A due mesi dall’elezione, Cordiano Dagnoni non si tira indietro quando si tratta di raccontare il suo impegno, ma il dato oggettivo è che le cose da fare sono tante e il tempo è tiranno.
«Sono a tutta – dice – attacco la mattina alle 8 e non me ne vado dall’ufficio prima delle 20. Questa è la prima telefonata extra. C’è tanto da fare. Pensavo di trovare una situazione più a posto. Tante cose erano ferme, come in un’azienda in cui non hai investito sulle macchine e la produzione è calata. Per dare una scossa, ho messo mano al settore della comunicazione perché il mondo viaggia veloce e dobbiamo stare al passo coi tempi. Ho chiamato Roberto Amadio alla Struttura Tecnica. E assieme a Mannelli dei Revisori dei Conti e Castellano, abbiamo già lavorato alla semplificazione per gli aspetti amministrativi rispetto ai Comitati provinciali e regionali. Modifiche, devo dire, molto apprezzate».
Andiamo con ordine, come sei arrivato al nome di Amadio?
Sono amico fraterno con Mario Scirea, ci allenavamo insieme. Abbiamo la stessa età. Mi ha fatto lui il nome. Ha detto, ricordandolo dagli anni alla Liquigas, che era la persona giusta per gestire il gruppo e il budget. Roberto si è dimostrato subito entusiasta. Ha seguito la campagna elettorale restando dietro le quinte e il suo nome è stato uno dei primi che ho portato avanti dopo l’elezione. E’ una figura che si integra bene con le altre, apprezzato da tutti: un vero valore aggiunto. E’ partito con molto entusiasmo.
La comunicazione?
E’ il modo per diventare visibili, appetibili, richiamare nuovi sponsor. Lavoriamo in stretta coordinazione. E poi sono molto fiero di Marcello Tolu, il Segretario Generale, come dire l’amministratore delegato dell’azienda, che da quattro anni era segretario della FitArco, la federazione del tiro con l’arco. Un romano a Roma, per me che sono a Milano è fondamentale, anche se martedì è stato tutto il giorno su con me.
Lo hai scelto tu?
Il Segretario viene nominato dal presidente, ma ha bisogno dell’avallo del Coni. Così qualche tempo dopo l’elezione sono andato a parlare con Malagò. Gli ho detto che avevo una richiesta e non poteva dirmi di no. Quando gli ho fatto il nome, si è buttato indietro sulla poltrona e mi ha chiesto come avrebbe fatto a portarlo via dal tiro con l’arco. Io ho ribadito che ne avevamo bisogno. E visto che in passato la Fci qualche grattacapo l’ha dato, Malagò mi ha chiesto di dargli 10 giorni e alla fine Tolu è venuto con noi.
Cosa dici del Consiglio federale che si è formato?
Mi piace, pur avendo all’interno eletti di altre fazioni. E’ un bel gruppo. Siamo coesi, tutti hanno voglia di fare bene e per questo ho deciso di dare delle deleghe vere, non per finta. Significa che mi fido. Ci siamo divisi in base alle competenze, senza stare a litigare. Io ho tenuto per me il paraciclismo (perché credo sia un settore da tenere su), i Giudici di gara, l’impiantistica (che è legata alla promozione) e la nazionale.
Si vede qualche frutto dopo due mesi?
E’ stimolante e ci sono tante cose da fare. Si comincia a vedere l’entusiasmo di aziende che si avvicinano. Già la mia elezione e il cambio di presidente aveva generato curiosità, ora si cominciano a vedere i progetti e per i manager è più facile avvicinarsi a cose concrete. Tanti contratti ce li siamo trovati già in essere, per ora vanno bene così e poi se ne riparlerà.
Che cosa c’è da fare nell’immediato?
Le Commissioni, ma stiamo ragionando con calma per mettere le persone giuste nel ruolo giusto. Per fortuna non ho debiti elettorali, quindi posso scegliermi chi meglio ritengo e sulla base della competenza. Mi piace poter inserire qualcuno di cui mi fido. Ad esempio la Commissione dei Giudici di Gara si è fatta da sé. Ho chiesto al presidente Gianluca Crocetti di indicare lui i nomi con cui avrebbe voluto lavorare e guarda caso coincidevano con i miei. Non saranno nomine a buttar via, con due soli che lavorano e gli altri a non far nulla. Si deve creare un gruppo che funzioni.
Metterete mano al professionismo? Quello che è successo alla Vini Zabù non è il massimo…
Se ne è parlato. Il passaggio al professionismo merita una riflessione più serie di quanto fatto finora. Il metodo migliore a mio avviso era quello di quando correvo io, basato sui punti. Il sistema è andato in crisi quando si sono messe di mezzo le leggi sul lavoro, ma io credo che con il buon senso si possa gestire. Anche quello del pilota d’aereo è un lavoro, ma per arrivarci devi superare un esame e avere determinati requisiti fisici, non basta che il papà ti paghi il corso. Mi sembra assurdo che abbiamo speso così tante risorse per rifarci un’immagine e basta un caso così per rimettere tutto in discussione.
Com’è la vita del presidente federale?
Sono sempre a tutta, a dire tanto riesco a dedicare il 5 per cento del mio tempo all’azienda. Per fortuna ho due fratelli che sbrigano il lavoro e io posso dedicarmi alle rifiniture. Ieri c’era una riunione e ho mandato avanti loro. Io sono arrivato a riunione iniziata, loro hanno fatto il grosso e io sono arrivato per le ultime decisioni. Il prossimo appuntamento è venerdì a Riva del Garda all’ultima tappa del Tour of the Alps e poi domenica al Gp della Liberazione. Ma non mi lamento, sono contento di come stanno andando le cose.