Mondiali pista: l’ultimo oro se lo prende Viviani

16.10.2022
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Campione del mondo nell’eliminazione, come l’anno scorso ma con qualche brivido in più. Un contatto che l’ha costretto a cambiare bici. Poi un altro, ma non c’era più il tempo per fare altro che pedalare e anche forte. Così Elia Viviani ha chiuso col botto la spedizione azzurra ai mondiali di Saint Quentin en Yvelines, mettendo un’altra bella ciliegina sulla torta.

«Finire così – dice – è veramente bello. Arrivavo dalla delusione dell’omnium (settimo finale, ndr). Volevo almeno una medaglia e oggi volevo ripetere il titolo dell’anno scorso. Sappiamo che l’eliminazione è una gara che mi sta bene e che mi viene facile, però un mondiale è sempre difficile da vincere. Ci sono state due situazioni pericolose, ma le ho schivate per fortuna bene. E poi una bellissima selezione finale. Secondo me dagli ultimi 5 chilometri è stata una vera e propria battaglia, quindi l’ultimo sprint mi è venuto perfetto. Uno contro uno, io secondo e la rimonta nel rettilineo opposto. Volevo guadagnare nel dritto, perché la mia impressione era che in curva non si riuscisse a passare. Per questa ragione ho anticipato lo sprint, sorprendendo Strong. E’ andata come pensavo. La voglia di vincere era tanta…».

Ogni gara la sua storia

Li chiamano sport di situazione perché, come per le prove su strada, non c’è il cronometro a scandire il risultato. L’eliminazione forse è il più selvaggio. L’ultimo che passa sulla riga finisce fuori. Inesorabilmente. Giro dopo giro. E se ieri nell’eliminazione dell’omnium a un certo punto Elia, sfinito, aveva quasi rinunciato a lottare, oggi era dentro o fuori.

«A un certo punto ho rotto la prima bici – racconta – e l’ho cambiata con la seconda, ma lo stesso mi sembrava che qualcosa non andasse. Poi c’è stato un altro contatto, ma sapevo che non potevo fermarmi e cambiarla un’altra volta, perché avrei perso. Quindi ho continuato così. Non ho verificato ancora coi meccanici cosa sia successo, però ha funzionato fin sulla riga e questo è l’importante. Secondo me rispetto allo scorso anno, è stata molto più caotica come eliminazione. Forse a livello di valori è stata anche meno dura, ma più pericolosa, più combattuta. Ogni gara ha la sua storia. Ieri ho finito solo quarto nell’eliminazione dell’omnium e qualche preoccupazione nella testa era venuta. Però quando corri per una medaglia, sicuramente la motivazione è totalmente diversa».

La rabbia giusta

C’era una rabbia da ultima spiaggia nei suoi occhi, la stessa che aveva spiegato molto bene al microfono di Stefano Rizzato durante il record dell’Ora di Ganna. Parlando di Pippo e delle sue motivazioni, proprio Viviani aveva sottolineato come non ci sia nulla di meglio di un periodo difficile perché il campione inquadri l’obiettivo.

«Oggi ci ho messo tutta la cattiveria che mi era rimasta. Quando si finisce così – dice – è il migliore dei modi per terminare l’anno. Un altro anno tribolato, che finisce in bellezza. Quando si vestono questi colori (dice carezzando le strisce iridate sulla maglia, ndr) non si può dire che la stagione sia andata male. Quella su strada è stata sicuramente negativa, perché un corridore come me non può vincere solo due corse e neanche di prima fascia. Quindi lavorerò per tornare al top anche lì. Intanto godiamoci questa maglia, ovviamente con l’obiettivo di Parigi. Sono dove volevo essere. Per cui stasera andrò alla festa che mi hanno preparato e la settimana prossima mi godrò il matrimonio. Dicono che da sabato prossimo sarò in gabbia, per cui festeggiamo questa sera, poi vedremo…».

Il cerchio si chiude

A incoronare la vittoria di Viviani, forte di un mondiale di quattro ori e tre argenti, Marco Villa ha iniziato a tirare le somme, pensando però al suo primo pupillo.

«Sono felice per Elia – dice il cittì azzurro della pista – ieri ci era rimasto male per l’omnium, ma oggi ha dimostrato di saperci fare, arrivando al top in questi eventi. Vincere o piazzarsi non è facile, in più ci avviciniamo alle qualifiche olimpiche e tutti portano i migliori. Due su due al mondiale vuol dire esserci. Lui è un ragazzo speciale, un pilastro del gruppo, lo si è visto dalla festa che ha ricevuto dai compagni. Sono cresciuto come tecnico con lui e spero che pure lui sia cresciuto con me. Oggi finalmente l’ho visto vincere al mondiale, perché nel 2021 ero in Grecia per la premiazione del quartetto. Oggi ho chiuso un cerchio. Sono emozionato per le vittorie e per il gruppo. Non cambierei nessuno di loro».

Tricolori su pista, Villa ha il taccuino pronto…

20.09.2022
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Tre giorni di gare per assegnare tutti i titoli italiani Elite su pista. Marco Villa attende con interesse i responsi della manifestazione tricolore in programma al Velodromo Francone di San Francesco al Campo (TO) e poco importa se ci saranno assenze importanti, dettate dalla contemporaneità con i mondiali su strada dall’altra parte del mondo. La mente del cittì azzurro è già proiettata verso la rassegna iridata che lo riguarda direttamente, che si svolgerà a ottobre e per la quale i lavori sono già da tempo in corso.

L’analisi preventiva della rassegna parte da un assunto che Villa tiene a sottolineare: «E’ una gara in più che a me serve soprattutto per conoscere maggiormente il settore femminile (nella foto di apertura con Barbieri e Zanardi oro europeo nella madison, ndr). Gli uomini sono da anni il mio pane, le ragazze sono per forza di cose una scoperta nuova e ogni manifestazione è utile per saperne di più».

Per la Guarischi un nuovo rimbalzo, dal gravel alla pista, ma poi ci saranno i mondiali in Veneto
Per la Guarischi un nuovo rimbalzo, dal gravel alla pista, ma poi ci saranno i mondiali in Veneto
A proposito di donne ci sarà Barbara Guarischi reduce dalla conquista del titolo tricolore nella gravel. Una disciplina quasi agli antipodi rispetto alla pista, questo ti preoccupa?

Per nulla, anche perché Barbara l’ho avuta in allenamento a Montichiari fino alla settimana scorsa. E’ proprio lavorando su pista che ha costruito la sua grande prestazione di Argenta, ora torna da noi, non c’è nulla di strano. Io sostengo da anni che il passaggio da una disciplina all’altra, se ben gestito, non dà alcun problema ma anzi benefici, anche quando viene fatto a stretto giro di posta.

Ti aspettavi la sua prestazione?

La vedevo quando si allenava nel gruppo di Salvoldi, poi si è dedicata alla strada. E’ tornata alla pista in punta di piedi e questo l’ho apprezzato, come mi ha colpito molto la sua determinazione in allenamento. La pista l’ha fatta migliorare in volata e si è visto nel corso della stagione su strada, ora ha vinto nel gravel. So di poter contare su di lei.

