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Una Vuelta durissima, le fatiche e i record di Cimolai

12.09.2023
5 min
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A saper leggere nei post condivisi sui social, si riescono a intercettare gli stati d’animo delle persone. Per cui la foto di pochi giorni fa attraverso cui Davide Cimolai, attualmente alla Vuelta, esprimeva quanto gli manchi sua figlia Nina, che ha appena compiuto due mesi, la dice lunga sull’entusiasmo con cui il veneto sta vivendo la corsa spagnola. La classifica è spietata e lo colloca in penultima posizione, a 3 ore 10’01” da Kuss. Ma se questo può essere un dato poco indicativo, le sue sensazioni e i numeri in corsa dicono altro.

«Nina era nata da un mese – ammette Cimolai – e sono subito andato via di casa, però vabbè. In compenso questa Vuelta è una delle corse a tappe di livello più alto che abbia mai fatto. Sul piano dei numeri e dei wattaggi lo standard è altissimo. Personalmente sto bene, altrimenti sarei già andato a casa. Ma guardavo che domenica nelle prime due ore di corsa, ho fatto il mio record degli ultimi 7 anni sui 90 minuti: 339 watt medi».

Con questa foto su Facebook, Cimolai ha reso perfettamente la fatica di essere lontano per la Vuelta
Con questa foto su Facebook, Cimolai ha reso perfettamente la fatica di essere lontano per la Vuelta
Ed eravamo pur sempre alla fine della seconda settimana…

Alla quindicesima e dopo due tappe durissime come quella di venerdì e sabato. Vedendo come sono state disegnate le tappe di questa Vuelta, le squadre hanno deciso di sacrificare i velocisti per portare gente che va di più in salita. Magari questo ha influenzato e sta influenzando le tappe, perché alla fine io con i miei valori mi ritrovo sempre dietro con gli ultimi. Faccio i miei record di sempre e mi ritrovo dietro con altri 30 corridori. Per fortuna sto bene…

Con quale obiettivo sei partito per la Spagna?

Quest’anno mi sono specializzato nel fare l’ultimo uomo, quindi l’obiettivo era provare a vincere con Coquard. Purtroppo le cose sono andate male, lui si è ritirato il quinto giorno per una caduta e io ho provato a buttarmi dentro. Ho pensato che non essendoci i treni dei grossi velocisti, avrei potuto fare delle volate un po’ più facili rispetto al Giro e alla Tirreno. Invece no. Ne parlavo anche con Dainese e qua le volate sono più caotiche che al Giro. Non c’è controllo, quindi il problema è prendere posizione e purtroppo è una cosa che non riesco a fare da solo. E’ veramente uno dei grandi Giri più difficile della mia carriera.

Si tiene duro anche per rinnovare il contratto?

Anche per quello sicuramente. Dovrei rimanere qua (alla Cofidis, ndr), però finché non firmo…

Ti trovi bene in questo ruolo?

Mi reputo un ragazzo intelligente e a 34 anni bisogna capire qual è il proprio ruolo in squadra. Mi sono trovato bene ad aiutare Brian, anche perché so che è un vincente. E’ normale che vorrei giocarmi le mie carte, è sempre bello fare un piazzamento. Però a una certa età bisogna decidere cosa è meglio fare e io ho deciso così. Spero che la scelta venga apprezzata dalla squadra.

Dopo il ritiro di Coquard, la Cofidis ha vinto con Herrada la tappa di Laguna Negra
Dopo il ritiro di Coquard, la Cofidis ha vinto con Herrada la tappa di Laguna Negra
Quante tappe restano alla portata di Cimolai?

L’ultima a Madrid e quella di venerdì a Iscar. Anche lì dovrò essere bravo ad arrangiarmi, perché con tutto il bene che voglio ai miei compagni e tutto il bene che vogliono a me, non hanno le caratteristiche per aiutarmi. Siamo venuti con una squadra attrezzata per le fughe e fortunatamente abbiamo vinto, per le volate vedremo cosa tirare fuori.

Come si vive dall’interno il mega controllo Jumbo sulla corsa?

E’ difficile, perché dal mio punto di vista praticano un altro ciclismo, nonostante io non sia l’ultimo  arrivato. In salita hanno un altro passo. Normalmente nei grandi Giri faccio gruppetto perché voglio farlo, per salvare un po’ di energie. Qui alla Vuelta sono costretto a farlo e impegnarmi a tutta, per non arrivare fuori tempo massimo. Siamo ai livelli del Tour de France e torniamo sempre al solito discorso che il ciclismo è cambiato. Siamo sempre al limite col tempo massimo e alla fine è dura, non lo nego.

Stanno mettendo in difficoltà un po’ tutti, non solo i velocisti. E anche Evenepoel ha fatto la fine di Pogacar al Tour…

Guardavo i numeri rispetto all’anno scorso e nel 2022 siamo andati molto più piano. Per cui, venendo al discorso di Pogacar ed Evenepoel, uno può avere talento, può avere tutto, però in un grande Giro bisogna limitare qualsiasi sparata di troppo. Per quanto io reputi Evenepoel un fenomeno, per quanto abbia solo 23 anni e sia un grande campione, se ti ritrovi contro una Jumbo con Vingegaard e Roglic, devi saperti gestire.

In questa Vuelta, dice Cimolai, fare gruppetto serve per arrivare nel tempo massimo
In questa Vuelta, dice Cimolai, fare gruppetto serve per arrivare nel tempo massimo
Vingegaard, Roglic e Kuss, che ha fatto anche Giro e Tour, eppure ancora va fortissimo…

Credo che lui i nemici li abbia in casa, anche se mi auguro che decidano di proteggerlo, perché se lo merita per tutto quello che ha sempre fatto. Insomma, ecco la storia della Vuelta 2023.

Per dare un voto aspettiamo Madrid?

E’ chiaro che un podio alzerebbe notevolmente il giudizio complessivo. Però bisogna essere anche onesti nel dire: «Okay ragazzi, io più di così sto non posso dare. Sto nel mio piccolo, sto migliorando, ma se il livello è così alto, cosa puoi farci di più?». Ci sono ancora due volate, però sicuramente noi velocisti arriveremo lì stanchi morti noi. Tranne Groves, che ha una condizione veramente stratosferica: non solo in volata ma soprattutto in salita, ha dimostrato di veramente di essere un corridore con la C maiuscola.

Riflessioni con Cimolai, mentre Van den Berg beffa tutti

02.08.2023
7 min
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BIELSKO-BIALA – Prima del via di questa temuta frazione incontriamo Davide Cimolai. Di certo, vista l’altimetria non è tappa per il corridore della Cofidis. In più non c’è neanche un leader per cui lavorare. Di solito quando è così, è il momento migliore per fare delle riflessioni con i corridori.

