Elisa Longo Borghini, Olimpiadi di Rio, 2016

Salvoldi/1. Verso Tokyo con le azzurre della strada

20.12.2020
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L’anno sta finendo e nel bilancio di Dino Salvoldi, accanto alle inevitabili criticità, brillano alcuni segni positivi che fanno ben sperare per la stagione che viene e che porta diritta a Tokyo. Il segno meno, a ben vedere, è legato a un paio di situazioni dalle quali l’Italia delle ragazze è uscita comunque in modo positivo, aggrappandosi alle sue bandiere. Il Giro deludente di alcune e l’annata del ginocchio malconcio di Elisa Paternoster sono stati riportati in attivo dalla affidabilità di Elisa Longo Borghini (in apertura, sul podio di Rio con la medaglia di bronzo) fra europei e mondiale e dalla grande solidità del gruppo pista. Perciò si può cominciare a lavorare in modo deciso verso l’obiettivo olimpico. Anzi, su pista hanno già ricominciato da un pezzo.

Capire in che modo il tecnico azzurro gestirà il gruppo strada è l’obiettivo di questo primo passo della marcia su Tokyo 2020. Se la pista infatti è un po’ come una squadra a se stante, su strada c’è da ragionare con le esigenze dei team. E dato che le azzurre sono in molti casi inserite in squadre WorldTour, la pianificazione dell’attività va gestita con attenzione.

Marta Cavalli è stata tra le rivelazioni del 2020. Dalla Valcar è passata alla Francaise des Jeux
Cavalli
Marta Cavalli fra le rivelazioni del 2020
Sei selezionatore più che tecnico, in questo caso?

Su strada si va alla ricerca di un coinvolgimento di tutti e si raccolgono in continuazione feedback sulle atlete che compongono la rosa iniziale. Non è prioritario che si confrontino fra loro, ma che lo facciano con le grandi avversarie nelle gare WorldTour. Abbiamo ragazze in grado di vincere, che hanno bisogno del supporto della squadra. Alcune che devono fare da sé. Altre ancora che non hanno obblighi e corrono per il piazzamento e chi invece deve lavorare e non compare in nessun ordine di arrivo. Per questo bisogna comunque essere sul campo, sarebbe limitativo basarsi sulle classifiche.

Partono tutte alla pari?

Concettualmente sì, ma è chiaro che in base alla loro affidabilità e in assenza di problematiche, con alcune si può ragionare un percorso di avvicinamento, che passa attraverso certe gare e le relative fasi di recupero, che sarà poi verificato. Può essere il caso di Elisa Longo Borghini.

Quanto incide il percorso di Tokyo su questi ragionamenti?

E’ una componente importante e va associato alla particolarità unica della gara olimpica, in cui si corre con 60 ragazze e squadre che ne hanno 4 e altre ancor meno. Per cui è molto più importante la qualità delle atlete che la definizione dei ruoli. La situazione ideale è quella dell’Olanda, che ha 4 individualità che possono coprire ogni situazione di corsa. Senza considerare l’altra anomalia della gara olimpica, in cui conta certo la vittoria, ma anche il podio non sarebbe male.

Se una buca, fermi le altre?

Non tutte e dipende da chi ha bucato. Bisogna ragionare se correre tutte per una oppure averne 4 in grado di garantire il risultato. Ad ora è difficile fare nomi, perché proprio nel 2020 sono uscite ragazze che non erano previste. Per cui fino alla Liegi del 25 aprile il ventaglio resta aperto.

Cosa succede dopo?

Se avrò certezze, saranno rese pubbliche, perché le ragazze possano impostare il loro percorso. Altrimenti aspetterò ancora fino ai campionati italiani (weekend 19-20 giugno, ndr) o l’inizio del Giro d’Italia, quindi il 2 luglio. Diciamo che l’obiettivo potrebbe essere definire tre nomi fino alla Liegi e poi tenersi un posto per il jolly.

Tatiana Guderzo, Innsbruck 2018
Tatiana Guderzo (qui a Innsbruck 2018) fa parte di diritto della rosa di partenza
Tatiana Guderzo, Innsbruck 2018
Guderzo (qui a Innsbruck 2018) fa parte della rosa
La abbiamo incontrata da poco, Tatiana Guderzo farà parte della rosa per Tokyo?

E’ nel gruppo, certo. Sarà una gara in cui servirà tanto coraggio, per come sono fatti gruppo e percorso. Se entrano in fuga un’italiana e un’olandese, la corsa è chiusa. Tatiana certe cose sa farle. Trovare il punto dove questo potrebbe succedere si vedrà sul momento. Un po’ come è successo al mondiale

Cosa si può dire del percorso di Tokyo?

Ha una salita… facile di 40 chilometri in avvio, dal chilometro 40 a 80. Già quella scremerà il gruppo e già lì secondo me si capirà il podio. E poi c’è l’arrivo che è pure particolare. L’ipotesi più verosimile è che arrivi una ragazza da sola o che siano in due. Poi dietro 6-7 in volata per giocarsi l’ultima medaglia.

Alloggerete al Villaggio Olimpico?

No, questa volta sarà diverso. Il gruppo strada starà in hotel, perché il percorso è lontano da Tokyo. Invece pista e Mtb alloggeranno in un piccolo Villaggio decentrato, visto che anche i loro percorsi sono lontani dalla città.

Correrete il 25 luglio, quando partirete per Tokyo?

