Cimolai dà un calcio alla iella e riparte dall’Australia

01.01.2023
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Incontro nelle campagne di Denia, prima di tornare a casa per le Feste. I ragazzi della Cofidis sono usciti alla spicciolata, divisi in gruppi in base al calendario e alle attitudini. Cimolai è uno degli ultimi, forse per la necessità di recuperare un anno record fatto di 88 giorni di corsa. I record, si sa, fanno sempre piacere, a meno che non ci si finisca dentro per errore o per necessità.

«Per necessità della squadra – sorride il friulano – come la Vuelta ad esempio. Non era prevista e all’ultimo mi hanno chiamato per il supporto di Brian (Coquard, ndr), per cui ho accettato volentieri, concludendo poi la stagione. Poi però è saltato fuori che volevano farmi fare le quattro corse rimaste in Italia e sono arrivato fino alla Veneto Classic…».

Consonni e Cimolai, due velocisti azzurri della Cofidis, che nel 2022 si sono spesso sovrapposti per la caccia ai punti
Consonni e Cimolai, due velocisti azzurri della Cofidis, che nel 2022 si sono spesso sovrapposti per la caccia ai punti
Come com’è andato questo primo anno alla Cofidis?

Difficile, ma non per colpa della squadra o di qualcuno in particolare. Solo che nei due periodi di forma che avevo raggiunto dopo la Tirreno e poi dopo il Giro d’Italia, ho avuto prima una grossa bronchite che mi ha messo fuori gioco per due settimane fermo e poi il Covid. Ho saltato gli appuntamenti più importanti dell’anno come la Milano-Sanremo e le corse successive. Questo ha complicato anche la preparazione al Giro. Infatti ci sono arrivato così così. Poi strada facendo la condizione è cresciuta…

Pensavi che tutto fosse avviato bene, invece?

Ho pensato di concentrarmi sul campionato italiano, che era il secondo grande obiettivo dell’anno. Invece ho preso il Covid. Quindi è stato veramente un anno difficile dal punto di vista fisico. Perciò adesso pensiamo al 2023, mi pare di essere partito bene e confido di stare bene fisicamente, che per me è la cosa più importante per tornare ai miei livelli.

Il pieno di barrette e poi Cimolai parte per l’allenamento sulla nuova Look
Il pieno di barrette e poi Cimolai parte per l’allenamento sulla nuova Look
In squadra c’è il pieno di velocisti, com’è l’equilibrio tra voi?

E’ stato un anno particolare, perché eravamo in lotta per la retrocessione. E’ stato questo il motivo per cui non abbiamo corso sempre per vincere, ma per portare a casa più punti possibili. Quindi ho capito le esigenze della squadra e così facendo ci siamo garantiti il posto WorldTour per altri tre anni. Credo che adesso siamo tranquilli e sicuramente il prossimo anno correremo in maniera un po’ diversa.

Quindi ci sarà spazio per qualche volata di Cimolai?

Spero di sì, ma prima devo sentirmi bene, trovare il top della condizione. Poi penso di avere sicuramente le mie opportunità. Dobbiamo ancora parlare di programmi, ma se mi chiedete cosa mi piacerebbe fare, vorrei tornare al Giro.

La nuova maglia Van Rysel ha striature di rosso scuro sulla base del rosso più classico
La nuova maglia Van Rysel ha striature di rosso scuro sulla base del rosso più classico
Anno nuovo e materiali nuovi, cosa te ne pare?

Abbiamo testato le nuove bici proprio in questi giorni del primo ritiro. Un bel progresso e quindi non abbiamo più scuse. Bene anche l’abbigliamento Van Rysel. Posso dire che nonostante sia un marchio nuovo, la qualità è buona. Perché ad esempio montiamo gli stessi fondelli Assos, sono contento del materiale che ci hanno dato. La squadra ha scelto dei nuovi partner non solo perché sono francesi, ma perché hanno la voglia di crescere e prendono noi professionisti come ottimi tester.

Prima corsa?

Tour Down Under, Australia. Ci torno per la sesta volta, quindi sono più avanti con la preparazione. Non era in programma onestamente, poi per vari fattori ripartirò da là, quindi in queste ultime settimane, dovrò darci dentro. Perciò adesso si parte. E buon anno a tutti!

Reparto velocisti Cofidis: il bilancio con Damiani

12.10.2022
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Fare punti per una squadra WorldTour è uno, se non l’aspetto più importante per il bilancio stagionale. Ne conseguono infatti la permanenza nella categoria e l’appetibilità verso sponsor e atleti. Per Cofidis la zona retrocessione di cui si era parlato a inizio anno è ormai dimenticata. Hanno fatto tutti la loro parte, gli scalatori e soprattutto i velocisti. La stagione ormai alle battute finali si è rivelata essere uno step in avanti sotto più punti di vista.

I velocisti per molte formazioni rappresentano la linfa vitale per accumulare vittorie, piazzamenti e quindi punti preziosi. Ci siamo posti interrogativi e li abbiamo dirottati su Roberto Damiani diesse del team francese, chiedendogli come si gestiscano tante ruote veloci e cosa ci sia dietro l’esigenza di finalizzare ogni ordine d’arrivo per l’accumulo dei punti. 

Tirreno-Adriatico, Roberto Damiani e Fabio Sabatini, che ha chiuso sull’ammiraglia la sua carriera da ultimo uomo dei velocisti
Roberto Damiani e Fabio Sabatini, che ha chiuso sull’ammiraglia la sua carriera da ultimo uomo dei velocisti
Roberto, facciamo una panoramica sui vostri velocisti…

Partirei con Max Walscheid che ha vinto una corsa poi ha avuto un incidente in allenamento e da aprile ha rincorso sempre un po’ la condizione. Ritengo che Max sia l’interprete ideale per essere l’ultimo uomo per un altro velocista. Lui non ha l’esplosività naturale vista la stazza, ma dispone di una progressione importante. C’è una grossa differenza tra il velocista esplosivo o il velocista come Max più alla Petacchi o Cipollini. Questi atleti infatti sono in grado di raggiungere delle punte di velocità in progressione. Per cui diventano veloci, ma per questo tipo di caratteristiche. 

Continuiamo…

Piet Allegaert che ha fatto buonissimi risultati, ma che probabilmente manca di quell’esplosività finale che gli potrebbe permettere di vincere. Anche lui potrebbe essere inserito tra gli uomini di aiuto per il pit out finale. 

