Ballerini è convinto: «Al Tour ho capito che manca solo la vittoria»

31.07.2025
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La Grande Boucle, conclusa sull’inedito percorso di Montmartre, ha lasciato nelle gambe e nella testa di Davide Ballerini la consapevolezza di poter ambire a qualcosa di grande. Lo testimonia il fatto che tra una settimana correrà alle Arctic Race of Norway, che prenderà il via da Borkenes. I giorni dopo il Tour de France sono serviti per staccare un po’ a livello mentale, mentre le gambe girano ancora bene. Il momento va sfruttato, perché la consapevolezza e l’ambizione crescono. 

«Ci vorrà ancora qualche giorno per riprendermi totalmente dalle fatiche del Tour – dice Ballerini – sono ancora stanco. Più di testa, perché alla fine oggi sono uscito in bici per fare due orette tranquille e la condizione c’è. Lunedì sarà di nuovo tempo di chiudere le valigie e partire per la Norvegia, vediamo di sfruttare il momento positivo».

Wout Van Aert, Davide Ballerini e Tadej Pogacar sullo strappo di Montmartre, un assaggio di “classica” nella tappa finale del Tour

Dalla caduta agli Champs Elysées

Quel secondo posto di domenica sugli Champs Elysées ha lasciato un po’ di amaro in bocca all’atleta della XDS Astana, sensazione diventata più gradevole una volta raffreddati i pensieri e capito contro chi ci si è trovati contro. 

«La cosa migliore che porto a casa da questo Tour de France – prosegue – è la consapevolezza che se faccio tutto al meglio posso essere là insieme ai primi e giocarmi qualche gara. Anche perché la caduta durante la terza tappa mi ha fatto soffrire molto, ma la condizione c’era e questo mi ha aiutato a uscire dal momento difficile».

Il giorno dopo la caduta Ballerini presentava bendaggi evidenti ma ha saputo resistere e superare il momento difficile
Il giorno dopo la caduta Ballerini presentava bendaggi evidenti ma ha saputo resistere e superare il momento difficile
Il più difficile del tuo Tour?

Sicuramente, la mattina successiva alla caduta stavo davvero male. La vera risposta però l’ho avuta il giorno dopo, in quelle situazioni capisci subito se riuscirai a continuare o meno. Se quando sali in bici per andare al foglio firma senti dolori e acciacchi allora continuare diventa praticamente impossibile. Io appena sono salito in sella mi sono sentito relativamente bene, anche se devo dire che sono stato anche abbastanza fortunato.

In che senso?

Perché i giorni dopo non siamo andati davvero forte, le andature non sono state esagerate. Complice anche l’ottima condizione con la quale mi sono presentato al via da Lille. Arrivavo dalla caduta della Roubaix dove mi sono rotto lo scafoide, gli altri sono andati in altura mentre io avevo scelto di rimanere a casa per riuscire a fare tutta la riabilitazione necessaria. 

Nell’ultima settimana, riassorbite le botte, Ballerini ha provato a giocarsi la vittoria, qui a Valence dove ha chiuso quinto
Nell’ultima settimana, riassorbite le botte, Ballerini ha provato a giocarsi la vittoria, qui a Valence dove ha chiuso quinto
Cosa ti ha lasciato questo Tour?

Che non si deve mai mollare, prima o poi le gambe girano e lo faranno nel momento giusto. Ora ho visto che se mi preparo nel modo corretto posso andare forte, mi manca la vittoria e voglio raggiungerla. Nel ciclismo ne vince uno solo, quindi non è mai semplice.

Però a Parigi hai dimostrato di esserci…

Sì, per sensazioni mie e per l’entusiasmo del pubblico è stato il momento più bello. Sono consapevole che le forze in campo non erano esattamente pari, Pogacar non era al 100 per cento. Lui ha corso un Tour sempre davanti, tirato e al limite. Io ho avuto giorni nei quali mi sono staccato e ho preso il tutto con calma. Fare una, due o tre tappe in questo modo aiuta ad arrivare più freschi nel finale. Van Aert ha mostrato di essere superiore, non c’è nulla da dire. Ci ha lasciati lì con un’azione di forza impressionante. 

Nelle tappe di montagna ha potuto gestire lo sforzo e presentarsi in condizione all’ultima tappa di Parigi pronto a dare battaglia
Nelle tappe di montagna ha potuto gestire lo sforzo e presentarsi in condizione all’ultima tappa di Parigi pronto a dare battaglia
In generale cosa manca per agguantare la vittoria desiderata?

Non c’è un fattore da curare o qualcosa da fare in maniera differente. So che continuando a lavorare e preparandomi in questo modo la gamba c’è. Non si deve mai lasciare nulla al caso, prima o poi il momento arriva. 

E il Ballero? E’ pronto graffiare… già da domani

28.06.2025
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Dopo il lungo stop imposto dalla caduta alla Parigi-Roubaix, giugno ha segnato il rientro alle corse del Ballero, al secolo Davide Ballerini.
«E’ stato un periodo lungo – racconta Davide – non correvo da aprile, da quando all’uscita di un settore di pavè mi sono rotto l’uncino dell’uncinato, un osso che non sapevo neanche esistesse. E’  dalla parte opposta dello scafoide, sul palmo della mano, diciamo».

Il corridore della XDS-Astana è uno degli undici, forse dodici, italiani che vedremo sulle strade del Tour de France.

Il suo ritorno è avvenuto al GP Gippingen e poi al Tour de Suisse, passando per allenamenti serrati e un recupero non scontato. Gli abbiamo chiesto come ha vissuto questi mesi e come si sente ora alla vigilia dell’imminente campionato italiano e appunto della Grande Boucle.

Dopo due buone top 10 a Gand e Fiandre, la campagna del Nord di Ballerini si è fermata anzitempo alla Roubaix
Dopo due buone top 10 a Gand e Fiandre, la campagna del Nord di Ballerini si è fermata anzitempo alla Roubaix
Davide, com’è stato davvero il rientro?

E’ stato duro, soprattutto il periodo che ho passato a casa. Ho scelto di non andare in altura con la squadra per recuperare più in fretta. A Gippingen è stato un calvario, mi mancava tanto il ritmo gara. Allo Svizzera però, giorno dopo giorno, ho visto dei miglioramenti.

E’ stato uno Svizzera di sofferenza, ma programmato…

Sì, si sapeva. Avevo visto le tappe e parlato con il preparatore: l’obiettivo era finirlo e mettere fatica nelle gambe. E’ servito come preparazione per il Tour, questo era chiaro. Poi non era un percorso per me, figuriamoci al rientro…

Quando hai ripreso davvero ad allenarti dopo la frattura?

Sono rimasto fermo del tutto una dozzina di giorni, quindi fino alla fine di aprile. Poi ho cominciato con una settimana di rulli senza caricare il polso. Dopo un po’ sono uscito su strada, ma facevo solo un’ora o un’ora e mezza. In tutto ho perso tre settimane, forse tre e mezzo di allenamenti veri.

Nonostante la fatica, in Svizzera Ballerini ha sfiorato la vittoria. In volata è stato secondo, alle spalle di Meeus, nella 6ª tappa
In Svizzera Ballerini ha sfiorato la vittoria. In volata è stato secondo, alle spalle di Meeus, nella 6ª tappa
I rulli li facevi con la bici da crono o quella da strada?

