La fame e la gioia ritrovata: Cimolai guarda al 2025 e punta al 2026

22.12.2024
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Davide Cimolai ha 35 anni, compiuti quattro mesi fa: il 13 agosto. Di stagioni da professionista ne ha messe alle spalle quindici e si appresta ad iniziare la sedicesima. Ha corso in tante squadre, quasi sempre ha militato in formazioni WorldTour, è riuscito a togliersi tante soddisfazioni nell’arco della sua lunga carriera. Eppure qualcosa, un anno fa, si stava per rompere. Poi è arrivata l’occasione di far vedere che c’è ancora, grazie al Team Movistar

Ieri (il 18 dicembre per chi legge) il team spagnolo ha presentato la squadra del 2025 in centro a Madrid. Una cerimonia in grande stile che ha voluto lanciare la prossima stagione sportiva. L’ambizione è di tornare tra i primi team al mondo, e per farlo avrà bisogno di tutti. 

Il Team Movistar ha ufficialmente presentato la squadra del 2025 il 18 dicembre a Madrid
Il Team Movistar ha ufficialmente presentato la squadra del 2025 il 18 dicembre a Madrid

Di nuovo insieme

Cimolai ci risponde mentre è in viaggio verso l’aeroporto, tra poche ore partirà un volo che lo riporterà a casa. Il primo ritiro è alle spalle e la testa già guarda ai prossimi impegni. 

«Siamo stati in un posto nuovo – ci dice – nella zona di Valencia. Un luogo un po’ più isolato del solito, siamo stati più tranquilli, in tutti i sensi. Non abbiamo spinto eccessivamente nelle prime uscite, ci siamo goduti il tempo insieme e questi dieci giorni di ritiro. I gruppi di lavoro erano già divisi in base al calendario e agli obiettivi. Ho ritrovato un bel gruppo, unito. Sia tra i compagni che con lo staff».

La formazione spagnola cambierà anche il colore della divisa, passando al bianco (foto Instagram)
La formazione spagnola cambierà anche il colore della divisa, passando al bianco (foto Instagram)
Che obiettivi avrai?

Sarò accanto a Gaviria. Partiremo da Mallorca e poi saremo al Tour of Oman e al UAE Tour. Poi vediamo come andrà la parte di stagione. Se parteciperò alla Tirreno-Adriatico e se andrò in Belgio. L’obiettivo stagionale è tornare al Giro d’Italia.

Che primo anno è stato insieme alla Movistar?

Positivo direi. Ho ritrovato la felicità nel correre in bici e questa era la cosa più importante per me. Ho dimostrato di avere ancora un buon livello e per questo sono contento. L’anno scorso avevo firmato per una sola stagione. Poi insieme alla squadra, ad agosto, abbiamo parlato e ho prolungato per un altro anno. 

Cimolai (a destra) correrà ancora in supporto a Fernando Gaviria nel 2025
Cimolai (a destra) correrà ancora in supporto a Fernando Gaviria nel 2025
Cosa vi siete detti?

Loro erano contenti di come mi fossi inserito, sia a livello sportivo che di gruppo. Sono soddisfatti di quanto fatto anche al di fuori delle gare, avevano bisogno di una figura esperta che riuscisse a dialogare con i giovani. Direi che ci sono riuscito, e in vista del 2025 ne sono arrivati tanti altri interessanti. 

Che stagione ti aspetti per la squadra?

Di crescita ulteriore. L’azienda Movistar ha rinnovato la sponsorizzazione fino al 2029, questo vuol dire che i ragazzi arrivati quest’anno avranno tempo e spazio per maturare e crescere con questi colori. Sulla carta questi giovani hanno tanto motore.

Il ruolo di Cimolai è di collante anche con i più giovani, qui con Milesi al Giro d’Italia
Il ruolo di Cimolai è di collante anche con i più giovani, qui con Milesi al Giro d’Italia
Personalmente come ti senti?

Motivato. Nella passata stagione ho trovato un ambiente sereno rispetto al recente passato. Più familiare e unito. Ho sentito che in me era riposta tanta fiducia, cosa che mi era mancata. 

Tanto che avevi pensato di smettere, e invece…

Prima di arrivare in Movistar ero stanco mentalmente, non fisicamente. Ero arrivato a un limite. Sentivo di aver fatto la mia carriera ed ero quasi pronto a smettere. Dico quasi perché sentivo che fisicamente potevo ancora dare qualcosa. Quando è arrivata la proposta della Movistar ho capito di avere davanti una bella occasione. Voglio smettere perché sento di aver dato tutto

Alla Vuelta a Castilla y Leon ha riassaporato il sapore del podio, secondo dietro Ewan
Alla Vuelta a Castilla y Leon ha riassaporato il sapore del podio, secondo dietro Ewan
Com’è stato correre accanto a Gaviria?

Non facile all’inizio. Il mio ruolo di ultimo uomo richiede che ci sia tanta fiducia tra me e lui. E’ una cosa da costruire nel tempo. Al Giro è mancato qualcosa e per questo voglio tornare, per riscattarci. 

Hai avuto anche i tuoi spazi.

Non sono mancati. Peccato perché nelle poche chance che ho avuto sono andato anche vicino alla vittoria. Alla Vuelta a Castilla y Leon sono arrivato secondo, mentre in Cina ho raccolto qualche buon piazzamento. 

Cimolai ha chiusa la sua stagione in Cina dopo 77 giorni di gara e con il sorriso ritrovato
Cimolai ha chiusa la sua stagione in Cina dopo 77 giorni di gara e con il sorriso ritrovato
Se guardi al 2025 cosa ti prospetti?

Vorrei migliorare in salita per restare al fianco dei miei compagni anche quando il gruppo si assottiglia. Ho già iniziato a lavorare con il preparatore in quest’ottica ma non sarà semplice. Per un velocista come me è importante non perdere il picco di potenza. 

Considerando che hai deciso di andare più forte in salita nell’epoca di Pogacar e Vingegaard…

Vero (ride ndr). Ma è una sfida, si può sempre provare e voglio farlo. Sto lavorando anche per migliorare sul peso, non perdere chili ma definirmi ulteriormente. 

Guardi oltre al 2025?

Certo. Se mi chiedete di guardare ancora più in là dico di no, ma vorrei arrivare a correre anche nel 2026. Come detto voglio smettere perché sento di aver dato tutto.