Poi c’è Coquard il vostro migliore velocista quest’anno…

Bryan ha riaperto il discorso con la vittoria, l’ha fatto bene già a inizio stagione e vincendo anche adesso alla fine. E’ un velocista che invece diventa uno di quegli uomini da ultimi 100/150 metri. Ha fatto bene il suo lavoro, abbiamo cercato di sostenerlo come peraltro lui ha sostenuto Simone Consonni nell’ultima Parigi-Tours facendo davvero un ottimo lavoro. 

Coquard Besseges 2022
Lo sprint vincente di Coquard all’Etoile de Besseges dopo 551 giorni di astinenza
Coquard Besseges 2022
Lo sprint vincente di Coquard all’Etoile de Besseges dopo 551 giorni di astinenza
Eccoci a Consonni, che stagione ha disputato?

Direi abbastanza complicata, perché ha avuto qualche problema di salute. Simone ha forse pagato il fatto di trasformarsi da ultimo uomo di Elia Viviani a protagonista in ricerca del risultato. Però sta lavorando bene, sta crescendo e oltretutto ha fatto un buon cumulo di risultati.

Poi c’è Davide Cimolai altro azzurro molto veloce…

Cimolai è sicuramente un buon velocista, quest’anno si è dedicato più ad aiutare gli altri. Questi corridori sono stati importanti per un certo numero di punti che ci hanno dato la possibilità di arrivare nella posizione attuale di squadra.

Fare punti quindi è l’obiettivo?

Il primo obiettivo rimane quello di vincere. Sembra di dire un’ovvietà, ma se vinci fai anche i punti

Simone Consonni ha vinto alla Paris-Chauny 2022 (foto @westcoo)
Simone Consonni ha vinto alla Paris-Chauny 2022 (foto @westcoo)
Abbiamo visto spesso ordini d’arrivo con più uomini dello stesso team fare la volata, anche nel vostro caso. Come spieghi questo approccio?

Ci siamo trovati qualche volta a prendere in considerazione dei risultati che ponevano due o tre corridori nei dieci all’interno di una gara, come hanno fatto altre formazioni. Contenti per il numero di punti che hanno fatto un po’ meno per la corsa che si è persa. 

E’ un aspetto tattico che diventa esigenza programmata prima della gara o è un’eventualità del finale?

E’ anche un’esigenza, io faccio fatica a non pensare di essere alla partenza di una corsa per non vincere. Anzi non ci riesco proprio. Per me ogni corsa è fatta per cercare il massimo risultato. 

Questo non incide sull’ordine d’arrivo in negativo a volte?

Sono situazioni che a posteriori puoi anche dire che avresti potuto giocartela meglio. Ma l’importanza di essere nel WorldTour è comunque fondamentale

Consonni e Cimolai sono i due velocisti azzurri in forza al team francese
Consonni e Cimolai sono i due velocisti azzurri in forza al team francese
Facendo un paragone calcistico i velocisti sono come delle prime punte. Più fanno gol e più acquistano continuità. Vale lo stesso per i tuoi sprinter, vedi Consonni sempre più presente negli ordini d’arrivo?

Buttarla dentro è importantissimo. Quella vittoria lì è stata come aprire una porta importantissima. Anche perché è stato un ordine d’arrivo pesante. C’erano davvero degli ottimi velocisti. A me dispiace tantissimo quello che è successo alla Coppa Bernocchi. In un momento chiave della gara, in cui Simone godeva di grande forma, ha avuto un problema meccanico e li è rimasto fuori dai giochi. Alla Parigi-Tours c’è stato quel tentennamento in cui Mozzato gli ha messo il manubrio davanti e lui non è riuscito più a partire per lo sprint. Sono situazioni che non gli hanno permesso di raccogliere risultati ancora meglio di quello che ha fatto. 

E’ in un percorso di crescita?

Direi più un periodo di trasformazione e ci vogliono tempo e calma. 

Cimolai è stato portato ala Vuelta per aiutare i corridori preposti a fare punti
Cimolai è stato portato ala Vuelta per aiutare i corridori preposti a fare punti
In ottica 2023 avete in mente di rinforzare il roster dei velocisti?

Siamo in uno sfondo più dedicato al nostro manager che si occupa di mercato. Chiaramente si confronta con noi per le scelte tecniche, però adesso abbiamo già un buon numero di velocisti che potranno vantare un anno in più di lavoro insieme. Qualche dinamica di gara per il prossimo anno avverrà più facilmente nei finali di corsa. Penso che sia uno dei settori su cui ci possiamo affidare maggiormente. 

Che bilancio dai al reparto in questa stagione?

Sicuramente è stata una stagione positiva, oltre che per il reparto per la squadra. Per il numero di vittorie conquistate e per il fatto che probabilmente una grande percentuale di quelli che si considerano come grandi esperti di ciclismo ci davano per spacciati nel WorldTour. Invece nella classifica annuale siamo in 11° posizione e in quella triennale in 14°. Siamo andati dritti verso i nostri obiettivi, con grande umiltà ma anche con grande determinazione. E questo devo dire che è una di quelle cose che ci fa maggiormente piacere. 

Cimolai dalla Vuelta: «Il ciclismo dei punti? Una vergogna»

31.08.2022
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Dopo la mazzata presa ieri nella crono per mano di Evenepoel, il gruppo della Vuelta riparte ingobbito in una tappa per velocisti: 191,2 chilometri da El Pozo Alimentacion a Cabo de Gata. Tra gli uomini veloci che non lotteranno per la vittoria c’è sicuramente Davide Cimolai (in apertura nella foto Instagram/Getty Sport), che dovrà lavorare per il compagno Bryan Coquard, uno dei 10 corridori del team col miglior punteggio. Questo stabilisce il regolamento UCI in termini di ranking. Così se anche Coquard bucasse e il friulano vincesse la tappa, il suo risultato non porterebbe punti alla Cofidis. Adesso funziona così e francamente si fa fatica a non considerarlo un obbrobrio. E non c’è niente peggio del senso di inutilità a rendere pesante una corsa già dura come la Vuelta di quest’anno.

Cimolai è stato portato alla Vuelta per aiutare i corridori preposti a fare punti
Cimolai è stato portato alla Vuelta per aiutare i corridori preposti a fare punti
E’ davvero più dura del solito?