Il pallino della corsa oggi tocca ad altri, non ad un velocista come “Cimo”. Tocca a Kwiatkowski, agli UAE Emirates, Majka e Almeida, e tocca a Mohoric.

«Matej, sembra proprio che questi ragazzi – Formolo e Majka sono lì vicino – ti vogliono attaccare», scherziamo noi. E lui: «Dici davvero? Incredibile questa cosa! Mi troveranno pronto», ride e se ne va verso la partenza.

Non sa però che a beffare lui e tutto il gruppo in questa quinta frazione del Tour de Pologne sarà Marijn Van den Berg.

Bravo Van den Berg

Il corridore della EF Education-Easy Post già ieri ci è andato vicino. Evidentemente gli arrivi che tirano sono i suoi. Oggi ha vinto, ieri è arrivato secondo alle spalle di Kooij e ad inizio stagione si era preso il Trofeo Ses Salines ad Alcudia, il cui finale ugualmente tirava un po’. 

Marijn è uno dei “prodotti” di quel favoloso vivaio che è la Continental Groupama-Fdj. Sembra che Marc Madiot si sia impuntato proprio dopo averlo perso: i ragazzi che crescono nella sua società lì devono restare. Almeno i migliori. Motivo per cui proprio negli ultimi due anni ne ha fatti passare 13 in prima squadra.

Mentre Van den Berg alza le braccia Davide Cimolai rientra nel circuito finale per completare la tappa. I velocisti, troppo staccati, sono stati fermati e poi hanno ripreso la loro marcia. L’anello di Bielsko-Biala, circa 7 chilometri, è troppo corto per contenere la corsa dalla testa alla fine. E così ci tornano alla mente le battute fatte con “Cimo” al mattino.

Davide Cimolai (classe 1989) è tornato in gara dopo quasi tre mesi di stop
Davide Cimolai (classe 1989) è tornato in gara dopo quasi tre mesi di stop
Cimo, in questa stagione non ti abbiamo visto moltissimo. Come è andata?

Fondamentalmente mi sono voluto specializzare nel ruolo di ultimo uomo. Fino all’inizio del Giro d’Italia è andato tutto bene. Ho fatto vincere Brian Coquard in diverse corse. E’ il Giro che purtroppo mi è andato male.

Cosa non ha funzionato nella corsa rosa?

Prima la caduta con Remco, poi ho preso il Covid in maniera molto pesante. Da lì si sono dilatati tantissimo i tempi. Sono tornato a correre qui in Polonia dopo quasi tre mesi.

Ecco perché non ti abbiamo visto molto…

Eh già, il mio Giro è durato otto giorni. Però adesso va meglio. Sono qui al Polonia. Giusto da ieri sono ritornato ad avere buone sensazioni. Ho lavorato bene per Walscheid e con la testa sono già alla Vuelta! Voglio finire bene la stagione.

Cosa significa “buone sensazioni”? Voi corridori usate spesso queste parole, ma nel concreto cosa succede?

E’ difficile da spiegare. Un corridore, soprattutto superati i 30 anni, quando non corre per due o tre mesi come nel mio caso, si può allenare bene finché vuole, ma ha bisogno di ritrovare il ritmo gara. E questo mi mancava. Poi una volta in corsa c’è fatica e fatica. C’è quella buona, quella che costruisce, che giorno dopo giorno, anche se sei stanco, ti fa migliorare. Ed è il mio caso.

Altrimenti c’è la fatica che ti affossa…

Esatto, quella che non ti fa recuperare mai. Questo Polonia per me è importante per tanti motivi. In primis non vorrei cadere e poi giorno dopo giorno, voglio ritrovare quel fuorigiri che mi manca. Tornando alle sensazioni: vedi che stai bene perché il cuore è fresco. E’ “alto” (i battiti cardiaci raggiungono picchi elevati, ndr) ed elastico. Poi le buone sensazioni le completi nel recupero: io sono fresco. Ogni giorno sto meglio.

Cimolai, nel finale pedala sereno nel gruppetto. Eccolo ad una tornata dal termine
Cimolai, nel finale pedala sereno nel gruppetto. Eccolo ad una tornata dal termine
Il mondiale sarebbe stato un obiettivo? Poi tu con quel percorso hai un certo feeling…

Decisamente. Quel percorso mi porta bei ricordi. Un mondiale è differente da un campionato europeo, ma quel che ho fatto qualche anno fa è ancora vivo in me. Ci speravo ad inizio anno…. ma poi chiaramente bisogna essere onesti, non era proprio fattibile. Ora voglio ritrovare il miglior colpo di pedale. Poi giocherò le mie carte alla Vuelta. E poi ancora, perché no, potrei sognare la maglia azzurra per i campionati europei.

Cosa significa “giocare le mie carte alle Vuelta”? Intendi sempre come ultimo uomo o altro?

Dipende da come andranno le cose. Lo dico apertamente: io sono in scadenza di contratto, ma conto di restare in questa squadra. A 34 anni ho deciso di specializzarmi in questo ruolo, ma la Vuelta può essere una buona occasione anche per ottenere dei risultati personali.

In questo ruolo tirerai per Consonni?

In questi due anni ho lavorato sia per Coquard che per Consonni. La situazione in squadra è che Coquard di sicuro resterà qui, Simone non si sa. Quindi se resto lo faccio per Coquard, col quale mi sono trovato bene.

Fare l’ultimo uomo è sempre più difficile. Il livello si alza sempre di più anche in questo caso. Al Tour per esempio lo ha fatto Van der Poel. Come ci si specializza? Tu sei stato anche un velocista, ma hai chiesto qualche consiglio a qualche esperto?

Ho la mia esperienza: come avete detto ho fatto delle volate io stesso. E molte già ne ho tirate. Poi avendo lavorato tanto con Guarnieri, ho potuto imparare molto da lui. Non è facile, perché è vero che non hai la responsabilità della vittoria però questa molto dipende da te. La cosa difficile dell’ultimo uomo è il tempismo. E’ facile partire troppo presto perché ci si fa prendere dal panico. In quei momenti concitati la cosa più difficile è mantenere la calma e riuscire a partire nel momento giusto.

Verso la crono 

Ormai il grosso della folla ha lasciato la zona d’arrivo. Il sole finalmente ha portato un po’ di gradito tepore. Fa strano vedere come noi mediterranei siamo a nostro agio, mentre i polacchi hanno qualche gocciolina sulla fronte e vestano in canottiera. Vi possiamo assicurare che non si superano i 25-26 gradi.

