Quale progetto per Viviani alla Ineos? Chiediamo a Tosatto

30.12.2021
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Quando Viviani lasciò la Quick Step per passare alla Cofidis, la sua più grande preoccupazione fu costruire un treno al livello di quello belga. Diventò una missione così assillante, cercando un nuovo Morkov che lo lanciasse, da far passare in secondo piano il fatto che il veronese non avesse la condizione sperata. L’insicurezza che da questo derivò, impedì al treno di compattarsi e diventare efficiente.

Nel 2019, Viviani vince Amburgo per la terza volta: qui con Morkov, ultimo uomo super
Nel 2019, Viviani vince Amburgo per la terza volta: qui con Morkov, ultimo uomo super

A Livigno con Tosatto

Al momento di firmare per la Ineos Grenadiers, la richiesta di un treno Viviani non l’ha neanche fatta trapelare e si è affidato al gruppo che i britannici gli costruiranno intorno. E dato che il suo direttore sportivo di riferimento sarà Tosatto, a lui ci siamo rivolti per capire in che modo sarà gestito Elia (che in apertura è ritratto al Giro d’Onore della Fci). Matteo si trova a Livigno, per l’ultimo scampolo di vacanza prima di ripartire.

«Quando torneremo a casa – ride – si metterà il numero e andremo a testa bassa fino a ottobre. Io comincio alla Valenciana, mentre la squadra aprirà il 2022 in Argentina, ma ci sarà Cookson, che prima andrà in Colombia per un ritiro con i colombiani. In Argentina ci sarà anche Cioni, perché ci saranno anche Elia e Filippo (Viviani e Ganna, ndr)».

Tosatto è diventato diesse del team britannico dopo aver smesso, diventandone un riferimento importante
Tosatto è diventato diesse del team britannico dopo aver smesso
Cosa pensi del ritorno di Elia in squadra?

Io penso che sia una bellissima notizia. Aveva già dimostrato con noi e poi alla Quick Step di essere forte e di poter essere un faro per i giovani e lo stesso Ganna. E’ maturo, è un bravo ragazzo e molto intelligente. Andò via perché non poteva fare i grandi Giri, però alla fine in quell’ultimo anno con noi vinse dieci corse. Rispetto ad allora, il quadro è leggermente diverso. Ora abbiamo dei ragazzi che lo possono aiutare e cui lui potrà dare un bel contributo di esperienza, a partire da Hayter. Sarà importante anche per lo stesso Filippo. Ha ritrovato un ambiente che già conosceva. Per quello che ho visto a Mallorca a dicembre, è molto contento e sereno.

Lasciò la Sky di Froome ancora al top e di Thomas. Ora per Elia ci sarà più spazio nei grandi Giri?

L’obiettivo suo e anche nostro è di essere al Giro d’Italia. Poi vediamo come andranno i primi mesi. Abbiamo valutato anche la Vuelta per preparare i mondiali, però col calendario che abbiamo impostato, agosto e settembre saranno due mesi importanti e si può preparare il mondiale bene lo stesso. Elia ha dimostrato che in un grande Giro sa vincere e aiutare. Ricordo l’anno che ha vinto la tappa al Tour e poi ha lavorato per Alaphilippe. E al Giro conosce le zone e può essere di aiuto anche per il leader.

Al Tour del 2019, Viviani vinse una tappa e aiutò Alaphilippe in giallo
Al Tour del 2019, Viviani vinse una tappa e aiutò Alaphilippe in giallo
Quindi l’obiettivo sarà partire bene?

Sarà importante riuscire a vincere presto. Se cominci bene, ti viene tutto facile. Invece se qualcosa comincia ad andare storto, ti viene di cambiare programma e non ne esci. Per cui Elia andrà in Argentina e al UAE Tour per fare bene. Poi l’obiettivo sarà arrivare bene alla Tirreno e alla Sanremo. Potrebbe essere l’uomo di punta o il riferimento per altri che cercheranno di fare bene.

Farà ancora pista?

Sicuramente sì, perché ha visto come negli ultimi anni sia stata per lui decisiva. Su questo ha l’appoggio totale dalla squadra, avendo anche un rapporto speciale con Pinarello. Poi non ci dimentichiamo che lui e Filippo sono due fari importantissimi per la nazionale e possono essere trascinatori dei giovani anche in squadra. Hanno affrontato Olimpiadi e mondiali. Possono spiegare ai nostri giovani come convivere con la grande pressione.

Si è pensato al treno o al nome dell’ultimo uomo?

E’ prematuro parlarne e non è stato un argomento troppo trattato. Bisognerà vedere chi verrà al Giro. Lo stesso Swift è nella lista ed è uno che con lui ha già corso. Si vedrà strada facendo chi saranno l’ultimo e il penultimo uomo. Non si è ancora parlato, però abbiamo qualcosa in serbo per lui.

Ai mondiali di Roubaix 2021, Viviani ha vinto la maglia iridata dell’eliminazione
Ai mondiali di Roubaix 2021, Viviani ha vinto la maglia iridata dell’eliminazione
Chi sarà il direttore di riferimento di Viviani? E il suo preparatore?

Come direttore ci sono io, come preparatore Cioni. Dario segue anche Filippo, è bravo e ci dedica tempo.

Filippo è stato davvero così importante nell’arrivo di Elia?

Non so dire nel dettaglio, so però che quando se ne parlava, Ganna ha detto che gli sarebbe piaciuto essere suo compagno di squadra. In più hanno lo stesso procuratore, Lombardi, e penso che questo abbia aiutato. Ho visto Filippo molto contento per questa decisione.

Ci eravamo detti che la tua missione l’anno scorso fosse rilanciare Moscon. Ti dispiace che sia andato via?

Un po’ sì, però io ho parlato molto con Gianni. Gli ho detto che l’ho conosciuto meglio e ho trovato una persona super. Dopo sei anni nello stesso club, magari vuole cambiare, anche per avere motivazioni diverse. Gli ho detto che per la sua carriera potrebbe essere molto importante. Abbiamo parlato da amici, non da direttore a corridore. E io sono contento che lui sia soddisfatto della nuova squadra, della possibilità di essere leader nelle corse in cui qui non poteva esserlo. Secondo me è stata la scelta giusta, per lui come persona.

La prima volta ad Amburgo in maglia Sky nel 2017
La prima volta ad Amburgo in maglia Sky nel 2017
Avete deciso chi sarà il vostro leader per il Giro?