Per noi velocisti di sicuro. Non ricordavo che fosse così dura e tirata e soprattutto non c’è la minima gestione del gruppetto. Qui scoppiano e poi si raggruppano, che è un’altra cosa rispetto a quello che si fa al Giro o al Tour.

La tua presenza nasce per aiutare Coquard?

Esatto, non era previsto che la facessi. Ma visto che la condizione è buona, hanno previsto di aggiungermi. Sono stato per un mese a Livigno, poi sono andato al Polonia, sono caduto e addio europei. Però stavo bene. Spero di potermi rifare nella volata di Madrid.

Vuoi dire che Coquard non finirà la Vuelta?

Esatto, venerdì dopo la volata andrà a casa per partecipare ad altre corse. Bisogna fare punti, lo trovo ridicolo e potremmo parlarne per ore. E’ così da tutto l’anno. Questa cosa dei punti ha aggiunto uno stress incredibile. E il paradosso è che si fanno più punti nelle piccole corse che non hanno peso, che in quelle più grandi.

Che cosa vuol dire?

Prendiamo il mio caso dell’anno scorso, con un terzo alla Tirreno, ad esempio, e due secondi posti al Giro. Sono corse di qualità, con un livello superiore, che però portano pochi punti, diciamo 100. Altri corridori che sono andati a vincere una corsetta in giro, ne prendono 125. Ecco che è un attimo trovarsi fuori dai migliori 10 del team.

Purtroppo il Polonia gli ha spento il sorriso: una caduta e addio campionati europei
Purtroppo il Polonia gli ha spento il sorriso: una caduta e addio campionati europei
Come si fa per starci?

A inizio stagione, invece di pensare alle corse importanti, vai a fare corsette in Belgio e Olanda. Spero che cambi. Nella mia squadra ci sono corridori che non hanno fatto una sola top 5, eppure hanno più di 500 punti. Lo trovo vergognoso, ma per ora è così.

Quindi l’eventuale vittoria di tappa a Madrid cosa sarebbe?

Soddisfazione personale e poco altro. Coquard è uno dei velocisti più forti e ha meno punti di chi in proporzione non ha fatto niente.

L’obiettivo è la salvezza…

Non sono contento, ma capisco la squadra. L’obiettivo è salvarsi e anche se siamo tranquilli, è stato impegnativo arrivarci. Non mi aspettavo di fare un anno così. Capisco, sto zitto e faccio il mio lavoro.

Raro momento di quiete della Vuelta, in compagnia di De Marchi, friulano come lui
Raro momento di quiete della Vuelta, in compagnia di De Marchi, friulano come lui
Chissà quale mentalità prenderà il neopro’ che debutta in questi anni…

Sarà totalmente diverso. Come minimo si crescerà più egoisti.

Cosa prevede il tuo programma?

Finirò la Vuelta oltre gli 80 giorni di corsa, che sono tanti. Per cui spero di poter fare ancora 2-3 corse, come la Bernocchi e il Giro del Veneto, e poi per quest’anno basta.

Perciò appuntamento a Madrid?

E’ l’unico obiettivo personale di questa Vuelta. Servirà l’aiuto della squadra e sperare che le altre, con questa cosa dei punti, non trasformino quella tappa in un gran casino.

Cimolai, il Tour de Pologne e un rimpianto azzurro

10.08.2022
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Davide Cimolai ha ripreso a correre, dopo un buon periodo di preparazione, al Tour de Pologne, una corsa che ha premiato tanti velocisti. Nella quale, il friulano della Cofidis, ha raccolto un buon settimo posto nella tappa conclusiva di Cracovia. Punti che servono anche per la classifica WorldTour del team francese. Una ripresa non semplice, condita da tante difficoltà, ma che cosa ha trovato Cimolai in Polonia? Proprio da lui ci facciamo raccontare questa corsa. 

«Nella seconda tappa sono caduto – racconta Davide-  ero messo davvero male, non mi sono ritirato perché ho fatto davvero di tutto per andare all’europeo. Purtroppo non sono stato selezionato dal cittì Bennati, mi avrebbe fatto piacere. Ho disputato 4 europei e un mondiale, avrei potuto dare una grande mano in fase di aiuto o come ultimo uomo (al suo posto come ultimo uomo è stato portato Guarnieri, ndr). Avevo dato la mia parola a Bennati, sono andato a lavorare un mese a Livigno e sono arrivato in Polonia prendendo questa gara come preparazione. La caduta non ha aiutato, ci sono stati anche altri che sono andati forte, come Milan».

Cimolai è ripartito dal Tour de Pologne per ritrovare gamba e condizione, sperando in una chiamata per gli europei
Cimolai è ripartito dal Tour de Pologne sperando in una chiamata per gli europei

Troppe cadute

Le sette tappe del Tour de Pologne hanno visto molte cadute. Subito nella prima tappa ce n’è stata una che ha coinvolto tanti corridori, ben 8 non hanno poi preso il via il giorno seguente. 

«Sembra – dice con voce seria Cimolai – che la caduta di Jakobsen di due anni fa non abbia insegnato nulla. Anche nell’ultima tappa, con arrivo a Cracovia, nel circuito finale abbiamo attraversato molte volte le rotaie del tram. La mia domanda è se l’UCI guarda i percorsi. Alla fine in sette tappe siamo caduti ogni giorno. Ne avrei per ognuna, nella prima prima tappa c’era una discesa ad un chilometro dall’arrivo, è normale sia successo il finimondo. Anche nella quinta tappa, vinta da Bauhaus, nell’ultimo chilometro, a 700 metri dall’arrivo, c’era una curva pericolosa, tanto che sono caduti i primi, e lo sprint lo hanno fatto in 10». 

Nonostante la caduta della seconda tappa Cimolai è uscito in crescendo dal Polonia, con un buon settimo posto nella tappa conclusiva
Nonostante la caduta della seconda tappa Cimolai è uscito in crescendo dal Polonia

Un bel contorno

Nella settimana del Tour de Pologne si sono girate tante città e visti molti panorami incredibili: dalle pianure fino alle montagne al confine con la Slovacchia. Tanti colori diversi e cittadine variopinte che hanno accolto la carovana.

