La mano rotta, i rulli e la vita di Formolo spiata dal satellite

19.02.2022
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Un ricordo di Facebook, condiviso il giorno di San Valentino dall’aeroporto di Istanbul, perché quando si tratta di Daniele Tortoli ricordare è d’obbligo. Poi il volo di rientro dalla Turchia. La storia di Rajovic da scrivere per l’indomani. Finché nell’aereo appena atterrato, mentre lentamente si cominciavano a riprendere zaini e pacchetti, la voce di Davide Formolo attraverso una chiamata Whatsapp era il primo bentornato in Italia.

E’ stato il ricordo di Daniele Tortoli su Facebook a mettere in moto questa intervista
E’ stato il ricordo di Tortoli su Facebook a mettere in moto questa intervista

Solo che il veronese si trovava (e ancora si trova) sul Teide. Voleva commentare quella foto del toscano che ebbe il merito di scoprirlo. Dire quanto gli mancasse e aggiungere che oggi confrontarsi con lui gli servirebbe più di allora. Aveva soprattutto voglia di parlare. Perché sul vulcano non puoi fare altro che allenarti e, come ha detto Colbrelli, guardarne la cima. Ma Davide non può neanche pedalare, non su strada. I programmi di cui ci aveva parlato sono congelati. La caduta provocata il 3 gennaio dal cinghiale continua a dargli noia, la microfrattura della mano non è ancora saldata.

C’era però da scendere dall’aereo, recuperare auto e bagagli. Per cui, con la promessa di risentirci presto, ci siamo portati la sua storia nella testa fino a ieri sera.

Come stai?

Bene. Il vulcano è tranquillo. Non è come l’Etna che ogni tanto si scarica. Questo sta zitto dai primi del 900, ma è attivo. Dicono che quando erutterà la prossima volta, ci sarà un’esplosione che farà casini veri. Speriamo di essere andati via per tempo (ride, ndr).

Il 3 gennaio su Instagram, Davide Formolo raccontava con questa foto la caduta: «Un cinghiale voleva mangiarmi!»
Il 3 gennaio su Instagram, Formolo ha scritto: «Un cinghiale voleva mangiarmi!»
E la mano?

Ho la prossima radiografia il primo marzo. Per ora tengo il tutore. Nel controllo fatto prima di venire quassù, l’osso era ancora messo male, mi hanno dato poche possibilità di cominciare a correre come nei programmi. L’unica cosa è tenerla ferma. Dagli esami fatti subito non si vedeva niente, ma il dottore ha detto che le fratture di queste ossa così piccole si vedono dopo un po’. In pratica abbiamo dovuto aspettare che la frattura si aprisse. E intanto devo stare fermo.

E in bici?

In bici non posso andare. Oltre al fatto che le vibrazioni farebbero male, a forza di portare il tutore, anche il polso non mi regge più. Al punto che quando lo toglierò, dovrò anche fare un ciclo di riabilitazione. Dovrei correre Laigueglia il 2 marzo e la Strade Bianche il 5, ma ad ora non so bene cosa sarà di me (sorride, ma si percepisce che sia affranto, ndr).

Nel primo ritiro di Abu Dhabi a novembre 2021, per Formolo risate e programmi (PhotoFizza-UAE)
Nel primo ritiro di Abu Dhabi a novembre 2021, fra risate e programmi (PhotoFizza-UAE)
Il tutore devi portarlo sempre?

Anche quando dormo, per forza. Lo tolgo solo per fare la doccia. E con questa cosa del Covid, non riesco neanche a lavare bene le mani. Devo anche stare attento a non storcermi in bici. Perciò sto qua, faccio rulli e aspetto giorni migliori. Visto Covi come ha iniziato bene? A gennaio abbiamo fatto un bel ritiro e vorrei mettermi in gioco anche io, perché ero al loro livello. Stamattina (ieri per chi legge, ndr) è andato via anche Colbrelli. Per fortuna stare qui mi piace. I benefici dell’altura sono indiscutibili. Perciò vedremo i progressi della mano e semmai aggiusteremo i programmi.

Tortoli i cinghiali li cacciava e poi sua moglie Silvia li cucinava alla grande…

Impossibile da dimenticare. Intorno Monaco ne è pieno, anche nella zona de La Turbie dove domani arriverà il Tour des Alpes Maritimes et du Var (tappa di oggi, vinta da Wellens, ndr). Un giorno ero in bici proprio lassù e ne ho trovato uno che camminava bello tranquillo sulla strada. Anche dai miei a Verona, la stessa cosa. Mi è andata bene che il… mio era piccolino. Ha preso la ruota davanti, mi ha girato il manubrio e sono rotolato per terra.

Perché l’altro giorno hai detto che oggi con Tortoli parleresti meglio di allora?

Con la poca esperienza che avevo, non credo di aver potuto cogliere da lui il massimo. Prima era tanto sopra di me, oggi potrei parlarci alla pari. Prima avevo quasi timore, oggi sarebbe un confronto fra adulti.

Era un altro ciclismo.

Ma la sua saggezza sarebbe attuale anche oggi. Il problema è che dal 10 novembre al 10 ottobre dell’anno successivo, c’è qualcuno che guarda quello che mangiamo, i battiti del nostro cuore, i watt del nostro motore. Ci seguono via satellite con il gps quando siamo in bici, vedono i nostri spostamenti. E’ un mondo in cui non è facile vivere. Quando poi succedono cose come il ripensamento di Dumoulin, non c’è tanto da meravigliarsi. Sono tecnologie utili alle squadre perché noi possiamo migliorare, mentre prima per imparare dovevi fare una cappellata e ragionarci sopra. Oggi non serve. Non hai tempo di sbagliare. Sei così monitorato, che prima ancora che commetti un errore, c’è qualcuno a chilometri di distanza che ti avvisa. E’ difficile farsi plasmare da chi sta così lontano e decide della tua vita.

Nel primo ritiro 2022, pochi giorni dopo la caduta, la mano faceva male (PhotoFizza-UAE)
Nel primo ritiro 2022, pochi giorni dopo la caduta, la mano faceva male (PhotoFizza-UAE)
Tu come fai?

I risultati che stiamo ottenendo sono dovuti proprio a questa supervisione. La gente non dovrebbe stupirsene. Però per fortuna c’è un’ottima intesa fra noi e questo era anche alla base del metodo di Daniele, che ci faceva crescere con le dinamiche del gruppo. In UAE Team Emirates c’è lo stile italiano e nonostante tanta tecnologia, è la squadra che fa la differenza. Quando fisicamente sei al 99,9 per cento, lo step successivo lo fanno la testa e le parole giuste. Anche un rimprovero va fatto nel modo giusto e per fortuna qui si può parlare, perché ci sono brave persone nei posti giusti. Ognuno è libero di dire la sua.

