EDITORIALE / Il complesso lavoro del commissario tecnico

25.10.2021
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In attesa di conoscere il nome del nuovo commissario tecnico azzurro (in apertura Cassani con Colbrelli dopo la vittoria degli europei a Trento) e degli altri tecnici di categoria, argomento che da qualche tempo riempie pagine e discorsi, proviamo a fare un semplice ragionamento su quale potrebbe o dovrebbe essere il ruolo della Federazione in questo ambito.

Il modello italiano

Uno dei discorsi che va per la maggiore, in riferimento alla nostra e alle altre Federazioni, e che Paesi come l’Australia, la Gran Bretagna, l’Olanda e la stessa Francia abbiano a lungo studiato il modello italiano e lo abbiano riprodotto, spesso migliorandolo, in casa propria. Ci siamo per anni gonfiati il petto rivendicando questa nostra superiorità, aprendo tuttavia una strada grazie alla quale Nazioni che un tempo non avevano tradizioni tecniche legate al ciclismo oggi sono al nostro livello e spesso riescono a surclassarci.

Per decenni la figura del cittì azzurro dei professionisti si è ispirata ad Alfredo Martini
Per decenni la figura del cittì azzurro dei professionisti si è ispirata ad Alfredo Martini

Retromarcia tricolore

Noi invece che cosa abbiamo fatto? Abbiamo preso quello che di buono avevamo creato e che veniva regolarmente copiato e lo abbiamo abbandonato. Non per creare un modello più competitivo grazie al quale guadagnare vantaggio sui rivali, ma abbassando lo standard delle funzioni che la Federazione stessa dovrebbe svolgere nei confronti dei suoi atleti. Il tecnico delle categorie giovanili ha smesso di essere preparatore ed è diventato selezionatore.

Demandando ogni preparazione e programmazione ai gruppi sportivi, siano essi quelli professionistici siano quelli dei dilettanti, la Federazione ha rinunciato a svolgere la sua funzione tecnica nei confronti degli atleti. Soltanto il settore pista in mano a Marco Villa e quello delle donne in mano a Dino Salvoldi hanno mantenuto queste prerogative e non a caso sono quelli che negli anni hanno continuato a ottenere i migliori risultati.

Amadio, fra Scirea e Amadori. Il primo sarà tecnico della crono e il secondo resterà agli U23?
Amadio, fra Scirea e Amadori. Il primo sarà tecnico della crono e il secondo resterà agli U23?

Il tecnico dei giovani

Il tecnico, soprattutto nelle categorie al di sotto del professionismo, deve essere credibile, avere competenza ed esperienza specifica nella gestione di squadre. Deve saper trasmettere, insegnare e allenare. Si fa un gran parlare del misuratore di potenza e del cardiofrequenzimetro, che sono soltanto degli strumenti: si possono usare bene o male. Se il tecnico ha un piano di lavoro, grazie ad essi riesce a valutare il percorso che sta seguendo. Usarli come lettori di situazioni istantanee è uno degli errori più frequenti.

La struttura tecnica federale di qualche tempo fa aveva permesso la creazione di una banca dati in cui venivano raccolte le informazioni su tutti gli atleti azzurri: soltanto conoscendole, si può trarre da loro il meglio. E’ uno dei motivi per cui Salvoldi riesce a vincere tante medaglie. Ma se oggi questo storico è destinato a rimanere in mano ai club, la Federazione dovrebbe avere se non altro il compito di dare i criteri su cui impostare il lavoro, impedendo lo sfruttamento degli atleti. Tanto per fare un esempio, al secondo anno da junior, Piccolo tornò a casa dagli europei su pista con il quinto posto nell’inseguimento e il giorno dopo vinse una corsa a Sestriere facendo 80 chilometri di fuga: era davvero necessario per il suo sviluppo? La storia successiva insegna qualcosa?

Salvoldi ha il controllo verticale fra le donne junior e le elite e questo permette di ottimizzare le risorse e ottenere risultati
Salvoldi ha il controllo verticale fra le donne junior e le elite e questo permette di ottimizzare le risorse e ottenere risultati

Un menù da scegliere

La Federazione dovrebbe tornare a controllare l’attività e probabilmente il modo migliore è ripartire da gruppi di lavoro con cui gestire la stagione. Non si può fare tutto, eppure anche ai massimi livelli si vede un campione come Ganna che corre su strada con la Ineos, fa due crono e la prova su strada agli europei, la crono e la pista alle Olimpiadi, due crono ai mondiali e poi anche i mondiali su pista. D’accordo che lo vuole lui, ma siamo certi che sia necessario?

Al ristorante c’è il menù proprio per questo. E’ pieno di cose buone, ma bisogna scegliere: l’alternativa è spendere troppo e stare male. La Federazione per prima deve tornare a fare scelte più coraggiose, portando agli appuntamenti gli atleti migliori nella condizione migliore.

Diego Bragato ha proposto una riforma dei preparatori FCI, ma viene indicato come sostituto di Salvoldi fra le donne
Diego Bragato ha proposto una riforma dei preparatori FCI, ma viene indicato come sostituto di Salvoldi fra le donne

La nazionale WorldTour

Lo slogan è che la prossima nazionale somiglierà a un team WorldTour, con Amadio team manager e una serie di tecnici sotto la sua supervisione. Resta da capire però se dietro lo slogan ci sia una volontà tecnica o si punti al risvolto commerciale. Capire se lo scopo del gioco sia conquistare medaglie oppure formare atleti dando loro la necessaria esperienza internazionale e la caratura tecnica che un domani, diventati professionisti, gli permetterà di tenere testa ai rivali di tutto il mondo.