Andremo via il 17, per stare là una settimana prima. Ma a primavera, dal 3 all’8 maggio, ho in programma un sopralluogo sul percorso. Andremo con il gruppo strada dopo la prima parte di stagione. Sono certo che vista la posta in palio, quel giorno saranno tutte all’aeroporto con la loro valigia…

Trek, gare virtuali Zwift

Trek ti invita a sfidare i suoi campioni

03.12.2020
2 min
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Con l’avvicinarsi della stagione invernale Trek ha pensato di organizzare 11 appuntamenti virtuali per dare la possibilità a tutti gli appassionati di potersi misurare “virtualmente” con i campioni dei team professionistici strada o mountain bike che sponsorizza.

Per gli appassionati di ciclismo su strada sono state organizzate 5 social ride con il team Trek-Segafredo mentre per gli amanti del cross country sono stati programmati 6 eventi con gli atleti del Trek Factory Racing. Basterà collegarsi a Zwift per poter pedalare con atleti del calibro di Mads Pedersen, Lizzie Deignan, Elisa Longo Borghini, Stéphane Tempier e Jolanda Neff.

Gli appuntamenti 

Le pedalate virtuali con gli atleti saranno programmate nei seguenti giorni:

8 dicembre: Toms Skujins, vincitore di tre tappe al Tour of California e della Tre Valli Varesine e Elisa Longo Borghini, bronzo olimpico e sei volte campionessa nazionale tra strada e cronometro.

15 dicembre: Mads Pedersen, campione del mondo nel 2019 e vincitore della Gand-Wevelgem 2020 e Lucinda Brand, ciclista su strada e ciclocrossista olandese.

22 dicembre: Lizzie Deignan, argento olimpico, un titolo mondiale e vincitrice della Liegi-Bastogne-Liegi 2020 e Jacopo Mosca, ciclista su strada e professionista dal 2017.

29 dicembre: Elisa Longo Borghini e Jacopo Mosca professionista dal 2017.

Tutti i partecipanti avranno la possibilità di condividere la propria storia taggando @Trek_italia. Le storie più simpatiche saranno condivise sul profilo ufficiale.

trekbikes.com

Elisa Balsamo, Madrid, Ceratizit Challenge by La Vuelta, 2020

Balsamo, una freccia nel cuore di Madrid

08.11.2020
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Elisa Balsamo è al settimo cielo e ne ha ben donde. Per come si era messa la stagione, dopo la caduta della Gand-Wevelgem che le aveva portato 18 punti sul ginocchio sinistro, chiunque altro avrebbe accompagnato la bici mesta in garage, dandole appuntamento alla prossima stagione. Ma Elisa Balsamo non è chiunque altro. Si è rimboccata le maniche. E’ tornata in gruppo dieci giorni dopo a De Panne. E’ uscita in crescendo dal campionato italiano dopo aver lavorato sodo per Elisa Longo Borghini. Ed è partita per conquistare la Spagna. Ma prima, dovendo partecipare anche agli europei in Bulgaria, si è concessa le giuste sessioni di lavoro in pista, che magari le hanno messo nelle gambe la velocità giusta. E oggi, sul rettilineo di Madrid che un po’ sale, nella terza e ultima tappa della Ceratizit Challenge by La Vuelta, la sua volata (foto di apertura di Twila Muzzi) è stata un bel capolavoro di freddezza e istinto.

«Proprio istinto – sorride Balsamo – perché quando sei lì, non hai tanto tempo per pensarci. Il velocista lo vedi anche in queste situazioni. La squadra mi ha portato fino ai 200 metri con un lavoro eccezionale e a quel punto è partita la Wiebes. Ho capito che era troppo presto e ho aspettato, anche perché la strada saliva leggermente. Ed è stata la decisione giusta».

Elisa Balsamo, Chiara Consonni, Madrid, Ceratizit Challenge by La Vuelta, 2020
L’abbraccio di Chiara Consonni dopo la vittoria (foto Twila Muzzi)
Elisa Balsamo, Chiara Consonni, Madrid, Ceratizit Challenge by La Vuelta, 2020
L’abbraccio di Chiara Consonni (foto Twila Muzzi)

Valcar in caccia

La Valcar-Travel è arrivata in Spagna sapendo di incontrare terreno adatto per le sue ruote e così è stato.

La prima tappa a Escalona, con il secondo posto di Elisa dietro la Wiebes, più che un boccone di traverso è stata letta come un presagio.

La crono di Boadilla del Monte, in cui Elisa Longo Borghini è salita al secondo posto in classifica, è stata per la Valcar una giornata di… riflessione, con Cavalli e Guazzini meglio di Balsamo, ma comunque tutte ben lontane da Brennauer che ha vinto.

Infine a Madrid, la ciambella è riuscita col buco, grazie al lavoro eccezionale Vittoria Guazzini e Ilaria Sanguineti, che sono uscite a circa un chilometro dal traguardo per pilotare la compagna nello lo sprint. E questa volta Elisa non ha sbagliato una pedalata, lasciandosi dietro l’olandese, poi la ritrovata Bastianelli e una sfilza di italiane, a cominciare dalla compagna Consonni e via via con Zanardi e Guarischi

Volata all’insù

Il circuito di Madrid sembra piatto, ma non lo è. La Gran Via da un lato scende, ma dall’alto sale e proprio da quella parte viene messo per tradizione l’arrivo.