Domani si deciderà la corsa. E’ in programma la cronometro individuale Katowice-Katowice di 16,6 chilometri. Tutti danno come favoriti Almeida in primis e Kwiatkowski a seguire.

Oggi il polacco è arrivato quarto e quindi a secco di abbuoni. “Kwiato” aveva preso in mano le redini della corsa. Aveva messo la sua Ineos-Grendiers a tirare. Ma nel finale, gli è mancato quello spunto. Quel pizzico di brillantezza… magari le fatiche del Tour iniziano a farsi sentire.

Domani dovrà recuperare 18” a Mohoric, oggi secondo, e 6” ad Almeida, oggi terzo. Non sarà facile, ma come ha detto lui stesso la motivazione per questa corsa è enorme.

E Cimolai? Beh, lui se la potrà prendere con un po’ più di tranquillità e fare l’ultimo uomo al meglio delle sue possibilità dopodomani a Cracovia.

Un giorno di fitting e Cimolai diventò perfetto sulla Look

13.01.2023
6 min
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Passare da una bici all’altra per un professionista è come cambiarsi d’abito, passando da uno stilista al successivo. Cimolai lo sa bene. Cambiano il disegno, il tessuto e la stessa vestibilità, al punto che quando si cambia bici, il primo step è affidarsi a chi sia in grado di metterti su quella nuova come o meglio che sulla precedente.

Per questo, quando a Denia vedemmo Davide armeggiare assieme al suo meccanico sulla nuova Look, con tanto di metro per sistemare le leve dei freni, ci venne la curiosità di vederci più chiaro. Quando poi sul suo profilo Instagram ci è capitato di seguire una piccola porzione del lavoro fatto con il centro che lo segue, il 4performance2.0 di Pederobba, abbiamo deciso di alzare la cornetta per farci raccontare.

Nei giorni del ritiro di Denia, Cimolai ha avuto le sue difficoltà nel sistemare la bici
Nei giorni del ritiro di Denia, Cimolai ha avuto le sue difficoltà nel sistemare la bici

Quattro giorni a Natale

Ci ha risposto Enrico Licini, titolare del centro assieme ad Alessio Camilli. Sono entrambi laureati in Scienze Motorie e dal 2009 hanno portato in Italia il metodo Retul, prima che Specialized rilevasse l’azienda, ne cambiasse la politica e ne facesse il sistema di cui ci ha raccontato Giampaolo Mondini pochi giorni fa.

Enrico e Alessio collaborano con Cimolai dal 2018, inizialmente anche per la preparazione, dato che il centro si occupa di bike fitting e allenamento. Da quest’anno tuttavia l’Equipe Cofidis gli ha chiesto di avvalersi di un preparatore interno e il friulano ha cambiato strada. Nella squadra francese, si è passati a bici Look: un ritorno che l’azienda (anch’essa francese) ha celebrato con un video.

«La nuova Look – racconta Enrico – gliel’hanno data nel ritiro in Spagna prima di Natale. Dopo i primi giorni, ci ha mandato un messaggio dicendo che non ne veniva fuori. Per cui, nonostante fossimo quasi in chiusura, lo abbiamo fatto venire qui al rientro da Denia. Era il 21 dicembre. Ci siamo messi subito al lavoro. Per come siamo abituati, penso che Retul sia un utile sistema, ma ci basiamo molto anche sull’occhio e sulle sensazioni dell’atleta. Sulla bici alla fine deve salirci lui. E io devo capire chi ho davanti e cosa stia cercando».

Dopo tre anni con De Rosa, la Cofidis passa a Look: orgoglio francese (foto Mathilde L’Azou)
Dopo tre anni con De Rosa, la Cofidis passa a Look: orgoglio francese (foto Mathilde L’Azou)

L’ottava bicicletta

Da quando è passato professionista, Cimolai ha corso con sette bici diverse: con la Look sale a quota otto. ci sono state la Cannondale della Liquigas, la Wilier e poi la Merida della Lampre, la Lapierre della FDJ. Quindi la De Rosa della Israel che poi passò alla Factor. Di nuovo De Rosa in Cofidis e ora la Look.

«Riportare le misure della vecchia bici sulla nuova – spiega Enrico – è qualcosa che non facciamo mai. L’atleta cambia e cambiano i materiali, per cui prima vengono lui e le sue esigenze e di riflesso arrivano le misure. Questa Look montata con lo Shimano a 12V, la nuova forma della leva, la telaistica molto aggiornata e il nuovo manubrio sono un bel passo in avanti. Siamo partiti da zero, andando a guardare gli angoli».

Il manubrio dal reach ridotto e le nuove leve Shimano sono stati motivo di studio. Con Cimolai, c’è qui Enrico Licini
Il manubrio dal reach ridotto e le nuove leve Shimano sono stati motivo di studio. Con Cimolai, c’è qui Enrico Licini
Il video su Instagram mostra Davide che pedala anche forte, come si fa con Retul…

Vedi come risponde l’atleta durante lo sforzo. Seduto, in piedi, il modo in cui si siede, il punto su cui si siede. Lavori a diversi wattaggi e vedi la sua risposta. Inoltre abbiamo abbinato anche una parte di lavoro con Leomo, per valutare in modo più completo la rotazione del bacino. E’ un sistema di cui si serve molto anche Adam Hansen nel suo nuovo ruolo.

Si svolge tutto nel vostro centro?

Si parte in studio, segue poi un’uscita su strada per analizzare quello che si è ottenuto. Lavoriamo sugli angoli e, cosa più importante, non abbiamo tempistiche standard. Si finisce quando si è raggiunto il risultato.

Per raggiungere il risultato occorre anche conoscere la bici su cui si lavora?

Se è già in commercio, la studio. Ma questa era un prototipo, per cui ci abbiamo messo le mani quando è arrivato Davide. Non avendo problemi di tempo, ci siamo presi tutto quello che serviva. Il manubrio Combo Aero ha un reach ridotto, quindi non è semplice montare la leva del freno. La sella è rimasta la SLR Superflow di Selle Italia, giusto più avanzata.

Come si è trovato Cimolai sulla bici nuova?

Appena salito, ha detto che è tanta roba. Davide ormai lo conosco bene, è bello da vedere in bici. Eppure negli anni anche lui è cambiato, per come si è evoluto anche il ciclismo. Ha preso peso, ha iniziato a lavorare diversamente in palestra. E’ cambiato nella parte alta del corpo e anche nella bassa.

Presso 4Performance si utilizza la strumentazione Retul, abbinata a Leomo. Nella foto Alessio Camilli
Presso 4Performance si utilizza la strumentazione Retul, abbinata a Leomo. Nella foto Alessio Camilli
Quando si finisce il fitting, la posizione è poi oggetto di modifica?

