Iserbyt 2022

Iserbyt a cuore aperto: quel mondiale fa ancora male…

20.02.2022
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Questa è la prima domenica di riposo per Eli Iserbyt dopo molte settimane, tra gare e viaggi, una stagione iniziata prestissimo la sua, a settembre quando si presentò nella lunga trasferta americana di Coppa del Mondo ponendo le basi della sua conquista del trofeo di cristallo. Fino all’ultima gara, il campione belga della Pauwels Sauzen Bingoal ha cercato di mantenere alta la concentrazione evitando ogni distrazione, ma si sente dalla sua voce come finalmente sia più rilassato, dopo un anno vissuto sempre al massimo.

In stagione Iserbyt ha messo in carniere ben 14 successi, metà dei quali nel circuito di Coppa del Mondo, andando a conquistare con corposo anticipo il trofeo di cristallo: «Esserci riuscito in anticipo mi ha dato molta soddisfazione, anche se la gara che mi è piaciuta di più è stata quella di Koksijde, la settima prova. Non eravamo neanche a metà del cammino, ma quella vittoria mi ha dato la consapevolezza di quello che potevo fare. E’ stato il momento più bello dell’anno».

Iserbyt Gavere 2022
Iserbyt è nato nel 1997. Vanta 2 titoli mondiali U23 e 3 europei in ogni categoria (foto Davy De Blieck)
Iserbyt Gavere 2022
Iserbyt è nato nel 1997. Vanta 2 titoli mondiali U23 e 3 europei in ogni categoria (foto Davy De Blieck)
Come giudichi nel complesso la tua stagione?

Sicuramente è stata buona, non potrebbe essere altrimenti considerando il numero di successi parziali e le due principali challenge della stagione conquistate (Coppa del Mondo e Superprestige, ndr). Non posso che essere felice per come sono andate le cose.

Quanto ha influito la scarsa presenza di Van Aert e Van Der Poel, almeno rispetto al passato nello sviluppo della stagione?

Intanto Van Aert ha gareggiato per oltre un mese e la sua presenza in gruppo si è sentita molto. Si sapeva già da prima che quest’anno avrebbero privilegiato la preparazione per la strada, poi Van Der Poel ha avuto i problemi che sappiamo e non si è praticamente visto. E’ chiaro che la loro presenza o meno cambia gli equilibri quando non ci sono, ma la medaglia va guardata da entrambi i lati, significa anche che bisogna farsi trovare pronti quando si presenta l’occasione.

Molti ricordano ancora molto bene la tua terribile caduta di Heusden 2020, con il grave infortunio al braccio. Quando è stato importante per te vincere due challenge un anno dopo?

Molto, hanno avuto un significato particolare perché quell’incidente mi aveva lasciato qualche incertezza, anche se ero tornato a gareggiare prima della fine della stagione, ma non ero io. La ripresa è stata lunga e lenta. Il team mi è stato molto vicino, non mi ha mai fatto pressione per farmi approcciare la stagione nel modo giusto dopo l’infortunio e i risultati si sono visti.

Iserbyt Koksijde 2021
La vittoria di Koksijde lo ha lanciato verso la conquista della Coppa del Mondo
Iserbyt Koksijde 2021
La vittoria di Koksijde lo ha lanciato verso la conquista della Coppa del Mondo
Durante l’inverno tu hai detto «Meglio vincere 5 gare senza Van Aert e Van Der Poel che 2 contro di loro», non hai però paura che la loro assenza svilisca un po’ le tue vittorie?

Confermo quel che ho detto e non l’ho detto per timore reverenziale nei loro confronti, due anni fa un paio di vittorie con loro presenti le ho ottenute e lo stesso ho fatto quest’anno con Pidcock. Il concetto che volevo esprimere è che una vittoria è una vittoria a prescindere, per me è importante vincere non guardando a chi c’è e chi non è presente, ma vincere il più possibile, guardando alle classifiche dei tornei e soprattutto a me stesso. Alla fine è l’obiettivo generale che conta. Io sono contento perché ho fatto bene il mio lavoro, la gente poi ricorda chi è primo, non chi non c’era…

Ripensando all’ultimo mondiale, quel bronzo messo in archivio ti ha lasciato più soddisfazione o delusione?

Entrambe le cose. Io ero partito per il massimo risultato e alla partenza ho visto che non ero nella forma che volevo, la corsa poi non si è messa al meglio per me. Alla fine ho ottenuto il massimo possibile in quelle condizioni ma chiaramente visto com’ero andato la domenica precedente mi aspettavo qualcosa di più.

Considerando mondiali ed europei, fra le varie categorie hai vinto 11 medaglie di cui 5 d’oro, però è innegabile che nelle competizioni titolate sembri soffrire il peso della responsabilità. Senti un particolare carico psicologico in quelle occasioni?

Questa è una bella domanda… E’ vero, non lo posso negare, le gare titolate non sono come le altre. Le soffro sempre un po’ alla vigilia ma non va dimenticato che sono ancora giovane, credo faccia parte del mio cammino di maturazione. Quando corro per un titolo e vedo che le cose non vanno come voglio, mi butto giù velocemente e questo non va bene. E’ un aspetto sul quale devo lavorare sapendo che mi aspettano tanti altri campionati da disputare.

Iserbyt Fayetteville 2022
Il podio mondiale, con Iserbyt alla destra dell’iridato Pidcock e dell’olandese Van Der Haar
Iserbyt Fayetteville 2022
Il podio mondiale, con Iserbyt alla destra dell’iridato Pidcock e dell’olandese Van Der Haar
Che cosa farai ora?

Mi dividerò fra gare su strada nel calendario belga e prove di Mtb, non mi dispiacerebbe prendere parte anche a qualche gara di Coppa del Mondo sulle ruote grasse, ma andrò avanti su entrambi i fronti, avendo però sempre in mente la preparazione per la stagione di ciclocross.

Non pensi che, se potessi competere su strada nel World Tour, potrebbe incidere favorevolmente nel ciclocross come avviene per i “3 tenori”?

Difficile dire se sarei più forte. Il discorso è più ampio: devo capire dove e come poter migliorare per portare il mio corpo alle sue migliori prestazioni. Guardo al futuro come a una scoperta per capire come andare sempre più forte nel ciclocross che è e sarà sempre il mio mondo.