E con questa domanda che ci frulla nella testa ci accingiamo a vivere l’ultima settimana prima della nomina del commissario e dei vari tecnici di categoria. Sarà singolare capire in che cosa l’assetto voluto dalla Federazione del presidente Dagnoni si allineerà effettivamente allo standard di un team WorldTour. Se la FCI si riapproprierà anche della preparazione, come succede nelle grandi squadre o batterà altre strade.

Cassani, vittoria figlia dei programmi (e dell’orgoglio)

12.09.2021
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Cassani ha raggiunto la zona del podio camminando tra la gente con un sorriso mai visto prima. Aveva gli occhi che splendevano, come avendo raggiunto il suo traguardo o avendo dimostrato qualcosa. Facile intuire cosa. Il cittì è un uomo dotato di orgoglio. E al netto di ogni considerazione tecnica più o meno condivisibile, quando ti mettono pesantemente in discussione e riesci a vincere, la gioia è doppia. Per questo, magari sbagliando e volendo ugualmente scommettere un euro bucato, crediamo che alla fine non accetterà le offerte federali, sulla cui entità ci sarà da ragionare: saranno fatte perché rimanga? Questo ovviamente lo dirà lui dopo aver parlato con il presidente Dagnoni.

Prima del via, Cassani ha parlato con orgoglio della compattezza del suo gruppo agli ordini di Trentin
Prima del via, Cassani ha parlato con orgoglio della compattezza del suo gruppo
Perché ridevi?

E’ stata un’emozione, una gioia. Perché sapevo che potevamo vincere. Non è una vittoria nata ieri, è nata cinque mesi fa, è nata in primavera. A dispetto di tutte le critiche che si facevano, queste vittorie si programmano. Con Sonny, Trentin e le loro squadra abbiamo detto: vogliamo puntare ai mondiali? Loro hanno accettato e abbiamo individuato il percorso. Ci hanno creduto. Per questo resto sbalordito quando qualcuno diceva che bisognava portare Colbrelli alle Olimpiadi, sono discorsi da bar. Così alla fine ho costruito una squadra che ha funzionato. Abbiamo battuto un fenomeno come Evenepoel. E’ una vittoria dei ragazzi, della federazione, di noi, che siamo andati avanti su questa strada.

Con quale spirito l’hai vissuta?

L’unica cosa che posso dire è che una settimana fa ho sentito Pioli e gli ho detto che avevo pensato spesso a lui in questi giorni e avrei voluto fare come lui. Anche se io al 30 settembre finirò. Però sai, sapere di andare via e avere i miei ragazzi al mio fianco è stata una bella soddisfazione. Ma ribadisco, è stata una vittoria della federazione, perché fino al 30 sono il cittì. E devo dire che il presidente e Amadio mi hanno messo nelle condizioni di fare bene il mio mestiere.

Per il quarto anno di seguito, il campionato europeo parla azzurro. Motivo d’orgoglio per Cassani
Per il quarto anno di seguito, il campionato europeo parla azzurro. Motivo d’orgoglio per Cassani
Sei sparito dalla circolazione nei giorni scorsi…

Volevo stare con i miei ragazzi, per condividere con loro. Decifrare il loro sentimento, creare quel gruppo che era necessario. Quindi isolarmi dal mondo esterno per concentrarmi su quello che dovevamo fare oggi. E’ stata una vigilia veramente bella, perché l’ho vissuta meglio che in altre occasioni. Sereno, tranquillo, con un grande gruppo. Parti con Trentin come regista, Sonny che sta bene e tutti gli altri che hanno corso in modo impeccabile.

Trentin come Cassani con Martini?

Quando c’è lui in gruppo, sono tranquillo. Gli do le indicazioni e lui gestisce al meglio. Remco aveva dimostrato di stare bene, ma lo abbiamo ingabbiato a dovere. Sonny è cresciuto ancora. Tenere Evenepoel su quell’ultima salita era complicato.

Stasera si brinda?

La vittoria svanisce nello stesso istante che la conquisti. E comunque stasera non si brinda (sorride, ndr), perché vanno via tutti. Per i mondiali partiamo il mercoledì sera, perché giovedì ci sarà la possibilità di visionare il percorso. Sonny farà il Matteotti con me, altri correranno in Toscana, poi ognuno va a casa. I cronoman invece partono giovedì con Velo e Villa.

Dopo i mondiali, Cassani parlerà con Cordiano Dagnoni per scoprire quale potrebbe essere il suo ruolo in Fci
Dopo i mondiali, Cassani parlerà con Cordiano Dagnoni per scoprire quale potrebbe essere il suo ruolo in Fci
Rimarrai in federazione?

Non è sicuro. Con il presidente dobbiamo parlare dei contenuti, sono quelle le cose importanti. A me piace fare. Non sarò più il commissario tecnico anche se vincessi tre medaglie d’oro in Belgio. Però bisogna vedere quali sarebbero i miei ambiti in federazione, se posso essere utile. Ambassador cosa vuol dire? Io voglio fare, mi sento ancora giovane per fare qualcosa. Se il presidente ritiene che posso essere utile, dobbiamo parlare.

Era proprio necessario cambiare il cittì?

