Velocisti: le differenze tra U23 e WorldTour con Bruttomesso

27.05.2024
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Con Samuel Quaranta, atleta della MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb, si parlava delle volate al Giro di Ungheria. Il giovane pistard e velocista del team bergamasco si è confrontato con i migliori sprinter del mondo, conquistando un secondo posto all’esordio della corsa a tappe magiara. Nel confrontarci era emerso però delle difficoltà nel competere con chi aveva mezzi superiori, a livello di scelta tecnica di materiali e componenti. Quaranta aveva sottolineato come gli fosse mancato quel dente in più per poter scaricare tutta la potenza sui pedali, sottolineando l’importanza di avere una corona grande del 55 e non del 54. 

Con un dente in più davanti Quaranta sarebbe riuscito a contrastare il rientro di Welsford in Ungheria?
Con un dente in più davanti Quaranta sarebbe riuscito a contrastare il rientro di Welsford in Ungheria?

Lo sguardo di Bruttomesso

Alberto Bruttomesso, che su quelle strade c’era ed era al fianco di Rajovic, velocista polacco del team Bahrain Victorious, ci può rispondere a riguardo. 

«Nella prima tappa del Giro di Ungheria – racconta Bruttomesso – avevo montato un 56 cosa che solitamente non faccio. Però l’arrivo era su un rettilineo molto lungo sul quale abbiamo raggiunto velocità folli. Gli ultimi due chilometri la media è stata di 65 all’ora. Io ho lavorato nel treno per Rajovic e mi sono messo in azione tra i meno 1.500 metri e l’ultimo chilometro. Chiaramente a queste velocità con un 54 frulli, il 55 serve tutto. Ma si può mettere tranquillamente anche il 56, più che altro per un discorso di tenere la catena dritta».

La Cinelli di Quaranta monta una doppia corona con misure 54-40
La Cinelli di Quaranta monta una doppia corona con misure 54-40
Spiegaci meglio.

Al posto di spingere un 55×11, e far lavorare la catena storta, usi un 56×13 e la catena si raddrizza, girando meglio. Però la prima tappa dell’Ungheria è stata l’unica gara in cui ho montato il 56, per il resto delle tappe ho montato un 55. 

Si è trattato quindi di un caso eccezionale?

Sì, dovuto più alle caratteristiche dell’arrivo. Su rettilinei lunghi e un po’ favorevoli è facile fare velocità altissime, soprattutto quando si hanno diversi treni che lavorano l’uno accanto all’altro. 

Cosa che tra gli U23 non avviene?

Tra gli under hai due o tre squadre che hanno un treno organizzato, gli altri sono tutti da soli o quasi. Lo stesso Quaranta al Giro di Ungheria ha fatto tutti gli sprint da solo, questo aggiunge un gran valore al risultato fatto. Ma deve andarti tutto bene.

In che senso?

Se prendi un po’ d’aria rimbalzi indietro, considerando anche le velocità a cui si viaggia. Se rimani coperto o battezzi la ruota giusta tutto è più semplice.

Tu ora monti un 55 in gara?

Dipende dai percorsi. Ho corso tanto in Belgio quest’anno e ho spesso messo il 54, solo alla Dwars Door Vlaanderen e a De Panne avevo il 55. Al Tour of Antalya, dove ho provato a fare la volata (foto di apertura), e alle altre corse ho messo sempre il 55. Anche se a casa mi alleno con il 54. 

Come mai?

Perché a casa sono da solo quindi le velocità non sono le stesse della gara. Quando faccio gli sprint dietro moto forse dovrei usare il 55, ma per il resto sto bene così. 

Per Bruttomesso la scelta tra il 54 e il 55 dipende dal percorso e dall’altimetria del finale
Per Bruttomesso la scelta tra il 54 e il 55 dipende dal percorso e dall’altimetria del finale
Che differenze hai notato aumentando la corona grande di un dente?

Non tante. Quella più evidente è che a 60 all’ora riesci a fare meno pedalate al minuto passando da 100 a 90. A volte penso che il 54 sia comunque più utile, soprattutto nei finali dove si deve rilanciare spesso (Dainese e Milan nella tappa di Padova hanno sprintato con il 54, ndr). Continuare a rilanciare con un rapporto più duro non è facile, ti consumi prima. 

Stai facendo anche lavori di forza per crescere da questo punto di vista?

In inverno ho fatto tanta palestra, a differenza dello scorso anno non l’ho abbandonata a febbraio, ma la sto portando avanti ancora adesso. Vado una o due volte a settimana, tranne durante le corse. Faccio i classici esercizi di squat e di pressa per aumentare la forza nelle gambe e la resistenza.

Bruttomesso al Tour of the Alps, severo banco di prova

20.04.2024
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LAIVES – Ce lo siamo chiesti subito: cosa ci fa Alberto Bruttomesso al via del Tour of the Alps? Una corsa famosa per essere immersa tra le magnifiche montagne tirolesi ricca di dislivelli e poca pianura. Per i corridori nell’edizione di quest’anno non sono mancate pioggia, temperature rigide e qualche fiocco di neve. Alla sua prima stagione tra i pro’ l’ex corridore del Cycling Team Friuli si sta misurando con il ritmo gara e l’alto livello della Bahrain Victorious che si è meritato risultato dopo risultato. 

Abbiamo incontrato Bruttomesso mentre si scaldava sui rulli prima della quarta tappa
Abbiamo incontrato Bruttomesso mentre si scaldava sui rulli prima della quarta tappa

Pochi velocisti

L’esperienza la si fa sul campo, questo è un dato di fatto. Alberto Bruttomesso alla partenza di questo TotA sapeva di non avere aspirazioni di alcun tipo. Le sue caratteristiche di uomo veloce sono di certo un limite per queste corse. Dal suo punto di vista, sa però che per aumentare la cilindrata, esperienze di questo tipo sono fondamentali.

«E’ un bel banco di prova – spiega Bruttomesso – nel senso che qui in gruppo ci sono pochi velocisti. E’ una gara che comunque mi aiuta ad aumentare il motore. Ho cercato di aiutare il più possibile i compagni portandoli davanti ai piedi delle salite. Sono contento, sto facendo un percorso di crescita costante e senza pressioni».

