Immagina una volata a due, Ulissi contro Pogacar: come la gestisci? Diego scoppia a ridere, è l’ultima domanda di una lunga conversazione sui giorni nuovi con la XDS-Astana. «Bella domanda! Essere lì con Tadej a fare la volata – dice – sarebbe già una bella vittoria, ma bisogna vedere quante gambe mi rimarrebbero. Tadej è estremamente veloce. E’ il corridore più forte al mondo, nonostante anche io abbia un bel picco di velocità. Insomma, sarebbe una volata persa…».
Mancano pochi giorni alla ripartenza per il secondo ritiro in Spagna, che Ulissi raggiungerà con qualche giorno di ritardo per l’influenza dei giorni scorsi. Le Feste le hanno passate tutti insieme a Lugano. Viola è nata da appena due mesi e non era il caso di farla viaggiare, perciò questa volta il viaggio è toccato ai nonni. Il toscano è di buon umore – la bimba sta bene, mangia e soprattutto dorme – e lui può concentrarsi sugli allenamenti e la nuova squadra.
Com’è ricominciare da capo in un ambiente tutto nuovo?
Proprio da capo, non direi. Un po’ di esperienza ce l’ho, ho cambiato ambiente, ma conosco tutti ed è stato facile inserirsi. Abbiamo fatto le riunioni di routine che si fanno in tutte le squadre. Poi ci siamo conosciuti con gli allenamenti, passando tutta la giornata insieme. La routine di tutti i giorni è perfetta per conoscersi bene.
Chi è ora il tuo allenatore?
E’ arrivato quest’anno, si chiama Helmut Dollinger, è austriaco. Ci siamo parlati per la prima volta quando ci siamo trovati a ottobre. Abbiamo iniziato il percorso insieme e mi sto trovando veramente bene. Non è che ho rivoluzionato più di tanto quello che stavo facendo, anche perché la vera rivoluzone a livello atletico è stata fatta nel corso degli ultimi anni. Adesso è più una questione di mantenere i cambiamenti che ci sono stati in questi anni.
Formolo ci ha raccontato che nel primo anno alla Movistar ha pagato il fatto di non essere seguito com’era alla UAE Emirates: pensi che potresti avere lo stesso problema?
Bisogna sapersi adattare alle persone, capire quali sono le loro esigenze. Magari ci sono preparatori che vogliono avere tutti i giorni il feedback del lavoro, qualcuno cui invece basta averlo due o tre volte a settimana. Vedendo che mi so gestire bene, mi hanno sempre lasciato abbastanza tranquillo. Sono uno che non ama sentirsi il fiato sul collo, però da quello che ho visto in questi primi mesi ho trovato una squadra super professionale che non lascia niente al caso. Questo è sicuro.
Hai anche trovato tanti italiani, molti di più rispetto a quelli rimasti alla UAE, che effetto fa?
Un bell’effetto. Mi ricorda gli anni alla Lampre, dove veramente avevo trovato il mio ambiente e ci stavo da Dio. Ritrovare un bel gruppo di italiani fa un certo effetto e alla fine anche i ragazzi stranieri si inseriscono alla grande, proprio perché il gruppo italiano è forte e coeso e permette a tutti di amalgamarsi.
Ti hanno detto cosa si aspettano da Diego Ulissi?
In pratica quello che già facevo e che continuerò a fare. Cercando di mettere insieme più punti possibili e aiutando anche i giovani, visto che ce ne sono tanti.
La differenza è che di là i punti servivano per essere primi al mondo, qui per evitare la retrocessione…
Innanzitutto per fare le cose fatte bene, è meglio non mettersi troppa pressione, altrimenti parti già col piede sbagliato. Questa è una cosa che ho imparato negli anni e l’ho sempre fatto. L’importante è lavorare bene, dare il 100 per cento. E visto che un po’ di esperienza sulle spalle ce l’ho, ho imparato ad affrontare qualsiasi gara, anche la più piccola, allo stesso modo. Concentrato, cercando di fare il massimo. Quando si arriverà a fine anno, si tireranno le somme.
Ti è stato chiesto a quali gare vorresti partecipare? Come è nato il tuo calendario?
Abbiamo condiviso, ci siamo confrontati. Tornerò a fare un Grande Giro, cosa che l’anno scorso non mi è stato permesso di fare. E poi più o meno sarà il calendario che facevo tutti gli anni, senza grandi stravolgimenti. Non partirò dall’Australia, probabilmente partirò dalle gare a Mallorca.
Grande Giro: stiamo parlando del Giro d’Italia?