Corvi 2021

Namur ci regala un nuovo talento: Valentina Corvi

22.12.2021
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La truppa di Pontoni non finisce di stupire: ad ogni grande appuntamento internazionale, un nuovo elemento si affaccia sulla scena cogliendo un piazzamento sul podio che ha un dolce sapore di futuro. A Namur, nell’ultima prova di Coppa del mondo, è stata Valentina Corvi ad aggiungersi alla serie, finendo terza fra le junior dietro la vincitrice Zoe Backstedt (GBR) e Leonie Bentveld (NED), ossia le due primattrici della categoria. Quello della ragazza di Tirano è un appuntamento con la gloria che si può dire fosse già fissato: a inizio stagione si puntava molto su di lei, ma la Venturelli l’aveva anticipata in quel di Tabor. Ora la lombarda ha finalmente chiuso il cerchio.

Il suo risultato non sorprende più di tanto, perché di lei si parla da tempo nell’ambiente offroad. Tre volte tricolore nella Mtb, da esordiente secondo anno fino ad allieva secondo anno per un tris consecutivo di alto valore, a cui vanno aggiunte tre medaglie europee giovanili, sempre in mountain bike, due nel team relay e una individuale, un argento, con il quale si è presentata alle porte dell’approdo fra le junior.

Corvi Namur 2021
Valentina Corvi sul podio di Namur, con la vincitrice Backstedt e la Bentveld
Corvi Namur 2021
Valentina Corvi sul podio di Namur, con la vincitrice Backstedt e la Bentveld

Tirano, palestra offroad

D’altro canto, quella di Valentina è una famiglia che si è dedicata in toto alle due ruote: «Io ho iniziato a correre seguendo le orme di mio fratello Daniele: anche se ha un anno meno di me, aveva già iniziato a gareggiare e io ho cominciato fra le G2. Mio padre non si è mai perso una nostra gara, si è dedicato anima e corpo a noi al punto che è diventato presidente della società locale, la Melavì Tirano Bike». Società, aggiungiamo noi, che nel corso degli anni ha raccolto messe di risultati nelle categorie giovanili diventando un prezioso serbatoio di talenti per il fuoristrada.

Ti è mai balenata nella testa l’idea di correre su strada?

Sì, ma non ho avuto l’opportunità di farlo. A dir la verità fino allo scorso anno non ci pensavo, mi piace troppo la mountain bike, soprattutto le discese, ma poi avevo iniziato a sentire il desiderio di mettermi alla prova anche in un’altra specialità. Non c’è stata la possibilità, ma nel 2022 conto di fare qualche prova anche lì.

D’altronde nel tuo territorio la Mtb ha una vasta preponderanza sul ciclismo su strada…

E’ vero, ma fino a un certo punto. In campo maschile valtellinesi che gareggiano su strada ci sono, il più popolare adesso è Alessio Martinelli, non ci siamo mai allenati insieme ma lo conosco di vista. Fra le ragazze invece la mountain bike è sicuramente più popolare.

Corvi Famiglia
Foto di famiglia con i genitori Erica e Silvano. Manca Daniele, anche lui biker
Corvi Famiglia
Foto di famiglia con i genitori Erica e Silvano. Manca Daniele, anche lui biker
Sei rimasta sorpresa dal tuo risultato in Belgio?

Speravo di fare una buona gara, me la sentivo dentro sin dalle prove del giorno prima perché quello è un percorso che mi si addice molto. Arrivare sul podio però è davvero qualcosa di grande, sono molto soddisfatta.

Non sei la prima ragazza che ottiene un grande risultato quest’anno. Si parla molto dell’ambiente che Pontoni è riuscito a creare in nazionale, pensi che questo contribuisca ai vostri risultati?

Sicuramente. Io non posso fare paragoni con il passato essendo entrata in nazionale solo quest’anno, ma posso dire che si è creato un gruppo compatto, dove ci sono momenti per stare in allegria e altri dove si è più concentrati. Ci sono regole da rispettare, ma è per il bene di tutti.

Corvi Melavì
Nelle categorie giovanili la Corvi ha realizzato un tris consecutivo di titoli italiani nella Mtb
Corvi Melavì
Nelle categorie giovanili la Corvi ha realizzato un tris consecutivo di titoli italiani nella Mtb
Dal cittì ti sono arrivate indicazioni in gara?

Daniele non si ferma mai, cerca più punti del percorso per poterci dare indicazioni. Ad esempio a Namur ha studiato l’evoluzione della gara e mi ha indicato nel finale come poter superare l’olandese per andare sul podio. 

Racconta…

Sul percorso c’erano due contropendenze. Daniele mi ha raggiunto all’imbocco dell’ultimo giro dicendomi che dovevo dare tutto sull’asfalto prima della seconda, per affrontarlo davanti all’avversaria. Facendo così, l’olandese non ha più avuto possibilità per superarmi, è anche scivolata e io sono andata via.

Pensi di essere al massimo della tua forma?

Spero proprio di no… Io sto preparando gli Italiani che sono il mio obiettivo stagionale, conto poi facendo bene lì di staccare il biglietto per i mondiali in America, sarebbe una bellissima esperienza.  

Corvi Mtb
La Corvi oggi corre per il Gs Sorgente Bradipozzo, dietro indicazione del suo preparatore Luca Bramati
Corvi Mtb
La Corvi oggi corre per il Gs Sorgente Bradipozzo, dietro indicazione del suo preparatore Luca Bramati
Come sono i tuoi rapporti con Federica Venturelli?

In queste trasferte abbiamo avuto modo di conoscerci, c’è molta complicità, affrontiamo insieme le prove percorso e ci fermiamo a confrontare le nostre esperienze, consigliandoci l’un l’altra. Abbiamo caratteristiche diverse: io vado meglio sui percorsi molto tecnici, lei predilige quelli più veloci.

Tra ciclocross e scuola ti resta un po’ di tempo libero?

Non molto, ma un po’ sì… Frequento il Liceo Scientifico di Tirano e questo abbrevia i tempi di spostamento, così il resto della giornata lo dedico agli allenamenti e allo studio, ma quando posso un’uscita con gli amici non manca.

Tutti amici di ambiente ciclistico?