Il Velodromo Francone, gioiello piemontese che ospita la rassegna tricolore
Il Velodromo Francone, gioiello piemontese che ospita la rassegna tricolore
Nelle presentazioni della vigilia si parlava molto della presenza di Consonni nell’omnium per guadagnare punti…

Purtroppo non ci sarà perché la sua squadra lo ha precettato, ma non è un grande problema. Per gareggiare ai mondiali servono almeno 250 punti e Simone li ha guadagnati già all’europeo ma un gruzzolo gli avrebbe fatto comodo comunque considerando che il ranking ha una durata di 12 mesi. Sarebbe stato un bene averlo al via, ma con la caccia spasmodica ai punti WorldTour è chiaro che le società di appartenenza hanno la prelazione.

La sua presenza nell’omnium ti serviva anche per valutare un’alternativa a Viviani in proiezione olimpica?

Per forza è così. Il nuovo regolamento olimpico da una parte favorisce perché ha portato da 8 a 10 i quartetti qualificati, dall’altro penalizza perché ogni nazione potrà portare 5 elementi in tutto, quindi considerando quartetto, madison e omnium avrò bisogno di corridori capaci di affrontare tutte e tre le gare e soprattutto di farlo puntando al massimo. A Tokyo volevamo 3 medaglie e ne abbiamo avute 2, non vedo perché a Parigi 2024 il discorso debba cambiare.

Dopo l’apoteosi europea Viviani prepara la campagna iridata passando per i tricolori
Dopo l’apoteosi europea Viviani prepara la campagna iridata passando per i tricolori
Chi vedremo allora al Velodromo Francone, chi guarderai con maggior attenzione?

Ci sarà Viviani, come anche Bertazzo (in apertura con Marco ai mondiali di Roubaix 2021, ndr), Lamon, Scartezzini, i giovani Pinazzi e Moro, insomma il presente e il futuro immediato delle prove endurance, mentre fra le ragazze avremo ad esempio la Fidanza e la Barbieri.

Tra coloro che mancano c’è naturalmente anche la Guazzini neoiridata U23 nella cronometro. Ti ha sorpreso la sua prestazione?

Vittoria l’ho conosciuta a maggio nella Nations Cup, ha fatto con me la sua prima esperienza di alto livello nell’inseguimento individuale e a squadre ed è andata sul podio anche nella madison con la Balsamo. Lei rispecchia il discorso fatto prima, il passaggio immediato fra una disciplina e l’altra: agli Europei di categoria era stata sul podio 5 giorni prima a cronometro e dopo su pista. Credo molto in lei e voglio vederla allo stesso livello ai mondiali su pista.

Un mondiale oscuro quello di Ganna, ma Villa respinge le critiche e lo aspetta con fiducia
Un mondiale oscuro quello di Ganna, ma Villa respinge le critiche e lo aspetta con fiducia
La crono iridata di Ganna ha ricordato per alcuni versi l’europeo del quartetto con le tante critiche successive all’eliminazione. L’impressione è che si sconti una grande pressione dopo i successi passati…

Quando vinci sai che migliorare è impossibile e fare peggio è molto, ma molto facile… E’ la legge dello sport. Filippo sa bene che se perde è un flop enorme, proprio come ha detto. Ma non dobbiamo dimenticare che ci sono anche gli altri e che lo sport non è matematica, non puoi mai sapere come starai quel dato giorno di gara, magari sarai vicino al 100 per cento ma magari potrai anche andare oltre e quindi in overtraining e pagarne le conseguenze. Bisogna sempre cercare di conoscersi di più e, quando perdi, sapere che l’avversario è andato meglio e pensare subito alla volta successiva.

Alcuni critici parlano di un Ganna non in condizione.

Posso smentirli dati alla mano. Abbiamo lavorato insieme fino alla sua partenza, i tempi del cronometro parlano chiaro. Ripeto: la sconfitta è sempre dietro l’angolo, bisogna accettarla senza scusanti e pensare al futuro.

Nutella, thè, gel e tanta testa: la ricetta di Viviani per Monaco

16.08.2022
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«Oggi in bici ho avuto un giorno di down – dice Viviani – abbiamo fatto 50 minuti in pista per provare i rapporti della madison, ma non ne avrei avuto per fare di più».

E’ il pomeriggio dopo l’eccezionale accoppiata fra la prova su strada e l’oro europeo nell’eliminazione. Viviani parla con tono sereno e ancora rimugina sul settimo posto nella volata di Monaco. Il prossimo impegno è l’americana di oggi con Scartezzini, ma la curiosità sulla domenica di Elia è ancora tanta. Soprattutto in relazione a come abbia fatto per recuperare dopo le 4 ore e mezza su strada, prima di scendere finalmente in pista.

Viviani è stato schierato su strada per sostituire Nizzolo, dolorante per una caduta
Viviani è stato schierato su strada per sostituire Nizzolo, dolorante per una caduta

Pane, Nutella e thè

«Il giorno prima della corsa su strada – racconta Viviani – ho chiesto a Diego Bragato (responsabile azzurro della performance, ndr) se fosse fisiologicamente possibile sostenere il doppio impegno. Quando mi ha detto di sì, è scattato il piano. Perciò finita la corsa, abbiamo fatto il debriefing sul pullman e in quelle fasi, invece di mangiare come si fa dopo una corsa, ho bevuto acqua e zuccheri. Poi sono salito in macchina con Amadio e sono andato nell’hotel vicino alla pista. Siamo partiti alle 16 e arrivati alle 16,30. Massaggio alle 17, per cui in quella mezz’ora, ho mangiato quel che ho trovato. Un toast. Una fetta di pane e Nutella e due biscotti. E ho bevuto del thè».

Dopo l’allenamento alla vigilia, Viviani ha chiesto a Bragato se fosse possibile il doppio impegno strada-pista (foto FCI)
Dopo l’allenamento alla vigilia, Viviani ha chiesto a Bragato se fosse possibile il doppio impegno strada-pista (foto FCI)

Da Montichiari a Monaco

Bragato si aggancia al discorso e spiega perché abbia risposto di sì alla domanda di Elia sulla fattibilità del doppio impegno. Dimostrando che spesso al dato oggettivo si debba sommare la personalità dell’atleta.

«La settimana scorsa – dice – avendo saputo che Elia non avrebbe corso su strada, a Montichiari abbiamo lavorato per l’eliminazione. Abbiamo ricreato le situazioni di gara, lui in bici e io in moto. Soprattutto abbiamo simulato le dinamiche di corsa. L’eliminazione non è il computo dei watt medi, ma il modo in cui si ottengono. E’ molto particolare da allenare, per questo si studiano i dati. E devo dire che Elia stava molto bene. Tanto che quando mi ha chiamato Bennati, per chiedermi se fosse in condizione per correre su strada, io gli ho risposto che era pronto.

«Da quel momento, Viviani si è concentrato sulla strada, mettendo l’eliminazione nel cassetto. Solo il giorno prima, come ha detto, ha cominciato a pensare all’accoppiata. Gli ho detto che se la corsa su strada non fosse stata particolarmente dura, piena di scatti e di attacchi, allora avrebbe avuto il tempo per recuperare. Una situazione che in qualche modo mi ha ricordato quello che si fa nei turni fra un quartetto e l’altro. Fisiologicamente l’eliminazione non era da fare. Ma quando uno così si mette in testa di volerlo fare, tutto diventa possibile. Il campione è fatto così!».