All’inizio con quella da strada. Poi ho usato la bici da crono ed è stato molto meglio, perché non appoggiavo la mano sul manubrio e scaricavo il peso sull’avambraccio.

Avevi un tutore?

Sì. Prima una stecca, poi il chirurgo che mi ha operato mi ha detto che già due giorni dopo l’intervento potevo usare un tutore. L’importante era non muovere il polso per almeno due settimane. Poi ho iniziato a toglierlo la notte, a muovere un po’ la mano. Non sono ancora al 100 per cento, ma l’importante è che in bici non sento dolore. Ero un po’ preoccupato prima del rientro perché mi dava fastidio quando mi alzavo sui pedali, ma allo Svizzera ho visto un netto miglioramento.

Davide, come si fa a soffrire oggi in gruppo, con i ritmi così alti? Si dice sempre che nel ciclismo attuale bisogna arrivare ben preparati alle corse. Tu come ti sei gestito?

Alle spalle del rientro c’è stato tanto allenamento: questa è la base. Mi sono fatto un bel mese intenso a casa, con tante ore in sella e tante salite. Però anche se ti alleni tanto, in gara manca sempre qualcosa. In questo caso ho dovuto centellinare le energie: perché se si inizia a non recuperare più diventa un problema.

Quando il “Ballero” finiva il lavoro per il team, andava regolare. Il giusto mix fra tenere duro e non fare fuorigiri eccessivi
Quando “Ballero” finiva il lavoro per il team, andava regolare. Il giusto mix fra tenere duro e non fare fuorigiri eccessivi
Correvi col contagiri o spingevi comunque?

Dipendeva dal percorso. Se c’era un arrivo in salita lungo, magari tenevo duro per 5 chilometri e poi mi spostavo, oppure aiutavo i compagni a prendere la salita davanti. In quelle situazioni fai degli sforzi intensi. Poi salivo più tranquillo. Lo stesso nei giorni duri: andavo fin dove riuscivo e poi tiravo i remi in barca… tra virgolette.

Ora si profila il campionato italiano. Il percorso in teoria ti si addice?

Ah – sorride Ballerini – a dire la verità sembra sempre che i percorsi dell’italiano vadano bene per me! Il problema è come si fa la corsa. Anche se c’è una salita di due chilometri, o un po’ più lunga come l’anno scorso, la selezione può arrivare lo stesso: 230 chilometri, il caldo, la corsa dura dall’inizio. E’ forse la gara più difficile da vincere per dinamiche e tattiche. Ma alla fine contano sempre le gambe.

E poi ci sono team che corrono in tanti…

E’ un bel vantaggio. Loro possono controllare la corsa. Detto questo, noi della XDS-Astana siamo una bella squadra quest’anno, siamo in buon numero. Però se ti vanno via 8-9 della VF Group-Bardiani, che sono in tantissimi, tra quelli ce n’è sicuramente uno o due che vanno forte. E poi è una corsa lunga, più di 180 chilometri: non tutti riescono a emergere su quella distanza.

La fatica di Ballerini sul Mont Ventoux nel 2021, che si affronterà anche quest’anno. Quello fu il suo primo Tour (foto Instagram – Solowataggio)
La fatica di Ballerini sul Mont Ventoux nel 2021, che si affronterà anche quest’anno. Quello fu il suo primo Tour (foto Instagram – Solowataggio)
Si andrà sullo strappo di San Floriano, visto anche al Giro. I compagni che hanno fatto la corsa rosa cosa ti hanno detto?

Ho parlato con loro, mi hanno detto che non è impossibile. Però, come dicevo, dipende sempre da come viene fatta la gara.

Capitolo Tour de France: c’è un obiettivo preciso? Hai già segnato delle tappe?

Il Tour de France è una gara molto importante. Le prime tappe sono tutte mosse, se hai la gamba puoi provare a fare qualcosa. Vincere non lo so, il livello è altissimo. Ma come squadra possiamo far bene: non puntiamo alla classifica generale, ma a vincere tappe. Saremo una squadra simile a quella del Giro, costruita per provarci.

La questione dei punti resta centrale o si può pensare in modo diverso ora che la situazione è migliorata?

Ci hanno mentalizzato così da inizio anno. Le cose sono andate bene, ma attenzione: siamo ancora lì. La situazione non è del tutto felice. Non possiamo rilassarci perché siamo a metà stagione e quello che abbiamo fatto noi può essere fatto anche dalle altre squadre da qui a fine anno.

Sfida fra titani. Vicenza come una classica, vero Ballerini?

23.05.2025
6 min
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Ma era una classica del Nord o una tappa del Giro d’Italia? Una côte da Amstel Gold Race o un muro fiammingo? E vogliamo parlare degli interpreti? Mads Pedersen e Wout Van Aert, uno spettacolo per la gioia dei tifosi. Una volata da “vite spanata”, come ci ha detto Davide Ballerini. Una volata che ha visto il quarto sigillo di Mads Pedersen e Isaac Del Toro, terzo, che a forza di abbuoni (e non solo) allunga ancora un po’.

Il corridore della XDS-Astana ha commentato con noi questo splendido finale di Vicenza, tredicesimo atto del Giro d’Italia numero 108. Ballerini era in palestra e stava lavorando sodo per rientrare dopo l’incidente e la consueta frattura del polso alla Parigi-Roubaix. Ma tra un peso e l’altro si è fermato per godersi questo finale stratosferico.

Il gruppo fila tra i filari! L’Italia è davvero stupenda
Il gruppo fila tra i filari! L’Italia è davvero stupenda

Germani, Scaroni e… la UAE

La Rovigo-Vicenza scorre via tra i drittoni della Bassa e le bellezze delle colline venete. Lorenzo Germani è l’ultimo a mollare. O almeno così sembra. Poi lo raggiunge Christian Scaroni. I due vanno. Ma dietro la solita UAE Emirates si mostra famelica. Il chilometro Red Bull mette in palio secondi di abbuono e la squadra emiratina li vuole.

Scaroni si prende i primi 6″, ma poi ecco i ragazzi di Gianetti. Oggi tocca a Juan Ayuso prendersi i 4″ grazie a Isaac Del Toro che di nuovo fa la volata guardando all’indietro. E comunque mette in tasca 2″. Sulla questione fra il messicano e lo spagnolo si è detto e ridetto tutto e cosa bolle veramente in pentola ormai ce lo dirà la strada delle montagne che inizieranno domenica.

Il finale della Rovigo-Vicenza invece è da battiti alti. Mathias Vacek e Romain Bardet arrivano ai 500 metri, poi Alpecin-Deceuninck soprattutto e Visma-Lease a Bike chiudono ed è volata con la crème de la crème nelle prime posizioni.

Nel finale ci provano Germani e Scaroni. Azione ben vista da Ballerini
Nel finale ci provano Germani e Scaroni. Azione ben vista da Ballerini
Davide, dunque: un finale bellissimo…

Veramente. Non so in quanti si aspettassero i velocisti… Ma bella tappa, aperta fino alla fine.

Davide, tu con quei “bestioni” ci fai a spallate nelle classiche del Nord e sai come si muovono. Portaci in gruppo a partire da quei 600 metri finali. Cosa hai notato?