Non è un mistero, penso che il nostro leader sarà Carapaz e con lui ci sarà anche Pidcock. Tom l’anno scorso è andato alla Vuelta e adesso vuole provare il Giro, ma intanto fa ciclocross e ha le classiche già in mente. Però gli piacciono le corse italiane e questo per noi è una cosa bella. Faremo una grande squadra per vincere il Giro. Oltre a Carapaz e Pidcock, ci sarà anche Geoghegan Hart che l’ha vinto a sorpresa nel 2020. Ad ora è così, poi nel training camp di gennaio rifiniremo anche i programmi.

Insieme all’altro Ganna nel mondo di Pippo

07.12.2021
6 min
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A casa Ganna di Olimpiadi se ne intendono. Marco a Los Angeles 1984 ci è andato nella canoa, il figlio Filippo ne ha seguito le orme sfrecciando quest’estate nel velodromo di Izu con Lamon, Consonni e Milan sino all’oro nell’inseguimento a squadre. Quella è stata una delle svariate gemme tra Giro d’Italia, europei e mondiali che hanno fatto sì che il venticinquenne di Vignone venisse scelto quale atleta dell’anno 2021 dalla giuria di giornalisti piemontesi dell’Ussi Subalpina, gruppo intitolato al mitico Ruggero Radice (penna storica delle due ruote). Con lui i nuotatori Alessandro Miressi e Carlotta Gilli, anche loro grandi protagonisti a Tokyo. A proposito di ciclismo, nell’occasione hanno ricevuto un riconoscimento speciale anche due cuneesi: l’iridata Elisa Balsamo e Diego Colombari (oro nella staffetta di handbike alla Paralimpiade giapponese).

Top Ganna però è già ripartito verso la nuova stagione tra pista e strada e così a Torino a ritirare il premio è venuto il papà, con tanto di mascherina griffata Ineos Grenadiers d’ordinanza. Prima di posare con l’ennesimo riconoscimento per l’asso azzurro, ci ha parlato di lui.

Che effetto ti fa ritirare un premio al posto di tuo figlio?

Fa sempre piacere ritirare premi per Filippo, così come so che farebbe piacere a lui essere qui a goderseli. In questo periodo dell’anno però lui è sempre impegnato e, dopo uno stop molto breve, è già ripartito. Purtroppo lo sport sta cambiando in questo senso e anche le pause tra le stagioni sono sempre più brevi.

L’hai visto più stanco?

Ci siamo incrociati poco a casa, ma non mi è sembrato particolarmente stanco, anche perché era ancora bello in condizione e quello lo si è visto anche ai mondiali di Roubaix. Forse era più stanco di testa, soprattutto per le pressioni ricevute negli ultimi mesi.

Forse a quello era anche dovuto il suo sfogo premondiale?

Non era uno sfogo, ma direi più un “richiamo”, se consideriamo che dopo l’Olimpiade ha continuato ad allenarsi su strada. Poi, ha fatto l’europeo dove hanno vinto con la squadra, ma lui ha fatto secondo nella crono individuale e allora ha ricevuto le critiche per aver mancato il successo per pochi secondi. Come se non bastasse, al mondiale è andato a vincere in Belgio a casa di due dei più grandi protagonisti che ci sono attualmente nel ciclismo, poi hanno fatto una grandissima gara nella staffetta. Ormai siamo arrivati al punto che, secondo gli italiani, ogni volta che lui parte in una gara, la deve vincere per forza, sembra tutto scontato. A Tokyo, in tanti hanno parlato di debacle per il 5° posto nella crono su strada ma, lasciando stare Roglic, erano in 4 corridori in 4 secondi e mezzo e lui era a meno di 2″ dal bronzo.

Tutto questo quanto gli pesa?

A Filippo in realtà non più di tanto, perché lui è molto bravo a lavorare sull’aspetto mentale. Lo fa da solo, senza aiuto di nessun mental coach come altri sportivi, non ne sente il bisogno. E’ capace di isolarsi dal resto del mondo e si concentra senza lasciarsi distrarre da nulla. Ha trovato questo modo di allenarsi in altura: va su a Macugnaga in un rifugio dove praticamente non c’è niente, nemmeno il wifi. Lui, terminato l’allenamento, prende la funivia, sale a 3.000 metri e fino al giorno dopo sta là tranquillo. Si riposa e recupera: è dura, perché alcuni ciclisti, di cui non faccio il nome, sono andati due giorni e poi sono scesi perché non ce la facevano più a essere isolati dal mondo. Lui è capace di stare lì una settimana o dieci giorni, senza problemi. Scende, fa gli allenamenti sulle strade di casa perché Macugnaga non è lontana da noi. Così si rigenera.

Quando era piccolo, ti saresti aspettato di vederlo come il faro del ciclismo italiano?

Dico la verità, i miei figli non li ho mai obbligati a fare attività sportiva. Gli ho solo detto di fare sport perché gli faceva bene. Filippo ha giocato a pallavolo, un po’ pallacanestro e nuotava come Carlotta, poi si è appassionato al ciclismo. Nessuno dei due ha mai provato, invece, a fare canoa come me. 

Prima degli appuntamenti importanti Filippo è capace di isolarsi a 3.000 metri sopra Macugnaga: il suo segreto
Prima degli appuntamenti importanti Filippo è capace di isolarsi a 3.000 metri sopra Macugnaga
Tu invece pedalavi da giovane?

Lo facevo a livello amatoriale. Uscivo, poi quando ha cominciato Filippo, ho smesso io. Adesso però ho ripreso.

Esci mai con lui in bici?

Sono uscito due volte e praticamente ho fatto dietro moto. Direi che basta, perché anche quando va piano, è un razzo.

Essendo tu un ex-atleta, ti ha impressionato?

Ha un bel motore, però lo si sapeva già da quando era giovane. Io non ero nel giro del ciclismo e non conoscevo tante regole di questo sport, ma gli dicevo sempre: «Esci, pedala, prendi l’aria in faccia e poi qualcosa arriva». In effetti, direi che è stato così e lui ha imparato bene.

Dove può arrivare ora?

Diciamo che di cose ne ha già fatte tante. Secondo me, tra qualche anno, può diventare un corridore da classiche, senza snaturare il suo modo di correre. In tanti insistono perché punti ai grandi Giri: certo, se facessero cronometro di 60 o 70 chilometri, allora se ne potrebbe riparlare. Lui comunque ha in mente i suoi obiettivi, sinora li ha raggiunti tutti, ora vedremo nei prossimi anni. 

