Wire 2 e Sixty: c’è anche Sidi in gara al Tour femminile

25.07.2022
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Sidi è in piena competizione al Tour de France Femmes avec ZWIFT. Il brand trevigiano produttore di scarpe supporta un nutrito gruppo di atlete impegnate nella Grande Boucle femminile, che si snoderà per un tracciato di complessive otto tappe per un totale di ben 1.035,5 chilometri di gara. 

E proprio l’italiana Valcar Travel & Service è inserita tra i 24 team che fino al prossimo 31 luglio (l’arrivo finale è fissato sulla iconica Super Planche des Belles Filles…) si contenderanno la maglia gialla. Olivia Baril, Silvia Persico, Alice Maria Arzuffi, Eleonora Gasparrini, Margaux Vigie e Ilaria Sanguineti, le “atlete Valcar”, sono tutte testimonial Sidi

Il Tour de France Femmes è partito ieri, 24 luglio, a Parigi e terminerà il 31 sulla Planche des Belles Filles
Il Tour de France Femmes è partito ieri, 24 luglio, a Parigi e terminerà il 31 sulla Planche des Belles Filles

Otto atlete in gara

Oltre al competitivo team femminile bergamasco, supportato tecnicamente da Sidi da oramai parecchi anni, l’azienda di Maser (Treviso) conta anche sulla presenza in gruppo di altre due forti atlete: Vittoria Guazzini, del team FDJ SUEZ Futuroscope, e Victoire Berteau della Cofidis

Wire 2 e Sixty sono i modelli Sidi che letteralmente accompagneranno le atlete lungo questa nuova avventura: un evento che, oltre a supportare il ciclismo femminile, un movimento in continua crescita, si impegna a promuovere la bicicletta come mezzo di trasporto. Tutte azioni pienamente condivise da Sidi, che ha recentemente lanciato il primo modello di scarpe prodotto con una tomaia totalmente eco-sostenibile

Come accennato precedentemente, il movimento agonistico del ciclismo femminile sta crescendo molto rapidamente. E per un’azienda come Sidi seguirne lo sviluppo è un’attività decisamente stimolante. Sebbene la produzione di calzature Sidi per il ciclismo sia per la maggior parte unisex, le linee specifiche dedicate alle donne pongono sempre particolari attenzioni alla diversa conformazione del piede femminile, mantenendo invariate tutte le caratteristiche performanti tipiche dei prodotti del marchio trevigiano. 

Sono sei le atlete della Valcar Travel & Service che al Tour calzano Sidi (foto Facebook)
Sono sei le atlete della Valcar Travel & Service che al Tour calzano Sidi (foto Facebook)

Due modelli… vincenti. 

Le calzature Sidi in corsa al Tour femminile sono i modelli Wire 2 e Sixty. Le Wire 2 sono realizzate mediante l’impiego di materiali “eco-friendly” di altissima qualità. La tomaia, realizzata in Microfibra Tech Pro, è resistente, stabile e leggera. Due sono le chiusure date dal meccanismo centrale Single Tecno 3 Push: per creare un perfetto equilibrio di tensione tra la parte interna ed esterna. Lo stesso tipo di rotore è applicato nella parte superiore della scarpa, di modo da poterla assicurare in tutta la sua lunghezza. Il Soft Instep Closure, un morbido cinturino sagomato, distribuisce la pressione in modo omogeneo, mentre la suola ultraleggera Vent Carbon, in fibra di carbonio a tramatura intrecciata, ne massimizza la rigidità mantenendo al tempo stesso il giusto grado di flessibilità necessaria a trasferire la potenza di pedalata, evitare stress ai tendini plantari, favorendo la microcircolazione. 

Sidi, il modello Sixty nella variante colore rossa
Sidi, il modello Sixty nella variante colore rossa

Il modello Sixty invece è stato introdotto sul mercato da Sidi appena nel 2020 per celebrare sessant’anni di successi. Questa calzatura è realizzata con materiali davvero all’avanguardia e rispettosi dell’ambiente. Leggera, performante, resistente e comoda: sono queste le caratteristiche principali di una scarpa che preveder il sistema di chiusura Tecno-4 composto da un unico rotore, che riduce il peso ed offre una regolazione incredibilmente precisa. Anche qui, la leggerissima suola Vent Carbon, realizzata in fibra di carbonio, garantisce il giusto equilibrio tra rigidità e flessibilità mentre speciali condotti d’aria integrati agevolano ventilazione e dispersione del calore. 

Sidi

Valcar 2023: piano A o piano B? Rispondono Villa e Arzeni

19.07.2022
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Che la Valcar Travel&Service sia stata protagonista durante tutta la stagione e soprattutto al recente Giro Donne è un dato di fatto. La formazione blu-fucsia ha chiuso la corsa rosa con il successo di tappa di Chiara Consonni (a Padova) e il settimo posto nella generale di Silvia Persico. E grazie a loro due ha sempre centrato la top 10 in ogni frazione, fatta eccezione per la cronometro iniziale di Cagliari.

Per una squadra continental, all’interno di un WorldTour femminile sempre più in espansione, sono risultati di rilievo che nella fattispecie confermano la crescita esponenziale fatta dalla Valcar negli ultimi sei anni, ovvero da quando nel 2017 è sbarcata tra le elite. Tuttavia all’orizzonte c’è un ridimensionamento che incombe per una serie di motivi, non necessariamente economici.

La squadra di patron Valentino Villa e del team manager Davide Arzeni potrebbe essere alla fine di un ciclo. E che ciclo bisogna dire. Non è un mistero che molte delle loro ragazze siano sulla lista della spesa di altri team per il 2023 e che molte siano già certe di un trasferimento. Consonni, Gasparrini e Persico pare abbiano già un accordo con la UAE Team ADQ, così come Arzuffi, Carbonari e Sanguineti starebbero definendo la nuova destinazione. Il ciclo-mercato poi in questo periodo, si sa, è in fermento.

Proprio all’ultima tappa del Giro Donne avevamo scritto di un Arzeni commosso in compagnia del suo presidente Villa. A distanza di qualche giorno, prendendo spunto dalle parole dei due dirigenti, è venuto fuori un quadro un po’ più definito sul futuro della Valcar.