Non ci mettiamo più mano, il corridore è come se fosse avvitato sulla bici. Semmai potrò cambiare qualcosa in base al programma di gare, ma sono eventi rari.

Avete ragionato anche sulla lunghezza delle pedivelle?

L’orientamento di accorciarle era già una tendenza da anni all’estero. C’erano e ci sono studi per cui una pedivella più corta dà dei vantaggi, ma senza esagerare. Non tutti hanno convenienza a montare le 165, per capirci. Noi abbiamo sposato questa teoria, nonostante ci dessero dei pazzi. Davide è alto e ha le gambe lunghe e si tiene le sue 172,5. Anzi, le gambe così lunghe sono un problema per farlo stare basso davanti.

Cimolai è soddisfatto della sua posizione?

Il giorno dopo averla usata, mi ha mandato un vocale. Volete sentirlo? «Ciao vecchio, tutto bene? Volevo dirti una cosa. Ho sempre creduto che la perfezione non esistesse. In realtà, in sella sono praticamente perfetto!».

Bello…

Molto!

Cimolai dà un calcio alla iella e riparte dall’Australia

01.01.2023
4 min
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Incontro nelle campagne di Denia, prima di tornare a casa per le Feste. I ragazzi della Cofidis sono usciti alla spicciolata, divisi in gruppi in base al calendario e alle attitudini. Cimolai è uno degli ultimi, forse per la necessità di recuperare un anno record fatto di 88 giorni di corsa. I record, si sa, fanno sempre piacere, a meno che non ci si finisca dentro per errore o per necessità.

«Per necessità della squadra – sorride il friulano – come la Vuelta ad esempio. Non era prevista e all’ultimo mi hanno chiamato per il supporto di Brian (Coquard, ndr), per cui ho accettato volentieri, concludendo poi la stagione. Poi però è saltato fuori che volevano farmi fare le quattro corse rimaste in Italia e sono arrivato fino alla Veneto Classic…».

Consonni e Cimolai, due velocisti azzurri della Cofidis, che nel 2022 si sono spesso sovrapposti per la caccia ai punti
Consonni e Cimolai, due velocisti azzurri della Cofidis, che nel 2022 si sono spesso sovrapposti per la caccia ai punti
Come com’è andato questo primo anno alla Cofidis?

Difficile, ma non per colpa della squadra o di qualcuno in particolare. Solo che nei due periodi di forma che avevo raggiunto dopo la Tirreno e poi dopo il Giro d’Italia, ho avuto prima una grossa bronchite che mi ha messo fuori gioco per due settimane fermo e poi il Covid. Ho saltato gli appuntamenti più importanti dell’anno come la Milano-Sanremo e le corse successive. Questo ha complicato anche la preparazione al Giro. Infatti ci sono arrivato così così. Poi strada facendo la condizione è cresciuta…

Pensavi che tutto fosse avviato bene, invece?

Ho pensato di concentrarmi sul campionato italiano, che era il secondo grande obiettivo dell’anno. Invece ho preso il Covid. Quindi è stato veramente un anno difficile dal punto di vista fisico. Perciò adesso pensiamo al 2023, mi pare di essere partito bene e confido di stare bene fisicamente, che per me è la cosa più importante per tornare ai miei livelli.

Il pieno di barrette e poi Cimolai parte per l’allenamento sulla nuova Look
Il pieno di barrette e poi Cimolai parte per l’allenamento sulla nuova Look
In squadra c’è il pieno di velocisti, com’è l’equilibrio tra voi?

E’ stato un anno particolare, perché eravamo in lotta per la retrocessione. E’ stato questo il motivo per cui non abbiamo corso sempre per vincere, ma per portare a casa più punti possibili. Quindi ho capito le esigenze della squadra e così facendo ci siamo garantiti il posto WorldTour per altri tre anni. Credo che adesso siamo tranquilli e sicuramente il prossimo anno correremo in maniera un po’ diversa.

Quindi ci sarà spazio per qualche volata di Cimolai?

Spero di sì, ma prima devo sentirmi bene, trovare il top della condizione. Poi penso di avere sicuramente le mie opportunità. Dobbiamo ancora parlare di programmi, ma se mi chiedete cosa mi piacerebbe fare, vorrei tornare al Giro.

La nuova maglia Van Rysel ha striature di rosso scuro sulla base del rosso più classico
La nuova maglia Van Rysel ha striature di rosso scuro sulla base del rosso più classico
Anno nuovo e materiali nuovi, cosa te ne pare?

Abbiamo testato le nuove bici proprio in questi giorni del primo ritiro. Un bel progresso e quindi non abbiamo più scuse. Bene anche l’abbigliamento Van Rysel. Posso dire che nonostante sia un marchio nuovo, la qualità è buona. Perché ad esempio montiamo gli stessi fondelli Assos, sono contento del materiale che ci hanno dato. La squadra ha scelto dei nuovi partner non solo perché sono francesi, ma perché hanno la voglia di crescere e prendono noi professionisti come ottimi tester.

Prima corsa?

Tour Down Under, Australia. Ci torno per la sesta volta, quindi sono più avanti con la preparazione. Non era in programma onestamente, poi per vari fattori ripartirò da là, quindi in queste ultime settimane, dovrò darci dentro. Perciò adesso si parte. E buon anno a tutti!

Reparto velocisti Cofidis: il bilancio con Damiani

12.10.2022
5 min
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Fare punti per una squadra WorldTour è uno, se non l’aspetto più importante per il bilancio stagionale. Ne conseguono infatti la permanenza nella categoria e l’appetibilità verso sponsor e atleti. Per Cofidis la zona retrocessione di cui si era parlato a inizio anno è ormai dimenticata. Hanno fatto tutti la loro parte, gli scalatori e soprattutto i velocisti. La stagione ormai alle battute finali si è rivelata essere uno step in avanti sotto più punti di vista.

I velocisti per molte formazioni rappresentano la linfa vitale per accumulare vittorie, piazzamenti e quindi punti preziosi. Ci siamo posti interrogativi e li abbiamo dirottati su Roberto Damiani diesse del team francese, chiedendogli come si gestiscano tante ruote veloci e cosa ci sia dietro l’esigenza di finalizzare ogni ordine d’arrivo per l’accumulo dei punti. 