No, sono vecchi compagni di scuola o ragazzi che ho conosciuto negli anni. Ho amici anche nel ciclismo, naturalmente, soprattutto della mia vecchia società, quella del mio papà: ci alleniamo insieme ancora adesso e continuiamo a sostenerci come se avessimo la stessa maglia…

Pidcock Boom 2021

Aspettando i mondiali, Pidcock ha già scritto la storia

21.12.2021
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Certe volte le vittorie arrivano quando meno te le aspetti. Tom Pidcock a Rucphen era alla sua terza uscita stagionale: settimo nel Superprestige a Boom (foto di apertura), terzo sulla neve della Val di Sole, in terra olandese il britannico ha scritto una pagina storica, non solo perché è stata la sua prima vittoria in Coppa del mondo, ma soprattutto perché ha infranto quel duopolio Belgio-Olanda che durava ormai dal dicembre 2013.

Allora Tom era ancora un ragazzino, quando il francese Mourey coglieva una vittoria della quale solo in seguito si sarebbe compresa la portata. Il britannico dell’Ineos Grenadiers non ha mai nascosto che il ciclocross, in paragone a strada e Mtb, è la disciplina che meno gli si confà, troppe le variabili che fatica a digerire (ultima la neve, in Val di Sole quel podio non è stato compreso fino in fondo come valore in base alle sue caratteristiche) ma a compensare la bilancia c’è una determinazione senza pari.

Pidcock Rucphen 2021
Pidcock vittorioso a Rucphen, con 3″ su Iserbyt e 8″ su Vanthourenhout
Pidcock Rucphen 2021
Pidcock vittorioso a Rucphen, con 3″ su Iserbyt e 8″ su Vanthourenhout

Un guanto di sfida per “quei due”…

«Può sembrare strano, ma io preferisco le gare dove ci sono Van der Poel e Van Aert – affermava alla vigilia del suo impegno olandese, considerando il fatto che Mathieu Van der Poel aveva scelto di rinunciare al suo esordio in casa rinviandolo direttamente alla supersfida del 26 a Dendermonde fra i “tre tenori” – So benissimo che sono stati migliori di me, ma questo è il passato, io guardo avanti. Van Aert è più avanti nella preparazione, ma questo era prevedibile, io devo essere al massimo a fine gennaio, per i mondiali, questo solo conta».

E’ vero, ma a differenza dei suoi due celeberrimi avversari, Tom ha ancora qualche difficoltà in più, legata ai terreni di gara. Abbiamo detto della neve, ma anche la sabbia gli è indigesta. Domenica a Namur, nella prova immediatamente successiva a quella vittoriosa in Olanda, ha sofferto in particolare le contropendenze e quei tratti di fango dove bisognava saper saltare le radici, incanalarsi quando serviva, magari anche “surfare” su alcuni passaggi. La sfida con Vanthourenhout l’ha persa proprio sul piano della guida, confermando che manca ancora qualcosa per raggiungere il vertice.

Pidcock Namur 2021
Iserbyt a terra davanti a Pidcock: «In certi tratti va meglio lui, in altri io» ha sentenziato il belga
Pidcock Namur 2021
Iserbyt a terra davanti a Pidcock: «In certi tratti va meglio lui, in altri io» ha sentenziato il belga

In Olanda una rimonta clamorosa

Ciò però non deve far passare in secondo piano quanto Pidcock ha fatto in Olanda. In quel caso era partito addirittura col numero 44, molto dietro i primi. Il britannico ha impiegato un giro per entrare nella Top 10, poi si è messo tranquillo, è risalito più piano, lasciando sempre l’iniziativa agli altri, fino a beffarli solo nel finale, con una condotta di gara che ha sorpreso il suo stesso preparatore Kurt Bogaert: «Tom deve essere al top a fine gennaio, in queste gare sapevamo che doveva far fatica, essere già al vertice significa essere molto avanti rispetto ai nostri piani».

Una vittoria, quella olandese, frutto del suo carattere coriaceo: «Nel finale ho pensato: diavolo, posso farcela, Iserbyt e Vanthourenhout erano lì. Mi sono detto che dovevo dare tutto e non sbagliare, essere concentrato al massimo. Se non commettevo errori potevo vincere e così è stato».

Pidcock Coppa 2021
A Namur il britannico ha sofferto alcuni tratti, non trovando le giuste scelte di guida
Pidcock Coppa 2021
A Namur il britannico ha sofferto alcuni tratti, non trovando le giuste scelte di guida

Ancora quel maledetto ginocchio…

A Namur non è stato lo stesso e Pidcock lo ha ammesso: «Non ho ancora il livello necessario per impegni così ravvicinati – ha dichiarato a DirectVélo – a un certo punto mi sono trovato in debito di energie. Il primo giro è stato il migliore, poi ho iniziato a commettere errori e avere chiuso comunque secondo ha molto valore. Nei due giri finali ero vicino a Vanthourenhout, ma per raggiungerlo ho spinto oltre i miei limiti. Mi sono sentito svuotato e ho commesso errori gravi, scivolando due volte.

«Certe volte però perdere ha un valore perché mi fa rimanere con i piedi per terra – ha continuato Pidcock – Di più non potevo fare, ma significa anche che c’è del margine e questo è un fattore per me importante».

Non bisogna poi dimenticare che Pidcock viene da una situazione fisica non ideale, con problemi al ginocchio che hanno ostacolato la sua preparazione e continuano a mettergli i bastoni fra le ruote: «Devo ancora sottopormi a esercizi di riabilitazione perché i fastidi non sono passati e questo non ti aiuta quando vorresti invece concentrarti solamente sull’allenamento». Per sua fortuna c’è ancora un mese abbondante prima del volo verso gli States e i mondiali. A Fayetteville non ci saranno né sabbia né neve: i rivali sono avvisati…

Vermiglio, l’analisi delle bici dei vincitori

13.12.2021
6 min
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Due atleti del solito bacino belga-olandese hanno dominato e vinto la gara di Coppa del Mondo di ciclocross di Vermiglio e targata Val di Sole. Fem Van Empel, l’olandese in forza al team Pauwels Sauzen-Bingoal, ha corso con un Ridley X-Night. Wout Van Aert ha utilizzato la nuova Cervélo R5-CX, la numero 4. Andiamo a vedere il setting delle due biciclette.