La prima cosa che ho notato è stata vedere la Alpecin che ha tirato per Kaden Groves, ma lui non aveva gambe. Chi era davanti all’ultimo chilometro ne aveva più di lui, visto che ha portato Mads Pedersen e Wout van Aert fino ai 300 metri. Poi, quando vedi che Pedersen parte così lungo… sono dolori. Fai fatica a chiudere. E fatica l’ha fatta anche Van Aert, al quale ha preso subito 2-3 metri. Ma non è facile…

Perché?

Perché contro il Pedersen attuale ci vorrebbe il Mathieu van der Poel dei giorni migliori. E un’altra cosa che mi meraviglia di Mads è come tiene la condizione. Pensate: è andato forte nelle classiche ed è da inizio Giro d’Italia che è lì.

Big davanti. Tra abbuoni e un piccolo gap sul traguardo Del Toro ha incrementato di 9″ il vantaggio su tutti rivali (solo 7″ su Ayuso, che a sua volta aveva preso un abbuono).
Big davanti. Tra abbuoni e un piccolo gap sul traguardo Del Toro ha incrementato di 9″ il vantaggio su tutti rivali (solo 7″ su Ayuso, che a sua volta aveva preso un abbuono).
E dal punto di vista di Van Aert?

Parto da prima del Giro. Io, quando l’ho visto alle classiche, mi è sembrato molto magro rispetto al suo normale, ma è chiaro che si sta riprendendo. Lui viene da due cadute gravi dell’anno scorso e magari gli ci vuole un po’ per riprendersi, anche dal punto di vista della fiducia e della sicurezza in bici. In questo è in crescendo. Ha vinto una tappa durissima.

Che poi tutti noi ci aspettiamo sempre il Van Aert che vince le volate di gruppo, ma forse quel Van Aert non c’è più?

Senza il forse. È cambiato e tanto. Ripenso alle Tirreno o ai Tour di qualche anno fa, quando vinceva gli sprint e le crono. Molto dipende da come e su cosa si allena. E per me Van Aert non si sta allenando in ottica classiche.

Interessante, vai avanti…

Van der Poel si allena da classiche e corre i grandi Giri da classiche, cioè puntando alle tappe. Van Aert, invece, è uno che lavora, che tiene in salita i migliori venti. E questa è la differenza. Poi, okay, c’è Tadej Pogacar che si mette tra di loro e vince anche le classiche e fa quello che vuole, ma questo è un altro discorso. Ma se Van Aert si allenasse per le classiche, quella differenza la farebbe anche lui. Perché ha quel motore.

Grazie alla loro potenza Van Aert e Pedersen scavano un solco con gli altri (a 5″). Del Toro è nel mezzo (a 2″)
Grazie alla loro potenza Van Aert e Pedersen scavano un solco con gli altri (a 5″). Del Toro è nel mezzo (a 2″)
Davide, oggi Pedersen ha detto che ad un primo sguardo ai suoi dati non ha visto un grande picco, ma ottimi dati sul minuto. Spiegaci meglio?

Eh – ride Ballerini – un minuto di Pedersen in quel modo si avvicina ai mille watt! Ed è una cosa incredibile. Ora non so che numeri davvero possa aver fatto, anche perché siamo già alla seconda settimana del Giro e i valori, il peso, cambiano un po’, ma di sicuro ha fatto più di 900 watt medi nei 60″. A vedere come è partito e che Van Aert ha faticato a prendergli la ruota, significa che se non sono 1000 watt, siamo lì.

Un aspetto che abbiamo notato è la differenza di esplosività e di sprint tra gli uomini da classiche e quelli da grandi Giri, benché siano questi ultimi buoni scattisti. Parliamo, insomma, della volata di Del Toro…

È una differenza dettata principalmente dal peso e quindi dai watt/chilo. Sul minuto, come diceva Pedersen, o 30″, o in certi casi anche 2′, corridori di queste caratteristiche riescono a sviluppare wattaggi impressionanti. Sono prestazioni impensabili per uomini da corse a tappe… anche se non sono fermi in volata. Mi verrebbe il termine “deep”, profondo, in inglese, per definire questo tipo di sforzo. Ebbene, un velocista, uomini da classiche come Pedersen o Van Aert, riescono ad essere anche più profondi nello sforzo così intenso rispetto allo scalatore. Riescono a “spanare di più la vite”. È una capacità. Solo che poi, dopo certi sforzi, non ti riprendi. Ci metti parecchio. Magari Pedersen anche in allenamento riesce a ripetere quello sforzo così lungo più di una volta con gli stessi valori.

Una foto che riassume quanto detto da Ballerini. Del Toro seppur arrivato dietro è più fresco di Van Aert che per allenamenti e caratteristiche riesce a dare di più
Una foto che riassume quanto detto da Ballerini. Del Toro seppur arrivato dietro è più fresco di Van Aert che per allenamenti e caratteristiche riesce a dare di più
Insomma, riescono a stare di più in acido lattico e a tollerarlo meglio?

Esatto, ma poi questo sforzo lo paghi. E sono lavori che si fanno in allenamento ai fini delle classiche: li fai un giorno e basta. Per chi punta ai grandi Giri, invece, certi sforzi sono diversi. Magari chi punta alla maglia rosa neanche allena questa profondità. Van Aert, tornando a lui, fa un po’ entrambe le cose. Per questo dicevo dell’allenarsi in modo specifico per le classiche. Nei grandi Giri conta di più il recupero. Dopo una settimana e mezzo cominciano a cambiare le cose ed emergono i corridori che recuperano meglio. E inizi a vedere chi ha motore.

Ultima domanda, Davide: cosa e chi ti ha colpito sin qui, sia della tappa di oggi, ma anche in generale?

Mi aspettavo qualcosa di più da Tom Pidcock, ma anche lui ha cambiato parecchio la base dei suoi allenamenti quest’anno. È andato molto bene a inizio stagione, però vedo che ha perso qualcosa in termini di esplosività. Una volta questi erano i suoi arrivi. Degli altri, mi è piaciuta l’azione del mio compagno Christian Scaroni, che ha tenuto duro e ha fatto quel che poteva.

XDS-Astana: inizio da incorniciare. Sentiamo coach Anastopoulos

21.04.2025
5 min
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E’ evidente che quell’aria di rinnovamento percepita già nei ritiri invernali fosse reale. In casa XDS-Astana le cose stanno davvero cambiando. Pensate che, al netto dell’Amstel Gold Race di ieri, se si stilasse la classifica per team dall’inizio della stagione, la squadra di Alexandre Vinokourov sarebbe terza, dietro solo a UAE Emirates e Lidl-Trek. Sei vittorie e la possibilità di riacciuffare il 18° posto, che garantisce il WorldTour, che resta difficile, ma non è più impossibile.

Un cambio di passo netto, che abbiamo voluto approfondire con uno dei coach del team turchese: Vasilis Anastopoulos. Già questo inverno, il capo dei preparatori Maurizio Mazzoleni – figura sempre più centrale nel progetto – ci aveva illustrato il nuovo piano tecnico. Ora il discorso si completa con la voce del tecnico greco.