Dopo otto anni, ritengo sia anche giusto. Poi bisogna vedere i modi e le forme. Io sono rimasto zitto negli ultimi tempi. Ho la maglia azzurra, la voglio onorare e dare onore a chi mi ha dato la possibilità di fare questi europei e questi mondiali.

EDITORIALE / Finché si attaccano al pullman e ai ricordi…

06.09.2021
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Fra i temi che tengono in ansia una parte della stampa – in questo scorcio d’estate che conduce agli europei, ai mondiali e poi all’autunno – ci sono il pullman azzurro e il nome del prossimo tecnico della nazionale. Interesse legittimo, va detto, e curiosità giustificata nel secondo caso dal modo un po’ goffo con cui la federazione ha gestito la comunicazione legata al cosiddetto caso Cassani.

Però come accade quando si insiste tanto sullo stesso tasto, dopo un po’ ti assale il dubbio che forse il pianista non sappia cosa farsene del resto della tastiera. Se davvero tutto ciò che basta per essere felici è sapere se il tecnico azzurro sarà Fondriest oppure Pozzato e sottolineare che forse il pullman azzurro ha già fatto parecchi chilometri, allora il presidente della Fci Dagnoni può davvero dormire sonni tranquilli. E le ragioni sono due. La prima è che se queste sono le sole contestazioni, allora forse sul resto sta lavorando bene. La seconda è che magari non saranno tanti a disturbarlo su temi più urgenti e di difficile soluzione.

Richiamare la memoria di Martini non serve se non ci si attiene alle sue parole. Qui, Alfredo con Pozzato
Richiamare la memoria di Martini non serve se non ci si attiene alle sue parole. Qui, Alfredo con Pozzato

L’eredità di Martini

Per dare la linea su colui che dovrebbe guidare la nazionale, a un certo punto si sono tirati in ballo Martini e la sua storia. E’ bene dire subito che per chi scrive queste righe, Alfredo è stato uno straordinario maestro di vita. E forse proprio per questo, ricordandone gli insegnamenti, una sua frase continua a tornare alla memoria.

«Quando sono davanti a dei giovani – amava dire Alfredo – mi rendo conto che a loro non interessa sapere che cosa accadeva ai miei tempi, ma sentire da me quello che potrebbe succedere domani».

Alfredo guardava avanti, lo ha sempre fatto. Non è mai stato ancorato al passato per paura del futuro. E magari avrebbe letto con interesse e reagito con veemenza al singolare momento del nostro ciclismo in cui frotte di giovani talenti vengono mandate allo sbando senza alcuna tutela credibile.

Sul podio finale del Lunigiana, il presidente Dagnoni
Sul podio finale del Lunigiana, il presidente Dagnoni

Problema juniores

E’ questo uno dei primi fronti, presidente Dagnoni. Ne parlammo con Amadio appena venne nominato. Era il 18 maggio, Roberto ricorderà di certo. A noi del pullman e del nome del cittì interessa, ci mancherebbe, ma preferiamo guardare avanti.

Il primo comma dell’articolo 3 della Normativa per l’abilitazione all’esercizio dell’attività di corridore professionista prescrive che per ottenere l’abilitazione, i corridori devono aver gareggiato con continuità nelle categorie agonistiche direttamente disciplinate dalla Federazione e dell’UCI nei tre anni sportivi antecedenti a quello per il quale si chiede l’abilitazione (tre anni come corridore under 23 e/o élite o un anno come corridore junior e due anni come corridore under 23).

E’ una regola che c’è da sempre. I procuratori e i team manager interessati si affrettano a dire che ce l’abbiamo solo in Italia. Vero, però ce l’abbiamo. Come abbiamo il divieto di usare la tenda iperbarica e non la usiamo. Non in Italia, almeno. E’ una regola che ad esempio impedirebbe alle squadre professionistiche di tesserare corridori direttamente dagli juniores, come sta regolarmente accadendo, proponendo loro un contratto da professionista.

Anche la limitazione dei rapporti oggi viene spesso aggirata. Qui Lorenzo Giordani, che corre e si allena con quelli giusti…
Anche la limitazione dei rapporti oggi viene spesso aggirata. Qui Lorenzo Giordani, che corre e si allena con quelli giusti…

Incubo Remco

Mandare così tanti ragazzini allo sbando è la quasi garanzia di non trovare mai più un Nibali, un Simoni, persino un Cipollini o un Pantani. Nomi, non a caso, di grandi campioni che hanno fatto la loro trafila fra gli juniores e i dilettanti, avendo il tempo necessario per maturare e sbocciare. Invece siamo tutti qui a cercare il novello Evenepoel, costi quel che costi. Quanto avranno smesso di correre prima che ne se ne sia trovato uno?

Non vi dice niente il fatto che sull’arrivo di Fosdinovo al Lunigiana, ben 10 juniores abbiano fatto meglio di Pogacar che 5 anni fa vinse la corsa? Va bene il miglioramento della specie, ma quanto si sta già spingendo sul gas, con alimentazione e preparazione magari già dagli allievi, perché questi ragazzi facciano già gola a qualche team professionistico?

Perciò presidente, aspetteremo il primo ottobre per sapere chi guiderà i nostri professionisti e anche il settore velocità, sperando che nel frattempo il pullman azzurro funzioni bene e mandando un bel ringraziamento a Vittoria che per anni ha messo a disposizione il suo. Ma nel frattempo, ci fa sapere come intende muoversi su questo fronte?