Nella seconda tappa al freddo e sotto la pioggia, Alberto non ha accusato la giornata
Nella seconda tappa al freddo e sotto la pioggia, Alberto non ha accusato la giornata

Ritmo e giornate difficili

Cinque giorni vissuti all’insegna di un ritmo gara di alto livello. Seppur il percorso non fosse così proibitivo, i dislivelli non sono mancati così come gli attacchi e le… sgasate da parte del gruppo. 

«In generale – afferma Bruttomesso – posso dire di aver sentito il salto dall’anno scorso a quest’anno. Le gare sono molto più controllate, poi quando si apre il gas si sente e si va pancia a terra. Sono contento del mio avvio di stagione, ho fatto un bel blocco di gare in Belgio e devo dire che mi piacciono molto».

Nella tappa austriaca di Schwaz i corridori hanno pedalato per 120 chilometri sotto una pioggia battente e temperature vicine allo zero. Climi da inferno del Nord che un domani potrebbe essere terreno ideale per la potenza di Alberto. «Devo dire che ieri (terza tappa di Schwaz, ndr) non ho mai sofferto il freddo, ero vestito bene e non ho avuto problemi da quel lato».

Nel team sta trovando un un clima positivo
Nel team sta trovando un un clima positivo

Bel clima

Venti anni sono pochi, trovare un clima ideale all’interno di una WorldTour è determinante per la crescita naturale di un ragazzo come Bruttomesso. La Bahrain Victorious è un riferimento sotto questo punto di vista e ha dimostrato di saper crescere i suoi corridori dandogli il giusto spazio. Milan e Tiberi sono due esempi. 

«Mi trovo molto bene – dice Alberto – abbiamo un bel gruppo, ho avuto modo di correre sia con quello delle classiche in Belgio, sia con i ragazzi del Giro d’Italia qui al Tour of the Alps. In entrambi i casi ho trovato un bel feeling. Ho legato un po’ con tutti, sono stato compagno di stanza di Tiberi, quindi ho legato molto con lui in questi giorni. E’ un bravo ragazzo, è forte, è simpatico, quindi ottimo così».

Per Bruttomesso un buon terzo posto in volata al Tour of Antalya
Per Bruttomesso un buon terzo posto in volata al Tour of Antalya

Futuro prossimo

Appurato come è normale che il 2024 sarà un anno di crescita, per Bruttomesso il calendario è sicuramente stimolante. Dopo questo Tour of the Alps infatti il blocco di gare va dritto fino ai campionati italiani. «Ora faccio Francoforte il primo maggio, la settimana dopo il Giro di Ungheria e poi si vedrà. Forse farò il Giro di Slovenia e i campioni italiani, poi avrò un periodo di altura prima del Czech Tour.

«Il mio obiettivo – conclude – è quello di continuare a crescere e fare quante più esperienze possibile anche per gli anni prossimi e magari vediamo se si riesce a portare a casa qualche bel risultato. Senza stress, io cerco di aiutare la squadra quando mi viene detto di farlo e se mi verrà data l’occasione di fare risultato sicuramente proverò a 100% nelle corse più adatte alle mie caratteristiche».

Ciclomercato con tanti botti, c’è chi viene e c’è chi va…

17.01.2024
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Sono ben 157 i corridori che, fra cambi di squadra e promozioni dalle categorie e/o dalle serie inferiori cambiano maglia nel WorldTour. Alcuni hanno anche smesso, come Oss in apertura. Sarà pur vero che l’annunciata e poi sfumata fusione tra Jumbo Visma e Soudal QuickStep ha tenuto ferme moltissime trattative per quasi due mesi, ma il ciclomercato è stato comunque scoppiettante con trasferimenti bomba come quello di Primoz Roglic.

Cambiano soprattutto gli assetti di alcune squadre, basti pensare che ora con Pogacar, Vingegaard, lo stesso Roglic ed Evenepoel ben 4 team puntano apertamente alla maglia gialla del Tour. Esaminiamo nel dettaglio che cosa si è mosso in ognuna delle squadre della massima serie, attraverso due puntate andando in rigoroso ordine alfabetico e partendo dalla formazione del campione del mondo.

Axel Laurance, iridato U23, è stato promosso in prima squadra e vuole subito mettersi in mostra
Axel Laurance, iridato U23, è stato promosso in prima squadra e vuole subito mettersi in mostra

Alpecin Deceuninck

La squadra olandese non cambia di molto la sua intelaiatura anche se si registrano 7 uscite rimpiazzate. Il riferimento resta naturalmente l’iridato Van der Poel, ma vanno seguiti con attenzione alcuni neopro come il campione del mondo U23 Laurance, il tedesco Uhlig vincitore del Liberazione 2022 e anche il nostro Vergallito.

Arkea B&B Hotels

Cambi profondi nel team francese che assume sempre più un’immagine di squadra dedita alle vittorie parziali. Demare, arrivato lo scorso agosto, ha ora un’ottima spalla nel connazionale Senechal. Acquisto casalingo anche con Venturini in cerca di un rilancio, ma l’addio di Bouhanni e la partenza di Hofstetter rischia di pesare in termini di punti per il ranking.

Bruttomesso accesso alla prima squadra dopo un solo anno al CTF. Si punta sulle sue qualità veloci
Per Alberto Bruttomesso accesso alla prima squadra dopo un solo anno al CTF. Si punta sulle sue qualità veloci

Astana Qazaqstan Team

Squadra profondamente rinnovata quella kazaka, addirittura 14 i nuovi arrivi. Fra loro italiani di blasone come Gazzoli promosso dal team Devo e Fortunato, mentre Morkov e Ballerini sono stati ingaggiati pensando espressamente al Tour di Cavendish e alla caccia al record di tappe. Attenzione anche all’eritreo Mulubrhan, campione africano molto capace nelle brevi corse a tappe.

Team Bahrain Victorious

Appena quattro le nuove entrate nel Team Bahrain Victorious, di cui una risale già allo scorso giugno. Quella di Antonio Tiberi sul quale il team investe molto in questa sua prima stagione completa. Altro italiano che approda al team è Alberto Bruttomesso dopo solo un anno nella filiera del Cycling Team Friuli. Qui rischiano di pesare di più le uscite: Landa, Milan, Pernsteiner.