Anche Gaviria rivede la luce. Prima il Tour, poi Parigi (su pista)

01.07.2024
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TORINO – Gaviria arriva che tutti i compagni sono già sul pullman. Sorride. Non sorride. Dice che è contento. Dice di no. Arrivare secondo per un velocista di razza è difficile da accettare. Anche se a ben vedere è da tanto che Fernando non alza le braccia. L’ultima volta fu a Duitama, prima corsa di stagione, nel Giro del suo Paese. Poi tanti piazzamenti nei dieci, con il quarto posto nella tappa di Roma del Giro come miglior risultato di primavera e il secondo di oggi a Torino alle spalle di Biniam Girmay.

«Non è vero che è mancato poco – dice – non abbiamo dimostrato nulla. Se avessi avuto le gambe migliori, avrei vinto. Però ci abbiamo provato. La squadra ha fatto un lavoro molto buono, è un peccato non aver ottenuto la vittoria».

Una volta che Girmay ha preso la testa, per Gaviria non c’è stato margine di recupero
Una volta che Girmay ha preso la testa, per Gaviria non c’è stato margine di recupero

Scalatori contro giganti

Max Sciandri passa per un saluto. Stasera il toscano tornerà a casa e scherzando dice di aver avviato la squadra sulla strada giusta. Intanto attorno al corridore del Movistar Team arrivato secondo si concentrano anche le telecamere colombiane. Lui tiene gli occhiali e il casco giallo perché la Movistar è in testa alla classifica. Parla calmo e continua a spiegare.

«Sono soddisfatto di quello che abbiamo fatto – dice – la squadra mi ha aiutato molto. Vedere compagni come Nelson Oliveira e Alex Aranburu davanti a me, che mi sostenevano e mi stavano accanto, è stato importante. Perché alla fine qui ci sono corridori di 90 chili che ti toccano e scalatori che ne pesano 50, quindi il lavoro che hanno fatto per me è da ammirare. Eravamo così concentrati che nemmeno mi sono reso conto della caduta. Oggi volevo fare bene. Ho sentito che era successo qualcosa. Ho sentito che parlavano alla radio, ma ero in un altro mondo».

Al Giro assieme a Consonni, suo buon amico: Gaviria arriva così sul Brocon
Al Giro assieme a Consonni, suo buon amico: Gaviria arriva così sul Brocon

Tra il dire e il fare…

Questa prima tappa, che si pensava sarebbe stata il terreno del primo assalto di Cavendish si è trasformata nel ritorno di Girmay, che a sua volta non vinceva dalla fine di gennaio. Non è più il Tour di una volta che nelle prime settimane proponeva volate su volate. Dopo le prime due tappe piene di dislivello, domani il Galibier sarà un alto ostacolo da scavalcare per poter puntare ad altre volate successive.

«Speriamo di vincerne una – risponde laconico – non so se lo sapete, ma noi corridori vinciamo tante tappe in anticipo e poi alla fine dobbiamo fare i conti con la realtà. Difficile dire se oggi io abbia capito di poter vincere. E’ difficile, perché ogni giorno lo sprint è diverso. Oggi puoi finire secondo, la prossima volta magari avrai le gambe migliori e ugualmente finisci ventesimo. E’ molto difficile sapere come andrà a finire ogni tappa, ma alla fine cercherò di fare ogni giorno del mio meglio».

L’ultima apparizione olimpica di Gaviria in pista fu a Rio 2016, quarto nell’Omnium
L’ultima apparizione olimpica di Gaviria in pista fu a Rio 2016, quarto nell’Omnium

Da Nizza a Parigi

La sua strada porta a Nizza attraverso le montagne e le volate. Poi però da Nizza porterà a Parigi. Nonostante le polemiche, Gaviria correrà infatti le Olimpiadi dell’omnium in pista, tornando a sfidare Viviani davanti cui si inchinò nel 2016 a Rio.

«Però adesso la priorità è il Tour de France – dice – come per tutti i corridori. E’ una delle corse più importanti del mondo ed è una priorità. Più tardi penseremo ai Giochi Olimpici. Forse la preparazione che ho fatto è più adatta a quell’obiettivo, ma in questo momento sono concentrato sul Tour, cercando di fare il meglio che posso. Quando mi hanno detto che sarei andato a Parigi, le sensazioni sono state molto buone.

«Alla fine dello scorso anno ero tornato ad allenarmi in pista e ho fatto il campionato Panamericano. Quest’anno ho ricominciato ad allenarmi in velodromo e nell’ultimo mese ho fatto ancora di più. Quindi mi sento abbastanza bene e motivato da questi nuovi obiettivi che ci siamo prefissati, sia con la squadra che con il Comitato Olimpico. Hanno preso questa decisione e sono contento di rappresentare nuovamente il Paese ai Giochi Olimpici. Perciò innanzitutto speriamo di non superare il tempo massimo di domani sul Galibier. E poi avremo il tempo per pensare a cosa verrà dopo…».

Gaviria a Parigi nell’omnium e in Colombia è polemica

22.06.2024
5 min
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La vicenda ha lati molto intricati, come solo i Giochi Olimpici sanno creare soprattutto quando la scadenza delle iscrizioni (fissata improrogabilmente per tutte le discipline per l’8 luglio) si fa imminente. In Colombia le scelte per la nazionale hanno destato grandi polemiche, non tanto per la strada, con Bernal impiegato nella prova in linea in coppia con il viceré del Giro d’Italia Martinez che correrà anche la cronometro, quanto per la pista. Qui infatti tornerà a sorpresa Fernando Gaviria, togliendo il posto a Juan Esteban Arango che non l’ha presa affatto bene.

Riassumiamo i fatti: Arango è un corridore di 37 anni che ha seguito lo sviluppo di tutto il periodo di qualificazione su pista, staccando alla fine un biglietto per la sua nazione per le prove endurance. Oggi nel ranking Uci dell’omnium Arango è numero 20 e vanta nel suo palmares un numero notevole di medaglie fra le varie manifestazioni omnisportive che si svolgono al di là dell’Atlantico (Giochi Panamericani, Centroamerican, Bolivariani e così via).

Juan Esteban Arango, numero 20 del ranking Uci per le prove endurance (foto Colprensa)
Juan Esteban Arango, numero 20 del ranking Uci per le prove endurance (foto Colprensa)

Un passato da iridato

Dall’altra parte c’è Gaviria che fino al 2016 si divideva fra strada e pista e con risultati importanti, tanto da laurearsi campione del mondo nell’omnium nel 2015 e 2016 e partire per favorito ai Giochi di Rio, dove finì ai piedi di quel podio sormontato dalla grandezza di Elia Viviani, che era al tempo il suo più fiero avversario, su pista come nelle volate in giro per il mondo. Poi il colombiano ha messo definitivamente da parte la pista, anche se…

In effetti Gaviria aveva capito che l’opportunità di tornare a competere ai Giochi era ghiotta, ma bisognava riprendere un po’ la mano. Dal 2023 ha ritrovato tempo e voglia di girare per i velodromi tanto da raccogliere medaglie d’argento ai campionati panamericani di San Juan (ARG) nell’omnium, nel quartetto e nella madison, proprio con quell’Arango a cui ha tolto il posto.

