Dopo la notte, Pinot rialza la testa, ritrova il sorriso. E attacca…

22.04.2022
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Ci eravamo lasciati sull’arrivo di ieri a Kals am Grossglockner con Thibaut Pinot stremato e in lacrime. E anche un po’, un bel po’, arrabbiato. Stamattina invece sotto la pioggia di Lienz il francese aveva ritrovato il suo sorriso.

Ogni tanto si affacciava dal camper (non il bus) per vedere il meteo. Poi richiudeva la porta. Sul manubrio della sua bici nessun memo dei rifornimenti e delle distanze. Che voglia attaccare a testa bassa? A quanto pare sì!

Notte serena

Ma andiamo con ordine. Il corridore della Groupama-Fdj scherzava con staff e compagni. E con lui siamo riusciti a fare una chiacchierata prima del via.

Al fianco del foglio firma Thibaut racconta.

«No, non sono più arrabbiato – dice Pinot – Di sicuro ieri ero deluso per aver perso la vittoria per poco. Ma è il ciclismo. E’ così… Pensiamo ad oggi. Vincere sarebbe stato importante perché avrei voltato pagina dopo questo brutto periodo». 

La sua ultima vittoria in effetti è datata 2019, la tappa del Tourmalet al Tour de France.

«E oggi farò di tutto per vincere. Dopo ieri sono ancora più motivato. Credo di aver recuperato bene. E mi fa piacere che ci sia questo percorso. Ci sono molti corridori che lottano per il podio. Un’alleanza francese con Bardet? Ah non so, di certo verrà fuori una corsa dura e combattuta. Bisognerà vedere i momenti della gara».

Rabbia e commozione

L’arrivo di ieri non è stato affatto banale. Sia per il risultato, sia per come è arrivato. 

Probabilmente, una volta ripreso da Lopez, Pinot avrebbe perso lo stesso, ma forse ha commesso anche un errore. Il colombiano era in netta rimonta, però il modo in cui si è fatto staccare forse lo colpisce un po’ nell’orgoglio. Rallentando, Pinot ha servito sul piatto d’argento il contrattacco a Lopez. Un errore da juniores, se vogliamo…

Forse anche per questo Pinot dopo l’arrivo era arrabbiato. E non solo commosso. Ma ripetiamo, non sarebbe cambiato nulla. La strada nell’ultimo mezzo chilometro riprendeva a salire e Lopez ne aveva palesemente di più.

Tra lo stare appoggiato alle transenne e lo starci seduto sotto, è rimasto in silenzio per un tempo indefinito. Tra il silenzio tombale di tutti noi giornalisti attorno che aspettavamo un suo segnale per porgli le domande.

E quando, dopo un suo gesto di assenso col capo, Pinot ci aveva dato il via libera, alla prima domanda aveva iniziato a parlare. Dopo poche sillabe la sua voce è rimasta strozzata dalla commozione. Quindi si è voltato e solo dopo qualche secondo è tornato ai microfoni.

Pinot sul Rolle: nella tappa di Lana ha incassato quasi 14′ di ritardo
Pinot sul Rolle: nella tappa di Lana ha incassato quasi 14′ di ritardo

Pinot a caccia di Pinot

La delusione è stata davvero forte. Fino ai mille metri aveva la corsa in mano.

«Se fossi stato al mio vero livello – aveva detto Pinot – Lopez non mi avrebbe ripreso». Ebbene quanto gli manca per tornare al suo livello?

«Non molto – ci ha detto stamattina – però manca sempre qualcosa. Una piccola percentuale, un cinque, dieci per cento: quello che serve per vincere una corsa. La schiena però va bene».

E dire che il suo Tour of the Alps non era iniziato nel migliore dei modi. Thibaut aveva pagato in particolar modo la seconda tappa. La partenza con il Passo Rolle in avvio lo aveva messo non poco in difficoltà, facendolo tra l’altro ripiombare un po’ nel baratro. «Non ho capito cosa sia successo», aveva detto all’arrivo di Lana, dove era giunto quasi 14′ dopo Pello Bilbao. Tra l’altro ultimo di quel gruppetto, un segnale non banale per un combattente come lui.

«Sono un combattente? Beh, grazie… Io cerco di provarci. Anche oggi. Certo c’è la pioggia, non che mi dia fastidio, ma dieci giorni fa sono caduto proprio sul bagnato, quindi sarà importante non rischiare».

Pinot non sarà presente al Giro d’Italia. Il suo amato Giro. Ma il diktat del general manager Marc Madiot è stato chiaro sin dall’inizio stagione.«Quest’anno al Tour voglio sia Pinot che Gaudu». 

«Eh no – ha concluso Pinot – al Giro purtroppo quest’anno non verrò. Nessun cambio di programma. Ma spero proprio di esserci il prossimo anno».

Dicevamo del suo essere combattente. Ebbene, pochi minuti dopo aver parlato con noi, Pinot si è gettato nella fuga. Si è infilato in un gruppetto e poi grazie al suo forcing, in salita, li ha staccati. Adesso vola verso l’arrivo con De La Cruz… per provare ancora una volta a cambiare pagina.

Sul Grossglockner risorge Lopez, che bastona Pinot

21.04.2022
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Finalmente è tornato a dare segni di vita con una vittoria strepitosa Miguel Angel Lopez. E finalmente è tornato a guidare la sua ammiraglia Alexandre Shefer. Il diesse kazako è un totem dell’Astana Qazaqstan. Lui c’è sempre stato e dopo un periodo di allontanamento forzato, Alex ha ripreso il suo posto.