Lo spirito Valcar

«Questa squadra – inizia a raccontare “Capo” Arzeni, che secondo alcune voci potrebbe seguire qualche sua atleta in un team WorldTour – l’abbiamo fatta assieme noi due. Ed assieme abbiamo sempre scelto dicendoci che le atlete dovevano essere da Valcar. Devono avere dei requisiti. Ad esempio, la Carbonari non è venuta da noi perché aveva fatto la fuga al Giro del 2021. Bensì perché ha investito su se stessa venendo da noi ad agosto e chiedendoci di farle un test. Al di là dei valori, era stato importante l’incontro di persona per conoscerci meglio. Lei ha poi mostrato di essere da Valcar».

Nemo profeta in patria

Quindi come devono essere queste caratteristiche? «Le ragazze devono avere spirito di squadra – prosegue il team manager – sapendo lavorare per le compagne. Contemporaneamente devono saper sfruttare le possibilità quando gli vengono date. Non è un caso se finora abbiamo ottenuto undici vittorie con sette atlete diverse. Caratterialmente so che sono tutte brave ragazze, ma devono rientrare in quello che è lo spirito del presidente. Villa è la persona più corretta che ho trovato nel ciclismo, senza che si offenda nessuno. La Valcar è riconosciuta per questo aspetto nel mondo. Anzi…».

L’attimo di sospensione anticipa un discorso che si fa un po’ più riflessivo. «Pensate che quando andiamo al Nord a correre – ci confida Arzeni – tanti addetti ai lavori ci ripetono che vorrebbero che in Belgio esistessero più formazioni simili alla Valcar. Paradossalmente facciamo molta più fatica ad essere riconosciuti in Italia. Abbiamo una mentalità estera.

«Tutte le nostre ex ragazze che ora sono nel WorldTour devono ammettere che se non fossero state da noi non so se si sarebbero trovate bene fuori dal nostro Paese. Valentino ha sempre investito nel calendario al Nord. Abbiamo sempre ritenuto che correre in Belgio o Olanda fosse l’università del ciclismo ed era giusto che noi ci confrontassimo lassù. Se impari a correre là, impari a correre ovunque».

Le soluzioni per il 2023

L’anno prossimo pertanto che attività vedremo da parte della Valcar? Ridotta o incrementata? Attualmente nel loro vivaio c’è la promettente junior Francesca Pellegrini, che passerà elite senza dimenticare che ci sono altre giovani nel roster di quest’anno che stanno compiendo il proprio processo di crescita in modo adeguato.

«I rumors che sentite sono fondati – spiega il presidente Villa – perché proprio in questi giorni stiamo decidendo cosa fare del nostro futuro. Abbiamo atlete fortissime, sempre presenti negli ordini d’arrivo della gare più importanti. E’ normale che le vogliano le squadre più attrezzate di noi».

«A cavallo del Tour Femmes avremo e faremo più chiarezza continua – vedremo chi andrà e chi arriverà. Abbiamo ricevuto richieste di atlete straniere per venire da noi. Come diceva Davide prima, siamo riconosciuti nel mondo come una squadra che scopre i talenti e li lancia. Questa è la nostra forza. E poi la filosofia Valcar ti rimane dentro»

Il sogno WorldTour

Le considerazioni finali lasciano aperta la porta anche per un salto nel WorldTour insieme ad un’altra società che detiene già la licenza.

«E’ presto per fare i nomi del 2023 o dire che status avremo – ribadiscono all’unisono Villa e Arzeni, concludendo la nostra chiacchierata – abbiamo un piano A e un piano B. Riuscire a fare il WorldTour sarebbe bello, ma complicato. L’alternativa è portare l’orologio indietro di cinque anni e puntare ai talenti, italiani e esteri, ripartendo da zero con una squadra leggera e senza pressioni. Di sicuro possiamo dirvi che in qualsiasi fascia si posizionerà la Valcar, sarà al vertice che le compete. Se sarà una squadra di sviluppo, sarà la migliore in circolazione. Noi abbiamo attirato l’attenzione ovunque, tranne che in Italia. Le soluzioni ci sono e arrivano tutte dall’estero. Sapremo scegliere al meglio».

Attenti alla Malcotti, che al Tour punta in alto

13.07.2022
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Barbara Malcotti inizia a farsi notare nel ciclismo che conta. La 22enne trentina, approdata quest’anno nel team americano Human Powered Health, già prima degli Europei di categoria disputati nel fine settimana in Portogallo aveva fatto vedere di essere in decisa crescita di condizione, al punto di centrare la Top 10 nelle classifiche delle giovani in ben tre gare a tappe: Itzulia Women (quarta), Vuelta a Burgos (quinta) e Belgium Tour (decima). La cosa non è sfuggita al cittì Sangalli, che l’ha convocata in nazionale e la Malcotti ha fatto in pieno il suo dovere, lavorando per le compagne, proteggendo la fuga del gruppo con Guazzini e Zanardi e finendo comunque onorevolmente 18esima a 50”.

Per la Malcotti questi risultati contano molto, perché i suoi inizi nel team a stelle e strisce non erano stati semplici: «Diciamolo pure, è stato un inizio tragico, non trovavo mai il bandolo della matassa, poi pian piano il grande lavoro è venuto fuori. Questi risultati non mi hanno sorpresa, anzi se devo dir la verità io volevo almeno qualche podio, ma so che davanti il livello è altissimo. Sto comunque dimostrando che a quel livello ci so stare bene».

Malcotti Europei 2022
Ad Anadia la Malcotti è stata un elemento prezioso per la nazionale, coprendo le sue capitane
Malcotti Europei 2022
Ad Anadia la Malcotti è stata un elemento prezioso per la nazionale, coprendo le sue capitane
Che cosa dicono nel team?

Ho trovato un ambiente ideale, perché non mi mettono alcuna pressione e valutano il fatto che sono molto giovane, ma dall’altra parte so che si aspettano molto. D’altronde sono io che mi metto molta pressione perché voglio assolutamente arrivare dove mi prefiggo, voglio il 100 per cento dalla mia attività e togliermi qualche bella soddisfazione.

Quella di Anadia era la tua prima convocazione in azzurro?