Quando scendi dal Teide?

Il 28 febbraio, ancora dieci giorni.

Anche tu passi il tempo guardando il vulcano?

Le giornate passano in fretta. La mattina sei sui rulli, il pomeriggio doccia, riposo. Poi la prima videochiamata a casa. Mia figlia mangia alle 19 ora italiana, quindi le 18 di qui. Parlo con loro e poi vado a cena anche io, in modo da risentirle dopo aver mangiato. Inizialmente dovevano venire qua anche loro, ma la nonna di mia moglie non sta benissimo e così sono venuto da solo.

Consigli dalla… regia: un caffè e un sorriso per lo sponsor Mokador (PhotoFizza-UAE)
Consigli dalla… regia: un caffè e un sorriso per lo sponsor Mokador (PhotoFizza-UAE)
Ti va anche bene, all’inizio l’hotel era molto più spartano…

Me lo hanno detto, invece ultimamente hanno investito. Mi piace lo spirito di Tenerife, sono persone alla buona ma si danno da fare.

Quante possibilità ti dai di iniziare a Laigueglia?

Il dottore ha parlato di un 20 per cento, la vedo complicata, ma per fortuna la stagione è lunga. Quest’anno si punta sul Giro, niente Liegi. Voglio vincere una tappa, è passato troppo tempo dalla vittoria di La Spezia del 2015. Nel frattempo sono diventato padre, speriamo di vincere la prossima prima di diventare nonno (ride, ndr). Quel giorno dopo la caduta ero così contento di non essermi rotto niente di grande, da aver sottovalutato quell’ossicino. E invece guardate come sono messo…

Calendario “diverso” e ricco di occasioni. Formolo cambia rotta

11.01.2022
5 min
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Forse ci siamo, questo è davvero l’anno della svolta per Davide Formolo. Il veronese ha fatto tesoro più che degli errori, delle esperienze maturate nelle passate stagioni e finalmente ha l’occasione di esaltare le sue qualità.

La sua squadra, la UAE, viste le sue prestazioni e il suo impegno sempre massimo, gli ha proposto un bel calendario per potersi mettere in luce.

Formolo mostra gli esiti dell’impatto col cinghiale nel quale ha danneggiato anche il casco (foto Instagram)
Formolo mostra gli esiti dell’impatto col cinghiale nel quale ha danneggiato anche il casco (foto Instagram)

Cinghiali sulla via

E Formolo ha iniziato a lavorarci sodo già da un po’. Anche se un episodio non è stato esaltante.
«Come si dice, la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo – esordisce Davide con la sua solita simpatia – Mi stavo allenando sulle strade di Montecarlo in un tratto in discesa, anche abbastanza veloce, quando un piccolo cinghiale mi ha attraversato la strada. L’ho preso in pieno, non ho potuto farci niente.
«Sono caduto sulla ruota davanti e ho sbattuto anche la testa. Ma il peggio lo ha riportato un polso. Al momento non sembra essere rotto, però i medici mi hanno detto che nella mano ci sono molte ossa piccole ed eventuali fratture possono emergere anche dieci giorni dopo.

«Nei giorni successivi alla caduta mi sono allenato con la bici da crono per non gravare sul polso».

Formolo viaggia verso un calendario tutto diverso dal solito, o quantomeno decisamente rimaneggiato.
«Quest’anno non farò il Tour de France, ma aiuterò il nostro capitano Almeida al Giro d’Italia, mentre a me la squadra ha dato la possibilità di andare alla ricerca di qualche tappa.
«E forse questa è la cosa più congeniale alle mie caratteristiche. Per preparare al meglio il Giro non farò neanche le Ardenne. Lassù Pogacar sarà supportato da altri… molto forti».

Anche nel 2015 Formolo iniziò dalle prove Majorchine e poi vinse la tappa al Giro. Ad Es Colomer fu 3° dietro Cummins e Valverde
Anche nel 2015 Formolo iniziò dalle prove Majorchine e poi vinse la tappa al Giro. Ad Es Colomer fu 3° dietro Cummins e Valverde

Calendario nuovo

E qui si apre il capitolo, grande, delle possibilità di Formolo. “Roccia” ha davvero una bella occasione per dare sfogo a tutto il suo potenziale. E se le tappe saranno il suo obiettivo, ecco che il suo calendario vedrà la partecipazione a più corse di un giorno.

«Inizierò – spiega il veronese – a Majorca, poi farò l’Etoile de Besseges. Andrò in altura e quindi correrò in Italia dal Laigueglia fino alla Sanremo, passando per la Strade Bianche e la Tirreno». E anche nel finale di stagione la squadra ha previsto per lui le classiche italiane: Emilia, Lombardia, Veneto Classic…

«Una delle gare per me più importanti di questa prima parte di stagione sarà il Paesi Baschi. Lì potrò giocarmi le carte in prima persona e portare, spero, un po’ di festa in squadra.
«Questa gara mi ha impressionato per la sua durezza. L’ho fatta una sola volta, ai primi anni tra i professionisti, e adesso voglio vedere a che punto sono arrivato».

Non pensando alla generale, quest’anno Roccia avrà più occasioni di andare all’attacco
Non pensando alla generale, quest’anno Roccia avrà più occasioni di andare all’attacco

Al Giro con le idee chiare

Dopo i Baschi, per Formolo c’è ancora la Spagna. Passerà infatti dal ritiro in altura a Sierra Nevada la strada per il Giro d’Italia. E anche questa, se vogliamo, è una novità, non più il Teide ma nuove strade per allenarsi.

«Ammetto – riprende Formolo – che un po’ mi dispiace non far parte della squadra del Tour per aiutare Pogacar. Con lui e con gli altri c’è un bel feeling, ma al tempo stesso sono lusingato delle opportunità che mi vengono date, tanto più con l’arrivo di tanti corridori così forti e importanti. Non credevo di averne ancora così tante».

«Il mio supporto ad Almeida? Beh, è giusto darglielo, lui è andato molto vicino a vincere un Giro, io no. Come ho detto, cercherò di trovare i miei spazi, ma se lui sarà in lotta per il podio o per la vittoria mi voterò totalmente alla sua causa».

L’abbraccio tra Formolo e Pogacar appena dopo la Liegi dell’anno scorso
L’abbraccio tra Formolo e Pogacar appena dopo la Liegi dell’anno scorso

Corazzata UAE

Formolo si può considerare un “veterano” ormai della UAE. Lo scorso anno dopo l’arrivo della Liegi, ci impressionò l’atteggiamento di Pogacar. Lo sloveno, dopo aver lasciato scorrere la bici verso i bus, cercava con lo sguardo l’arrivo proprio di Davide per abbracciarlo e condividere con lui il successo. Quando un corridore di questo calibro cerca il compagno con tanto desiderio, significa che oltre all’amicizia ne riconosce un ottimo collega.

