Il nuovo Gaviria riparte dalla Spagna come in famiglia

29.01.2023
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Nel raccontare la prima vittoria in maglia Movistar alla Vuelta a San Juan, Fernando Gaviria ha usato un’interessante serie di parole. Famiglia, passione e fiducia non sono termini scontati nello sport professionistico. Il più delle volte, si risolve tutto nel fare bene il proprio lavoro, in alcuni casi ben pagato, in modo che i conti tornino in termini di vittorie, punti, impegno e obiettivi. Spesso dipende dal modo in cui ti poni, per cui nella stessa squadra qualcuno può trovarsi da Dio e un altro viverla come l’inferno. E’ un fatto però che alla UAE Emirates, Gaviria si stesse spegnendo e che alla Movistar abbia ritrovato gli stimoli.

L’esultanza col telefono è per Gaviria il modo di ringraziare Movistar
L’esultanza col telefono è per Gaviria il modo di ringraziare Movistar

«La squadra – dice il colombiano, 28 anni – è molto importante. Mi hanno accolto bene, sono contento di essere qui. Già dal primo giorno ho sentito un bel clima e questo mi spinge a impegnarmi di più. E’ qualcosa che mi è mancato negli ultimi anni. Non voglio fare confronti, erano circostanze diverse. Adesso ci stiamo divertendo, la squadra ha fiducia ed è contenta. Allora vediamo di continuare così tutta la stagione. Mi hanno chiesto quali corse volessi fare e perché. Gli ho detto la mia, abbiamo ragionato e il calendario è nato da sé.

«Voglio riprovare le classiche. Quest’anno – ammette – sarà difficile perché sono tre anni che non le faccio. Voglio arrivare in un’ottima condizione. Adesso stiamo crescendo, manca di perdere un paio di chili e allenarmi un po’ di più sui lavori specifici, ma siamo in buona condizione. Ho fatto un bell’inverno a casa e anche in Spagna».

Gaviria e Lombardi, che da anni è il suo procuratore
Gaviria e Lombardi, che da anni è il suo procuratore

Torres ultimo uomo

La Movistar, che ha da anni una tradizione legata ai Giri e non certo alle volate, ci sta prendendo gusto. E così ogni giorno il gruppo di corridori volati in Argentina con Gaviria si esercita e impara qualcosa di nuovo.

«E’ bello – sorride Gaviria da dietro il suo barbone – perché loro stanno imparando molto in fretta. Ogni giorno in corsa va un po’ meglio e questo mi fa essere ottimista. Il primo giorno sono riusciti a portarmi sulla ruota giusta, eravamo dietro Jakobsen. I ragazzi vogliono lavorare bene e fare tutto il lavoro per portarmi bene alla volata. Non c’è tanto da spiegargli. Sono cose che si trovano lungo il percorso e loro stanno iniziando a prendere da soli le loro decisioni.

«Non sbagliano tanto. La verità è che hanno un motore enorme, ma ogni tanto sprecano tante energie. Come Torres, che viene dalla pista ed è il mio ultimo uomo. E’ forte, ma deve imparare. Devono capire che la volata non è come in salita, che devi tirare a tutta e basta. Qua si devono gestire le gambe, perché ogni tanto arrivare al traguardo è davvero lungo…».

Nella volata di Barreal contro Ganna, Gaviria si è trovato aperta la strada sulla destra
Nella volata di Barreal contro Ganna, Gaviria si è trovato aperta la strada sulla destra

Debutto al caldo

Secondo chi lo conosce meglio, aver iniziato la stagione dal Sud America dopo gli anni di blackout dovuti alla pandemia gli ha restituito il sorriso, rispetto ai debutti in Europa al freddo che mal digerisce.

«E’ importante – dice – ritrovarsi alla fine di gennaio in una bella corsa, con il caldo e un livello così alto nelle volate. E’ un buon test per arrivare in Europa, il confronto aiuta a capire. Ho avuto le mie giornate di difficoltà, quando non riuscivo a vincere e nemmeno ad arrivarci vicino. Gli altri intanto crescevano, ma credo che alla fine tra noi ci sia un certo equilibrio. La differenza dipende dai comportamenti.

«Quando parti per una volata, prendi subito le transenne, a destra o a sinistra, quasi mai ti trovi in mezzo. Ganna l’altro giorno è stato bravo. Ha lasciato 2 metri fra sé e le transenne e non si è spostato. Si va alla transenna perché se qualcuno vuole passarti, deve prendere tutta l’aria possibile. Per fortuna non ci sono più velocisti che provano a buttarti per terra e, quando succede, è per errore. C’è molto rispetto, ormai siamo tutti amici. Non arriverà più uno sprinter che fa numeri stratosferici. Le volate ormai te la devi giocare ogni volta, contano più la padronanza, la squadra, la bici…».

Una Canyon per amica

Proprio sul fronte della bici, pare che Gaviria sia molto contento della Canyon Aeroad ricevuta in dotazione e montata con lo Sram Red (corona anteriore 41-54): la stessa bici con cui Philipsen e Merlier hanno fatto incetta di vittorie lo scorso anno. Di certo quella utilizzata negli ultimi anni era invece una bici più adatta agli scalatori e meno ai… maltrattamenti dei velocisti.

«Mi trovo molto bene – dice – la nuova bici è comoda, sono felice. Ho scelto le ruote che userò tutto l’anno. Ne abbiamo tante a disposizione, ma ho scelto quelle che mi sembrano più belle (la preferenza di Gaviria è andata alle Zipp 454 NSW tubeless, montate con pneumatici Continental Grand Prix 5000 S TR, ndr). Ho chiesto di poterle avere per tutte le tappe, in tutte le corse dell’anno».