Tutti lo tirano per la manica perché provi con i grandi Giri, ma questo tipo di pressione gli scivola addosso
Lo tirano per la manica perché provi con i grandi Giri
Ti piace il seguito che ha?

Soprattutto quello dei ragazzini. Riceviamo tante richieste di giovani ciclisti che vogliono fare attività sportiva e, grazie alle sue imprese, si sono uniti al nostro mondo. 

Tra le domande più ricorrenti c’è quella sul record dell’Ora: che idea ti sei fatto?

Ne abbiamo parlato. Abbiamo buttato giù delle idee assieme ai suoi preparatori, vedremo che succederà. In casa si parla di tutto, ma non sempre di ciclismo. Se Filippo ha bisogno di un consiglio, glielo do volentieri, ma per il resto sa gestirsi perché ormai è grande.

Ineos cambia pelle: per Ganna e compagni c’è Bioracer

03.12.2021
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Era maggio quando si sparse la voce che il team INEOS Grenadiers non avrebbe più collaborato con Castelli per la realizzazione dei completi da gara. Gli attriti erano diventati probabilmente troppi e le due aziende hanno deciso di separare le loro strade. E mentre il brand italiano è passato alla Deceuninck-Quick Step, lo squadrone britannico è passato al marchio Bioracer, fortissima realtà belga.

Nuova tenuta e bici d’oro per Richard Carapaz (foto Team Ineos)
Nuova tenuta e bici d’oro per Richard Carapaz (foto Team Ineos)

Coerenza stilistica

Per lo squadrone britannico la fine del 2021 e l’inizio del 2022 sono stati dunque forieri di novità in abbondanza. Prima il cambio di sistema frenante, con l’arrivo finalmente delle Dogma F con freni a disco. E ora il kit dell’abbigliamento.

Il nuovo design potrebbe dare la sensazione di non discostarsi troppo dal precedente. I tratti fondamentali sono l’effetto testurizzato sulla linea rossa caratteristica della parte posteriore della maglia, delle nuove strisce di Flag blu e Brigade red sulle spalle e la lavorazione in 3D delle maniche a tutto vantaggio dell’aerodinamica.

Produzione interna

Per il lancio sono stati scelti Filippo Ganna, Tom Pidcock e Richard Carapaz, protagonisti di uno shooting fotografico che fa della ricerca della velocità il suo filo conduttore. Il nuovo kit è stato prodotto internamente, dato che Bioracer, azienda che opera nel settore da 30 anni e dispone di diversi siti produttivi di proprietà in tutto il mondo, dispone di tutta la filiera, che parte dalla selezione e la progettazione dei tessuti e arriva alla galleria del vento.

Ricerca di velocità

Sir Dave Brailsford, direttore generale di INEOS Grenadiers, ha usato parole molto lusinghiere: «Conosco Bioracer da molto tempo e ho sempre ammirato quello che fanno e il modo in cui lo fanno. Ho sempre sperato e creduto che un giorno avremmo lavorato insieme, quindi sono davvero felice che quel giorno sia arrivato. La filosofia alla base del loro lavoro ruota intorno alla velocità  pura e semplice, con gli atleti al centro. Condividiamo un comune senso di avventura, la voglia di innovare e fare le cose in modo diverso, ma soprattutto la passione per la corsa e per le corse. Non vediamo l’ora di scrivere un nuovo capitolo di successo insieme e portare su strada il fantastico kit nel 2022 con il nostro spirito Grenadier».

Squadra laboratorio

Al commento di Brailsford si è unito quello di Danny Segers, CEO di Bioracer. «La nostra crescente ambizione – ha detto – richiede un ruolo più attivo sotto i riflettori. Insieme alla migliore squadra da grandi Giri dell’ultimo decennio continueremo a spingere i confini delle prestazioni ciclistiche sempre più avanti. I corridori INEOS Grenadiers si distinguono nel gruppo internazionale per tutto l’anno, quindi vedremo sicuramente il logo Bioracer sul palco molte volte. Dato che svolgiamo un ruolo di primo piano nella rivoluzione dell’abbigliamento sportivo, tradurremo gli sviluppi ispirati da questa nella produzione dell’abbigliamento da ciclismo per milioni di ciclisti Bioracer in tutto il mondo».

La nuova avventura inizierà ovviamente dal primo gennaio. Per coloro che amano vestire con i colori delle squadre, il nuovo kit è già disponibile all’ordine sul sito della squadra e sul Bioracer Shop. In Italia invece il distributore ufficiale di Bioracer, compresa quindi la collezione Ineos, sarà Aslan Tech (italian@bioracer.com).

L’oscar di Malori: la posizione migliore ce l’ha Kung

25.11.2021
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Alla fine, dopo tanto osservare, raccontare e scrivere di altri, il “Malo” ha calato la maschera e si è lasciato scappare chi sia il corridore in circolazione che secondo lui è meglio messo sulla bici da crono. Rullo di tamburi: lo svizzero Stephen Kung, campione d’Europa a Trento, maglia Groupama-Fdj, bici Lapierre Aerostorm DRS.

«Adesso però – gli abbiamo intimato con tono fintamente minaccioso – ci dici il perché!». E siccome Adriano non aspettava altro, ecco un altro viaggio interessante in questo mondo di uomini spesso grandi, con grandi motori e la necessità di infilarsi nell’aria, malgrado appunto la loro stazza.

«Kung è alto 1,93 – osserva Malori – e pesa 83 chili, praticamente un altro Ganna. Però rispetto a Pippo è messo meglio, anche se poi il nostro fa la differenza per motore e sicurezza. Ma andiamo per gradi, così provo a spiegarvi la mia idea. La premessa però è sempre la stessa: in aerodinamica conta più essere stretti che bassi».

Giro di Romandia, prologo. Si notano i rialzi sotto le scodelle del manubrio e la posizione delle mani
Giro di Romandia, prologo. Si notano i rialzi sotto le scodelle del manubrio e la posizione delle mani

Le foto scorrono nello schermo e il ragionamento prende il largo, proprio partendo dalla doverosa premessa, in base alla quale Malori aveva stigmatizzato il tentativo della Deceuninck-Quick Step di abbassare troppo Mattia Cattaneo.

Da dove partiamo?

Dallo spessore sotto le protesi del manubrio. Si vede che fra il manubrio e le scodelle c’è parecchio spazio, ma le spalle sono strette e… guardano verso il basso. Sono ben incurvate. Inoltre tiene giù la testa, cercando di avvicinarla alle mani, facendo cuneo. Anche la posizione delle mani è ottima, con i polsi ruotati in avanti. Si vede che il manubrio gliel’hanno fatto su misura. E’ messo anche meglio di Ganna…

Non avevi sempre detto che Pippo è il top?