Lo abbiamo incontrato al via del Tour of the Alps. E al nostro bentornato il diesse, quasi italiano – vive nel reggiano – sorride: «Sì – dice – finalmente riprendo la mia ammiraglia. E sarò anche al Giro d’Italia. Fa piacere anche a me essere qui». 

Tra Val Pusteria e Osttirol, monti innevati e qualche nuvola. L’attesa pioggia non c’è stata (per fortuna)
Tra Val Pusteria e Osttirol, monti innevati e qualche nuvola. L’attesa pioggia non c’è stata (per fortuna)

Attacco perfetto

Verso Kals am Grossglockner Superman, questo il soprannome di Lopez, è stato autore di un finale magistrale. Magistrale per gambe e spunto tattico. Ai mille metri dall’arrivo ha rintuzzato un bravissimo Thibaut Pinot. 

Il francese aveva un ventina di secondi di vantaggio, ma come la strada ha mollato la pendenza di forza pura è uscito Lopez. Il colombiano ha guadagnato secondi su secondi. E soprattutto vedeva Pinot. Era il suo punto di appoggio. Il francese invece doveva voltarsi. Sentiva la pressione e perdeva tempo. 

In un tratto di pianura. Pinot si è girato, ha mollato quel paio di pedalate convinto che il colombiano si accodasse. E Lopez invece ha fatto finta di prendergli la ruota. Ha scartato sul lato opposto della strada ed è scattato. Mancavano mille metri.

«C’era poco da pensare – racconta Lopez – lui era davanti. Io dovevo recuperare. Risalivo forte e avrei preferito evitare lo sprint».

Sull’arrivo il suo urlo è stato liberatorio, prima di mettersi il pollice in bocca. 

Lopez e l’Astana

Miguel Angel Lopez è tornato a braccia aperte all’Astana. Sembrava tutto rose e fiori, invece qualcosa si era inceppato. Miguel proprio non c’era. 

Già alla Tirreno-Adriatico aveva fatto inquietare non poco Giuseppe Martinelli, per aver mollato anzitempo sulla salita del Carpegna. E anche in queste prime frazioni aveva accumulato un distacco importante. Un distacco che non si confà a chi punta alla maglia rosa.

«Ma no – getta acqua sul fuoco Shefer che intanto festeggia con Cenghialta tra i bus – non stava male, sappiamo che Miguel non era ancora al top. E’ venuto al Tour of the Alps direttamente dal Teide. Potevamo fare meglio, ma siamo contenti. Se penso a corridori malati, al Covid, alle cadute… Da adesso in poi speriamo di raccogliere di più. Mai vissuta una stagione così in tanti anni carriera».

«Anche nel giorno del Rolle ci ha provato. Volevo ribaltare un po’ la classifica. E’ una corsa un po’ strana quest’anno. Si gioca molto sugli abbuoni. C’era un solo arrivo in salita (quello di oggi sul Grossglockner, ndr), ma non era un vero arrivo in quota. E così il giorno del Rolle ci abbiamo provato e quando ha visto che non ce la faceva a tenere il ritmo di Sivakov ha mollato. Poi lui quando si stacca… si stacca. Ma è anche giusto, doveva risparmiare energie in vista delle frazioni successive».

E infatti oggi ha siglato un vero numero. Un numero alla Superman. 

Ai bus finalmente si torna a sorridere in casa a Astana Qazaqstan con Sherfer (a destra) e Cenghialta
Ai bus finalmente si torna a sorridere in casa a Astana Qazaqstan con Sherfer (a destra) e Cenghialta

E ora il Giro

Lopez dal canto suo è sempre rimasto tranquillo. Anche a cena con i compagni lo abbiamo visto sereno. Scherzava con loro. Non dava l’idea di essere preoccupato. E aveva ragione, sapeva quale fosse la sua condizione.

«L’Astana per me è una seconda famiglia – ha detto Lopez – Sono stato contento di tornare, così come sono stato contento di aver vinto. Non ho mai dubitato del lavoro fatto sin qui».

«Questa gara – riprende Shefer – gli serve per mettere un po’ di ritmo nelle gambe in vista del Giro. Dopo il Tour of the Alps, andrà a casa ad Andorra, in altura, e da lì direttamente in Ungheria. Sappiamo che ha avuto queste difficoltà, ma per la corsa rosa sarà del tutto pronto. Noi puntiamo tutto sul Giro e provare ad arrivare al podio, almeno…».

Nibali (classe 1984) e Lopez (classe 1994) avevano già corso insieme nell’Astana nel 2015-2016
Nibali (classe 1984) e Lopez (classe 1994) avevano già corso insieme nell’Astana nel 2015-2016

Superman e Squalo…

Al Giro Lopez avrà al suo fianco Vincenzo Nibali. Non uno qualsiasi. Se lo Squalo potrebbe non essere il capitano per la classifica (ed è tutto da vedere), è di certo quello che oggi è chiamato il “road capitan”. Cioè il capitano in corsa, il referente del diesse.

«Di sicuro – riprende Shefer – uno come Vincenzo sarà un grande aiuto per Lopez. Ha esperienza ed è un corridore importante. Al Giro insieme potranno fare bene. Tante volte quest’anno non ha gestito bene la sua corsa tatticamente, e quando certe cose te le dice uno come Nibali hanno un certo peso. A volte più di quelle di un diesse».