Anastopoulos con Ballerini durante il training camp in Grecia (foto Instagram)
Anastopoulos con Ballerini durante il training camp in Grecia (foto Instagram)
Vasilis, partiamo da Ballerini, al netto della sfortuna alla Roubaix. E’ stato al training camp ad Atene con te, come Cavendish l’anno scorso. Come avete lavorato? Era la prima volta che veniva da te in Grecia?

Abbiamo notato che negli anni precedenti Ballerini si ammalava spesso dopo la Tirreno-Adriatico o la Parigi-Nizza. Così abbiamo deciso di cambiare qualcosa per portarlo nelle migliori condizioni alle Classiche del Nord. Invece di correre quelle gare a tappe, abbiamo preferito fare un training camp intenso di dieci giorni in Grecia, dove il clima è migliore.

Avete modificato qualcosa anche nella sua preparazione?

L’anno scorso Davide è stato sfortunato, ha avuto un infortunio al ginocchio proprio durante la campagna del Nord e ha saltato tutto. Quest’anno ci siamo concentrati molto sulla sua condizione generale. Abbiamo fatto anche un ritiro in altura al Teide, che si è rivelato perfetto come avvicinamento alla Sanremo e alle corse belghe. Abbiamo replicato scenari di corsa facendo dietro motore sia in salita che in pianura. Abbiamo lavorato tanto sulla resistenza alla fatica, perché oggi è fondamentale saper esprimere potenza non quando sei fresco, ma quando sei stanco. Su questo abbiamo lavorato molto, sia al Teide che in Grecia.

Ti aspettavi che andasse così forte a Gand e al Fiandre? E cosa ti aspettavi dalla Roubaix?

Credo che tutti abbiamo visto che Davide è stato tra i più forti e veloci. In questo momento è in una forma eccellente. Per la Roubaix, ovviamente, serve anche un po’ di fortuna (cosa che non ha avuto, ndr), ma penso che ci è arrivato davvero bene. Dal punto di vista della prestazione, sono pienamente soddisfatto.

Harold Martin Lopez (classe 2000) è il colombiano che ha vinto il Tour of Hellas
Harold Martin Lopez (classe 2000) è il colombiano che ha vinto il Tour of Hellas
Al Tour of Hellas avete vinto con Martin Lopez. In passato l’hai vinto anche tu: in questo caso sono serviti di più i consigli del coach o del corridore greco?

Direi entrambi. Una combinazione. Detengo ancora il record di vittorie di tappa e conosco ogni angolo di quella corsa. Abbiamo costruito la squadra attorno a Lopez e Ulissi, insieme ai nostri giovani della squadra devo. Abbiamo vinto la classifica generale, che era il nostro obiettivo. I bei ricordi da corridore ora si sono completati con quelli da tecnico grazie a questa vittoria con la XDS-Astana.

Lavori spesso con i velocisti: Malucelli ha vinto in Cina. Come avete lavorato con lui? Avete cambiato qualcosa?

“Malu” è seguito da Claudio Cucinotta giorno per giorno, secondo le linee guida che abbiamo stabilito nei training camp di dicembre e gennaio. Ha un piano specifico con sessioni mirate, che in passato hanno già funzionato bene con Cavendish e Ballerini, e ora sembra che diano risultati anche con lui.

In generale, si vede una XDS-Astana più viva e presente. Un bel cambio rispetto all’anno scorso. Come lo spieghi? Cosa è cambiato?

Da agosto 2024 lavoriamo a stretto contatto con il data analyst Morgan Saussine per costruire il miglior calendario possibile in base alle caratteristiche dei corridori. E’ stato necessario cambiare molto. Abbiamo inserito tante gare 1.1 e Pro-series, sempre su misura per ogni atleta. Volevamo partire forti fin dall’inizio. Abbiamo fatto due ritiri molto produttivi a dicembre e gennaio, con il supporto di Maurizio Mazzoleni. Poi sono seguiti i training camp in altura per i leader. Ora abbiamo anche Alex Dowsett come Performance Engineer e in questo momento è qui con noi in Belgio.

Malucelli ha vinto la 1ª tappa del Tour of Hainan, tre giorni dopo è toccato al compagno Aaron Gate
Malucelli ha vinto la 1ª tappa del Tour of Hainan, tre giorni dopo è toccato al compagno Aaron Gate
Chiaro…

I risultati che stiamo ottenendo dimostrano che abbiamo lavorato bene prima. Dobbiamo continuare così. Abbiamo avuto anche un po’ di sfortuna con infortuni e malanni, ma quando torneranno gli assenti ci aspettiamo altri risultati importanti.

C’è un corridore da cui ti aspetti molto o che può esplodere?

Mi aspetto molto da Sergio Higuita, che ha avuto brutte cadute e finora non ha potuto mostrare il suo vero potenziale. Sono dispiaciuto per la malattia di Bettiol, che in Belgio ha già dimostrato di saper vincere, ma spero che rientri forte. Tutti gli altri stanno rendendo al massimo. Scaroni è stata una bella rivelazione a inizio stagione, anche se sapevamo già dall’anno scorso che era forte e poteva ottenere risultati. Non voglio sottovalutare nessuno: tutti stanno dando il massimo per il team.

Romele: un gran debutto al Nord. Cosa puoi dirci di lui?

Alessandro è uno dei nostri progetti migliori. E’ salito dalla devo l’anno scorso e ha già ottenuto buoni risultati. Abbiamo deciso di dargli l’opportunità di correre le Classiche, per questo ha fatto tutta la preparazione con i big al Teide. Ha lavorato sodo e si sono visti i frutti anche qui in Belgio. Anche Davide Toneatti si sta mettendo in luce con prestazioni notevoli in gare così importanti.

Per Christian Scaroni dopo tanti piazzamenti ad inizio stagione è arrivato il successo alla Classic Var 
Per Christian Scaroni dopo tanti piazzamenti ad inizio stagione è arrivato il successo alla Classic Var 
C’è anche uno scambio continuo con il devo team, che ha già 5 vittorie. Chi può emergere da quel gruppo?

Tutto il gruppo sta andando bene ed è molto utile anche per la squadra WorldTour. Abbiamo un programma fitto e ci scambiamo spesso i corridori. Al Tour of Hellas, ad esempio, c’erano solo 2 atleti della WorldTour e 4 della Devo, ma ha funzionato tutto alla perfezione. Devo e WT: noi la consideriamo una squadra unica e siamo contenti di questo.

Per le Ardenne: cosa vi aspettate? E vedremo Scaroni? Come sta Christian?

Ci aspettiamo un buon Scaroni (ieri sfortunato e caduto, ndr), insieme a Champoussin e Velasco, che è andato molto bene al Giro dei Paesi Baschi. Sono curioso di vederli all’opera alla Freccia e alla Liegi.

Quei tre italiani sui Muri: orgoglio e coraggio. Trentin racconta

09.04.2025
4 min
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Diciamoci la verità, un po’ abbiamo anche sognato quando domenica scorsa, ad un certo punto, in testa al Giro delle Fiandre c’erano tre italiani. E che italiani: Matteo Trentin, Davide Ballerini e Filippo Ganna. A un certo momento, dopo le bordate di Pogacar, erano rimasti in tre in un drappello di quattro. Da italiani ci siamo esaltati. Eravamo orgogliosi. In quei momenti anche i social hanno segnalato una certa gioia per quell’azione.