Il passaggio di Roglic alla Bora ha cambiato gli equilibri del mercato. I tedeschi ora puntano al Tour
Il passaggio di Roglic alla Bora ha cambiato gli equilibri del mercato. I tedeschi ora puntano al Tour

Bora Hansgrohe

Ben 8 nuovi arrivi per il team tedesco e il principale, Primoz Roglic, sposta ancor di più il baricentro del team tedesco verso i grandi giri, con l’obiettivo di sbancare il Tour schierando tutti i suoi big. Arriva anche Daniel Martinez dalla Ineos che sarà la punta al Giro. Promosso l’ex iridato junior Herzog, approda al team anche Sobrero dalla Jayco AlUla con ambizioni personali.

Cofidis

La squadra francese accoglie ben 12 nuovi arrivi. Tutte scelte che vanno a occupare posti strategici, come Elissonde e Aimé De Gendt chiamati a dare man forte alle punte Martin e Zingle. Molta fiducia viene riposta su Oldani, più libero da compiti di supporto. Si punta poi al pieno rilancio dell’ex promessa Alexis Gougeard.

Dopo aver dato alla Cofidis una vittoria al Tour dopo 15 anni, Lafay passa agli antichi rivali dell’AG2R
Dopo aver dato alla Cofidis una vittoria al Tour dopo 15 anni, Lafay passa agli antichi rivali dell’AG2R

Decathlon AG2R La Mondiale Team

Sette nuovi acquisti che a prima vista possono sembrare marginali, ma non è così. Victor Lafay può spostare in avanti le ambizioni del team sia in alcune classiche che come cacciatore di tappe al Tour. Lo stesso dicasi per Armirail mentre De Bondt vuole ritrovare il colpo di pedale del successo al Giro 2022 a Borgo Valsugana. Attenzione poi al giovane belga Pollefliet, molto valido anche su pista.

EF Education EasyPost

Squadra profondamente “svecchiata, con ben 7 neopro e fra loro anche alcuni prospetti molto attesi al salto di categoria come l’irlandese Rafferty vincitore del Valle d’Aosta e il britannico Nerurkar in luce al Giro Next Gen. Fra gli anziani spazio a Rui Costa dall’Intermarché e al reintegro di Valgren dopo il terribile incidente del giugno 2022.

Eddy Le Huitouze dopo un’ottima carriera U23 ora fa il grande salto, puntando a crono e non solo
Eddy Le Huitouze dopo un’ottima carriera U23 ora fa il grande salto, puntando a crono e non solo

Groupama Fdj

Escono molti grossi calibri dal team, come Demare, Pinot ritiratosi, Storer e i nuovi arrivi non sembrano andare a coprire i loro ruoli. Dalla Bora ecco Walls dopo una stagione piuttosto opaca, mentre Bystrom, Russo e Sarreau non dovrebbero spostare gli equilibri. Sale però di categoria Eddy Le Huitouze, bronzo europeo 2022 a cronometro e forte anche nelle classiche del Nord.

Amadori tra l’europeo amaro e le prospettive per il 2024

27.09.2023
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L’europeo di Drenthe è ormai alle spalle, ma la rassegna continentale spostata a fine settembre ha dimostrato una volta di più come il calendario internazionale sia davvero lunghissimo, forse troppo. Un concetto che viene spesso ripetuto per le ragazze, ma se guardiamo a quanto avviene per i giovani, lo stridere è ancora più forte, basti pensare agli junior che abbinano l’attività su strada a quella su pista.

Il problema è emerso ad esempio guardando la prova degli under 23: era evidente nel finale come gli azzurri (ma anche altre squadre hanno evidenziato lo stesso problema) fossero con le energie ridotte al lumicino e anzi aver piazzato due elementi nei primi 10 (7° Busatto, 9° De Pretto) è già motivo per sorridere. Il cittì Amadori nel suo bilancio parte proprio da questa considerazione, fattagli presente da molti addetti ai lavori subito dopo la conclusione della gara olandese.

Per Marino Amadori una stagione positiva, con la perla della vittoria nella Nations Cup
Per Marino Amadori una stagione positiva, con la perla della vittoria nella Nations Cup

«Le corse sono tante – spiega Amadori – soprattutto abbinando il calendario nazionale a quello internazionale. I ragazzi assommano numeri di giornate di corsa che non hanno nulla da invidiare ai professionisti. La differenza la fa la programmazione: noi abbiamo cercato di lavorare in tal senso, senza così invadere il campo ai team. Nel complesso ha funzionato, poi non tutto può andare perfettamente».

Le gare internazionali dimostrano che c’è ormai un plurilivello nella categoria, con chi è nei team Devo che ha un motore diverso dagli altri.

Vero, ma secondo me la differenziazione è ancora maggiore, perché chi corre più spesso fra i professionisti è ancora più avvantaggiato. Noi come nazionale, con il fondamentale ausilio della Federazione, abbiamo cercato di colmare questo gap il più possibile, ma il nostro impegno non basta. Busatto, tanto per fare un esempio, prima dell’europeo ha fatto ben 6 gare in 8 giorni, tra Francia e Italia, è chiaro che alla lunga il serbatoio di energie si è svuotato.

Per Busatto, qui al Trofeo Matteotti, un surplus di gare che ha pesato sulla prova continentale
Per Busatto, qui al Trofeo Matteotti, un surplus di gare che ha pesato sulla prova continentale
Secondo te quindi c’è un diverso livello anche fra chi fa attività internazionale?

Sicuramente. Chi è arrivato secondo all’europeo di categoria, lo spagnolo Ivan Romeo è a tutti gli effetti un corridore della Movistar, che ha fatto tutta la stagione nelle gare professionistiche, dal Fiandre alla Roubaix, dal Romandia alla Clasica di San Sebastian. E come lui altri, non dimentichiamo poi che nella gara elite terzo e quarto (l’olandese Kooij e il belga De Lie, ndr) avrebbero potuto per età competere nella categoria inferiore.

Questo cosa significa?

Che i regolamenti dell’Uci hanno determinato degli scalini nella stessa categoria che fanno confusione e non ci dovrebbero essere. Una volta c’era un vincolo: se fai gare WorldTour non puoi competere nelle prove di categoria, titolate o meno. Ora questa differenza non c’è più e gli atleti scelgono dove partecipare, ma questo non è un bene.

Il gruppo azzurro a Hoogeveen. Il cittì azzurro ha rilevato qualche errore di strategia
Il gruppo azzurro a Hoogeveen. Il cittì azzurro ha rilevato qualche errore di strategia
Dopo l’europeo che bilancio trai dalla stagione?