E in una UAE che cresce chiediamo a Davide se aumenta anche l’autostima in loro stessi. Pensiamoci un attimo: in fin dei conti almeno sulla carta sembrano essere la squadra più forte in assoluto. La Ineos e la Jumbo sono delle corazzate per le grandi corse a tappe, ma meno per le classiche. La Quick Step lo è per le classiche, ma è meno attrezzata per i grandi Giri. Mentre loro possono battagliare al massimo su entrambi i fronti. Oltre a Pogacar pensiamo ad Hirschi, Trentin, Ackermann, Ulissi, Gaviria… Si ha quindi questa sensazione di essere i migliori? Ne parlano quando sono in allenamento in gruppo?

«Quando ci si allena – conclude Davide – siamo tutti molto focalizzati a dare il massimo. Se si va a 60 all’ora tutti insieme si cerca di non cadere, per dire che non si parla molto in certi frangenti.
«In ogni caso con così tanti capitani è molto difficile trovare i propri spazi. Si possono creare delle gelosie con tanta concorrenza. Ma noi prima di essere una squadra siamo un gruppo e questo per me è molto importante. Sicuramente tanta qualità è uno stimolo e ognuno dà il massimo».

Redcord, la corda rossa che ottimizza l’uso della forza

21.12.2021
5 min
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Scorrendo vari social, chi più e chi meno si sarà certamente accorto di corridori appesi a insolite corde (in apertura Davide Formolo) nello studio di Michele Del Gallo, fisioterapista del UAE Team Emirates, mimando il gesto della pedalata. In qualche modo, anche se con approccio forse autodidatta, gli stessi esercizi messi in atto da Brambilla e mostrati nell’articolo di qualche giorno fa.

Per capire meglio di cosa si tratti ci siamo perciò rivolti direttamente a Michele, trovando un varco nella sua agenda così indaffarata da risultare ormai impenetrabile. Perciò, dopo una serie di battute sul lavoro che ci incalza, siamo entrati nel vivo della questione.

Video fornito da Davide Cimolai
Di cosa si tratta?

Si chiama Redcord, corda rossa. Un sistema norvegese che si può usare in due modalità. Una per intervenire sulle catene miofasciali (strutture costituite da anelli muscolari e tessuto connettivale che realizzano in modo concreto lo schema posturale dell’individuo, ndr) e una per agire sulla muscolatura profonda.

A cosa serve?

La gamba spinge sul pedale ed è il braccio della potenza. Il fulcro di questa leva è il trocantere, quindi il bacino. Se il quadricipite spinge 1.000 watt, usiamo numeri a caso, bisogna che il fulcro lo supporti, perché se si muove avviene una dispersione e magari di watt al pedale ne arrivano 800. In passato si agiva per aumentare la forza, mentre adesso gli atleti sono più affusolati, proprio perché fanno lavori di stabilizzazione.

Che cosa significa?

Inutile avere la carrozzeria forte e il telaio debole, meglio rinforzare il telaio e poi ragionare sulla carrozzeria. Se lavori solo sulla forza, aumenti la massa, aumenti il peso, aumenti il fabbisogno calorico e perdi ogni beneficio. Allora ha senso fare questi lavori qui.

Lavorare sul core si sta diffondendo parecchio…

E’ una vera esplosione, perché si riesce ad isolare la muscolatura profonda e a farla lavorare nel modo giusto. Per cui si fanno dei test per capire quale catena miofasciale potrebbe trarne maggior beneficio. Sottolineiamo che non è un metodo per aumentare la forza, ma al contrario dona vantaggi a livello neuromotorio.

Come si capisce se una catena ha più bisogno di un’altra?

Vengono messe a paragone e si verifica come il corpo sia in grado di svolgere certi esercizi. In alcune foto avrete visto che alcuni atleti hanno degli elastici per scaricare il bacino. Chi è capace di svolgere il lavoro senza elastici, non ha bisogno di questo lavoro. Se una catena è più forte dell’altra, si creano torsioni e disagi.

Casi frequenti?

Ci sono corridori che convivono con il dolore, che dopo tanto lavoro iniziano a stringere i denti. La bici è simmetrica al millimetro, il corpo umano no. Alcuni sono perfetti, ma si tratta di esemplari rari. L’equilibrio corporeo può essere alterato da vari fattori, dalle cadute a disordini emotivi. Se li guardi da dietro mentre pedalano, ti accorgi che difficilmente le gambe fanno movimenti identici. E dopo 20 tappe di un Giro, certe problematiche affiorano.

Guardando i corridori da dietro, ci si accorge di eventuali asimmetrie fra le gambe
Guardando i corridori da dietro, ci si accorge di eventuali asimmetrie fra le gambe
Ci sono spesso movimenti irregolari…

Come ad esempio, la piccola rotazione del ginocchio quando la gamba viene su. Quella potrebbe dipendere dalla mancanza di controllo. Il vantaggio sta in questi dettagli e nel fatto che si riesce ad eliminare qualche dolore di schiena e ad ottimizzare l’uso della forza.

Dov’è il vantaggio del Redcord?

Soprattutto nell’instabilità, la situazione in cui il cervello riceve l’input di gestire la determinata parte del corpo. E poi riesci a dosare l’esercizio. Tanti preparatori danno esercizi senza considerare che i corridori sono agonisti, per cui l’esercizio lo fanno comunque, magari però dando fondo a tutte le risorse. Così invece si riescono a svolgere nel rispetto degli obiettivi che si hanno.

Ci sono casi di lavoro che non si dosa?

Il Plank ad esempio. Lavorano tutti i distretti muscolari, ma spesso costa troppo impegno e non è producente, perché per farlo l’atleta utilizza tutto quello che ha. Inoltre RedCord funziona perché essendo un esercizio statico, riesci a stimolare la muscolatura profonda, quella che regola l’equilibrio. Se fosse più dinamico, ricorrerei a quella superficiale, preposta al movimento, che però non incide sul core.

Anche Cimolai ricorre a questo tipo di esercizi per ottimizzare il core
Anche Cimolai ricorre a questo tipo di esercizi per ottimizzare il core
Da quanto tempo si lavora in questo senso?

David Bombeke, il massaggiatore di Evans, era la figura di riferimento per il Belgio e faceva questi lavori quando Cadel ancora correva. Io vi faccio ricorso da 4 anni. E’ un nuovo approccio, la frontiera di questi tempi. Riuscire a limare qualcosa per tirare fuori tutto il potenziale, dopo anni in cui ci si è concentrati solo sulla potenza e sulla rigidità della bici… 

Giornata di tregenda, salta fuori il guerriero De Marchi

05.10.2021
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Pioveva come a Sestola, quando arrivò la maglia rosa. «Ma a me – dice De Marchi – queste giornate piacciono. Si deve correre a carte scoperte. E quando questo succede, devi essere coraggioso. Devi correre sapendo che puoi perdere tutto, ma è il modo migliore per arrivare a vincere. O comunque per me è anche il modo più bello».