«E per me è stato un bene – spiega Balsamo – perché preferisco le volate più impegnative. E poi il treno è stato davvero impeccabile. Ho una buona condizione, anche se quest’anno la sfortuna non è mancata, Covid a parte. Venire in Spagna è stato giusto e devo dire che era tutto talmente transennato e sotto controllo, che in gruppo ci siamo sentite sempre molto tranquille e al sicuro. Piuttosto anche oggi in volata si è fatta sentire la mancanza del pubblico. E domattina abbiamo il volo per Sofia e da lì andremo subito in pista a Plovdiv. Speriamo di disputare un bell’europeo. Farò quartetto, madison e omnium. Abbiamo lavorato tanto in pista, speriamo vada tutto bene. Il covid ha decimato la spedizione italiana, ma sono dell’idea che quello che è successo a Pippo, Scartezzini e Bertazzo può capitare a tutti. E’ impossibile stare attenti a tutto, ti puoi contagiare anche in hotel con il pulsante dell’ascensore. Perciò prendiamo il buono che viene e poi ce ne andremo un po’ in vacanza fino a metà dicembre».

Selfie Marta Bastianelli, Ale BTC Ljubljana, Madrid, Ceratizit Challenge by La Vuelta
Un selfie per Marta Bastianelli e la Ale BTC Ljubljana a Madrid, prima del via
Selfie Marta Bastianelli, Ale BTC Ljubljana, Madrid, Ceratizit Challenge by La Vuelta
Bastianelli, un selfie prima del via

Sorrisi azzurri

A margine della vittoria di Elisa, meritano un applauso Elisa Longo Borghini e Marta Bastianelli.

La prima in Spagna nemmeno voleva andarci, ricordate le sue parole alla vigilia dei tricolori? Invece il nuovo approccio rilassato alle corse e lo spirito libero con cui quest’anno ha affrontato ogni sfida le hanno portato in dote il secondo posto finale. Sarebbe stato meglio per lei avere la crono, una tappa dura e poi la volata finale, ma gli spagnoli questa volta hanno disegnato con troppo garbo.

La seconda, partita per onore di firma dopo il periodo di quarantena forzata in Belgio, non è riuscita a fare la prima volata, ha sofferto nella crono, ma ha centrato il podio nell’ultimo giorno.

«Non sono sicuramente nelle condizioni fisiche migliori – ha detto Bastianelli –  sinceramente non pensavamo nemmeno al podio. Però l’esperienza insegna che la testa ti permette sempre di spingerti oltre i tuoi limiti e quindi sono comunque contenta, più che per me devo dire per tutta la squadra. Io devo rimettermi in forma e punterò tutto sul prossimo anno, ma sono felice per il team perché è sempre una bella vetrina conquistare un podio in una gara WorldTour importante come questa e dopo il brutto periodo che abbiamo passato ultimamente».

Giorgia Bronzini, Maria Giiulia Confalonieri, Sarcedo, tricolori 2020

Bronzini felice, ma vittoria non semplice

31.10.2020
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Giorgia Bronzini, più tirata di quanto correva, non fa che abbracciare le sue ragazze all’arrivo. Lungo il percorso le ruote Bontrager e vari personaggi in appoggio facevano pensare che la Trek-Segafredo avesse messo in atto il piano perfetto per lanciare la sua leader, seppure oggi abbia corso con le insegne delle Fiamme Oro.

Giorgia Bronzini, Elisa Longo Borghini, Sarcedo, tricolori 2020
L’abbraccio con Longo Borghini dopo la vittoria
Giorgia Bronzini, Elisa Longo Borghini, Sarcedo, tricolori 2020
Con Longo Borghini dopo la vittoria

Mai scontato

«Ma non c’è mai niente di scontato nelle gare in bicicletta – dice Bronzini – sapevo che Elisa aveva i numeri e le gambe per vincere, soprattutto perché era supportata da una squadra in forma e da una grande Marta Cavalli. Ci eravamo già immaginate questo scenario, appunto con Marta, Ragusa e Longo Borghini. Elisa aveva fatto vedere nelle ultime gare il suo scenario di forma, per cui abbiamo detto loro di parlarsi. E Marta è stata molto umile pensando alla sua capitana di nazionale, che si meritava questa maglia oggi. Sicuramente per Marta ci saranno altre occasioni in cui questo sacrificio tornerà utile».

Contro le arancioni

Meritava di vincere, oggi. La stagione ha portato vittorie, ma anche una serie di piazzamenti alle spalle delle olandesi più forti, dal Giro d’Italia al mondiale di Imola. E sul fatto che Elisa vinca in Italia, ma fuori si ritrovi spesso a piegarsi per lo strapotere delle Olandesi, la diesse della Trek ha le idee chiare.

Giorgia Bronzini, Sofia Bertizzolo, Sarcedo, tricolori 2020
Con Sofia Bertizzolo, prima di andare via
Giorgia Bronzini, Sofia Bertizzolo, Sarcedo, tricolori 2020
Con Bertizzolo prima di ripartire

«Facendo parte di una società internazionale – dice Bronzini – dove abbiamo atlete che potevano essere avversarie e invece sono dalla parte di Elisa, tutte insieme possiamo vincere e battere le arancioni. Chiaro che Elisa è la miglior pedina che in Italia abbiamo per le salite e le gare toste. Vedo però Marta Cavalli che sta crescendo molto bene e anche Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini. Tutte queste ragazze hanno un grande potenziale per contrastare l’ondata arancione. E magari presto la tendenza si invertirà».

E la Vuelta in Spagna?