Non so se dipenda dalla ginnastica che fa, ma Kung è messo meglio con le spalle. Pippo ha spalle larghe e dritte, Kung ha una flessione molto migliore. Potrebbe anche dipendere semplicemente da madre natura, che ti fa più o meno flessibile. E ora guardiamo la foto laterale.

Eccola qua, cosa vedi?

La testa è incassata bene verso le scodelle ed è messo così in tutte le foto che ho trovato in rete, quindi vuol dire che è una posizione comoda e naturale. Le braccia hanno angolo di 90 gradi ed è retto anche quello fra braccio e tronco. Se guardate, forma un ovetto: la linea ideale fra testa, coda del casco e curva della schiena. Non è tanto sacrificato ed è tanto alto davanti, con il collo libero e la possibilità di muovere le spalle.

Non ti sembra un po’ basso di sella?

Quello è molto personale. A me ad esempio piaceva andare alto. Ci sono tante correnti di pensiero sulla migliore altezza di sella, ma nella crono c’è da valutare anche l’allungamento delle pedivelle che potrebbe variare e di conseguenza portare qualche variazione. Comunque per la posizione della schiena e delle braccia e per il modo in cui è compatto, mi sembra meglio anche di Van Aert.

E allora perché Ganna lo batte sempre?

Pippo magari non sarà la perfezione aerodinamica, ma a fronte di questo, ha tanti watt da spendere. D’altra parte non esiste la biomeccanica perfetta: va applicata e personalizzata. Ganna è comodo e va forte. E poi ha tanta testa…

E quella con l’aerodinamica c’entra meno, giusto?

Kung spesso stecca i grandi appuntamenti e può dipendere da questo. Se batti Ganna all’europeo, dieci giorni dopo non fai quarto al mondiale. Magari fai secondo, ma quarto… Forse ha sentito troppo l’appuntamento. Pippo ha una freddezza maturata ormai in anni di sfide ad alto livello, da quando a vent’anni ha vinto il primo mondiale di inseguimento. Kung è a questi livelli da 2-3 anni. Sappiamo quanto conta la testa nelle crono. E Ganna è uno che aggredisce le crono, le corre all’attacco. Come Pantani aggrediva le salite.

EDITORIALE / Hanno provato a mangiarsi la Colpack

02.11.2021
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Italia, terra di conquista. Il titolo vuole essere ovviamente una provocazione in questo senso, ma è un fatto che dopo i nostri corridori, ora agli squadroni stranieri fanno gola le nostre continental. C’è il WorldTour che comanda e poi ci sono le piccole che non sanno cosa fare. Soprattutto le continental, la Colpack in questo caso.

Si è spinto perché nascessero, ma il calendario è scarso e gli squadroni spesso le aggirano. Così le squadre nate per sviluppare i talenti e lanciarli nel professionismo si ritrovano a volte svuotate di un ruolo effettivo. Se va bene, diventano parcheggio a ore per corridori già promessi (vedi i casi di Tiberi, Piccolo, Ayuso). Altrimenti lavorano sperando di trovarne altri pure buoni e di valorizzarli nel tempo a disposizione. Se però arriva la Bardiani, che apre la sezione under 23 e fa incetta di juniores, la situazione si complica. Se foste il presidente di squadra continental, per quale motivo dovreste continuare a spendere soldi?

Ipotesi Astana-Colpack

Italia terra di conquista. La Alè-BTC-Ljubljana delle donne se la sono comprata gli arabi del UAE Team Emirates. Possono farlo, lo hanno fatto. Anche se il loro contributo allo sviluppo del ciclismo viene meno nel momento in cui, invece di costruire qualcosa di nuovo, hanno preferito preferito comprare quel che già c’era. Sulla stessa strada potrebbe essere la Valcar-Travel&Services, se il presidente Villa troverà un team cui votarsi.

Fra gli uomini, invece, è appena successo che l’Astana si è resa conto di dover rifondare la sua continental, il development team, in cui dall’Olanda arriverà Garofoli. Ci hanno pensato e si sono rivolti alla Colpack-Ballan. D’altra parte Maurizio Mazzoleni è il preparatore di entrambe e c’è un bel filo diretto nel passaggio di corridori. Ma si può fare? Certo, smontando tutto si può…

Ecco gli articoli del regolamento Uci che normano la nascita dei “devo team”
Ecco gli articoli del regolamento Uci che normano la nascita dei “devo team”

Lo stesso pagatore

«The paying agent of a UCI WorldTeam – recita l’articolo 2.16.055 del regolamento Uci – may also manage and be responsible for a UCI continental team as development team. In this case, both teams shall have the same paying agent and share a common identity (at least part of the name and design of the jersey)».

Le due squadre, insomma, la WorldTour e la continental, devono avere lo stesso finanziatore, per come viene definito e descritto dall’Uci. E devono poi condividere la loro identità: almeno una parte del nome e il disegno della maglia.

Si sarebbe trattato di fondere le due squadre, formando la Astana-Colpack. Si sarebbe passato il personale italiano alle dipendenze della società kazaka e si sarebbero fusi i due organici, arrivando a quasi 27 atleti. Il poco tempo a disposizione e qualche perplessità hanno fermato l’operazione.

Patron Colleoni, fidandosi di Bevilacqua (tecnico della Colpack-Ballan) aveva dato il via libera. Ma quando gli è stato comunicato che l’accordo era saltato, avrebbe detto al suo direttore: «Mi hai fatto il più bel regalo di Natale!».

Se il Team Colpack-Ballan fosse stato “devo team” della Astana, oltre a Gazzoli, anche Baroncini sarebbe rimasto nel team kazako?
Se il Team Colpack-Ballan fosse stato “devo team” Astana, oltre a Gazzoli, anche Baroncini sarebbe andato nel team kazako?

L’esempio Lampre

Certo sarebbe bello. La continental li allena, li tempra e poi di tanto in tanto ne manda alcuni a farsi le ossa tra i professionisti. Senza aspettare lo stage, semplicemente perché è la stessa squadra.

Nel 2016 fra la Lampre-Merida e la stessa Colpack fu siglato un accordo di collaborazione tecnica, per cui la squadra WorldTour passava agli under 23 le sue bici Merida e in cambio aveva un’opzione sui suoi atleti. La squadra bergamasca non era un “devo team”, perché non aveva alle spalle lo stesso finanziatore. Eppure in nome di quell’accordo, alla fine dell’anno Ganna, Ravasi, Consonni e Troia passarono nella squadra, che nel frattempo si era trasformata in Uae Team Emirates.