La corsa è partita dalla sede Eolo: i corridori del team sempre in prima fila. Qui Gavazzi
La corsa è partita dalla sede Eolo: i corridori del team sempre in prima fila. Qui Gavazzi

Fortuna e coraggio

Le valli intorno Varese trasudavano di pioggia e fango. L’acqua non ha offerto che qualche minima tregua, ma vedendoli passare giro dopo giro era chiaro che non avessero un solo centimetro asciutto. Quando poi in fondo al rettilineo di arrivo sono spuntati Formolo e De Marchi, a capo di una giornata in cui il veronese ha sprecato anche le forze che non aveva, era forse scritto che la vittoria sarebbe andata al friulano. E’ stato uno sprint alla moviola, come ha scherzato De Marchi, fra due uomini sfiniti e provati dal lungo attacco.

«In queste situazioni e il tipo di meteo che c’era – prosegue De Marchi – è meglio essere davanti e spendere, perché è molto difficile per quelli dietro inseguire. A 15 chilometri dalla fine sono riuscito a pizzicare il momento giusto, Formolo mi ha seguito e siamo riusciti a trovare la determinazione per arrivare. Dopo alti e bassi di prima parte di stagione, abbiamo trovato finalmente un po’ di serenità. Ci tenevo a questa corsa…».

Formolo sempre in fuga, ha sprecato le energie che gli sono mancate in volata
Formolo sempre in fuga, ha sprecato le energie che gli sono mancate in volata
Come mai?

Avevo dato un’occhiata al percorso qualche settimana fa e mi ero detto che poteva essere un’occasione, per le strade e per il tempo. Ho fatto di tutto per esserci, perché mia moglie è incinta e ci siamo quasi. Sono dovuto correre a casa dall’Emilia, perché sembrava il momento e invece è stato un falso allarme. Ora l’obiettivo è tirare fino al Lombardia, ma dipende tutto da lei.

Da Sestola sembrano passati due anni, invece era la scorsa primavera…

Sono successe tante cose. Quella giornata rimane in cima alla lista dei grandi ricordi, ma è stata seguita da eventi negativi altrettanto grandi. Due mesi difficili, quando le ossa si rompono serve tempo e il tempo in questo ciclismo che corre veloce non sempre c’è. Devo ringraziare la squadra che mi ha aspettato senza mettermi pressione. Questa è la seconda corsa dopo il mondiale che faccio con la loro maglia, sono contento di averla onorata così.

Nibali ha provato qualche azione in salita: la condizione in ogni caso c’è
Nibali ha provato qualche azione in salita: la condizione in ogni caso c’è
Come ne sei uscito?

Ho solo voluto correre il più possibile, come fa un corridore per ritrovare il feeling col proprio corpo e con la bicicletta. Non mi sono mai fermato a pensare che dovevo tornare. Ho guardato ai piccoli step che potevo fare, a risalire in bici, allenarmi, ritornare alle corse e costruire con le corse quel poco di condizione che potevo raggiungere.

Quando la svolta?

Quando sono andato in fuga a Plouay. Ho fatto la mia cavalcata e intanto sentivo che nelle gambe c’era qualcosa di buono. Eravamo sulla strada giusta, con un po’ di perseveranza potevo fare bene. Gli acciacchi ci sono ancora, senza il mio fisioterapista e l’osteopata sarebbe difficile. L’inverno che abbiamo alle porte sarà decisivo per la stagione che arriva. Il problema è fare una gara a tappe, nelle gare di un giorno te la cavi. Ma se hai problemi a schiena e gambe, le tre settimane diventano difficili.

De Marchi in corsa con una grinta feroce: voleva proprio vincere
De Marchi in corsa con una grinta feroce: voleva proprio vincere
Che cosa significa questa vittoria?

Che mi sto riprendendo il mio posto, a dispetto di chi ha pensato che fossi vecchio. Sono tornato ai mondiali, una chiamata che vale tanto. Sono stato votato alla causa azzurra e dispiace che sia finita così, soprattutto visto il Colbrelli di Roubaix. Tornare dopo una caduta del genere era difficile, ma molto importante.

Il tempaccio propizia gli attacchi, ma è un fatto che tante corse si corrano ormai alla garibaldina…

Il livello è diventato altissimo, più corridori sono capaci di determinate prestazioni e questo ti costringe a inventarti qualcosa di nuovo. Se aspetti il finale, combini poco. Bisogna giocare di anticipo ed io con questa cosa mi trovo bene. Quando le giornate sono così, bisogna essere astuti e trovare il moto per entrare nel gioco. E oggi è successo ai 40 dall’arrivo, quando siamo entrati sui sette già in fuga.

Hai ancora al polso il braccialetto per chiedere giustizia per Giulio Regeni…

Mi piacerebbe vincere una corsa e non averlo più al polso. Mi dispiace averlo, perché significa che non c’è ancora stata giustizia, nessun cambiamento. Continuerò a portarlo, a incoraggiare la famiglia Regeni che ho avuto la fortuna di conoscere dopo il Giro. Tutto quello che posso fare è incoraggiarli e imparare da loro per la perseveranza e la tenacia che dimostrano.

Poi si avvia verso l’antidoping cercando prima di recuperare il cellulare. Un messaggio potrebbe avvertirlo che la sua Anna ha messo al mondo Giovanni. E a noi che ci precipitiamo a scrivere salta su il dubbio che forse di Regeni e di Silvia Piccini potremmo preoccuparci anche se De Marchi non vince. La sua ultima vittoria risaliva infatti al Giro dell’Emilia del 2018.

Formolo, bene fare il gregario di lusso ma le classiche…

29.07.2021
4 min
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Il Tour de France è finito da un decina di giorni. E una corsa del genere porta con sé una bella coda di bilanci e valutazioni. Ma le Olimpiadi hanno troncato in modo netto la Grande Boucle. Noi però ci ritorniamo e lo facciamo con uno dei pochi italiani protagonisti in Francia, Davide Formolo. “Roccia” per la prima volta ha potuto svolgere il ruolo di gregario di lusso, visto che l’anno scorso era stato costretto al ritiro. Adesso il veronese è in vacanza. E’ a casa ma si sta riposando. Il goal di fine stagione è il Giro di Lombardia, ma ripartirà dal Giro di Germania a fine agosto (dal 26 al 29).