«Quest’anno il Giro è un po’ strano. O ci sono grandi montagne o pianura. Poche o nessuna tappa intermedia. Secondo me si decide tutto nell’ultima settimana.

«La squadra? Al 99% è fatta. I sicuri sono Lopez, Nibali, Pronsky (anche ieri bravissimo), Dombrowsky, Tejada, Felline e credo Conti, ma vediamo come andrà al Romandia».

Nizzolo “scalatore”. Al Tour of the Alps tutta la grinta di Giacomo

21.04.2022
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A leggere l’ordine d’arrivo della prima tappa del Tour of the Alps c’è qualcosa che colpisce. Ci sono gli scalatori, per esempio Pello Bilbao, e poco dopo Giacomo Nizzolo. Le cose sono due: o lo spagnolo ha fatto lo sprint o Giacomo è andato forte in salita! E la foto in apertura con Miguel Angel Lopez la dice lunga…

La risposta giusta infatti è la seconda. Nizzolo è andato forte in salita! E anche ieri a Villabassa il corridore della Israel-Premier Tech è arrivato 76° a 8’03” dal leader, a 7′ e poco più dagli uomini di classifica e soprattutto guidando lui il gruppetto, che tra l’altro non era a fine corsa. Insomma, non è cosa da poco per un velocista, dopo una tappa col Furcia di mezzo e 3.200 metri dislivello.

Il milanese è reduce da una sfortunatissima Milano-Sanremo. Aveva tenuto i migliori ed è caduto in discesa dal Poggio, quando mancavano circa 3 chilometri a Via Roma.

Nel giorno di Lana, con un avvio più soft sul Rolle si sarebbe potuto anche pensare di lottare per la tappa
Nel giorno di Lana, con un avvio più soft sul Rolle si sarebbe potuto anche pensare di lottare per la tappa

Un velocista in salita

Nizzolo al Tour of the Alps. Cosa ci fa un velocista da queste parti?

«Eh, cosa ci fa – sorride Nizzolo – cerca la condizione giusta. E’ insolito sì, ma dato l’infortunio alla Sanremo non ho più potuto fare il programma che volevo e credo che questo sia l’unico appuntamento per fare un po’ di gamba in vista del Giro d’Italia.

«Ieri è stato un bel test. Ho tenuto duro il più possibile. Però stavo bene. Qui ci sono corridori molto più forti di me in salita e mi hanno fatto faticare molto. Però per quanto mi riguarda sono contento della condizione. L’idea è di mantenerla e di migliorarla ancora un po’».

Ecco il milanese in ritiro sull’Etna (immagine da Instagram)
Ecco il milanese in ritiro sull’Etna (immagine da Instagram)

Stimoli alti

Nizzolo ha chiesto al team di portarlo al Tour of the Alps. E quando è così i tecnici non hanno potuto far altro che accontentarlo. Un velocista che chiede di essere portato tra le montagne è un bel segnale. C’è fame, quella giusta, quella che serve.

Dopo lo stop della Sanremo, Giacomo è stato fermo alcuni giorni perché non riusciva neanche a pedalare, ma dopo si è rimesso sotto. Ha fatto tre settimane di altura sull’Etna. Ha corso alla Freccia del Brabante e poi si è messo in viaggio verso Cles.

«Gli stimoli – riprende Nizzolo – sicuramente si trovano quando hai voglia e quando hai di fronte a te un obiettivo importante come il Giro d’Italia. Però si trova sempre una soluzione. Dopo Il Tour of the Alps, non farò altura ma andrò al Gp Francoforte e da lì al Giro».

Dopo la grande prestazione di San Martino di Castrozza – Nizzolo ha terminato la sua fatica a 4” dagli scalatori – si pensava che potesse fare bene anche verso Lana. E’ vero che era la tappa con il maggior dislivello di tutto il Tour of the Alps, ma le difficoltà erano concentrate quasi tutte nella prima parte.

Giacomo Nizzolo (classe 1989) non si è risparmiato affatto tra i meleti del Trentino e dell’Alto Adige
Giacomo Nizzolo (classe 1989) non si è risparmiato affatto tra i meleti del Trentino e dell’Alto Adige

Dal Furcia alle colline

Invece, come si dice, la corsa la fanno i corridori e la corsa è esplosa già sul Rolle. E’ successo di tutto. A quel punto Nizzolo si è messo di passo ed è andato all’arrivo. E ieri infatti era di nuovo brillante.

«Se la corsa fosse andata in altro modo non avrei mandato in fuga nessuno – ci aveva detto Claudio Cozzi, diesse della Israel Premier Tech – avrei tenuto tutti gli uomini intorno a Giacomo. Lui sta bene, è motivato.

«Ed è un vero peccato che la Sanremo sia andata così. Ci lavoravamo da novembre. C’eravamo con le gambe e con la testa, ma queste sono le corse. E’ un attimo. In ogni caso il fatto che Giacomo abbia chiesto di essere portato qui la dice lunga su come sia concentrato».