C’è stato un innalzamento del nostro livello, questo è indubbio e il fatto di aver vinto la Nations Cup davanti alla Francia lo dimostra. Noi abbiamo fatto un’attenta programmazione per preparare gli eventi dell’estate, programmando tre settimane di altura, lavorando con molto profitto al Tour de l’Avenir con il podio di Piganzoli e Pellizzari, i mondiali del trionfo di Milesi nella cronometro e la sua bellissima prestazione anche in linea. L’amaro in bocca mi è rimasto solo per l’europeo.

Perché?

Direi che qualche errore nella condotta tattica della corsa c’è stato, ma anche quello è dettato proprio dalla stanchezza, fisica e forse ancor di più mentale. Ma un episodio ci può anche stare, non inficia una stagione che è stata davvero buona.

Un buon 9° posto finale per Davide De Pretto, anche lui ha pagato la lunghezza della stagione

Un buon 9° posto finale per Davide De Pretto, anche lui ha pagato la lunghezza della stagione
Come interpreti il fatto che sempre più ragazzi approdano nei team Devo?

Significa che in Italia si lavora ancora bene alla base, ma mancano passaggi fondamentali. Per i ragazzi, tanti che hanno fatto questo salto non solo ciclistico ma di vita e cultura, quello è il riferimento, la possibilità di correre al fianco dei professionisti, avere una preparazione come la loro, acquisire quella mentalità. Sono tutti strumenti decisivi per avere un futuro. Il livello si è alzato, resta solo quel problema di cui accennavo prima, un mischiume regolamentare del quale i ragazzi pagano poi il prezzo.

Molti ora faranno il salto, non solo in base all’età ma anche alle scelte approdando direttamente fra i “grandi”. Molti però arrivano anche dagli juniores…

Infatti in questi giorni sto continuando a girare, per assistere ad alcune classiche come Ruota d’Oro, Piccolo Lombardia, Trofeo San Daniele. Voglio parlare con le società e vedere i ragazzi più interessanti con i miei stessi occhi, in modo da fare una prima rosa di elementi sui quali contare per il prossimo anno, per inserirli in un contesto adeguato, considerando, come giustamente si diceva, che alcuni faranno già il salto fra i pro. L’importante è comunque avere un ampio spettro di corridori per programmare la stagione 2024 e continuare in questo cammino di crescita.

Bruttomesso punta l’azzurro e prepara la “sfida” con Merlier

08.09.2023
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L’intervista con Alberto Bruttomesso arriva dopo uno scambio di messaggi e alcune gare qui in Italia. Tutte svolte in preparazione all’impegno più importante in casa: l’Astico-Brenta, che si è corso oggi. Poi sarà la volta di prendere le misure con i grandi, in vista del passaggio nel WorldTour del prossimo anno, che avverrà con la Bahrain Victorious. Con un obiettivo abbastanza chiaro, riuscire a partecipare all’europeo.

Alberto Bruttomesso, a sinistra, dopo il ritiro al Sestriere ha corso in Romania al Tour of Szeklerland (foto Halmagyi Zsolt)
Alberto Bruttomesso, a sinistra, dopo il ritiro al Sestriere ha corso in Romania al Tour of Szeklerland (foto Halmagyi Zsolt)

Niente mondiale

Bruttomesso era parte del gruppo, guidato dal cittì Amadori, che ha preso parte al ritiro del Sestriere. Giorni importanti che hanno permesso di prepare al meglio mondiale e Avenir. Il corridore del CTF Friuli era uno dei nomi papabili per la trasferta di Glasgow. Alla fine però Amadori ha deciso di non portarlo, una decisione presa comunque con grande trasparenza.

«Amadori mi ha chiamato – dice Bruttomesso – e mi ha detto che non sarei stato parte della squadra per il mondiale. Ero stato inserito nella lista dei dieci nomi, ma alla fine il cittì ha deciso così. Mi ha detto che la tattica di squadra, che era quella di attaccare fin dai primi chilometri, mi avrebbe penalizzato. Lo capisco e infatti ho rispettato la sua decisione senza problemi».

Al circuito di Cesa, il 29 agosto, è arrivato secondo posto dietro al compagno di squadra Andreaus (photors.it)
Al circuito di Cesa, il 29 agosto, è arrivato secondo posto dietro al compagno di squadra Andreaus (photors.it)
I nostri favoriti, Buratti e Busatto, sono stati tagliati fuori per una caduta, tu saresti potuto essere un buon outsider?

Non saprei. La gara non l’ho vista tutta anche perché in quei giorni stavo correndo il Tour of Szeklerland (foto apertura Halmagyi Zsolt). Però ho visto gli ultimi chilometri e posso dire che il circuito finale era davvero duro, forse anche troppo per me. Non sono sicuro che sarei riuscito ad entrare nel primo gruppetto, e Milesi ha fatto comunque qualcosa di eccezionale. 

Per preparare il mondiale ti eri fermato due mesi, era già previsto uno stop così lungo dalle corse?

Sì, insieme alla squadra avevamo già deciso che mi sarei fermato per riprendere fiato e allenarmi in quota. Quindi con o senza nazionale sarei andato comunque in ritiro, farlo con Amadori è stato molto meglio. Ero seguito, in compagnia e comunque ho parlato e lavorato con lui. 

Una volta saputo che non saresti andato al mondiale sei tornato subito a correre…

Anche questa decisione l’ho presa con il team. Non volevamo perdere il grande volume di allenamento fatto. C’era l’occasione di andare a correre in Romania (al Tour of Szeklerland, ndr) e l’abbiamo colta. I riscontri sono stati super positivi, stavo bene ed ho ottenuto un secondo e un settimo posto. In gara erano presenti tanti elite, è stato un bel banco di prova.

Bruttomesso ha sfruttato bene il lavoro fatto in altura con la nazionale
Bruttomesso ha sfruttato bene il lavoro fatto in altura con la nazionale
Poi hai corso hai corso in Italia?

Ho corso prima al Valdarno, poi al Circuito di Cesa e infine l’Astico-Brenta. Ho recuperato un po’ dopo gli sforzi della Romania e mi sono allenato bene. Al Valdarno sono andato in fuga per fare gamba, la corsa era dura: 170 chilometri e 2700 metri di dislivello. Troppi per vincere ma giusti per fare fatica. 