Con Pogacar una grande amicizia. Ecco l’abbraccio mentre tagliano il traguardo sui Campi Elisi
Con Pogacar una grande amicizia. Ecco l’abbraccio mentre tagliano il traguardo sui Campi Elisi
Davide, dicevamo per la prima volta finalmente hai potuto svolgere il ruolo di cui spesso abbiamo parlato: il gregario di lusso. Come è andata? Che impressioni hai avuto?

Per me è si tratta di una nuova dimensione. Bello. Ma quando hai un rapporto di amicizia con il tuo capitano ancor prima che un rapporto di lavoro tutto è più facile. Mi piace davvero molto. E’ un amico quello che fai vincere.

E sul piano tecnico? Parliamo dello stare in gruppo, del correre in un certo modo “con un occhio avanti e uno dietro”, cosa ci dici?

Sicuramente è stato diverso il modo di correre, rispetto a quando lo facevo per me. Io ho fatto anche il capitano nei grandi Giri e so cosa vuole il leader e così cerco di assecondarlo. Sì, si pedala anche con un occhio dietro: anche perché se resto davanti io e non c’è il mio capitano serve a poco. Io devo guardare anche per lui.

C’è stato un qualcosa più difficile del previsto?

Di difficile c’è stata la gestione dello stress nell’ultima settimana. Tutti ci davano già vincitori, ma ancora poteva succedere qualsiasi cosa: una caduta, un problema meccanico… e vanificare tutto. Sarebbe stato un vero peccato. Lì ammetto che è stato stressante, per me. Ero più teso per le tappe di pianura che per quelle di salita. Sapevamo che Pogacar in salita stava bene, che aveva le gambe, che era il più forte e anche in caso di un piccolo errore ci si poteva salvare.

Formolo e Rui Costa erano i registi in gara per la Uae. Lo si nota anche nella foto di apertura con Formolo che controlla
Formolo e Rui Costa erano i registi in gara per la Uae. Lo si nota anche nella foto di apertura con Formolo che controlla
E un qualcosa di più facile?

Bella domanda. La forza di Pogacar. Tutti sapevano che era il più forte, ma non totalmente di un altro livello.

Spesso la Uae (a volte anche in modo infondato come abbiamo scritto, ndr) è stata criticata: come avete vissuto certi giudizi?

Quando parti per vincere il Tour e hai il corridore più forte in squadra è quasi scontato che arrivino delle critiche. Siamo sempre rimasti concentrati sui noi stessi, sui nostri obiettivi e ognuno ha dato il 110%. E poi sapete…

Cosa?

Hirschi ha corso dieci giorni con una spalla lussata. Non è andato a casa, pensando che sarebbe migliorato nel corso delle tappe. Majka aveva due costole rotte. E’ vero siamo mancati un po’ nella tappa di Andorra, ma io nella seconda settimana sono stato male. Ho avuto la gastroenterite e ho preso degli antibiotici. E McNulty era caduto pochi giorni prima. Altri team sono stati sfortunati con i propri capitani nella prima settimana, noi lo siamo stati con i gregari. Alla fine però siamo sempre riusciti a fare la corsa che volevamo, a mettere il capitano nella posizione giusta quando voleva vincere o quando voleva prendere le salite in un certo modo.

Davide Formolo tira in salita: un gregario di lusso per lo sloveno
Davide Formolo tira in salita: un gregario di lusso per lo sloveno

Prima hai parlato di stress, della pressione che hai sentito nell’ultima settimana. E’ stato così anche per Pogacar?

Il bello di correre con Tadej è che lui lo stress non sa cosa sia. Al Tour o a “Poggio la Cavalla” non fa differenza dove siamo. E nelle riunioni lo ripetevamo sempre: ragazzi non dobbiamo dimostrare niente a nessuno. Lo facciamo perché lo vogliamo noi. Eravamo abbastanza spensierati.

Questo Tour cambierà qualcosa nel tuo futuro?

Come ho detto in passato, mi piacerebbe fare bene nelle classiche per ottenere qualche risultato personale e affiancare poi Tadej nei suoi obiettivi.

Ma Pogacar stesso non potrebbe essere un ostacolo per te? Magari lui può fagocitare tutto…

Noi siamo amici, sia noi due che con tutti gli altri. Da gennaio a luglio io e Pogacar, a parte la mia parentesi del Giro, siamo sempre stati insieme nei ritiri e nelle gare. Ho passato più tempo con lui e con i ragazzi che con la famiglia. Inoltre Tadej non cerca attenzioni personali e se può aiutare lo fa volentieri. Pensate che alla Sanremo mi fa: il prossimo anno Roccia, io meno forte sulla Cipressa e tu scatti sul Poggio.

La squadra c’è, poche storie. E Pogacar la difende

16.07.2021
5 min
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Questa cosa che la squadra non lo assiste ormai sembra un ritornello stonato. Anche perché l’unica che al momento sembra superiore alle altre, il Team Ineos, manca in maniera evidente di un solista e il coro da sé può fare poco se non c’è quello che ne finalizza il lavoro. E poi ieri avere accanto una roccia come Majka ha permesso alla maglia gialla di stare coperto fino al momento in cui ha deciso di dare uno scossone alla corsa.

Difesa (non) d’ufficio

Pogacar ai suoi compagni ci tiene e non ne fa mistero. Lo scorso anno passò la tesi per cui avesse vinto da solo, restando nascosto fino al momento in cui affondò Roglic, ma non andò esattamente così. Facendo scorrere di nuovo il film della corsa, semplicemente con una ricerca per nome nel sontuoso archivio di BettiniPhoto, si nota che richiamando i loro nomi assieme, in tutti gli arrivi di salita i due sloveni sono sempre gomito a gomito.

Uomini come MvNulty, Majka e Rui Costa sono tre pilastri super affidabili
Uomini come MvNulty, Majka e Rui Costa sono tre pilastri super affidabili

«Voglio dimostrare che non è stata una mossa unica – ha detto lunedì nel giorno di riposo – in ogni corsa da allora, che sia la Liegi o la Tirreno-Adriatico, parto per dimostrare quanto valgo e che quella vittoria non è stata un caso. Se qualcuno mette in dubbio quello che faccio o quello che dico, in qualsiasi ambito, cerco sempre di dimostrargli che ha torto».

Forse per questo non sta lasciando niente a nessuno, anche se forse ieri un regalo a Vingegaard lo avrebbe forse fatto. Quando al mattino va a schierarsi con le altre maglie davanti a tutti, l’unico con cui parla è il giovane danese. Altrimenti Pogacar è un ragazzo riservato e preferisce stare con la squadra.

«So cosa fa per me ogni giorno ciascuno dei ragazzi – dice – e anche l’anno scorso non sono stato isolato come spesso sento dire».