In queste prime tre frazioni Nizzolo ha accumulato un ottimo lavoro. Un lavoro di qualità. E non finisce qui. E se, come spesso diciamo, oggi il velocista la volata se la deve guadagnare lui è sulla strada buona per davvero. al Giro chiaramente non starà lì a tenere duro quando ci saranno certe salite, ma pensando alle colline…

Bardet mette gli occhi sul Giro. E Kamna su Villabassa

20.04.2022
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Lo aveva detto ieri alla stampa francese. «Quando ho deciso di fare il Giro d’Italia? A novembre». E lo aveva detto con un sorrisetto malizioso Romain Bardet, mentre riagganciava il pedale e si dirigeva verso il bus a fine tappa. Una scena, ma soprattutto un sorriso che ci aveva colpito non poco. A volte un’espressione dice più delle parole.

Il campione del Team Dsm anche oggi è stato uno dei protagonisti. Nel giorno di Lennard Kamna, Romain e Arensman si sono comportati benone. Sono stati sempre nel vivo della corsa: attivi sul Furcia, la scalata più dura di tutto il Tour of the Alps, e nel finale hanno anche provato a chiudere sulla fuga.

Dopo un lungo marcarsi con Amador (sullo sfondo) Lennard Kamna vince la terza tappa del Tour of the Alps a Villabassa
Dopo un lungo marcarsi con Amador (sullo sfondo) Lennard Kamna vince la terza tappa del Tour of the Alps a Villabassa

Sorpresa e tranquillità

Dopo l’arrivo, mentre vaga per i vicoli della splendida Villabassa alla ricerca del suo hotel, riusciamo a fare una bella chiacchierata con lui. Davvero disponibile e sorridente.

Il francese, come noi stessi abbiamo scritto pochi giorni fa, non doveva esserci alla corsa rosa e invece con un post su Instagram ha stupito tutti.

«E’ stata una decisione presa con la squadra durante l’inverno – racconta Bardet – ma ho scelto di non dirlo a nessuno, così avrei potuto lavorare bene e in tranquillità. Ho passato un buon inverno, ho fatto una buona preparazione, anche in Mtb e un po’ in gravel, tutte cose che servono.

«Crono? Sì, anche quella, ma per fortuna ce ne sarà poca!».

Sensazioni okay

La frazione di oggi è stata forse un po’ meno scoppiettante di quel che ci aspettava, almeno per quel che riguarda l’alta classifica, ma al tempo stesso è stata molto combattuta. La fuga ha impiegato oltre 50 chilometri per partire. E Kamna tra i tanti scatti e controscatti è stato sia tra i più attivi nel cercarla, ma anche uno degli ultimi ad aggregarsi al drappello di testa.

Mentre dietro, tra gli uomini di classifica, il vero forcing c’è stato “solo” sul Furcia. E lì i migliori sono rimasti tutti davanti, Bardet incluso.

«Anche oggi in salita – riprende Bardet – le sensazioni delle mie gambe sono state buone. Ci abbiamo provato e va bene così. E poi è la squadra del Giro e quindi è importante fare certe azioni», il riferimento è alla menata (tardiva) nel finale.

Bardet sembra un altro. Sembra il ragazzo dei tempi migliori per come si è mosso sin qui. Terzo nella prima frazione alle spalle di Bilbao e secondo, ancora dietro Pello, ieri. Che possa essere lui l’outsider che non ci si aspetta per questo Tour of the Alps e ancora di più per la corsa rosa?

«Il Giro, in generale, ma questo in particolare, è molto adatto alle mie caratteristiche – continua Bardet – Poca crono, tanta salita. E’ molto impegnativo, soprattutto nell’ultima settimana. E sarà importante farsi trovare in forma sin dall’inizio con l’Etna, il Blockhaus, la tappa di Torino… Credo bisognerà stare attenti anche alla frazione di Napoli».

«Caspita Romain – gli facciamo notare – te lo sei studiato bene il percorso!». E lui sempre con quel sorrisetto: «Sì, sì… ho studiato tutto!».

I media francesi stanno seguendo da vicino Romain Bardet
I media francesi stanno seguendo da vicino Romain Bardet

I francesi e il Giro

Dopo Pinot, ecco dunque un altro francese che s’innamora del Giro. Questi ragazzi crescono, come è normale del resto, col mito del Tour. Passano i primi anni da pro’ impostando una stagione “tourcentrica” e poi scoprono che c’è anche dell’altro.

«Sicuramente c’è un bell’ambiente in Italia. Lo scorso anno è stato molto, molto bello. E credo che tra i grandi Giri il Giro d’Italia sia il migliore per me con il tipo di salite che ci sono».

Riavvolgendo il nastro, dal fatto che Bardet non abbia preso parte alle classiche (dovrebbe fare la Liegi) e abbia invece disputato la Tirreno, qualche segnale si poteva captare. Quando preparava il Tour il suo avvicinamento era sempre stato differente: più corse di un giorno nella prima parte di stagione, la Parigi-Nizza, il Catalunya. Quest’anno invece ha corso solo l’UAE Tour e la Tirreno appunto.

Noi siamo contenti che il Giro d’Italia possa avere un altro protagonista di nome. Un Bardet forte e motivato è garanzia di spettacolo.

Show basco a Lana. Vince “capitan” Bilbao. E Landa tira

19.04.2022
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Rieccoli. Mikel Landa e Pello Bilbao. La Bahrain Victorious continua a schierare insieme i suoi due alfieri baschi. Non solo due grandi corridori, ma anche due grandi amici. E oggi, al Tour of the Alps verso Lana lo hanno dimostrato ancora una volta.