No, ero già stata a Innsbruck nel 2018 quando finii ai piedi del podio ai mondiali junior e 12esima lo scorso anno agli europei a Trento. Io quando sento la maglia azzurra addosso riesco a tirar fuori il massimo, ci tengo particolarmente a onorarla.

Malcotti azzurre 2022
Barbara (in secondo piano) era alla sua terza esperienza in azzurro. La rivedremo ai mondiali?
Malcotti azzurre 2022
Barbara (in secondo piano) era alla sua terza esperienza in azzurro. La rivedremo ai mondiali?
Torniamo alla tua scelta di correre all’estero: te ne sei mai pentita?

Assolutamente no, mi accorgo che in questi pochi mesi già qualcosa è cambiato. La mentalità è diversa, anche in una squadra che non è al massimo livello, l’impostazione resta quella di una formazione WorldTour e infatti il calendario è di grande livello, con prove WorldTour o comunque dove ci si confronta con cicliste di quella categoria. Se vuoi fare il salto di qualità, andare all’estero ormai è una scelta obbligata.

Che comporta anche sacrifici…

Sì, ma devi metterlo in conto. Io sono a casa 4 giorni per mese, tra febbraio e aprile tra ritiri e gare è stato un viaggio continuo. Oltretutto mi sono ritrovata a fare gare che non avevo messo in programma perché nel team ci sono state molte defezioni per covid, così mi sono ritrovata a fare una “full immersion”, anche in quasi tutte le classiche. Sono esperienze che servono per capire come prepararle, spero di avere altre occasioni simili.

La trentina, approdata allo Human Powered Health quest’anno, ha un contratto anche per il 2023 (foto Tristan Cardew/HPH)
La trentina, approdata allo Human Powered Health quest’anno, ha un contratto anche per il 2023 (foto Tristan Cardew/HPH)
L’andamento della tua stagione dice però che nelle corse a tappe ti trovi più a tuo agio.

Sono come un diesel, miglioro con il passare dei giorni. Nelle classiche non ero in forma, ma dovevo farle. Un po’ meglio mi sono sentita gareggiando in Spagna e man mano la situazione è andata sempre migliorando. Il team mi ha inserito nel roster sia del Tour che della Vuelta, saranno test molto importanti per il mio futuro.

Con che spirito ti avvicini alla prima edizione del Tour de France?

E’ una grande scommessa, è la gara più importante e so già che sarà un’esperienza indimenticabile. Ammetto di essere un po’ preoccupata perché mi hanno detto che alcune tappe saranno molto lunghe e molto dure, soprattutto quella di 180 chilometri, una distanza alla quale non siamo abituate e l’esperienza dell’ultimo Giro d’Italia conferma un po’ i miei timori, soprattutto dice che anche le tappe piane non vanno prese sottogamba, puoi perdere minuti per piccoli dettagli. Vedremo quel che avverrà.

La premiazione Under 23 ad Anadia, con l’olandese Van Anrooij prima su Guazzini e la connazionale Van Empel
La premiazione Under 23 ad Anadia, con l’olandese Van Anrooij prima su Guazzini e la connazionale Van Empel
Sai già quale sarà l’impostazione del team?

Credo che correremo soprattutto pensando alle singole tappe, a cercare di entrare nelle fughe, con un paio di elementi che terranno d’occhio la classifica, soprattutto la nuova ragazza arrivata a giugno, la cipriota Antri Christoforou della quale si dice un gran bene (ha vinto la Classique Morbihan ed è finita ai piedi del podio ai Mediterranei, ndr).

Mettiamo un attimo da parte il ciclismo: che cosa significa per una ragazza di 22 anni vivere una simile esperienza all’estero?

E’ qualcosa che ti forma, ti accresce anche culturalmente potendo confrontarsi con ragazze di ogni parte del mondo. Il team è davvero professionale e non fa mancare nulla. Ammetto che a volte ci sono momenti e situazioni nelle quali bisogna adattarsi proprio perché ci si confronta con pensieri e culture diverse, ma ne vale la pena.

Malcotti Valcar 2021
In Valcar la Malcotti è rimasta tre stagioni, fondamentali per la sua crescita
Malcotti Valcar 2021
In Valcar la Malcotti è rimasta tre stagioni, fondamentali per la sua crescita
Non hai mai un po’ di rimpianto per la Valcar?

Rimpianto no, mi trovo bene dove sono, ma non nascondo che a volte penso a loro. D’altro canto sono i risultati a dirlo, si lavora davvero bene in quel gruppo, lo ammiro molto e se la squadra è ai primi posti del ranking, qualcosa vorrà pur dire.

Ti sei prefissa un obiettivo in Francia?

Vedremo come si metterà la corsa, ma lo ammetto, punto alla Top 3 nella classifica delle giovani. Sono matura per quel traguardo…

Consonni brucia tutte e mette il punto per la Valcar

10.07.2022
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E’ finita tra docce di spumante e lacrime. L’atto finale del Giro d’Italia Donne a Padova viene dominato da un gran colpo di reni di Chiara Consonni, che fa riecheggiare il suo urlo liberatorio in tutta Prato della Valle. La 23enne bergamasca regala alla Valcar-Travel&Service il primo successo della sua storia nella corsa, battendo allo sprint Rachele Barbieri ed Emma Norsgaard.

I bagni di spumante sono quelli sul podio di tutte le ragazze della Movistar che festeggiano in modo esuberante il terzo trionfo al Giro di Annemiek Van Vleuten, dopo quelli del 2018 e 2019. Dietro di lei una splendida Marta Cavalli (a 1’52”, celebrata anch’essa alla stessa maniera dalle sue compagne durante la premiazione del miglior team) ed una tenace Mavi Garcia (a 6’45”).

Sul podio di Padova, Van Vleuten ottimamente scortata da Cavalli e “Mavi” Garcia

«La mia terza vittoria al Giro quest’anno – dichiara la 39enne olandese che si porta a casa anche la maglia ciclamino oltre a quella rosa – ha un gusto differente perché sono in un nuovo team, la Movistar. E’ bello indossare nuovamente questa maglia dopo aver abbandonato nel 2020 per la rottura di un polso a due tappe dalla fine quando ero in testa.

