Lo aveva detto ieri alla stampa francese. «Quando ho deciso di fare il Giro d’Italia? A novembre». E lo aveva detto con un sorrisetto malizioso Romain Bardet, mentre riagganciava il pedale e si dirigeva verso il bus a fine tappa. Una scena, ma soprattutto un sorriso che ci aveva colpito non poco. A volte un’espressione dice più delle parole.
Il campione del Team Dsm anche oggi è stato uno dei protagonisti. Nel giorno di Lennard Kamna, Romain e Arensman si sono comportati benone. Sono stati sempre nel vivo della corsa: attivi sul Furcia, la scalata più dura di tutto il Tour of the Alps, e nel finale hanno anche provato a chiudere sulla fuga.
Sorpresa e tranquillità
Dopo l’arrivo, mentre vaga per i vicoli della splendida Villabassa alla ricerca del suo hotel, riusciamo a fare una bella chiacchierata con lui. Davvero disponibile e sorridente.
Il francese, come noi stessi abbiamo scritto pochi giorni fa, non doveva esserci alla corsa rosa e invece con un post su Instagram ha stupito tutti.
«E’ stata una decisione presa con la squadra durante l’inverno – racconta Bardet – ma ho scelto di non dirlo a nessuno, così avrei potuto lavorare bene e in tranquillità. Ho passato un buon inverno, ho fatto una buona preparazione, anche in Mtb e un po’ in gravel, tutte cose che servono.
«Crono? Sì, anche quella, ma per fortuna ce ne sarà poca!».
Sul Furcia il francese era con Landa e Bilbao, ancora saldamente in verde Ex biker, Bardet è un ottimo discesista Paesaggi splendidi nel cuore dell’Alto Adige. Davanti la fuga e dietro il gruppo del leader, tirato da un Dsm
Sensazioni okay
La frazione di oggi è stata forse un po’ meno scoppiettante di quel che ci aspettava, almeno per quel che riguarda l’alta classifica, ma al tempo stesso è stata molto combattuta. La fuga ha impiegato oltre 50 chilometri per partire. E Kamna tra i tanti scatti e controscatti è stato sia tra i più attivi nel cercarla, ma anche uno degli ultimi ad aggregarsi al drappello di testa.
Mentre dietro, tra gli uomini di classifica, il vero forcing c’è stato “solo” sul Furcia. E lì i migliori sono rimasti tutti davanti, Bardet incluso.
«Anche oggi in salita – riprende Bardet – le sensazioni delle mie gambe sono state buone. Ci abbiamo provato e va bene così. E poi è la squadra del Giro e quindi è importante fare certe azioni», il riferimento è alla menata (tardiva) nel finale.
Bardet sembra un altro. Sembra il ragazzo dei tempi migliori per come si è mosso sin qui. Terzo nella prima frazione alle spalle di Bilbao e secondo, ancora dietro Pello, ieri. Che possa essere lui l’outsider che non ci si aspetta per questo Tour of the Alps e ancora di più per la corsa rosa?
«Il Giro, in generale, ma questo in particolare, è molto adatto alle mie caratteristiche – continua Bardet – Poca crono, tanta salita. E’ molto impegnativo, soprattutto nell’ultima settimana. E sarà importante farsi trovare in forma sin dall’inizio con l’Etna, il Blockhaus, la tappa di Torino… Credo bisognerà stare attenti anche alla frazione di Napoli».
«Caspita Romain – gli facciamo notare – te lo sei studiato bene il percorso!». E lui sempre con quel sorrisetto: «Sì, sì… ho studiato tutto!».
I francesi e il Giro
Dopo Pinot, ecco dunque un altro francese che s’innamora del Giro. Questi ragazzi crescono, come è normale del resto, col mito del Tour. Passano i primi anni da pro’ impostando una stagione “tourcentrica” e poi scoprono che c’è anche dell’altro.
«Sicuramente c’è un bell’ambiente in Italia. Lo scorso anno è stato molto, molto bello. E credo che tra i grandi Giri il Giro d’Italia sia il migliore per me con il tipo di salite che ci sono».
Riavvolgendo il nastro, dal fatto che Bardet non abbia preso parte alle classiche (dovrebbe fare la Liegi) e abbia invece disputato la Tirreno, qualche segnale si poteva captare. Quando preparava il Tour il suo avvicinamento era sempre stato differente: più corse di un giorno nella prima parte di stagione, la Parigi-Nizza, il Catalunya. Quest’anno invece ha corso solo l’UAE Tour e la Tirreno appunto.
Noi siamo contenti che il Giro d’Italia possa avere un altro protagonista di nome. Un Bardet forte e motivato è garanzia di spettacolo.