Fem Van Empel ha condotto in testa la gara delle donne dal primo all’ultimo giro
Fem Van Empel ha vinto la gara delle donne

La Ridley numero 2

Il telaio e la forcella sono il modello X-Night in carbonio, per quello che è il top di gamma della casa belga in ambito ciclocross. Nessuna customizzazione del prodotto. Il mezzo è standard. Il cockpit è firmato Deda, compreso il seat-post in carbonio. La piega è una Deda Superzero in carbonio (38 centimetri). L’attacco è in alluminio (100 millimetri). Quest’ultimo non è in battuta sullo sterzo e c’è uno spessore da 1 centimetro. I due shifters del cambio sono posizionati in bolla, non rialzati verso l’alto.

Doppia corona e un blocco per la catena

La sella è la Selle Italia SLR Boost, una sella corta, non in carbonio e senza canale di scarico centrale. La trasmissione è un misto tra Shimano Dura Ace e Ultegra (11 velocità), con le corone della guarnitura “unofficial” (44-34). I rapporti posteriori sono 11/30 (cassetta Ultegra). I pedali sono gli Shimano XT.

Ruote DT Swiss

Le ruote sono le DT Swiss CRC con mozzi e cerchi full carbon Spline, per tubolari. Interessante la scelta delle gomme, differenziate tra anteriore e posteriore, veloci e con tassellatura media, rispettivamente con sezione da 32 e 33. Un altro dettaglio curioso, adottato da molti atleti del Belgio, è l’integrazione di una sorta di chain-catcher. E’ avvitato alla base del profilato obliquo.

La Cervélo di Van Aert

Wout Van Aert ha approcciato Vermiglio nella tarda mattinata di domenica 12 dicembre. Il campione belga è arrivato in Italia sabato, dopo aver corso (e vinto) in Belgio. Ha gareggiato con la bici numero 4, pronta con le gomme da fango e con una sezione di 32 millimetri.

Quale potrebbe essere la chiave di lettura, rispetto a buona parte dei suoi colleghi che hanno utilizzato pneumatici più veloci? WVA ha usato la combinazione con una tassellatura pronunciata e spaziata. La pressione? Vicina alle 1,5 bar, per avere il grip e mordere la neve, ma senza sacrificare in modo eccessivo la scorrevolezza.

Una 58, ma sembra più piccola

Il telaio della Cervélo R5-CX è della misura 58. A Vermiglio, Van Aert ha utilizzato i tubolari Dugast con battistrada 11Storm (Hutchinson), montati sulle ruote Shimano Dura Ace dal profilo medio e full carbon. La trasmissione Shimano Dura Ace Di2, 11 velocità e con doppio plateau anteriore (46-39) e pignoni 11-30 per il retrotreno. Le pedivelle con lunghezza da 172,5 millimetri e i pedali Shimano XTR. La sella è una Fizik Antares in carbonio Braided.

Manubrio Vision-FSA

Cockpit firmato Vision-FSA, con stem SL-K (negativo) in alluminio e due spessori da 0,5 centimetri ciascuno, tra attacco manubrio e profilato dello sterzo. La piega è la Metron full carbon con profilo alare e curvatura pronunciata in avanti di 5°. Gli shifters Di2, orizzontali al terreno e dritti (non curvati verso l’interno).

Vermiglio, fra poco si corre: i segreti di gomme e rapporti

12.12.2021
7 min
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La giornata di ieri ha visto i campioni del ciclocross provare e testare il circuito di Vermiglio, Coppa del mondo cx. Pidcock e la Vos, Iserbyt ed i nostri azzurri, Eva Lechner a guidare il folto plotoncino delle nostre atlete, tutti sulla neve alla ricerca del setting ottimale della bici.

Van Aert ha corso e vinto in Belgio, ma sarà della partita. Abbiamo rubato qualche immagine che stimola la curiosità degli appassionati e non solo. E poi il meccanico della FAS-Valcar&Service ci ha detto quali potrebbero essere le scelte degli atleti.

Un bel dettaglio della Pinarello di Pidcock, la svasatura dell’orizzontale che agevola la presa in spalla
Sulla Pinarello di Pidcock, la svasatura dell’orizzontale agevola la presa in spalla

Le soluzioni di Pidcock

Tre le Pinarello Crossista per Pidcock, tutte con differenti soluzioni, a partire dalla trasmissione, fino ad arrivare alle gomme. Due biciclette sono pronte con il doppio plateau anteriore, la combinazione è 46-39 (il pacco pignoni 11-30). Mentre la trasmissione è la Shimano Dura Ace Di2 11v. Una bicicletta invece è pronta con la monocorona da 44 denti (la corona è unbranding).

Una delle bici è gommata con i tubolari Challenge Limus Seta, specifiche per il fango, mentre una seconda è pronta con i tubolari Dune, sempre di casa Challenge e spesso utilizzati sui terreni sabbiosi ed inconsistenti. La terza bici invece, è settata con un tubolare “multipuntinato”, tanto veloce e scorrevole, un Team Edition di Challenge, ma senza riferimenti specifici in fatto di nome e misura.

Nel corso delle prove ufficiali, dalle 14 alle 16, il campione britannico ha provato i diversi setting, combinando anche le gomme più veloci a quelle maggiormente tassellate, tra anteriore e retrotreno. La scelta definitiva dovrebbe ricadere sui tubolari Challenge Grifo da 33. Tutte le bici sono equipaggiate con le ruote Shimano Dura Ace full carbon dal profilo medio. L’area tecnica del Team Ineos Grenadiers è condivisa con i corridori della compagine Trinity che in dotazione hanno le biciclette Specialized.

Due bici per Iserbyt

Il cockpit della Ridley X-Night è firmato Deda Superzero, con uno stem da 70 o 80 millimetri. Curiosa la scelta della sella, una Specialized S-Works Mimic. Interessante come soluzione, se pensiamo che questa sella corta è originariamente sviluppata per le donne.

Iserbyt utilizza delle ruote DT Swiss dal profilo medio, per tubolari e nella versione CRC. I tubolari sono Dugast: abbiamo notato due versioni, una veloce e una da fango. Quello veloce ha la banda del battistrada con il contrassegno 11Storm, sviluppata da Hutchinson (dettaglio curioso). Il belga ha compiuto diversi giri proprio con questi ultimi, senza fermarsi ai box e utilizzando una pressione compresa tra 1,1 e 1,2 bar. Doppia corona anteriore anche per lui, 46-39.