Spero non si vada, che senso avrebbe? Cosa potrebbe pensare la gente vedendoci correre nelle vie di Madrid che è in lockdown? Ma ad ora è tutto confermato, staremo a vedere…

Elisa Longo Borghini, campionato italiano Breganze, 2020

Tricolore bis, stamattina Elisa sorrideva

31.10.2020
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Stamattina Elisa Longo Borghini sorrideva. E riallacciandoci a quanto scritto nei giorni scorsi, era chiaro che per le altre sarebbero stati dolori. Il campionato italiano delle elite ha seguito più o meno il copione che il gruppo aveva immaginato e quando la piemontese ha aperto il gas al penultimo passaggio sulla salita di Sarcedo, dietro è stato chiaro che il tricolore fosse andato. Per la Longo, seconda maglia tricolore dell’anno, dopo quella della crono.

Elisa Longo Borghini, campionato italiano Breganze, 2020
Alla partenza sorrideva, brutto segnale per le avversarie
Elisa Longo Borghini, campionato italiano Breganze, 2020
Un sorriso alla partenza, voglia di fare bene

Salita vera

La salita di Sarcedo non era banale, soprattutto perché non finiva mai. Tirava e poi mollava e poi dietro l’ennesima curva riprendeva ad arrampicarsi in modo serio. Alla fine sono saltati fuori più di 2.200 metri di dislivello, con l’aggravante che dalla cima all’arrivo non era per niente corta. Eppure quando Elisa è partita, alle sue spalle si è scavato il vuoto. Ha attaccato al penultimo giro ed è andata, scollinando con quasi un minuto di vantaggio.

Katia Ragusa ci ha provato. Quella salita porta a casa sua, non c’è curva, albero o roccia che non abbia riconosciuto e forse per questo è stata l’ultima ad arrendersi e la più veloce nello sprint per il secondo posto.

Elisa Longo Borghini, Katia Ragusa, campionato italiano Breganze, 2020
Attacco in salita al penultimo giro, risponde Ragusa
Elisa Longo Borghini, Katia Ragusa, campionato italiano Breganze, 2020
Attacco al penultimo giro, Ragusa risponde

Elisa via a tutta

«Ho seguito Katia Ragusa che ha risposto a Sofia Bertizzolo – sta raccontando Elisa dopo il traguardo – poi Marta Cavalli è riuscita a restare con noi e a quel punto sono andata via di passo».

Sul fatto che il suo livello sia tale da permetterle di vincere agevolmente con le avversarie di casa, la risposta è chiara.

«Ero un po’ a tutta, sì. E’ la verità – spiega Elisa – non bisogna dare mai niente per scontato. E soprattutto bisogna giocarsela sino alla fine. Sono abituata a non vincere, quindi quando sono davanti mi voglio assicurare di arrivare bene. Ho una buona condizione, è un momento in cui mi sento molto bene. Sapevo di avere le gambe per vincere. E non è più facile vincere in Italia, solo è difficilissimo vincere in ambito internazionale. Quando pensando alle olandesi (sorride, ndr) mi sento come Gimondi con Merckx? Mi sento Elisa con le olandesi. A volte loro sono più forti. A volte si vince e a volte si perde. Questo è lo sport».

Katia Ragusa, campionato italiano Breganze, 2020
Per Katia Ragusa, tricolore sulle strade di casa
Katia Ragusa, campionato italiano Breganze, 2020
Katia Ragusa, Astana, correva in casa

Katia in estasi

Katia Ragusa si è fermata un metro più in là. La mascherina fa divampare ancora di più i suoi occhi.

«E’ la mia salita – sorride – la conosco bene, perché è sulle strade di casa. E’ stata una bellissima emozione, perché erano tutti per me, a ogni angolo. C’erano scritte dovunque: Vai Katia. Era impossibile non fare bene oggi. Si sapeva che era Elisa quella più forte. Però si è cercato di raccogliere il meglio possibile per onorare, l’evento, l’organizzazione, tutta la gente».

Elisa Longo Borghini, Katia Ragusa, Marta Cavalli, campionato italiano Breganze, 2020
Sul podio, Elisa Longo Borghini con Katia Ragusa e Marta Cavalli
Elisa Longo Borghini, Katia Ragusa, Marta Cavalli, campionato italiano Breganze, 2020
Sul podio, Longo Borghini con Ragusa e Cavalli

Alla fine del 2020 manca la Vuelta Espana, tre giorni di corsa che tutte eviterebbero volentieri. Così si possono fare i primi bilanci.

«E’ stato un anno molto positivo – dice – non me lo aspettavo. Nonostante il lockdown che mi ha messo un po’ in subbuglio, poi ho fatto un salto di qualità e quindi posso solo che essere soddisfatta. Non so se questo sia il giorno più bello della stagione. Si gioca il primato con con la giornata del mondiale».

Tutti a casa. E poi?

Lo staff messo in piedi da Davide Casarotto ha ottimamente gestito il tricolore. Riprendiamo la via di casa portando via il sorriso di Elisa e i saluti fra ragazze che ancora non sanno, come tutti noi, quando si rivedranno.

Elisa Longo Borghini, Het Nieuwsblad 2019

Se la Longo sorride, per le altre sono guai…

30.10.2020
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Chi la incontra di tanto in tanto, si è stupito nel vedere che quest’anno Elisa Longo Borghini sia come sbocciata. La piemontese ha vissuto la ripresa con un sorriso nuovo e questa leggerezza le ha portato anche risultati eccellenti. Campionessa italiana a crono. Due tappe e terzo posto finale al Giro Rosa Iccrea. Seconda ai campionati europei, terza ai mondiali di Imola 2020. Perché ciò sia successo è quello che abbiamo cercato di scoprire con lei, alla vigilia dei campionati italiani per i quali è una delle favorite d’obbligo.

