BENIDORM (Spagna) – E venne finalmente il giorno di Pogacar. Lo abbiamo aspettato per tutto il giorno. E’ uscito in bici vestito con l’iride, dedicando poche parole a poche persone. La Colnago bianca come quella del Lombardia e non la Y1Rs nuova e futuristica su cui è stato alzato il velo giusto ieri. Pare che la conformazione a dir poco originale del manubrio richieda un’attenzione certosina per la messa in sella, per cui ci vorrà ancora qualche giorno prima che la squadra cominci a usarla.
La mattina era inondata di sole, solo nel pomeriggio si è alzato il solito vento che ha portato nuvole e qualche grado in meno. Per il resto, la regione è un incanto a misura di ciclista. Accorgersi ogni volta della disciplina delle auto dietro i gruppi ci fa vergognare della nostra voglia di passarli.
Per questo primo ritiro, il UAE Team Emirates ha scelto il gigantesco Grand Luxor Hotel, parte integrante di Terra Mitica, il parco dei divertimenti a Benidorm, che per anni ha sponsorizzato la nazionale spagnola. Una hall smisurata, marmi e statue finte di divinità egizie, la piscina e il mare in lontananza.
Svelato il calendario
Prima di Pogacar è stata la volta di Matxin. Il capo dell’area tecnica della squadra ha spiegato per sommi capi i programmi del campione sloveno. Inizio al UAE Tour. Poi Strade Bianche, Sanremo e le classiche del pavé fino al Fiandre. Quindi le Ardenne e il Tour de France preceduto dal Delfinato. Ha anche detto che per battezzare il secondo Grande Giro, aspetteranno la presentazione della Vuelta il 19 dicembre, ma la sensazione è che quest’anno al Giro avremo Ayuso e non Pogacar.
Quando Tadej si siede davanti al plotone dei giornalisti, il nodo del calendario è già sciolto, ma tutto sommato l’attesa era inferiore allo scorso anno, quando la scelta del Giro era un fattore intrigante per la possibile doppietta col Tour. Ora che lo sloveno ha dimostrato di non avere limiti, il suo calendario ha smesso di essere motivo di interesse. Solo i giornalisti spagnoli insistono per sapere se tornerà alla Vuelta.
Come fai ad addormentarti pensando a questa stagione così bella, forse la più grande di sempre?
Non sono io a giudicare, ma dal mio punto di vista, è stato un anno davvero grandioso. Mi sono divertito molto, per cui dormo davvero bene. E con tanti bei pensieri nella testa.
Cosa ha fatto sì che quest’anno tutto funzionasse?
Non lo so, credo che le cose a volte vadano bene, ma serve anche avere fortuna. Nel ciclismo, nello sport in genere è così. E quest’anno sono davvero grato e fortunato che tutto sia andato come volevamo. Sono arrivato in buona forma in ogni gara dall’inizio alla fine. Tutti i pezzi più piccoli si sono uniti e hanno composto il quadro. Allenamento, alimentazione, l’ambiente intorno a me… Tutto si unisce per dare vita alla stagione perfetta.
Puoi parlarci del tuo programma per il 2025 e spiegare i tuoi obiettivi?
Non c’è niente di strano nel mio programma. Inizio con il UAE Tour come ho già fatto altre volte in passato. Farò alcune classiche in Italia, alcune in Belgio fra il pavé e le Ardenne e poi inizierò la preparazione per il Tour, che sarà l’obiettivo principale insieme ai campionati del mondo. Voglio andare a difenderli entrambi e questo mi dà grande piacere.
Pensi di poter migliorare o sarà più importante mantenere lo stesso livello del 2024?
Penso che migliorerò, questo almeno è l’obiettivo. Le esperienze sono occasioni di crescita e io non mi considero ancora un corridore anziano. Sono piuttosto giovane, quindi forse c’è ancora spazio per crescere. Dovremo aspettare e vedere durante l’inverno se riesco a crescere in qualche aspetto. Le prime gare diranno se ci sono riuscito. Ma anche se sarò un po’ meno forte di quest’anno, penso che andrà bene lo stesso.
Hai individuato l’area in cui potresti migliorare di più?
Ci sono piccoli dettagli, come in qualsiasi altra cosa. Penso che gli esseri umani possano sempre migliorare se stessi e penso che nello sport sia lo stesso. Cerchi di migliorare fino alla fine della tua carriera e quando non ci riesci più, forse è il momento di dire basta. Altrimenti te ne accorgi quando è tardi e va tutto a rotoli. Per quanto mi riguarda, penso ai dettagli sulla bici, in allenamento, nell’alimentazione e nel sonno. Si può migliorare tutto e cercare di arrivare al 100 per cento. Dovrò impegnarmi alla perfezione e cercare di fare un passo avanti in ogni aspetto.
In realtà il tuo off-season è stato tutto fuorché riposante: può esserti costato troppo?