Tutto era nato con una fuga di quelle importanti, volte ad anticipare. In questa fuga c’era Ballerini. Poi è arrivato un contrattacco con Ganna e Trentin. Chiaro che nessuno si aspettava (o chiedeva loro) di vincere. Ma essere stati nel vivo della corsa è stato importante.

E alla fine, come Italia abbiamo ottenuto un ottavo, un decimo e un 22° posto. Con l’aiuto proprio di uno di quei protagonisti, Matteo Trentin, riviviamo il Fiandre dei tre italiani, che nella fuga di testa hanno trovato ad accoglierli il giovane Romele.

Matteo Trentin (classe 1989) è un veterano del Nord… e non solo!
Trentin (classe 1989) è un veterano del Nord… e non solo!
Matteo, come è andato questo Fiandre? E cosa ci puoi dire del gruppetto degli italiani, se così possiamo chiamarlo?

La gamba è buona, dispiace che i risultati non lo siano altrettanto. Sì, una bella azione per noi italiani, peccato che ci siamo staccati! Non era un attacco previsto, però se si andava a rivedere l’andamento delle corse precedenti al Fiandre si sarebbe potuto capire chi avrebbe fatto quell’attacco. Un attacco volto ad anticipare, prima del secondo Qwaremont. C’era giusto un intruso…

Chi?

Jasper Stuyven. Lui era un altro calibro e alla fine è andato forte. Abbiamo cercato di anticipare per trovarci davanti nel momento clou della corsa, il più duro, quando poi appunto fosse esplosa la gara. Tutto per fare qualcosa di meglio del “piazzamentino”… ma non è andata a buon fine.

Vi hanno ripreso, eravate nel terzo drappello: Pogacar, il gruppetto Van der Poel e poi voi. Cosa è successo?

E’ successo che sono finite le gambe! Davanti e dietro andavano forte.

Matteo, sei un veterano. E dunque in questa veste di esperto, come hai visto Ballerini e Ganna? Partiamo da Pippo…

Devo dire che al primo scatto, se non fosse stato per Pippo, non sarei rientrato sulla fuga. Io ero al vento già da un po’ e lui ha davvero tirato forte, ha dato un ottimo impulso all’azione. Come l’ho visto? Sui muri ha sofferto molto, si vedeva, ma poi nel finale ne aveva eccome. Ha fatto una volatona.

Ecco i tre italiani in azione alla Ronde… Vedere tre nomi del genere ha esaltato i tifosi del Belpaese
Ecco i tre italiani in azione alla Ronde… Vedere tre nomi del genere ha esaltato i tifosi del Belpaese
Lunga…

Lunga, ma soprattutto forte. Io ho anche provato, ma non è stato possibile uscire dalla sua ruota. Segno che ha forza. E’ Pippo: è così, ha una potenza immensa.

E Ballerini?

Ballero bene. Mi aveva fatto un’ottima impressione già alla Gand e in corsa si è mosso molto bene. Lui è bravo su certi percorsi. In bici si muove anche bene, meglio di Pippo da un punto di vista tecnico. Anche lui, come me e Ganna, ha avuto un momento di crisi prima del finale, però poi ha disputato una buona volata anche lui.

Matteo, sappiamo che andate forte e che si parla poco, ma c’è stata una sorta di alleanza italiana?

No, direi di no. Ognuno ha fatto la sua corsa, poi certo è stato bello ritrovarsi in tre in quel momento. Di sicuro quando eravamo rimasti in quattro e tre eravamo noi, non ci siamo risparmiati e nessuno di noi faceva il furbo. Poi neanche a dire che qualcuno ha fatto qualche scatto sciocco, del tipo che ci si corre contro, perché non ce n’è stata occasione.

Il gruppetto di Trentin, Ganna e Ballerini si giocava l’8° posto, andato proprio a Ganna (foto Instagram)
Il gruppetto di Trentin, Ganna e Ballerini si giocava l’8° posto, andato proprio a Ganna (foto Instagram)
Si è visto. Proprio Ballero ci aveva detto prima del Fiandre che almeno non ci si corre contro…

Ma sì dai, alla fine è stato bello. Sono contento di come sia andata sotto questo punto di vista. Pippo e Ballero hanno ottenuto dei buoni piazzamenti, ma non dopo essere stati invisibili per tutta la corsa: sono stati nel vivo. Mi spiace solo non aver raccolto qualcosa di più, ma almeno mi porto via una buona gamba.

Matteo, ne hai fatti ben 13 di Fiandre e domenica avete siglato una media record. Mentre pedalavate ti stupivi di vedere certi wattaggi o certe velocità?

In corsa non si ha tempo di pensare a queste cose, poi però a fine gara vai a vedere il tempo di percorrenza, la media oraria, e ti accorgi che almeno 60-70 corridori sono andati più forte del vincitore di 5-6 anni fa. Ormai la cosa bella è che non mi stupisco più di questi “record”: si va forte sempre! Se vedi, ci sono quei 4-6 atleti e poi un drappello dietro di 30-40 corridori.

Che Roubaix ti aspetti? Tatticamente vedremo un andamento simile al Fiandre?

Difficile. Alla Roubaix tanto dipende dal vento, dal meteo… e poi è tutta piatta. E’ più complicato fare certe azioni o la selezione davanti. Si va via veloci e si fa una scrematura.

A tu per tu con Ballerini: il Nord, la gamba, gli italiani

06.04.2025
5 min
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Tre ore al via del Giro delle Fiandre e l’attesa, la voglia, l’adrenalina ci fanno “mangiare le unghie”. Al via ci sarà anche Davide Ballerini, che con la maglia della XDS-Astana ha mostrato una condizione crescente, culminata nel sesto posto alla Gand-Wevelgem.

Esperto delle Classiche del Nord, il comasco si presenta in forma al via di Bruges e ci racconta non solo come sta vivendo questo periodo, ma anche come vede il momento degli italiani sulle pietre. Una sorta di inviato speciale per bici.PRO, direttamente dal cuore del gruppo.

Il lombardo è stato in ritiro in Grecia, alla corte di coach Anastopoulos (foto Instagram)
Il lombardo è stato in ritiro in Grecia, alla corte di coach Anastopoulos (foto Instagram)
Davide, partiamo da te. Partiamo dal sesto posto di domenica scorsa, che immaginiamo ti abbia dato un po’ di fiducia, no?

Sì. Finalmente, devo dire la verità, mi sono allenato tanto per questa parte del Belgio e piano piano stanno arrivando i risultati. La condizione c’è, si comincia a raccogliere qualcosa.

L’anno scorso fu una bella botta morale con quel problema al ginocchio…

Sì, l’anno scorso è stata dura. Non è stato un bel periodo, ma col tempo tutto passa. L’importante è fare le cose per bene e alla lunga si sistemano. Adesso mi sento bene, il peggio è alle spalle.

Che significa stare bene lassù? Stare bene per queste gare? Definiamolo meglio.

La prima cosa è riuscire a divertirsi, perché se non sei al 100 per cento e cominci a subire la gara, diventa un inferno. Quando cominci a sprecare energie solo per stare davanti, poi è sempre un rincorrere. Alla Gand riuscivo a gestirmi bene, prendere le salite davanti, muovermi come volevo. Questo è indice che la gamba c’è. Alla Dwars door Vlaanderen invece ho pagato, ero stanco dalla Gand e non avevo recuperato. L’ho fatta per completare la distanza, ma ho capito subito che non era la mia giornata.