Forse per il cambio di gestione, forse perché le prime stagioni dello squadrone furono piuttosto problematici, soltanto Troia ebbe modo di rimanere, mentre dopo tre anni gli altri passarono altrove.

Nel 2017 Sivakov correva con la Development Team Bmc, ma non passò con loro. Arrivò Sky e se lo portò via (foto Scanferla)
Nel 2017 Sivakov correva con la Development Team Bmc, ma non passò con loro. Sky se lo portò via (foto Scanferla)

Il caso Sivakov

Da qui le domande. Correre nella “devo team” di una WorldTour impegna la squadra madre a far passare i corridori che ha cresciuto oppure no? Se Colpack fosse stata “devo team” di Astana nel 2021, Baroncini sarebbe stato obbligato da un contratto a passare nel team di Martinelli? In che modo la stessa WorldTour viene garantita sulla permanenza dei migliori nelle sue file?

Viene in mente la Bmc Development, gioiellino di organizzazione, agganciata al team di Andy Rihs e Jim Ochowitz. Nel 2017 vinsero alla grande il Giro d’Italia U23 con Pavel Sivakov, per cui era logico aspettarsi che il russo passasse nel team guidato da Valerio Piva e Fabio Baldato. Invece arrivò il Team Sky con i suoi soldi e se lo portò via.

Facile così, forse per questo lo squadrone di Brailsford nemmeno ci prova a crearsi un team satellite: il guaio per loro è che nel frattempo sulla scena sono arrivati attori con più soldi da spendere. Perché il mercato è il mercato, ma se alla fine nemmeno ci si prova a far funzionare il meccanismo per come è stato pensato, allora dove sta il senso di tanto scrivere regolamenti?

Ganna Roubaix 2021

Verbania, casa Ganna: terra di grande ciclismo

25.10.2021
4 min
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La lunga stagione di Filippo Ganna è finalmente giunta alla sua conclusione, con un bilancio enorme in fatto di titoli e medaglie. Un altro salto di qualità da parte di quello che non solo è il vessillo ciclistico italiano del momento, ma è anche uno degli elementi più in vista in un periodo forse mai così prodigo per lo sport italiano. La foto di un Ganna giovanissimo vincitore alla Chrono des Nations aveva destato molta curiosità per capire da dove sia venuto fuori un simile fenomeno. Abbiamo quindi scavato nel passato del campione piemontese e la ricerca delle sue radici ci ha portato a Verbania, alla Ciclomania Barale.

L’attività in negozio ferve ogni giorno, sin dal 1998. Florido Barale mette nella sua attività commerciale lo stesso entusiasmo che trasmette ai suoi ragazzi nell’attività ciclistica. Fra quei ragazzi un giorno è comparso Filippo: «Con noi ha corso i due anni da Esordiente e i due da Allievo. Come definirlo? Una parola sola: predestinato».

Ganna Chrono 2014
Filippo Ganna alla partenza della Chrono des Champions 2014, vinta fra gli juniores
Ganna Chrono 2014
Filippo Ganna alla partenza della Chrono des Champions 2014, vinta fra gli juniores
Che cosa aveva che lo distingueva dagli altri?

Si era visto subito che aveva qualcosa di speciale, una cattiveria agonistica notevole che lo portava ad attaccare spesso, a seguire il suo istinto, tanto è vero che vinceva sempre per distacco: l’ultimo anno si aggiudicò 16 corse, ma la cosa che faceva letteralmente impazzire è che si aggiudicava per distacco anche gare in pianura, significa che sapeva già allora tenere ritmi incredibili. Dieci anni fa dicevo che Filippo avrebbe spaccato il mondo e mi prendevano per matto: che rivincite mi sono preso…

Fuori dalle gare com’era?

Un ragazzo tranquillo, sereno, sempre molto attento a quel che avveniva intorno a lui. Entrò subito nella nostra filosofia: ai nostri ragazzi non abbiamo mai chiesto risultati, se arrivano bene ma quel che più conta è l’interpretazione della corsa. Una vittoria stando sempre a ruota non ha sapore, stare succubi in mezzo al gruppo non fa parte del nostro credo, diciamo sempre loro che bisogna prendere l’aria in faccia. Filippo era il perfetto interprete di questo principio.

Quanto ha influito nella sua formazione la presenza del padre?

Moltissimo. Noi lo chiamiamo il “tedesco” proprio perché è rigido e irreprensibile nella cura dell’attività, attento ai minimi particolari, ma non ha mai influito sulle sue scelte né sulla sua preparazione ciclistica, lasciava fare ai tecnici della società. Ha inciso molto caratterialmente, trasmettendogli la disciplina del lavoro. Ancora oggi, con Filippo che abita in Svizzera, suo padre ci aiuta nella gestione della società ciclistica.

Marco e Daniela Ganna, genitori di Filippo, Giro d'Italia 2020
Daniela e Marco Ganna, i genitori di Filippo. Marco è stato azzurro di canoa negli anni Ottanta
Daniela e Marco Ganna, genitori di Filippo, base aerea Rivolto, Giro d'Italia 2020
Daniela e Marco Ganna, i genitori di Filippo. Marco è stato azzurro di canoa negli anni Ottanta
Il padre però veniva da una specialità molto diversa, la canoa (è stato anche olimpico a Los Angeles 1984)…

Sono meno lontane di quanto si pensi. Io sono convinto ad esempio che la predisposizione di Filippo per le specialità contro il tempo sia anche figlia dell’esperienza paterna. Marco ha sempre lavorato sui tempi quando si allenava e questo lo ha trasmesso al figlio. Se hai avuto un genitore atleta, questo non può che aiutare…

Con Filippo siete rimasti in contatto?

Certamente, soprattutto attraverso i social. Le nostre famiglie sono molto legate, intorno all’attività dei ragazzi, i genitori sono rimasti qui e lui quando è da queste parti una scappata la fa sempre.

Un giovanissimo Filippo con Florido Barale, suo patron al Pedale Ossolano, culminati col titolo Allievi a cronometro
Un giovanissimo Filippo con Florido Barale, suo patron al Pedale Ossolano, culminati col titolo Allievi a cronometro
E com’è visto oggi dai ragazzi della società?