Tirreno-Adriatico, Roberto Damiani e Fabio Sabatini, che ha chiuso sull’ammiraglia la sua carriera da ultimo uomo dei velocisti
Roberto Damiani e Fabio Sabatini, che ha chiuso sull’ammiraglia la sua carriera da ultimo uomo dei velocisti
Roberto, facciamo una panoramica sui vostri velocisti…

Partirei con Max Walscheid che ha vinto una corsa poi ha avuto un incidente in allenamento e da aprile ha rincorso sempre un po’ la condizione. Ritengo che Max sia l’interprete ideale per essere l’ultimo uomo per un altro velocista. Lui non ha l’esplosività naturale vista la stazza, ma dispone di una progressione importante. C’è una grossa differenza tra il velocista esplosivo o il velocista come Max più alla Petacchi o Cipollini. Questi atleti infatti sono in grado di raggiungere delle punte di velocità in progressione. Per cui diventano veloci, ma per questo tipo di caratteristiche. 

Continuiamo…

Piet Allegaert che ha fatto buonissimi risultati, ma che probabilmente manca di quell’esplosività finale che gli potrebbe permettere di vincere. Anche lui potrebbe essere inserito tra gli uomini di aiuto per il pit out finale. 

Poi c’è Coquard il vostro migliore velocista quest’anno…

Bryan ha riaperto il discorso con la vittoria, l’ha fatto bene già a inizio stagione e vincendo anche adesso alla fine. E’ un velocista che invece diventa uno di quegli uomini da ultimi 100/150 metri. Ha fatto bene il suo lavoro, abbiamo cercato di sostenerlo come peraltro lui ha sostenuto Simone Consonni nell’ultima Parigi-Tours facendo davvero un ottimo lavoro. 

Coquard Besseges 2022
Lo sprint vincente di Coquard all’Etoile de Besseges dopo 551 giorni di astinenza
Coquard Besseges 2022
Lo sprint vincente di Coquard all’Etoile de Besseges dopo 551 giorni di astinenza
Eccoci a Consonni, che stagione ha disputato?

Direi abbastanza complicata, perché ha avuto qualche problema di salute. Simone ha forse pagato il fatto di trasformarsi da ultimo uomo di Elia Viviani a protagonista in ricerca del risultato. Però sta lavorando bene, sta crescendo e oltretutto ha fatto un buon cumulo di risultati.

Poi c’è Davide Cimolai altro azzurro molto veloce…

Cimolai è sicuramente un buon velocista, quest’anno si è dedicato più ad aiutare gli altri. Questi corridori sono stati importanti per un certo numero di punti che ci hanno dato la possibilità di arrivare nella posizione attuale di squadra.

Fare punti quindi è l’obiettivo?

Il primo obiettivo rimane quello di vincere. Sembra di dire un’ovvietà, ma se vinci fai anche i punti

Simone Consonni ha vinto alla Paris-Chauny 2022 (foto @westcoo)
Simone Consonni ha vinto alla Paris-Chauny 2022 (foto @westcoo)
Abbiamo visto spesso ordini d’arrivo con più uomini dello stesso team fare la volata, anche nel vostro caso. Come spieghi questo approccio?

Ci siamo trovati qualche volta a prendere in considerazione dei risultati che ponevano due o tre corridori nei dieci all’interno di una gara, come hanno fatto altre formazioni. Contenti per il numero di punti che hanno fatto un po’ meno per la corsa che si è persa. 

E’ un aspetto tattico che diventa esigenza programmata prima della gara o è un’eventualità del finale?

E’ anche un’esigenza, io faccio fatica a non pensare di essere alla partenza di una corsa per non vincere. Anzi non ci riesco proprio. Per me ogni corsa è fatta per cercare il massimo risultato. 

Questo non incide sull’ordine d’arrivo in negativo a volte?

Sono situazioni che a posteriori puoi anche dire che avresti potuto giocartela meglio. Ma l’importanza di essere nel WorldTour è comunque fondamentale

Consonni e Cimolai sono i due velocisti azzurri in forza al team francese
Consonni e Cimolai sono i due velocisti azzurri in forza al team francese
Facendo un paragone calcistico i velocisti sono come delle prime punte. Più fanno gol e più acquistano continuità. Vale lo stesso per i tuoi sprinter, vedi Consonni sempre più presente negli ordini d’arrivo?

Buttarla dentro è importantissimo. Quella vittoria lì è stata come aprire una porta importantissima. Anche perché è stato un ordine d’arrivo pesante. C’erano davvero degli ottimi velocisti. A me dispiace tantissimo quello che è successo alla Coppa Bernocchi. In un momento chiave della gara, in cui Simone godeva di grande forma, ha avuto un problema meccanico e li è rimasto fuori dai giochi. Alla Parigi-Tours c’è stato quel tentennamento in cui Mozzato gli ha messo il manubrio davanti e lui non è riuscito più a partire per lo sprint. Sono situazioni che non gli hanno permesso di raccogliere risultati ancora meglio di quello che ha fatto. 

E’ in un percorso di crescita?

Direi più un periodo di trasformazione e ci vogliono tempo e calma. 

Cimolai è stato portato ala Vuelta per aiutare i corridori preposti a fare punti
Cimolai è stato portato ala Vuelta per aiutare i corridori preposti a fare punti
In ottica 2023 avete in mente di rinforzare il roster dei velocisti?

Siamo in uno sfondo più dedicato al nostro manager che si occupa di mercato. Chiaramente si confronta con noi per le scelte tecniche, però adesso abbiamo già un buon numero di velocisti che potranno vantare un anno in più di lavoro insieme. Qualche dinamica di gara per il prossimo anno avverrà più facilmente nei finali di corsa. Penso che sia uno dei settori su cui ci possiamo affidare maggiormente. 

Che bilancio dai al reparto in questa stagione?

Sicuramente è stata una stagione positiva, oltre che per il reparto per la squadra. Per il numero di vittorie conquistate e per il fatto che probabilmente una grande percentuale di quelli che si considerano come grandi esperti di ciclismo ci davano per spacciati nel WorldTour. Invece nella classifica annuale siamo in 11° posizione e in quella triennale in 14°. Siamo andati dritti verso i nostri obiettivi, con grande umiltà ma anche con grande determinazione. E questo devo dire che è una di quelle cose che ci fa maggiormente piacere. 

Cimolai dalla Vuelta: «Il ciclismo dei punti? Una vergogna»

31.08.2022
4 min
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Dopo la mazzata presa ieri nella crono per mano di Evenepoel, il gruppo della Vuelta riparte ingobbito in una tappa per velocisti: 191,2 chilometri da El Pozo Alimentacion a Cabo de Gata. Tra gli uomini veloci che non lotteranno per la vittoria c’è sicuramente Davide Cimolai (in apertura nella foto Instagram/Getty Sport), che dovrà lavorare per il compagno Bryan Coquard, uno dei 10 corridori del team col miglior punteggio. Questo stabilisce il regolamento UCI in termini di ranking. Così se anche Coquard bucasse e il friulano vincesse la tappa, il suo risultato non porterebbe punti alla Cofidis. Adesso funziona così e francamente si fa fatica a non considerarlo un obbrobrio. E non c’è niente peggio del senso di inutilità a rendere pesante una corsa già dura come la Vuelta di quest’anno.

