Un paradiso per la bici, la Bastianelli ci racconta il Gran Sasso

29.10.2022
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Sui banchi di scuola ognuno di noi lo ha studiato e conosciuto. “Il Gran Sasso d’Italia è il Gruppo montuoso dell’Appennino Centrale, il più elevato dell’Italia peninsulare” (Treccani). Non tutti sicuramente hanno avuto la fortuna di visitarlo e di godere della sua bellezza unica. Chi lo ha visitato e ci ha pure pedalato rimanendone piacevolmente colpita è Marta Bastianelli

La campionessa che vanta un palmares che parte dal tricolore, passa per l’europeo e arriva fino all’iride che l’accompagna dal 2007 sul bordo della maglia, si è innamorata di un posto che dista pochi chilometri da casa sua, ma che non aveva mai vissuto da vicino. «Lo vedo tutte le mattine quando apro la finestra». In quel luogo quest’estate ha organizzato due settimane di allenamenti e ha scoperto un vero e proprio paradiso dell’Abruzzo

Un luogo che nonostante la sua mastodontica mole vive in una bolla di riservatezza. Agli occhi di Marta i limiti lassù ci sono, ma nelle sue parole si legge la voglia e l’intento di farlo conoscere a tutti i ciclisti che se solo ci pedalassero lo consacrerebbero a luogo ideale da vivere in sella.

Contesto unico

Arrivarci è facile, viverci un po’ meno. I luoghi e i sapori sono quelli abruzzesi mentre il contesto in cui Marta si è immersa per due settimane è quello di un ambiente unico.

«Era una parte dell’Abruzzo che mi mancava – dice la Bastianelli – io abito a Guardia Vomano un piccolo paese in provincia di Teramo. Questa estate ho fatto quattro giorni a Roccaraso, una bellissima località abruzzese. Si trova a 1.300 metri e dormivo all’Hotel Boschetto che si trovava sull’Aremogna a 1.650. Ho fatto lì i miei primi quattro giorni di questo mio ritiro in altitudine, dopodiché mi sono trasferita a Campo Imperatore, a quota 2.100. 

«Ho trovato luoghi bellissimi – racconta – e ho provato attraverso i social a farlo capire anche a chi è lontano da questo mondo qui. Molti infatti mi chiedevano incuriositi: “Dove sei!?”. Già il fatto che ci sia una pianura così vasta in alto per noi ciclisti è oro. E’ vero che esistono altri luoghi che godono di questa fortuna. Uno dei più frequentati è Livigno e anche altri che hanno però il piccolo limite che se si vuole trovare la pianura bisogna mettersi in macchina e scendere. Invece a Roccaraso il contesto era unico. Mi allenavo a 1.350 in una pianura di 40/50 chilometri. E lì all’Hotel Boschetto ho trovato una struttura con tutti i comfort dove era veramente possibile stare bene e allenarsi. 

«Ho poi proseguito – dice Marta – a Campo Imperatore, dove sono stata per otto giorni. Un luogo che è un po’ il paradiso dell’Abruzzo, che purtroppo devo dire, non viene valorizzato a pieno. Io alloggiavo nell’Ostello Campo Imperatore 2115, che è l’unico che c’è aperto. Fatta eccezione per il Rifugio Franchetti che si trova in cima a 2.433 m. E’ gestito da una famiglia, che è stata tale anche per me in quei giorni facendomi sentire come a casa. Adesso stanno iniziando i lavori per la ristrutturazione dell’Hotel che c’è accanto. L’albergo ai piedi del Gran Sasso, famoso perché ci venne tenuto prigioniero Benito Mussolini nel ’43 dopo la caduta del fascismo e venne poi liberato dal blitz degli alianti tedeschi». 

Tanto potenziale

Panorami mozzafiato che lasciano a bocca aperta ogni turista che ci si immerge. Una montagna gentile, ma che detta la sua legge fondata sulla roccia e guidata da madre natura. Le bici in quel territorio sembrano proprio poter essere uno di quei pochi mezzi altrettanto gentili e rispettosi che possano abbracciare il Gran Sasso. Servono però infrastrutture e servizi per poter accoglierle.

«L’ostello era sempre pieno – spiega Marta – tutti i giorni della settimana. C’era anche chi si fermava semplicemente per fare colazione per andare a fare poi le passeggiate sul Corno Grande e Corno Piccolo.