Ballerini ha una grande attitudine per le corse di un giorno, specie in Belgio: potenza, capacità di limare, velocità nel finale
Ballerini ha una grande attitudine per le corse di un giorno, specie in Belgio: potenza, capacità di limare, velocità nel finale
Quando hai capito che non era giornata, hai pensato direttamente al Fiandre?

Sì, quando ho cominciato a subire la gara, già da uno dei primi muri. Ero riuscito a rientrare nel primo gruppo, ma lo sforzo per rientrare mi è costato troppo e non ho più recuperato. A quel punto ho cercato solo di portare a casa la distanza. Anche questa è esperienza.

Una gestione matura: dosare le energie in base agli obiettivi.

Esatto. A volte hai bisogno di sbloccarti, ma altre volte capisci subito che non è giornata e continuare a forzare ti porta solo via energie preziose. Qua ogni watt conta.

Ti senti più pronto per Fiandre o Roubaix?

Domanda difficile. Il Fiandre è molto più duro a livello altimetrico, questo è sicuro. La Roubaix ha tante incognite, ma anche meno salite. In ogni caso mi sento pronto. Come dicevo, ho lavorato bene e la gamba gira, poi vedremo in corsa cosa viene fuori.

Sei uno dei pochi italiani davvero esperti per il Nord. Come vedi i tuoi connazionali?

Quest’anno sono rimasto molto colpito da Filippo Ganna. Ha fatto un salto di qualità, si muove bene, ha una gamba eccezionale. Lo vedo bene sia oggi al Fiandre che domenica prossima alla Roubaix.

Ballerini Omloop 2021
Ballerini ha vinto l’Omloop Het Nieuwsblad 2021, il suo successo di maggior prestigio al Nord
Ballerini Omloop 2021
Ballerini ha vinto l’Omloop Het Nieuwsblad 2021, il suo successo di maggior prestigio al Nord
Lo vedi a suo agio anche sugli imbocchi dei muri?

Sì, e non solo lui. Tutta la Ineos si muove bene. Sono una squadra di riferimento per posizionamento e gestione della corsa. Ganna si è integrato alla perfezione in questo meccanismo. Se resta davanti quando scattano i big, può anche rientrare o sfruttare situazioni particolari. Ha davvero tante carte da giocarsi.

E gli altri? Trentin, Moscon, Mozzato?

Beh, Trentin si muove sempre bene, è sempre lì. Matteo è una garanzia. Alla Gand, quando c’è stato il primo ventaglio, ci siamo parlati, eravamo soli io e lui delle nostre squadre. Ci siamo detti di darci una mano. E’ importante, soprattutto fra italiani. Non si lavora uno per l’altro, ma se non ci si corre contro è un aiuto per restare davanti. Insomma è un vantaggio per entrambi.

Bello questo spirito. Passiamo a Moscon?

Gianni l’ho visto a De Panne, ha lavorato per la squadra. Moscon ha sempre avuto un gran motore, quello non sparisce. Dipende da che mood ha, ma il potenziale c’è. E la sua squadra, la  Red Bull-Bora è cresciuta tanto rispetto agli anni scorsi nelle gare del Belgio.

Per Ballerini Ganna ormai appartiene alla schiera dei top rider e potrà fare bene non solo alla Roubaix
Per Ballerini Ganna ormai appartiene alla schiera dei top rider e potrà fare bene non solo alla Roubaix
E di Mozzato invece cosa ci dici?

L’ho visto poco. Con Mozzato ci siamo incrociati alla Dwars. Ma la gara è stata tirata sin da subito, non c’è stato modo di parlarci. Se Luca ha la gamba giusta, ha già dimostrato di saper stare là. In generale penso che noi italiani non abbiamo tanti corridori di primissima fascia, a parte Ganna che secondo me oggi lo è, ma siamo una buona schiera. Tolti quei quattro fenomeni, tutti gli altri dipendono molto dal giorno, dalle circostanze, da come si evolve la corsa. Però noi italiani possiamo esserci.

C’è qualcuno tra i giovani di “casa nostra” che ti ha colpito?

Non ne ho visti molti a dire il vero, però posso dirvi qualcuno della mia squadra. E il mio pensiero va subito ad Alessandro Romele che sta crescendo bene. Ha già fatto buone gare in Belgio, magari di seconda fascia, ma è già qualcosa. Impara in fretta. Abbiamo diviso la camera in ritiro, lo vedo concentrato.

Ultima domanda: se Davide Ballerini dovesse scommettere 10 euro sul vincitore del Fiandre su chi punterebbe?

Van der Poel. Sta andando davvero forte. Ho visto il GP E3 da casa ed è stato impressionante. E’ migliorato in salita, è solido. Poi attenzione anche a Pedersen, alla Gand ha fatto un gran numero. Pogacar è sempre Pogacar, ma per domenica io vedo avanti Van der Poel.

Romele a scuola di Nord, prima lezione: “l’effetto lavatrice”

15.03.2025
5 min
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Fin da quest’inverno, da quando è passato alla formazione WorldTour della XDS Astana Team, Alessandro Romele è entrato di diritto nel roster delle Classiche. Un lavoro iniziato a dicembre e che ora entra nella sua fase calda e viste le prime esperienze messe alle spalle siamo andati direttamente dal ventunenne nato sulle sponde del Lago di Iseo per farci raccontare tutto. Lo raggiungiamo mentre sta lavando gli scarpini, di Romele negli anni abbiamo imparato a conoscere la sua meticolosità, caratteristica che riporta anche quando pedala.

«In questo periodo sto bene – racconta – abbiamo fatto un bel lavoro in altura con Vasily (Anastopoulos, ndr) il preparatore del team. Con i quattro ragazzi destinati a fare tutto il blocco delle Classiche: Ballerini, Bettiol, Bol, Teunissen e io. Dopo l’esordio all’AlUla Tour, che non era previsto, ci siamo diretti subito verso il Teide per preparare le gare del Nord.  

Prima dell’esordio al Nord Romele e compagni sono stati in ritiro tre settimane sul Teide
Prima dell’esordio al Nord Romele e compagni sono stati in ritiro tre settimane sul Teide

Lavori in corso

Tre settimane girando sulle strade dell’isola vulcanica costruendo la gamba per arrivare pronto all’Opening Weekend, il fine settimana di Omloop Nieuwsblad e Kuurne-Brussel-Kuurne. 

«Abbiamo fatto un bel incremento rispetto allo scorso anno – continua Romele – parlo soprattutto visto che sono passato dal team under 23 al WorldTour. Il più grande cambiamento è sulla qualità, con molta forza fatta in un modo molto più intenso con wattaggi molto alti a cadenza bassa. Si è lavorato molto sull’aspetto dello sprint e con tanti allenamenti specifici sul VO2Max, credo che tutto questo abbia fatto un po’ la differenza».

Ecco il giovane della XDS Astana durante la presentazione dei team nel velodromo Kuipke di Gand alla Omloop Nieuwsblad
Ecco il giovane della XDS Astana durante la presentazione dei team nel velodromo Kuipke di Gand alla Omloop Nieuwsblad
Sei stato a contatto con molti corridori esperti delle Classiche, come ti sei trovato?