La corsa di Monaco ha avuto un andamento regolare e questo ha reso possibile il recupero di Viviani
La corsa di Monaco ha avuto un andamento regolare e questo ha reso possibile il recupero di Viviani

Le cosce doloranti

Elia prosegue nel racconto, facendo sembrare appunto assolutamente normale quel che al pubblico e agli addetti ai lavori è parso davvero sorprendente.

«Aver fatto quella settimana in pista – racconta – è stato decisivo, ma sono certo che se non fosse stata l’eliminazione, ma ad esempio la madison, probabilmente non avrei corso. L’eliminazione è una gara breve, era forse l’ultima occasione di mettere la maglia iridata e sarebbe stata la prima maglia di campione europeo per l’Italia in questa edizione.

«Per cui, dopo aver mangiato, sono andato ai massaggi. Sentivo di avere in particolare le cosce affaticate, per cui ho chiesto che con il massaggio si lavorasse di più lì, confidando nel fatto che poi avrei avuto i rulli per sciogliere. E intanto ho riguardato per dieci volte la volata, massacrandomi per capire che cosa avremmo potuto fare di diverso. Alle 18,30-18,40 sono arrivato in pista».

Bragato gli ha confermato che il doppio impegno fosse fisiolgicamente possibile e Viviani ha deciso di provare
Bragato gli ha confermato che il doppio impegno fosse fisiolgicamente possibile e Viviani ha deciso di provare

L’incubo dei primi giri

Bragato lo ha lasciato in hotel mentre iniziava a reintegrare, con la raccomandazione di darci dentro con i carboidrati. Non era il pasto di uno che deve recuperare, ma la base di uno che doveva correre ancora.

«E’ arrivato in pista un’oretta prima di correre – spiega il tecnico veneto – anche per vedere la pista, che non aveva mai provato. Si è vestito, è salito sui rulli e a quel punto ha iniziato a fare mente locale sulla gara, perché fino a quel momento aveva continuato a parlare della corsa su strada. Di sicuro era stanco, le gambe erano provate. Gli ho detto che avrebbe dovuto tenere duro nei primi 10-15 giri. Ed ero convinto che se fosse riuscito a… scollinarli, avrebbe potuto vincere. I primi giri, anche quelli a vuoto, sono così veloci che possono diventare una trappola. Se Elia aveva la gamba, con quella motivazione non c’era nulla che in pista potesse fermarlo.

«Ma confermo che aver girato in pista la settimana prima lo abbia aiutato per abituarsi al colpo di pedale e al rapporto della pista. A parti invertite, cioè uno stradista messo in pista senza preparazione specifica, non avrebbe tirato insieme nulla. I lavori specifici hanno pagato. E anche se nei primi giri non ci ha capito molto, aver fatto il punto con Villa sugli avversari è stato utile. Senza contare che nell’eliminazione erano gli altri a doversi preoccupare di lui».

I primi giri velocissimi potevano essere il punto debole per Viviani, che invece ha stretto i denti
I primi giri velocissimi potevano essere il punto debole per Viviani, che invece ha stretto i denti

Le scale di corsa

Viviani completa il racconto. E’ ormai nel velodromo e ha indossato il body. Le gambe fanno ancora un po’ male e sono il grosso punto interrogativo.

«Prima di salire sui rulli – racconta – dovevo andare al bagno e c’erano le scale. Le ho fatte di corsa per capire le mie sensazioni. Poi sono salito sui rulli e ho fatto 30 minuti di riattivazione e lavoro sulla cadenza. Non ho mangiato niente di più. Trattandosi di uno sforzo di 10 minuti, ho preferito arrivarci leggermente vuoto. Così ho preso un gel prima di iniziare a girare sui rulli e uno 15 minuti prima di correre.

«Nei primi giri, più che la fatica, mi sono sentito confuso dallo stare in pista. Ho rischiato a girare in basso, ma ho risparmiato tante energie. Ho corso con il 60×16 e sicuramente sono riuscito ad adattarmi grazie ai lavori fatti prima a Montichiari. E alla fine è andata bene. Avrei preferito vincere su strada, ma siamo contenti lo stesso. Pronti per la madison e poi per Amburgo».

L’adattamento al 60×16 della bici da pista è stato possibile grazie ai lavori specifici della scorsa settimana
L’adattamento al 60×16 della bici da pista è stato possibile grazie ai lavori specifici della scorsa settimana

Un settembre caldissimo

La classica tedesca è saltata nelle ultime due edizioni a causa della pandemia e Viviani ne è stato il vincitore nelle tre stagioni precedenti.

«Mi piacerebbe che fosse la corsa del ritorno a un certo livello – sorride – poi andrò a Plouay, anche se è un po’ dura. E poi c’è da capire se andrò al Tour of Britain. Quello per noi della Ineos Grenadiers è come il Tour de France, il posto bisogna guadagnarselo. Per cui il programma di settembre sarà da vedere. Andrò là oppure farò le classiche italiane e magari anche il mondiale. E soprattutto farò ancora tanta pista. A ottobre ci sono i mondiali, un altro momento molto caldo della mia stagione…».

Le cinque ore di Viviani fra la corsa su strada e l’oro in pista

15.08.2022
6 min
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Come si fa a correre un europeo su strada di 210 chilometri, piazzarsi in volata e solo qualche ora dopo vincere il titolo continentale in pista nell’eliminazione? Semplice, basta essere Elia Viviani. E se non è un piccolo record, è senz’altro qualcosa di straordinario quello compiuto dall’azzurro nel ciclismo moderno.

A Monaco di Baviera il 33enne veronese ha vissuto una domenica intensa, che in cuor suo – e segretamente per tutti – sapeva e sperava di vivere. Al mattino, prima della partenza della prova su strada, alla nostra precisa domanda di quali fossero i suoi programmi in pista dopo la corsa, ci aveva giocato un dribbling degno della playstation.

«Martedì (16 agosto, ndr) farò la madison con Scartezzini. Ho fatto qualche allenamento – diceva – l’anello è di 200 metri, non è pericoloso, anzi bello rotondo. Vedremo cosa fare».

Un bluff ben riuscito

Fine, nessun riferimento all’eliminazione. Invece ecco cosa si inventa Viviani nell’arco di cinque ore. Alle 15,09 Elia chiude settimo nell’europeo vinto da Jakobsen, al termine di quasi 4 ore 40′ di gara ad oltre 45 di media. Si concede la classica routine tra interviste e meeting post-gara prima di tornare in hotel. Alle 20,06 scende in pista per la finale dell’eliminazione con la maglia iridata conquistata l’anno scorso a Roubaix. Alle 20,21, Viviani ha la medaglia d’oro al collo.

E’ come se il velocista della Ineos-Grenadiers avesse proseguito il proprio sprint fatto in Odeonplatz fino al velodromo di Messe Munchen. Così, dopo la premiazione, mettiamo nel mirino sia Viviani che Villa. Elia ha poco tempo e ci chiede di sentirlo mentre è sui rulli a defaticare, il cittì ci fa cenno che aspetta il suo turno.

Dopo la vittoria, recuperando sui rulli assieme a Diego Bragato, regista con Villa dello switch da strada a pista
Dopo la vittoria, recuperando sui rulli assieme a Diego Bragato, regista con Villa dello switch da strada a pista
Al mattino strada, alla sera pista. Partiamo dall’inizio della giornata.