Farai altre esperienze con gli elite o professionisti?

Il 13 settembre partirà il Giro di Slovacchia, sarò presente. Quello è un bel banco di prova, ci sarà qualche squadra WorldTour, e in più dovrebbe correre Tim Merlier

Uno dei tuoi possibili avversari il prossimo anno, come ti senti?

Sono curioso e sereno, non sento pressione. Ho fiducia, sto andando forte e le ultime corse me lo hanno confermato. 

Un ritiro a metà stagione era comunque previsto, Bruttomesso ha preferito farlo con la nazionale, per allenarsi al meglio
Un ritiro a metà stagione era comunque previsto, Bruttomesso ha preferito farlo con la nazionale, per allenarsi al meglio
Dalla Slovacchia quando rientri?

Il 18 settembre.

Il 22 ci sono gli europei, ci pensi?

Sono tra i dieci nomi che Amadori ha stilato e tra i quali sceglierà la squadra. Partecipare sarebbe bello, il percorso mi incuriosisce e sarebbe anche un bell’obiettivo per chiudere la stagione. Il percorso dovrebbe essere movimentato ma non troppo, con un arrivo in cima ad uno strappo. Si avvicina alle mie caratteristiche, vedremo.

Toccata e fuga in Francia, sulle tracce dell’Avenir

23.07.2023
7 min
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SAINT JEAN DE MAURIENNE – Le ultime tre tappe del Tour de l’Avenir si correranno sulle Alpi. E’ da queste parti che si deciderà la corsa a tappe under 23 più prestigiosa. La nazionale di Marino Amadori oggi approda in terra francese, approfittando della vicinanza con il ritiro di Sestriere, per ispezionare due tappe: 7a e 7b. La prima è una cronoscalata di 11 chilometri, la seconda è una semitappa che si correrà nel pomeriggio. 80 chilometri tutti movimentati con arrivo al lago del Mont Cenis, dove i volti e le fatiche degli atleti si specchieranno nelle acque gelide. 

Ore 9,30 prima della partenza per visionare le due tappe dell’Avenir una sistemata agli ultimi dettagli
Ore 9,30 prima della partenza per visionare le due tappe dell’Avenir una sistemata agli ultimi dettagli

La cronoscalata

L’ammiraglia con all’interno lo staff della nazionale parte alle 9,30 dal parcheggio di questo paesino francese, in cui vengono prodotti da sempre i celebri coltelli Opinel. Noi ci accomodiamo sul sedile posteriore ed entriamo nel clima del ritiro. Le casette color pastello contornano la strada fino all’attacco della salita: 11 chilometri verticali, tosti ma regolari. 

«La pendenza è costante – dice Piganzoli una volta ritornati in hotel – in 11 chilometri si sale di 900 metri. Sarà una mezz’ora importante di sforzo continuo, i tanti tornanti daranno una mano a respirare e tenere alta la velocità». 

«Saranno da gestire bene i wattaggi – gli fa eco Romele – sicuramente daremo il massimo per fare bene. Si potrà fare maggiore differenza nell’ultima metà, dove le pendenze, forse, diventano un po’ più impegnative e la fatica aumenterà. Il fatto che poi nel pomeriggio ci sarà una semitappa renderà tutto ancora più difficile».

Dalla macchina Amadori osserva e parla con i ragazzi, il primo ad affiancarsi alla macchina è De Pretto, che sembra soddisfatto della tappa. «E’ una bella salita – dice dopo il breve colloquio il cittì – non è per tutti. Nella linea della corsa potrebbe scombussolare la classifica»

Parola d’ordine: recupero

La mattina, quindi, gli atleti saranno impegnati nella cronoscalata, mentre nel pomeriggio partirà la semi-tappa. Il riposo ed il recupero saranno importanti, anzi, fondamentali. Soprattutto per chi dovrà curare la classifica generale, ed in breve tempo sarà chiamato a fare due sforzi importanti. 

«Saremo a fine Avenir – racconta Bruttomessonon sarà facile accumulare ancora tanta fatica nelle gambe. Recuperare dopo lo sforzo della cronoscalata sarà importante, in più bisognerà integrare, così da non arrivare scarichi alla fine. E’ un giorno da 91 chilometri totali con 3.000 metri di dislivello, non banale ecco».

Ore 11, seconda sosta, questa volta in valle, dove il vento è a favore
Ore 11, seconda sosta, questa volta in valle, dove il vento è a favore

Fattore vento

Poche ore dopo lo sforzo della cronoscalata quindi si torna in sella, direzione Mont Cenis. Arrivo in quota: 2.053 metri. Una tappa corta ma esplosiva, con tanta salita e il fattore vento pronto a mischiare le carte nel mazzo

Nel trasferimento verso il Mont Cenis, Amadori viene chiamato da Coden, diesse di Jacopo Venzo alla Campana Imballaggi, lo junior deceduto sulle strade del Giro dell’Austria. Dall’altra parte del telefono ci sono anche i genitori del ragazzo, il silenzio cala subito e le parole sono difficili da trovare in un momento così. Tornare concentrati sul lavoro è difficile, ma bisogna trovare le forze per farlo, davanti i ragazzi ignari continuano a pedalare.

«Questa mattina – spiega Pellizzari – in valle c’era vento a favore, una cosa che ci ha aiutato. E’ anche vero che le condizioni del vento potrebbero cambiare e rischiamo di averlo frontale».

«Bisogna capire da che parte gira il vento nella valle al pomeriggio – analizza Bruttomesso – non è detto che cambi. Anche qui ci è capitato di tornare a un orario ed avere il vento a sfavore. Mentre il pomeriggio successivo, alla stessa ora, era diventato favorevole. Se nella valle del Mont Cenis ci troveremo vento a favore, partiremo ancora più a blocco. Con il vento contro la corsa potrebbe essere più facile da controllare, perché appena esci rimbalzi indietro. A queste condizioni la fuga potrebbe far fatica a guadagnare minuti, mentre in gruppo si risparmiano energie». 

Due salite intermedie

Nella seconda semitappa le salite saranno tre, compresa la scalata finale al Mont Cenis. Le prime due salite si imboccano dalla statale. Nella prima la strada si restringe ed al termine c’è una discesa non facile da interpretare. 