Sono riuscito a riposare bene. Ci siamo divertiti molto nel ritiro degli Emirati Arabi Uniti. C’è stato qualche impegno, ma con i compagni di squadra è andata molto bene. Poi sono stato in vacanza con Urska ed è stato davvero fantastico. Ci sono stati alcuni obblighi a cui non potevo dire di no, ma in genere ho capito che non puoi semplicemente stare seduto a casa tutto il tempo senza fare niente. Devi vedere persone, amici, famiglia, sponsor, partecipare ad alcuni eventi. Ogni anno è più o meno uguale e quando arriva il momento di riprendere gli allenamenti diventa impegnativo.
Tutto ciò richiede grande concentrazione. Hai mai pensato di farti aiutare da un mental coach per gestire tanta tensione?
La salute mentale è una cosa di cui in passato non si parlava a sufficienza. Ora le persone iniziano a rendersi conto che è un aspetto piuttosto importante, anche se non tutti hanno chiaro cosa fare. E’ difficile trovare qualcuno di cui ti puoi fidare, quindi questo sarebbe il primo passaggio. Se si sblocca una situazione mentale che ti condiziona, potresti averne anche dei miglioramenti nello sport. Ma la cosa più importante è che sarai più rilassato e più felice, anche al di fuori della vita ciclistica.
Hai firmato un contratto lunghissimo, fino al 2030: sarà un elemento di tranquillità per il futuro non dover pensare a questo aspetto?
Questa è una cosa certa. Quando firmi un contratto lungo puoi concentrarti di più solo sul ciclismo e sul fare bene la tua parte. C’è anche da dire che in questa squadra conosco tutti molto bene. Ho costruito delle grandi amicizie, quindi per me è bello restare molto a lungo. Non mi meraviglierei di chiudere qui la mia carriera.
Hai parlato delle classiche del pavé, ma non della Roubaix: come mai?
Non è una decisione definitiva, potrei anche decidere di farla, anche se sono certo che non mi si addica e che ho tanto tempo ancora per provarci. Mi piace molto fare le classiche, nel 2023 ho avuto una stagione fantastica finché non sono caduto. Per cui voglio tornare sul pavé almeno un altro paio di volte e non importa se per allora non avrò più la maglia iridata.
Abbiamo chiesto a Matxin se ci sono possibilità che tu prima o poi faccia i tre Grandi Giri nello stesso anno e lui dice di no, almeno per quest’anno…
Mi piacerebbe provare, ma non è una priorità né qualcosa per cui morirei. Quest’anno ho fatto Giro e Tour. Sarebbe bello anche fare Tour e Vuelta, fermo restando che il Tour è il più grande. Nel 2024 ho scoperto che fare due Giri nello stesso anno è molto bello, ma devi essere in buona forma. Devi pianificare e organizzare molto bene gli allenamenti, la pianificazione dei training camp e i periodi di riposo nel mezzo.
Uno dei grandi obiettivi che ti mancano è la Milano-Sanremo, hai già qualche idea di come correrla?
La Sanremo è la gara meno prevedibile del calendario, eppure è una di quelle in cui voglio davvero dimostrare il mio valore. Mi sto avvicinando al primo posto, ma ci sto arrivando lentamente. Penso che per l’anno prossimo sia uno dei primi obiettivi. E’ una Monumento davvero bella, la gara più lunga della stagione, che si concentra nelle ultime due salite della giornata. E’ davvero interessante e non vedo l’ora che venga.
Quanto è importante avere una bici aerodinamica per la Sanremo?
Non direi che la cosa più importante sia avere una bici aerodinamica. Di sicuro aiuta, ma si certo hai più bisogno di comfort, dato che passi molto tempo in sella. Hai anche bisogno di una bici che vada molto veloce su pendenze del 5-7 per cento e che vada bene in curva per l’ultima parte della gara. Ci sono molte occasioni in cui si corrono dei rischi, soprattutto nelle discese finali dalla Cipressa e dal Poggio. Quindi serve una bici veloce che vada bene in discesa.
Se dovessi scegliere quale sia l’aspetto più importante in cui puoi migliorare, di cosa parleresti?
Penso la completezza, l’attenzione all’allenamento, all’alimentazione sana e al sonno. Questa coerenza, la regolarità di ogni giorno ti consente di concentrarti su ciò che vuoi fare ed è la cosa principale da migliorare.
Molti dei miglioramenti di cui abbiamo parlato finora sono correlati alla scienza. Nel ciclismo è tutto molto calcolato, quanto è importante per te essere libero di attaccare da lontano?
Penso che quando si tratta di tattica, il ciclismo sia uno degli sport più liberi. Puoi anche fare riunioni di dieci ore cercando di spiegare come andrà la gara e ugualmente non riuscirai mai a inquadrarla, perché ci sono tante opzioni che possono accadere. Il ciclismo è uno sport molto aperto e imprevedibile. I corridori devono usare tanto la testa ed è la parte di questo lavoro che mi piace di più.