Da Roubaix al Brabante, nel recupero di Pasqualon

10.04.2024
7 min
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Da Roubaix a Leuven ci sono 150 chilometri, ma per tutti i corridori che hanno corso sul pavé e oggi partono per la Freccia del Brabante sono molti di più. Ne abbiamo parlato con Andrea Pasqualon, migliore degli italiani nel velodromo francese. Se è vero che la Roubaix ti resta addosso per giorni, come ci si rimette in sesto per ripartire?

«La Roubaix è una corsa davvero dura – spiega il corridore della Bahrain Victorious – penso la più dura delle classiche, per cui arrivare cinquantesimo è un piacere. Vuol dire che a 36 anni sono stato competitivo in mezzo a ragazzi di 20: 15 anni meno di me. Sono ancora competitivo e questo mi fa solamente piacere. In più alla Roubaix ci sono tanti inconvenienti possibili e questa è stata un’edizione particolare…».

Quasi 10 chilometri con le come a terra: così la Roaubaix di Pasqualon ha cambiato faccia (@charlylopez)
Quasi 10 chilometri con le come a terra: così la Roaubaix di Pasqualon ha cambiato faccia (@charlylopez)
In che modo?

Proprio ieri sera stavo parlando di questo con i miei compagni. Una volta di solito la Roubaix iniziava da Arenberg, quasi mai prima. Invece questa volta la corsa è esplosa subito e al secondo settore di pavé eravamo sparpagliati in vari gruppetti. D’altra parte, quando si corre con atleti di classe come Mathieu Van der Poel o Van Aert o Pogacar, che hanno veramente una o due marce più di tutti noi, possono crearsi scenari come quello di domenica. Per noi che abbiamo un motore più piccolo, è difficile reggere il passo.

Quand’è così si allargano le braccia o si pensa al modo di tirare fuori qualcosa di più dal proprio motore?

Cosa dire… Se le gambe arrivano fino lì, non hai da inventarti tante cose. Questi ragazzi stanno in gruppo con la sigaretta in bocca rispetto a noi. E’ brutto da dire, ma è la verità. Quando ci si affianca a loro, si capisce che hanno una zona o anche due di differenza. Quando noi siamo al medio, loro sono al lento. Quando uno attacca a 60 chilometri e arriva con 3 minuti di vantaggio, poi ha il tempo di guardare gli altri che fanno la volata per il secondo posto, vuol dire proprio essere di un altro livello.

Finché sono 3-4 del loro livello, c’è un po’ di confronto. Quando sono da soli la differenza sembra anche maggiore, no?

Sì, fanno sembrare tutto molto facile. Ieri ho guardato la corsa in televisione, perché domenica ero dietro e non avevo visto niente. E guardandola, mi sono detto: «Cavolo, ma quanto riesce a spingere questo sul pavé?». Sembra che sia tutto molto facile, ma in realtà di facile non c’è niente. Noi che l’abbiamo corsa sappiamo quanto sia faticoso uscire dalla Foresta di Arenberg, dal Carrefour de l’Arbre o da Mont Saint Pevele. Invece Van der Poel riesce ad andare a 60 all’ora sul pavé, vuol dire che Madre Natura gli ha donato qualcosa che a noi non ha dato.

Per quanto tempo ti rimane addosso una Roubaix così faticosa?

Domenica sera non stavo male, lunedì ero un po’ dolorante. Martedì invece ero ancora malconcio, più che altro perché ci vogliono due o tre giorni per recuperare davvero. Alla fine è stata una Roubaix devastante, corsa a una media mostruosa. Siamo partiti a tutta e siamo arrivati a tutta. E’ vero che i materiali hanno inciso tanto, ma penso che la vera differenza l’abbiano fatta corridori come Mathieu e la sua squadra. I ragazzi della Alpecin sono andati veramente fortissimo. Vermeersch è arrivato sesto, nonostante il lavoro che ha fatto: secondo me è andato più forte di Mathieu.

In che modo hai passato i due giorni fra la Roubaix e il Brabante? Gambe per aria e riposo assoluto?

No, assolutamente. Si fanno delle uscite di un’ora e mezza, al massimo due, in tranquillità. Si fanno girare le gambe, perché il riposo totale non ci fa bene. Magari si può fare lontano dalle corse, ma durante la stagione non è il massimo. Quindi si fa una sgambata per far circolare il sangue ed eliminare le tossine di una corsa lunga come domenica. Poi si fanno i massaggi e il trattamento con l’osteopata, la routine più o meno è questa.