Ma certo! E’ la gara in cui mi sono espresso meglio. L’anno scorso hanno deciso che facessi un altro tipo di stagione. E quando è stata presa la decisione, mi sono concentrato sul mio programma, quindi al Giro dopo un po’ ho smesso di pensarci. E comunque negli anni precedenti, mettendo da parte le mie ambizioni personali, sono stato di grande aiuto per miei compagni. Quindi ci tenevo a farlo anche solamente per aiutare la squadra, ma è stato deciso che facessi un altro calendario per fare più punti possibili. Visto che l’anno prima eravamo stati tutto l’anno testa a testa fino all’ultima gara con la Jumbo, si ipotizzava che sarebbe stato lo stesso. Invece è venuta fuori una stagione dominata e magari, col senno di poi, potevo andare tranquillamente al Giro d’Italia. Tanto Tadej lo avrebbe vinto ugualmente.
Ad aprile parteciperai a qualche classica del Nord?
Sì, dovrei fare le Ardenne. Magari non l’Amstel, ma probabilmente la Freccia e la Liegi. Dopo ci sarà il Giro e poi vediamo, speriamo che tutto fili liscio a livello di salute. Purtroppo ho già dovuto interrompere la preparazione, per questa influenza.
Quando un corridore esperto come te cambia squadra si porta dietro qualche esperienza dalla squadra precedente?
Qualcosa mi hanno chiesto, soprattutto i compagni. Ma questo ambiente è una novità anche per me e servono mesi per capire le persone che hai di fronte. I meccanismi li conosci bene solo gareggiando, ma sto ripetendo ai più giovani che l’atteggiamento è quello di andare alle gare mentalizzati, senza pensare che l’appuntamento più importante sia tutto, ma considerando importanti tutte le gare che andiamo a fare.
Una regola d’oro…
Il solo modo perché i ragazzi crescano. In più, i regolamenti, le promozioni e le retrocessioni sono diventati importantissimi e non si può lasciare niente al caso. Però ci sono persone veramente preparate che guidano la squadra, cui ho poco da insegnare. Basta vedere lo storico, fino a qualche anno fa l’Astana è stata una delle più forti al mondo, quindi ho poco da insegnargli.
Hai un direttore sportivo di riferimento?
Sì, Zanini. Lo conoscevo già, ci stavamo simpatici da anni, ci siamo ritrovati ed è stata una grande gioia. Ci sentiamo periodicamente, ci confrontiamo, è veramente una grande persona.
Come ti trovi con la nuova bicicletta?
Bene. E’ molto rigida, aerodinamica, quindi le prime sensazioni sicuramente sono estremamente positive. E’ una grande azienda, sanno fare le biciclette.
Andrai in altura durante l’anno?
Al momento non ce l’ho in programma, forse ad aprile, prima delle Ardenne, ma non so. Non sono un grande amante dei ritiri, preferisco correre. Anche perché ho fatto altura in passato e non ho mai trovato grandi risultati. Per quello che devo fare io, non serve poi a molto.
Qual è secondo te il più grosso cambiamento di questo ciclismo moderno?
L’alimentazione sì, ma anche i lavori e la preparazione in se stessa. I ritmi di allenamento sono totalmente cambiati, almeno per quanto mi riguarda. Faccio molti meno lavori al medio, prediligendo la Z2 e la soglia. In più è cambiata tantissimo l’alimentazione. Si assumono molti più carboidrati, perché per stare a regimi più alti, bisogna assumere più carboidrati, sennò rimani in mezzo alla strada. Da quando sono passato, era il 2010, è cambiato tutto.
Che effetto ti ha fatto metterti davanti allo specchio con una maglia diversa?
Bello perché è stato un cambiamento che ho preso in maniera positiva. E’ una cosa che ho voluto io e mi vedo bene con quella maglia indosso, anche se i bellissimi momenti che ho passato in UAE non li dimenticherò mai. Non posso che ringraziarli, sono rimasto in ottimi rapporti con tutti. Li sento settimanalmente, compagni, anche ragazzi dello staff e tutto gli altri.
Hai 35 anni, qual è secondo te il punto di forza di Diego Ulissi?
L’anno scorso ho dimostrato di essere ancora competitivo e costante nei risultati durante la stagione. Vuol dire che vado ancora bene e questo grazie al fatto che ho cambiato le mie idee di lavoro, le idee di preparazione e tutto il resto. Sono riuscito stare un al passo con i tempi, accettando il cambiamento di questo sport. Sto ancora bene, quindi spero di fare gli ultimi anni della carriera ed essere ancora competitivo, per cercare di dare una mano a chi investito su di me.