Fondriest, a breve l’incontro. E poi sapremo se sarà lui il cittì

25.08.2021
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Neanche il tempo che uscisse l’indiscrezione e la pioggia dei messaggi ha inondato il telefono di Maurizio Fondriest, 56 anni, candidato prescelto come cittì della nazionale dei professionisti che a ore avrà un incontro con la struttura federale per capire che cosa gli proporranno. E’ chiaro che ci sia più di un’idea e che molto probabilmente le cose andranno così, ma c’è prima tutta una serie di tasselli da mettere a posto. Primo fra tutti il suo impegno con un gran numero di atleti che in lui e in Paolo Alberati hanno riposto fiducia per la loro crescita nel ciclismo e dovranno rassegnarsi a fare senza.

Maurizio sta vivendo giornate complicate, la presenza della Federazione in Val di Sole per i mondiali di mountain bike renderà se non altro più agevole la logistica dell’incontro, dato che nel weekend il campione del mondo di Renaix 1988 partirà per due settimane.

Cordiano Dagnoni e Maurizio Fondriest si conoscono da un pezzo. Maurizio lo ha sostenuto alle elezioni Fci
Cordiano Dagnoni e Maurizio Fondriest si conoscono da un pezzo. Maurizio lo ha sostenuto alle elezioni Fci
Che cosa manca perché ci sia la fatidica firma?

Che me lo chiedano ufficialmente. Quando poi questo accadrà, dovrò fare le mie valutazioni in base a quello che potrò fare come cittì.

Fai il prezioso oppure ci sono davvero degli impedimenti?

Ho un impegno morale con i miei corridori, dovrò vedere cosa fare. Per alcuni juniores sono un riferimento. E’ vero che passano under 23 e non ho da trovargli un contratto, ma il nostro lavoro con loro è farli crescere. Seguire la preparazione. Confrontarci dopo le gare. Provare a farne dei corridori perché un giorno possano diventare professionisti e a quel punto proporli a squadre che sappiano valorizzarli. E’ un ruolo importante che mi sono costruito negli anni e a cui tengo.

Ci sono anche altri impegni con sponsor, probabilmente…

C’è Alpecin di cui sono immagine. C’è Mediolanum. C’è la collaborazione con le crociere della Gazzetta. Non posso alzarmi una mattina e dire a tutti che dovranno arrangiarsi. E poi voglio vedere se con la mia mentalità sarò compatibile con quello che mi proporranno.

E’ un incarico che ti sarebbe sempre piaciuto, questo si sa…

Certo, ma come ho appena detto a mia moglie, non voglio andare avanti nel pensiero finché non saprò esattamente di cosa stiamo parlando. Ho parlato di questo anche con Cassani, che fino al 30 settembre è il cittì della nazionale, con cui sono da sempre in ottimi rapporti. 

Si parlò di te come cittì anche prima della nomina di Ballerini e poi saltasti nuovamente fuori prima che venisse scelto proprio Cassani.

Il mio nome viene spesso fuori, ma di fatto anche in quelle occasioni nessuno mi disse nulla. Chi mi dice che assieme a me in queste settimane non abbiano parlato anche con altri? Ma per me non è un problema.

Che rapporti hai con Dagnoni?

Ero andato a trovarlo nel suo ufficio tempo fa assieme a Giuseppe Saronni, per il progetto sui campioni del mondo. Beppe era curioso di vedere che cosa avesse in mente, ma di questa cosa non si è proprio parlato. Siamo amici, siamo stati in stanza insieme alla mia prima convocazione in nazionale. Andai a fare il Giro di Grecia con gli stayer, guidati da Domenico De Lillo, e divisi la stanza con lui. Sono passati tanti anni e durante le elezioni federali ho spinto per lui, perché credo che sia una persona in gamba con delle buone idee.

Se la proposta ti convince, credi che la situazione più insormontabile sia quella legata ai corridori che segui?

Da una parte è complicato, ma Paolo (Alberati, ndr) è cresciuto tanto in questi anni. Credo che facendo le giuste mosse, si potrebbe organizzare la mia uscita.

A breve l’incontro. Poi probabilmente Maurizio si prenderà il suo tempo per decidere. Con lui, come Vialli per Mancini sulla panchina della nazionale di calcio, potrebbe arrivare con un ruolo di importante consulenza anche Gianni Bugno. Ma una cosa è certa, il lavoro per rifondare l’attività della nazionale per come la immaginano Dagnoni e Amadio richiede tempo. Come ha appena detto anche lui però, stiamo a vedere che proposta gli faranno. E se, come sempre Maurizio ha fatto notare, nel frattempo la Federazione ha portato avanti altre piste.

EDITORIALE / Due cose che vorremmo dirvi su Davide Cassani

09.08.2021
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Se si vincono le elezioni dicendo che si cambierà tutto, prima o poi bisognerà cominciare a farlo. Per questo non desta stupore il fatto che il presidente Dagnoni voglia ridisegnare anche la struttura della nazionale dei professionisti, affidandola ad Amadio e dandole o provando a darle i tratti di una squadra WorldTour. Pertanto è comprensibile anche che in questa fase Cassani possa risultare ingombrante, perché indubbiamente a partire dal 2014 Davide ha messo il piede in ogni contesto federale. In sostanza quello che ha fatto e che gli è stato permesso di fare perché utilissimo alla causa, è stato far funzionare una federazione che per tanti aspetti era bloccata su meccanismi superati e apparentemente insuperabili. Gli stessi che Dagnoni (con Cassani nella foto di apertura) sta cercando di smantellare.