«Il rosa non è il mio colore preferito – chiude Van Vleuten – ma lo è nel Giro e qui in Italia da voi rappresenta la maglia più importante. E’ bello sentirlo di dire dalle persone. Ed è bello portare a casa la maglia rosa. Il Giro Donne per me è sempre speciale. Non era scontato che lo vincessi, come dicevano tutti. A Cesena ho voluto forzare i tempi per stare più serena nelle tappe successive. Infatti nelle ultime due ho avuto paura di perdere la corsa. Prima per la caduta, il giorno dopo per l’attacco in discesa di Marta. Ora penserò al Tour de France Femmes. Avremo un roster simile e so che la concorrenza delle rivali sarà molto alta.”

Energia Chiara

Ti contagia la Consonni. La sua felicità è la stessa di tantissima gente, anche quelli che sono arrivati a vedere la tappa e che non conoscono nulla del ciclismo.

«E’ una grande soddisfazione anche solo per aver portato a termine il Giro Donne», esordisce Chiara alla quarta vittoria stagionale. «Sono senza parole – prosegue – devo ringraziare tutte le mie compagne, così come la mia squadra che ci ha supportato e sopportato per dieci giorni. E vi assicuro che non è semplice. Però è sempre una grande emozione che spero di aver regalato loro».

Barbieri, Consonni e Norsgaard: il sorriso di Chiara non lascia spazio a dubbi su chi abbia vinto
Barbieri, Consonni e Norsgaard: il sorriso di Chiara non lascia spazio a dubbi su chi abbia vinto

Senza il solito treno

A Reggio Emilia aveva avuto un simpatico siparietto con Arzeni, di cui eravamo stati testimoni esclusivi. Il suo diesse le diceva che si può vincere senza le solite apripista.

«Non avevo le due solite ragazze – racconta – che di solito mi tirano la volata. In questo sprint però ci abbiamo provato ed è andata alla grande. Con le volate di oggi è sempre più importante avere il proprio treno. Però in questi dieci giorni io mi sono fidato di loro e loro di me. Qui a Padova dai meno 10 dall’arrivo, si sono messe a tirare. Anche Silvia (Persico, ndr), pur essendo in classifica e magari rischiando di perdere secondi preziosi nel finale. Le ringrazio tutte, una ad una».

Tricolore amaro

Dopo il campionato italiano l’abbiamo vista piangere dalla delusione per il quarto posto al fotofinish. Una rarità vederla così, però Chiara ha saputo trovare il lato positivo già dal mattino successivo, anche perché c’era un Giro da affrontare con tutt’altro piglio.

«Era solo una questione di credere nei propri mezzi – dice – e stamattina mi sono svegliata con una carica assurda. Silvia mi ha chiesto come facessi ad avere ancora questa energia dopo dieci giorni intensi. Ma io ci credevo, volevo fare bene e finire questo Giro in bellezza. Credo di esserci riuscita, meglio di così non poteva andare. Preparerò il Tour ,anche se so che le ultime tappe sono molto dure. Ora penso a festeggiare e recuperare. I prossimi obiettivi sono gli europei in pista ed anche quelli su strada».

Una nuova strada

Il 2022 tuttavia sarà probabilmente l’ultimo anno di Chiara in Valcar-Travel&Service. I soliti rumors – che da agosto potrebbero trovare conferme – dicono che abbia già firmato per un team WorldTour. Il nome della nuova squadra per la verità è già certo, ma preferiamo non nominarlo. Con lei invece lo facciamo e lei ne parla con serenità.

«Passare elite è stato un sogno realizzato – dice – che qui in Valcar è arrivato nel punto più alto in cui poteva arrivare. Cambiare squadra sarà una motivazione in più per me, per imparare nuove cose dalle atlete più esperte. Sono davvero pronta a tuffarmi nel mondo del WT. So che devo ancora crescere perché sono ancora piccola.

«Però ho già fatto vedere di avere la grinta giusta, anche perché le cicliste sono un po’ tutte pazze. Ed oggi penso che sia stata una vittoria da WorldTour per come è arrivata (è il suo secondo successo in una gara di tale status, il primo lo ottenne nel 2019 al Boels Ladies Tour, ndr). Nel futuro mi piacerebbe diventare un corridore da classiche. Come riferimento ho sempre preso la Bastianelli e vorrei diventare come lei. Spero di imparare da lei in Fiamme Azzurre».

«Devo tanto a Davide (Arzeni, ndr) – conclude Consonni – è sempre stata la mia persona di fiducia. Ci conosciamo da quando ero davvero giovanissima, da tanto tempo. Mi ha aiutata tantissimo a crescere. E’ la persona che ha creduto di più in me. Sono contentissima di averlo incontrato anche se ha i suoi momenti, come tutti del resto. Devo tanto a lui, è davvero speciale.

«Sembra una frase fatta, ma la Valcar è una famiglia. Abbiamo condiviso tantissimo in questi sei anni, anche Vittoria ed Elisa (rispettivamente Guazzini e Balsamo). E naturalmente sono felicissima di avere conosciuto un’altra grande persona come Valentino (il presidente Villa, ndr) e tutto lo staff».

Le lacrime del Capo

Sembra quasi un passo d’addio il successo della Consonni. Sia per lei che per la stessa Valcar. Davide Arzeni sotto il podio vive un turbinio di emozioni.

«E’ vero, un po’ mi sono commosso – confida il tecnico – questa è la ciliegina sulla torta, ci mancava solo la vittoria anche se non sono sorpreso. Continuavo a dirle che a Padova avrebbe vinto. Ieri le ho messo accanto due compagne per sostenerla moralmente. Ha tenuto duro e oggi ha vinto. Lo ripeto, per me è una delle prime tre velociste al mondo. Vedremo il futuro, comunque andranno le cose, la Valcar è per sempre. Però ora è giusto godersi il momento».

Giorni in Lettonia con Carbonari, la vittoria e i ricordi di famiglia

10.07.2022
6 min
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Анастасия Карбонари sta uscendo dal primo Giro in maglia Valcar-Travel&Service con qualche fuga all’attivo, come fu una fuga interminabile lo scorso anno a farla notare a Capo Arzeni. Il nome in cirillico è il modo poco serio per ricordare che lo scorso inverno Anastasia Carbonari ha preso il passaporto lettone e poche settimane fa ha vinto il titolo nazionale su strada. Per questo corre nella sua maglia rossa con la fascia bianca e ne va giustamente orgogliosa.

