Ciabocco a ruota libera tra Australia, Dsm e la Omloop mancata

22.02.2024
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La curiosità ci è sorta guardando la starting list della Omloop Het Nieuwsblad femminile, tradizionale apertura europea del WorldTour anche tra i maschi in programma il 24 febbraio. Cosa ci fa una ragazza “peso paglia” di 19 anni in una gara che è un Fiandre in miniatura? Sicuramente esperienza, ma la risposta completa ce l’ha fornita Eleonora Ciabocco.

Per la verità è stata l’occasione per parlare di tanto altro con la marchigiana al secondo anno col Team dsm-firmenich PostNL, che ora racconta con maggiori dettagli rispetto al passato i propri aneddoti. Ciabocco ha iniziato il 2024 dall’Australia, però il suo calendario è ancora in via di definizione. Nel frattempo si è iscritta all’università di Camerino (alla Facoltà Ambiente Gestione Sostenibile delle Risorse Naturali), aggiungendo ai suoi obiettivi anche la volontà di conciliare tutti gli impegni nel migliore dei modi.

Eleonora facciamo un piccolo recap partendo dalla trasferta australiana. Com’è andata?

Era la seconda volta che andavo in Australia dopo i mondiali di Wollongong. La preparazione non ha riguardato solo gli allenamenti. Siamo stati seguiti dal nostro staff in tutto e per tutto per l’avvicinamento e poi per lo smaltimento del jet lag. Siamo arrivate laggiù il lunedì e il Tour Down Under iniziava al venerdì, per cui siamo riuscite a prendere bene i ritmi. Solo a Geelong, dove abbiamo corso un criterium e la Cadel Evans Race (che quest’anno si chiamava Deakin University, ndr), abbiamo trovato del vento e un po’ freschino, ma in generale il caldo non è stato un grande problema. Anche perché ci eravamo preparate a dovere.

In che modo?

A ridosso della partenza, il nostro staff ci aveva detto di fare una decine di saune, praticamente una al giorno. Ci aveva fatto un programma su come affrontarle in modo graduale. Io sono andata nel centro spa di un hotel di Montegranaro, che è a pochi minuti da casa mia a Corridonia. Ci andavo al pomeriggio dopo l’allenamento. Ho alternato la sauna finlandese a quella mediterranea. La prima è sui 90 gradi, la seconda sui 40. Ho iniziato con la prima facendo sedute da 5 minuti intervallate da docce fredde o ghiaccio. Poco alla volta sono arrivata a fare anche dei cicli da 15 minuti in quella finlandese che quasi non mi faceva sentire quella mediterranea (sorride, ndr).

Eleonora si è goduta la famiglia a casa. Qui col fratello Elia e la sorella Elisa, ex corridori che l’hanno ispirata a correre in bici
Eleonora si è goduta la famiglia a casa. Qui col fratello Elia e la sorella Elisa, ex corridori che l’hanno ispirata a correre in bici
A livello di gambe invece com’è andata?

Sono arrivata in Australia preparata. Mi sentivo bene e non ho sofferto di nulla. I miei compiti erano quelli di aiutare la squadra. L’obiettivo era lavorare per Megan Jastrab, la nostra velocista, ma prima di partire è caduta rompendosi il bacino e quindi le volate le ha fatte… Barale! Ci siamo dovute reinventare ed è stato divertente perché abbiamo fatto ancora più squadra, scoprendo qualcosa di nuovo in ognuna di noi.

Di risultati ne avete raccolti in effetti.

Siamo andate forte, anche se riconosco che il livello non era altissimo. Francesca si è piazzata diverse volte tra le prime cinque-sei. L’olandese Nienke Vinke, mia coetanea, ha fatto seconda di tappa a Willunga Hill e poi nella generale, conquistando la maglia di miglior giovane. Abbiamo vinto la classifica a squadre del Tour Down Under, dove abbiamo gestito momenti difficili nell’ultima tappa. Ed anch’io sono soddisfatta di me stessa. Alla Deakin University (corsa WorldTour australiana, ndr) ho chiuso 14ª nel primo gruppo aiutando nel finale Francesca, che ha fatto sesta, a riportarla sulle contrattaccanti.

Esperienza. Ciabocco nel 2023 ha corso sul pavè la Nokere Koerse, una gara poco incline alle sue caratteristiche
Esperienza. Ciabocco nel 2023 ha corso sul pavè la Nokere Koerse, una gara poco incline alle sue caratteristiche
Hai avuto qualche indicazione per le prossime gare?