Elisa Longo Borghini, campionato nazionale cronometro, 2020
Quest’anno Elisa ha già conquistato la maglia tricolore della cronometro
Elisa Longo Borghini, campionato nazionale cronometro, 2020
Quest’anno già tricolore della crono
Quasi in vacanza?

Quasi. Dopo l’italiano ci sarebbe la Vuelta Espana, dal 6 all’8 novembre, ma per la situazione attuale mi chiedo se sia il caso di correrla.

Che stagione è stata?

Pazzesca, forse la parola giusta è balorda. Sono partita il 5 luglio per il ritiro al San Pellegrino e fino a settembre sono stata a casa a dir tanto 12 giorni. Uno stress fisico e mentale mai visto prima. Dal ritiro siamo andate in Navarra, poi alla Strade Bianche, quindi un ritiro a Isola 2000 e da lì il Giro dell’Emilia, gli europei, Plouay, Giro d’Italia e mondiali. Ste stai bene, vai liscia, se hai un intoppo butti via l’annata.

Secondo Giorgia Bronzini, il lockdown ti ha impedito di sfinirti in allenamento.

Credo in effetti di aver lavorato meno, ma non di aver lavorato poco. Con Paolo Slongo abbiamo pianificato di fare una media di 18-20 ore a settimana, con un programma per ripartire tranquilli senza perdere troppa condizione. Nelle prime tre corse sono arrivata, seconda, terza e quarta.

Ritiro di San Pellegrino con Nibali e compagni?

Ed è andata molto bene. Ero nello stesso agriturismo con altre due compagne, Ragot e Plitcha e il gruppo Giro degli uomini della Trek-Segafredo. Il bello è che Slongo ha potuto seguirci ogni giorno. Quel ritiro mi ha cambiato la stagione, l’ho vissuto bene e ne sono uscita meglio.

Giro d’Italia: frustrante essere sempre dietro Van Vleuten e poi Van der Breggen?

Non provo fastidio, semmai mi dispiace per la seconda tappa, dove per il caldo torrido ho perso qualche minuto di troppo. Da un lato la classifica è andata, dall’altro senza quel blackout non mi sarei divertita tanto nel resto della corsa.

Traduci, per favore?

Ho perso tanto tempo e ci è successo quello che al Giro degli uomini è capitato alla Ineos-Grenadiers dopo aver perso Thomas. Ci siamo guardate in faccia e ci siamo dette che avremmo puntato alle tappe. E’ iniziato per noi un Giro divertente, magari un po’ meno per le ragazze che hanno dovuto tirare. Non tutti i mali vengono per nuocere, ma intanto abbiamo vinto tre tappe con la musica a tutto volume e tante risate.

Può essere la chiave per affrontare le prossime corse importanti?

Di sicuro un po’ di leggerezza non guasta, anche se essere sempre controllati tende a disperderla.

Elisa Longo Borghini, campionati europei Plouay, 2020
Nel 2020 seconda agli europei e poi terza ai mondiali di Imola
Elisa Longo Borghini, campionati europei Plouay, 2020
Nel 2020 seconda agli europei
Davvero al mondiale non avresti potuto seguire Van der Breggen quando è partita?

Sono stata colta di sorpresa. Non avevo considerato Anna, perché avevo testa solo per Annemiek Van Vleuten, che mi ha mandato fuorigiri e poi ha bloccato la corsa. A quel punto ho aspettato la squadra, ma era già tutto scritto.

In che posizione collochi questa stagione?

Al netto del marasma generale, è strano, ma la metto in pole position. Non ci credo neanche io, per come si era messa. Ero serena, lo sono ancora. Amo correre, penso di essere fatta per correre. Essere stata per tanto tempo sui rulli, sia pure per una buonissima causa, mi ha fatto capire quanto io ami andare in bicicletta. Volevo correre e forse la paura di perdere ciò che più amo mi ha fatto cambiare anche stato d’animo.

Bello anche il tuo piglio al mondiale nel rispondere a Van Vleuten, secondo cui le olandesi vanno più forte perché sono più libere di scegliere il loro sport.

Semplicemente non la trovavo una ricostruzione congrua con la realtà. Loro hanno un maggior bacino di utenza, per cui vengono fuori più ragazze di talento. Non è un fatto di emancipazione e forse non era nemmeno quello che intendeva.

Che inverno sta per cominciare?

Metterei la firma ora per un buon periodo di preparazione e una stagione come l’ultima. Di sicuro mi allenerò il giusto e lo farò con leggerezza.

Come arrivi al campionato italiano?

Bene, con la testa leggera. Il tricolore è sempre una corsa particolare e so benissimo che mi guarderanno. Vado forte, forse c’è anche il terreno per fare selezione. Andrò a farci prima qualche giro per capire.

Cosa ti è parso del Giro di Ganna?