Ma come è stato vincere il campionato nazionale in Lettonia? Contro chi ha corso? Dove hanno corso? E come era organizzato? Così approfittando di una serata più tranquilla al Giro d’Italia, subito dopo la fuga di Reggio Emilia, le abbiamo rivolto un po’ di domande.

«Siamo partite dopo 20 chilometri – ammette sfinita – ci hanno ripreso ai meno 8. Siamo state in fuga quasi per 80 chilometri, su un percorso piattissimo e con un caldo bestiale. La tipica tappa in cui vado in fuga io (sorride, ndr). Ma era caldo anche in Lettonia…».

In fuga nella tappa di Reggio Emilia, con Vitillo, Bariani e Monticolo: caldo e pianura in abbondanza…
In fuga nella tappa di Reggio emilia, con Vitillo e Bariani: caldo e pianura in abbondanza…
Ecco, racconta. Quando è arrivato il passaporto lettone?

L’anno scorso, dopo l’estate. Ho fatto tutto a Roma, mentre a ottobre sono stata su in vacanza, per rivedere i posti in cui è cresciuta mia madre.

I campionati nazionali, invece?

La squadra ha organizzato il volo da Bergamo. Per l’assistenza in corsa ho avuto il tecnico della nazionale, ma ero sola. Sono andata anche per la crono e sono arrivata terza.

Sola anche nell’organizzazione quotidiana?

Ho fatto l’atleta al 100 per cento. Cucinavo da me, mi allenavo al mattino e nel pomeriggio stavo con alcune amiche che corrono in Spagna. Lia Laizane e Lina Svarinska.

Come ci si allena in un posto che non si conosce?

Quando andavamo d’estate con la famiglia, inizialmente portavo la bici. Poi ho smesso di andare, perché capitava sempre ad agosto e dovevo allenarmi o correre. Però ci sono le ragazze di Latvian Cycling che corrono là e ci hanno spiegato i percorsi.

Quante eravate il giorno della corsa?

Al via circa 70 ragazze. Non abbiamo corso solo noi lettoni, ma è stato il Campionato delle Repubbliche Baltiche. Sul traguardo c’è passata prima Rasa Leleivyte, che corre con l’Aromitalia-Vaiano. Mi ha battuto in volata e ha vinto il campionato lituano. Io ho vinto quello lettone.

Percorso veloce?

Abbiamo corso a Kuldiga, in Lettonia. Lì non c’è neanche un metro di pianura, ma non ci sono grandi salite. Prima c’era un tratto in linea non troppo duro, mi viene in mente un drittone di 12 chilometri nei boschi. Poi siamo entrate nel circuito, con due strappetti e tratti di pavé. Quello è stato bello tecnico. Si sono messe davanti le due lituane del Vaiano a fare l’andatura e di fatto hanno staccato il gruppo.

Cosa ti è parso dell’organizzazione?

Molto diverso da qui, curata dalla federazione baltica. Il pubblico era composto dai genitori degli atleti e le persone coinvolte direttamente nelle varie gare. In più c’erano i curiosi, perché nella notte tra il 23 e il 24 giugno si celebra il Ligo, la festa del solstizio che è anche festa nazionale. Un po’ come da noi a Ferragosto. Si fa la notte bianca, con grigliate e altre cose. Kuldiga è una cittadina turistica, abbastanza importante. La cosa strana è che in questo periodo c’è luce fino a tardissimo e poi il sole sorge nuovamente alle 3 del mattino.

Da perdere il senso del tempo?

Ho avuto qualche difficoltà. Perché era sempre giorno e mi ritrovavo ancora in giro per casa alle 11 della sera, mentre avrei già dovuto essere a dormire.

Come è stata la premiazione?

Un po’ imbarazzante. Quando è partito l’inno e non capivo, soprattutto. Il lettone è diverso dal russo e anche abbastanza complicato. Le tre Repubbliche Baltiche hanno lingue diverse e non si capiscono fra loro. Sono ceppi linguistici diversi. Quando c’era mia madre, parlavamo russo. Le famiglie di origine russa hanno sempre cercato di tenere la loro lingua, per cui io parlo russo ma non il lettone. E la premiazione ovviamente l’hanno fatta in lettone.

Al ritorno a Roma, per Anastasia Carbonari il compagno Riccardo, la mamma e il papà
Al ritorno a Roma, il compagno Riccardo, la mamma e il papà
E cosa ha significato conquistare quella maglia?

Ci tenevo parecchio. La lettonia è la mia seconda casa, c’erano i miei nonni che ora sono morti. Sono passata a salutarli e sarebbero stati davvero contenti. Per questo ho lasciato su il diploma del vincitore. Serve per tenere vivo il ricordo, è stato veramente emozionante. Mia madre è stata molto contenta, sentivo che era tesa, perché ero su da sola. Ma è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere molto, per la quale la Valcar ha investito e gliene sono grata.

Farai anche il mondiale con la maglia lettone?

Purtroppo no. Non sapevo che c’è una regola per cui nel primo anno di cambio di nazionalità non puoi farlo. Se ne parlerà l’anno prossimo, così mi ha detto Raivis Belohvosciks (pro’ dal 1999 al 2011, ndr) che è il tecnico federale. Per questo mi godo la maglia, è un bel richiamo. Finora è davvero un grande anno.

Sanguineti, dal Belgio occhiolino a tricolore e Mediterraneo

13.06.2022
5 min
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«Se gira lei – così ripete Davide “Capo” Arzeni – gira tutta la squadra». Stavolta però lei, Ilaria Sanguineti, si è messa in proprio. Sabato 11 giugno in Belgio ha tagliato a braccia alzate il traguardo della Dwars door het Hageland regolando, nello sprint a due, la austriaca Christina Schweinberger della Plantur-Pura al termine di una fuga di cinque atlete evasa a 12 chilometri dalla fine.