Cimolai è stato portato alla Vuelta per aiutare i corridori preposti a fare punti
Cimolai è stato portato alla Vuelta per aiutare i corridori preposti a fare punti
E’ davvero più dura del solito?

Per noi velocisti di sicuro. Non ricordavo che fosse così dura e tirata e soprattutto non c’è la minima gestione del gruppetto. Qui scoppiano e poi si raggruppano, che è un’altra cosa rispetto a quello che si fa al Giro o al Tour.

La tua presenza nasce per aiutare Coquard?

Esatto, non era previsto che la facessi. Ma visto che la condizione è buona, hanno previsto di aggiungermi. Sono stato per un mese a Livigno, poi sono andato al Polonia, sono caduto e addio europei. Però stavo bene. Spero di potermi rifare nella volata di Madrid.

Vuoi dire che Coquard non finirà la Vuelta?

Esatto, venerdì dopo la volata andrà a casa per partecipare ad altre corse. Bisogna fare punti, lo trovo ridicolo e potremmo parlarne per ore. E’ così da tutto l’anno. Questa cosa dei punti ha aggiunto uno stress incredibile. E il paradosso è che si fanno più punti nelle piccole corse che non hanno peso, che in quelle più grandi.

Che cosa vuol dire?

Prendiamo il mio caso dell’anno scorso, con un terzo alla Tirreno, ad esempio, e due secondi posti al Giro. Sono corse di qualità, con un livello superiore, che però portano pochi punti, diciamo 100. Altri corridori che sono andati a vincere una corsetta in giro, ne prendono 125. Ecco che è un attimo trovarsi fuori dai migliori 10 del team.

Purtroppo il Polonia gli ha spento il sorriso: una caduta e addio campionati europei
Purtroppo il Polonia gli ha spento il sorriso: una caduta e addio campionati europei
Come si fa per starci?

A inizio stagione, invece di pensare alle corse importanti, vai a fare corsette in Belgio e Olanda. Spero che cambi. Nella mia squadra ci sono corridori che non hanno fatto una sola top 5, eppure hanno più di 500 punti. Lo trovo vergognoso, ma per ora è così.

Quindi l’eventuale vittoria di tappa a Madrid cosa sarebbe?

Soddisfazione personale e poco altro. Coquard è uno dei velocisti più forti e ha meno punti di chi in proporzione non ha fatto niente.

L’obiettivo è la salvezza…

Non sono contento, ma capisco la squadra. L’obiettivo è salvarsi e anche se siamo tranquilli, è stato impegnativo arrivarci. Non mi aspettavo di fare un anno così. Capisco, sto zitto e faccio il mio lavoro.

Raro momento di quiete della Vuelta, in compagnia di De Marchi, friulano come lui
Raro momento di quiete della Vuelta, in compagnia di De Marchi, friulano come lui
Chissà quale mentalità prenderà il neopro’ che debutta in questi anni…

Sarà totalmente diverso. Come minimo si crescerà più egoisti.

Cosa prevede il tuo programma?

Finirò la Vuelta oltre gli 80 giorni di corsa, che sono tanti. Per cui spero di poter fare ancora 2-3 corse, come la Bernocchi e il Giro del Veneto, e poi per quest’anno basta.

Perciò appuntamento a Madrid?

E’ l’unico obiettivo personale di questa Vuelta. Servirà l’aiuto della squadra e sperare che le altre, con questa cosa dei punti, non trasformino quella tappa in un gran casino.

Cimolai, il Tour de Pologne e un rimpianto azzurro

10.08.2022
5 min
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Davide Cimolai ha ripreso a correre, dopo un buon periodo di preparazione, al Tour de Pologne, una corsa che ha premiato tanti velocisti. Nella quale, il friulano della Cofidis, ha raccolto un buon settimo posto nella tappa conclusiva di Cracovia. Punti che servono anche per la classifica WorldTour del team francese. Una ripresa non semplice, condita da tante difficoltà, ma che cosa ha trovato Cimolai in Polonia? Proprio da lui ci facciamo raccontare questa corsa. 

«Nella seconda tappa sono caduto – racconta Davide-  ero messo davvero male, non mi sono ritirato perché ho fatto davvero di tutto per andare all’europeo. Purtroppo non sono stato selezionato dal cittì Bennati, mi avrebbe fatto piacere. Ho disputato 4 europei e un mondiale, avrei potuto dare una grande mano in fase di aiuto o come ultimo uomo (al suo posto come ultimo uomo è stato portato Guarnieri, ndr). Avevo dato la mia parola a Bennati, sono andato a lavorare un mese a Livigno e sono arrivato in Polonia prendendo questa gara come preparazione. La caduta non ha aiutato, ci sono stati anche altri che sono andati forte, come Milan».

Cimolai è ripartito dal Tour de Pologne per ritrovare gamba e condizione, sperando in una chiamata per gli europei
Cimolai è ripartito dal Tour de Pologne sperando in una chiamata per gli europei

Troppe cadute

Le sette tappe del Tour de Pologne hanno visto molte cadute. Subito nella prima tappa ce n’è stata una che ha coinvolto tanti corridori, ben 8 non hanno poi preso il via il giorno seguente. 

«Sembra – dice con voce seria Cimolai – che la caduta di Jakobsen di due anni fa non abbia insegnato nulla. Anche nell’ultima tappa, con arrivo a Cracovia, nel circuito finale abbiamo attraversato molte volte le rotaie del tram. La mia domanda è se l’UCI guarda i percorsi. Alla fine in sette tappe siamo caduti ogni giorno. Ne avrei per ognuna, nella prima prima tappa c’era una discesa ad un chilometro dall’arrivo, è normale sia successo il finimondo. Anche nella quinta tappa, vinta da Bauhaus, nell’ultimo chilometro, a 700 metri dall’arrivo, c’era una curva pericolosa, tanto che sono caduti i primi, e lo sprint lo hanno fatto in 10». 

Nonostante la caduta della seconda tappa Cimolai è uscito in crescendo dal Polonia, con un buon settimo posto nella tappa conclusiva
Nonostante la caduta della seconda tappa Cimolai è uscito in crescendo dal Polonia

Un bel contorno

Nella settimana del Tour de Pologne si sono girate tante città e visti molti panorami incredibili: dalle pianure fino alle montagne al confine con la Slovacchia. Tanti colori diversi e cittadine variopinte che hanno accolto la carovana.

