BRUNICO – Il preannunciato dualismo Evenepoel-Roglic che dovrebbe attirare l’attenzione maggiore al Giro d’Italia potrebbe essere spezzato da tanti altri contendenti. Leggendo la lista dei partenti, non mancano le formazioni che possono inserirsi nella lotta al podio finale. Fra queste c’è la EF Education-EasyPost che con i suoi uomini ha tutte le credenziali per sparigliare le carte in tavola.
Sull’ammiraglia rosa del team statunitense ci sarà Tejay Van Garderen (in coppia con Matti Breschel), uno che di gare a tappe se ne intende. Il 35enne nativo di Tacoma, comune dello Stato di Washington, è diventato diesse della squadra con cui ha chiuso la carriera e con la quale vuole provare ad arrivare dove non è riuscito lui. Al recente Tour of the Alps lo abbiamo incrociato ogni giorno, scambiandoci più di una chiacchiera. Ne è saltato fuori un quadro generale sulla sua nuova vita e sull’imminente Giro.
Avvicinamento al Giro
La stagione della EF Education-EasyPost si può già ritenere molto buona. Dieci vittorie (aperte da Bettiol in Australia) ottenute con sette atleti diversi, senza contare i quattro titoli nazionali tra Sudamerica e Sud Africa vinti con altrettanti corridori. L’ultimo appuntamento prima del Giro è stato proprio il “TotA”.
«Il nostro Tour of the Alps – racconta Van Garderen – è andato alla grande. La Ineos-Grenadiers è stata super forte, ma ognuno dei nostri ragazzi ha provato a mettere in piedi una bella sfida con loro e con le altre squadre. Abbiamo chiuso la generale con il secondo posto di Carthy ed il quarto di Cepeda. Poi all’ultima tappa abbiamo messo la ciliegina sulla torta con la vittoria di Carr e la seconda piazza di Steinhauser. Quindi non abbiamo molto di cui lamentarci. Al Giro sappiamo che sarà tutto diverso, ma abbiamo finito con diverse indicazioni interessanti».
Obiettivo rosa
Storicamente la EF ha sempre sfoggiato livree ad hoc e molto originali per i grandi Giri. Anche se non c’è alcuna ufficialità, facile attendersi qualche cambiamento cromatico sui due blocchi di tonalità rosa che caratterizzano la loro maglia di gara durante l’annata. Ovviamente Van Garderen e soci si augurano che il rosa possa essere il colore da indossare il 28 maggio a Roma.
«Al Giro – spiega Tejay in modo molto semplice – avremo obiettivi multipli anche se quello principale sarà la classifica generale. La cureranno Carthy e Uran, che partono come capitani mentre un cacciatore di tappe sarà senz’altro Cort Nielsen. Dobbiamo ancora sciogliere qualche riserva per la nostra formazione. Di sicuro c’è che avremo più di una direttiva e più di una pressione da parte del diesse numero uno (Charlie Wegelius è il responsabile del reparto, ndr). Studieremo diverse tattiche di gara in base agli uomini che porteremo e giorno dopo giorno. Ci saranno sicuramente corridori che dovranno lavorare per le nostre punte. Siamo fiduciosi perché tutto è possibile».
Erede in corsa
Se Uran, pur avendo perso lo smalto dei giorni migliori, rappresenta un “usato sicuro” grazie ai podi ottenuti anni fa a Giro e Tour, Carthy può considerarsi ancora un atleta da scoprire nonostante abbia già 28 anni. Il magro “lungagnone” britannico vorrebbe ripetere il terzo posto finale della Vuelta 2020 e contemporaneamente migliorare la quasi progressiva escalation di piazzamenti nella top ten al Giro.
«Hugh mi somiglia molto fisicamente – prosegue Van Garderen con un mezzo sorriso sulle labbra – ma non credo possa essere considerato un mio erede. Siamo simili, ma alla fine abbiamo caratteristiche un po’ diverse. Lui è decisamente molto più scalatore di quanto lo fossi io, mentre io andavo più forte a cronometro. Relazionandomi con lui però ho potuto capire come si sente in corsa, come gli piace correre. Spero potremo continuare in questo modo. So che mi renderà super felice e sinceramente spero che possa avere una carriera migliore della mia. Sono contento e orgoglioso di quello che ho fatto, ma ormai appartiene al passato. Il mio obiettivo del presente è rendere più sicure altre persone col mio lavoro e far ottenere loro, come ad esempio a Hugh, più successi possibile».
Vita da diesse
Fa un certo effetto vedere Van Garderen nel ruolo di diesse. Sembra ancora un corridore, tra le fila della EF ha un paio di ragazzi più vecchi di lui e non ce lo immaginiamo mentre rimbrotta severamente i suoi a fine gara. Ma è solo una questione di approcci ad un nuovo impiego.
«Mi piace tanto fare il diesse e mi diverto – continua nella spiegazione l’attuale diesse della EF Education – mi sembra di essere un regista, che deve essere un po’ audace. Sento che è un lavoro in cui posso sia portare la mia esperienza da atleta e sia impararla da chi fa questo mestiere da più tempo di me. Posso aiutare i miei corridori per la loro carriera. Sto insegnando a loro tante cose. Quale può essere la tattica più facile o come gestire la pressione. Oppure ancora a non preoccuparsi di quello che fanno o dicono gli altri. Devono concentrarsi su se stessi. Tutte cose che ho imparato dalla mia carriera. Chissà cosa avrei potuto fare diversamente se avessi avuto più saggezza o esperienza. Questo è importante da far capire ai corridori di oggi».
La gioia di Ortisei
Le frazioni del Tour of the Alps suscitano ricordi al Van Garderen corridore. Lui ha disputato solo due volte il Giro d’Italia perché era più adatto ai disegni del Tour de France (nove partecipazioni e due quinti posti finali) ma il successo più bello lo ha conquistato da noi. E’ il 25 maggio del 2017, Van Garderen si scalda sui rulli di nascosto dagli occhi indiscreti dietro al bus dell’allora BMC perché vuole andare in fuga già al pronti-via. Ha le ultime possibilità per dare un cenno di presenza a quella edizione del Giro.
«Amo assolutamente questa zona in cui ho vinto – conclude Tejay mentre con lo sguardo sembra indicare tutte le montagne attorno – pensate che quando ho finito la mia carriera ho fatto due camps proprio in cima a Passo Gardena. Amo le Dolomiti. Quel giorno di sei anni fa ho conquistato una tappa bellissima con Pordoi, Falzarego, Valparola e Gardena. Non avevo una grande condizione in quel periodo. Avevo sofferto tanto in tutte le tappe ma ero riuscito a finire con una buona forma, trasformando quella tappa in un giorno speciale. Da allora questi posti hanno un posto speciale nel mio cuore».