Il quartetto colombiano argento a San Juan, con Gaviria e Arango insieme (foto Colprensa)
Il quartetto colombiano argento a San Juan, con Gaviria e Arango insieme (foto Colprensa)

I privilegi del WorldTour

L’annuncio della squadra olimpica (su pista ci sono anche 4 qualificati per le prove veloci) ha destato molto scalpore. Arango non ha fatto mistero della sua delusione: «Ho ottenuto la quota olimpica per la Colombia con sacrifici e sudore – ha raccontato a Caracol Radio – seguendo tutto il percorso di qualificazione. Due mesi fa il cittì John Jaime Gonzalez mi ha chiamato annunciandomi che avrebbe scelto Gaviria. Forse far parte di un team del WorldTour dà un privilegio.

«Io sono un professionista e ho accettato la decisione continuando però ad allenarmi perché non si può sapere mai che cosa può succedere. Resto comunque come sostituto, per questo sono rimasto negli Usa a prepararmi e gareggiare. Ma non condivido la scelta che è stata fatta, se c’è un posto anche per la Colombia è merito mio».

Viviani e Gaviria nell’omnium di Rio 2016, con l’azzurro oro e il colombiano quarto
Viviani e Gaviria nell’omnium di Rio 2016, con l’azzurro oro e il colombiano quarto

Gaviria, bocca cucita pensando al Tour

Le parole di Arango sono molto dure e toccano lo sprinter della Movistar solo di striscio: «Gaviria è un corridore con molte qualità, non lo scopro certo io, ma in questo caso ci sono poche argomentazioni in suo favore».

Da una parte quindi c’è Gaviria, che torna al suo vecchio amore e ci arriverà presumibilmente seguendo la strada (nel vero senso della parola) di tanti colleghi, in quanto è probabile il suo ingresso nel team chiamato a correre il Tour de France. Bocche cucite fino alla partenza da Firenze, a maggior ragione toccando un argomento che nelle ultime ore è diventato scottante. Non si è invece potuto sottrarre al discorso il cittì Gonzalez che, chiamato in causa da As, ha detto le sue ragioni.

Il cittì colombiano Gonzalez ha risposto stizzito alle polemiche innescate dalle convocazioni (foto Coc)
Il cittì colombiano Gonzalez ha risposto stizzito alle polemiche innescate dalle convocazioni (foto Coc)

Gonzalez alza la voce

«Le quote sono numeriche e noi dobbiamo scegliere i migliori corridori a disposizione. Bisogna privilegiare chi sta facendo bene, chi può dare lustro al nostro Paese. Inoltre molti non tengono conto che ai Giochi possono andare solamente coloro che hanno preso punti e anche Fernando lo ha fatto, non solo Arango».

Questo è vero solo in parte e va sottolineato, se infatti si guarda al ranking per le prove endurance, a fronte di un Arango che è nelle posizioni di immediato rincalzo al vertice, Gaviria non è neanche presente, quindi i punti utili non sono arrivati da lui. Resta però la facoltà del cittì di scegliere chi ha le migliori opzioni a suo giudizio.

Lo sprinter della Movistar ha ripreso a correre su pista nel 2023 pensando a Parigi
Lo sprinter della Movistar ha ripreso a correre su pista nel 2023 pensando a Parigi

Una decisione collegiale

«Non sono stato solo io a decidere – ha però sottolineato Gonzalez – la scelta è stata fatta da una commissione tecnica e io ho espresso il mio parere alla fine, per non influenzare nessuno. Reputo che Gaviria abbia più esperienza per poterci ben rappresentare. La scelta è stata difficile, ma doveva essere fatta con la testa e io sono più che mai convinto della bontà di quello che abbiamo deciso».

Che cosa potrà fare Gaviria a Parigi? Contro gente come Ben Thomas e Hayter (citiamo solo loro per scaramanzia…) il colombiano sembra avere perso qualcosa in fatto di smalto e abitudine al gesto: sappiamo bene quanto essa sia importante come va ripetendo quasi come un mantra lo stesso Villa. Quel che è certo è che nelle tre settimane del Tour non saranno pochi coloro che lo avvicineranno toccando l’argomento. Tanto per mettere un po’ di pressione in più.

Gaviria sta per tornare, ma intanto Cimolai si gode la libertà

16.03.2024
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PAVIA – Piazza della Vittoria mormora di approvazione e a tratti esplode per il passaggio di questo o quel beniamino. Vigilia della Sanremo, le squadre hanno iniziato a sfilare sul palco dalle 16,30 con una serie di ritardi dovuti al traffico per raggiungere la città. Forse non avendo studiato troppo le carte, alcuni team sono finiti alle porte di Varese, per cui fra andare e venire hanno dovuto sobbarcarsi un viaggio. La Movistar alloggia a San Vittore Olona, 72 chilometri da qui. Per cui quando Cimolai arriva per la chiacchierata che ci eravamo fissati, ci assale un lieve senso di colpa per i compagni che aspettano soltanto lui.

Il team che serviva

La Sanremo magari non è alla sua portata, però il terzo posto all’ultima tappa della Tirreno e gli altri piazzamenti in attesa che Gaviria rientri dalla Colombia dicono che il corridore friulano è in forma e va forte. E se si fosse ritirato come aveva già deciso alla fine della scorsa stagione, avrebbe fatto una sciocchezza.

«A livello di ambiente – dice – questa squadra è quello di cui avevo bisogno per rinascere e fare gli ultimi anni come volevo, valutando anche di chiudere con loro la carriera. Mi hanno detto tutti che avrei fatto una cavolata a smettere, ma il problema è che a livello mentale quello che ho sofferto negli ultimi mesi era troppo. Abbastanza perché prendessi questa decisione. Quello che dispiaceva, soprattutto per le persone che mi stavano vicino, era il fatto che fisicamente fossi ancora competitivo e così mi pare che sia davvero».

Pubblico numeroso a Pavia. Sul palco la Visma-Lease a Bike, orfana di Van Aert
Pubblico numeroso a Pavia. Sul palco la Visma-Lease a Bike, orfana di Van Aert

Ci sono (quasi) tutti

Quando in fondo alla piazza arriva Van der Poel, il boato sale effettivamente di livello. Il campione del mondo si è fermato da una parte a parlare con Philipsen, mentre a pochi metri c’è Jonathan Milan che ha già sfilato sul palco e chiacchiera con Mohoric e gli ex compagni della Bahrain Victorious.