«D’altro canto devo dire – riprende Cimolai – che abbiamo visto tanti posti belli, come le montagne che ci circondavano durante la cronometro. Nella quarta tappa si arrivava nel centro di Sanok, la piazza era davvero bella, riuscire a godersi i posti quando si è in bici è difficile, ma quel poco che ho visto mi è piaciuto. Anche gli hotel erano molto belli ed attrezzati, avevamo dei buffet perfetti per noi ciclisti. Sapete, in queste gare è difficile avere dietro lo chef o il camion cucina. Abbiamo viaggiato tanto, ci sono stati dei trasferimenti lunghi, ma questo ormai fa parte del ciclismo moderno. Nell’ultima tappa siamo arrivati alla partenza a meno di mezz’ora dallo start. C’era molto traffico, ma questi sono inconvenienti che possono capitare».

Giovani e “spensierati”

Il Tour de Pologne è sempre stata una corsa che ha premiato e messo in luce tanti giovani. Dalla vittoria di un neo professionista Moreno Moser, alle gesta di Vingegaard, fino a quelle viste in questa edizione. 

«Tanti giovani ed anche per questo ero già pronto psicologicamente alle cadute, il Polonia è sempre stato conosciuto per questo. Però, per tornare al discorso di prima: l’UCI, rompe per tutto: misura dei calzini, magliette… Ma per le cadute nulla. Io sono caduto non perché qualcuno è scivolato e mi ha travolto, che succede e non ci puoi fare nulla, ma perché un ragazzo giovane non ha frenato e mi ha preso in pieno. Io metterei una sorta di moviola, nel mio caso ci sarebbe da squalificare questo atleta. Io il giorno dopo ho preso e parlato, a me è andata bene, ma l’altro che è caduto con noi si è rotto due costole. Mentre parlavo con lui sembrava non rendersi conto di quanto successo.

«E’ normale voler parlare di ciò, la cosa sta diventando difficile da gestire, una volta si diceva di correre davanti, ma non serve nemmeno quello. Pensate alla caduta che dicevo prima della quinta tappa: sono caduti i primi, correre davanti non basta più. E fidatevi che sarà sempre peggio, con la tecnologia le bici saranno sempre più veloci».

Cofidis e la “lotta salvezza”: Damiani tira le somme

04.08.2022
5 min
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Il Tour de Pologne è una corsa che ha tanti volti al suo interno, una gara poliedrica, potremmo definirla. Ogni corridore ed ogni squadra passa da qui con obiettivi ed ambizioni diversi. Uno dei team che affronta la corsa con particolare attenzione a quello che è successo e a quello che succederà è la Cofidis. Nella quale militano Consonni, Cimolai e Villella.

La squadra francese si trova nelle ultime zone della classifica delle squadre WolrdTour, è una di quelle che si sta giocando la “lotta salvezza” se volessimo esprimere il tutto in termini calcistici. 

«E lo è ancora – dice subito Roberto Damiani, diesse del team (nella foto di apertura a sinistra, ndr) – La situazione è chiara. Ci sono più squadre che stanno lottando in questa classifica che si è stilata nel corso delle ultime tre stagioni». 

Un buon inizio

La Cofidis aveva iniziato la stagione molto bene, con qualche vittoria e qualche certezza in più, soprattutto grazie alle volate di Thomas e Coquard. Poi però nel corso della stagione si è un po’ persa, ed ora cerca di ritrovare il bandolo della matassa.

«Come detto – prosegue Damiani – abbiamo iniziato bene, con qualche vittoria e dei bei piazzamenti. Poi siamo stati meno presenti a livello punti sui grandi Giri, fino ad ora. Questo la dice lunga su quanto sia importante il tipo di distribuzione dei punti che viene fatta nelle varie corse. C’è una seconda parte di stagione estremamente importante, abbiamo recuperato tantissimo. Ad inizio anno eravamo diciannovesimi, ora siamo sedicesimi a 5 punti dalla EF Easy Post. E’ veramente una lotta punto a punto, come in un campionato di calcio».

Consonni con Cimolai (di spalle) al Tour de Pologne, corsa di rientro per entrambi dopo un periodo di recupero
Consonni con Cimolai (di spalle) al Tour de Pologne, corsa di rientro per entrambi

Velocisti = punti

Sono i velocisti coloro che hanno maggiori possibilità di raccogliere punti. Da questo punto di vista i francesi (Thomas e Coquard) hanno dato qualcosa in più dei nostri Consonni e Cimolai. 

«Se parliamo di “Cimo” non ha raccolto in termini di quantità – riprende con voce profonda Roberto – però gli è stato chiesto di fare un certo lavoro come ultimo uomo. Di conseguenza o porti punti o fai un certo tipo di lavoro. Per quanto riguarda Consonni, in effetti, è mancata la vittoria, perché il miglior piazzamento è un secondo posto. Da questo punto di vista ne risente un po’ moralmente. Lui è arrivato da noi come “pesce pilota” di Viviani ed ora si è preso delle responsabilità e questo gli fa onore. Quando uno fa questo lavoro per passione e voglia di fare bene, sente anche una pressione interna, che da un lato dobbiamo smorzare e dall’altro incentivare nel senso positivo del termine».

Simon Geschke ha corso un buon Tour. Lottando per la maglia a pois è stato spesso in fuga: molta visibilità, ma pochi punti UCI
Simon Geschke ha corso un buon Tour. Lottando per la maglia a pois è stato spesso in fuga: molta visibilità, ma pochi punti UCI

I Grandi Giri

Nelle grandi corse a tappe la Cofidis ha avuto un po’ di luci e ombre. A volte anche la sfortuna si è messa di mezzo, e quando lotti punto a punto anche il caso gioca la sua parte.

«Nei grandi Giri abbiamo avuto due facce della stessa medaglia. Al Giro siamo anche andati bene, Consonni si è mosso bene per quel che doveva fare. Da un’altra parte Guillaume Martin ha avuto un Giro tra luci e ombre, sicuramente non è stata un’edizione facile.

«Al Tour direi che il Covid ci ha fortemente penalizzato, prima la positività di Coquard e poi quella di Martin ci hanno azzoppato. C’è stata una bellissima situazione di Geschke che ha preso la maglia a pois e ha cercato di difenderla in tutti i modi. Però in termine di punti non abbiamo raccolto molto. Ecco che però mi sento di fare un appunto, le maglie intermedie sono importanti, anche per lo spettacolo, allora si dovrebbero dare punti anche per queste cose. C’è da fare un ragionamento fondamentale sulle classifiche, per esempio: vincere una tappa al Giro ti fa prendere meno punti di una corsa 1.1 (argomento di discussione che abbiamo già trattato, ndr)».