Ieri poi la 28enne nativa di Sanremo – all’ottava vittoria in carriera, la prima in una classica delle pietre (di categoria 1.1) – è tornata ad essere decisiva per le sue compagne tirando la volata vincente a Chiara Consonni alla Spar Flanders Diamond Tour, per il terzo sigillo stagionale della bergamasca e nono di squadra.

Inevitabile quindi sentirla al termine delle due gare anche per capire il suo stato di forma e i suoi programmi a breve termine.

Yaya finalmente è arrivata la vittoria.

Sì, ci voleva. Non mi posso lamentare della mia stagione. Ero già felicissima, come se avessi vinto io, una settimana fa quando avevo tirato la volata a Chiara (Consonni, ndr) alla Dwars door de Westhoek. O come ogni volta che vince una mia compagna. Avevo vinto l’anno scorso a Tarzo (era il 25 luglio, ndr), ma era una gara open. Un successo UCI mi mancava dal 2016 dalla quarta tappa del Tour de Bretagne. Ormai non me la ricordavo più (ride, ndr).

Che valore ha questo successo?

Può essere un nuovo punto di partenza, quantomeno sotto l’aspetto morale. Sono una ragazza espansiva con tutti, ma su me stessa non lo sono, non ho molta autostima. Devo ancora convincermi dei miei mezzi mentre gli altri invece lo sono. Tuttavia sabato, considerando che il “Capo” mi aveva battezzata per fare la corsa, è stata la prima volta in stagione che mi sentivo davvero di poter vincere. Questa vittoria mi ha dato una bella percentuale di consapevolezza, anche perché…

Sanguineti è elite dal 2013. Quattro stagioni alla BePink e cinque alla Valcar
Sanguineti è elite dal 2013. Quattro stagioni alla BePink e cinque alla Valcar
Cosa?

Nell’ultima settimana avvertivo cattive sensazioni, non la muovevo proprio. Tant’è che ad Arzeni avevo detto che forse avrei dovuto saltare il Tour de Suisse (in programma dal 18 al 21 giugno, ndr) per recuperare in vista del campionato italiano. Invece dopo queste due gare in Belgio andrò in Svizzera con rinnovato ottimismo, anche perché se non corro perdo subito il ritmo gara. Quindi lassù cercherò di affinare la condizione e magari portare a casa una tappa.

Arriviamo al campionato italiano appunto dove hai già ottenuto due terzi posti, l’ultimo l’anno scorso. Quest’anno sei più libera per puntare alla maglia tricolore…

Sarà un terno al lotto quella gara. Ha un percorso piatto e paradossalmente si apre ad tante soluzioni. Fuga da lontano, colpo da finisseur o volata generale, con tante possibili vincitrici. Noi in Valcar non abbiamo una sprinter pura visto che Consonni correrà con le Fiamme Azzurre. La Gasparrini è quella più veloce di noi, mentre la Persico, le altre ed io potremmo giocarci le nostre carte in base a come andrà la gara. Non abbiamo ancora una tattica prestabilita, secondo me la vedremo direttamente in corsa.

Dopo l’italiano però non farai il Giro Donne. E’ stata una scelta sofferta?

Sì, molto difficile perché in ballo c’era la mia partecipazione ai Giochi del Mediterraneo con la nazionale. A me il Giro è sempre piaciuto e l’anno scorso ero andata molto bene. Poi ho pensato che ne ho già corsi 8 mentre la maglia azzurra non la indosso dal 2016, agli europei elite in Francia. Così ho deciso a cuore più leggero.

Ad Orano, in Algeria sede dei Giochi, con che ruolo correrai la gara del 2 luglio?

Innanzitutto sono contenta di essere stata convocata. Sono emozionata. Per me è un onore correre con la nazionale. Conservo anche un bel ricordo, quando nel 2015 avevo fatto seconda agli europei U23. Ancora non so che ruolo avrò, ma sarò totalmente votata alla causa.

Per la seconda parte di stagione hai già una bozza del calendario che farai?

Farò il Tour de France Femmes (dal 24 al 31 luglio, ndr) ma onestamente non so ancora cosa farò dopo. Dobbiamo decidere e vedere come starò ma so che ci saranno tante corse. Intanto l’intento è di mantenere la condizione fino al Tour. In Francia vorrei fare bene, essere la solita donna-squadra e vedere se salta fuori un’occasione per me. Insomma, vediamo come giro (ride di nuovo, ndr).

Persico e Consonni, regine della domenica Valcar

06.06.2022
5 min
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Dalla Romagna alle Fiandre Occidentali nel segno della V, come vittoria e Valcar Travel&Service. A milletrecento chilometri di distanza la formazione di Davide Arzeni vive una domenica bestiale centrando una grande doppietta nell’arco di poche ore.

A Meldola Silvia Persico (in apertura, foto Ossola) ha trionfato nel “Memorial Monica Bandini” mentre a Boezinge Chiara Consonni ha dominato in volata la Dwars door de Westhoek. Per entrambe si tratta del secondo successo stagionale, il settimo di squadra contando i sigilli di Olivia Baril ad Eibar (e terza a Meldola), Gasparrini nella crono di Romanengo e Lizzie Stannard alla Euganissima Flanders.

Ormai la Valcar ha assorbito le partenze eccellenti dell’inverno e si sta ritagliando sempre di più il proprio spazio in ogni gara, anche in quelle a tappe dove solitamente era meno predisposta. Al prossimo Giro d’Italia Donne potremmo vedere una ulteriore versione della squadra blu-fucsia, magari con Silvia Persico o Olivia Baril possibili sorprese per la generale.

Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Vos)
Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Vos)

Consapevolezza Persico

«La vittoria di Meldola – ci spiega la Persico – è stata la finalizzazione di una tattica che avevamo studiato a tavolino. Sapevamo che, dopo i dieci giri bassi, la salita del Castello di Teodorano da fare tre volte avrebbe fatto selezione. Era lunga circa 6 chilometri di cui due duri. Ci abbiamo provato durante i primi due passaggi anche se è sempre stata la Realini (della Isolmant Premac Vittoria, ndr) a forzare il ritmo e metterci un po’ in difficoltà.