«Discesa nervosa – parla Romele – strada stretta ed arrivi in fondo e la strada torna subito a salire. Il rischio è che il gruppo nella discesa si allunghi a causa della carreggiata stretta ed una volta tornati sulla statale si possa frazionare, soprattutto se il vento sarà contrario. Le posizioni saranno importanti, la salita si farà ad alta velocità ma a ruota si sta bene, difficile allungare il gruppo. Anzi la lotta per la testa del gruppo diventerà serratissima».

«Nella prima salita – replica Bruttomesso – si può fare velocità, è da rapporto. Anche la seconda non è difficile, e la strada sarà più larga. Una volta in cima si scende un po’ ma poi si risale subito. Parlavamo con Busatto, la carreggiata è larga, ma il fondo non è regolare, quindi non sarà semplice scendere bene, si dovranno tenere gli occhi aperti». 

Al secondo stop per riempire le tasche e le borracce Amadori fa notare il ritmo basso secondo lui. Piganzoli risponde con i dati, in tre ore media di 29 chilometri orari e 2.200 metri di dislivello. Un buon passo per essere una perlustrazione.

Il Mont Cenis

Una volta tornati sulla strada principale partirà la scalata al Mont Cenis. Non una salita dura, ma una volta arrivati all’inizio della scalata le fatiche nelle gambe saranno molte. 

«la scalata finale – dice Piganzoli – è difficile, non dura, ma sale tanto all’inizio e alla fine. Poi una volta scollinati, gli ultimi quattro chilometri sono un continuo su e giù accanto al lago. Se in quel punto non hai calcolato bene lo sforzo e ti trovi vento contrario, fai prima a girare la bici e tornare indietro. E’ un tratto dove comunque si deve spingere per fare velocità».

«La semi-tappa del pomeriggio – conclude Romele – non sarà troppo dura, ma arriva dopo una serie di sforzi non indifferenti. La differenza vera la farà il ritmo con la quale sarà corsa, se una squadra decide di andare forte fin da subito si possono fare tanti danni. La vedo più come una serie di fatiche che nel giorno successivo, dove scaleremo l’Iseran, si faranno sentire».

I ragazzi di Amadori scendono fino a valle e mettono insieme cinque ore di allenamento. Una volta cambiati e risaliti sul pulmino ridono e scherzano sulla giornata. Si apre Strava per controllare i segmenti e le prestazioni degli altri. Staune-Mittet, uno degli avversari più temuti per l’Avenir, ha messo insieme sei ore di allenamento con più di 4.000 metri di dislivello. La sfida si accende.

A Magenta sbuca Lamperti: beffato Bruttomesso

13.06.2023
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MAGENTA – Il gruppo, visto da lontano, arriva sul traguardo come un’onda pronta ad infrangersi sugli scogli. Tutto si risolve in un batter d’occhio, in un colpo di reni. Attimi racchiusi nella mente di Luke Lamperti (in apertura foto LaPresse), il quale tagliata la linea bianca e non esulta. La sfida con Bruttomesso è stata così incerta da necessitare del fotofinish. Tutti i corridori fanno la stessa domanda: «Chi ha vinto?». 

Lamperti sul traguardo di Magenta ha anticipato Bruttomesso di mezza ruota (foto LaPresse)
Lamperti sul traguardo di Magenta ha anticipato Bruttomesso di mezza ruota (foto LaPresse)

La stoccata di Lamperti

Sul gradino più alto del podio, alla fine, sale Lamperti, l’americano che ha imparato a fare tutto con la bici: soprattutto a vincere. Il Giro Next Gen è arrivato a Magenta, città nella quale, nel mese di giugno del 1859, si combatté la famosa battaglia, da cui partì poi l’unificazione dell’Italia. Il fatto che la corsa rosa under 23 passi in questi territori ha un bel significato ed è giusto sottolinearlo. La battaglia di oggi l’ha vinta la Trinity Cycling, i corridori di Kennaugh hanno avuto il treno migliore

Lamperti in una recente intervista ci disse di non essere uno sprinter puro, invece oggi si è trovato a vincere la tappa più piatta del Giro Next Gen. 

«E’ vero – racconta nel caos post tappa – oggi era la classica frazione dedicata ai velocisti. La squadra ha giocato un bel ruolo e negli ultimi chilometri sono stati eccellenti. Siamo riusciti ad arrivare in tre negli ultimi 500 metri, così ho sfruttato al meglio il lavoro dei compagni. In arrivi del genere bisogna sempre stare attenti, ci sono tante rotonde e molti ostacoli da superare».

Crescita graduale

Il tema di queste prime tappe di Giro Next Gen è come certe gare vengano dominate da corridori abituati a gareggiare in contesti di alto livello. Lamperti arriva da 32 giorni di corsa, tra i quali conta ben cinque corse a tappe: tutti step che gli hanno permesso di crescere ed arrivare pronto qui in Italia. 

«Fare tante corse a tappe – spiega – mi ha aiutato ad arrivare pronto a questo Giro. E’ stato molto utile correre molto ed entrare in forma gradualmente. Ho iniziato dal Gran Camino in Spagna a febbraio e sono arrivato fino al Tour of Japan di fine maggio. Correre in tutte le parti del mondo mi ha dato una grande mano, soprattutto per confrontarmi con tanti atleti diversi. E’ chiaro tuttavia che il sogno è partecipare alle grandi classiche, come Fiandre e Roubaix». 

Bruttomesso: rimpianto e rivincita

All’ultima curva, lontana dal traguardo, Bruttomesso era nelle prime posizioni, ma la fatica fatta per rimanere a galla nel gruppo alla fine gli è rimasta sulle gambe. Il corridore del Cycling Team Friuli ha lanciato lo sprint da solo e tutto sommato questo secondo posto vale oro. Soprattutto gli è stato utile per prendere le misure. 

«Secondo di poco – sbuffa – anche in rimonta, ma ho perso di mezza ruota. Oggi c’era da chiudere gli occhi e buttarsi, abbiamo fatto una lotta mai vista per le posizioni. Il finale era un po’ insidioso: con rotonde e strade strette. Sono uscito anche giusto, ma loro (la Trinity, ndr) erano in di più e si sono fatti valere. Peccato, ma ci saranno ancora due o tre occasioni per riprovarci: l’ultima a Trieste, ma anche quella di casa a Povegliano. Forse anche quella di Manerba».