E’ un riferimento. Noi abbiamo una quarantina di tesserati fra Esordienti e Allievi, facciamo molta attività ed è un risultato importante considerando che viviamo un periodo di crisi, di difficoltà in molte zone italiane dove fra i più giovani comincia a mancare la vocazione. Da noi non è così: considerate che la provincia di Verbania ha un numero di abitanti pari a un semplice rione di Torino o Milano, eppure nello spazio di pochi chilometri quadrati c’è una straordinaria concentrazione di campioni. La stessa Elisa Longo Borghini è distante appena una trentina di chilometri.

E a proposito di campionesse, ce n’è una in casa Barale…

Esatto. Francesca (campionessa italiana junior, ndr) spero tanto che possa seguire le stesse orme di famiglia: suo nonno Germano corse ai tempi di Coppi, io ho avuto una carriera breve ma un paio di Giri d’Italia li ho fatti all’inizio degli anni Novanta nell’Amore e Vita. Poi, se riuscirà a fare meglio, a raggiungere i livelli di Filippo ed Elisa sarò il più felice del mondo. Ve l’ho detto, qui da noi il ciclismo è di casa…

I 30″ di blackout, unico neo nella stagione perfetta di Ganna

22.10.2021
4 min
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Quello che non ti aspetti succede. Succede eccome, specie se sei in un velodromo e ti giochi tutto sul filo dei centesimi. In attesa della finalissima dell’inseguimento individuale la notizia del giorno, stavolta non bella come quelle di ieri, è l’esclusione di Filippo Ganna dalla finalissima. Il campione del mondo non potrà difendere il suo titolo. E’ l’unico neo della sua stagione perfetta.

Alla fine il momento della stanchezza è arrivato anche per lui. Pippo è partito malissimo. Al termine della prima tornata aveva l’ultimo tempo. Noi che siamo all’interno del velodromo, lo abbiamo visto “spento”, scarico nelle prime pedalate. Come chi è stanco e non ha forza, almeno quella esplosiva che serve per portare a regime un 60×14 nel più breve tempo possibile. E la nostra sensazione è stata avallata poco dopo dal cronometro. Ganna è dietro. Nel velodromo si sente un “ohh” di stupore.

Ore 11:30, si lascia l’hotel. L’inseguimento individuale è l’ultimo appuntamento della stagione
Ore 11:30, si lascia l’hotel. L’inseguimento individuale è l’ultimo appuntamento della stagione

Un blackout

Tuttavia il cittì Marco Villa non è dello stesso parere. Tra l’altro lui, sempre composto nei gesti a bordo pista, stavolta faceva segnali molto più evidenti per far cambiare marcia al suo atleta.

«Però – dice il cittì – se andiamo a rivedere i tempi Pippo ha finito fortissimo. E’ stato il più veloce di tutti e questo non è segno di stanchezza almeno per me. E’ partito male. Ha perso quasi tutto il terreno in quella fase».

E questo è vero. Rispetto a Lambie al passaggio del primo chilometro Ganna accusava 3,3 secondi di ritardo. A fine gara il distacco era di 3,1 secondi. I due hanno fatto una corsa parallela se vogliamo. Pippo ha fatto 62,078 chilometri orari di media nel quarto chilometro. Il parziale migliore in assoluto, tanto più se si considera che lo ha fatto all’ultimo chilometro.

«Ganna ha avuto 30 secondi di blackout – riprende Villa – Ho parlato con lui e mi ha detto che non riusciva a spingere: non partivo, non partivo… mi diceva. Poi si è messo sotto e ha recuperato. Ma fino a metà gara non riusciva ad esprimersi come voleva.

«Le partenze da fermo? Sicuramente non ci abbiamo lavorato negli ultimi periodi specie per quel suo problemino che ha avuto alla schiena (è caduto prima della Bernocchi che ha saltato, ndr) e qualche lavoro specifico per l’inseguimento individuale lo ha saltato».

Pochi istanti al via del quartetto, la tensione sale. Ganna sembrava più teso ieri sera che oggi pomeriggio
Pochi istanti al via del quartetto, la tensione sale. Ganna sembrava più teso ieri sera che oggi pomeriggio

Allarme rosso? Anche no!

Quando un campionissimo come Pippo commette mezzo passo falso subito si accendono i riflettori su di lui. Cosa è successo? Perché? Domande che è lecito porsi e che non vogliono essere un processo a questo ragazzo che ci ha regalato mille emozioni in questi anni e in particolar modo in questo 2021.

«La prestazione di oggi ci dice che Ganna è umano – spiega Villa – Ci può stare che dopo l’oro di ieri sera, al quale forse teneva più di tutti perché era quello che mancava, si sia un po’ scaricato mentalmente. E’ fine stagione anche per lui. Ogni giorno una pressione nuova. E oggi era stanco di ripartire per giocarsi qualcosa d’importante».

 

«A me sembra come se la voglia, che in questo caso è una brutta parola, gli fosse tornata a metà gara. La vedo un po’ come ad Hong Kong, quando non ha creduto nella finale. Se però serve per fargli avere più grinta l’anno prossimo, quando avremo un solo appuntamento da preparare (il mondiale, ndr), ben venga».

Villa poi esclude che Ganna abbia sottovalutato la gara. «Anzi, Pippo nonostante tutto ciò che ha vinto è spesso pieno di dubbi. Non ha sottovalutato nulla: mai, né ieri nel quartetto, né oggi».

Cioni a Roubaix proprio per Ganna (che sfila alle sue spalle durante le prove del mattino)
Cioni a Roubaix proprio per Ganna (che sfila alle sue spalle durante le prove del mattino)

L’occhio lungo di Cioni  

Da parte nostra, pensavamo che il quartetto, sicuro di quel che stesse facendo, avesse volutamente risparmiato Ganna pensando alla gara individuale e alla sfida con Lambie. Pippo ha tirato molto meno del solito. Forse invece non ha spinto troppo perché non era super. Inoltre, ma sono solo voci, si diceva che volesse saltare almeno un turno del quartetto. Ma così non è stato. Magari se Villa avesse saputo di un Bertazzo così in forma avrebbe osato, ma vallo a tirare fuori un Ganna!

Al mattino, ai margini dei box avevamo incontrato Dario Cioni, diesse e preparatore del piemontese. E quando gli avevamo lanciato sul piatto questa nostra disamina sul discorso delle energie risparmiate, Dario era stato onesto.

«Non credo che sia per quel motivo. Non lo hanno fatto risparmiare. La condizione di Filippo non è super come quella alla quale siamo abituati, però sta bene. Di impegni in questa stagione ne ha avuti tanti. Va forte da tantissimo tempo». 