Europei juniores a crono 2019, comunione di intenti fra Rino De Candido, Davide Cassani e Marco Villa: vittoria a Piccolo
Europei juniores a crono 2019, comunione di intenti fra Rino De Candido, Davide Cassani e Marco Villa: vittoria a Piccolo

Gli amici giusti

Cassani ha sfruttato le sue conoscenze e messo in atto quel che a suo tempo fece inorridire la società civile, allorché il Ministro del Lavoro Poletti disse che in Italia è più facile trovare lavoro sfruttando le conoscenze del calcetto che mandando in giro curriculum. Andando in bicicletta con i potenti d’Italia e alcuni grandi sponsor, Cassani è riuscito a dirottare interesse ed energie sul ciclismo. Lo ha reso figo in ambienti in cui altrimenti non avrebbe attecchito. E così sono arrivate risorse e attenzione mediatica. In questo modo è rinato il Giro d’Italia degli Under 23 e nella scia di tutto questo, anni dopo e con l’arte e gli agganci del presidente Di Rocco, si è potuto organizzare lo stesso mondiale di Imola. Cassani ha rimesso in moto la pista cavalcando il concetto della multidisciplina e a dispetto di quanto si sente, ha messo i tecnici delle varie discipline nella condizione di parlarsi e scambiarsi nozioni ed atleti.

Lo ha fatto per arricchirsi? E’ stato il migliore dei tecnici? Si espone troppo? Non se ne può più di vederlo in televisione? Ha sbagliato qualche convocazione? Mandarlo via sarebbe un crimine?

Mentre Davide Cassani era a casa, Dagnoni e Malagò hanno festeggiato assieme ai medagliati della pista
Mentre Davide Cassani era a casa, Dagnoni e Malagò hanno festeggiato assieme ai medagliati della pista

Nessuno è intoccabile

Nel mondo del lavoro le cose cambiano, posizioni si aggiornano e altre vengono azzerate. Nessuno è intoccabile, immune da errori o dura per sempre. E soprattutto, riprendendo quanto detto prima, se si vincono le elezioni dicendo che si cambierà tutto, prima o poi bisognerà cominciare a farlo.

Quello di cui si potrebbe discutere sono i modi. L’articolo apparso ieri sulla Gazzetta dello Sport, assai simile a quello secondo cui Cassani non avrebbe portato Nibali a Tokyo, sembra quasi la spinta affinché il romagnolo dia le dimissioni. E forse, proprio in virtù del tanto impegno che ci ha messo e a fronte del poco apprezzamento, Davide a questo punto potrebbe andarsene cogliendo l’occasione per raccontare il modo in cui ha lavorato negli ultimi tempi. La sensazione invece è che non ne abbia l’intenzione, preferendo lasciare ad altri la decisione.

Il 4 gennaio del 2014, Davide Cassani riceve da Martini e Di Rocco la proposta di diventare tecnico azzurro
Il 4 gennaio del 2014, Davide Cassani riceve da Martini e Di Rocco la proposta di diventare tecnico azzurro

La scelta di Dagnoni

Non sarà un problema. Il percorso del presidente Dagnoni fin qui non si è fermato davanti a nulla. Nonostante Di Rocco sia stato decisivo nella sua elezione, lo ha presto salutato non appoggiandolo nella corsa al Coni e schierandosi dalla parte di Malagò che ormai è il più grande amico del ciclismo e forse non per caso ci ha concesso il portabandiera. Di Marchegiano, che si diceva fosse dietro alla sua campagna, non parla più nessuno. Norma Gimondi, utile alla causa, è stata tirata a bordo nonostante fosse stata candidata da Martinello. Per quale motivo il presidente dovrebbe fermarsi davanti alla resistenza di Cassani? Del resto è nel suo pieno diritto comportarsi nel modo più funzionale al progetto.

Quello che ci chiediamo, nell’augurarvi una buona settimana, è se l’Italia abbia bisogno di vivere un europeo e un mondiale guidata da un tecnico sfiduciato e sotto lo sguardo sornione e un po’ cinico di chi ha già in mano il nuovo nome.

Un successo che spetta anche a Di Rocco: sentiamo cosa dice

04.08.2021
4 min
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L’ha detto giustamente stamattina Silvio Martinello nella diretta Facebook che ripeteremo anche domani per la corsa a punti: «E’ un successo figlio della gestione del presidente Di Rocco». Un riconoscimento onesto da parte di colui che dell’ex presidente federale è stato il più acerrimo rivale e ha perso le elezioni proprio perché a un certo punto Di Rocco ha scelto di non candidarsi per favorire Daniela Isetti e Isetti in extremis, vista la sconfitta in arrivo, ha spostato i suoi voti verso l’attuale presidente Dagnoni. Infinite e complesse storie dell’Assemblea generale, che sembrano davvero lontane anni luce. Di Rocco a Tokyo non c’è, ma avrebbe potuto in qualità di vicepresidente dell’Uci.

«Ho deciso di non andare – dice – per evitare spiacevoli sovrapposizioni. Mi trovo a Parma, ho seguito la finale con attenzione e sono stati davvero straordinari. Sono rimasto in contatto con i tecnici e un risultato del genere è davvero storico, soprattutto considerando il rapporto che mi lega a Marino Vigna (uno dei quattro azzurri che vinsero l’oro del quartetto a Roma 1960, ndr). Ci sono ancora delle gare da cui mi aspetto qualcosa, per cui magari riparleremo del tutto alla fine, se ne avrete voglia. Mi limito a dire che si poteva essere più generosi con chi ha lavorato prima, si potevano mettere i tecnici in condizione di lavorare meglio e magari si poteva evitare di mandare a Tokyo persone fresche di nomina che in qualche modo potrebbero turbare il lavoro. Quello che è successo oggi in Giappone era già stato progettato da altri».