«D’altro canto devo dire – riprende Cimolai – che abbiamo visto tanti posti belli, come le montagne che ci circondavano durante la cronometro. Nella quarta tappa si arrivava nel centro di Sanok, la piazza era davvero bella, riuscire a godersi i posti quando si è in bici è difficile, ma quel poco che ho visto mi è piaciuto. Anche gli hotel erano molto belli ed attrezzati, avevamo dei buffet perfetti per noi ciclisti. Sapete, in queste gare è difficile avere dietro lo chef o il camion cucina. Abbiamo viaggiato tanto, ci sono stati dei trasferimenti lunghi, ma questo ormai fa parte del ciclismo moderno. Nell’ultima tappa siamo arrivati alla partenza a meno di mezz’ora dallo start. C’era molto traffico, ma questi sono inconvenienti che possono capitare».

Giovani e “spensierati”

Il Tour de Pologne è sempre stata una corsa che ha premiato e messo in luce tanti giovani. Dalla vittoria di un neo professionista Moreno Moser, alle gesta di Vingegaard, fino a quelle viste in questa edizione. 

«Tanti giovani ed anche per questo ero già pronto psicologicamente alle cadute, il Polonia è sempre stato conosciuto per questo. Però, per tornare al discorso di prima: l’UCI, rompe per tutto: misura dei calzini, magliette… Ma per le cadute nulla. Io sono caduto non perché qualcuno è scivolato e mi ha travolto, che succede e non ci puoi fare nulla, ma perché un ragazzo giovane non ha frenato e mi ha preso in pieno. Io metterei una sorta di moviola, nel mio caso ci sarebbe da squalificare questo atleta. Io il giorno dopo ho preso e parlato, a me è andata bene, ma l’altro che è caduto con noi si è rotto due costole. Mentre parlavo con lui sembrava non rendersi conto di quanto successo.

«E’ normale voler parlare di ciò, la cosa sta diventando difficile da gestire, una volta si diceva di correre davanti, ma non serve nemmeno quello. Pensate alla caduta che dicevo prima della quinta tappa: sono caduti i primi, correre davanti non basta più. E fidatevi che sarà sempre peggio, con la tecnologia le bici saranno sempre più veloci».

Cofidis e la “lotta salvezza”: Damiani tira le somme

04.08.2022
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Il Tour de Pologne è una corsa che ha tanti volti al suo interno, una gara poliedrica, potremmo definirla. Ogni corridore ed ogni squadra passa da qui con obiettivi ed ambizioni diversi. Uno dei team che affronta la corsa con particolare attenzione a quello che è successo e a quello che succederà è la Cofidis. Nella quale militano Consonni, Cimolai e Villella.

La squadra francese si trova nelle ultime zone della classifica delle squadre WolrdTour, è una di quelle che si sta giocando la “lotta salvezza” se volessimo esprimere il tutto in termini calcistici. 

«E lo è ancora – dice subito Roberto Damiani, diesse del team (nella foto di apertura a sinistra, ndr) – La situazione è chiara. Ci sono più squadre che stanno lottando in questa classifica che si è stilata nel corso delle ultime tre stagioni». 

Un buon inizio

La Cofidis aveva iniziato la stagione molto bene, con qualche vittoria e qualche certezza in più, soprattutto grazie alle volate di Thomas e Coquard. Poi però nel corso della stagione si è un po’ persa, ed ora cerca di ritrovare il bandolo della matassa.

«Come detto – prosegue Damiani – abbiamo iniziato bene, con qualche vittoria e dei bei piazzamenti. Poi siamo stati meno presenti a livello punti sui grandi Giri, fino ad ora. Questo la dice lunga su quanto sia importante il tipo di distribuzione dei punti che viene fatta nelle varie corse. C’è una seconda parte di stagione estremamente importante, abbiamo recuperato tantissimo. Ad inizio anno eravamo diciannovesimi, ora siamo sedicesimi a 5 punti dalla EF Easy Post. E’ veramente una lotta punto a punto, come in un campionato di calcio».

Consonni con Cimolai (di spalle) al Tour de Pologne, corsa di rientro per entrambi dopo un periodo di recupero
Consonni con Cimolai (di spalle) al Tour de Pologne, corsa di rientro per entrambi

Velocisti = punti

Sono i velocisti coloro che hanno maggiori possibilità di raccogliere punti. Da questo punto di vista i francesi (Thomas e Coquard) hanno dato qualcosa in più dei nostri Consonni e Cimolai. 

«Se parliamo di “Cimo” non ha raccolto in termini di quantità – riprende con voce profonda Roberto – però gli è stato chiesto di fare un certo lavoro come ultimo uomo. Di conseguenza o porti punti o fai un certo tipo di lavoro. Per quanto riguarda Consonni, in effetti, è mancata la vittoria, perché il miglior piazzamento è un secondo posto. Da questo punto di vista ne risente un po’ moralmente. Lui è arrivato da noi come “pesce pilota” di Viviani ed ora si è preso delle responsabilità e questo gli fa onore. Quando uno fa questo lavoro per passione e voglia di fare bene, sente anche una pressione interna, che da un lato dobbiamo smorzare e dall’altro incentivare nel senso positivo del termine».

Simon Geschke ha corso un buon Tour. Lottando per la maglia a pois è stato spesso in fuga: molta visibilità, ma pochi punti UCI
Simon Geschke ha corso un buon Tour. Lottando per la maglia a pois è stato spesso in fuga: molta visibilità, ma pochi punti UCI

I Grandi Giri

Nelle grandi corse a tappe la Cofidis ha avuto un po’ di luci e ombre. A volte anche la sfortuna si è messa di mezzo, e quando lotti punto a punto anche il caso gioca la sua parte.

«Nei grandi Giri abbiamo avuto due facce della stessa medaglia. Al Giro siamo anche andati bene, Consonni si è mosso bene per quel che doveva fare. Da un’altra parte Guillaume Martin ha avuto un Giro tra luci e ombre, sicuramente non è stata un’edizione facile.

«Al Tour direi che il Covid ci ha fortemente penalizzato, prima la positività di Coquard e poi quella di Martin ci hanno azzoppato. C’è stata una bellissima situazione di Geschke che ha preso la maglia a pois e ha cercato di difenderla in tutti i modi. Però in termine di punti non abbiamo raccolto molto. Ecco che però mi sento di fare un appunto, le maglie intermedie sono importanti, anche per lo spettacolo, allora si dovrebbero dare punti anche per queste cose. C’è da fare un ragionamento fondamentale sulle classifiche, per esempio: vincere una tappa al Giro ti fa prendere meno punti di una corsa 1.1 (argomento di discussione che abbiamo già trattato, ndr)».