Una corsa difficile, entrata nel vivo sin dall’inizio con nomi importanti sul Passo Rolle. Ma questo non ha fatto altro che ribadire la grande condizione, e la voglia di Giro, da parte dei due spagnoli. Nel dopo tappa abbiamo parlato a quattrocchi con Franco Pellizotti, uno dei diesse della Bahrain-Victorious.

Come era pronosticabile, la corsa è esplosa già sulla prima salita, il Passo Rolle che si scalava in avvio. Subito sono rimasti in pochi
Come era pronosticabile, la corsa è esplosa già sulla prima salita, il Passo Rolle che si scalava in avvio. Subito sono rimasti in pochi
Franco una grande dimostrazione di squadra?

Abbiamo dimostrato – risponde con orgoglio – di essere una squadra forte e unita. Sappiamo correre bene.

Landa che lavora per Bilbao: è uno scambio di ruoli in vista del Giro?

Ma no, erano partiti alla pari. Sapevamo che Pello, come aveva dimostrato in questo ultimo periodo, era in una condizione migliore. Mikel invece arrivava da un periodo di allenamento in altura, pertanto non conoscevamo la sua forma. E poi c’è una cosa che non va sottovalutata: a Pello questa corsa piace tanto. E per questo era ancora più motivato nel fare bene. Poi sono due ragazzi onesti, l’uno con l’altro.

Franco lo abbiamo detto tante e non è una novità: Pello e ancora di più Landa, vanno forte, ma poi gli succede sempre qualcosa. Perché quest’anno dovrebbe essere la volta buona?

Eh perché forse siamo in credito con la fortuna! Il ciclismo è così: non è matematica. Non sai mai cosa ti aspetta dietro l’angolo. Quest’anno, come l’anno scorso, Mikel arriva al Giro in una grande condizione fisica. E’ un Giro adatto a lui con poca crono e con salite dure. Ci presentiamo con una squadra molto forte e quindi i presupposti per fare bene ci sono tutti. Però mentalmente lo vedo pronto e preparato.

Mentalmente…

E fisicamente. Bisognerà stare un po’ attenti nel modo di correre con Landa.

Nel senso che andrà protetto di più. E’ cambiato qualcosa nel suo approccio mentale, visto che ne hai parlato?

Direi di no. Alla fine si è preparato come gli anni scorsi. Durante l’ultimo Giro se non fosse caduto ne avremmo viste delle belle. Aveva dimostrato di essere in una super condizione. Dopo il Giro per lui è stato tutto un inseguire. Dopo la caduta è stato in ospedale e non è come finire il Giro, andare al mare, fare una settimana di vacanza e staccare di testa. No, ha corso dietro a mille problemi. Dopo il Lombardia ha azzerato tutto, è andato in vacanza ed è ripartito da lì.

Più lineare invece il percorso di Pello. Oggi Bilbao era capitano. Ma Landa ha gestito la squadra: cosa diceva Mikel per radio ai suoi?

Mikel non parla molto ma è un leader. Anche con i giovani li sprona, riesce a motivarli e a dargli le indicazioni giuste. E anche se è un co-leader, come oggi nei confronti di Bilbao, avere un corridore come lui è una manna dal cielo.

Torniamo alla corsa: è andata come vi aspettavate?

Non proprio. O almeno non pensavamo che attaccasse gente tanto forte all’inizio (il riferimento è soprattutto rivolto a Sivakov e Lopez, ndr). Anche se sapevamo che sarebbe potuto succedere. Se avessimo avuto davanti un altro corridore rispetto a Pernsteiner sarebbe andata in maniera diversa. 

Cosa intenti per un altro corridore rispetto a Pernsteiner?

Penso allo stesso Mikel o a Pello. Con Pernsteiner davanti magari avremmo colto un piazzamento. Ma noi siamo qui per vincere la corsa e non potevamo rischiare. Sapevamo di avere una squadra forte e quindi abbiamo corso in questa maniera.

Braccia alzate per Pello Bilbao. La sua squadra è stata perfetta anche nello sprint
Braccia alzate per Pello Bilbao. La sua squadra è stata perfetta anche nello sprint

L’uomo del giorno

E poi c’è l’uomo del giorno: Pello Bilbao. Il basco arriva in conferenza stampa vestito di verde, colore che contraddistingue il leader del Tour of the Alps. Composto come nel suo Dna, magrissimo e anche piuttosto disteso in volto (segno di buon recupero), risponde con piacere alle tante domande.

«Vero – dice Bilbao – tante volte ho aiutato io i miei compagni. Ma noi siamo una squadra e non importa chi sia il leader. L’importante è che riusciamo a vincere. Anche oggi si è visto come il ciclismo sia uno sport di squadra. Guardate Pernsteiner che era in fuga e si è fermato per venire a tirare…».

«E’ stata una tappa strana, difficile e con un grande dislivello. Non ci aspettavamo quella gente all’attacco sin dall’inizio. Però siamo riusciti a recuperare e a superare i momenti difficili della corsa, quando sembrava impossibile ricucire sui fuggitivi. Lì siamo stati bravi. Siamo rimasti calmi e abbiamo fatto un ottimo finale.

«Come ho gestito l’ultimo chilometro? In realtà non ho fatto molto. La squadra ha lavorato alla perfezione. Solo ai 300 metri ho detto a Landa di spostarsi a sinistra perché sarei passato a destra, la strada migliore per fare lo sprint. E così è andata. Temevo di più Romain Bardet, visto che anche ieri ha dimostrato che siamo molto vicini».