Axel Zingle, classe 1998, è uno dei giovani che Cofidis sta facendo crescere (foto Cofidis)
Axel Zingle, classe 1998, è uno dei giovani che Cofidis sta facendo crescere (foto Cofidis)

Una gestione difficile

Conciliare le esigenze del team e quelle dei corridori è difficile ma è anche l’arduo compito del diesse. Certo che, quando si ha a che fare con i punti, la matematica purtroppo la fa da padrona. 

«I corridori fanno i corridori e noi facciamo i direttori sportivi ed è giusto che sia così – dice Damiani – però capiscono quel che sta succedendo. Tante volte vedi delle squadre che fanno risultati molto buoni con corridori che non sono nei dieci e quindi questi punti vengono persi. Io continuerò a dire che è molto meglio correre per vincere, in questo modo si fanno anche i punti.

«D’altra parte mi rendo conto che a volte è meglio fare un secondo o un terzo posto con corridori che hanno punti e non vincere con un ragazzo che non ne ha: è pazzesco dirlo ma è così. Non che i corridori non riescano ad emergere, noi abbiamo un neo professionista come Zingle che ha fatto bene, ha vinto qualche corsa ed è entrato trai i primi dieci».

In volata a Reggio Emilia sarà la volta di Cimolai?

18.05.2022
4 min
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Stando a quello che ha detto Damiani venerdì scorso, oggi dovrebbe toccare a Cimolai. La tappa di Reggio Emilia, piatta e lunga come una traversata del deserto, strizza l’occhio ai velocisti e alle loro squadre. Pertanto alla Cofidis potrebbe essere arrivato il turno del friulano, mentre Consonni tirerà la volata.

Settimana decisiva

Il trasferimento da Jesi a Rimini ha richiesto un’ora e mezza sul pullman. Poi c’è stato il tempo dei massaggi ed è arrivato il momento di andare a cena.

«Ho letto anche io l’intervista di Damiani – dice Cimolai – ma non abbiamo ancora fatto la riunione. Quello che mi ha frenato sinora è che sono arrivato al Giro senza la preparazione che volevo. Dopo la Tirreno mi sono preso come tanti una brutta bronchite e me la sono trascinata a lungo. Poi ho dovuto fare una serie di corse fuori programma. Per fortuna nelle ultime due volate ho sentito di aver fatto un bel lavoro e voglio assolutamente tirare insieme qualcosa in questa settimana. Perché la prossima è piena di salite che non fanno proprio per me».

Nella tappa di Jesi, Cimolai è entrato subito nel gruppetto per salvare le forze
Nella tappa di Jesi, Cimolai è entrato subito nel gruppetto per salvare le forze

Velocisti da capire

Le strade fino a Jesi sono state una sorta di Liegi e pochi forse se lo aspettavano. Fra i motivi di sorpresa per Cimolai c’è anche la condotta degli altri velocisti, alla vigilia della tappa più adatta per loro.

«Onestamente – dice con una punta di stupore – ho visto che quasi tutti hanno provato a tenere duro. Io non ho avuto una grande giornata, complice forse anche il caldo. Ho visto che sudavo e avevo i battiti alti, per cui mi sono staccato e ho fatto gruppetto per non sprecare energie in vista di domani (oggi per chi legge, ndr). Mentre non riesco a capire Caleb Ewan. Domenica verso il Blockhaus non ha fatto gruppetto ed è andato su da solo. Verso Jesi è stato il primo a staccarsi ed è rimasto da solo per tutto il giorno. A Napoli era con quelli davanti. Verrebbe da pensare che si stia preparando per il ritorno a casa, ma rispetto agli altri anni, non ha ancora vinto. La squadra più forte ce l’ha Demare. Cavendish invece ha perso l’uomo più forte, Morkov, che non è partito nella tappa di Potenza».

Demare ha la squadra più forte: nel 2017-2018 Cimolai correva con lui
Demare ha la squadra più forte: nel 2017-2018 Cimolai correva con lui

Scambio di ruoli

In tutto questo, c’è da fare i conti con le proprie sensazioni e gli equilibri in squadra, perché il momento potrebbe essere delicato.

«Alla Tirreno – dice Cimolai – avevo già lavorato per Consonni e abbiamo portato a casa un 5° e un 8° posto. Poi lui si è fermato e io ho avuto la mia chance, con il quarto posto nell’ultima tappa. Sono un professionista e capisco che la squadra voglia provarlo dopo i due anni a lavorare per Viviani. Con Simone c’è rispetto reciproco. Ho fiducia in lui. L’anno scorso ho visto il gran lavoro che faceva per Viviani. Tanto che nelle volate in cui ho fatto i piazzamenti migliori, mi muovevo guardando lui e lo tenevo come riferimento».

Giro d’Italia 2021, nella 7ª tappa, Cimolai arriva secondo dietro Ewan
Giro d’Italia 2021, nella 7ª tappa, Cimolai arriva secondo dietro Ewan

Quale condizione?

Resta da capire se la condizione sia la stessa che lo scorso anno portò Cimolai a due secondi, un terzo e un quarto posto. E qui anche lui alza gli occhi al cielo.

«Difficile fare un confronto – dice – non sto male, i numeri sono buoni e i numeri non sbagliano. L’anno scorso furono proprio i piazzamenti a darmi morale e il quarto posto alla Tirreno è stato un bel segnale, poi però sono passato dalle stelle alle stalle. Ho accusato tanto quella bronchite e adesso invece sconto altro. Girmay va forte, soprattutto in salita e proprio per questo ci sarebbero cose da dire per noi italiani. Trovo assurdo che siamo gli unici al mondo a non poter fare l’altura a casa…».

Notevole differenza in volata fra Girmay e Van der Poel e il resto del gruppo
Notevole differenza in volata fra Girmay e Van der Poel e il resto del gruppo

Qualcosa di cui parlare

Il riferimento è chiaro. Van der Poel prima, in un hotel spagnolo. Poi Girmay nell’altura eritrea. Parecchi atleti come loro sono arrivati al Giro d’Italia dopo periodi di altura o camera iperbarica. Ci sono hotel specializzati in Spagna e anche in Slovenia, ma per i corridori italiani si tratta di strutture vietate dal Coni. Ne aveva già parlato Oldani raccontando la preparazione della sua squadra e il suo essersi dovuto escludere. Le differenze su strada, in questo ciclismo di vantaggi marginali, rischiano di diventare troppo incisive per non parlarne.