«Ci sono davvero tutti – dice Moreno Moser – mancano soltanto Roglic, Vingegaard e Van Aert e fosse per me, li costringerei a correrle tutte. Farebbero la loro parte e per la gente sarebbe meglio. Bisognerebbe studiare un sistema legato ai punti. Magari per noi che li conosciamo non è un problema, ma la gente si merita di averli tutti».

Il tempo di dargli ragione e torniamo da Cimolai, che ha ancora sul volto il sorriso entusiasta di dicembre al primo raduno della Movistar quando inaspettatamente sentì di essere arrivato a casa sua.

Terzo a San Benedetto, Cimolai battuto da Milan e Kristoff, ma ha fatto meglio di Philipsen
Terzo a San Benedetto, Cimolai battuto da Milan e Kristoff, ma ha fatto meglio di Philipsen
Dovevi lavorare per Gaviria, intanto sei arrivato terzo nella volata più ambita della Tirreno, dietro milan e Kristoff, ma prima di Philipsen…

Ovvio che sono venuto alla Movistar per Gaviria, però mi hanno sempre detto che in sua assenza avrei potuto giocarmi le mie possibilità. E’ stato così fin dall’inizio, anche se onestamente la Tirreno era iniziata male. Fatte le prime due-tre tappe volevo tornare a casa, perché dopo il UAE Tour mi sono ammalato e in quei primi giorni ero davvero in difficoltà. Invece la squadra mi ha tranquillizzato, mi ha detto di vedere come andasse giorno per giorno e alla fine è andata bene.

Il tipico stile Movistar…

Sì, non mi hanno criticato perché non andassi. Però ci tenevano che fossi presente nelle volate nella prima corsa WorldTour e io ho fatto il mio meglio.

Gaviria quando torna?

Fernando è andato a casa dopo il UAE Tour per la nascita del bimbo, ma lo ritroverò già mercoledì a De Panne. Ha risolto tutti i suoi problemi. Ha avuto tante conseguenze nel recupero dalla clavicola rotta. Ha avuto un’infezione, gli antibiotici l’hanno buttato giù a livello di difese immunitarie e quindi ogni tre per due era malato.

Van der Poel è super acclamato: vincitore uscente e grande personaggio
Van der Poel è super acclamato: vincitore uscente e grande personaggio
Quando non c’è Fernando, com’è a livello psicologico la possibilità di fare le tue volate?

Metà è responsabilità e metà una goduria. Ho la mia esperienza e so che quando devo farle, devo gestire la pressione. Quando invece devo tirarle, so che posso anche non essere al top, ma il lavoro riesco a farlo comunque.

Che cosa può fare questo Cimolai alla Sanremo?

Evitare di sognare ed essere onesto. Per come vanno le cose, ci sono 5-6 corridori un gradino sopra. Se tutte le cose vanno bene, mi piacerebbe essere presente nel gruppettino dietro di loro. Quei 20 corridori che si giocano il piazzamento. Fra loro penso che potrei arrivarci.

Persico fa a spallate con Cavendish e Gaviria in Colombia

15.02.2024
5 min
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Un velocista vive di brividi, di attimi, perché quando sei lanciato a tutta verso il traguardo ogni decimo è prezioso, ogni momento conta. Così quando alla Vuelta Colombia Davide Persico non è riuscito a infilare Fernando Gaviria deve aver pensato di aver perso una bella occasione. Che la corsa a tappe dall’altra parte del mondo fosse il suo esordio tra i grandi, Persico ce lo aveva già detto. Come ci aveva raccontato dell’emozione all’idea di sfidare un mostro sacro come Mark Cavendish. 

Lo scalo ad Amsterdam ci dà l’occasione di agganciare il velocista della Bingoal-WB e di parlare un po’. Queste prime volate sono state una bella presentazione e un modo per spiare i fenomeni da vicino.

«Dopo dieci ore di volo dalla Colombia – dice Persico – siamo arrivati ad Amsterdam questa mattina (martedì, ndr). Arriverò a Milano nel pomeriggio e poi avrò ancora un’ora e mezza di macchina fino a casa. Al Tour Colombia è andata bene, peccato perché si sarebbe potuto vincere».

Il riferimento è alla prima tappa dove hai fatto secondo, vero?

Non solo, ma anche alla quarta, dove sono arrivato ottavo. A livello di obiettivi personali sono contento, ero partito con l’idea di fare qualche buon piazzamento nei dieci e torno a casa con due volate su due in top 10. Poi però la vittoria è stata così vicina.

Che un po’ spiace?

Cavolo! La prima volata non sai mai come stai, si hanno tanti dubbi. Invece stavo bene, nel chilometro finale mi sono messo sulle ruote dell’Astana e ai 200 metri ho provato ad uscire sulla sinistra di Gaviria. Deve essersi accorto del mio arrivo, perché con una mossa molto astuta mi ha chiuso e io non sono riuscito a passare. Avrei potuto vincere, ero lanciatissimo. 

Persico ha avuto modo di vedere da vicino due mostri sacri delle volate: Cavendish e Gaviria
Persico ha avuto modo di vedere da vicino due mostri sacri delle volate: Cavendish e Gaviria
Cosa ti è rimasto del secondo posto?

Rimane un po’ di amaro in bocca. Quando ci sei e vedi di stare bene, punti alla vittoria. 

Com’è stato confrontarsi con due grandi come Gaviria e Cavendish?

Il primo lo avevo già incontrato al Tour of Britain, mentre Cavendish era la prima volta che lo affrontavo. E’ stato bello, Mark era il velocista più forte al mondo quando ero piccolo e lo guardavo correre in televisione. Ricordo ancora la sua vittoria al mondiale di Copenhagen.

Cosa hai notato di curioso guardandolo da vicino?

Di Cavendish mi ha sorpreso la tranquillità. Ha tanta esperienza e si fida ciecamente della squadra, e in particolare del suo ultimo uomo: Morkov. Avere qualcuno come lui che ti pilota deve essere incredibile, tu velocista devi preoccuparti solo degli ultimi 200 metri. Noi giovani possiamo provare a seguirli, ma non saremo mai piazzati bene come loro. Me ne sono accorto alla quarta tappa, dove ho fatto ottavo.

Panorami e strade mozzafiato che Persico ha scoperto insieme ai compagni della Bingoal-WB (foto Instagram)
Panorami e strade mozzafiato che Persico ha scoperto insieme ai compagni della Bingoal-WB (foto Instagram)
Perché?