Vos, spettacolo da vedere

Marianne Vos guida come un uomo (di quelli bravi) e spinge forte sulla neve, senza mai dare l’impressione di subire le condizioni del terreno. La sua Cervélo R5 tutta nuova ha il doppio rapporto anteriore 44-36 e undici velocità posteriori (11/30). Tre le gommature pronte per lei, tubolari e firmati Dugast. Una per il fango con la sezione da 32, una veloce da 33 e una sorta di “multipuntinato” da 30. La Vos ha girato provando anche la pressione di 1 bar. E poi c’é quella gomma da 30 del belga Vandenbossche!

Le Challenge della Teocchi per la gara di Vermiglio
Le Challenge della Teocchi per la gara di Vermiglio

E l’Italia cosa fa?

Molto interessanti i tubolari di Chiara Teocchi, montati sulle Zipp. Challenge Team Edition anche in questo caso, ma con tasselli bassi e piramidali al centro, più pronunciati e spaziati ai lati. Jakob Dorigoni ha provato subito con le Challenge Grifo (veloci), per fare un secondo test con le Limus Team Edition rosse. In entrambi i casi la pressione di esercizio compresa tra l’1,1 e 1,25 bar.

Parla il meccanico

Geert Rombauts, storico meccanico del circus e agli inizi alla Telekom con Jan Ullrich, dopo tante stagioni nel WorldTour dà supporto alle ragazze del FAS-Valcar Travel&Service. A Vermiglio c’è anche lui.

Geert Rombauts, dopo anni tra i professionisti, ora è nel circus del ciclocross
Geert Rombauts, ora nel circus del ciclocross

«Molti atleti hanno già deciso e opteranno per le gomme veloci – spiega – ma con una tassellatura in grado di offrire trazione e grip in curva. La scelta delle pressioni dipenderà molto dal peso del ciclista e anche dallo stile di guida. Ci sarà qualcuno che sceglierà all’ultimo, dopo aver provato ancora una volta a ridosso dell’orario di partenza. Dobbiamo considerare che le condizioni della neve potrebbero essere diverse da quelle di oggi, anche in base alla temperatura.

«Le donne staranno intorno ad 1 bar di pressione, 0,9, comunque non credo si superi 1,1. Gli uomini potranno arrivare anche a 1,2. Qualche belga ha provato 1,3, ma poi ha mollato un poco, subito dopo il primo giro. Inoltre sarà importante tenere la catena ben lubrificata, un buon trucco per evitare che la neve si depositi».

Ciclocross neve

Pontoni promette: «A Vermiglio ci sarà davvero da divertirsi…»

06.12.2021
4 min
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L’attesa cresce. Domenica a Vermiglio la tappa italiana di Coppa del mondo di ciclocross sarà una prima assoluta per il circuito, perché si correrà sulla neve e questo condizionerà molto la gara. Le incognite, come ha sottolineato Martino Fruet che è testimonial dell’evento, sono tecnicamente molte, ma che il manto sarà completamente bianco è pressoché certo: «Dovrebbe fare un caldo da 60 gradi per sciogliere tutta la neve» commenta sorridendo Daniele Pontoni, il cittì azzurro che ha approfittato del fine settimana privo di tappe di Coppa (quella di Anversa è stata annullata per le disposizioni Covid) per un ritiro con i giovani azzurri e futuri tali.

Pontoni, che si attende molto dalla tappa nostrana, parlando della sfida sulla neve è abbastanza sicuro che non ci saranno poi grandi scossoni dal punto di vista tecnico: «Influirà molto come verrà trattato il terreno, ma da quel che si sa sarà come una pista di sci di fondo, perfettamente battuta e allora sarà come correre su una superficie liscia. E’ chiaro che poi influirà anche il clima, se parte di quel manto si scioglierà e si formerà fango, che influirà sulle bici e sulle capacità di guida dei corridori».

Vos Louisville 2013
Il ciclocross sulla neve è abbastanza raro, ma nel 2013 a Louisville la Vos vinse il titolo mondiale sul manto bianco
Vos Louisville 2013
Il ciclocross sulla neve è abbastanza raro, ma nel 2013 a Louisville la Vos vinse il titolo mondiale sul manto bianco
La scelta delle gomme sarà più importante che in altre occasioni?

Non credo. Un terreno ben battuto potrebbe portare anche a disputare tutta la gara con la stessa bici, altrimenti bisognerà essere accorti nella scelta del momento del cambio, abbiamo visto nelle precedenti tappe come il pit stop possa influire notevolmente sull’evoluzione della gara. E’ chiaro che su un percorso come quello che i corridori si troveranno ad affrontare a Vermiglio emergeranno quelli più predisposti a quel tipo di terreno, a guidare in condizioni estreme.

Noi italiani come ci troviamo, storicamente parlando, su tracciati simili?

Non ci siamo abituati, questo è certo… Poche volte capitano gare sulla neve, al massimo un paio all’anno e spesso si tratta di qualche spruzzata che rende il percorso acquitrinoso e fangoso, né più né meno di quelli che si trovano normalmente. A Vermiglio invece sarà una tavola bianca e su quei percorsi i corridori del Nord Europa sono sicuramente più avvezzi, ma in questo caso dobbiamo andare oltre.

Van Aert Boom 2021
Al rientro, Van Aert ha stracciato gli avversari: a Boom ha vinto con 1’40” su Aerts
Van Aert Boom 2021
Al rientro, Van Aert ha stracciato gli avversari: a Boom ha vinto con 1’40” su Aerts
In che senso?

Innanzitutto considerando che sarà un’occasione di esperienza irripetibile. Gareggiare su qualcosa di inedito dà sensazioni speciali ed è motivo di grande interesse anche per chi vive di questa disciplina. Sarà un grande spettacolo, anche per chi come me ne ha viste tante e non nascondo che questa domenica l’attendo con curiosità, anche con un filo di speranza nel cuore che possa rappresentare un passo in avanti verso l’ingresso di questa disciplina nelle Olimpiadi Invernali.

Van Aert ha detto di attendere Vermiglio con un po’ di timore, ma intanto sabato al suo esordio nel Superprestige a Boom ha rifilato distacchi abissali a tutti, pur partendo dalla terza fila…

L’ho detto più volte, i “tre tenori” sono più avanti degli altri non di una, ma di almeno tre spanne… Possono anche partire dall’ultima fila, ci metteranno di più a risalire, ma saranno sempre loro a giocarsi la vittoria, sono troppo superiori agli altri. So che Pidcock ha uno stato di forma attualmente inferiore, ha bisogno di altre 2-3 settimane per raggiungere il top, Van Der Poel lo vedremo quando rientrerà, Van Aert intanto è già a un livello altissimo.