Axel Zingle, classe 1998, è uno dei giovani che Cofidis sta facendo crescere (foto Cofidis)
Axel Zingle, classe 1998, è uno dei giovani che Cofidis sta facendo crescere (foto Cofidis)

Una gestione difficile

Conciliare le esigenze del team e quelle dei corridori è difficile ma è anche l’arduo compito del diesse. Certo che, quando si ha a che fare con i punti, la matematica purtroppo la fa da padrona. 

«I corridori fanno i corridori e noi facciamo i direttori sportivi ed è giusto che sia così – dice Damiani – però capiscono quel che sta succedendo. Tante volte vedi delle squadre che fanno risultati molto buoni con corridori che non sono nei dieci e quindi questi punti vengono persi. Io continuerò a dire che è molto meglio correre per vincere, in questo modo si fanno anche i punti.

«D’altra parte mi rendo conto che a volte è meglio fare un secondo o un terzo posto con corridori che hanno punti e non vincere con un ragazzo che non ne ha: è pazzesco dirlo ma è così. Non che i corridori non riescano ad emergere, noi abbiamo un neo professionista come Zingle che ha fatto bene, ha vinto qualche corsa ed è entrato trai i primi dieci».

In volata a Reggio Emilia sarà la volta di Cimolai?

18.05.2022
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Stando a quello che ha detto Damiani venerdì scorso, oggi dovrebbe toccare a Cimolai. La tappa di Reggio Emilia, piatta e lunga come una traversata del deserto, strizza l’occhio ai velocisti e alle loro squadre. Pertanto alla Cofidis potrebbe essere arrivato il turno del friulano, mentre Consonni tirerà la volata.

Settimana decisiva

Il trasferimento da Jesi a Rimini ha richiesto un’ora e mezza sul pullman. Poi c’è stato il tempo dei massaggi ed è arrivato il momento di andare a cena.

«Ho letto anche io l’intervista di Damiani – dice Cimolai – ma non abbiamo ancora fatto la riunione. Quello che mi ha frenato sinora è che sono arrivato al Giro senza la preparazione che volevo. Dopo la Tirreno mi sono preso come tanti una brutta bronchite e me la sono trascinata a lungo. Poi ho dovuto fare una serie di corse fuori programma. Per fortuna nelle ultime due volate ho sentito di aver fatto un bel lavoro e voglio assolutamente tirare insieme qualcosa in questa settimana. Perché la prossima è piena di salite che non fanno proprio per me».

Nella tappa di Jesi, Cimolai è entrato subito nel gruppetto per salvare le forze
Nella tappa di Jesi, Cimolai è entrato subito nel gruppetto per salvare le forze

Velocisti da capire

Le strade fino a Jesi sono state una sorta di Liegi e pochi forse se lo aspettavano. Fra i motivi di sorpresa per Cimolai c’è anche la condotta degli altri velocisti, alla vigilia della tappa più adatta per loro.

«Onestamente – dice con una punta di stupore – ho visto che quasi tutti hanno provato a tenere duro. Io non ho avuto una grande giornata, complice forse anche il caldo. Ho visto che sudavo e avevo i battiti alti, per cui mi sono staccato e ho fatto gruppetto per non sprecare energie in vista di domani (oggi per chi legge, ndr). Mentre non riesco a capire Caleb Ewan. Domenica verso il Blockhaus non ha fatto gruppetto ed è andato su da solo. Verso Jesi è stato il primo a staccarsi ed è rimasto da solo per tutto il giorno. A Napoli era con quelli davanti. Verrebbe da pensare che si stia preparando per il ritorno a casa, ma rispetto agli altri anni, non ha ancora vinto. La squadra più forte ce l’ha Demare. Cavendish invece ha perso l’uomo più forte, Morkov, che non è partito nella tappa di Potenza».

Demare ha la squadra più forte: nel 2017-2018 Cimolai correva con lui
Demare ha la squadra più forte: nel 2017-2018 Cimolai correva con lui

Scambio di ruoli

In tutto questo, c’è da fare i conti con le proprie sensazioni e gli equilibri in squadra, perché il momento potrebbe essere delicato.

«Alla Tirreno – dice Cimolai – avevo già lavorato per Consonni e abbiamo portato a casa un 5° e un 8° posto. Poi lui si è fermato e io ho avuto la mia chance, con il quarto posto nell’ultima tappa. Sono un professionista e capisco che la squadra voglia provarlo dopo i due anni a lavorare per Viviani. Con Simone c’è rispetto reciproco. Ho fiducia in lui. L’anno scorso ho visto il gran lavoro che faceva per Viviani. Tanto che nelle volate in cui ho fatto i piazzamenti migliori, mi muovevo guardando lui e lo tenevo come riferimento».

Giro d’Italia 2021, nella 7ª tappa, Cimolai arriva secondo dietro Ewan
Giro d’Italia 2021, nella 7ª tappa, Cimolai arriva secondo dietro Ewan

Quale condizione?

Resta da capire se la condizione sia la stessa che lo scorso anno portò Cimolai a due secondi, un terzo e un quarto posto. E qui anche lui alza gli occhi al cielo.

«Difficile fare un confronto – dice – non sto male, i numeri sono buoni e i numeri non sbagliano. L’anno scorso furono proprio i piazzamenti a darmi morale e il quarto posto alla Tirreno è stato un bel segnale, poi però sono passato dalle stelle alle stalle. Ho accusato tanto quella bronchite e adesso invece sconto altro. Girmay va forte, soprattutto in salita e proprio per questo ci sarebbero cose da dire per noi italiani. Trovo assurdo che siamo gli unici al mondo a non poter fare l’altura a casa…».