«Io sto bene – conclude il basco – Siamo qui per vincere e ogni anno punto molto su questo periodo della stagione. Io in rosa al Giro? Difficile per un corridore come me!».

Comincia il Tour of the Alps: cinque tappe tiratissime

18.04.2022
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Si ragiona ancora sulla Parigi-Roubaix, ma intanto è tempo di guardare avanti. Già da oggi infatti sarà la volta del Tour of the Alps. L’ex Giro del Trentino è sempre più una corsa che brilla di luce propria. Fra Trentino, Alto Adige e Tirolo, non ci sono solo atleti che puntano al Giro d’Italia.

Alcuni arrivano al “Tota” per puntare… al Tota. E non sono pochi. Su tutti i francesi Romain Bardet e Thibaut Pinot, ma anche Chris Froome. E poi lo abbiamo detto tante volte: già le cose erano cambiate, ma dopo il Covid si corre sempre col coltello fra i denti. Che sia il Tour de France, il Trofeo Laigueglia o una qualsiasi altra corsa. Prepariamoci quindi ad un grande spettacolo.

Cinque tappe

Spettacolo che sarà garantito anche da un super percorso. Il Tour of the Alps nel complesso non è impossibile (attenzione è comunque molto duro), ma che forse proprio per questo motivo lascia più spazio ad iniziative fuori dagli schemi, colpi di mano, attacchi a sorpresa.

Anche il finale della quarta tappa sul mitico Grossglockner, per esempio, non prevede la sola erta finale. E anche questa non è per il suo intero: essendo più corta consentirà iniziative più briose. Ci sono salite lunghe, come il Rolle in avvio della seconda frazione. Ma la più dura è senza dubbio il Furcia, nella terza tappa: 7,9 chilometri al 7,6% di pendenza media, ma con gli ultimi 4 chilometri sempre attorno al 10%.

Anche la frazione che conduce a Lana, la seconda. Per assurdo questa è la più facile, ma le stradine che dalla Val d’Ultimo conducono verso la più ampia Val Venosta sono tutt’altro che facili. Attaccare qui significherebbe creare problemi alle squadre. Organizzare un eventuale inseguimento non è facile. E poi di velocisti puri in gara, Nizzolo a parte, non ce ne sono tanti.

Dominio Bahrain

E veniamo ai protagonisti. Senza dubbio lo spagnolo è la lingua predominante al Tour of the Alps. La Bahrain Victorious è la squadra da battere. Si presenta con due super leader: Mikel Landa e Pello Bilbao, entrambi attesi al Giro d’Italia.

Così come è atteso al Giro Miguel Angel Lopez, dell’Astana Qazaqstan. Il colombiano dopo una brutta Tirreno è tornato a casa per prepararsi. Il team turchese lo attende e non è disposto ad aspettare troppo a lungo. Anche perché nella squadra di Vinokourov c’è assoluta esigenza di voltare pagina dall’immensa sfortuna: malanni, postivi al Covid, virus e non ultima la caduta di Battistella con perdita di conoscenza. Ne hanno avute abbastanza.

Outsider di lusso

Segue poi una lunga compagine di outsider. Ma di spessore. E’ davvero interessante la squadra della EF Education-Easypost con Chaves, Carthy e Caicedo. Tutti scalatori temibili, che amano attaccare. Stesso discorso vale per la Bora-Hansgrohe, che orfana di Kelderman, propone Kamna e Palzer. E anche Matteo Fabbro. Ecco, per il friulano questa potrebbe essere la grande occasione visto che al Giro dovrà molto probabilmente lavorare per Buchmann, Hindley e appunto Kelderman.

E poi vogliamo vedere Attila Valter. Sarà il capitano della Groupama-FDJ, gradi che condividerà col vecchio Pinot. E la Ineos Grenadiers. Non ci sarà Tao Geoghegan Hart, ma al suo posto non mancherà la qualità. E’ stato inserito infatti Amador. Mentre il capitano sarà Richie Porte.

C’è spazio poi per le squadre non WorldTour. Pensiamo ai ragazzi della Bardiani Csf Faizanè che cercano un posto al Giro, a quelli della Drone Hopper-Androni e della Eolo-Kometa. Ma anche a quelli della Tirol KTM Cycling Team che giocano in casa. Tutti loro contribuiranno a fare spettacolo.

Noi ci saremo…

Cucinotta, come ha lavorato l’Astana sul Teide?

15.04.2022
4 min
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Con l’inizio della primavera si cominciano a preparare gli appuntamenti per la seconda parte di stagione, che come piatto principale vede arrivare Giro d’Italia e Tour de France. Spiando sui vari social abbiamo visto che la maggior parte dei corridori, quelli non impegnati a correre, sono in ritiro. Un altro dettaglio che ha sollevato la nostra curiosità ce lo ha fornito l’Astana: i kazaki, in ritiro sul Teide, erano l’unico team che ha lavorato in gruppo. Guidati da Claudio Cucinotta, Nibali e compagni, hanno pedalato duramente sulle strade del vulcano più ambito dai ciclisti.

Claudio Cucinotta è oggi uno dei preparatori dell’Astana
Claudio Cucinotta è oggi uno dei preparatori dell’Astana
Ciao Claudio, partiamo dal chiederti quanto siete stati in ritiro.

Noi dello staff siamo rimasti sull’isola per 3 settimane. I corridori, invece, incastrati tra i vari impegni sono rimasti con noi 2 settimane. Arrivavano a gruppetti, generalmente lavoravamo con 6-7 atleti alla volta.