Alla partenza, Pogacar parla volentieri con Vingegaard, meno con gli altri
Alla partenza, Pogacar parla volentieri con Vingegaard, meno con gli altri

Come da bambino

Una delle domande più esilaranti cui ha risposto ieri dopo l’arrivo è se si stia divertendo. Chi gliel’ha posta non si è reso conto che in effetti nella sua traiettoria, lo sloveno sta seguendo da anni lo stesso copione.

«Corro come un bambino a cui piace correre – ha risposto con quel suo sorriso – sono venuto al Tour per godermelo e mi rendo conto ogni giorno di quello che il mio allenatore e direttore sportivo Andrej Hauptman mi ha sempre detto di fare: divertirmi (la vera differenza fra lui e Roglic, a ben vedere, è che il secondo ha fatto del Tour quasi un’ossessione, ndr). Per me il ciclismo è un gioco. Quando sono in un finale come gli ultimi, se ho le gambe provo ad andare».

Formolo, vicino di casa a Monaco e amico di Pogacar, è stato un gigante in salita
Formolo, vicino di casa a Monaco e amico di Pogacar, è stato un gigante in salita

Per completare il discorso sulla sua coerenza… stilistica, vale la pena ricordare che anche quando da junior vinse il Lunigiana, la squadra slovena non fosse tra le più forti, ma Tadej seppe farsi valere rimboccandosi le maniche. Arrivò secondo il primo giorno a Bocca di Magra dietro Kazanov. Il secondo giorno a Fosdinovo vinse Pronsky su Battistella, ma Tadej conquistò la testa della classifica. Il terzo giorno, con il primato indosso, vinse la tappa e consacrò la maglia.

Hauptman ricorda

Il suo tecnico di nazionale Andrej Hauptman, oggi anche suo direttore sportivo al Uae Team Emirates, sta lavorando anche in prospettiva Tokyo e intanto ha ricordi e idee chiare, sin da quando lo vide vincere la prima corsa a 13 anni lasciando il gruppo e semplicemente andando al traguardo.

La squadra, rinforzata per il Tour, lo ha tenuto bene al coperto nelle fasi più calde
La squadra, rinforzata per il Tour, lo ha tenuto bene al coperto nelle fasi più calde

«Tadej è uno con gli attributi – dice – che osa e ci prova sempre. Però, non lo fa in maniera scriteriata e sa quando muoversi perché ha una grande capacità di leggere la corsa. E’ una caratteristica innata, che ha sempre avuto. Del resto da bambino era uno dei più piccoli e per tenere testa agli altri ha dovuto imparare a cavarsela con l’intelligenza. Ha sempre provato colpi da solista e questo gli ha permesso di sviluppare un ottimo senso della gara. Poi, va bene con tutte le condizioni e non patisce particolarmente il freddo».

In realtà le ultime tappe hanno dimostrato che lo sloveno in giallo se la cava meglio con il freddo che con il grande caldo, ma anche in questo caso è tutto relativo. Fatto salvo il Vingegaard del Ventoux, nell’unico giorno in cui Pogacar ha ammesso di aver raggiunto il suo limite, tutti gli altri sono stati peggio di lui. Sia col bello sia col brutto. La classifica ne è il riflesso diretto. I paragoni col passato non aggiungono molto alla sua storia. Vedremo come finirà domani la crono, poi inizieremo a raccontare la seconda vittoria di Pogacar al Tour.

La Uae voleva tenerla, altroché. Lo dicono Formolo (e Pogacar)

04.07.2021
6 min
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Nel giorno dell’impresa di Ben O’Connor l’attenzione era ancora una volta tutta “dietro”: cosa vuol fare il reuccio di questo Tour de France? Pogacar attaccherà? O se ne starà buono, buono a passeggio con la sua nuova Colnago gialla sulle Alpi? Eh sì, perché ad un certo punto sembrava che lo sloveno e la sua Uae Emirates volessero perdere la maglia gialla conquistata il giorno prima. Per carità, lui non è tipo da calcoli, ma… il dubbio ci è venuto. E allora come hanno gestito questa tappa Tadej e la sua squadra?

Ben O’Connor vince a Tignes: formidabile la sua scalata finale
Ben O’Connor vince a Tignes: formidabile la sua scalata finale

Gialla sì o gialla no?

Ma come si può volutamente perdere qualcosa per la quale il giorno prima si è lottato strenuamente? In effetti può sembrare assurdo, in realtà ha una sua logica.

Indossare la maglia del leader in un grande Giro significa arrivare in hotel almeno un’ora, anche un’ora e mezza, dopo i compagni. Ci sono da fare le premiazioni, la conferenza stampa,  l’antidoping… e nel frattempo spunta sempre qualcuno che vuol parlare con te, stringerti la mano, fare un selfie. Spesso gente importante alla quale non puoi voltare le spalle: convenevoli. In pratica un’ora di riposo in meno tutti i giorni.

La tappa numero nove, la Cluses-Tignes, che parte senza Roglic il quale sul traguardo della Val d’Isere è quasi di casa visto che è la sua sede dei ritiri, scatta sotto la pioggia. Dopo il dominio assoluto di ieri mostrato da Pogacar, ma anche dalla sua Uae, tutti gli altri big non si muovono. Ma più che lasciare l’onere della corsa alla squadra della maglia gialla, sembrano più non voler svegliare il can che dorme. E l’attacco di Carapaz nel finale era più rivolto agli altri che al leder sloveno. Che infatti non appena è stato pizzicato ha salutato tutti e ha guadagnato un altro mezzo minuto. Facile, facile…

Sulle Alpi il Tour ha trovato giorni di vero maltempo. Verso Tignes temperature intorno ai 10 gradi
Sulle Alpi il Tour ha trovato giorni di vero maltempo. Verso Tignes temperature intorno ai 10 gradi

Gialla sì!

Il vero punto di oggi era la Uae. Cosa volevano fare? Cosa si sono detti al mattino? E soprattutto: questa squadra è abbastanza forte per scortare Pogacar, visto che era stata additata?

La Uae è in testa, controlla, riduce il distacco e poi ad un certo punto, forse anche complice la sgasata di O’Connor che è maglia gialla virtuale lascia scorrere i chilometri. Se dovesse sfilargliela uno così (con tutto il rispetto per l’australiano della Ag2R-Citroen) non sarebbe un gran problema.

Però i compagni di Tadej sono (quasi) tutti lì. C’è persino Bjerg, che tutto è tranne che scalatore, c’è Rui Costa, c’è Majka e c’è Davide Formolo. Colui che ieri aveva lanciato Tadej verso le stelle.

Ma a fare chiarezza ci ha pensato Pogacar stesso: «Il tempo è stato davvero terribile oggi anche peggio di ieri. Oltre alla pioggia faceva anche freddo. Sono sicuro che molti corridori hanno sofferto (come a dire: io no, ndr). Da parte mia, non volevo mollare la maglia gialla ed è proprio per questo che ho accelerato negli ultimi chilometri. Non volevo passare il giorno di riposo senza averla sulle spalle».