Certamente ho avvertito buone sensazioni, seppur con le debite proporzioni. Noi ci eravamo preparate molto bene, ma come accennavo prima, la concorrenza non era molto alta. Avremo riferimenti maggiori con le gare in Europa e da lì, personalmente, capirò meglio la mia condizione. dopo un mese di allenamenti a casa

Quindi sabato correrai in Belgio la Omloop Het Nieuwsblad, una gara così poco incline a te?

A dire il vero no (risponde divertita, ndr). Ho visto che sono inserita nella lista partenti ed infatti alcuni miei conoscenti mi hanno scritto qualche giorno fa dicendomi che mi avevano messa nel fantaciclismo. Gli ho dovuto dire però che è un errore dei vari siti specializzati. Non so il motivo perché la squadra me lo aveva comunicato per tempo.

Sarebbe stata comunque una giornata in cui fare esperienza.

Sì certo. In Belgio non ho corso molto. Ho fatto il mondiale di Leuven nel 2021, la Gand-Wevelgem juniores l’anno successivo che non ha quasi nulla di quella elite. L’anno scorso ho disputato quattro gare, tra cui la Danilith Nokere Koerse che ha diversi tratti in pavè ed è molto lontana dalle mie caratteristiche. La filosofia della squadra però è proprio quella. Far fare esperienza a tutte le ragazze in questo tipo di gare o in quelle meno adatte. Infatti ad esempio Barale correrà la Omloop Het Nieuwsblad.

Notiamo sempre di più e con piacere quanto tu ti sia inserita benissimo e velocemente nella squadra. E’ giusta questa impressione?

Mi trovo davvero bene. A distanza di più di un anno sono sempre più convinta di aver fatto la scelta giusta. Qualcuno diceva il contrario o che avrei trovato difficoltà. Invece no, pressioni non me ne danno. Anzi da junior ero sempre tesa prima delle gare, mentre ora sono molto serena. Ci siamo conosciute tutte molto bene perché i nostri tecnici ci fanno stare in camera sempre con compagne nuove proprio per questo motivo. E poi siamo giovanissime, pensate che la più grande è Rachele (Barbieri che ha compiuto 27 anni ieri, ndr).

Con lo studio come ti stai organizzando?

Sto provando a trovare i giusti incastri. Avrei voluto studiare fisioterapia, ma non era un indirizzo compatibile con la mia attività. Ne ho scelto un altro che mi piaceva ed in questo senso l’università di Camerino è fantastica perché essendo on-line mi dà la possibilità di gestirmi come posso. Sono poi entrata nel progetto legato agli atleti quindi sono veramente avvantaggiata. Attualmente sto studiando geologia per un esame, ma credo che rimanderò l’appello visto che sarò via a correre.

In Australia sono state buone le sensazioni provate in gara da Ciabocco
In Australia sono state buone le sensazioni provate in gara da Ciabocco
A questo punto il calendario di Eleonora Ciabocco cosa prevede?

Non ce l’ho ancora programmato anche perché noi che siamo andate in Australia abbiamo saltato il ritiro di gennaio dove solitamente si fa una prima programmazione. Quindi il condizionale è più che mai d’obbligo. Al momento so che dovrei correre la Strade Bianche e poi il Trofeo Binda. So che dovrei fare la Freccia del Brabante e poi un po’ di Ardenne tra cui la Liegi, che sarebbe la prima volta per me. Dato che la Vuelta verrà posticipata, potrei correre l’Itzulia Women e la Vuelta a Burgos. Qualcosa di più preciso lo saprò nelle prossime settimane.

Masetti: «Attenzione alla mia amica Ally Wollaston»

19.02.2024
8 min
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Nella sua lista dei desideri ci sono quello di affermarsi come atleta e di diventare una campionessa olimpica. Leggendo i risultati di inizio 2024, possiamo dire serenamente che Ally Wollaston è sulla strada giusta per realizzare i propri sogni.