Notevole differenza in volata fra Girmay e Van der Poel e il resto del gruppo
Notevole differenza in volata fra Girmay e Van der Poel e il resto del gruppo

Qualcosa di cui parlare

Il riferimento è chiaro. Van der Poel prima, in un hotel spagnolo. Poi Girmay nell’altura eritrea. Parecchi atleti come loro sono arrivati al Giro d’Italia dopo periodi di altura o camera iperbarica. Ci sono hotel specializzati in Spagna e anche in Slovenia, ma per i corridori italiani si tratta di strutture vietate dal Coni. Ne aveva già parlato Oldani raccontando la preparazione della sua squadra e il suo essersi dovuto escludere. Le differenze su strada, in questo ciclismo di vantaggi marginali, rischiano di diventare troppo incisive per non parlarne.

Cofidis Italia festeggia al Giro i 25 anni del suo team

14.05.2022
4 min
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L’edizione 105 del Giro d’Italia, in pieno svolgimento in questi giorni, coincide con un momento davvero speciale nella storia sportiva del Team Cofidis. Sono infatti 25 gli anni di attività svolti ai massimi livelli da parte della formazione transalpina, una delle squadre storiche del ciclismo mondiale. 

Per festeggiare questa importante ricorrenza Cofidis Italia è presente in questi giorni al Giro con il ruolo di Official Sponsor della Corsa Rosa, ma soprattutto con tante iniziative per farsi conoscere dal grande pubblico. Rientra infatti nella filosofia aziendale l’essere vicini, in qualità di partner ufficiale, ai principali eventi ciclistici che si disputano nei Paesi dove il Gruppo è presente. Ne avevamo fatto già accenno in un nostro articolo dello scorso anno in merito al Tour de Pologne con la sponsorizzazione della gara da parte della filiale polacca.

Ricordiamo che il Gruppo Cofidis nasce nel 1982 come società finanziaria a distanza. Oggi è presente in 9 Nazioni con 30 milioni di clienti in Europa. Da oltre vent’anni è presente anche in Italia, offrendo soluzioni di credito studiate per permettere a chiunque di realizzare i propri progetti. Si tratta di soluzioni semplici, innovative e sempre disponibili anche online.

Cofidis ha festeggiato al Giro d’Italia i suoi 25 anni nel professionismo, questo lo stand montato oggi in Piazza del Plebiscito a Napoli
Cofidis festeggia al Giro d’Italia i suoi 25 anni nel professionismo, questo lo stand montato oggi in Piazza del Plebiscito a Napoli

L’importanza della fiducia

Cofidis ha lanciato di recente il payoff “La fiducia in un istante” e proprio il tema della fiducia è alla base del rapporto che instaura quotidianamente con i propri clienti. In Cofidis sono oltretutto convinti che la fiducia sia il collante che tiene unite fra loro le varie componenti di un team ciclistico: atleti, direttori sportivi, meccanici e preparatori. Si spiega anche così il forte legame con il team e più in generale con il ciclismo.

A raccontare qualcosa di più sulla presenza al Giro di Cofidis è Giulia Garlando, Responsabile P.R. e Sponsorship di Cofidis.

«Siamo orgogliosi ed emozionati – dice – di aver siglato la sponsorizzazione di un evento sportivo così importante come il Giro d’Italia. Un’occasione speciale che ci permette per la prima volta di portare il brand Cofidis in giro per l’Italia e raccontarlo dal vivo ai nostri clienti, rafforzando il legame con loro direttamente sul territorio. Un’opportunità per supportare da vicino il nostro Team e far sentire la nostra fiducia nei loro confronti».

Il team francese è presente nel ciclismo maschile quanto in quello femminile
Il team francese è presente nel ciclismo maschile quanto in quello femminile

Ecco il Giro

In questi giorni di pieno svolgimento del Giro è possibile incontrare lo staff Cofidis al villaggio di partenza e arrivo della corsa rosa dove è presente uno stand personalizzato. Qui per i più piccoli, ma non solo per loro, sono stati pensati dei giochi di animazione e la possibilità di incontrare la mascotte Raggio. Per tutti ci sono dei gadget eco-sostenibili in linea con #LikeMyPlanet, il progetto attraverso il quale il Gruppo Cofidis invita le proprie filiali e i propri collaboratori a mettere in atto iniziative finalizzate alla salvaguardia dell’ambiente.

Il tema dell’ambiente e quindi della sostenibilità è molto importante per Cofidis Italia. L’azienda è parte attiva di “Ride Green”, il progetto di sostenibilità promosso dal Giro d’Italia volto alla salvaguardia delle aree toccate dalla corsa. Nato nel 2016, “Ride Green” ha come obiettivo quello di ridurre, attraverso la raccolta differenziata, gli effetti del passaggio della Corsa Rosa sul territorio, tramite una corretta gestione dei flussi dei rifiuti prodotti, ricorrendo a un sistema di tracciabilità. Nelle cosiddette “Green Zone” del Giro è possibile vedere la presenza di Cofidis grazie a una mongolfiera brandizzata.

Simone Consonni è andato a caccia di risultati nelle prime volate di questo Giro d’Italia
Simone Consonni, Cofidis

Non solo Giro

Il Team Cofidis si è presentato al Giro con una formazione di tutto rispetto che ha in Guillaume Martin il proprio uomo di punta. A supporto del francese troviamo i nostri italiani Davide Cimolai, Simone Consonni e Davide Vilella.

Il marchio Cofidis da quest’anno è presente anche nel mondo del ciclismo femminile con un nuovo team nel quale milita la nostra Martina Alzini. Prosegue invece l’attività nel paraciclismo, un settore nel quale il Gruppo Cofidis crede molto fornendo da diverso tempo il suo sostegno concreto.

Cofidis

Cimolai-Consonni, cambio di strategia in casa Cofidis?

13.05.2022
5 min
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Consonni ottavo a Scalea dopo il decimo posto di Messina non fa che risvegliare il quesito della vigilia, quando fu chiaro che Simone sarebbe stato il velocista della Cofidis e Cimolai il suo ultimo uomo. Consonni non è un velocista da volate di gruppo, non lo è mai stato. Ha pilotato Viviani, questo sì. Ed è anche vero che quando Elia non andava, l’opinione pubblica chiedeva di lasciare a lui gli sprint. Ma da quando i ruoli in squadra li decidono i tifosi?

La tappa di Potenza si è appena avviata da Diamante. Per Roberto Damiani sarà una delle più dure del Giro e sarebbe questo uno dei motivi per cui ieri il gruppo si è trascinato lentamente fino all’arrivo di Scalea.