Davide Formolo in testa a tirare per il suo capitano e amico Pogacar
Davide Formolo in testa a tirare per il suo capitano e amico Pogacar

I sassolini di Formolo

Una cosa è certa: chi diceva che Pogacar non aveva compagni all’altezza si sbagliava. La polemica era nata dopo la tappa numero sette, quella di 250 chilometri vinta da Mohoric.

Ma non si poteva far riferimento a quella frazione, nella quale c’era stato un grande sparpaglio e la Uae aveva lavorato molto nei “primi” 150 chilometri. Memori dei ventagli dell’anno scorso i ragazzi della Uae avevano fatto quadrato subito attorno al proprio capitano, spendendo molto all’inizio. E se si va a rivedere, Ineos-Grenadiers a parte, nessuno aveva più molti uomini davanti. Poi ieri sin dal mattino tutti gli Emirates erano sui rulli prima del via. Segno che avevano intenzione di attaccare o quantomeno che avevano le idee chiare. E hanno zittito tutti sulla strada.

«Siamo una bella squadra – ha detto Formolo a fine tappa – altroché. I media ci attaccano, ma noi ci siamo. E siamo anche un bel gruppo di ragazzi che si diverte ad andare in bici. Oggi l’ultimo uomo è stato Majka. Stava bene ed è rimasto lui al fianco di Pogacar. Segno che possiamo scambiarci senza problemi. E se a Tadej non è successo niente sin qui – facciamo gli scongiuri – forse un po’ di merito è anche il nostro».

La caduta di McNulty scendendo dal Cormet de Roselend
La caduta di McNulty scendendo dal Cormet de Roselend

Il punto di Roccia

E dopo i massaggi, con maggior calma lo stesso veronese riprende a raccontare con quel pizzico di lucidità in più che si ha a mente fredda e con molti battiti del cuore in meno.

«Alla fine ogni giorno che passa è una piccola vittoria per noi – continua “Roccia” – Credetemi, se vi dico che siamo spensierati. E anche oggi abbiamo corso così. Non tenere la maglia non sarebbe stato un problema, ma alla fine meglio così.

«Oggi era una di quelle tappe in cui ti devi salvare. Il meteo è stato inclemente tutto il giorno. E quando è così è un attimo a congelarsi. Siamo partiti un po’ con la coda tra le gambe. L’imperativo era non correre rischi. Ciò nonostante Brandon (McNulty, ndr) è caduto nell’ultima discesa e così è toccato a me lavorare prima. Ho sopperito alla mancanza di un uomo in quel momento. L’ultima salita era davvero dura. Avere un uomo in meno ha cambiato davvero le cose. Però stiamo bene ed è andata bene.

«Abbiamo curato ogni aspetto contro il freddo. Avevamo disposto delle auto su ogni Gpm. Ci davano sempre delle mantelline asciutte. Pensate che Van Aert ad un certo punto mi è venuto vicino e mi ha detto: ma siamo al Tour o alla sesta tappa della Tirreno (quella terribile dei muri, ndr)?».

La Uae sfila alla presentazione di Brest
La Uae sfila alla presentazione di Brest

Serenità totale

Formolo parla poi della serenità che si vive nell’ambiente Uae. Ieri sera, per dire come certe cose con Pogacar avvengano naturalmente, non c’è stata chissà quale grande festa. Sì, qualche parola di ringraziamento, qualche abbraccio, ma tutto sommato è stata una serata molto “easy”.

«Per festeggiare – riprende Formolo – c’è tempo. Ma che giornata è stata ieri? Bellissima, credo che non solo noi, ma anche gli appassionati, se la ricorderanno a lungo. Ieri sera siamo arrivati in hotel molto tardi e siamo scesi a cena un po’ separati, ma quando c’è sintonia non c’è bisogno di chissà quali parole. Basta uno sguardo e ci capiamo. Questo gruppo nasce da lontano. Già a gennaio eravamo tutti insieme sul Teide e ci intendiamo al volo. Oggi per esempio non era facile controllare la corsa. C’erano tanti corridori che erano a 7′-8′ di distacco e ci sta che qualcuno potesse scappare. Così abbiamo fatto il nostro: senza dirci nulla li abbiamo tenuti lì, senza fargli prendere troppo vantaggio e ce l’abbiamo fatta».

Al resto ci ha pensato Tadej!

Tra delusione e stimoli, i pensieri estivi di Formolo

04.06.2021
4 min
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Per la prima volta scopriamo la delusione in Davide Formolo. Il veronese non nega che il suo Giro d’Italia non sia andato come sperava. «Ma ho il sole nella testa io», per fortuna la battuta non l’ha persa.

Davide è a Livigno, è andato in altura praticamente subito dopo l’arrivo di Milano. Almeno con lui ci sono la moglie Mirna e la figlia Chloe. Ma è stato un vero tour de force il suo post Giro. Finita la corsa rosa, il lunedì sera era a Roma per le visite mediche in ottica Olimpiadi, la mattina dopo è ripartito e poi ha raggiunto la località alpina.

La delusione del Giro è alle spalle, ora Formolo si gode la famiglia e già pensa al Tour
La delusione del Giro è alle spalle, ora Formolo si gode la famiglia e già pensa al Tour
Davide, che voto dai al tuo Giro?

Eh – esclama laconico Formolo – che dire: un Giro un po’ anonimo. E’ difficile essere contenti di risultati così. Fino a Montalcino ero in classifica, poi quel giorno ho perso del tempo e per alcune tappe siamo stati indecisi se insistere sul fare classifica o se andare direttamente alla ricerca di una tappa. Quando poi mi sono deciso per le tappe non è più arrivata una fuga. E’ una bella mazzata a livello morale. Ma come si dice: ho perso una battaglia.

Però è una battaglia grossa… Metti definitivamente una pietra sopra sulla classifica generale?

E’ certo che questa per me era un po’ l’ultima spiaggia per provare a fare classifica e nel futuro immagino che sicuramente non partirò con questo obiettivo.

In effetti eri in un limbo…

Ho cercato di prendere delle fughe. Ma sono andate via quella della tappa dello Zoncolan e quella di Bagno di Romagna qualche giorno prima. Quel giorno ci ho provato, ma non mi hanno lasciato spazio più di tanto. Ero in una situazione scomoda: ero lontano in classifica, ma vicino per essere lasciato andare. In più c’è da considerare che in questo Giro solo la fuga di Cortina è andata via “di gambe”, per dire che se non volevano lasciarti andare, non scappavi. Quel giorno invece c’era un Gpm di prima categoria in partenza e si è riusciti ad andare.