In questo scorcio di stagione la 23enne neozelandese – già terza all’ultima tappa del Giro Donne dell’anno scorso – ha centrato al Tour Down Under la settima vittoria in carriera ed una serie incredibile di successi in pista. Le premesse ci sono tutte per vedere Wollaston come una sicura protagonista a Parigi. Una cliente molto scomoda per tutte, secondo anche l’opinione di Gaia Masetti, sua compagna di squadra alla AG Insurance-Soudal Team, cui abbiamo chiesto di presentarcela. Sfruttando il loro profondo rapporto di amicizia, la modenese della formazione belga è stata al gioco e ci ha raccontato qualche aneddoto.

Lo sprint vincente alla prima tappa del Tour Down Under. Wollaston ha aperto il suo 2024 in questo modo
Lo sprint vincente alla prima tappa del Tour Down Under. Wollaston ha aperto il suo 2024 in questo modo

Scorpacciata di medaglie

Ally Wollaston è in netta ascesa e rispetto alla scorsa stagione appare quasi un’altra atleta. Quello con la pista è un vero un colpo di fulmine quando quattordicenne inizia a gareggiare nel velodromo Manukau di Auckland. Avverte e gradisce subito il brivido dell’alta velocità tanto da farla diventare quasi la prima attività.

Nel 2019 da junior la neozelandese vince la maglia iridata nell’inseguimento individuale, aggiungendo l’argento in quello a squadre. Dodici mesi dopo, da elite, conquista altri titoli nazionali e l’anno successivo il primo continentale nell’omnium. La scuola della Nuova Zelanda è riconosciuta e rispettata da tutti – quante volte lo abbiamo sentito dire a ragion veduta dal cittì azzurro Villa – ed Ally inizia ad essere una pedina fondamentale e versatile nelle discipline endurance.

Nel 2021 un incidente in bici, in cui riporta una commozione cerebrale che la obbliga a due mesi di stop, la priva della partecipazione a Tokyo, ma stavolta Wollaston a Parigi non vuole mancare e la rincorsa è iniziata già l’anno scorso. Nella Nations Cup della scorsa stagione ha raccolto quattro vittorie totali mentre al mondiale di Glasgow ha vinto l’argento nel quartetto.

E mandando avanti il nastro fino all’avvio di 2024, la neozelandese è praticamente dominante. Nella prova di Adelaide di Nations Cup ad inizio febbraio ha conquistato tre ori nell’eliminazione, omnium e inseguimento a squadre. La settimana scorsa ha raccolto sei medaglie ai campionati continentali dell’Oceania. Oro nell’eliminazione, quartetto, omnium, scratch, corsa a punti e argento nella madison. Il suo tassametro è pronto a salire ancora ad Hong Kong e Milton tra marzo e aprile.

Vista dall’amica Gaia

L’amicizia tra Masetti e Wollaston nasce nel 2022 quando l’italiana passa nell’allora NXTG by Experza, team continental olandese poi diventato quello WorldTour attuale. Ally è lì dall’agosto della stagione prima, contattata dai tecnici della squadra dopo che aveva rischiato di restare a piedi e smettere a seguito dell’incidente. Vivere e correre in Belgio è uno shock culturale per lei. La gara la vive come un caos al quale si adatta poco per volta, provando emozioni.

«Ally ed io siamo coetanee – racconta Masetti con più di un sorriso – e siamo andate subito d’accordo, anche giù dalla bici. Inizialmente non capivo il suo inglese, troppo stretto. Ricordo che le avevo detto immediatamente di parlare più lentamente. Lei si era messa a ridere perché pensava che la vedessi davvero come una di un altro mondo visto da dove arriva. Ora mi parla usando anche il suo “slang”. Caratterialmente siamo simili. Abbiamo la stessa ironia, infatti quando siamo in gruppo con le altre compagne ed io faccio una battuta sottile o sarcastica, lei ride e gliela spiega.

Wollaston e Masetti sono spesso compagne di stanza. Sul loro affiatamento punta forte la diesse Jolien D’Hoore
Wollaston e Masetti sono spesso compagne di stanza. Sul loro affiatamento ci punta forte la diesse Jolien D’Hoore

«Sicuramente – prosegue – ha fortificato il nostro rapporto il fatto di aver trascorso un mese assieme a Brakel, un paese fiammingo posizionato però proprio sul confine della Vallonia. In quel periodo abbiamo avuto il prezioso supporto di Jolien D’Hoore, che è da sempre la nostra diesse. Tutte e tre abbiamo un bel rapporto. Lei ci ha messo spesso in camera assieme in quasi tutte le corse che abbiamo fatto.