L’obiettivo di oggi (domenica, ndr) era sicuramente la strada. Da quando sono stato ripescato da Bennati per correre non c’era nessun pensiero all’eliminazione. Siamo delusi del piazzamento, ma sapevamo anche che dovevamo fare un treno perfetto per portare una medaglia all’Italia. E rivedendo la volata, Jakobsen ha vinto con il sigaro in bocca. Vincere era difficile, ma è ovvio che volevamo di più. Meritavamo di più. Nel momento in cui io e Dainese siamo saltati sulle ruote degli altri, le gambe erano quelle. Non c’è nessuna scusa, lo spazio sulla destra ce l’avevo. Dispiace per questo settimo posto perché una gara su strada rappresenta un po’ l’Italia e vogliamo sempre raccogliere tanto. Venivamo da quattro titoli consecutivi, non era facile riconfermarsi ancora.

Il dopo gara come è stato?

Sul bus c’era delusione. Abbiamo fatto subito il meeting per capire cosa avessimo fatto di sbagliato e cosa di giusto. Il gruppo è forte. C’è un bel mix tra giovani ed esperti, che ha funzionato bene. Ha detto bene Jacopo (Guarnieri, ndr) a fine corsa. Siamo stati uniti, ci siamo ritrovati nei momenti giusti. A tre chilometri dall’arrivo sembravamo tutti persi. A due invece siamo comparsi tutti, dove c’era il giro di boa per tornare indietro. Ci è mancata la coordinazione. Avevamo la superiorità numerica nel finale, ma probabilmente l’abbiamo usata male. Peccato non aver fatto un risultato migliore ma guardiamo alle prossime gare con la nazionale.

Quando hai iniziato a pensare alla gara in pista?

Quando sono salito sui rulli al velodromo (sorride, ndr). Ho iniziato a riscaldarmi cercando di capire le sensazioni che avevo. L’eliminazione in cui bisogna stare e capire quando si può risparmiare qualcosa o quando c’è da spendere più energie. Poi quando si resta in 5-6 atleti diventa una questione di gambe e lì la devi gestire bene.

E tra una gara e l’altra cos’hai fatto?

Quando sono arrivato in hotel ho pensato a recuperare. Ho mangiato qualcosa, sono salito sul lettino per i massaggi. Avevo cinque ore di buco. In camera ripensavo alla gara in strada. Avrò riguardato quello sprint almeno dieci volte per capire cosa potevo fare. Diciamo che mi sono logorato tutto il pomeriggio prima di venire in pista e scaricare un po’ di adrenalina.

Ora per Viviani si apriranno le porte della madison, da correre il 16 agosto
Ora per Viviani si apriranno le porte della madison, da correre il 16 agosto
E a livello atletico questo doppio sforzo come lo avevi immaginato?

Avevamo pensato con l’head performance della federazione (Diego Bragato, ndr) che ci fosse il tempo per riprendersi, a meno che su strada non fosse stata una gara veramente pazza. Devo dire che se fosse stata una qualsiasi altra gara in pista, forse non avrei mai corso. Ma l’eliminazione in maglia di campione del mondo no. Dovevo provarci.

Questo alloro continentale che valore ha in generale per te?

E’ la maglia che mancava alla nostra federazione in questa trasferta. Abbiamo raggiunto un livello altissimo in pista. Le ragazze hanno fatto un lavoro magnifico col quartetto. Altrettanto la Guazzini nell’inseguimento individuale e la Zanardi poco prima di me nella corsa a punti. O ancora i ragazzi nell’inseguimento individuale. In questa vittoria un pensiero va a Letizia (Paternoster, ndr) che ieri nella stessa mia gara, anche lei in maglia di campionessa del mondo, è caduta male andando in ospedale. Siamo sicuri che tornerà più forte di prima e la aspettiamo.

Il progetto del doppio impegno era chiaro nella testa di Villa, ma non era stato annunciato
Il progetto del doppio impegno era chiaro nella testa di Villa, ma non era stato annunciato

Doppia gara già studiata

Tocca a Villa darci le proprie impressioni. E’ contento per la vittoria di Elia, che non era scontata. Lo reputa un esempio per tutti. A vederlo c’erano anche i suoi compagni del mattino Milan, Ganna e Guarnieri.

«Tra una corsa e l’altra non l’ho nemmeno chiamato per sentirlo – spiega il tecnico cremasco – perché era già stato deciso così sabato sera. Domenica mattina, prima che iniziasse il programma in pista, dovevo toglierlo o lasciarlo. Lui sapeva che doveva correre. Questa decisione ce la siamo tenuta per noi. Per rispetto della prova su strada e per lasciarlo concentrato. Dopo l’arrivo la sua concentrazione è passata di qua. A questo punto, stasera Consonni, che avevo già inserito come riserva ed ha avuto l’ok dalla sua squadra per venire qua, correrà l’omnium che avrebbe dovuto fare Elia, che invece chiuderà martedì con la madison».

Intanto Viviani junior prepara il ritorno alla vittoria

13.08.2022
4 min
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Mentre suo fratello Elia prepara la nuova campagna europea a Monaco, andando a caccia di altre soddisfazioni stellate su pista e sostituendo su strada l’acciaccato Nizzolo, Attilio Viviani si gode un po’ di riposo nella sua prima stagione in terra belga, alla Bingoal Pauwels Sauces WB. Tempo fa, quando ancora il contratto era da firmare (cosa avvenuta il 21 marzo), il corridore veneto aveva preferito non rispondere, sintomo di un animo travagliato dopo la inaspettata e prematura chiusura del team Cofidis nel quale aveva riposto tante speranze.

Ora la situazione è molto diversa e c’è una positiva predisposizione verso il futuro: «Devo dire che alla fine ho trovato una sistemazione ideale per le mie caratteristiche e il mio modo di intendere il ciclismo. Sono stato fortunato, ma certamente l’inverno è stato difficile, pieno di incertezze e devo dire grazie a Elia e al mio procuratore Lombardi se sono riusciti a mantenermi tranquillo e fiducioso, facendomi comunque lavorare in vista di un nuovo approdo».

A.Viviani Bingoal
Approdo in ritardo alla Bingoal, alla fine di marzo, dopo due mesi di difficile attesa per Viviani
A.Viviani Bingoal
Approdo in ritardo alla Bingoal, alla fine di marzo, dopo due mesi di difficile attesa per Viviani
Elia si è speso in prima persona per te?

Tantissimo, con molti contatti nell’ambiente, sondando la situazione, come anche Lombardi che non ha mai smesso di lavorare per trovarmi un nuovo contratto. Iniziare a fine marzo non è facile, ma nel team mi sono subito trovato bene, anche se chiaramente rispetto a chi aveva fatto il ritiro prestagionale ero in ritardo.

Come giudichi questa prima parte di stagione?

Nel complesso è stata positiva. La squadra ha il modo di correre che piace a me, sempre all’attacco, sempre in fuga, oltretutto in un tipo di corse tra Francia e Belgio che ho sempre amato. Il team mi ha dato anche abbastanza libertà soprattutto nelle occasioni dove non c’era Timothy Dupont che è il principale velocista del team.

Viviani fratelli
Attilio a destra con suo fratello Elia, importante nel trovargli un nuovo team (foto Cassandra Donne)
Viviani fratelli
Attilio a destra con suo fratello Elia, importante nel trovargli un nuovo team (foto Cassandra Donne)
Finora hai 27 giorni di gara: tanti o pochi?