Olivo tricolore 2021
Bryan Olivo all’arrivo dei Campionati Italiani 2021: il ciclocross diventa parte del passato, almeno per ora
Olivo tricolore 2021
Bryan Olivo all’arrivo dei Campionati Italiani 2021: il ciclocross diventa parte del passato, almeno per ora
In Italia intanto ha fatto notizia la decisione di Bryan Olivo di concentrarsi su strada e pista, lasciando il ciclocross: temi di averlo perso? 

No, con Bryan e la sua famiglia c’è un’amicizia che va oltre il ciclocross. Con lui ho parlato a lungo, so che quest’anno si concentrerà sulle altre due discipline, ma sono speranzoso che nel prossimo inverno tornerà a fare ciclocross, magari non tutta la stagione, ma almeno nella parte importante, quella delle gare titolate conto di averlo a disposizione.

Non temi che quello di Brian sia il segnale che poi le cose in realtà non cambino e che la strada fagociti sempre i migliori elementi del ciclocross?

Io sono ottimista, ma certamente bisogna considerare che in questo mondo gravitano tante entità: società, procuratori, preparatori, ognuno con le proprie idee e le proprie convinzioni. Serve un compromesso fra le parti, per il bene di tutti, innanzitutto dei ragazzi. 

Bronzo azzurro a Tabor e per il resto guerra fra giganti

14.11.2021
5 min
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Tabor esige il solito tributo di fatica e chiama in prima fila i crossisti più solidi e dotati della condizione migliore, per gare dure e veloci. Le sponde ripide e gli ostacoli tecnici disseminati sul percorso della Repubblica Ceca per il sesto turno di Coppa del mondo, hanno potuto poco per rallentare il ritmo in testa, ma alla fine la differenza è stata netta e i migliori al mondo hanno imposto la loro legge.

La prova di Tabor ha richiamato un grosso pubblico, in una giornata asciutta e su un percorso tecnico e duro
Tabor ha richiamato un grosso pubblico, in una giornata asciutta e su un percorso tecnico e duro

Un altro bronzo

Per noi si comincia col brindisi e un terzo posto che fa il paio con quello della scorsa settimana di Paletti agli europei di Col du Vam. Questa volta il terzo gradino del podio è di Federica Venturelli, classe 2005, che fra le donne junior si inchina alla campionessa europea Zoe Backstedt e Leonie Bentveld.

«Questo percorso era molto duro – ha raccontato dopo le premiazioni la cremonese – non c’era posto per respirare. La gara non è stata per nulla tattica, perché siamo andate subito a tutta. Io non sono molto brava nelle partenze, quindi alla prima curva ero abbastanza indietro, ma piano piano sono riuscita a recuperare. Non con troppa foga, come invece avevo fatto all’europeo. Così sono riuscita a tenere fino alla fine e a guadagnarmi il terzo posto in volata. Non sono brava nella tecnica, ma aver fatto il sopralluogo del percorso con Pontoni e poi con i suoi consigli in gara, sono riuscita ad esprimermi al meglio».

Inchino a Brand

Fra le più grandi, annotato il 14° posto di Eva Lechner, si può sottolineare anche il quarto fra le U23 di Gaia Realini, 20ª assoluta, giusto alle spalle di Persico e Arzuffi. Ma le nostre poco hanno potuto contro Lucinda Brand e le altre dotate di cilindrate al momento superiori.

La campionessa del mondo e d’Europa ha giocato di esperienza e si è portata a casa la vittoria del sesto round di Coppa. Il percorso veloce ed erboso pretendeva resistenza e abilità dall’inizio alla fine. E se la giovane Pieterse ha dimostrato la sua affinità con il terreno fin dal primo giro, partendo subito a tutta e saltando gli ostacoli mentre le altre scendevano di sella, Brand ha mantenuto la calma fiutando che sarebbe stata una gara impegnativa.

La giovane olandese, leader della Coppa U23, ha sferrato l’attacco al quarto di sei giri, ma è stata ripresa nel corso del penultimo. E proprio in quel momento Lucinda Brand si è affacciata davanti e si è messa a dettare il ritmo. Questa volta è stata lei a fare strada tra le tavole e Pieterse, sebbene ancora molto vivace, non è stata in grado di superare l’iridata, che ha conquistato Tabor per il secondo anno consecutivo.

Nys aveva ragione

Tra gli uomini copione tutto sommato simile e la conferma che Sven Nys aveva ragione: la vittoria nell’europeo ha messo le ali a Van der Haar. Così è stato, infatti, e il campione europeo ha ottenuto una vittoria schiacciante.

Eli Iserbyt è scattato subito in testa, guidando il gruppo in una lunga fila per gran parte del primo giro, anche se non si sono viste grosse differenze fino al secondo giro. A quel punto infatti, Quinten Hermans (secondo agli europei) e Van der Haar hanno alzato il ritmo, con Vanthourenhout incollato alla ruota del campione d’Europa.

Iserbyt in testa

Iserbyt ha dato la sensazione di voler amministrare, nascondendosi nella pancia del gruppo, ma è tornato in testa al sesto giro dettando legge sui tratti più tecnici. Sembrava fatta, ma ricalcando il copione già visto agli europei, all’ultimo giro Van der Haar lo ha raggiunto e ha preso il controllo delle operazioni. Mentre dietro lo stesso Iserbyt ha cominciato a commettere errori tecnici dovuti certo alla stanchezza. Con Van der Haar primo e Iserbyt secondo, dopo Tabor il piccolo belga ha mantenuto la testa del ranking di Coppa del mondo.

Vas 2020

Da Budapest arriva la Vas, tanta tecnica e tutto pepe…

04.11.2021
5 min
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Non si può certo dire che in Olanda la sconfitta delle ragazze in Coppa del Mondo, a Overijse, sia arrivata inaspettata. Non per niente la SD Worx aveva visto lontano, quando aveva deciso di portare, nello stesso team delle campionesse arancioni Anna Van Der Breggen e Demi Vollering anche Kata Blanka Vas, la ragazzina ungherese della quale ormai si parla da anni. Qualcuno potrebbe pensare che così ti sei dato la zappa sui piedi, ma in un ciclismo sempre più globalizzato i team guardano il loro tornaconto, non quello nazionale e avere in squadra il talento del futuro fa tanto, davvero tanto.