Del Giro e della sua stagione. La nostra provincia del Vco è tornata dai mondiali con due medaglie ed è stato bello seguire Pippo al Giro. Come ho già detto a Imola, siamo simili. Entrambi nati nella stessa terra, entrambi figli di sportivi, entrambi legatissimi alla famiglia. Lui ha vinto tanto, ma resta sempre uguale. E quando lo senti parlare in inglese, capisci che è di Vignone. Ed è bello anche questo…

Viviani_Oro_omnium_rio2016

L’idea di Viviani: tornerò in pista

30.09.2020
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Elia Viviani alla pista ci pensa, eccome. Le analisi di Roberto Damiani e Marco Villa le ha già condivise in pieno. Per questo il suo programma di qui ai Giochi di Tokyo ritroverà quei lavori in pista che gli permetteranno di ridiventare brillante come dopo Rio 2016. Fra questi, tutti quelli necessari per giocarsi la presenza nel quartetto e poi cercare la conferma nel “suo” omnium.

Le parole di Villa del resto sono state più che esplicite: alle Olimpiadi ci saranno cinque pistard azzurri. Due faranno il madison, uno l’omnium, quattro il quartetto. In quest’ultimo, comanderà il cronometro.

viviani_tricolore_2018
Campionati italiani strada 2018, batte in volata Pozzovivo ed è tricolore
viviani_tricolore_2018
Campionati italiani strada 2018, batte in volata Pozzovivo ed è tricolore
E Viviani al quartetto ci pensa?

Certo che ce l’ho in testa. Ma il livello attuale è troppo alto perché io possa pensare di salire in pista e andare. Dovrò fare parte della preparazione del gruppo azzurro e a quel punto anche io potrò dare il mio contributo.

La concorrenza è nutrita.

C’è un bel gruppo e Marco (Villa, ndr) dovrà fare delle scelte. Ma io non posso pretendere di conquistarmi il posto iniziando a lavorare in pista un mese prima di Tokyo. Dovrò riprendere prima i lavori abbandonati perché dopo Rio ho puntato soltanto sulla strada. Dobbiamo usare bene quei cinque uomini.

Omnium e inseguimento a squadre possono convivere?

Si possono fare bene entrambi, mettendo però in pausa la strada.

Che cosa intendi?

Che già quest’inverno dovrò cominciare a fare la base per le partenze da fermo e tutti i lavori specifici necessari. Se poi nel 2021 farò il Tour, dovrò fermarmi su strada e andare in pista dopo le classiche. Se farò il Giro, avrò tutto il periodo successivo.

Quale delle due soluzioni converrebbe?

Ci sono pro e contro per entrambe. Se faccio il Giro, ho una grande base su cui fare il lavoro specifico. Se faccio il Tour, avendo svolto prima la preparazione specifica, arrivo a Tokyo al top di forma.

Villa dice che il miglior Viviani si vede dopo una grande corsa a tappe e vita ad esempio il tricolore vinto su Pozzovivo e Visconti dopo ave fatto il Giro.

Ha ragione lui. In un calendario normale, con il Giro di maggio, avrei potuto vincere anche il tricolore di Cittadella conquistato invece da Nizzolo.

Villa dice anche che in volata ti manca la punta di velocità della pista.

Ha ragione anche questa volta. Dovrò riprendere l’abitudine a certi sforzi e certi lavori. Con il passare degli anni dovrò incrementare il lavoro in pista per tenere le gambe più giovani. Come Cavendish nel 2016, che aveva ripreso ad andare in pista e tornò a vincere quattro tappe al Tour.

Cosa non ha funzionato al Tour?

Potrei dire che mancava il treno, ma la realtà è che a Parigi mi sono ritrovato nel posto giusto al momento giusto, eppure non ho avuto le gambe per venire fuori. Manca quello spunto di cui parla Villa. La squadra mi è vicina e sarebbe anche sciocco che non lo fosse, avendo un progetto di più anni. Le vittorie servono a tutti, non solo a me.

La Cofidis è d’accordo che tu a un certo punto molli la strada per la pista?

Era stato concordato al momento della firma del contratto, nessun problema.

Prima di vincere la crono di Imola, Ganna ti ha chiamato dieci volte come fa di solito?

Ci siamo sentiti il giorno prima. Gli ho dato il consiglio che funzionò con me a Rio. Gli ho detto: «Hai fatto tutto quello che dovevi, la crono vinta alla Tirreno ti ha confermato che la condizione è arrivata. Concentrati sulla tua prestazione e non pensare agli altri!». Poi gli ho mandato un messaggio il giorno stesso, ma non lo ha letto…

Il ragazzo si è fatto grande?

Un paio di giorni dopo la crono ero al telefono con lui e mi sono reso conto che non stavo parlando con il ragazzino della pista, con cui si facevano sempre battute. Stavo parlando con il campione del mondo. Il ragazzino è cresciuto. Fra un po’ dovremo cominciare a dargli del Lei…

Longo Borghini, Van Vleuten, Imola2020

Romoli: grand’Italia è merito di Giorgia

27.09.2020
4 min
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L’occhio di Marina Romoli non sta mai fermo. Scruta il correre del gruppo ai mondiali di Imola. Si guarda intorno. Fa domande. Una in particolare la attanaglia.

«Perché nessun giornalista ha chiesto a Elisa come mai non abbia seguito Van der Breggen quando ha attaccato? Ha avuto paura di un fuorigiri che avrebbe pagato nel giro successivo? Lei è stata l’unica che in cima, quando un po’ spianava, ha avuto la forza di mettere un rapporto lungo…».

La risposta arriverà a breve tramite il telefono. Elisa Longo Borghini le spiegherà di non aver avuto gambe e di aver visto andar via l’olandese, attaccandosi poi alla Van Vleuten, inspiegabilmente attiva nella scia della compagna.