In ogni caso Ganna sembra già aver ritrovato il piglio giusto. La rabbia che serve. Si dice voglia fare il record del mondo e per questo ha anche fatto montare ai suoi meccanici un rapporto diverso, un rapporto mai usato prima in gara: il 61×14. E poi il bronzo è l’unica medaglia che non ha conquistato nell’inseguimento individuale. La cosa si fa interessante…

Ultime decisioni per Villa, ma i suoi ragazzi sono pronti

19.10.2021
5 min
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Quelle di ieri sera e quelle di stamattina sono ore decisive per gli azzurri della pista. Marco Villa è chiamato a risolvere alcuni enigmi e a tirare giù un preciso programma di gare: chi correrà cosa. L’ultimo ad aggregarsi alla spedizione azzurra ai mondiali di Roubaix è stato Elia Viviani, che ha corso fino all’ultimo su strada.

«L’aria è buona – dice il cittì Marco Villa – hanno levigato la pista perché avevano problemi con il legno. Me lo ha detto un esponente di Velotrack che la stava trattando, ma quali fossero questi problemi non lo so. Comunque non l’hanno fatto per renderla più veloce: hanno levigato e rimesso l’impregnante. E spero lo abbiano messo per tempo. Ai mondiali in Polonia i ragazzi al secondo giro di prova finirono in terra perché la vernice non si era asciugata!».

I ragazzi di Villa sono pronti a dare battaglia anche a Roubaix
I ragazzi di Villa sono pronti a dare battaglia anche a Roubaix

Ganna e il quartetto

«Pippo – dice il cittì – ha avuto dei problemi al costato e ha perso due mezze giornate di allenamento. Due sedute, poca roba. Piano piano poi ha ripreso. La caduta in allenamento lo ha un po’ penalizzato, ma adesso sta bene».

I “dubbi” maggiori che riguardano Ganna però non sono tanto sui postumi della caduta, ma sulla tenuta, anche mentale, di una stagione per lui lunghissima. E’ riuscito a mantenere alta l’attenzione dopo il tripudio mondiale in Belgio?

«Per me sì – dice Villa – Pippo lo vedo concentrato e anzi, in accordo con la squadra, ha deciso di saltare alcune gare su strada per preparare al meglio questo mondiale su pista. E’ il suo grande finale di stagione. No, no… massima professionalità da parte sua».

Ganna sarà impegnato sia nell’inseguimento a squadre che in quello individuale, una bella mole di sforzi. Anche ieri si parlava della possibilità di risparmiargli qualche turno, ma Villa in tal senso ci è sembrato molto più fermo.

«In queste due giornate di prove sto raccogliendo i dati e le ultime sensazioni dei ragazzi per decidere – spiega Villa – Ho tempo fino ad un’ora dal via per decidere quale quartetto schierare. Ma questo discorso del cambio non riguarda Ganna. Se, facciamo gli scongiuri, dovessimo andare avanti ci sarebbe solo la finale prima dell’individuale. In pratica solo quattro chilometri e per uno che ci è abituato e che ha già fatto due Giri d’Italia non credo sarà un grande problema».

Le scelte poi non sono influenzate dall’eventuale qualificazione olimpica in ottica di Parigi 2024. Tutto partirà dall’anno prossimo. Tuttavia secondo Villa è importante mantenere la leadership del ranking, o giù di lì, per poter partire per ultimi e correre sui tempi degli altri. «Impostare la tabella di marcia secondo i tempi altrui e senza dover andare per forza oltre i limiti».

In ogni caso i tre quarti del team pursuit dovrebbero essere certi: Lamon partente, Milan in terza posizione e Pippo in quarta.

Jonathan Milan ha vinto europei di inseguimento individuale riprendendo il rivale in finale
Jonathan Milan ha vinto europei di inseguimento individuale riprendendo il rivale in finale

Milan e Viviani…

L’altro grande big si chiama Jonathan Milan. Il ragazzotto friulano è fresco di titolo europeo nell’inseguimento. Da lui ci si aspetta tanto. E lui stesso vuole molto. 

«Jonathan sta andando molto forte. Il titolo europeo gli ha dato più sicurezza… e gli serviva. E poi, ragazzi, ha fatto 4’05”, segno che sta bene. Se il podio nell’individuale è alla portata? Vedendo quel tempo non credo che in tanti al mondo riescano a farlo. Sarebbe un’onore una finale tutta italiana. Non è facile, ma come detto quel tempo lo fanno in pochi e non credo che in 4-5 mesi siano arrivati 7-8 atleti in grado di fare 4’05”. Certo, Lambie (l’americano primatista del mondo, ndr) è il favorito. Vedremo se si recupererà».

E poi c’è il capitolo Viviani, cosa farà Elia?

«Elia è arrivato un po’ dopo gli altri. Si presenta con qualche specifico in meno. Ha corso su strada fino a tre giorni fa, ma so che ha un’ottima condizione e comunque si è allenato anche su pista. 

«E’ importante capire cosa vuol fare, su cosa vuol puntare di più: se sull’Omnium o sull’Eliminazione, ma io direi anche lo Scratch, che è uno dei miei crucci. Ma per questo devo capire bene anche cosa passa nella sua testa e in quella degli altri».

Agli ultimi europei Consonni e Viviani (in foto) non hanno corso insieme la Madison
Agli ultimi europei Consonni e Viviani (in foto) non hanno corso insieme la Madison

Un lavoro di squadra

«La mia idea infatti – continua Villa – è di far correre tutti quelli che ho convocato. Nell’inseguimento individuale per esempio ne schieriamo tre: i due convocati, più Ganna che è il campione in carica. E infatti correrà anche il giovane, Manlio Moro che dopo i buoni europei che ha disputato sapeva che lo avrei portato qui a Roubaix. Davide Boscaro, invece farà il chilometro. E anche in base appunto alle scelte che prenderò con Viviani, vedremo cosa fare con Liam Bertazzo e Michele Scartezzini per la Madison».

E qui Villa rilancia come un fiume in piena…

«Perché io in vista di Parigi sulla Madison voglio lavorarci e tanto. E’ una delle specialità preferite e in cui possiamo fare bene. E per questo non basteranno solo due uomini e “Scarte” è uno di quelli. No, no per la Madison c’è da lavorare sin da adesso. Non si diventa specialisti negli ultimi due mesi prima delle Olimpiadi.

«La Madison quindi che schiererò è da valutare. Non è detto che siano per forza Simone Consonni ed Elia Viviani, tanto più pensando che domenica c’è l’Eliminazione alla quale so che Elia tiene molto. Vedremo». 

