Questa prima parte di stagione non solo ci ha mostrato un favoloso Tadej Pogacar. Guardandolo con occhi più tecnici ci sono balzati all’occhio due aspetti riguardanti la sua posizione. E chissà se questi due dettagli sono collegati. Di cosa parliamo? Della presa sul manubrio e dell’inclinazione, molto accentuata, della sua sella.
Abbiamo notato che Pogacar è quasi sempre in presa alta, cioè impugna le leve anche quando sta spingendo forte in pianura, magari da solo in fuga. Una differenza emersa chiaramente alla Roubaix: nei tratti asfaltati Van der Poel era schiacciato sulla curva bassa del manubrio, mentre Tadej manteneva la presa alta. Apparentemente questo dovrebbe danneggiare l’aerodinamica. Apparentemente, però: perché oggi ogni dettaglio è frutto di uno studio accurato.
E poi c’è la sella: inclinata in avanti molto più rispetto all’anno scorso. Di questo abbiamo parlato con Mauro Testa, biomeccanico e responsabile scientifico di Biomoove Lab.
Dottor Testa, ci siamo accorti che Pogacar mantiene quasi sempre la presa alta, anche quando è da solo in fuga. Non si abbassa molto con i gomiti, a differenza per esempio di Van der Poel o Evenepoel. Perché?
Ci sono delle premesse da fare. Quando si scrive sulla posizione di un atleta, specie se così importante, bisogna rispettare chi lo ha messo in sella. Senza conoscere il lavoro dietro, si rischiano critiche inutili. Mi capitò anche con Sagan. Qualcuno disse che la sua posizione era sbagliata, ma io rispettai le sue caratteristiche morfologiche. E guarda caso, da quando lo mettemmo in un certo modo, tornò a vincere.
Qui però non si tratta di critica, ma di analisi. E chi meglio di lei può darci una lettura tecnica?
Capisco, ma quella premessa resta importante. La domanda vera è: cosa è stato fatto e quali misurazioni sono state prese dal biomeccanico prima di impostare quella posizione? Con Sagan, ad esempio, mi accusarono di averlo posizionato come un biker. In realtà lo feci perché nella fascia 8-12 anni, l’età d’oro dello sviluppo motorio, lui si era formato come biker. Era quindi giusto assecondare quello sviluppo. Non contesto mai il lavoro di un collega se non conosco da dove è partito. E comunque Pogacar sta vincendo, quindi è chiaro che il suo biomeccanico ha fatto un lavoro eccellente. Se la posizione non fosse efficiente, non riuscirebbe a ottenere queste prestazioni.
Ma quindi perché può preferire la presa alta?
Ci sono atleti che si trovano più comodi in presa alta. Può darsi che siano leggermente lunghi rispetto al telaio, oppure che la loro conformazione dal bacino in giù sia più favorevole a quella postura. Magari Pogacar ha le gambe lunghe e il busto corto, pertanto tende a essere “corto” nella parte anteriore della bici. Potrebbe sentirsi meglio in quella posizione. Sagan, ad esempio, chiedeva un attacco manubrio molto lungo per le volate, che faceva in presa bassa. Per evitare di sbattere le ginocchia, scelse un attacco più lungo rispetto a quello ideale per le sue misure.
Quindi una posizione dettata da un bilanciamento tra spinta, comodità e aerodinamica?
Esatto. Magari Pogacar ha un attacco leggermente lungo e sceglie la presa alta per compensare. E comunque la comodità, specie in gare lunghe, è parte della prestazione.
E la sella così inclinata in avanti? Potrebbe esserci un legame tra le due cose?
Sì, l’inclinazione può portare l’atleta a scivolare in avanti, e cercare appoggio sulle leve per sostenersi meglio. Una sella molto inclinata aumenta la curva della lordosi e porta il bacino in posteroversione. Questo può essere legato a rigidità articolari o muscolari. Bisogna tenere conto che nessuno è perfettamente simmetrico: una parte del corpo può essere più rigida. L’atleta cerca quindi una posizione che sia un compromesso specifico e personale.
Quindi l’approccio è sempre individuale?
Assolutamente sì. Due persone alte 175 centimetri possono avere caratteristiche diverse: uno può avere il tronco più lungo, l’altro le gambe. Le tibie e i femori possono variare. Per questo è importante che il biomeccanico lavori sulle misure antropometriche reali. Così l’atleta si trova in una posizione che gli consente di risparmiare energia.