Abbiamo iniziato ad anticipare quello che poi avremmo fatto alle corse con i vari diesse. In quelle settimane di ritiro ero in camera con Davide Ballerini, a mio modo di vedere uno dei corridori con più esperienza in quel genere di gare. Lui è uno che va sempre a cercare quel qualcosa in più, vi faccio un esempio. 

Dicci…

Se in gara c’è stato qualcosa che non è andato, lui ripercorre tutti i suoi passi: guarda la pressione delle gomme, oppure a livello di tattica cambia completamente. Non so, il punto cruciale era a 100 chilometri dall’arrivo? Lui analizza la gara e dice: «La prossima volta anticipiamo la mossa di altri 10 chilometri per evitare di rimanere chiusi». Tutte cose che poi anche durante la ricognizione della prima WorldTour, la Omlopp Nieuwsblad, ho riscontrato nuovamente. 

Cees Bol è uno dei riferimenti per il giovane Romele, qui alle sue spalle sullo sfondo
Cees Bol è uno dei riferimenti per il giovane Romele, qui alle sue spalle sullo sfondo
Che altri consigli ti ha dato?

In altura è stato uno che mi ha regalato tanti consigli, mi ha fatto capire a quali aspetti bisogna stare attenti. E’ vero che ho avuto la fortuna di fare tanti ritiri, anche con la nazionale U23, ma non si smette mai di imparare. Con “Ballero” ero una spugna che cercava di assorbire ogni singolo dettaglio. Un altro esempio: i primi giorni mi diceva: «Guarda che devi andare piano, guarda che devi stare tranquillo».

Quali consigli tecnici e tattici ti ha dato?

Quello che mi è rimasto più impresso è che per andare forte in quel tipo di corse devi spendere di più ed entrare in quel circolo che loro chiamano “effetto lavatrice”. Si ha quando il gruppo alza la velocità e i primi iniziano a girare senza mai fermarsi. Se rimani fermo vuol dire che sei fregato perché ti trovi nel retro del gruppo. Per assurdo ti trovi a spendere 10, 20 o 30 watt in più del previsto, ma rimani davanti e in altre parti riesci a gestire meglio le forze e non devi inseguire.

Al Nord rimanere nelle posizioni in fondo al gruppo vuol dire essere tagliati fuori nei momenti salienti
Al Nord rimanere nelle posizioni in fondo al gruppo vuol dire essere tagliati fuori nei momenti salienti
Difficili poi da mettere in pratica?

In queste corse, che si svolgono su strade strette con tanti dentro e fuori, spartitraffico e spazi ristretti si crea questo movimento che se non sei capace a gestirlo è dura. Anche se mi hanno dato tanti consigli quando poi vai in gara è tutto diverso perché ci sono altri 150 corridori che vogliono fare lo stesso. Nella Omloop Nieuwsblad era un continuo cercare di seguire, ma non riuscivo mai a stare nelle prime posizioni. avevo il compito di tenere davanti la squadra ma non sono stato in grado. Devo mettermi con ancora più meticolosità a guardare i dettagli del percorso su VeloViewer, ma l’esperienza fa tanto. Più corri, più impari. 

Poi a Le Samyn è arrivata una bella top 10. 

Segno che sto bene e le gambe girano. Però ho notato tanta differenza tra le gare WorldTour e quella che è una di categoria 1.1. A Le Samyn riuscivo a prendere le posizioni, a capire quando era il momento di stare davanti, ecc… Ho avuto anche la fortuna di correre con uno dei miei idoli a livello ciclistico, Van der Poel.

Com’è stato correre insieme? Sei arrivato anche nel gruppo a giocarti la volata con lui.

Anche solo aver fatto qualche metro a ruota è stato bello. In generale in quelle gare gli specialisti vanno forte, però sono sicuro che si possa lavorare su tante cose e provare a migliorare. 

Ora parte la Campagna del Nord?

Da mercoledì 19 marzo parte la tripletta con Nokere Koerse, Denain e Koksijde. Poi torneremo il 24 marzo per correre nei vari appuntamenti in vista del Fiandre: Brugge-De Panne, E3 Saxo, Gent-Wevelgem e Dwars door Vlaanderen. Gireremo spesso e vedrò tante volte tutti i settori, con la speranza di immagazzinare quante più informazioni possibile.

Ballerini come Bartoli, un muro per amico

19.01.2025
3 min
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A volte i social prendono l’idea e te la tirano in faccia. Ed è così che scrollando Instagram senza una precisa destinazione, siamo finiti accanto a Davide Ballerini lungo le rampe di un muro in pavè. Lo inquadrano davanti, di lato e da dietro: l’ha postato il 3 gennaio. C’è del lavoro in quel video – nel pedalare in salita e nel montaggio di chi l’ha realizzato – che alla fine vede il corridore di Como poggiarsi a una cancellata col fiato molto grosso.

Bartoli e San Gennaro

Avendo qualche anno nelle tasche, la memoria è andata a quando certe cose le faceva anche un ragazzino di belle speranze, conosciuto quando era ancora dilettante: un certo Michele Bartoli. Il toscano che poi al Nord ne vinse tante da togliersi la voglia (mai del tutto) aveva un muro del genere vicino casa, dove andava per mettersi alla prova.

«Il mio muro si chiama San Gennaro – ricorda sorridendo – il tratto in pavé è lungo 700-800 metri, poi prosegue, si scollina, fai il giro della collina e puoi riprenderlo quasi subito. Quando mi allenavo per quelle corse, facevo 4-5 giri di fila e riuscivo anche a capire la mia condizione. Un’altra cosa mi lega a Ballerini: ho lavorato con lui l’ultimo anno che era all’Androni, ne vinse parecchie. Lui è uno che potenzialmente potrebbe vincere molto di più».

Michele Bartoli Giro delle Fiandre 99
Michele Bartoli e il Giro delle Fiandre, un grande amore. Qui nel 1999, tre anni dopo la vittoria del 1996
Michele Bartoli Giro delle Fiandre 99
Michele Bartoli e il Giro delle Fiandre, un grande amore. Qui nel 1999, tre anni dopo la vittoria del 1996

Il muro di Ballerini

Ballerini in questi giorni è in Spagna e vi rimarrà fino al 25 gennaio, quando inizierà la stagione alla Ruta de la Ceramica-Gran Premio Castellon. Poi proseguirà con la Valenciana e da lì andrà ad assaggiare il vero pavé del Nord, quello della Omloop Het Nieuwsblad che nel 2021 lo vide vincere in maglia Deceuninck-Quick Step.

«Uso spesso quel muro – sorride Ballerini – e un altro ce l’ho nella zona di Mendrisio. Non è come un muro del Fiandre, il Nord è un altro mondo, ma registro i tempi su Strava e lo uso di solito per fare lavori specifici. E’ lungo 150 metri più o meno. Di solito ci faccio ripetute da un minuto e mezzo a bassa frequenza di pedalata, esprimendo la massima potenza».

Il pavé è amico di Ballerini. Qui agli europei di Hasselt lo scorso anno
Il pavé è amico di Ballerini. Qui agli europei di Hasselt lo scorso anno

Il Teide a febbraio

Fra la Valenciana e il debutto del Nord, come abbiamo già raccontato all’inizio dell’anno, Ballerini salirà sul Teide proprio per preparare al meglio le prime sfide sul pavé.

