vincendo a Ostuni nel ’76. Ganna fa bene a pensare all’Olimpiade, è un percorso intrapreso tanto tempo fa e che non ha ancora un capitolo finale, poi si vedrà.

Cancellara Sanremo
Fabian Cancellara in azione: anche per Moser, Ganna potrebbe ispirarsi a lui
Cancellara Sanremo
Fabian Cancellara in azione: anche per Moser, Ganna potrebbe ispirarsi a lui
Tu però nelle classiche avevi già ottenuto molto nei primi anni di carriera…

Tempi diversi ed evoluzioni diverse. Anche Ganna ha già dimostrato nelle classiche di poter far bene: non vinci una Roubaix da junior se non sei portato per quei percorsi e l’ultima Sanremo poi… Lo fecero tirare all’impazzata sul Poggio non si sa per chi, per finire oltre il 50° posto con il “capitano”… No, è sicuramente gestito male, di questo sono convinto.

Sei fiducioso sul suo futuro?

Moltissimo, mi piacerebbe vederlo già in autunno fare la Roubaix, potrebbe anche avere fortuna. Il tempo è dalla sua parte, state tranquilli…