«Gestire una tappa del genere in cinque non è semplice – continua – appena abbiamo visto che la fuga aveva troppo margine ci siamo messi a tirare. Ho parlato con la Colpack e la Trinity, i bergamaschi hanno messo davanti un paio di uomini, la Trinity no. Hanno preferito così ed aspettare l’arrivo».

Bruttomesso, partenza a razzo pensando alla Bahrain

09.03.2023
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Una vittoria e 3 secondi posti in 4 gare. Sarebbe stato difficile anche solo pensare un miglior inizio di stagione per Alberto Bruttomesso, al suo secondo anno fra gli under 23. Il suo primo e ultimo nel Ctf, avendo già in tasca il contratto con la “squadra madre”, ossia la Bahrain Victorious. Una partenza bruciante, anche se forse quel secondo posto alla San Geo, la classica di apertura, poteva aver lasciato un po’ d’amaro in bocca, secondo quella vecchia regola che nel ciclismo non c’è podio che tenga, conta solo chi vince.

Dopo il poker di gare, Bruttomesso è “tornato in cantiere” a preparare i prossimi appuntamenti, ma intanto riguarda indietro a quanto ha fatto, al suo inizio bruciante: «Non mi sarei davvero aspettato una partenza così fulminante. Sono davvero contento, è frutto di un inverno passato bene, senza intoppi, pensando solo alla preparazione e passato per il ritiro in Spagna insieme ai ragazzi della squadra maggiore, un’esperienza illuminante. Ma credo che dietro questo inizio ci sia anche un’altra ragione più profonda».

Foto di rito in Spagna, nel ritiro congiunto della Bahrain Victorious con il Ctf, suo team Devo (foto instagram)
Foto di rito in Spagna, nel ritiro congiunto della Bahrain Victorious con il Ctf, suo team Devo (foto instagram)
Quale?

La mia preparazione è un po’ cambiata, quest’inverno ho potuto fare più ore in bici e più lavori specifici avendo più tempo a disposizione. Lo scorso anno c’era ancora la scuola e quindi avevo meno ore a disposizione, uscivo il pomeriggio finché non faceva buio. Ora posso pensare solo alla mia attività sportiva e la differenza si vede.

La scuola ti impegnava molto anche mentalmente?

Sì, era pesante soprattutto dovendo preparare l’esame di maturità e questo si rifletteva un po’ su tutta l’attività ciclistica, anche se non posso certo lamentarmi di quel che ho ottenuto nel 2022. L’esame però è andato bene, ho avuto anche un voto alto e non era assolutamente facile. Ora sicuramente posso affrontare tutto con più concentrazione e tranquillità.

Mattiussi (a sinistra) ha cambiato la preparazione di Bruttomesso, con più ore di lavori specifici
Mattiussi (a sinistra) ha cambiato la preparazione di Bruttomesso, con più ore di lavori specifici
Chi è il tuo preparatore?

Alessio Mattiussi, che proprio sapendo che avevo più tempo e testa, ha costruito per me una tabella ad hoc che seguo fedelmente e che mi sta facendo crescere.

Tu hai già in tasca il contratto con la Bahrain per il 2024. Il team principale si sta già interessando a quel che fai, ti sta seguendo nella tua crescita?

Sicuramente, intanto con 5 ragazzi del team abbiamo fatto quel ritiro prestagionale in Spagna che è stato molto importante per impostare la stagione e capire dove posso arrivare. Fusaz da quest’anno lavora sia con noi del CTF che con loro, so che il contatto è continuo e questo è importante perché ci fa già sentire della famiglia.

Questo in qualche modo influisce sulle tue prestazioni, ti senti osservato?

Non direi che cambi le cose. Io quando metto il numero di gara voglio sempre dare il 110 per cento. Di certo è uno stimolo in più, ma non sento particolare pressione, quando corro penso solo a fare il meglio per vincere, diciamo che mi scatta l’adrenalina e vado…

Una vittoria e tre piazze d’onore, si sarebbe portati a pensare che siano state prove molto simili fra loro e che questo abbia favorito la tua costanza ad alti livelli. E’ così?

No, erano prove piuttosto diverse. Iniziamo dalla San Geo, la conoscete tutti, gara con 2.000 metri di dislivello e un finale selettivo, se non vai davvero forte non emergi. Ho cercato lì di fare gara dura e più del risultato, mi ha fatto piacere scollinare davanti, eravamo in tre. Alla fine la volata è stata di una ventina di atleti. Il giorno dopo a Misano (immagine di apertura, photors.it) si gareggiava in circuito, poteva essere un percorso più semplice ma il tempo terribile ha reso la gara molto dura e lì è arrivata la vittoria.

Nel secondo weekend?

A Polese la prima parte era piatta ma poi c’erano tre salite e tutti si sono messi a spingere per eliminare gli uomini più veloci, anche lì alla fine ce la siamo giocata in non più di 25. Domenica invece era un percorso più corto e si è andati sparati, media finale di 47 chilometri orari. Io comunque ho dimostrato di esserci sempre. Ora concordato con il team c’è qualche giorno di sosta, poi inizieranno le trasferte all’estero, già dal 17 con due prove in linea prima del grande appuntamento della Gand-Wevelgem.

Bruttomesso punta ora alle prove estere, in attesa di una chiamata in nazionale (foto instagram)
Bruttomesso punta ora alle prove estere, in attesa di una chiamata in nazionale (foto instagram)
Come ti trovi nel team?

Molto bene, con i dirigenti ci sentiamo quotidianamente per parlare degli allenamenti ma anche per stringere i rapporti umani che sono fondamentali. Quando sono arrivato, conoscevo già qualche ragazzo, ma ora siamo davvero un gruppo unito di amici, ho con tutti un buon rapporto e questo si vede anche in corsa, realizzare le strategie previste è molto facile così.

Dopo una partenza così, le tue aspettative sono cambiate?

Diciamo che non guardo tanto alle gare e ai risultati, proprio in previsione di quel che sarà dal prossimo anno. Voglio migliorare come corridore, soprattutto in salita ma senza perdere il mio spunto veloce. Per questo la mia prestazione alla San Geo mi ha rincuorato, la strada è quella giusta. Prima reggevo poco il fuorigiri, ora tengo molto di più. Il prossimo anno salgo nel ciclismo che conta e voglio farmi trovare preparato da ogni punto di vista.