Il successo di questo quartetto nasce dal 2015 e si è costruito passo per passo
Il successo di questo quartetto nasce dal 2015 e si è costruito passo per passo

Costruire o demolire?

I sassolini sono fatti per essere tolti e certo i rapporti fra l’attuale e la precedente gestione si sono rivelati inesistenti. Di sicuro l’aria di rinnovamento che si respira è netta, resta da capire se per ristrutturare si butteranno già anche i muri buoni o da quelli si partirà per aggiungere volumi alla struttura. Andiamo però oltre, cercando di tornare al movimento e al lavoro che è stato fatto.

Quale pensi sia stata la chiave del successo di Tokyo?

Montichiari e la gestione del velodromo. C’è stata anche la fase della chiusura per le infiltrazioni dal tetto, ma i due sindaci della città sono stati davvero in gamba. Per cui durante la prima fase dei lavori, abbiamo potuto appoggiarci alle strutture del velodromo di Fiorenzuola per la preparazione a secco delle ragazze. Poi Montichiari ha riaperto e fra poco chiuderà per la seconda e definitiva tranche di lavori che permetteranno di mettere l’impianto a norma. Ma lasciatemi dire una cosa…

Diego Bragato, qui con Villa, ha seguito tutta la preparazione del gruppo pista maschile. Non è a Tokyo per limitazioni Covid
Diego Bragato, qui con Villa, ha seguito tutta la preparazione del gruppo pista maschile. Non è a Tokyo per limitazioni Covid
Avanti.

Mettiamo sempre al centro gli atleti e chi lavora con loro. Mentre con Marco Villa si faceva attività di scouting per trovare atleti da coinvolgere, un gran lavoro lo ha fatto Diego Bragato con il Centro Studi, un grande allenatore. Così siamo riusciti a far crescere con successo nuove generazioni di atleti. Fra le donne ne abbiamo un numero notevole, tutte giovanissime e forti. Fra gli uomini adesso si può scegliere, con l’aggiunta del progetto Arvedi (la squadra bresciana guidata da Massimo Rabbaglio, con sponsor comuni alla Fci, ndr), che ha permesso ad esempio a Lamon, Moro e Plebani di fare attività su strada.

Parigi è domani.

Parigi è davvero vicina e credo che rispetto a cià che già c’è, ci sarebbe da aggiungere quello che manca, non togliere quel che funziona.k

Oggi Martinello ha ricordato di quando coinvolgeste Pinarello.

Altro passaggio importante, vero. Ricordo che quando Ganna non era ancora Ganna, andammo a Treviso a chiedergli un’altra bici per lui e Fausto sgranò gli occhi e se ne uscì con un’affermazione di stupore: «Ancora una? Ma non basta?». Eravamo davvero agli inizi.

Fra i passaggi chiave per la rinascita della pista azzurra e il successo di Tokyo, va segnalato l’uso di Montichiari
Fra i passaggi chiave per la rinascita della pista azzurra e il successo di Tokyo, va segnalato l’uso di Montichiari
Ti sarebbe piaciuto essere là a festeggiare con loro?

Come sapete, sono sempre stato moderato nella gestualità, non avevo il foulard tricolore. Ho sempre fatto parte del gruppo, ero uno di loro (in apertura consegna a Ganna la maglia iridata di Berlino in qualità di vicepresidente Uci, ndr). Se ci fossi andato sarebbe stato per far capire che i risultati di oggi sono frutto di un progetto messo in piedi da tanto tempo. Sono contento di vedere tanti festeggiamenti, per ora Dagnoni aspetta che siano gli altri a fare le cose. Io posso solo dire che quest’oro l’abbiamo progettato noi.

La scaramanzia, il silenzio, l’urlo: Dagnoni tifoso a bordo pista

04.08.2021
2 min
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Spalti con un po’ di pubblico ad Izu. Ma molti sono gli atleti delle nazionali che ancora devo scendere in pista o lo hanno già fatto. Il velodromo è una bomboniera, ma forse per noi italiani è una bomba e basta, pronta ad esplodere… magari di gioia

A sostenere gli azzurri, con bandiere e divisa ufficiale ci sono le ragazze del quartetto. Con bandiere al collo e dita in bocca per la tensione. E c’è anche Cordiano Dagnoni, il presidente della Federazione ciclistica italiana.

Malagò (e alla sue spalle Dagnoni) tra le azzurre ai bordi del parquet
Malagò (e alla sue spalle Dagnoni) tra le azzurre ai bordi del parquet
Una medaglia storica, presidente Dagnoni: se lo aspettava?

Ieri è stata una prestazione maiuscola, ma da qui a dire che me lo aspettavo… Non ho detto niente e neanche per scaramanzia. Però ogni tanto mi veniva quel pensiero e mi chiedevo: chissà come sarà domani alle 11,10 italiane quando tutto sarà finito…

Ed è finita bene…

Però ho voluto godermi ogni attimo di questa finale. E’ stato bellissimo viverla con il presidente Malagò e tutto lo staff venuto sin qui per celebrare questa grande impresa. Era da Roma 1960 che non si vinceva l’oro in questa specialità. E’ un vittoria storica.