Un bel periodo di lavoro…

Sì, questo di aprile per noi era il secondo ritiro della stagione, dedicato ai corridori che andranno a correre Giro e Tour. La meta scelta (il Teide, ndr) grazie al suo clima, ci permette di dormire in altura e di lavorare al livello del mare con temperature tra 15 ed i 20 gradi

Anche se, per preparare al meglio il Giro, solitamente si fa un ritiro in altura di una decina di giorni a due settimane dal via. 

L’hotel si trova nella zona de La Orotava
L’hotel si trova nella zona de La Orotava
Hai detto che questo per voi è il secondo ritiro stagionale, come avete lavorato?

Allora, essendo un ritiro in altura cambia molto rispetto al ritiro invernale. A dicembre si va in Spagna per il clima più mite ma si lavora e si vive a livello del mare. In questo caso, invece, dormendo ad un’altitudine di 2.100 metri cambia molto il tipo di allenamento che andiamo a fare.

Spiegaci…

I primi 3-4 giorni sono di adattamento, il corpo deve imparare a vivere in quota. I battiti e la frequenza respiratoria a riposo aumentano, di conseguenza aumentano anche sotto sforzo. Per farvi un esempio: se a livello del mare ho 120 battiti ad intensità media appena salgo in quota aumentano a 135. Si fanno dei lavori al di sotto del medio, si lavora sull’intensità del lento o del lungo.

I dati rilevati durante il ritiro invernale vengono sostituiti da quelli dei test fatti ad aprile
I dati rilevati durante il ritiro invernale vengono sostituiti da quelli dei test fatti ad aprile
Superato questo periodo di adattamento?

Si dorme in cima al vulcano e poi si scende a livello del mare per allenarsi, questo permette di lavorare ad intensità più alte. Il Teide da questo punto di vista è perfetto perché per tornare all’hotel hai una bella salita di un’ora dove superi quota 1.800-2.000 metri.

Che lavori si fanno?

Ci si allena come lo si farebbe a casa: si fanno tanti lavori di capacità aerobica, potenza aerobica e qualcosina di forza. Si approfitta per fare tanto dislivello ma questo è quasi inevitabile visto che l’hotel è a 2.100 metri. 

I valori raccolti d’inverno servono per lavorare o cambiano?

I dati raccolti in inverno servono per trovare le zone di allenamento per capire su quali valori si deve lavorare ad inizio stagione. Ovviamente i numeri cambiano da dicembre a marzo, anche perché si inizia a gareggiare ed i livelli si alzano. Per questo, quando eravamo in ritiro nei giorni scorsi abbiamo fatto altri test. 

Gli atleti che vogliono preparare al meglio il Giro faranno un ritiro in altura poco prima dell’inizio della Corsa Rosa (foto Facebook Nibali)
Chi vuole preparare al meglio il Giro farà un ritiro in altura poco prima dell’inizio della Corsa Rosa (foto Facebook Nibali)
Qual è uno dei test che avete fatto?

Quello del lattato. Si tratta di un test a più step su un tratto di salita, con un dislivello di 100 metri. Si fanno delle ripetute a livelli di intensità crescenti, misurando il livello di acido lattico del sangue e si trova la soglia anaerobica e si trovano dei nuovi dati per lavorare in futuro.

Hai detto che chi fa il Giro va in altura a ridosso della partenza, cosa cambia rispetto a questo ritiro?

Sul Teide non abbiamo fatto lavori in quota e non si sono aggiunti molti lavori ad alta intensità, per questo ci sono le gare (oggi alcuni dei corridori che erano sul Teide sono al Giro di Sicilia o in Turchia, ndr). I corridori che vorranno fare bene al Giro faranno un breve ritiro in altura per mettere nelle gambe dislivello ed allenarsi al cambio di quota in corsa. Ovviamente per fare ciò sono importanti anche le corse come il Tour of the Alps o il Romandia.

Alé: Sponsor e Official Jerseys Supplier al Tour of the Alps

14.04.2022
4 min
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Mancano oramai pochissimi giorni al via di una delle corse a tappe meglio organizzate e al tempo stesso più attese della stagione. Parliamo del Tour of the Alps, evento UCI Pro Series, in programma dal 18 al 22 aprile, degno “antipasto” del prossimo Giro d’Italia. Una grande novità di quest’anno, già anticipata ai media nel mese di febbraio, è la firma delle maglie ufficiali riservate quattro leader delle diverse classifiche che per l’edizione 2022 sarà di competenza del brand Alé. Il vincitore avrà l’onore di indossare la caratteristica maglia verde (foto apertura).

Un accordo triennale

Il celebre brand veronese produttore di abbigliamento per il ciclismo ha così definito uno specifico accordo (per il triennio 2022/2024) con l’evento organizzato dal GS Alto Garda divenendo il fornitore delle maglie dei leader di classifica. Il Tour of the Alps è una gara spettacolare, che in cinque tappe attraversa le montagne del Trentino-Alto Adige e del Tirolo. La partenza quest’anno è prevista a Cles in provincia di Trento, territorio di grandi ciclisti, mentre l’arrivo sarà fissato a Lienz, nel Tirolo orientale, dopo aver percorso 728 chilometri ed aver affrontato ben 13.900 metri di dislivello!