«Abbiamo sempre reagito e gestito la situazione, poi all’ultimo giro abbiamo scollinato in sei. Negli ultimi 5 chilometri sono iniziati gli scatti. Noi della Valcar non siamo riuscite a sfruttare la superiorità numerica e alla fine è andata bene lo stesso. L’ucraina Shekel ha iniziato la volata lunghissima e mi aveva sorpreso, però contemporaneamente mi ha dato un punto di riferimento e l’ho poi passata bene».

La consapevolezza della Persico passa anche dai piazzamenti delle gare precedenti.

«Naturalmente sono felice per questo successo – prosegue la bergamasca di Cene classe ’97 – però arrivo da tre gare a tappe che mi hanno dato ancor più convinzione. Sono contentissima del sesto posto ottenuto nell’ultima frazione della Vuelta a Burgos in un arrivo in salita, al termine di una ascesa di 12 chilometri. Non mi era mai successo prima. Ora farò 15 giorni di altura a Livigno dove lavorerò sodo per farmi trovare pronta per i campionati italiani e Giro Donne».

Con una condizione del genere è giusto non precludersi nessun obiettivo.

«Il tricolore sarà in pianura – conclude Silvia Persico – e noi della Valcar correremo separate. Consonni, Pirrone e Arzuffi correranno con i loro corpi militari mentre Sanguineti, Gasparrini, io e le altre avremo un po’ più di libertà. Qualcosa ci inventeremo, movimenteremo la gara come sempre, contateci (ride, ndr)».

«Al Giro invece vedrò strada facendo se curare la classifica generale però mi piacerebbe fare bene nella tappa che arriva al Passo Maniva. L’ho provata, gli ultimi 30 chilometri sono praticamente sempre all’insù e sarà dura. Non è adatta alle mie caratteristiche ma voglio provare a fare bella figura.

«Poi ci sarebbe anche l’arrivo di Bergamo del giorno prima che mi intriga. Vedremo, non voglio mettermi ulteriori pressioni».

Balsamo MIlton 2022
Chiara Consonni in Nations Cup ha trovato sia la vittoria della madison in coppia con Balsamo che il giusto colpo di pedale
Balsamo MIlton 2022
Chiara Consonni in Nations Cup ha trovato sia la vittoria della madison in coppia con Balsamo che il giusto colpo di pedale

Gli obiettivi della Consonni

Programmi diversi invece per la sua compagna Consonni, che dopo la Dwars door Vlandereen ha conquistato un’altra “attraverso” belga.

«Correrò il 12 giugno la Spar Flanders Diamond Tour poi andrò a Livigno per una settimana e tornerò anch’io per italiano e Giro. La gara di domenica la conoscevo bene, l’avevo già corsa tre volte e nel 2019 l’avevamo vinta con Balsamo. E’ vero che non c’era una grande concorrenza perché molte erano già in Gran Bretagna per il Women’s Tour ma vincere è sempre bello.

«Questo successo mi fa piacere perché abbiamo corso da grande squadra e in volata ho vinto piuttosto nettamente, grazie anche allo spunto che mi ha dato la pista durante la trasferta in Canada per la Nations Cup».

«A San Felice sul Panaro (sede del campionato italiano, ndr) correrò con la maglia delle Fiamme Azzurre – spiega la Consonni – al fianco di Guderzo, Cecchini e Bastianelli. Sono emozionata di farlo con atlete di quel calibro, anche perché sono ancora alle prime armi e non posso pensare di essere io la capitana, nonostante si debba ancora discutere la tattica.

«Sono consapevole dei miei mezzi ma per me non sarà un problema mettermi al loro servizio e sono certa che se si dovesse arrivare allo sprint potrei essere una pedina fondamentale nel treno di Bastianelli. Vincere con lei per me sarebbe bellissimo lo stesso».

Il profilo velocissimo del prossimo tricolore elite
Il profilo velocissimo del prossimo tricolore elite

Verso l’italiano

Il tricolore si corre due giorni dopo il 23° compleanno di Chiara e, come le avevamo suggerito ad inizio anno, potrebbe farsi un bel regalo da sfoggiare poi al Giro d’Italia Donne.

«Eh, mi piacerebbe molto – chiude ridendo la Consonni – conquistare quella maglia, visto che anche nelle categorie giovanili non sono mai riuscita a fare benissimo (un secondo posto nel 2012 da esordiente primo anno, ndr). Alla corsa rosa vado per puntare a qualche tappa. Anche a me piace quella di casa, quella di Bergamo ma ci penseremo fra un mesetto».

GSG Ortles: la maglia per le uscite estive

11.05.2022
3 min
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GSG, azienda nata nel 1984 dall’intuizione di Simone Fraccaro, ex atleta professionista che ha convogliato la sua passione per il ciclismo e l’esperienza di anni in gruppo nel campo dell’abbigliamento sportivo. Proprio grazie a tutta questa esperienza nasce oggi la maglia Ortles: traspirante, leggera e con un mix di tessuti che la rendono ancor più tecnica.

La maglia Ortles

Il modello Ortles ha un fitting anatomico ed il suo mix di tessuti è studiato e progettato affinché la maglia sia elastica nella parte anteriore. Nella parte laterale e sulla schiena il tessuto ha una rete traspirante per evitare l’accumulo di calore e, di conseguenza, un’eccessiva sudorazione

Il colletto è ribassato, per una migliore efficienza aerodinamica, la zip, lunga, scompare durante la pedalata. Il bordo delle maniche ha un taglio vivo, così da evitare cuciture e sgradevoli attriti. L’elastico posteriore, in fondo alla maglia, è rifrangente, per una migliore sicurezza e visibilità in tutte le situazioni meteorologiche. Oltre alle tre tasche aperte,  è stata inserita una tasca laterale, a destra con zip invisibile e fodera antiacqua.

Il feedback dei pro’

Giessegi collabora con gli atleti professionisti del team Novo Nordisk, mentre nel ciclismo femminile lavora a stretto contatto con la Valcar Travel & Service. Queste collaborazioni permettono uno sviluppo ulteriore ed un feedback costante per migliorare i prodotti ed offrire così anche agli amatori la stessa qualità dei pro’.

Le taglie per la maglia Ortles vanno dalla XS alla XXXL ed è disponibile al prezzo di 109,90 euro.