Le nostre pistard sugli spalti…Anche loro sono esplose di gioia a fine gara
Le nostre pistard sugli spalti…Anche loro sono esplose di gioia a fine gara
Oggi è stata ancora più impressionante di ieri la rimonta di Pippo Ganna. Quando eravamo sotto di 8 decimi cosa ha pensato?

Vedendo il finale che aveva fatto ieri Ganna ci ho creduto ancora. Ma sono stati tutti campioni. Ognuno ha un ruolo ben definito. Lamon ha un ruolo importante e determinante. Milan è giovane ma ha un motore esagerato. E Consonni è quello che ci mette più cuore di tutti.

E questa sarà un’ulteriore spinta per chi da domani scenderà in pista, a partire da Viviani

Si, credo che sarà uno stimolo un po’ per tutti. Quando tutto l’ambiente è coinvolto e gioisce l’appetito vien mangiando.

La festa è iniziata da poco. Il podio. I complimenti. L’emozione. Il dover ancora realizzare cosa è successo. L’abbraccio di Casa Italia e degli italiani. E non è finita qui

Sul futuro, Cassani abbottonato: ora pensiamo al mondiale

29.07.2021
3 min
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Dall’Olimpiade al mondiale, Davide Cassani guarda già al futuro. Al termine della cronometro maschile a cinque cerchi di ieri al Fuji Speedway che ha visto il nostro Filippo “Top” Ganna fermarsi a 1”74 dal podio, abbiamo intercettato il commissario tecnico azzurro prima del suo rientro in Italia (domani) per preparare gli altri appuntamenti della stagione.

Davide Cassani fa ora rotta su europei e mondiali, poi il Consiglio Generale ridiscuterà il futuro dei tecnici azzurri
Davide Cassani fa ora rotta su europei e mondiali, poi il Consiglio Generale ridiscuterà il futuro dei tecnici azzurri
Come hai visto Filippo dopo la crono?

In un percorso di 44 chilometri con 800 metri di dislivello ha fatto una super gara. Purtroppo, per meno di due secondi non ha preso una medaglia o per quattro l’argento. Poi, guardate anche Van Aert cosa ha fatto: i primi due sono corridori che vincono i Grandi Giri, più leggeri. Più di così Pippo non poteva fare.

Alla vigilia vi aspettavate questo riscontro?

E’ andato anche più forte del previsto. Al primo intertempo era in testa, poi sugli strappi duri ha pagato. I miei favoriti alla vigilia erano Van Aert, Roglic, Dumoulin ed Evenepoel insieme a Filippo.

Tornando alla prova su strada: cosa è mancato?

Sull’ultima salita, c’erano 12 corridori di 12 nazioni differenti e l’Italia era presente. Ci ha fermato un crampo, perché Alberto stava bene e si è visto anche come è andata ieri. Bettiol l’ho portato non per la tappa che ha vinto staccando Cavagna, ma per quando a Sestola è restato coi primi o quando a Sega di Ala ha resistito in salita per stare vicino al suo compagno di squadra

Dopo le Olimpiadi, Ganna verso i mondiali crono in Belgio? Il piano per l’immediato futuro dovrebbe essere questo
Dopo le Olimpiadi, Ganna verso i mondiali crono? Il piano per l’immediato futuro dovrebbe essere questo
Il riscatto a cronometro di Ganna arriverà già al mondiale?

Ci proviamo, perché il percorso sarà totalmente pianeggiante. Per tornare sul risultato di ieri, non parlerei di delusione, ma di rammarico, disdetta. Per 20 metri ha perso il bronzo, per 80 l’argento: gli vanno soltanto fatti i complimenti.

E per la gara in linea hai già un’idea?

Con diversi corridori abbiamo già fatto un programma di massima e per alcuni prevede la Vuelta.

Ci fai qualche azzurro che potrebbe essere protagonista nella corsa iridata?

Colbrelli, Trentin, ma anche Nizzolo e Bettiol possono dire la loro: è un percorso che si addice alle loro caratteristiche. Per fare un esempio, la Slovenia punterà su Mohoric.

«Bettiol è andato a Tokyo non per la tappa vinta al Giro – dice Cassani – ma soprattutto perché ha dato ha dato grandi segnali in salita»
«Bettiol a Tokyo non per la tappa vinta al Giro – dice Cassani – ma per i segnali in salita»
Che cosa ha rappresentato per te quest’Olimpiade?

Un’emozione straordinaria, soprattutto per uomini di sport come noi, che mi porterò sempre dentro.

Se diciamo Parigi 2024?

Sarà tutta un’altra cosa e Ganna avrà tre anni in più e da 25 a 28 anni c’è solo da guadagnarci.

Magari lo schiererai anche per la prova in linea?

Bisogna vedere quali sono le intenzioni del presidente (Cordiano Dagnoni è con i 5 azzurri della strada nella foto di apertura, ndr), perché mancano ancora 3 anni ai Giochi.

Scotti Lechner

Scotti, addio ciclocross: «Ma mi vedrete ancora…»

26.06.2021
4 min
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Non sono state notti semplici, le ultime per Fausto Scotti. Notti insonni fatte di riflessioni, di dubbi, di confronti con sua moglie, alle porte di un cambio di vita, dopo ben 16 anni alla guida dell’Italia del ciclocross. Nel quadro della ridistribuzione degli incarichi tecnici in seno alla Fci, a Scotti è stato assegnato il ruolo di responsabile del nuovo settore dedicato a Gravel, Enduro e bici elettriche, un terreno vergine tutto da scoprire e sul quale costruire.