Il primo massaggio l’hai fatto la sera della Roubaix oppure hai aspettato il giorno dopo?

No, ho aspettato lunedì ed è stato un massaggio davvero pesante. Si sentiva (ride, ndr) che c’era ancora qualche… pietra all’interno dei miei muscoli! E’ stato un massaggio profondo, perché bisogna eliminare veramente le tossine e soprattutto le aderenze. Non scherzo quando dico che è una corsa massacrante. Parliamo di schiena, braccia e mani. Ho le mani ancora gonfie per i colpi della Roubaix, anche perché ci si è messa anche la sfortuna…

In che modo?

Ho forato e ho avuto la sfortuna che la seconda ammiraglia non fosse vicino a me. Perciò sono andato avanti per parecchi chilometri con le ruote bucate. Poi ho trovato dei massaggiatori e le ho cambiate entrambe. Però non avevano le gomme da 35 millimetri con cui ero partito e me ne hanno passate due da 28, gonfiate anche abbastanza alte. A correre la Roubaix con i 28, mi è sembrato di tornare indietro di 10 anni, però alla fine sono arrivato ugualmente nel velodromo.

Si riparte dopo il cambio delle ruote, la Roubaix è ancora lunga (@charlylopez)
Si riparte dopo il cambio delle ruote, la Roubaix è ancora lunga (@charlylopez)
Con quelle gomme, la bici e la guida cambiano completamente?

Cambia tutto. Ognuno ha la pressione con cui si trova bene in base al proprio peso. Tutte le marche hanno dei parametri per trovare la giusta pressione e posso assicurarvi che anche 0,1-0,2 bar di differenza possono veramente cambiare tantissimo sul pavé. Per questo, in base alle ruote e al tubeless che si usa, cambiano anche le pressioni. Per questo motivo avevamo optato per un 35, perché abbiamo visto che c’è una grandissima differenza sul pavé, anche se sull’asfalto si ha la sensazione che la bici scorra di meno.

Come è andata a livello di vibrazioni con quelle ruote sottili?

Le vibrazioni sono il vero problema. Proprio per evitare di riceverne troppe, alcuni hanno usato ugualmente il manubrio aerodinamico in carbonio, mentre tanti hanno optato per quelli più classici. Magari in alluminio o anche in carbonio, ma comunque tondi per avere meno vibrazioni nelle braccia. Qualcuno ha utilizzato il doppio nastro, chi il gel all’interno del nastro stesso. Io ho utilizzato dei guantini fatti da Prologo per il pavé e alla fine ne sono uscito senza neanche una vescica e questo fa la differenza. Se succede che a 50-60 chilometri dall’arrivo sei pieno di vesciche, diventa difficile anche guidare la bici.

Dal punto di vista dell’alimentazione, come hai recuperato le forze?

La sera si cerca sempre di reintegrare i carboidrati. Lunedì invece siamo stati abbastanza leggeri, mentre martedì abbiamo iniziato a integrare i carboidrati, in modo di averli per la gara. L’integrazione dei carboidrati inizia dalla colazione del giorno prima e prosegue con pranzo e cena. Il giorno prima si fanno le basi per avere la giuste quantità di carboidrati il giorno seguente. Con gli studi degli ultimi anni, si è visto che è meglio fare il carico di carboidrati dal giorno prima della gara.

Pasqualon ha concluso la Roubail al 50° posto, primo degli italiani (@charlylopez)
Pasqualon ha concluso la Roubail al 50° posto, primo degli italiani (@charlylopez)
A livello di sensazioni, secondo te nei primi chilometri di corsa della Freccia del Brabante sentirai ancora la Roubaix nelle gambe?

Può essere che nella prima ora senta un po’ di affaticamento, però confido che poi tutto vada a diminuire fino a sbloccarsi, come diciamo fra corridori. E comunque è sempre meglio partire bloccati e finire la corsa in gran forma che partire bene e spegnersi nel finale.

Dopo il Brabante tiri una riga o continui?

La Freccia del Brabante è l’ultima corsa di questo inizio di stagione, poi andrò direttamente ad Andorra e farò due settimane e mezzo di altura per preparare proprio il Giro d’Italia. Sarà una corsa importante per la squadra e io avrò da fare soprattutto per aiutare il nostro velocista Bauhaus. Essendo il suo ultimo uomo, dovrò recuperare e risparmiare un po’ di forze per il Giro d’Italia. Perciò che altro dire? Ci vediamo a Torino…