La frazione era impegnativa e abbiamo deciso di fare corsa dura per liberarci degli avversari più pesanti. Ad un certo punto eravamo rimasti in 40 nel gruppo di testa, Cavendish e Gaviria si erano staccati. Sono riusciti a rientrare negli ultimi 30 chilometri e hanno fatto la volata vinta da “Cav” proprio su Gaviria. Io ho provato a seguire, ma ero rimasto senza squadra. Ii miei compagni si erano spremuti per non farli rientrare. Mi sono trovato da solo all’ultimo chilometro.

E contro gli squadroni non hai potuto nulla…

Restare senza squadra ai mille metri dal traguardo non è semplice. Ti piazzi dove pensi possa svolgersi bene la volata, ma è sempre un’incognita: se parti troppo presto resti al vento e se lo fai in ritardo rimani imbottigliato.

Abbiamo anche visto l’altimetria della tappa regina, con una salita finale di 30 chilometri. Da velocista deve essere stata un bell’ostacolo.

Alla partenza di quella tappa, la quinta, pioveva anche (dice con una risata, ndr) poi per fortuna ha smesso. Partivamo da 2.500 metri d’altitudine, siamo scesi fino a 800 e c’era un caldo incredibile. La prima parte di tappa prevedeva una breve salita e poi una lunga discesa, che sarebbe stata poi la scalata finale di 30 chilometri. Mentre andavamo giù per la valle pensavo: «Cavolo, poi mi tocca anche risalire!»

Una “dolce” sorpresa per Persico in Colombia: ecco una bevanda con la sua faccia sopra (foto Instagram)
Una “dolce” sorpresa per Persico in Colombia: ecco una bevanda con la sua faccia sopra (foto Instagram)
Come l’hai affrontata?

Nei tratti ondulati prima dell’inizio della salita ufficiale, Gaviria e Cavendish si sono staccati. Io invece sono voluto rimanere il più possibile in gruppo, per risparmiare qualcosa. Poi mi sono staccato insieme a un mio compagno di squadra. Dopo qualche chilometro da dietro è rientrato un gruppetto con Gaviria e un suo compagno in testa. Probabilmente avevano capito di essere fuori tempo massimo e hanno accelerato?

Quando hai visto tornare sotto Gaviria hai pensato che avresti potuto risparmiare un po’ di fatica restando con lui?

In realtà sì, ma mi sono gestito bene. Non sono mai andato fuori giri, cosa fondamentale a quelle altitudini. Mi sono alimentato in maniera corretta, non è stata troppo una faticaccia. Però poi nell’ultima tappa ho seguito il gruppetto fin da subito. L’idea all’inizio era di rimanere con i primi se il ritmo ce lo avesse permesso. Poi gli uomini di classifica si sono dati battaglia fin da subito e abbiamo rinunciato. Alla fine è stata una gran bella esperienza e torno a casa contento anche di come ho lavorato in inverno. 

Cimolai ritrova grinta alla Movistar, ma ha una cena da pagare

25.12.2023
6 min
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CALPE (Spagna) – Cimolai aveva annunciato la fine della carriera, invece adesso ha un nuovo preparatore e prospettive che non avrebbe neppure immaginato. Nessuno intorno l’aveva presa bene, soltanto lui aveva raggiunto la serenità per dirlo e farsene una ragione. Aveva perso entusiasmo e la voglia di andare in bici. Non si divertiva più. L’ultimo periodo era stato pesante, a capo di due stagioni difficili. Soltanto Alessia, la sua compagna, non ci aveva mai creduto e chissà se adesso che Davide ha ritrovato la voglia e una maglia, per prenderlo in giro continuerà a rinfacciarglielo.

Abbiamo incontrato Cimolai nell’hotel del Movistar Team con vista sul Peñon de Ifach, l’imponente spuntone di roccia che domina la baia di Calpe (foto di apertura). La nuova maglia non poteva ancora usarla, la bici invece sì, pur col divieto di mostrarcisi sopra. 

Il rendimento 2022 di Cimolai alla Cofidis è andato di pari passo con quello altalenante di Consonni
Il rendimento 2022 di Cimolai alla Cofidis è andato di pari passo con quello altalenante di Consonni
Che cosa è successo nelle ultime due stagioni alla Cofidis?

Il primo è stato complicato dal punto di vista fisico. Ho avuto un picco di condizione alla Tirreno e sono passato da un quarto posto al fotofinish dell’ultima volata. Il giorno dopo mi è arrivata una bronchite assurda, che mi ha messo kappaò per due settimane e ha condizionato il rendimento al Giro. Ci sono arrivato un po’ indietro e ho trovato la condizione con il passare delle tappe, invece subito dopo ho preso il Covid e mi sono fermato un’altra volta. L’unica gara che ho fatto ad alto livello è stata la Vuelta e mi sono messo a disposizione di Coquard. Abbiamo ottenuto un secondo e un terzo posto.

Invece il 2023?

Grossi rimpianti non li ho avuti. Mi ero messo in testa di fare l’apripista e credo di aver lavorato bene. Coquard è stato contento, tutta la squadra alla fine è stata contenta. Ero convinto di rimanere, quando alla Vuelta ho annusato la situazione, ho capito che non mi avrebbero confermato e ho cominciato a perdere la voglia di continuare.

Lo avevi accettato con serenità o con rassegnazione?

Ho alle spalle 14 anni di carriera. Insomma, sono soddisfatto. Ho parlato con Manuel (Quinziato, il suo agente, ndr) e gli ho detto: «Guarda, è inutile che vai a propormi a squadre più piccole. La mia carriera l’ho fatta, sono veramente contento, chiudiamola qui». L’unica cosa che mi dispiaceva sarebbe stato concludere in questa maniera. Avrei sognato un addio un po’ più glorioso. Mi sarebbe piaciuto salutare in una corsa in Italia, con i miei parenti e gli amici. Però alla fine me ne ero fatto una ragione.

Al Region Pays de la Loire Tour 2023, Coquard vince la 3ª tappa, Cimolai esulta
Al Region Pays de la Loire Tour 2023, Coquard vince la 3ª tappa, Cimolai esulta
E cosa hai fatto?

Correvo a piedi, tutte le cose che pensavo avrei fatto una volta che avessi smesso. Ero sereno. A Manuel avevo detto: «Se arriva una squadra in cui ritrovo l’entusiasmo, allora torno. E ovviamente lo faccio al 110 per cento, perché ormai in questo ciclismo bisogna essere veramente pronti. Altrimenti, va bene così». E alla fine, quando si è aperta la porta della Movistar, non ho potuto dire di no, perché era proprio l’ambiente che cercavo. Quindi adesso sono contento come un neopro’, mi è tornato l’entusiasmo. E’ un ambiente meraviglioso, non è estremo come altri. Se devi riallacciare dei fili, ci vuole proprio questo.