Beh, direi che tra marzo e giugno il calendario è stato intenso, anche perché non c’erano mai più di 3-4 giorni di stacco e quindi non si mollava mai, dovevi stare sempre sul pezzo. Però devo dire che in questi tre mesi mi sono davvero divertito. Alla fine ero stanco, sono arrivato fino all’italiano poi ho tirato i remi in barca. Sono ripartito dal Sazka Tour dov’ero stato schierato pensando alla prima volata che poi volata non è stata. Venivo dallo stage in altura e non avevo ancora le gambe pronte per tutta la corsa a tappe, così abbiamo preferito mollare prima della tappa più dura.

Che programma hai ora?

Ci sarà il Tour Poitou-Charentes e poi a settembre tutte le classiche d’un giorno del panorama italiano. Spero che da qui alla fine della stagione si presenti l’occasione buona per lasciare il segno…

A.Viviani Grecia
La volata della quarta tappa al Giro di Grecia, con Viviani battuto solo da Nyborg Broge (DEN)
A.Viviani Grecia
La volata della quarta tappa al Giro di Grecia, con Viviani battuto solo da Nyborg Broge (DEN)
Un’occasione che avevi avuto a fine aprile in Grecia…

Sì, quel secondo posto ancora mi rode… Voglio tornare a quelle sensazioni, a rivedere la linea dell’arrivo e possibilmente a non vedere pezzi di ruote altrui tra la mia e quella sottile striscia… Sono fortemente determinato a riuscirci.

Il contratto finisce quest’anno?

Sì, non abbiamo ancora discusso del rinnovo, ma non mi pongo il problema. L’ambiente di questo team è ideale, il budget a disposizione non è molto ampio, ma non manca davvero nulla. Soprattutto mi piace la mentalità che regna nel team, è quella ideale per esprimermi al meglio.

A.Viviani Cofidis
Per il veronese tre anni alla Cofidis, con una vittoria e un periodo positivo chiuso anzitempo
A.Viviani Cofidis
Per il veronese tre anni alla Cofidis, con una vittoria e un periodo positivo chiuso anzitempo
In squadra c’è solo Tizza come altro italiano. Con gli altri ragazzi hai legato?

Molto bene, è anche questo che m’invoglia a continuare questa avventura. Spesso non ci si rende conto che una squadra si cementa non tanto in gara, quanto fuori, nei contatti al di fuori delle corse, parlando magari di ben altro. Poi i benefici si vedono con la maglia da gara indosso.

Come ti trovi a vivere in Belgio?

Bene, sarà che ho notato che i belgi sono un po’ pazzi, con una mentalità simile alla nostra. Mi sento davvero come a casa…

Viviani: «Cerco la vittoria, ma questi giovani vanno forte»

03.08.2022
6 min
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Ce lo aveva raccontato Jacopo Guarnieri alla partenza di Kielce, il Tour de Pologne è una corsa molto gettonata dai velocisti. Tra i tanti uomini veloci che ci sono qui in Polonia c’è anche Elia Viviani, alla sua prima stagione nella Ineos Grenadiers, con la quale aveva già corso in passato quando portava il nome di “Sky”.

Quando Elia scende dal pullman per parlare con noi sono passate da pochi minuti le dodici. Il sole splende alto nel cielo e inizia a fare un gran caldo. Ci saluta, chiede ai suoi meccanici le ultime informazioni per sapere se la bici è pronta, nello specifico si informa della pressione delle gomme. 

Elia Viviani e Richard Carapaz sono stati tra i corridori più ricercati dai media al Tour de Pologne
Elia Viviani e Richard Carapaz sono stati tra i corridori più ricercati dai media al Tour de Pologne

Le prime risposte

Viviani raccoglie grandi consensi ovunque vada, con un palmares come il suo è difficile passare inosservati. Mentre parliamo molte persone si avvicinano incuriosite e scattano foto, il veronese torna alle corse dopo un periodo di pausa. Le domande sono molte e le risposte piano piano arriveranno.

«Sto bene dai – ci dice coperto dai grandi occhiali scuri che non fanno percepire il suo sguardo – alle prime gare, dopo un periodo di altura c’è sempre da scoprire come si sta. Fino ad ora ci sono state due volate, la prima l’abbiamo fatta per Ethan Hayter, nella seconda mi sono lanciato io ma ho raccolto un settimo posto che non può accontentarmi.

«Però quando si rientra nella mischia è sempre così, qui ci sono tante squadre attrezzate per fare bene. Vedremo se ci saranno ancora una o due occasioni, sicuramente l’ultimo giorno con arrivo a Cracovia ci si riproverà».

Una delle due occasioni che diceva Elia si è presentata oggi. La quinta tappa di questo Tour de Pologne portava con sé alcune difficoltà che avrebbero potuto disarmare i velocisti, nonostante ciò il gruppo si è presentato compatto all’ultimo chilometro. Purtroppo per Viviani, una curva presa a tutta velocità ha causato una caduta a 700 metri dall’arrivo ed il veronese è rimasto intrappolato nelle retrovie.

Altura e pista

In questo periodo di metà stagione sono tanti i corridori che sono stati a preparare la seconda parte di stagione in altura. Cosa ha fatto il velocista veneto tra le vette delle montagne?

«Sono rimasto 15 giorni ed ho lavorato sulle volate – riprende Viviani – alla fine devo vincere quelle e lì mi concentro. Ho fatto 4 giorni di lavori specifici: due giorni solo volate e gli altri due su lunghe salite. Per il resto ho gestito un po’ i giorni lavorando sulla condizione in generale. L’altura da questo punto di vista dà sempre qualcosa in più.

«Sono sceso due giorni prima di venire qui, in quel breve periodo ho fatto qualche lavoro in pista giusto per velocizzare ed arrivare qui pronto».

Viviani accanto a Milan durante la prima tappa del Tour de Pologne, corsa in supporto a Hayter
Viviani durante la prima tappa del Tour de Pologne, corsa in supporto a Hayter

L’esclusione dal Giro

Avevamo lasciato Viviani escluso dal Giro, con il suo diesse Matteo Tosatto che ci aveva promesso che Elia sarebbe tornato forte ed affamato. Sulla professionalità dell’ex campione olimpico non si discute.

«Prima di fare il ritiro in altura ho corso tante gare di secondo livello (Giro di Ungheria, ZML Tour e Route d’Occitanie, ndr). Tanti piazzamenti nei cinque ma nessuna vittoria, quindi ovvio che la stia ricercando con tutto me stesso. L’avevo trovata all’inizio della stagione in Francia al Tour de la Provence e poi non l’ho più ritrovata».

«Da qui a fine stagione farò tante gare di un giorno, torna ad esserci Amburgo, che ho vinto nelle ultime tre edizioni e mi piacerebbe metterci un cerchio rosso. Poi Giro di Germania e Tour of Britain, sono tutte gare che servono per aggiungere qualche numero 1 alle statistiche».

La Ineos sempre più piena di campioni, sia per la classifica che per le volate, è difficile trovare spazio per un velocista puro come Elia
La Ineos sempre più piena di campioni, sia per la classifica che per le volate, è difficile trovare spazio per un velocista puro come Elia

Una stagione senza grandi giri

Per quest’anno Viviani guarderà le grandi corse a tappe da casa, non succedeva dal 2017, il suo ultimo anno in Sky. Una scelta dettata dal team e dalle sue esigenze, ma anche dalle poche vittorie trovate, come ha preso questa decisione Elia?