«La struttura – dice – è la zona di partenza per le camminate e la zona di arrivo della funivia che parte da Fonte Cerreto. Parlando un po’ con chi vive e respira quel posto tutto l’anno, ci sono un po’ di limiti da superare. Infrastrutture che andrebbero riviste, l’osservatorio che ha chiuso da molto tempo. Mi hanno spiegato che c’è tanta difficoltà con la corrente elettrica, con lo scarico delle acque. Ad esempio non possono mettere i pannelli solari, mentre a Fonte Cerreto sì. Il fatto che il territorio del Gran Sasso faccia parte del Parco Nazionale ha sì dei vantaggi, ma anche qualche ostacolo. Chi ci lavora ha tanta voglia di fare, ma sa che oltre il punto in cui si trovano allo stato attuale è difficile pensare più in grande

«Ci sono tantissimi percorsi – spiega la Bastianelli – anche per Mtb che però non vengono pubblicizzati e che ho scoperto solo stando lì. E poi c’è la bellezza del panorama. E’ una montagna affascinante, a quell’altezza è l’unica da cui si può vedere senza sforzo il mare. Le Dolomiti sono bellissime ma a 2.200 metri vedere il blu è qualcosa di emozionante. Per me era fantastico, dormivo a 2.000 metri e mi allenavo in pianura a 1.700 metri. A Livigno mi ci sono allenata una vita, è bellissima ma è diventata anche tanto commerciale. Ci sono tante distrazioni in cui cadere e tentazioni poco sportive. Sul Gran Sasso è ancora intatta la purezza di un luogo che vive di rapporti umani».

La salita che porta a Campo Imperatore dove arriverà il Giro, è dura e selettiva
La salita che porta a Campo Imperatore dove arriverà il Giro, è dura e selettiva

Giro d’Italia

A misura di bici. Il Gran Sasso, dalle parole di Marta risulta essere un vero e proprio habitat naturale per le due ruote a pedali. Non a caso anche il Giro d’Italia 2023 farà arrivo proprio a Campo Imperatore nella 7ª tappa, dopo essere stata resa famosa dalla vittoria di Pantani nel 1999.

«E’ un posto – dice Marta – che vive nella quiete, non c’è traffico e si può respirare a pieni polmoni. Sono strade bellissime e asfaltate alla perfezione. La salita che verrà affrontata dal Giro d’Italia è molto bella. Sale regolare e ha soprattutto nel finale dei tratti più impegnativi. In particolare gli ultimi 5/6 chilometri che portano alla vetta sono duri. Tra l’altro l’asfalto è più grezzo e grippante per facilitarne la scalata durante l’inverno e devo dire che anche per questo nel finale la bici sembra non scorrere. 

«Potrebbe essere – ipotizza – anche l’arrivo di tappa per un Giro Donne. Quando ero su, c’era una Gran Fondo. Credo che eventi di questo genere possano far conoscere e attirare sempre più ciclisti in questo luogo magnifico. Se da una parte le infrastrutture sono poche, arrivarci non è difficile. La funivia dura otto minuti. Fonte Cerreto è a cinque chilometri da Assergi un altro centro importante dove c’è anche l’uscita dell’autostrada. Rimane bene collegato e vicino all’Aquila. Dall’altro versante c’è Teramo, in mezz’ora sei lì».

Molti pro e qualche contro 

Dalla magnifica bellezza della montagna abruzzese ai limiti e i miglioramenti che anche Marta Bastianelli nel suo piccolo ha notato. Un su e giù di emozioni che copiano le creste del Gran Sasso. Dai pregi ai difetti.

«E’ un bellissimo posto – commenta Marta – che va riqualificato come un po’ tutto l’Abruzzo. Mi hanno inoltre spiegato che è una delle poche montagne su cui non viene sparata la neve artificialmente. Tutti gli anni godono di nevicate copiose e frequenti. Purtroppo però mancano gli impianti, ce ne sono pochi. 

«Non sono nella posizione giusta per farlo – dice – sono una turista in bicicletta che vuole lanciare un messaggio. Sono cosciente che ci siano tante problematiche tecniche e capisco che da fuori tutto sembra possibile. Nel mio piccolo però sono io la prima che vuole spingere questo posto. Per esempio ne ho già parlato con la mia squadra per organizzarci un raduno, dato che alcune delle mie compagne mi hanno chiesto che posto fosse. 

«Alcuni mi hanno detto – conclude la Bastianelli – che è un luogo bello così e non deve essere contaminato dall’uomo. Però quello che dico io è: perché non farlo conoscere e apprezzare a chi ne porta rispetto? Rappresenta un territorio che è un valore per la Regione e che potrebbe portare anche tanto lavoro con qualche struttura in più. Porterebbe anche un sospiro di sollievo per quello che ha vissuto il popolo abruzzese. Poi le bici sono un mezzo ecologico a impatto zero che rispetterebbe l’ambiente e la purezza di questa montagna».