Avevi mai avuto un team manager come Eusebio Unzue?

Mai avuto un rapporto così diretto. Quando mi ha chiamato il giorno prima di firmare, anche se eravamo d’accordo su tutto, ha voluto spiegarmi la situazione e dirmi certe cose a livello contrattuale che non è da tutti. Ci ha tenuto a dirmi che sono arrivato all’ultimo momento e non poteva darmi il mio valore, ne era consapevole. Io gli ho risposto che lo sapevo e che sono venuto nella sua squadra per ritrovare l’entusiasmo. Invece lui, tra virgolette, si è quasi scusato. L’ho trovato una forma di rispetto. Abbiamo fatto una chiacchierata di quasi un’ora. La cosa che mi piace in questa squadra è il rispetto verso tutti e l’atteggiamento che hanno avuto nei miei confronti. Porte spalancate come se ci fossi sempre stato.

Sarai l’ultimo uomo di Gaviria, in cosa si vedrà il tuo impegno al 110 per cento?

Provo il piacere di stare in bicicletta e con i compagni. Un insieme di cose, il bello della mentalità spagnola è che si ride, si scherza e si vive senza stress. Ugualmente l’impegno non manca, si lavora di fino anche sul fronte dell’alimentazione. Però ad esempio negli allenamenti ci si ferma al bar, una cosa che in Cofidis capitava forse nel giorno di riposo. Ieri abbiamo fatto sei ore e dopo le prima quattro ci siamo fermati e poi siamo ripartiti con più grinta. Magari ti alleni anche di più, non è la sosta di quei 15 minuti al bar che ti cambia la giornata.

Duello in volata al Giro 2021: tappa di Foligno, Cimolai a ruota di Gaviria e Sagan
Duello in volata al Giro 2021: tappa di Foligno, Cimolai a ruota di Gaviria e Sagan
Che rapporto c’è fra te e Fernando?

I primi anni, era un po’ freddo. Poi mi sono fatto l’idea che “Maxi” Richeze, con cui ho corso alla Lampre e che è stato per anni il suo apripista, gli abbia detto che sono una buona persona. Allora ha cominciato ad aprirsi. Non abbiamo mai avuto uno screzio in volata, anzi parliamo spesso. Ed è questo che mi ha consentito di venire a correre con lui.

Ti ha accettato subito?

Quando sono arrivato, anche Fernando voleva capire perché fossi qua e gli ho detto subito che sono venuto a lavorare per lui. Per me è una sfida: ritornare ad altissimo livello e farlo vincere. Anche perché dai suoi risultati dipenderà il mio futuro (in realtà non è da escludersi che nelle prime corse, Cimolai dovrà fare da sé. Gaviria infatti ha qualche acciacco e non riesce ad allenarsi per più di due ore, ndr).

Arrivi qui a 34 anni, cambia qualcosa nella preparazione?

Sto imparando molto, anche per quanto riguarda la palestra. Mi sono reso conto che sbagliavo delle cose nella velocità di esecuzione dell’esercizio. Ogni volta che andavo in palestra, chiedevo al preparatore di non mettermi lavori specifici il giorno dopo, perché avevo le gambe quadrate. Questo era controproducente, ma l’ho imparato adesso. La Cofidis ha voluto che fossi seguito dai preparatori interni, per questo avevo lasciato il centro 4performance. Adesso invece mi allena Piepoli, perché anche qui si deve lavorare con preparatori interni, e vedendo come mi sono allenato negli ultimi due anni, ha detto parole che mi hanno colpito.

Alessia, compagna di Cimolai, era certa che avrebbe corso ancora: c’era in ballo una cena (foto Instagram)
Alessia, compagna di Cimolai, era certa che avrebbe corso ancora: c’era in ballo una cena (foto Instagram)
Che cosa?

Mi fa: «Hai 34 anni, ma secondo me hai notevoli immagini di miglioramento». La cosa positiva è che non sono mai stato sfruttato al 100 per cento. Negli ultimi due anni alla Cofidis, facevo grossi lavori a bassa velocità, invece adesso lavoro con carichi minori e più velocità. Tanto che il giorno dopo, riesco ad andare in bici. Secondo “Leo”, sono ancora ben lontano dai volumi che posso sostenere. Sto lavorando con molta più progressività. L’anno scorso, già dopo una settimana, cominciavo a fare partenze da fermo e anche Sfr. Invece adesso sono tornato alla filosofica classica di fare una discreta base, per poi iniziare a fare sul serio più avanti.

Cosa ha detto Alessia quando hai firmato?

Era pacifica e serena, era certa che avrei continuato a correre. E adesso dovrò pagarle una cena, avevamo fatto una scommessa…

Gaviria è puro talento, ma allenarlo non è affatto semplice…

04.02.2023
6 min
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Leo c’è abituato agli atleti faticosi e forse per questo, quando Gaviria ha firmato per il Movistar Team, hanno pensato di affidarlo a lui. Quando però ha sentito le dichiarazioni del colombiano dalla Vuelta a San Juan, sul fatto di dover perdere qualche chilo e fare i lavori specifici, Piepoli è rimasto senza parole.

«In Argentina non c’ero – racconta l’allenatore pugliese – quindi posso parlare di quello che mi arrivava. Per me è stata una grande sorpresa, qualcosa che nessuno si aspettava, il fatto che Fernando sia stato un uomo squadra, nel senso di dirigere i compagni, consigliarli, insegnare loro come fare un treno. E poi si è messo a disposizione il giorno della tappa di montagna. Ha dimostrato le cose che nessuno immaginava e questo è molto positivo».

Lastras ci ha raccontato che la richiesta di Fernando era stata di avere un solo uomo per il finale.

La sua richiesta era stata questa, effettivamente. Non voleva disturbare gli equilibri di una squadra da sempre abituata al lavoro in salita, per cui Fernando aveva chiesto un uomo che lo lasciasse all’ultimo chilometro. Ne abbiamo anche parlato e gli stava bene così.

In Argentina è parso molto contento di Torres, che sarà il suo ultimo uomo…

Torres è stato messo apposta vicino a lui, anche in camera, perché è molto diligente e molto intelligente. Quindi la sua presenza serve per creare un punto di equilibrio vicino a Fernando, che è un aspetto importante per creare la fiducia a 360 gradi. Deve diventare un secondo Richeze, l’obiettivo è quello e secondo me ci si arriva, perché Torres è forte e corre da poco su strada. Ha 32 anni, ma è neoprofessionista nella testa. Ogni anno dimostra di voler imparare e di andare più forte, quindi è l’uomo giusto per Fernando.