«Sono in un team dove sapevo che avrei avuto poco spazio per fare le grandi corse a tappe da protagonista – spiega Viviani – Anzi sarebbe stato difficile anche entrare nella selezione.

«La squadra punta molto alla classifica generale nelle corse a tappe ed è chiaro che concentrino le loro forze in quella direzione, non è un problema, la convocazione va meritata ed io non ho vinto quanto sperato».

«Per quanto riguarda le vittorie direi che è un mix di tanti fattori che mi tiene lontano dalla prima posizione, alla fine le volate son volate. Quando non vinci tanto vuol dire che qualcosa manca, a volte ero troppo dietro, altre non mi posizionavo bene. Bisogna ritrovare la fiducia. Che poi è il classico “una vittoria tira l’altra”».

Viviani Kooij 2022
Elia battuto da Kooij allo ZLM Tour, il velocista veronese ha visto da vicino la forza delle nuove generazioni
Viviani Kooij 2022
Elia battuto da Kooij allo ZLM Tour, il velocista veronese ha visto da vicino la forza delle nuove generazioni

Giovani alla riscossa

Viviani si è scontrato molto quest’anno con i giovani, e ne ha potuto vedere le qualità da vicino. Per fare un esempio: ha trovato sulla sua strada Olav Kooij, prima al ZML Tour, vinto proprio dal giovane olandese, e poi qui in Polonia.

«Sicuramente abbiamo avuto conferma anche a questo Tour de Pologne, dove il parterre dei velocisti è competitivo, hanno vinto i giovani. La prima tappa proprio Kooij e la seconda dal belga Thijssen, stanno arrivando. Probabilmente a livello internazionale Jakobsen e Kooij sono i velocisti più forti, Philipsen subito a ruota. In questa annata stanno dominando i giovani e si vede: a partire da Bennet, Cavendish e Ewan, non stiamo avendo una super stagione».

Quella di oggi è un’altra occasione sfumata per Viviani. Il quale, come detto anche a noi ha messo nel mirino la tappa di Cracovia, l’ultima occasione per non tornare a casa a mani vuote. Vincere aiuta a vincere – lo ha detto anche lui – ma prima bisogna trovare l’equazione giusta per tornare a superare per primo quella maledetta linea bianca.

Domenica attenti a Viviani, ha il dente avvelenato…

24.06.2022
5 min
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Non è di certo facile correre un campionato italiano quando sai di avere a disposizione solo un compagno di squadra. Lo è ancor meno quando il tuo fisico sta ancora assorbendo le ultime botte, che in questa prima parte di stagione non sono neanche state poche. Figurarsi poi quando aspetti dall’11 febbraio il ritorno alla vittoria. Eppure è un Elia Viviani bello carico quello che si appresta ad affrontare la gara tricolore e lo si sente non solo dalle parole, ma anche e soprattutto dal tono della voce, quello tipico di chi è pronto a salire sul ring per scaricare tutta la rabbia sul rivale.

E’ vero, finora la stagione dell’olimpionico di Rio parla di una sola vittoria, al Tour de la Provence. Eppure non si può certo dire che Elia vada piano, anzi. Da inizio aprile ha corso 19 volte e il suo ruolino di marcia porta ben 9 presenze nella top 5 degli ordini di arrivo, significa che la gamba c’è sempre stata, ma è mancato quel quid per trasformare qualche piazzamento in una vittoria: «Mi fa piacere che la cosa sia stata notata perché è proprio così e so bene dove è mancato quel piccolo particolare».

Viviani Kooij 2022
Elia battuto da Kooij allo ZLM Tour. In Olanda aveva mostrato una gran forma fino alla caduta
Viviani Kooij 2022
Elia battuto da Kooij allo ZLM Tour. In Olanda aveva mostrato una gran forma fino alla caduta
Spiegaci…

Quando arrivi a quei livelli, la vittoria sfugge principalmente per due ragioni: una è l’errore personale che sicuramente ci sta e riguardando indietro, qualcosa di diverso potevo farlo in qualche frangente. L’altra, che a parer mio ha pesato di più, è non avere avuto a disposizione non tanto e non solo un classico treno per il velocista, ma il vero e proprio ultimo uomo, quello che riesce a pilotarti verso gli ultimi 200 metri dove bisogna scaricare i cavalli.

Il discorso di avere o meno a disposizione un treno appare spesso nelle discussioni con i corridori, anche Bonifazio raccontava di come bisogna saper ormai inventare le volate leggendo la corsa…

E’ vero, ma se devi affrontare una prospettiva del genere sai bene che le cose cambiano. Un velocista con una squadra a disposizione avrà la possibilità di giocarsi la vittoria 10 volte su 10, poi magari non vincerà sempre, ma sarà sempre lì a battagliare. Se devi fare quasi da solo, di occasioni ne avrai 5 e le possibilità calano drasticamente, deve davvero andare tutto perfettamente per centrare il successo.

Viviani Gand 2022
Finora Viviani ha corso 44 volte nel 2022 con una vittoria e ben 16 presenze in Top 10
Viviani Gand 2022
Finora Viviani ha corso 44 volte nel 2022 con una vittoria e ben 16 presenze in Top 10
Prima parlavi di errori personali, ti riferisci in particolare a qualcosa?

All’ultima tappa dello ZLM Tour ero secondo in classifica generale e a punti, mi stavo giocando tutto ma sono caduto a una decina di chilometri dal traguardo. Sono arrivato con tutta la parte sinistra del corpo abrasa. Ho poi continuato a gareggiare a La Route d’Occitanie, quattro tappe con due piazzamenti, ma ho pedalato male perché avevo ancora molto fastidio e il risultato è stato sovraffaticare il polpaccio sinistro. Da domenica ho sedute di fisioterapia quotidiane che mi stanno rimettendo a posto, ma potevo evitare di correre sopra ferite aperte…

Domenica sarai al campionato italiano, vista la situazione sia fisica che di squadra, che cosa ti aspetti?

Il massimo e non lo dico per fare lo sbruffone, non sono il tipo. E’ un bel percorso, difficile perché quando ci sono 3.000 metri di dislivello non può essere altrimenti, ma si presta a molteplici interpretazioni e può favorire tanti corridori. Sia i velocisti come me o Ballerini che tengono in salita, sia chi attacca da lontano, sia chi ha il passo in salita per fare la differenza. Poi dobbiamo considerare che ci sono almeno 4 squadre che possono dare un’impronta alla gara: Eolo Kometa che ha un Albanese in grande spolvero, la Bardiani che ha un sacco di uomini, la Uae con gente come Covi, Ulissi, Trentin che si adattano a quel percorso come un guanto e infine l’Astana. Impossibile che si arrivi in volata, a un certo punto la corsa esploderà e io dovrò farmi trovare pronto.

Viviani Europeo 2019
Il corridore di Isola della Scala punta forte sull’europeo, già vinto nel 2019
Viviani Europeo 2019
Il corridore di Isola della Scala punta forte sull’europeo, già vinto nel 2019
Quest’anno la Ineos Grenadiers ha deciso di presentare al Tour una squadra votata interamente alla causa della classifica. Di aspettavi di non esser scelto?