«Il rischio è che stasera in gruppo ci saranno meno velocisti – dice accennando al tempo massimo – e spero anche che abbiano sistemato le strade. Quando sono venuto a vederla il mese scorso, c’erano almeno 100 chilometri messi piuttosto male».

Consonni non è un velocista puro, ma è molto veloce e tiene in salita: appuntamento domani a Napoli?
Consonni non è un velocista puro, ma è molto veloce e tiene in salita: appuntamento domani a Napoli?

Il gruppo va, ma prima che partisse abbiamo ragionato con il tecnico della Cofidis sugli equilibri fra i suoi velocisti. Anche per capire come mai si sia puntato su Consonni per le volate e non su Cimolai che lo scorso anno tornò a casa dal Giro con dei bei piazzamenti negli sprint, a fronte del secondo posto di Consonni nella tappa di Stradella vissuta completamente in fuga.

Perché Consonni velocista?

Abbiamo provato a farlo uscire dalla bolla di aiutante in cui ha vissuto con Viviani e nel frattempo anche lui ha capito che fare il capitano non è facile. So anche io che Cimolai vorrebbe fare le sue volate, ma almeno per queste prime tappe siamo stati chiari, lui è molto onesto e ha accettato di aiutare. Fra loro c’è accordo, in corsa e fuori corsa.

Consonni di base non è mai stato un velocista…

Si è fatto un discorso anche con lui. Ha manifestato la volontà di mettersi in gioco, anche se è vero che non ha le caratteristiche del velocista e che in gruppo ce ne sono 4-5 più esplosivi. Simone ha bisogno di tappe più dure, come quella di Messina in cui si sono staccati Cavendish e Ewan. Invece purtroppo per troppa foga, l’ha sbagliata completamente. Quando l’ho visto in seconda posizione ai 700 metri, ho capito che ormai era andata.

Non sarebbe più giusto nei suoi confronti infatti puntare su di lui in tappe come quella di Napoli, domani?

Decisamente sì, anche perché tutti ci ricordano quella di Stradella, vinta da Bettiol, in cui lui arrivò secondo e che aveva una serie simile di strappi. Oppure la tappa di Jesi, dove i velocisti si staccheranno e il finale è perfido, come in certi giorni alla Tirreno-Adriatico. Simone ci ha chiesto fiducia per la tappa di ieri, ma forse adesso converrà cambiare strategia.

Purché non la viva come una bocciatura…

Non ce n’è motivo. Abbiamo provato e con tutta serenità si può cambiare. Come spunto e attitudine, Cimolai è più velocista, Mentre Simone ha già pilotato Viviani e può farlo anche con il compagno. C’è anche da dire che la volata di ieri è stata abbastanza banditesca, con Ewan e Gaviria che non sono stati due gioiellini e anche Nizzolo che ha fatto la sua parte. Ma le volate sono così e soprattutto quando un velocista vuole vincere a tutti i costi, fa la sua linea.

Oggi tappa dura, domani giornata sulla carta adatta a Consonni: cosa gli hai consigliato?

Sia lui sia Cimolai dovranno stare vicini a Guillaume Martin (uomo di classifica della Cofidis, per ora 27° a 4’06”, ndr) per i primi 50-60 chilometri. Poi gruppetto.

Esiste un modo tecnicamente giusto di vivere il gruppetto, volendo puntare alla tappa dell’indomani?

La vecchia teoria prevede di non andare in rosso, di mangiare bene e portare la bici all’arrivo entro il tempo massimo. Inutile andare a cercare teorie su internet, che li condizionano fin troppo. Piuttosto meglio andare sul sicuro. E se ti rendi conto che per arrivare 10 minuti prima sei costretto a spendere troppo, tanto vale prendersi il tempo che serve, arrivare sul pullman, tornare in hotel, fare il massaggio e recuperare bene. Come la Quick Step e la Lotto a Messina. Quando hanno visto che non rientravano più, si sono rialzati e hanno recuperato per la tappa di ieri.

Il manubrio per i velocisti: sentiamo loro e il tecnico

26.01.2022
7 min
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Velocità, potenza, aerodinamica sono elementi imprescindibili per la volata. Tutto è portato al massimo, lo sforzo del corridore ma anche il materiale è sottoposto al massimo dello stress. Pensiamo a quel che possa “patire” il telaio, ma anche il manubrio quando un Van Aert che sprigiona tutta la sua potenza sui Campi Elisi ci si aggrappa, lo tira e lo “contorce”.

E proprio del manubrio del velocista vogliamo parlare. Quali caratteristiche deve avere? Cosa richiedono gli atleti?

Per esempio un elemento che emerge è l’avanzamento della parte alta della piega per non far toccare l’avambraccio alla piega stessa mentre si sprinta. O l’allargamento delle curve rispetto alla parte alta del manubrio che portano ad una presa leggermente diversa, sempre per far sì che braccio e piega non si tocchino, come ci diceva tempo fa Nizzolo. Ma c’è molto altro…

La piega integrata di Nizzolo, la Black Inc: la sua parte bassa è 1,5 centimetri più larga rispetto a quella più alta in tutte le misure disponibili
L’integrato di Nizzolo, il Black Inc: la sua parte bassa è 1,5 centimetri più larga rispetto a quella più alta in tutte le misure disponibili

L’esperienza di Cimolai

Partiamo da un velocista di esperienza, Davide Cimolai. Al Team Cofidis utilizza un manubrio Vision Metron 6D.

«Il mio manubrio – spiega Cimolai – è integrato. E’ più largo nella parte inferiore. E’ un 42 centimetri centro-centro nella parte superiore che diventano 43,5 in quella inferiore. Sinceramente preferirei quello classico, quindi con larghezza costante di 42 centimetri anche nella parte bassa della curva… Poi magari con questo vinco la Sanremo! Mi sento un po’ troppo largo».

Più largo in basso però significa anche un maggior “effetto leva” quando si tira. «Non so quanto 1,5 centimetri si possano sentire, per la mia esperienza personale non ho avvertito questo effetto, semplicemente lo sento un po’ meno “mio” nella guida».

L’integrato poi porta con sé anche il discorso delle curve. Una volta si aveva forse più possibilità di scegliere la tipologia: curva classica, curva anatomica, curva belga, adesso invece si va verso la curva unica, che se vogliamo è un mix di tutte le altre. «Una cosa positiva però – conclude Cimolai – di queste curve attuali e dei manubri integrati è che sono davvero rigidi».