Di Gaviria si parlava anche come uomo da classiche, lo è ancora?

Credo che negli alti e bassi degli ultimi anni abbia messo il suo carattere, non penso sia dipeso solo dalle squadre in cui correva. Credo che lui di motore e talento ne abbia in abbondanza, però metterlo a punto non è semplice. Finora ho cercato di mandarlo un giorno in pista, fargli fare 6 ore una volta a settimana, 2 giorni in palestra e negli altri due mi basta che vada in bici 2-3 ore e sono a posto. Però questo non è il modo per allenare, ma il modo di salvare il salvabile. Eppure funziona, perché ha tanta classe e riesce ad andare bene.

Questa è la gestione nel periodo invernale, finché è in Colombia, mentre da qui in avanti lo avrai sotto mano?

In realtà questa è la gestione abituale, perché lui sotto mano non ce l’ho mai, dato che è spesso in Colombia. Per fortuna che quando è laggiù, c’è chi lo segue…

Di chi si tratta?

Del tecnico della pista, Jhon Jaime Gonzalez, il suo allenatore di sempre. Per fortuna è molto aperto e parliamo spesso, è lui che me lo controlla. E’ uno che tiene a lui come un padre e grazie a questa collaborazione abbiamo trovato una quadra. Anche se allenare è un’altra cosa. Io Fernando lo gestisco. E se uno lo gestisci, non lo porterai mai al suo 100 per cento. Poi magari è talmente forte che all’80 per cento, riuscirà magari a vincere la Sanremo o la Roubaix, ma non perché lo abbia voluto a tutti i costi. Van der Poel e Van Aert, loro sì che vogliono i loro obiettivi a tutti i costi.

Per questo ti sei stupito della sua ammissione di dover dimagrire e lavorare di più?

Mi è piaciuto molto sentirlo, come quello che ha detto della sua vita e del fatto che stia facendo la cosa che più ama nella vita. Sono stati passaggi importanti e sorprendenti, in lui non avevo ancora percepito la passione del corridore. Ha detto che la Roubaix è la corsa dei suoi sogni, mentre io credevo che in ritiro me lo avesse detto scherzando. Se vuole, può ottenere tanto. Il problema è capire quello che vuole.

La Roubaix è il sogno di Gaviria: ha partecipato solo a quella del 2021, ritirandosi
La Roubaix è il sogno di Gaviria: ha partecipato solo a quella del 2021, ritirandosi
E’ in qualche modo simile ad Alberto Bettiol?

Pochi punti di contatto, se non il fatto che finiranno la carriera avendo ottenuto meno di quello che avrebbero potuto. Però sono diversi. Uno magari non fa le cose perché è pigro, l’altro perché decide di non farle e dice che giusto non farle.

E’ davvero così forte questo Gaviria?

In un Fiandre ci sono tante salite da fare, però magari recupera il gap perché sa andare in bici, quindi in proporzione lui spende meno degli altri. Se poi volesse, potrebbe fare parecchio di più, anche come carichi di lavoro, e migliorerebbe ancora. Facendo le cose con una logica, si potrebbe lavorare per cambiare qualche punto debole. Ma servirebbe del tempo, non è che bastino tre settimane. Il problema con lui è che difficilmente abbiamo una continuità di lavoro.

Cambierebbe qualcosa?

Si potrebbe lavorare di più sull’intensità e sul fondo. Sulla salita per passare meglio le tappe dure e arrivare meglio alle volate. Penso anche alla Sanremo, adesso che Pogacar punta a farla bene, come ci arrivi alla volata? Ma se gli dico di fare tre ore low carbo a digiuno, non sono troppo convinto che le faccia.

L’approccio di Gaviria con la squadra ha sorpreso Piepoli: è un vero trascinatore
L’approccio di Gaviria con la squadra ha sorpreso Piepoli: è un vero trascinatore
Non c’è rimedio?

Forse l’ideale per lui sarebbe una squadra che fa tanti ritiri. Dieci giorni in ritiro, poi quindici a casa. Secondo me questo sarebbe l’ideale, ma noi non facciamo così. Però adesso le cose sono partite bene, sta andando forte con questo Jhon che lo segue in Colombia.

Ha parlato di perdere peso…

Lo conosco ancora poco, ma Giovanni Lombardi mi ha detto subito che la sua fortuna è che non ingrassa. Ora pesa 73 chili e dovrebbe arrivare alla Sanremo pesandone 69. Non sarebbe male se per il UAE Tour scendesse a 70-71. Vediamo se in questi ultimi giorni a casa, riuscirà a farlo.

La Canyon Aeroad con cui Gaviria è tornato vincente

02.02.2023
4 min
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Il passaggio di Fernando Gaviria al Team Movistar tocca anche un aspetto tecnico del corridore, che dopo tanti anni su una bicicletta Colnago, passa a Canyon.

Cerchiamo di analizzare nel dettaglio la Canyon Aeroad CFR del velocista colombiano, bicicletta che abbiamo fotografato in occasione della Vuelta San Juan in Argentina.

Una Aeroad CFR per il velocista colombiano
Una Aeroad CFR per il velocista colombiano

«Mi trovo molto bene – ci ha detto Gaviria – la nuova bici è comoda, sono felice. Ho scelto le ruote che userò tutto l’anno. Ne abbiamo tante a disposizione, ma ho scelto quelle che mi sembrano più belle (la preferenza di Gaviria è andata alle Zipp 454 NSW tubeless, montate con pneumatici Continental Grand Prix 5000 S TR, ndr). Ho chiesto di poterle avere per tutte le tappe, in tutte le corse dell’anno».

I pulsanti da scalatore

Gli Sram Blips wireless sono una delle chicche del sistema Sram AXS e nell’ultima versione adottano il protocollo senza fili per la trasmissione dei dati. Una volta associati agli shifters possono trovare qualsiasi posizione, con una versatilità molto elevata. Gaviria li utilizza come fa normalmente uno scalatore, ovvero posizionati sotto la parte piatta/orizzontale del manubrio e non alle spalle dei manettini, come fanno invece buona parte dei velocisti e dei passisti.

Una Aeroad CFR taglia S

Tecnicamente la Aeroad in dotazione a Fernando Gaviria è la top di gamma CFR, già presente nel roster delle biciclette della compagine iberica. Ha il cockpit integrato e full carbon Canyon, quello nella versione più recente. Lo stesso cockpit prevede anche l’impiego della serie sterzo dedicata, quella che obbliga l’innesto del manubrio all’interno dello stelo della forcella, come una sorta di matriosca, il tutto a vantaggio di un comparto molto rigido. Questa soluzione ha anche permesso di eliminare le brugole esterne e il collarino dello stem, quello normalmente usato per stringere l’attacco manubrio al fusto della forcella.

