La rifinitura di una preparazione è molto delicata. Ipotizzando l’insieme degli allenamenti come una “piramide”, se si sbaglia qualcosa quando si è in prossimità della cima ecco che crolla tutto il castello. O meglio, si rischia di vanificare tutto. Si ha si una buona base, ma non si è pungenti. E quando si va alle Olimpiadi non si può non esserlo. E lo sa bene Diego Bragato, il referente di tutti i commissari tecnici federali. Colui che segue le preparazioni degli azzurri. Un ruolo alquanto importante.
Diego hai seguito i ragazzi della pista e anche della strada?
Direi solo i pistard o comunque coloro che fanno capo a Marco Villa. Gli stradisti hanno avuto un altro cammino e hanno lavorato molto con le rispettive squadre.
Come state lavorando a pochi giorni dal grande appuntamento?
Beh, posso dire che tra oggi e domani ci saranno le ultime due sedute impegnative. Le faranno sia i ragazzi che già sono in Giappone, come Viviani e Ganna, che gli altri che sono in Italia. Questi ultimi le faranno con me.
Come pensi sia andata la preparazione?
Direi bene. E’ il frutto di un lavoro durato diversi anni. I nostri numeri sono buoni, abbiamo fatto dei progressi. Però non avendo corso (causa Covid, ndr) non sappiamo a che livello sono i nostri avversari.
Corridori che vanno, altri che devono andare, chi va in altura e chi corre: non è facile coordinare tutto. Ne avrai di “scartoffie” da spulciare e programmi da far conciliare…
Non è facile, ma non è neanche un qualcosa d’improvvisato. Sapevamo cosa fare e tutto è sotto controllo. I ragazzi hanno avuto avvicinamenti diversi. Ma questo è il mio ruolo di affiancamento a Villa. Leggendo i loro dati e ascoltando i tecnici delle loro squadre devo capire a che livello sono, cosa fanno e cosa non fanno e di conseguenza dare loro le indicazioni su determinati lavori. Lavori che poi, in questo caso, dò sia a chi è a Tokyo con Villa che ai ragazzi che sono a casa e che seguo io. Sul discorso del conciliare conta molto anche l’esperienza. Negli anni riesci a conoscere i ragazzi e sai come reagiscono a certi lavori. Per esempio Lamon non è andato in Sardegna perché per lui non era l’avvicinamento migliore. Come lo è invece per Viviani.
Cioè Lamon non reagisce bene alle corse a tappe?
No reagisce bene, ma non in quelle tempistiche. Ha bisogno di tempi più lunghi per trarne benefici e la Settimana Internazionale Italiana era troppo vicina ai Giochi.
Quando si può iniziare a parlare di rifinitura?
Direi da una settimana prima della trasferta in Sardegna (quindi a circa 20 giorni dalle gare su pista, ndr), che poi è quando abbiamo iniziato i blocchi finali di lavoro a Montichiari.
E cosa si fa?
Più si va a ridosso dell’appuntamento “X” e più ci si avvicina ad un modello prestazionale simile a quello della gara. Intensità molto alte con recuperi decisamente ampi. Alla fine la giornata in pista, o comunque la sessione di lavoro, può essere anche molto lunga proprio perché si recupera molto. In questa fase bisogna appunto rifinire. In altri momenti invece accorciare i tempi di recupero fa parte dell’allenamento. A Montichiari abbiamo simulato delle gare, sia con il quartetto che con gli atleti della corsa a punti. E per fare questo c’erano anche gli altri ragazzi.
Cioè quelli che non sono stati portati a Tokyo. Un grande gruppo…
Esatto. C’erano Simion, Scartezzini, Plebani, Moro, Giordani… e tutti loro hanno lavorato sodo, erano in forma. Erano venuti con me nella gara di Coppa a San Pietroburgo, dove sono arrivati secondi nel quartetto, e avevano un ottimo ritmo gara che è stato utile anche ai ragazzi convocati in Giappone.
In questa rifinitura hai seguito anche l’alimentazione dei ragazzi?
Per coloro che fanno strada, vedi Consonni, Ganna… no: loro fanno da soli. Sono esperti e seguiti dalle rispettive squadre. E lo stesso, più o meno, vale anche per gli altri ragazzi. Semmai a loro dò qualche consiglio sull’integrazione. Ma parliamo comunque di atleti che sanno il fatto loro.
Sappiamo che a Tokyo ci sono molte restrizioni, come si organizzano Villa e i suoi in questi giorni?
Questo è anche il motivo per cui io non sono con loro in Giappone. Comunque li seguirò ora per ora. Sarò in costante contatto con Villa. Analizzerò i loro dati. Usciranno sia su pista che su strada. Dovranno seguire un protocollo, cioè dire quanto staranno fuori, dove andranno… Potranno girare in Velodromo per un’ora e mezza per fare alcune sessioni concordate con gli organizzatori, altrimenti faranno il resto su strada, sui rulli e in palestra.
Palestra?
Sì, più che altro richiami di esplosività.