Una nuova sfida che non ha spiazzato il tecnico romano: da tempo si parlava di un rimpasto che lo avrebbe coinvolto, pochi però sapevano che di tutto ciò Scotti era protagonista diretto e non vittima inconsapevole: «Sono due mesi che già sapevo di questa possibile novità e ho iniziato a documentarmi, ma è un mondo tutto nuovo, sono tre discipline da costruire, a cominciare da normative e regolamenti e da collegare con altri aspetti. Non parliamo solo di agonismo come molti pensano perché queste sono le bici del futuro che potranno avere un forte impatto sul turismo e dobbiamo tenerne conto».

Che situazione lasci nel ciclocross?

Quando lo presi in mano era un settore praticamente disastrato, che doveva essere ricostruito. Basti pensare che in ogni gara nazionale, considerando tutte le categorie si faticava a raggiungere i 200 corridori. Agli ultimi Campionati Italiani ci sono stati 1.200 partecipanti, come praticanti c’è davvero tanta roba. Il problema è l’alta qualità, ma lì bisogna prima risolvere il dissidio con la strada.

Gravel Bmc 2021
Tra i nuovi compiti di Fausto Scotti c’è quello di dare nuovo impulso alla diffusione delle bici gravel e della loro attività
Gravel Bmc 2021
Tra i nuovi compiti di Fausto Scotti c’è quello di dare nuovo impulso alla diffusione delle bici gravel e della loro attività
In che senso?

Inutile menare il can per l’aia, sfido chiunque a trovare un team manager italiano pronto ad accettare di condividere un suo corridore con un team su strada. Serve un progetto preciso, una collaborazione reale fra i due mondi altrimenti anche Daniele Pontoni rischia di sbattere contro un muro. Con la sua esperienza è la migliore scelta che si potesse fare per l’ambiente, ma temo che non basti. I Van Der Poel o Van Aert da noi sono ancora un sogno…

Fausto Scotti però resta nel ciclocross, se non altro come responsabile del Giro d’Italia

Continuerò a lavorarci perché siamo proprietari del marchio, ma non so con che mansione, perché a questo punto la mia vita è tutta in divenire: se mi assumo un incarico come quello che Dagnoni e il consiglio mi hanno dato, devo portarlo avanti col massimo impegno, per questo prima di accettare ne ho parlato a lungo con mia moglie. Il Giro non è un impegno facile, c’è da trovare uno sponsor di sostegno, da allestire ben 12 gare per la prossima stagione. Vedremo… 

Fausto Scotti
Scotti ha guidato il ciclocross italiano per 16 anni, ottenendo molti successi con i giovani e le donne
Fausto Scotti
Scotti ha guidato il ciclocross italiano per 16 anni, ottenendo molti successi con i giovani e le donne
Il Giro resta però il riferimento del movimento ciclocrossistico…

Bisogna fare tanta attività, questo è certo, con i numeri che il ciclocross italiano ha, mettersi d’accordo con le istituzioni, gli enti locali. In questo periodo post-pandemia è tutto molto difficile, non nascondiamocelo.

Guardandoti indietro sei soddisfatto di quel che hai fatto?

Molto, ho la coscienza pulita perché ho fatto quel che potevo, venivo da oltre vent’anni di attività e 16 da Cittì, credo di aver dato tanto a questo mondo. Spesso ho remato controcorrente, ho avuto tanti che mi hanno messo i bastoni fra le ruote, ma sono andato comunque avanti e mi pare che nel corso di questi 16 anni, di soddisfazioni per il ciclocross italiano ne siano arrivate (nella foto di apertura con Eva Lechner, ndr), anche se i vertici sono ancora lontani. 

Qualche mese fa però ci avevi parlato del tuo sogno di costruire il primo team professionistico italiano. Ce l’hai ancora?

Certo, ma come detto non posso sapere ora se potrò dedicarmici, è mio dovere dare alla Fci la massima disponibilità. La squadra si potrebbe già costruire, ho 4-5 corridori forti da Paesi dell’Est europeo a cui unire i migliori italiani, verrebbe fuori un bel team, ma serve tanto impegno, innanzitutto di tempo prima ancora che di denaro e per ora non posso sapere se avrò l’uno e l’altro…

Pidcock Ebike 2020
Nella foto Uci il trionfo di Tom Pidcock agli ultimi Mondiali di E-bike, corsi quasi a sorpresa
Pidcock Ebike 2020
Nella foto Uci il trionfo di Tom Pidcock agli ultimi Mondiali di E-bike, corsi quasi a sorpresa
Che cosa sai del nuovo mondo nel quale ti stai per immergere?

E’ un bacino d’utenza che fa paura, non posso dimenticare che Pidcock lo scorso anno ha preso 100 mila euro solo per fare i Mondiali di E-bike, che poi ha vinto. Dobbiamo lavorare sul movimento a 360°, pensare anche alla produzione, a incentivare il lavoro industriale in Italia su bici e motori perché possiamo essere anche superiori al Giappone. Soprattutto poi dobbiamo guardare ai giovani perché queste bici possono intercettare nuovi target finora disinteressati al ciclismo.

Ti porti dietro bei ricordi?

Tanti, soprattutto tanti bei rapporti: gente come Aru, Trentin, Fontana mi hanno subito chiamato per informarsi appena trapelata la notizia. Altri per i quali ho dato l’anima non l’hanno fatto, ma non importa…