Marina Romoli, Giulia De Maio, Samuele Manfredi
Marina Romoli, Giulia De Maio e Samuele Manfredi
Marina Romoli, Giulia De Maio, Samuele Manfredi
Marina Romoli, la giornalista Giulia De Maio e Samuele Manfredi

Marina Romoli, classe 1988, è stata un’alteta di punta del movimento italiano. Nel 2006 è stata argento ai mondiali juniores, ma il 3 giugno del 2010 la sua vita cambiò drammaticamente. SI stava allenando vicino Airuno con il suo ragazzo Matteo Pelucchi, quando la piccola Chevrolet guidata da una signora ha svoltato verso sinistra, tagliandole la strada. Da allora e dopo traversie mediche di ogni tipo, Marina guarda il mondo da una sedia a rotelle, ma da campionessa qual è sempre stata, si sta laureando in psicologia.

Sei stata azzurra, che sensazione hai tratto vedendole correre?

E’ chiaro da sempre che in ogni gara di campionato, le ragazze sono tutte per una e una per tutte. E’ così da quando c’è Salvoldi. Una ruota che gira e che ha sempre pagato in termini di medaglie. Sacrificio. Unità. Lavoro di gruppo. Se non arriva la vittoria, di certo c’è una medaglia.

Un bronzo che vale quello di Longo Borghini?

Molto, perché c’erano atlete più quotate di lei. Parlo della Deignan, fortissima al Giro d’Italia, o di Niewiadoma. Ma la squadra ha lavorato bene. Van der Breggen è stata stellare. Mentre dietro scattavano, lei non perdeva. E quando sono arrivate in volata, sapevamo che Elisa avrebbe patito. Ma grazie al lavoro delle azzurre sono arrivate in due e per me fra bronzo e argento non c’era grossa differenza.

Lizzie Deignan
Lizzie Deignan, vincitrice della Liegi-Bastogne-Liegi
Lizzie Deignan
Lizzie Deignan, vincitrice della Liegi-Bastogne-Liegi
La sensazione è che il bel gruppo sia nato quando hanno smesso alcune senatrici.

C’era una sorta di chiusura, come fra gli uomini. C’era la convinzione che le giovani dovessero solo aspettare. Oggi è cambiato e ad esempio la Guderzo, che in altri tempi avrebbe potuto comportarsi diversamente, non si è mai fatta indietro per aiutare le ragazze.

Di chi è il merito secondo Marina Romoli?

Secondo me di Giorgia Bronzini. Da fuori si immaginavano chissà quali tensioni, ma il merito di Giorgia è stato aver dato a ciascuna il suo spazio in base alla condizione. Fra lei e Marta Bastianelli raramente ci sono state incomprensioni. Giorgia è stata l’atleta più carismatica degli ultimi anni e una come lei adesso manca. Elisa è calma e forte, ma non ha quell’appeal.

A Imola si sono mosse bene anche le giovani.

Ragusa è stata instancabile e anche Cavalli ha tentato il tutto per tutto. Brave davvero.

Come si inserisce in questa orchestra Letizia Paternoster?

Lei deve ancora maturare in certe corse più lunghe e dure. In pista invece è fortissima, tanto che se fossi Salvoldi, con lei mi giocherei il tutto per tutto a Tokyo, perché non le manca proprio nulla. Su strada c’è da fare, ma c’è anche tanto tempo davanti.

Avere un tecnico come Giorgia Bronzini la aiuterà?

Sicuramente sì e so che hanno accanto anche Elisabetta Borgia, una collega psicologa, che la aiuta a gestire l’aspetto mentale.

Longo Borghini si è ribellata alla risposta di Van der Breggen sul fatto che le ragazze olandesi sarebbero più libere di fare sport rispetto ad altre. Quale il Romoli pensiero?

Ma non è una cosa sbagliata, la differenza c’è. In Italia non ci sono tante squadre fra cui scegliere. Elisa corre nella Trek-Segafredo ed ha alle spalle un corpo militare.

Le cose cambiano?

Se non hai questo tipo di legame, che ti assicura uno stipendio dopo e una buona assicurazione, non sei protetta. Il ciclismo da noi sta cambiando moltissimo, ma in Olanda è più strutturato e meno misogino. Le ragazze lassù hanno quasi la stessa visibilità dei maschi. Per cui capisco la risposta di Elisa, ma non tutte in Italia sono messe così bene.

Franco Vita, Giorgia Bronzini, Vittorio Adorni

Bronzini, la gavetta e la ripresa

25.09.2020
5 min
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Giorgia Bronzini è uscita dal Giro Rosa Iccrea provata come se l’avesse corso da atleta. Il Covid ha messo a dura prova gli organizzatori e questo ha avuto riflessi sulle squadre, costrette a gestire la quotidianità giorno per giorno. Esserci e correre, è stato risposto più volte, è stato già un lusso.

«E’ stato un Giro impegnativo – conferma Bronzini, diesse della Trek-Segafredo – in cui venivamo a conoscenza delle variazioni, fossero di percorso o altro, solo all’ultimo momento. Per fortuna si è creato un bel clima fra le squadre e ci siamo dati tutti una mano».

Un Giro impegnativo al termine di una stagione faticosa per la lunga pausa e la rapida riorganizzazione.

Tutto da buttare?