Sì, non avrebbe avuto senso esserci. La squadra ha fatto una scelta e un investimento, portare un velocista senza assistenza, costretto a inventarsi qualcosa ogni volta che c’è una volata con poche chance a disposizione non avrebbe portato nulla. Torniamo al discorso di prima: i risultati li puoi ottenere se hai un uomo d’esperienza al tuo fianco votato alla causa e a ben guardare di gente simile ce n’è davvero poca: Morkov, Guarnieri, Richeze, Van Poppel e l’elenco è già finito…

Che cosa farai allora?

Ci saranno altre gare, altre occasioni, poi io ho un grande obiettivo in testa: essere all’europeo di Monaco su un percorso che mi si addice particolarmente, la settimana dopo poi c’è Amburgo e anche lì ho dimostrato di far bene. Voglio vincere entrambe o almeno una delle due gare, ma devo farmi trovare pronto.

Viviani italiani 2018
Un precedente che porta bene: la vittoria di Viviani al campionato italiano 2018 a Darfo Boario Terme
Viviani italiani 2018
Un precedente che porta bene: la vittoria di Viviani al campionato italiano 2018 a Darfo Boario Terme
Sarai in Coppa del mondo su pista a Cali?

No, in nazionale tornerò per i mondiali. Farò le gare su pista di Fiorenzuola e Pordenone per mantenere la confidenza con il gesto, ma poi punterò direttamente sulla rassegna iridata alla quale tengo particolarmente, infatti chiuderò con la stagione su strada a settembre proprio per preparare i mondiali come si deve.

L’umore sembra decisamente alto…

Sono carichissimo, i risultati sono dalla mia parte e dicono che manca davvero poco per compiere l’ultimo passo. E’ chiaro che se non vinci da febbraio senti che ti manca qualcosa, perdi quella confidenza con il successo che in molti casi aiuta. Io so che gare come l’italiano e l’europeo possono essere adatte a me, ci credo tantissimo, ma chiaramente per quest’ultimo devo farmi trovare pronto da Bennati al momento giusto.

Viviani 2022

Intanto Viviani in Ungheria prepara un grande europeo

14.05.2022
5 min
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Alla vigilia della partenza del Giro d’Italia, con Tosatto si era discusso della mancanza di Elia Viviani dal team Ineos Grenadiers al via della corsa rosa. In questi giorni il campione olimpico di Rio 2016 è in Ungheria, proprio da dove il Giro è partito, ma sta gareggiando nella corsa a tappe del Paese magiaro, dove ha sfiorato il successo nella prima tappa.

Con lui abbiamo parlato non solo della sua prestazione al Giro d’Ungheria, ma gettato lo sguardo anche al di là, verso una seconda parte di stagione promettente e verso un Giro che lo vede spettatore quanto mai interessato. Ma partiamo dalle vicende ungheresi: «Nella prima tappa ci sono andato davvero vicino, nella seconda ero con il 54 e quando è stato il momento di cambiare mi è saltata la catena. Nella terza… beh, lasciamo perdere. Devo dire però che la condizione è buona, sono molto contento di come sto andando e di come mi sento».

Viviani Ungheria 2022
Lo sprint della prima tappa al Giro d’Ungheria, con il veneto beffato di un nulla da Kooij
Viviani Ungheria 2022
Lo sprint della prima tappa al Giro d’Ungheria, con il veneto beffato di un nulla da Kooij
Che corsa stai affrontando?

C’ero già stato in Ungheria, ma mi pare che si tratti di una prova di livello più elevato che in passato. Ci sono ben 12 squadre del WorldTour, nelle fughe entrano tutti corridori forti, si vede che i team ci tengono, anche se hanno qui la seconda squadra con i big chi al Giro chi in preparazione per il Tour. Ma per emergere c’è da faticare.

Non ti ha fatto un certo effetto arrivare in Ungheria subito dopo la partenza del Giro d’Italia?

Beh, quando sono arrivato tutto, già dall’aeroporto, parlava del Giro, sembrava tutto rosa… Ma non mi ha fatto un particolare effetto, sapevo già da tempo che non sarei stato al Giro, ero e sono concentrato per vincere, penso solo a star bene e continuare su questa linea che mi pare positiva, seguo i programmi che avevamo stabilito e basta.

Dopo la conclusione di domenica che cosa prevede il tuo programma?

Già da lunedì sarò a Livigno per un altro periodo di allenamenti in altura e vi resterò fino a fine mese, per poi affrontare un giugno impegnativo, partendo da una classica alla quale tengo come la Brussels Classic per arrivare a un’altra prova a tappe, il Giro di Occitania con altre gare nel mezzo. Tutto pensando al campionato italiano che sarà il culmine di quest’altra fascia, a luglio sarò più tranquillo, ma nel frattempo spero di avere chiarezza sugli obiettivi estivi…

Viviani Glasgow 2022
Viviani in Coppa del Mondo a Glasgow dove ha dominato nell’eliminazione
Viviani Glasgow 2022
Viviani in Coppa del Mondo a Glasgow dove ha dominato nell’eliminazione
In che senso?

Devo parlare con Bennati sulla possibilità di affrontare gli europei su strada, vorrei andarci con ambizioni, perché il percorso di Monaco è molto adatto alle mie possibilità. Sono però convinto che uno le proprie aspettative se le debba guadagnare sul campo, per questo voglio parlare col cittì avendo dalla mia risultati. Devo dimostrare di poter essere competitivo.

Quindi a Monaco ti vedremo su strada e non su pista.

L’unificazione degli europei viene a mio svantaggio e non mi piace molto. So che è stato fatto perché il ciclismo fa parte di questa nuova manifestazione polisportiva (gli europei di ciclismo saranno condivisi nello stesso periodo con una decina di altre discipline sportive a cominciare dall’atletica, per andare a formare una piccola sorta di Olimpiade, ndr) ma sinceramente non è qualcosa che mi piace.

Hai 33 anni, hai vinto tanto e hai accumulato una enorme esperienza tenendo sempre un certo equilibrio fra strada e pista: non è che con l’età questo equilibrio pende sempre più a favore della seconda?

Per me è uguale, non è che durante la stagione corra di più su pista. Ho fatto la prima tappa di Coppa del Mondo a Glasgow per poi concentrarmi sulla strada, tornerò alla pista per i mondiali. Il fatto è che la gente giudica in base ai risultati: su pista vinco, su strada faccio secondo, terzo, quarto… Ma non è cambiato niente.

Viviani Europei 2019
Un bel ricordo per Viviani, il titolo europeo 2019 vinto battendo Lampaert
Viviani Europei 2019
Un bel ricordo per Viviani, il titolo europeo 2019 vinto battendo Lampaert
Parlavi di piazzamenti, l’impressione è però che li accogli con un altro spirito…

Sto meglio rispetto agli ultimissimi anni, questo è certo, Io sono contento di come vado, poi non va dimenticato che sono in una squadra senza un vero treno, il che significa che ogni volata va inventata, quindi ne puoi disputare meno. Nella prima tappa c’ero e ho fatto secondo, nelle altre due non c’è stata una reale possibilità di farla. In queste condizioni, quando perdi l’occasione sai che dovrai aspettare per averne un’altra. Con un treno è diverso, ma questo non è un problema solo mio: qui in Ungheria c’è solo la Quick Step che ha un vero treno e Jakobsen domina, ma uno come Groenewegen ad esempio non ha ancora fatto uno sprint.