Già, perché con la Vas è come avere una campionessa a 360°, che ti garantisce risultati nel ciclocross ma anche su strada e in Mtb, esattamente come fa Mathieu Van Der Poel e non è un caso se sia proprio VDP l’idolo dell’ungherese, con la quale ha anche contatti frequenti via telefono, per consigli e incoraggiamenti.

Vas Tokyo 2021
Ai Giochi di Tokyo 2020 la Vas è stata autrice di una rimonta furiosa nella Mtb, finendo ai piedi del podio
Vas Tokyo 2021
Ai Giochi di Tokyo 2020 la Vas è stata autrice di una rimonta furiosa nella Mtb, finendo ai piedi del podio

Un talento praticamente nato in bici

Chi frequenta l’ambiente da anni dice che di talenti come la magiara ne nascono uno ogni trent’anni e colpisce il fatto che ciò sia avvenuto in un Paese senza una grande tradizione ciclistica. Basti pensare che il suo quarto posto ai Giochi di Tokyo 2020, nella gara di Mtb, è stato salutato come un risultato storico, mai si era andati così vicini al podio sulle due ruote e sì che parliamo di un Paese che comunque non è finito lontano dalla Top 10 del medagliere. Eppure quella medaglia mancata ha avuto più risalto di tante altre conquistate.

Chi è Kata Blanka Vas? Nativa di Budapest, ha iniziato a correre talmente presto che uno dei suoi primi ricordi è lei in sella a una bici a 3 anni… Suo padre è un grande appassionato di Marathon in Mtb, suo fratello più piccolo dicono sia un talento ancor più cristallino, intanto è da poco approdato in Belgio, seguendo la stessa trafila della sorella.

Vas 2019
Inizialmente indolente, la Vas ha imparato la disciplina del lavoro. Deve migliorare nei tratti a piedi
Vas 2019
Inizialmente indolente, la Vas ha imparato la disciplina del lavoro. Deve migliorare nei tratti a piedi

Le difficoltà degli inizi in Belgio

Quando arrivò in Belgio, nel 2016, l’impatto per Kata fu durissimo: non sapeva una parola né di francese né d’inglese, ci volle tempo per uscire dal suo guscio. La sua fortuna fu di trovare due allenatori molto pazienti, Franky Van Haesenoucke e Paul Herijgers, quest’ultimo ex iridato nel ciclocross e considerato un nume nell’ambiente. Con loro si instaurò un rapporto molto franco, nel quale nulla veniva regalato al suo talento, perché senza sacrificio e lavoro non serve a nulla.

Un giorno, analizzando le sue prestazioni, Paul disse a Kata che aveva bisogno di lavorare molto sulla corsa a piedi, perché costituiva un punto debole. Blanka gli mandò dei video di lei in allenamento n Ungheria, ma quando si ritrovarono insieme, Paul si accorse che non c’erano stati progressi. Stizzita, Kata rispose «Ok, sono una mountain biker, non una ciclocrossista…». Vi lasciamo immaginare la reazione di Herijgers, vecchia scuola, al suo modo di fare testardo… Ora l’ungherese è molto migliorata, anche se ci sono grandi margini, come anche sulla sabbia, che tecnicamente resta il suo punto debole ma sul quale sta lavorando.

Vas Leuven 2021
Argento agli Europei U23 su strada, a Leuven ha stupito anche fra le Elite, ma il 6° posto le sta stretto
Vas Leuven 2021
Argento agli Europei U23 su strada, a Leuven ha stupito anche fra le Elite, ma il 6° posto le sta stretto

Un Mondiale buttato via?

Da allora è passato tempo e quei pensieri sono cambiati nella testa di Kata, che anzi si sente più una ciclocrossista prima ancora che biker o stradista, ma non ha la minima intenzione di mollare nulla. Testarda? Sì, ma anche perfezionista e mai soddisfatta completamente. Quando i giornalisti le hanno fatto notare la portata storica del risultato olimpico, ottenuto oltretutto partendo dal fondo e recuperando fino all’ultimo metro, soccombendo solo allo strapotere delle ragazze elvetiche di Edmund Telser, la Vas ha fatto osservare: «Sì, ma ho anche commesso molti errori di guida, senza quelli chissà…».

Il quarto posto di Leuven invece non l’è andato proprio giù. Era ancora in lotta nelle battute finali, aveva capito che bisognava seguire il treno italiano per emergere, nella volata finale ha dato tutto, ma poi ha pensato che forse sarebbe stato meglio sparare tutto in un attacco nelle fasi finali, per annullare proprio quella tattica favorevole alla squadra azzurra. A fine gara, seduta di fronte al suo staff, faticava a trattenere le lacrime.

Vas Overijse 2021
Prima in Coppa a Overijse e terza il giorno dopo nell’H2O Trofée a Oudenaarde, ora la Vas punta all’oro europeo
Vas Overijse 2021
Prima in Coppa a Overijse e terza il giorno dopo nell’H2O Trofée a Oudenaarde, ora la Vas punta all’oro europeo

La strada e il sogno del Tour…

Qual è allora la grande forza della Vas? A soli 20 anni ha una padronanza tecnica del mezzo inaspettata. «Mi ricorda tanto Sanne Cant, la campionessa del mondo, ai suoi esordi» afferma Herijgers che da questo punto di vista rimase colpito già ai suoi primi contatti con la magiara: «Eravamo in Turchia e le proponemmo di testarsi su una salita. Lei lo fece, ma… sulla sola ruota posteriore, mostrando una capacità di guida spaventosa. Sa bene che tante volte non è la potenza a fare la differenza, quanto proprio la tecnica».

La vittoria di domenica a Overijse è un altro passo nella sua crescita: i suoi allenatori, come anche Lars Boom, diesse della SD Worx, sono convinti che la Vas stia sbocciando ora, fisicamente ma soprattutto come persona. Il suo cammino è solamente iniziato e chissà dove la porterà, non solo nel ciclocross, ad esempio ha già messo il Tour de France nel mirino: «Ho corso alla Challenge by La Vuelta la mia prima corsa a tappe: bè, se finisci nella top 10 all’esordio rischiando pure di vincere una frazione, qualcosa vorrà pur dire…».