La comodità quindi è un parametro primario nella prestazione?
Sicuramente. In uno sport di endurance la prima cosa da evitare sono i dolori dovuti a una posizione non confortevole. Bisogna rispettare le leve muscolari e articolari di ogni individuo. E serve conoscere le aspettative dell’atleta, anche dal punto di vista cognitivo e psicologico. Ecco perché la posizione deve farla il biomeccanico, non il semplice bikefitter: servono competenze fisiologiche molto approfondite.
Veniamo alla sella 3D che sta usando Pogacar. Rispetto all’anno scorso ha più grip. Questo può aver influito sull’inclinazione?
Capita spesso che gli atleti chiedano piccoli aggiustamenti in base a fastidi momentanei: una vescica, una ferita, un’irritazione. Molti parlano di prostata, ma è un falso mito. La zona sensibile è il perineo, che quando viene compresso causa problemi, anche nervosi. Il senso di impedimento che si avverte scendendo dalla bici non dipende dalla prostata, che è più in alto, ma proprio dal perineo.
Quindi Pogacar potrebbe avere un fastidio perineale?
Potrebbe. E potrebbe preferire quella posizione perché si sente più scaricato. Personalmente gliela sconsiglierei, ma sono certo che ne abbia parlato con il suo biomeccanico.
Perché la sconsiglierebbe?
Perché quella posizione lo porta a scivolare in avanti con il bacino e ad aumentare la lordosi. Questo incrementa la compressione a livello delle vertebre lombari: L3, L4, L5 e S1. Sono le prime a ricevere vibrazioni, e a lungo andare possono creare problemi.
Come si risolve un fastidio perineale?
Molto spesso basta cambiare fondello. Un fondello di qualità, magari in SEBS (stirene-etilene-butadiene), aiuta moltissimo. Io avrei cercato un compromesso tra il disturbo e il desiderio dell’atleta.
Ma l’inclinazione della sella migliora la circolazione sanguigna?
No, il sangue torna al cuore per gradiente di pressione, non per la posizione della sella. Quando sei in piedi, la pressione al piede è di circa 30 mmHg, 0 al cuore e -10 al cervello. Il sangue va da dove la pressione è maggiore a dove è minore. Nel ciclismo, sport antigravitario, non c’è una pressione sufficiente per favorire il ritorno venoso. Serve una buona contrazione muscolare che “spreme” la vena e aiuta il ritorno del sangue. Ecco perché non è utile scivolare indietro col bacino e bisogna avere libero il triangolo pelvico.
Triangolo pelvico e di Scarpa: cosa sono?
Il triangolo di Scarpa è l’area tra l’inguine e la coscia, dove c’è la piega anteriore della gamba. Si chiama così dal professor Scarpa che lo individuò nel ‘700. E’ importante perché, insieme ai diaframmi respiratorio e pelvico, crea pressioni negative e positive che facilitano il ritorno venoso. Il sangue che torna al cuore è venoso, viene poi ossigenato e rimesso in circolo per produrre ATP, l’energia del movimento. In bici da crono questo triangolo è chiuso, ma lì la durata è limitata. In una gara lunga e dura come la Roubaix, per esempio, invece è fondamentale preservarlo.
E’ un’analisi molto profonda. Quanto conta osservarla su strada?
E’ fondamentale. Serve guardare l’atleta in azione, su strada. Non basta un’analisi su rullo o in laboratorio. Con appositi sensori misuro l’emoglobina e l’ossigenazione nei vari distretti corporei durante lo sforzo. Questo consente di sapere con precisione dove e come circola l’ossigeno.
In conclusione
E’ evidente che la posizione di Pogacar è frutto di un lavoro accurato, costruito sulle sue caratteristiche morfologiche e sulle sue esigenze prestative. I due dettagli che abbiamo messo in evidenza, la presa alta sulle leve e la forte inclinazione della sella, potrebbero essere collegati tra loro, come ipotizzato.
Ma vanno interpretati alla luce di ciò che ci ha spiegato il dottor Mauro Testa: ogni atleta è un mondo a sé e la posizione in bici deve tener conto non solo dell’aerodinamica, ma anche della comodità, dell’efficienza muscolare e del ritorno venoso. In questo senso, la postura di Pogacar rappresenta forse un compromesso tra tutti questi fattori, e finché continuerà a vincere, sarà difficile dargli torto.