C’è una trasmissione Sram Red AXS con la combinazione 54-41 e 10-33, rispettivamente per anteriore e posteriore (power meter Quarq incluso). Ci sono le ruote Zipp 454 NSW con i tubeless Continental GP5000sTR, la sezione è da 28 millimetri. Ci sono i pedali Look Keo 2 Max, ovvero quelli con la tensione a molla (senza la lama in carbonio).

E questa sella Fizik?

Dal punto di vista dell’impatto estetico la vicinanza con il modello Fizik Luce, specifica per le donne, è reale, ma con una copertura che accosta il prodotto alla versione Vento Argo 00. La sella utilizzata da Gaviria è leggermente spoilerata verso il retrotreno, ha un canale per lo scarico prostatico e non fa parte della categoria delle selle corte.

Il nuovo Gaviria riparte dalla Spagna come in famiglia

29.01.2023
5 min
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Nel raccontare la prima vittoria in maglia Movistar alla Vuelta a San Juan, Fernando Gaviria ha usato un’interessante serie di parole. Famiglia, passione e fiducia non sono termini scontati nello sport professionistico. Il più delle volte, si risolve tutto nel fare bene il proprio lavoro, in alcuni casi ben pagato, in modo che i conti tornino in termini di vittorie, punti, impegno e obiettivi. Spesso dipende dal modo in cui ti poni, per cui nella stessa squadra qualcuno può trovarsi da Dio e un altro viverla come l’inferno. E’ un fatto però che alla UAE Emirates, Gaviria si stesse spegnendo e che alla Movistar abbia ritrovato gli stimoli.

L’esultanza col telefono è per Gaviria il modo di ringraziare Movistar
L’esultanza col telefono è per Gaviria il modo di ringraziare Movistar

«La squadra – dice il colombiano, 28 anni – è molto importante. Mi hanno accolto bene, sono contento di essere qui. Già dal primo giorno ho sentito un bel clima e questo mi spinge a impegnarmi di più. E’ qualcosa che mi è mancato negli ultimi anni. Non voglio fare confronti, erano circostanze diverse. Adesso ci stiamo divertendo, la squadra ha fiducia ed è contenta. Allora vediamo di continuare così tutta la stagione. Mi hanno chiesto quali corse volessi fare e perché. Gli ho detto la mia, abbiamo ragionato e il calendario è nato da sé.

«Voglio riprovare le classiche. Quest’anno – ammette – sarà difficile perché sono tre anni che non le faccio. Voglio arrivare in un’ottima condizione. Adesso stiamo crescendo, manca di perdere un paio di chili e allenarmi un po’ di più sui lavori specifici, ma siamo in buona condizione. Ho fatto un bell’inverno a casa e anche in Spagna».

Gaviria e Lombardi, che da anni è il suo procuratore
Gaviria e Lombardi, che da anni è il suo procuratore

Torres ultimo uomo

La Movistar, che ha da anni una tradizione legata ai Giri e non certo alle volate, ci sta prendendo gusto. E così ogni giorno il gruppo di corridori volati in Argentina con Gaviria si esercita e impara qualcosa di nuovo.

«E’ bello – sorride Gaviria da dietro il suo barbone – perché loro stanno imparando molto in fretta. Ogni giorno in corsa va un po’ meglio e questo mi fa essere ottimista. Il primo giorno sono riusciti a portarmi sulla ruota giusta, eravamo dietro Jakobsen. I ragazzi vogliono lavorare bene e fare tutto il lavoro per portarmi bene alla volata. Non c’è tanto da spiegargli. Sono cose che si trovano lungo il percorso e loro stanno iniziando a prendere da soli le loro decisioni.

«Non sbagliano tanto. La verità è che hanno un motore enorme, ma ogni tanto sprecano tante energie. Come Torres, che viene dalla pista ed è il mio ultimo uomo. E’ forte, ma deve imparare. Devono capire che la volata non è come in salita, che devi tirare a tutta e basta. Qua si devono gestire le gambe, perché ogni tanto arrivare al traguardo è davvero lungo…».

Nella volata di Barreal contro Ganna, Gaviria si è trovato aperta la strada sulla destra
Nella volata di Barreal contro Ganna, Gaviria si è trovato aperta la strada sulla destra

Debutto al caldo

Secondo chi lo conosce meglio, aver iniziato la stagione dal Sud America dopo gli anni di blackout dovuti alla pandemia gli ha restituito il sorriso, rispetto ai debutti in Europa al freddo che mal digerisce.

«E’ importante – dice – ritrovarsi alla fine di gennaio in una bella corsa, con il caldo e un livello così alto nelle volate. E’ un buon test per arrivare in Europa, il confronto aiuta a capire. Ho avuto le mie giornate di difficoltà, quando non riuscivo a vincere e nemmeno ad arrivarci vicino. Gli altri intanto crescevano, ma credo che alla fine tra noi ci sia un certo equilibrio. La differenza dipende dai comportamenti.

«Quando parti per una volata, prendi subito le transenne, a destra o a sinistra, quasi mai ti trovi in mezzo. Ganna l’altro giorno è stato bravo. Ha lasciato 2 metri fra sé e le transenne e non si è spostato. Si va alla transenna perché se qualcuno vuole passarti, deve prendere tutta l’aria possibile. Per fortuna non ci sono più velocisti che provano a buttarti per terra e, quando succede, è per errore. C’è molto rispetto, ormai siamo tutti amici. Non arriverà più uno sprinter che fa numeri stratosferici. Le volate ormai te la devi giocare ogni volta, contano più la padronanza, la squadra, la bici…».

Una Canyon per amica

Proprio sul fronte della bici, pare che Gaviria sia molto contento della Canyon Aeroad ricevuta in dotazione e montata con lo Sram Red (corona anteriore 41-54): la stessa bici con cui Philipsen e Merlier hanno fatto incetta di vittorie lo scorso anno. Di certo quella utilizzata negli ultimi anni era invece una bici più adatta agli scalatori e meno ai… maltrattamenti dei velocisti.

«Mi trovo molto bene – dice – la nuova bici è comoda, sono felice. Ho scelto le ruote che userò tutto l’anno. Ne abbiamo tante a disposizione, ma ho scelto quelle che mi sembrano più belle (la preferenza di Gaviria è andata alle Zipp 454 NSW tubeless, montate con pneumatici Continental Grand Prix 5000 S TR, ndr). Ho chiesto di poterle avere per tutte le tappe, in tutte le corse dell’anno».