Le maglie disegnate e realizzate da Alé per il Tour of the Alps, sono come già anticipato, quattro: la maglia verde indossata del leader della classifica generale, la maglia azzurra riservata al miglior scalatore, quella bianca per il miglior giovane e quella rossa che andrà appannaggio al leader degli sprint intermedi. Tutte e quattro le maglie Alé prodotte per il Tour of the Alps fanno parte della collezione PR-R che, in versione “custom”, Alé dedica ai tantissimi team amatoriali e professionistici serviti.

La maglia gialla dedicata a Scarponi premierà il più tenace, generoso e combattivo
La maglia gialla dedicata a Scarponi premierà il più tenace, generoso e combattivo

La collezione PR-R

«Siamo felicissimi di affiancare Alé al Tour of the Alps – ha dichiarato Alessia Piccolo, il CEO di APG, la realtà proprietaria di Alé – una corsa che da sempre rappresenta un punto cardine prima del Giro d’Italia per tutti quei corridori specializzati nelle brevi gare a tappe. Tutte e cinque le frazioni si preannunciano vivaci ed entusiasmanti, e queste caratteristiche si associano molto bene al nostro brand. Per i leader delle classifiche metteremo a disposizione la linea PR-R, la stessa che riserviamo ai team amatoriali e ai pro’ dei team WorldTour (Groupama-FDJ, Bahrain Victorious, BikeExchange-Jayco) con i quali collaboriamo: una collezione estremamente curata nella scelta dei tessuti, nelle cuciture e nel fit per poter soddisfare qualsiasi esigenza».

Alessia Piccolo, CEO di A.P.G
Alessia Piccolo, CEO di A.P.G

«Siamo entusiasti di questa nuova partnership – ha ribattuto Maurizio Evangelista, il General Manager del Tour of the Alps – un accordo per noi molto prestigioso con un marchio che negli ultimi anni ha raccolto risultati importanti sui mercati internazionali. Fin dal primo incontro con Alé abbiamo percepito entusiasmo nei confronti del nostro progetto, e la determinazione a credere in un evento che fa della qualità e dell’internazionalità due dei suoi concetti chiave. Speriamo davvero di poter essere all’inizio di un lungo percorso di reciproco successo».

Alé

Con Liski più sicurezza per i corridori al Tour of the Alps

30.03.2022
3 min
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Il Tour of the Alps (in programma dal 18 al 22 aprile) si avvicina sempre di più. Se i percorsi, belli e duri tra Italia e Austria, sono stati definiti già da diverse settimane, ecco una novità affatto secondaria che riguarda la sicurezza degli atleti.

Il progetto sulla sicurezza è stato presentato questa mattina a Bolzano, alla Casa della Pesa, sede dell’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino. Il segretario generale dell’Euregio, Marilena Defrancesco, e il direttore, Christoph Von Ach, hanno fatto gli onori di casa.

La presentazione del progetto di sicurezza a Bolzano presso la sede dell’Euregio
La presentazione del progetto di sicurezza a Bolzano presso la sede dell’Euregio

Più sicurezza

Il GS Alto Garda si accinge a compiere un ulteriore e sostanziale passo in avanti. Negli anni gli organizzatori avevano già intrapreso delle iniziative in tal senso, come la riduzione del numero di mezzi a motore in corsa e l’istituzione degli hotspot, ossia la segnalazione e il presidio dei punti critici del percorso, adesso saranno introdotti dei nuovi supporti di protezione in corrispondenza dei punti più pericolosi o di ostacoli (spartitraffico, guarderail, pali…).

«Nel cammino iniziato nel 2017, il nostro evento ha saputo rinsaldare il legame tra i territori creando un rapporto di sinergia sempre più stretta con l’Euregio – ha detto Giacomo Santini, presidente del GS Alto Garda – L’impegno a migliorare costantemente su tutti i fronti, anche quello della sicurezza, nasce dalla volontà di tutti gli attori di valorizzare questo progetto attraverso una gara ciclistica di assoluta qualità, la bellezza dei luoghi che ne sono protagonisti».

La sicurezza sarà ancora più curata sulle strade del Tour of the Alps
La sicurezza sarà ancora più curata sulle strade del Tour of the Alps

“Il Team Safety”

Nella prossima edizione quindi vedremo un approccio innovativo rispetto agli ostacoli presenti lungo il percorso. Ci saranno dei supporti di protezione a settori studiati appositamente per la riduzione dei rischi in eventuali impatti sulle diverse tipologie di ostacoli. L’apposizione delle stesse protezioni sarà curata da un apposito team.

Il “Team Safety” opererà in due nuclei. Il primo anticiperà di pochi minuti la corsa, nella fase di chiusura al traffico delle strade, andando ad apporre le protezioni sui punti precedentemente monitorati e mappati dai responsabili del percorso. Il secondo team, posizionato in coda alla gara, invece avrà il compito di rimuovere immediatamente le protezioni subito dopo il transito della gara.

Il nuovo approccio comporta un cospicuo impegno organizzativo (che si aggiunge alle oltre 30 motostaffette in servizio), a cui corrisponde però un notevole upgrade di efficacia per la sicurezza degli atleti a fronte dell’accresciuto numero di ostacoli nelle infrastrutture stradali.

Merito anche di questa iniziativa sono i materiali di Liski, azienda che da anni opera nel campo della MotoGp o delle poste da sci. Materiali quindi appositamente studiati e in grado di ridurre gli impatti e di farlo nel modo meno dannoso.