Fayetteville gradini 2021

Pontoni: «Visto il percorso. Ai mondiali saremo competitivi»

24.10.2021
5 min
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La trasferta americana di Coppa del Mondo si è chiusa, già il circuito Uci prevede per la domenica la prima prova europea a Zonhoven, ma intanto il neocittì Daniele Pontoni ha riposto nella sua cartella fogli e fogli di appunti, legati alla seconda delle prove della Coppa, quella disputata a Fayetteville, dove a fine gennaio del 2022 si assegneranno i titoli mondiali della specialità.

Parlando del percorso, Daniele si esalta, perché ha trovato sensazioni che gli hanno riportato bei ricordi: «E’ un tracciato bellissimo e noi abbiamo avuto una grande fortuna: quella di affrontarlo sia in condizioni di terreno asciutto e bel tempo, alla vigilia, sia con fango e pioggia nel giorno di gara il che ci ha dato numerose indicazioni».

Fayetteville 2021
Un particolare della zona di gara: a Fayetteville gran parte del tracciato è stato costruito appositamente
Fayetteville 2021
Un particolare della zona di gara: a Fayetteville gran parte del tracciato è stato costruito appositamente
Che cosa c’è scritto sui tuoi appunti?

Innanzitutto che è un tracciato che non ti lascia respirare, è molto impegnativo soprattutto se capiterà una giornata come quella della gara di Coppa, soprattutto quando sono scese in gara le donne. Fai fatica a fare la differenza se non sei al massimo della condizione. Nella prima parte c’è una lunga discesa che porta a una salita verso i box, ma la seconda parte è più difficile.

Perché?

Innanzitutto ti trovi di fronte una salita che tocca punte del 20 per cento di pendenza dove c’è il rischio di dover mettere piede a terra, poi tra il 1° e il 2° box ci sono continui saliscendi e una scalinata di ben 34 gradini che alla lunga si farà sentire sulle gambe dei corridori anche perché non sono gradini regolari quindi è importante anche curare l’appoggio.

Vos Fayetteville 2021
Marianne Vos impegnata sui famosi 34 gradini: l’olandese, quarta, si è rifatta a Iowa City
Vos Fayetteville 2021
Marianne Vos impegnata sui famosi 34 gradini: l’olandese, quarta, si è rifatta a Iowa City
Ti ha sorpreso una scalinata così lunga? Non sempre se ne trovano di simili…

Non è una novità, in passato ci sono stati percorsi anche con 100 gradini e oltre, ricordo ad esempio che a Diegem nel 1991 mi trovai di fronte una scalinata che non finiva davvero più… La particolarità del tracciato è un’altra: è quasi tutto artificiale. Anche l’erba è stata portata e posta sul percorso con giganteschi rotoli, esattamente come si fa con gli stadi di calcio. Gli organizzatori hanno fatto un lavoro enorme, questo era per loro un test fondamentale per capire come muoversi ora in vista dei Mondiali. 

Che indicazioni ne hai tratto in funzione dei tuoi ragazzi?

Non dovremo sbagliare nulla, in termini di preparazione, i ragazzi dovranno essere al massimo se vorranno ben figurare. Il tracciato li ha impressionati non poco: Gaia Realini (che ha chiuso 15esima, quinta fra le Under 23) mi ha detto che le sembrava di scalare l’Everest…

Azzurri Fayetteville 2021
Il gruppo azzurro presente in America: buoni risultati e tante indicazioni per i mondiali (foto FCI)
Azzurri Fayetteville 2021
Il gruppo azzurro presente in America: buoni risultati e tante indicazioni per i mondiali (foto FCI)
I ragazzi come hanno gestito questa trasferta?

E’ stata un’esperienza molto importante per loro. Nel complesso i risultati mi hanno soddisfatto, anche se chiaramente si può fare sempre meglio, le ragazze ad esempio sono andate benissimo nella prima tappa e poi in leggero calando, ma in questo periodo della stagione è normalissimo. A Fayetteville, ad esempio, Toneatti ha forato al primo giro ripartendo dalla 40esima posizione, poi ha avuto un altro problema meccanico, eppure ha chiuso comunque 17° e anche Masciarelli, partito dalla penultima fila ha mantenuto un rendimento costante che era quello che gli si chiedeva. 

Allarghiamo un po’ il discorso: ti sei già fatto un’idea di quali saranno i protagonisti della gara iridata? Partiamo dalle donne…

Non si esce dall’ordine di arrivo, che ha visto la campionessa mondiale Brand precedere l’altra olandese Betsema e l’americana Honsinger. Ecco, bisognerà fare attenzione alle padrone di casa proprio perché corrono su un percorso che conosceranno a memoria e si adatteranno meglio delle stesse olandesi. La Vos ha chiuso quarta, ma ha avuto qualche problema alla bici tanto è vero che 4 giorni dopo nella tappa di Iowa City è tornata a dettare legge.

Fayetteville Hermans 2021
L’arrivo vittorioso di Hermans nella prova di Coppa (foto D.Mable/CXMagazine)
Fayetteville Hermans 2021
L’arrivo vittorioso di Hermans nella prova di Coppa (foto D.Mable/CXMagazine)
E per quel che riguarda gli uomini?

Qui il discorso è diverso, i 3 Tenori sono sopra tutti: Van Der Poel, Van Aert e Pidcock, se come presumibile arriveranno al massimo della forma, faranno corsa a sé, anche se Quinten Hermans, vincitore in Coppa del mondo, mi ha impressionato proprio per come si è adattato a quel tracciato e penso che potrà dire la sua più di Iserbyt, vincitore di due delle tre tappe americane, che però andrà verificato più avanti nel suo rendimento, proprio quando arriveranno gli stradisti.

In base a quel che hai visto, sei più o meno ottimista?

Ribadisco che dovremo prepararci come si deve e la nostra fortuna è che i percorsi italiani non sono poi così diversi da quelli che abbiamo trovato oltreoceano. A oggi potrei dire che almeno in tre categorie saremo decisamente competitivi e non vado oltre, ma non dobbiamo dimenticare che siamo solamente a ottobre. Intanto la trasferta è servita anche per trovare la giusta collocazione logistica, abbiamo affittato un hotel a soli 7 chilometri dal percorso di gara: un buon risultato passa anche per queste cose…