Parola a Marchiori

Leonardo Marchiori alla Drone Hopper – Androni Giocattoli utilizza il manubrio Deda Alanera, uno dei più diffusi in gruppo.

«Oggi – dice il veneto – in gruppo ci sono moltissimi manubri integrati, specie per i velocisti, perché sono più rigidi. Il limite è che si hanno meno possibilità di sistemarlo esattamente come si vuole, quindi sta ad ogni corridore valutare alla fine quale preferisce, se il set tradizionale (attacco più piega) o appunto quello integrato. Io per esempio sono riuscito a riprodurle tutte. L’unica cosa che cambia è la larghezza. Avrei preferito una piega da 38 centimetri, invece sotto a 40 l’Alanera non c’è per ora».

«Perché così stretta? Per infilarsi meglio nei buchi durante la bagarre della volata e perché si è visto che si è più aerodinamici se si è stretti piuttosto e magari “alti”, piuttosto che larghi ma più bassi.

«In generale il manubrio integrato è più rigido, più scattante, e non lo cambierei per nulla in volata, tanto più che io ho una posizione molto avanzata e il mio corpo fa parecchio peso sulla ruota anteriore e pertanto anche sul manubrio. No, no… lo devo sentire rigido, altrimenti se è elastico si sente subito e ci si fida meno».

Sentiamo il tecnico

E allora ascoltiamo anche il parere del tecnico, Davide Guntri di Deda Elementi, brand che produce appunto l’Alanera.

Davide, cosa vi chiedono i velocisti? Sviluppate con loro i vostri prodotti?

La scelta del manubrio è soggettiva. Una volta forse si sviluppava un po’ di più il prodotto insieme agli atleti. Prima volevano un manubrio più chiuso e più profondo. Oggi invece i reach sono tutti sui 75/80 millimetri. Ma perché questo? Perché quando si alzano in piedi per sprintare non vogliono che l’avambraccio vada a toccare la parte alta della piega.

Però in teoria dovrebbe essere il contrario: con un manubrio più profondo è più facile che l’avambraccio tocchi la parte alta della piega…

Vero, ma erano anche diverse le curve. Erano più aperte. Con il manubrio in alluminio queste “scendevano” prima. La rotazione della curva era meno accentuata. Adesso invece con il carbonio sei più libero di modellare il tuo prodotto.

E quindi oggi cosa vi chiedono i velocisti?

In verità non chiedono cose particolari in generale. Con l’Alanera tutti i nostri velocisti tutto sommato sono accontentati. Il primo ad utilizzare questo prodotto fu Greipel. Lui ne trasse subito dei benefici in quanto essendo un monoscocca è un manubrio molto rigido (Greipel era un peso massimo, ndr). In più aveva un drop da 130 millimetri, che era abbastanza alto per quei tempi. La cosa che invece mi sta stupendo è che soprattutto i velocisti ci stanno richiedendo dei manubri molto piccoli, da 40 e da 38 centimetri. A tal proposito vorrei ricordare che le nostre misure sono un po’ diverse. Noi le prendiamo sull’esterno, non centro-centro. Quindi un nostro 40 centimetri è un 38 tradizionale.

Si dice che il manubrio di Caleb Ewan lo facciate voi. E’ così?

Sì, è così. È una collaborazione nata tra noi e Ridley, ma non è un prodotto Deda, infatti non è inserito nel nostro catalogo. E’ un qualcosa che abbiamo sviluppato con i loro ingegneri. Ed è un manubrio abbastanza stretto, da 38 centimetri.

Perché gli sprinter sono alla ricerca di un manubrio più stretto?

Principalmente per questioni aerodinamiche, anche se è una scelta che va un po’ controcorrente. Fino a pochi anni fa si diceva che con il manubrio stretto si respirava peggio in quanto con le spalle più strette il diaframma restava costretto. Inoltre si perdeva qualcosa in fatto di guidabilità. Invece noi adesso stiamo iniziando a consegnare le prime Alanera da 40 centimetri (esterno-esterno, ndr). Presto avremo i feedback da parte dei corridori. Al momento abbiamo avuto solo quello di Ewan, ma il rischio è che essendo lui così piccolo possa essere un po’ fuorviante.

Prima, Davide, hai parlato anche di disegno delle curve. Una volta c’era quella belga, quella italiana, quella anatomica… Ora invece sembra si vada verso un “monodisegno” è così?

Sì, è così. La piega anatomica è ormai quasi sparita e tutti tendono ad utilizzare più o meno lo stesso disegno con reach e drop rispettivamente attorno ai 75 e 130 millimetri. Qualcuno chiede ancora la versione Shallow vale a dire quella un po’ più ampia. Uno di loro è Matteo Trentin, ma questo perché lui ha delle mani e delle dita molto grandi e non riesce ad adattarsi troppo bene all’Alanera. Non a caso Matteo è tornato al set classico, piega più attacco, in alluminio. Abbiamo fatto per lui un attacco manubrio della nostra linea Zero100 negativo (-70°) e con un passaggio di cavi semi integrato.

Quindi lui è una particolarità…

Oggi i manubri più venduti sono quelli RHM, che hanno un reach da 75 millimetri e un drop da 130. Abbiamo sviluppato anche la piega Vinci Super Shallow per i belgi, su richiesta proprio della Lotto-Soudal, in quanto volevano un drop leggermente più piccolo, infatti è di 125 millimetri, ma il reach è sempre lo stesso (75 millimetri, ndr), scelta quest’ultima che non penalizza chi ha le mani lunghe.

I manubri per i velocisti hanno una struttura diversa? Sono più robusti?

Alcuni modelli sì, come lo Shallow. Abbiamo inserito nel layout più “pelli di carbonio” soprattutto nella parte laterale, quella più soggetta alle flessioni durante lo sprint. In linea di massima cerchiamo sempre di accontentare i nostri atleti, ma se aggiungiamo troppo materiale poi sale il peso. Adesso per esempio stiamo sviluppando il modello Vinci. Vogliamo renderlo un po’ più rigido ai lati, ma senza aumentare troppo il peso, a volte bisogna cambiare il layout delle pelli stesse, togliere il materiale da una parte e aggiungerlo dall’altra. Ma è un lavoro non facile.