«Lo scorso anno – spiega non ci andai – perché avevo ancora il problema al ginocchio. La recon sui percorsi di lassù l’abbiamo già fatta a dicembre, soprattutto per capire le pressioni delle gomme per Roubaix, mentre il resto lo vedremo quando saremo su. La nuova bici per ora posso dire che è molto rigida, ma finché non saremo in gara, sarà difficile fare una vera valutazione».

Quelle immagini continuano a scorrere in loop. E’ bello immaginare la stessa azione sul Paterberg all’ultimo giro del Fiandre, avendo grande stima nelle valutazioni di Bartoli e grande fiducia nei mezzi del Ballero. Mostrano la forza e la grinta di un’atleta forte e molto generoso, forse troppo? Un grande leadout per gli uomini veloci, uno che ci piacerà veder correre anche per se stesso.

Ballerini fa rotta verso il Nord, con Bettiol come alleato

05.01.2025
5 min
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La rivoluzione in casa Astana Qazaqstan Team (dal primo gennaio diventata XDS Astana Team) ha portato tante novità sia per la rosa che per lo staff. La ventata di aria fresca ha soffiato forte sulla ex formazione kazaka, ora diventata di impronta cinese. Al centro del progetto sono arrivati tanti corridori italiani, dagli esperti Ulissi e Bettiol fino ad arrivare ai giovani in rampa di lancio. Davide Ballerini è uno degli uomini al centro del progetto, arrivato già lo scorso anno con l’intento di fare bene sul pavé. Un problema al ginocchio gli aveva precluso la campagna del Nord. Al termine di una stagione tribolata facciamo un punto con il valtellinese, per vedere come sta e capire le sue mosse in vista della nuova stagione. 

«Tra pochi giorni, il 6 gennaio – dice Ballerini – ripartiremo con la squadra per Calpe, sarà il secondo ritiro stagionale. Il primo è stato a dicembre, siamo stati una quindicina di giorni ed è andato bene. Sicuramente c’erano temperature migliori rispetto a casa, anche se non era caldissimo».

Ballerini (a destra) con la maglia della XDS Astana Team il giorno della presentazione della squadra per il 2025
Ballerini (a destra) con la maglia della XDS Astana Team il giorno della presentazione della squadra per il 2025

Grandi cambiamenti

La situazione della XDS Astana Team non è delle migliori in vista della stagione 2025, la squadra è all’ultimo posto della classifica WorldTour per quanto riguarda il triennio 2023-2025. Il rischio retrocessione è alto, anche se per ora nulla è compromesso. Tutti, però, sono consapevoli di dover fare la loro parte per raccogliere punti e salvaguardare lo status di formazione WorldTour. 

«Stanno cambiando tante cose – continua a raccontare Ballerini – sia per quanto riguarda lo staff sia per i corridori. Non sarà facile trovare il ritmo giusto fin da subito ma stiamo lavorando per farlo. Ognuno deve fare la propria parte e io sono pronto a mettermi nuovamente in gioco dopo un 2024 difficile. Il problema al ginocchio riscontrato lo scorso inverno è alle spalle, anche se devo ancora tenerlo sotto controllo».

Ogni due settimane Ballerini si sottopone a test e controlli per capire lo stato di salute del ginocchio
Ogni due settimane Ballerini si sottopone a test e controlli per capire lo stato di salute del ginocchio
Come procedono le cure?

Il problema è stato sistemato, chiaramente il dolore non è sparito da un momento all’altro ma è andato via gradualmente. La vera sfida è stata a livello mentale perché un dolore cronico poi arrivi a sentirlo quasi sempre, anche quando piano piano sta andando via.  In questi giorni sono sempre sotto osservazione per contrastarlo. 

Cosa stai facendo in particolare?

Curo bene la parte dei lavori in palestra, per non sovraccaricarlo o per evitare di lavorare male. Ogni due settimane faccio un test di rehability così da vedere se il muscolo lavora bene. Non penso di smettere a breve, questa fase di monitoraggio è importante. Meglio andare a fare dei test ogni due settimane piuttosto che smettere e ritrovarmi punto e a capo. 

Uno dei principali obiettivi del 2024 era supportare Cavendish nel raggiungere il record di tappe vinte al Tour de France
Uno dei principali obiettivi del 2024 era supportare Cavendish nel raggiungere il record di tappe vinte al Tour de France
Nella stagione scorsa hai corso tanto, ma concentrando gli sforzi in pochi mesi.

Sono riuscito a mettere insieme 70 giorni di corsa, che non è male, tutti tra aprile e ottobre. Chiaramente ho fatto fatica a trovare un picco di forma costante, visto che mi mancava tutta la parte del fondo. Cosa che in questo inverno sto curando molto. Diciamo che in linea di massima i principali obiettivi del 2024 sono stati raggiunti. 

Qual è stata la parte più complicata?

Direi quella mentale, comunque in condizione prima o poi ci arrivi ma non riesci a mantenerla per tanto tempo. Uno dei momenti in cui mi sono sentito meglio è stato al Giro, appena rientrato. Lì la freschezza fisica mi ha dato una mano nel momento in cui mi mancava un po’ di condizione. 

Nonostante il problema fisico di inizio anno Ballerini ha messo insieme 70 giorni di corsa
Nonostante il problema fisico di inizio anno Ballerini ha messo insieme 70 giorni di corsa
Ora sei ripartito con in testa sempre le gare sul pavé, nelle quali avrai un nuovo alleato: Bettiol.

Sì. Siamo stati insieme in Belgio a inizio dicembre per fare un po’ di test con i vari materiali. L’arrivo di Bettiol è un innesto importante, come quelli di altri corridori. Non sembra ma avere tre o quattro compagni in più è un bell’aiuto. Magari non sono grandi nomi come Van Der Poel o Van Aert, ma essere in tanti ci consente di essere sempre presenti. 

Come ti sei trovato con lui?

Bene. Siamo stati compagni di stanza nel ritiro di dicembre. Ora lui è partito per l’Australia visto che inizierà a correre al Tour Down Under. Avere accanto una figura come la sua è importante. Senti di avere un buon sostegno. 

Uno dei risultati migliori in stagione è arrivato alla Alfasun Gooikse Pijl p/b Lotto, chiusa al nono posto
Uno dei risultati migliori in stagione è arrivato alla Alfasun Gooikse Pijl p/b Lotto, chiusa al nono posto
Vi siete già parlati?

Lo conoscevo ma non così bene, i giorni insieme in Spagna sono serviti proprio a questo. Abbiamo correnti di pensiero differenti per quanto riguarda lo sviluppo delle gare e questo può essere un vantaggio. Non ci muoveremo negli stessi punti o comunque avremo due visioni diverse. In questo modo la squadra potrà essere sempre presente. 

Tu da quali corse partirai? 

Da Gran Premio Castellon e dalla Valenciana. Poi andrò in ritiro sul Teide per arrivare pronto alle prime gare in Belgio: Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne-Brussel-Kuurne. Salterò il periodo della Tirreno per andare ancora in ritiro e poi farò Sanremo e tutta la stagione delle Classiche e semi classiche.