GSG

Gasparrini lavora per le compagne, ma è in rampa di lancio

05.05.2022
5 min
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In questa prima parte di 2022 ha già ventitré giorni di gare nelle gambe, poco più della metà di quelli messi insieme in tutto l’anno scorso. Dodici mesi fa c’era la maturità scolastica a condizionarla, ma questo dato è sinonimo di fiducia in lei da parte dei suoi tecnici. D’altronde Eleonora Camilla Gasparrini sta crescendo forte e in fretta nella Valcar Travel&Service.

La ventenne piemontese di None è alla seconda stagione con la formazione di Davide Arzeni, che per lei prevede, rispettando quasi una crono-tabella, un ruolo sempre più importante all’interno del suo gruppo. Non è un caso che dietro gli ultimi risultati ottenuti dalla Valcar ci sia tanto anche della Gasparrini e noi ne abbiamo approfittato per sentire come sta vivendo il momento.

Eleonora Gasparrini impegnata a Le Samyn dove è stata in appoggio a Consonni (2ª al traguardo)
Eleonora Gasparrini impegnata a Le Samyn in appoggio a Consonni (2ªa al traguardo)
Eleonora partiamo da quest’ultimo periodo ricco di soddisfazioni per voi.

Siamo molto contente per ciò che stiamo dimostrando con vittorie e piazzamenti. Siamo spesso nelle top ten e ci difendiamo bene ovunque, specialmente al Nord. Anzi, ormai attacchiamo e col nostro spirito competitivo non subiamo più la corsa. In Lussemburgo (al Ceratizit Festival Elsy Jacobs, ndr) abbiamo fatto vedere la nostra compattezza. Siamo state magistrali di fronte a squadroni come SD Worx, UAE Team Adq o altre del WorldTour. Avevamo Silvia Persico in maglia di leader e l’abbiamo difesa alla grande. Peccato perché nel finale dell’ultima tappa siamo rimaste attardate da una caduta di altre atlete e non siamo riuscite a ricucire tutto il gap. Silvia è arrivata terza nella generale (a 16” da Marta Bastianelli, ndr) ma ciò non toglie il valore del nostro lavoro.

Ci sembra di capire che tu ti sia inserita bene nella categoria.

Direi di sì, anche se sono solo al secondo anno. Per adesso sono felice di come sto correndo e interpretando le gare. Anche la gamba sta girando bene e questo, lo sapete, aiuta tanto. Sono nella squadra giusta e con compagne incredibili.

A proposito, la Sanguineti ci ha detto che sei la sua ombra in gara…

Ma anche fuori gara, è come se Yaya mi facesse da tutor (ride, ndr). Battute a parte, ho un bel rapporto con lei, per me è un punto di riferimento. E’ nato tutto per caso al Giro Donne dell’anno scorso. Arzeni le disse che avrebbe dovuto aiutarmi e a quel punto è nata questa sintonia. Lei mi ha insegnato molto e quando è sul pezzo gira tutta la squadra, come dice Arzeni.

Lo scorso ottobre hai chiuso la stagione con due bei terzi posti consecutivi in Olanda. Te lo aspettavi?

Onestamente no, perché è stata una stagione di ambientamento. Però questo finale in crescendo mi ha dato tanta consapevolezza nei miei mezzi. Il podio alla Ronde van Drenthe (dietro a Wiebes e Cecchini, ndr) mi riempie d’orgoglio perché è una gara World Tour.

Che effetto ti fa sapere che in alcune gare potresti già avere i gradi di capitana?

Sicuramente dopo le partenze di Elisa e Vittoria (rispettivamente Balsamo e Guazzini, ndr) abbiamo tutte un po’ più spazio. Consonni e Persico sono le prime punte ed i loro risultati confermano che siamo molto ben coperte. Personalmente sapere che potrebbero puntare su di me è sia una soddisfazione che una responsabilità. Qualcosa che mi stimola e non mi intimorisce.

Hai scoperto qualcosa di nuovo nelle tue caratteristiche in questi due anni?

Sì e no. Nei percorsi misti e vallonati mi sento piuttosto competitiva. Sugli strappi tengo bene. Sono veloce, ma solo nei gruppetti ristretti. Non ho ancora avuto modo di giocarmi una volata di gruppo però credo proprio di non esserne tagliata. Il punto debole per ora sono le lunghe salite, ma ci sto lavorando per superarle meglio.

Cos’hai imparato finora?

Innanzitutto che le vittorie ottenute da giovane, anche quelle importanti (Eleonora ha vinto tricolore junior strada e crono, europeo junior strada, mondiale ed europeo junior in pista, ndr), contano fino ad un certo punto quando fai il salto nelle elite. Devo migliorare a stare in gruppo, avere meno paura e cercare di stare più davanti. Sto lavorando per trovare una mia maturità psico-fisica. Anche col cibo in gara ho migliorato tanto. Sono più attenta a quando mangiare e bere. E poi anche nella guidabilità della bici ho imparato moltissimo. Le gare sul pavè ti insegnano tanto.

Obiettivi stagionali?

Non ne ho uno in particolare. Vorrei rifare una top ten in un’altra gara WT ma vedrò strada facendo. So che ho e avrò i miei spazi però per il momento mi sento appagata lavorando per le mie compagne. Se loro finalizzano io sono felice ed è come se avessi vinto io.

Prossime gare?

Farò il Tour de France Femmes. Avrei voluto correre il Giro Donne ma in quel periodo ci sono gli europei U23 in Portogallo. Ecco, in effetti questo con la nazionale è un obiettivo però, parlando col cittì Sangalli, so che ci sono delle gerarchie da rispettare. Zanardi e Guazzini sono le capitane, ma io voglio arrivare in forma a quell’appuntamento per aiutarle e farmi trovare pronta ad ogni evenienza.

Anche tu pensi di essere una delle prossime giovani italiane ad andare all’estero?

Attualmente non ci penso, è ancora troppo presto (ha un contratto con la Valcar-Travel&Service fino al 2023, ndr). Tuttavia credo che, visto come si sta evolvendo il ciclismo femminile, sarà una tappa obbligatoria per noi ragazze. Sempre ammesso che non cambi qualcosa qui in Italia e non tornino formazioni WorldTour.