Se tornassi indietro cosa cambieresti?

Uscirei prima di classifica. Fino alle ultime due tappe il decimo posto era lì a portata di mano. Dan Martin ha fatto decimo ad un quarto d’ora, ma in ogni caso quello non sarebbe stato l’obiettivo. Troppo poco. Mi sarei aspettato di più.

La grinta di “Roccia” non è mai mancata, neanche nei momenti più difficili
La grinta di “Roccia” non è mai mancata, neanche nei momenti più difficili
Qual era il tuo sogno?

Essere protagonista e vincere un tappone. L’unica tappa in cui sono riuscito ad andare in fuga è stata quella di Cortina che come ho detto è stata l’unica che è andata via di forza. Peccato che nel fondovalle l’Education First abbia tirato parecchio e siamo arrivati con poco vantaggio sul Giau. Ma a quel punto avevamo speso tanto. Dispiace perché non è che la gamba non girasse… Per fortuna che adesso arrivano nuove sfide.

A proposito di Giau, ma ti eri accorto che avevi il 53 su quella salita?

Bah, è rimasto lì! Sinceramente non ho pensato al rapporto. L’abbiamo imboccato con 50” sul gruppo e sapevo che se volevo arrivare dovevo dare il 200%, quindi l’ho preso come fosse uno strappo di due chilometri.

Nuove sfide hai detto: adesso cosa ti aspetta?

Adesso si va al Tour de France per Tadej (Pogacar, ndr). Prima però farò il campionato italiano il 20 giugno ad Imola.

Formolo in fuga verso Cortina d’Ampezzo con lui, tra gli altri, Nibali
Formolo in fuga verso Cortina d’Ampezzo con lui, tra gli altri, Nibali
Tirerai in salita, avrai licenza di staccarti nelle tappe di pianura?

Io devo esserci quando ci è bisogno, che sia pianura o salita. Con certi personaggi è un bel ruolo da svolgere, una bella responsabilità.

Come parti per la Francia? Sei più tranquillo rispetto al Giro in cui potevi correre da capitano o al contrario hai più pressione?

Guarda, Tadej più che un compagno è un amico e se vince lui è come se vincessi io e vista la posta in palio mi sento anche più teso per certi aspetti.

Come gestirai questo periodo in altura a Livigno?

Da qualche giorno e per un totale di cinque giorni non tocco la bici, riposo totale. L’ho già fatto dopo la Sanremo e mi sono trovato bene. Poi dalla prossima settimana inizierò a fare qualcosa. Principalmente farò ore di sella, mentre l’ultima settimana farò qualcosa in più. Nel ciclismo moderno senti preparatori che dicono che i 40”-20” fanno bene, altri che fanno male, che è meglio fare la soglia altri che invece dicono sia meglio fare allenamenti lenti… Ma su una cosa sono tutti d’accordo: il recupero in altura fa bene. Quindi mi godo al massimo questo momento insieme alla mia famiglia.

Formolo sul Giau con il 53. A Sega di Ala cosa farà?

26.05.2021
3 min
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Oggi Formolo gioca in casa e vuole vincere: «Monterà il 54?». La battuta cade nell’imbarazzo, con Baldato e Marzano che non sanno più cosa dire. Si arriva sulla durissima Sega di Ala, ma vi siete accorti di quali rapporti spingesse il veronese domenica sul Giau? Quando ha deciso di attaccare, Davide ha messo la catena sul padellone e tutti noi, davanti agli schermi dell’arrivo e forse anche a casa, abbiamo pensato che avesse il montato il 50. Per questo, quando la corsa è finita e siamo arrivati nei pressi del pullman del Uae Team Emirates, siamo andati a guardare, ma decisamente quello era un 53. Sul Giau…

«Che cosa vi posso dire – sbottava Baldato con le mani nei capelli – manca che per la tappa di Sega di Ala gli smontiamo il deragliatore…».

La vittoria di Formolo al Delfinato 2020 con un’azione di forza
La vittoria di Formolo al Delfinato 2020 con un’azione di forza

Cadenza, cadenza…

Il tema è interessante, perché Formolo ha sempre spinto rapporti troppo lunghi sin da quando era dilettante e l’abitudine non è certo venuta meno. Solo che un conto è correre col rapporto avendo nel mirino le classiche, altra cosa voler fare classifica al Giro.

«Ci abbiamo lavorato tutto l’inverno – dice Marzano, primo diesse del team al Giro – ma sono passati troppi anni da quando è professionista per pensare di cambiarlo. Certo vederlo con il 53 sul Giau è stato abbastanza allucinante, soprattutto vedendo come andavano agili gli altri, Almeida e Nibali ad esempio. E’ dall’inverno che ne parliamo. L’anno passato è stato particolare, ma se si vuole provare a fare classifica, il segreto è salvare la gamba. Alla fine però possiamo dirgli quel che vogliamo, ma quando arriva il momento della selezione, a pedalare ci sono loro. Io alla radio non facevo che dirgli “cadenza, cadenza”, ma in certi momenti subentrano le abitudini…».

Le gambe dure

Il tema è anche che quando in montagna fa freddo e magari piove, il rapportone ti inchioda le gambe. Baldato è incredulo.

«Non si riesce a farlo andare agile – dice il vicentino, appena arrivato nel team – è più forte di lui. Mi ricordo quando l’anno scorso ha vinto al Delfinato, ha fatto un’azione di forza, ma non c’era il tempaccio di ieri. Detto questo, il Giro è la prima corsa che faccio con lui. E’ professionista al 100 per cento, ma continua a portarsi dietro questa pecca. Butta via delle belle occasioni. Io non amavo la pioggia, perché mi si induriva la gamba e per questo andavo anche più agile. Lui non vuole farlo e dice che quando attacca, deve usare il rapporto».

Alla lunga però il rapportone sul Giau lo ha sfinito
Alla lunga però il 53 sul Giau lo ha sfinito

Lo stesso dialetto

Come lo convinci uno così? Potresti montargli di nascosto il 50 sperando vanamente che non se ne accorga. Pescando nella memoria, torna a galla il lavoro fatto da Bugno nell’inverno 1993-1994, che gli permise di vincere il Fiandre, ma se il corridore non vuole, c’è poco da rincorrerlo.

«Con Davide ho sempre fatto battute – ricorda Baldato – ricordo che quando Cannondale chiuse, cercai di portarlo dalla Bmc. Abbiamo sempre parlato in dialetto, che per noi veneti è importante. Di Formolo ho sempre apprezzato la naturalezza, la spontaneità e la genuinità. Sta bene. Sega di Ala è una salita che conosce bene, metro per metro. Volete sapere che cosa gli abbiamo detto scherzando per convincerlo a starci attento? Che gli smonteremo il deragliatore…».