Sembra quasi un ritorno al passato, quando i treni per i velocisti non c’erano o erano pochissimi. E’ un bene questo?

Non direi, perché ogni volata diventa una guerra. Al Giro in questo momento il più in forma è Gaviria, ma non ha un treno a disposizione, gli sprint si sviluppano nel caos più completo e si sta innervosendo perché non riesce a dimostrarlo. Ci sono Cavendish e Demare che hanno la squadra a disposizione, ma dietro è un disastro. Ho sentito in settimana Consonni che mi ha raccontato di tanto nervosismo nel gruppo. Il lato positivo semmai è un altro.

Demare Gaviria Giro 2022
Demare e Gaviria: due vittorie per il primo, ma Viviani vede il secondo più in forma
Demare Gaviria Giro 2022
Demare e Gaviria: due vittorie per il primo, ma Viviani vede il secondo più in forma
Quale?

Ci sono finalmente squadre che vanno ai grandi giri costruite esclusivamente per i velocisti, proprio come Quick Step e Groupama FDJ al Giro. Questo non avveniva da tempo: le squadre hanno iniziato a capire che non puoi puntare a tutto, devi fare una scelta preventiva su quello che deve essere l’obiettivo, se la classifica o le tappe in fuga o le volate. In questo senso è meglio.

Tu in Ungheria sei senza treno, come interpreti le volate?

Ho Amador che grazie alle sue qualità fa un po’ da jolly della squadra, mi aiuta nelle fasi di avvicinamento a quella finale, poi c’è Turner che cerca di mettermi nella posizione migliore per l’ultimo chilometro, lì devo fare da solo. Ben è bravissimo, lo avete visto nelle classiche, ma è un primo anno e non è certo un ultimo uomo. Sta lavorando benissimo, come tutto il team e vorrei ripagarli con un bel risultato.

Viviani fuori per scelta tecnica. Tosatto mette le cose in chiaro

09.05.2022
4 min
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Ieri al Giro d’Italia è andata in scena la prima volata. E tra i protagonisti di questo serrato sprint non c’era Elia Viviani. Il campione veronese infatti non è stato schierato nella corsa rosa dalla sua squadra.

Discorso di cui è parlato spesso in questo primo scorcio di Giro. Il ritorno alla Ineos-Grenadiers doveva siglare il grande rilancio di Viviani dopo due stagioni non superbe alla Cofidis. Non superbe su strada, visto che in pista aveva vinto il mondiale nell’eliminazione.

In ogni caso, abbiamo cercato di fare chiarezza una volta per tutte con Matteo Tosatto, diesse della corazzata di “Sua Maestà”.

Elia Viviani alla Gand. La sua ultima corsa era stata il Circuit Cycliste Sarthe ad inizio aprile
Elia Viviani alla Gand. La sua ultima corsa era stata il Circuit Cycliste Sarthe ad inizio aprile
Matteo, riprendiamo il discorso fatto al Tour of the Alps. Ci avevi detto: «Porteremo una squadra votata per Carapaz». Sei stato di parola e infatti non c’è Viviani…

Una squadra votata tutta per Richard, per cercare di vincere questo Giro. Dispiace per Viviani. Elia è stato nella lista del Giro fino all’ultima ora. Era inserito come prima riserva e alla fine abbiamo deciso così. Massimo supporto per Richard Carapaz. Di sicuro, Elia avrà modo di rifarsi, ma adesso siamo concentrati per il Giro.

Ma Viviani stava bene? Si era preparato per il Giro?

Lui si è preparato, come sempre. Elia è un grande professionista. Si era allenato e in caso di chiamata sarebbe stato pronto. Si sta allenando per il Giro di Ungheria (11-15 maggio, ndr). Come ho detto, dispiace a lui e dispiace a noi che non sia qua. Dispiace come uomo, perché è una persona speciale, un leader, ma abbiamo pensato ad una squadra più per la montagna. 

Pertanto Viviani era preparato a questo scenario, non è stato un fulmine a ciel sereno?

Sapeva che non era certo di un posto. Sapeva che poteva entrare, come no. E questa news non gli è piovuta addosso a cinque giorni dal Giro, per dire… Abbiamo parlato insieme e abbiamo deciso insieme.

Una Ineos-Grenadiers progettata per la salita senza “distrazioni” per le volate
Una Ineos-Grenadiers progettata per la salita senza “distrazioni” per le volate
E per te ha capito?

Ma certo. E’ un grande professionista. E già pensa ad altri obiettivi.

Chi è stato l’uomo che ha preso il suo posto?

Non c’è un uomo specifico che ha preso il suo posto. E’ stato fatto un certo tipo di squadra. Abbiamo lasciato fuori anche altri ragazzi che andavano forte. E per di più che andavano forte in salita, come Dunbar per esempio. Le nostre scelte sono state fatte in base soprattutto a questi parametri. Non è che “uno” ha preso il posto di “un altro”. Anche Tao Geoghegan Hart doveva esserci per esempio, ma non stava molto bene e quindi non è qui al Giro. Ed è stato il lizza fino all’ultimo pure lui. 

Insomma è stata una scelta tecnico-tattica: la miglior formazione che potevate schierare per correre in un certo modo?

La formazione migliore che potevamo. Abbiamo scelto un bel gruppo. Un gruppo unito, con corridori forti in pianura e nel misto e in salita, integrati con quelli più in forma attualmente. Speriamo di aver fatto la scelta giusta! Noi siamo pronti.

Tosatto aggiunge che poi Carapaz sta bene. Che nei giorni che precedevano il via, rispetto ad altri che avevano provato il finale della prima tappa e la crono loro se ne erano stati tranquilli. Solo lui aveva fatto un sopralluogo in macchina. Aveva preferito lasciare i suoi ragazzi lontano dal caos, facendoli allenare nei pressi dell’hotel. “Toso” sa bene che la sfida è molto lunga. Che serve pazienza.

Viviani a Livigno nel giorno in cui iniziava il Giro. Rientrerà in gara proprio in Ungheria (foto Instagram – @larsvandenbroek1983)
Viviani a Livigno nel giorno in cui iniziava il Giro. Rientrerà in gara proprio in Ungheria (foto Instagram – @larsvandenbroek1983)

Elia in Ungheria

Infine concedeteci due considerazioni.

La prima: non aver visto il veronese né al Tour of the Alps, né al Romandia è stato un segnale che poteva lasciar pensare che Viviani potesse non essere della partita. E’ vero che è stato impegnato in pista a Glasgow (dove ha anche vinto nell’eliminazione) però correre su strada in certi momenti è ben altra cosa.

La seconda considerazione: Dario Cioni, diesse e preparatore della Ineos-Grenadiers, ci aveva detto già a gennaio che non era così scontato che Elia potesse essere schierato al via del Giro. Questo infatti avrebbe poi comportato una scelta negli uomini da portare. E anche nel caso fosse stato schierato non avrebbe avuto un treno a disposizione per le volate, ma se la sarebbe dovuta cavare da solo, tanto che ci parlò di “volate di rimessa”.

Intanto Viviani, nel giorno in cui iniziava la corsa rosa aveva postato una foto in cui era in allenamento in altura a Livigno. «Sono dove voglio essere per diventare più forte», aveva scritto. La sua classe, anche al di fuori delle corse, e la sua professionalità sono da medaglia d’oro olimpica qual è.