Diciamo che dal peggio abbiamo cercato di ricavare qualcosa. E di sicuro la lunga sosta ci ha permesso di allacciare e stringere i rapporti. Da atleta avrei vissuto il lockdown malissimo. Io odiavo i rulli, ho la massima ammirazione per quei ragazzi che ci hanno passato sopra delle giornate intere.

Elisa Longo Borghini, Strade Bianche
Longo Borghini è uscita dal lockdown con grande freschezza atletica
Elisa Longo Borghini, Strade Bianche
Elisa Longo Borghini è uscita dal lockdown con una grande freschezza atletica
E da tecnico come va l’esperienza di Bronzini?

Ero quasi sempre al telefono, a volte in modo serio, a volte per ridere. Quando poi è arrivato il calendario, ci siamo rimboccate le maniche.

Come si è organizzata la ripresa?

Sembra brutto dirlo, ma abbiamo messo prima le priorità delle atlete di fascia A, con un sacrificio per le atlete B, che sono entrate in scena in un secondo momento. Non è stato bellissimo, anche perché di solito i due gruppi si fondono, ma quest’anno è stato molto più difficile.

Come hanno reagito le ragazze?

Un po’ sono rimaste male, ma non hanno detto niente. Hanno capito la situazione e soprattutto il nostro sponsor non ci ha fatto mancare nulla, non c’è stato molto di cui lamentarsi.

Si dice nell’ambiente che il lockdown abbia giovato a Longo Borghini…

Forse è vero. Non è mai stata così bene, soprattutto a livello fisico. La chiusura le ha impedito di esagerare in allenamento, che per lei è sempre stato un grosso problema. E’ la sua attitudine e si sfinisce. Ma non solo lei è uscita bene dal periodo…

Lizzie Deignan, Liegi 2020
“Lizzie” Deignan festeggia con Elisa Longo Borghini dopo la vittoria di Plouay
Lizzie Deignan, Liegi 2020
“Lizzie” Deignan festeggia con Elisa Longo Borghini dopo la vittoria di Plouay
Chi altro?

Deignan, ad esempio. Al Giro ha fatto vedere il suo livello e in lei un po’ mi rispecchio. Ha quello spunto che può fare la differenza.

Che effetto ti ha fatto trovarti davanti la Voss ancora così vincente?

Tanto di cappello e tanta stima per come è tornata. Dopo tanti problemi, c’è riuscita solo lei a riemergere. Poi magari ti sembra che vinca meno di prima, ma la verità è che durante la sua assenza il livello medio del gruppo si è alzato e le differenze sono meno marcate.

E’ sempre forte?

Fisicamente Marianne Voss è un toro, se le permetti di arrivare a vedere il traguardo e la punti sullo scontro fisico, vince lei. Allora devi usare la testa, costringerla a spendere energie lontano dalla’arrivo, come a volte è riuscito alla… Bronzini.

Avresti corso volentieri il mondiale in Italia?

Di mondiali in Italia ne ho fatti ed è stato bellissimo, ma parlando con le ragazze non so quanto si siano rese conto che stavano correndo in casa. Nessuno ha potuto andare a trovarle in hotel e anche la gente sul percorso è stata meno di come sarebbe stato a cose normali. Correre in casa ti dà una carica in più, che alcune soffrono. Io mi sarei caricata a manetta.

Davvero uno strano anno.

Particolare. Ti guardi negli occhi, negli spostamenti sei costretto a usare la mascherina. E’ diverso e purtroppo ogni cosa ha avuto un altro sapore. Detto questo, un applauso agli organizzatori italiani per aver salvato il mondiale.

Elisa Longo Borghini, Assisi, Giro Rosa Iccrea 2020
Longo Borghini in cima all’arrivo di Assisi al Giro Rosa Iccrea, su un muro asfissiante
Longo Borghini in cima all’arrivo di Assisi al Giro Rosa Iccrea
Parliamo di te, sei soddisfatta del tuo ruolo?

C’è ancora tanto da fare, ma sono contenta. Sono arrivata alla Trek-Segafredo da una squadra in cui quasi non avevo direttore sportivo e all’inizio ho fatto fatica a gestire tutte le cose. Piano piano ho scoperto cose nuove e aver fatto tante corse con gli uomini mi ha permesse di confrontarmi con Baffi e Popovych. Però di fatto non c’è stata una scuola. Sono andata a sensazioni e piano piano arrivo…

Le ragazze cosa dicono?

Di sicuro hanno visto che a Bronzini direttore manca la gavetta e che sto ancora imparando, però mi hanno anche dato dei feedback positivi. Ogni volta che organizzo qualcosa e magari aggiungo un tocco di esperienza, mi guardano quasi stupite. Diciamo che mi perdonano le piccole mancanze, perché sono una che impara.

Ultima cosa, come va con Paternoster?

E’ stato a lungo tutto fermo, finché non si è ripresa dall’infiammazione al ginocchio. E’ stata una cosa lunga non per negligenza sua, ma perché quando c’è di mezzo la cartilagine serve tempo. La sfortuna è che si è bloccata alla fine del lockdown e mentre le altre correvano, lei era ferma. E’ rientrata al Lotto Belgium Tour, dopo che abbiamo parlato molto bene con i dottori, per farla sentire parte del gruppo.

Di certo non è sparita…

Ma un giorno mi ha chiamato e mi ha detto di aver staccato da tutto e tutti per potersi allenare bene. Le ho fatto i complimenti, poi ho aperto i suoi social ed era presente da tutte le parti. Ma lei è così, le piace e magari questa leggerezza è ciò che le permette di vivere il ciclismo senza troppe tensioni.