Il CTF riparte con il botto, ma la strada è ancora lunga

02.03.2023
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Il Cycling Team Friuli (CTF) in questo inizio di stagione ha già raccolto dei buoni risultati: una vittoria e tre podi. Sia con i giovani, come Bruttomesso e Matteo Milan, sia con i più esperti: Buratti. La formazione friulana guidata da Renzo Boscolo è partita forte e punta in alto, per crescere e migliorare gara dopo gara. 

Renzo Boscolo insieme ai suoi ragazzi al Tour of Szeklerland 2022 (foto CTF)
Renzo Boscolo insieme ai suoi ragazzi al Tour of Szeklerland 2022 (foto CTF)

Sempre operativo

Il diesse si trova sulla strada del ritorno dall’Umag Trophy, i suoi ragazzi oggi non correvano, ma lui era lì per guardare la concorrenza. 

«Ho finito di lavorare – racconta Boscolo dalla macchina – e sono andato a Umago per vedere la corsa. Mi piace, confronto un po’ le squadre e faccio una panoramica della situazione. Da casa mia, a Trieste, ci vuole davvero poco ad arrivare oltre confine».

«E’ stata una bella corsa quella di oggi – racconta – ha vinto Adam Toupalik. Persico, quarto sul traguardo, ha fatto proprio una bella volata. Non sono riusciti a chiudere sulla fuga dei tre ma quando vai all’estero è sempre difficile. In Italia conosci le squadre e sai come comportarti, nel momento in cui cambi scenario ci sono dei riferimenti differenti e non è facile regolarsi. Poi oggi faceva freddo, c’era vento ed a tutto ciò si è aggiunta la pioggia, non una bella situazione».

La stagione si è aperta sabato scorso con il secondo posto di Bruttomesso alla San Geo dietro Persico (foto Rodella)
La stagione si è aperta sabato scorso con il secondo posto di Bruttomesso alla San Geo dietro Persico (foto Rodella)

Una rosea primavera

Nonostante il calendario dica che siamo a marzo, il meteo rimane poco clemente, fa freddo e la primavera sembra lontana. I risultati per il CTF, tuttavia, sbocciano, anche se questo è solo l’inizio. 

«Siamo partiti bene – riprende Boscolo – non possiamo negarlo. Abbiamo portato a casa quattro podi in altrettante corse. Vuol dire che in inverno abbiamo lavorato nel modo giusto, sia con i ragazzi giovani che con quelli esperti. D’altronde l’unica vittoria ed uno dei due secondi posti sono arrivati da Bruttomesso (in apertura al GP Misano 100, foto CTF). L’altra seconda posizione l’ha conquistata Matteo Milan, mentre il quarto ed ultimo podio è frutto di un ragazzo più esperto: Buratti. Da Nicolò ci aspettiamo qualcosa di importante quest’anno, visto anche il fatto che è rimasto con noi per crescere ancora e confermarsi». 

Nuovi stimoli

Nel corso della telefonata il diesse dal cognome veneto, ma friulano a tutti gli effetti, ha attraversato ben tre Paesi. E’ partito dalla Croazia e, per tornare in Italia, è passato dalla Slovenia. 

«Al contrario degli altri anni – spiega – oggi all’Umag Trophy non abbiamo corso. Ed anche le prossime corse croate, non ci vedranno protagonisti. Ne parlavo proprio oggi (ieri, ndr) con l’organizzatore della corsa. Il CTF è stata la prima squadra italiana ad andare a quelle gare, c’era ancora De Marchi con noi. Quest’anno abbiamo puntato di più sul nord Europa. Ci appoggeremo alle strutture della Bahrain Victorious e del Cannibal Team. Abbiamo ottenuto gli inviti per la Gent-Wevelgem U23 e per altre corse, faremo girare un po’ i ragazzi. Si tratta dell’ennesimo step di crescita che fa parte del nostro progetto. E’ giusto fare esperienze nuove, ogni Paese ha le sue specialità e non si smette mai di imparare».

I corridori del CTF prima della partenza della San Geo, esordio in Italia poi si punta verso il nord Europa
I corridori del CTF prima della partenza della San Geo, esordio in Italia poi si punta verso il nord Europa

Crescita continua

“Imparare” non è un verbo usato a caso da Boscolo, il CTF crede nei propri ragazzi, consapevoli che nessuno ha il posto assicurato tra i professionisti, bisogna guadagnarselo.

«Noi anticipiamo i tempi – dice il diesse – facendogli fare le esperienze che si troveranno poi a fare una volta professionisti. Non tutti hanno la qualità di passare nel WorldTour subito, ma anche loro devono e possono imparare. Le continental devono permettere ai ragazzi di sbagliare, questa è la logica del progetto. Nelle prime corse di stagione gli errori sono stati fatti, risultati buoni non sono sinonimo di perfezione, si può sempre migliorare. Vi faccio un esempio: sono molto più contento della prestazione di Bruttomesso alla San Geo che della sua vittoria a Misano. Nella prima corsa non ha vinto, ma si è messo in mostra, ha fatto vedere di stare bene, ed anche se ha sbagliato i tempi della volata sono soddisfatto. Alberto ha dimostrato di non essere solo un velocista, cosa che tra gli under 23 non ha senso, perché quando passi professionista i velocisti puri non esistono più».

Il CTF si è messo subito in mostra, correndo le prime gare da protagonista
Il CTF si è messo subito in mostra, correndo le prime gare da protagonista

L’università del ciclismo

Il diesse chiude la telefonata con un ragionamento che merita un capitolo a parte. «Il team development – conclude – deve essere visto come la Primavera delle squadre di calcio. Siamo partiti a lavorare sulla crescita dei nostri atleti già dal primo dei due ritiri invernali. Non solo bici ma anche lezioni e apprendimento.

«Come squadra abbiamo l’obbligo di far crescere tutti i ragazzi, poi sarà il mondo del professionismo a decidere chi passa, in base alle esigenze del momento ed altri fattori. Si passa anche dalle corse di livello inferiore, che hanno lo stesso senso delle “partitelle” infrasettimanali nel calcio. In quel caso si ha la possibilità di provare determinate situazioni che altrimenti non avresti modo di vedere e approfondire. Io penso che siamo l’equivalente di un piano di studi universitario: un mix di corsi differenti che alla fine ti danno la formazione necessaria».