Lamon 2021

Lamon: «Polemiche? No, Ganna è la nostra guida…»

18.10.2021
5 min
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L’intervista con Francesco Lamon in partenza per i mondiali su pista parte da… Filippo Ganna. Non c’era andato certamente leggero, l’iridato a cronometro all’indomani della conclusione degli Europei su pista: «Se qualcuno merita di stare a casa, che stia a casa – aveva affermato a La Gazzetta dello SportPer confermarsi al Mondiale bisogna lavorare e magari avere rispetto per chi da gennaio a novembre corre. Quindi…se devono giocare, giochino. Ma nel mio quartetto, nel quartetto dell’Italia…niente pelandroni. Non voglio essere cattivo, ma quello che è giusto è giusto. Bisogna avere rispetto per chi si fa il c… tutto l’anno. In manifestazioni di quel livello non si va a giocare».

Parole che, alla vigilia della ripresa della preparazione di gruppo al velodromo di Montichiari, hanno chiamato in causa i suoi compagni di avventura. Considerando che Milan a Grenchen ha preso parte al quartetto solo nella sfortunata semifinale, chi è stato sempre presente, sia a Tokyo che in Svizzera è stato proprio Lamon, una sorta di trait union fra il piemontese e gli altri: «Il problema è stato montato più del dovuto. A Montichiari ci siamo subito chiariti. Avremmo preferito che quelle cose Filippo ce le dicesse nel chiuso dello spogliatoio, come si dice nel calcio, ma nella sostanza aveva anche le sue ragioni nel tirare le orecchie agli altri. Lui è il capitano, tiene molto al gruppo. Abbiamo chiarito subito tutto, senza alcun rancore».

Lamon Tokyo 2021
L’abbraccio di Lamon e gli altri azzurri dopo l’oro di Tokyo. Dopo due mesi è già rivincita con i danesi
Lamon Tokyo 2021
L’abbraccio di Lamon e gli altri azzurri dopo l’oro di Tokyo. Dopo due mesi è già rivincita con i danesi
Che cosa è successo a Grenchen?

Siamo stati sfortunati. Ci siamo impegnati al massimo e i tempi ottenuti erano in linea con le aspettative della vigilia, considerando che Bertazzo non gareggiava da un po’, Moro era nuovo del gruppo, io e Scartezzini abbiamo tenuto duro. In semifinale abbiamo perso di un decimo e siamo finiti fuori dal giro delle medaglie. La condizione comunque c’era: io sono stato in lotta per l’argento nell’omnium fino a 8 giri dalla fine della corsa a punti. Il periodo a Montichiari è servito per ritrovare brillantezza.

Senza Ganna e Milan, quanto cambia il quartetto dal punto di vista tecnico?

Moltissimo. Io all’inizio faccio sempre due giri e un quarto per lanciarlo, ma poi, non essendoci Ganna, i turni degli altri sono più brevi il che significa che mi ritrovo a tirare prima e quindi ho potuto recuperare meno e questo vale anche per gli altri. Sostituire anche un solo tassello di un meccanismo complicato come il quartetto non può non avere conseguenze.

Non c’è il rischio che la vittoria a Tokyo pesi sulle vostre spalle come un macigno?

No, assolutamente, quello di Tokyo è un punto di partenza e non di arrivo. Noi siamo convinti al massimo delle nostre possibilità, sin dalla sfida di Roubaix (dove stanno per iniziare i mondiali, ndr). Abbiamo lavorato bene, non ci siamo adagiati perché quella maglia nuova, colorata dell’arcobaleno ci fa gola e vedere Ganna che la indossa ci fa venire ancora di più il desiderio di imitarlo.

Lamon omnium Europei 2021
Lamon nell’omnium di Grenchen, chiuso al 6° posto dopo essere stato virtualmente sul podio fino a 8 giri dalla fine della corsa a punti
Lamon omnium Europei 2021
Lamon nell’omnium di Grenchen, chiuso al 6° posto dopo essere stato virtualmente sul podio fino a 8 giri dalla fine della corsa a punti
Gli europei di Grenchen che hanno detto in proiezione mondiali?

E’ difficile dirlo, perché molte nazionali faranno esordire alcuni giovani in vista di Parigi 2024. Della Danimarca si sa tutto, hanno vinto agli europei e hanno il dente avvelenato con noi, ma anche la Svizzera giunta seconda mi ha impressionato, poi anche la Gran Bretagna è andata forte. Se a queste si aggiungono Australia e Nuova Zelanda, ecco che le pretendenti al podio diventano tante.

Visto il periodo, ci dovremo attendere tempi più alti che a Tokyo?

Più che per il periodo, sarà la pista molto diversa. Quella di Tokyo, come caratteristiche del suolo ma anche come ambiente, era ideale. Quella di Roubaix è nuova e non è scorrevolissima. Noi la conosciamo bene, abbiamo effettuato lì il ritiro premondiale per i Mondiali in Polonia del 2019. Va però considerato che ai Mondiali tutti danno il 110 per cento e in tanti migliorano.

Quartetto europei 2021
Il quartetto azzurro di Grenchen, escluso dalla lotta per le medaglie per un solo decimo
Quartetto europei 2021
Il quartetto azzurro di Grenchen, escluso dalla lotta per le medaglie per un solo decimo
Torniamo su un tema già affrontato nell’immediato post-Tokyo: secondo te da qui a Parigi ci saranno altri giovani innesti come capitano con Milan?

Io penso di sì, sulla nostra scia stanno crescendo bei talenti. Guardate Boscaro, che ha caratteristiche tecniche simili alle mie e potrebbe sostituirmi come uomo di lancio, oppure Moro che è un bel passistone che deve solo maturare, senza dimenticare il campione del mondo junior Samuele Bonetto. Io dico che si sta costituendo un gruppo che reggerà per più cicli olimpici.

Che programma seguirai a Roubaix?

Oltre al quartetto, sono riserva di Boscaro nel chilometro da fermo, che in base al programma è concomitante con la gara a squadre, quindi concentrerò su quello tutte le mie energie.

Sei ottimista?

Sì, stiamo lavorando al massimo e sento l’atmosfera giusta, quella delle nostre precedenti imprese. Devo dire grazie alle Fiamme Azzurre e all’Ispettore Superiore Augusto Onori che mi ha dato il massimo supporto anche dopo Tokyo per puntare a quest’altro grande evento. Sappiamo che la gente si aspetta tanto, ma questo non deve intimorirci, anzi è uno stimolo in più.