Non è facile farsi sei ore di bici con la febbre. Specialmente se arrivi da un buon momento di forma e dalla tua prima vittoria da professionista.
Leonardo Marchiori infatti l’ha centrata lo scorso 24 settembre nella quinta tappa del Tour de Bretagne e quando lo chiamiamo per saperne di più, il ventitreenne della Androni Giocattoli-Sidermec ha finito da poco la prima frazione di 237 km della Cro Race (gara a tappe croata dal 28 settembre al 3 ottobre) con qualche difficoltà. «Oggi è stata dura perché ho qualche linea di febbre. Ho dovuto portare la bici all’arrivo ma sono riuscito a stare in gruppo e spero di recuperare energie in fretta per fare qualcosa prima della fine».
Ad inizio 2021 attorno al velocista veneziano c’era curiosità per il suo passaggio tra i big dopo aver fatto un buonissimo apprendistato tra i dilettanti e nel resto delle categorie giovanili: due vittorie l’anno scorso con la Ntt Continental U23, sei totali con la Zalf nei precedenti due, undici nelle due stagioni da junior nella Borgo Molino Rinascita Ormelle e ancora una ventina tra allievi ed esordienti.
E così mentre Marchiori è sul pullman della squadra, torniamo sul suo successo in Francia (nella foto d’apertura) cercando anche di farci raccontare qualcosa di lui.
Leonardo che effetto fa vincere tra i professionisti?
É davvero una gran bella sensazione. Ho realizzato un altro sogno. Il primo era quello di correre in questa categoria. Il secondo era vincere. Viste le ultime sventure personali, mi sono preso una piccola rivincita.
Questa vittoria è stata oscurata dalla settimana iridata
Lo so ma l’importante era vincere. Spero di ottenerne un’altra prendendomi un po’ più di visibilità.
Ce la racconti? Com’è andata?
In Bretagna come sapete anche voi non esiste pianura. Si corre su stradine strette, tutti su e giù, con salite brevi ma dure. Alla fine c’è sempre tanto dislivello. Durante le prime quattro tappe era sempre arrivata la fuga e quel giorno (si disputava la Chateaubriant-Boisgervilly di 217 km, ndr) ci ho provato anch’io ad andarci con altri venti corridori. Ma non c’era collaborazione, dopo poco ci hanno ripreso ed è subito ripartita una nuova fuga di altri venti. Sono arrivati fino a 5′ di vantaggio, mi sono messo a ruota col cuore in pace sapendo che i due giorni successivi non sarebbero stati adatti a me.
Invece?
Si è messa a tirare la Riwal Cycling Team che aveva il suo leader attardato (l’olandese Nick Van der Lijke poi quinto nella generale, ndr). Hanno ricucito il gap e a 5 km dal traguardo mi sono detto «sono stato a ruota tutto il giorno, non posso farmi sfuggire l’occasione».
Lo sprint come lo hai affrontato?
Mi ha fatto il treno Cristian Rocchetta (stagista della General Store, ndr) che ha le mie stesse caratteristiche, però è partito forte Aron Gate (della Black Spoke, ndr) che è un grande pistard neozelandese con medaglie olimpiche e mondiali e che sa come si lancia una volata. Ho preso la sua scia e sono riuscito a passarlo prima della linea.
Anche in corse minori non è facile vincere
No, assolutamente. Il livello si è alzato tantissimo. Molte squadre Professional come la nostra fanno un calendario dove ci sono tanti team Continental U23 delle World Tour nelle quali corrono tanti giovani che magari sulle gambe hanno 15/20 giorni di corsa in gare fatte con la prima squadra. La differenza si vede in alcuni casi.
Quest’anno tu hai corso piuttosto poco. Perché?
Praticamente ho avuto a che fare col covid prima lo scorso autunno e poi questa primavera durante il Giro di Ungheria. I miei programmi si sono complicati ulteriormente quando sono rientrato ad agosto e sono caduto al Tour de Poitou-Charentes. Un paio di costole rotte. Mi sono ritirato dopo quattro tappe. Altri dieci giorni di riposo assoluto. Ora spero di non avere altri intoppi.
Il tuo finale di stagione che cosa prevede?
Finirò questa gara in Croazia, poi Gran Piemonte, Giro del Veneto e Veneto Classic. A quest’ultima ci tengo particolarmente. Un po’ perché è adatta alle mie caratteristiche e un po’ perché parte da Venezia e passa davanti a casa mia a Mestre.
Quali sono le tue caratteristiche?
Mi definisco velocista moderno. Ovvero uno sprinter che sa tenere su salite brevi o strappi secchi, anche perché ormai il velocista puro non esiste più.
Per il 2022 cosa ti aspetti?
Sarò ancora in Androni (che diventerà Drone Hopper, ndr) in cui mi trovo benissimo e che credo di aver un po’ sorpreso con la vittoria in Bretagna. Vorrei avere più costanza di rendimento, alzando anche il livello delle gare da disputare. Magari fare una prima parte di stagione per cercare risultati e morale, poi provare a confrontarmi con i velocisti più forti per proseguire la mia crescita graduale.