Ally velocista da classiche

Giovedì scorso c’è stata la presentazione del team WorldTour a Bruxelles nella sede della AG Insurance, ma Wollaston non c’era perché impegnata in pista e arriverà in Europa verso fine aprile. Masetti nel frattempo farà il suo bel calendario riprendendo con Strade Bianche, Drenthe, Gand-Wevelgem, Dwars door Vlaanderen, Amstel, Freccia Vallone e forse il Fiandre. Poi a maggio se si correrà la Vuelta – potrebbe essere posticipata a settembre poiché non si conoscono ancora le tappe – Gaia lavorerà per la neozelandese nelle volate, così come è successso al Tour Down Under.

«Giù in Australia – spiega Masetti – Ally ha vinto bene la prima tappa, ma non è stato così semplice perché si era messa pressione da sola. Nonostante vada forte nelle gare di gruppo in pista, è una velocista che talvolta ti fa arrabbiare perché non segue sempre le ruote del nostro treno. Ricordo che già nel 2022 in una frazione della RideLondon si era persa nelle retrovie ed eravamo andate a prenderla per portarla davanti, dove poi chiuse nona. Da allora la nostra intesa è decisamente migliorata. Io sono una che si intrufola un po’ dappertutto, ma ho capito che lei aveva un po’ paura, così abbiamo fatto in modo di sbloccarla sul lato mentale cercando di fare come si sentisse più sicura lei.

«Nello sprint al Tour Down Under – va avanti – invece di volermi come leadout, ha chiesto che mi mettessi dietro di lei per proteggerle la ruota. Dopo il cerimoniale, mi ha raggiunto in camera dicendosi divertita che era la prima volta che faceva una volata senza temere che la superassero o le sfruttassero la scia. Per forza, le ho risposto io. Ho fatto a spallate con tutte per tenerla al sicuro (sorride, ndr).

«Sono stata quasi sempre presente – continua Masetti – nelle vittorie di Ally. Abbiamo caratteristiche molto vicine, quindi per me è più facile lavorare. Lei è molto più veloce di me, io invece tengo di più su alcune salite. Ad esempio, l’arrivo di Cittiglio, che tira all’insù, è perfetto per lei, però il percorso forse è ancora un po’ troppo duro. Tuttavia quando lei è in forma, ha dei numeri e riesce a superare anche salite di 4-5 chilometri. Al Fiandre o all’Amstel specialmente non la vedrei male. Sicuramente fra qualche anno può puntare seriamente a tante classiche. Facendo le debite proporzioni, ricorda un po’ la Vos».

Coppia da seguire

Fra i tanti nomi usciti dall’intervista doppia Lazzaro-Borgato, quelli di Wollaston e Masetti sono stati tra i più citati. Non sono più U23, ma sono da considerare ancora come giovani in rampa di lancio e da seguire per le prossime stagioni.

«Mi fa molto piacere – termina Masetti – che i nostri due nomi siano saltati fuori e ci vedano come possibili sorprese per questa stagione. Personalmente mi sento completamente diversa ogni anno che passa. Mi accorgo che non sto saltando le tappe e sono riuscita a prendermi le mie soddisfazioni. Ad esempio Moolman ci dà tanti consigli. A me dice che bisogna lavorare per le compagne, ma anche sapersi giocare le proprie carte ed essere pronte quando capita. Mi alleno e faccio sacrifici ogni giorno per migliorare.

Gaia ed Ally si sono conosciute nel 2022, trascorrendo un mese assieme in una casa della squadra tra Fiandre e Vallonia
Gaia ed Ally si sono conosciute nel 2022, trascorrendo un mese assieme in una casa della squadra tra Fiandre e Vallonia

«Anche Ally è fatta così e vale lo stesso discorso. In Australia era contenta di poter lavorare per Sarah (Gigante, ndr) nella tappa di Willunga Hill, che poi ha vinto, conquistando anche la generale. Anche quel giorno abbiamo dato una bella dimostrazione di squadra. Sarah era rimasta dietro in un principio di ventagli. Metà di noi è rimasta davanti a spezzare i cambi, l’altra è andata a riportarla su. Ed Ally ha sfruttato la sua gran condizione in queste azioni. Ecco, spero che potremo confermare le parole di Lazzaro e Borgato».

Del Toro vince e stupisce, guidato da Marcato in ammiraglia

29.01.2024
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Sull’ammiraglia della UAE Team Emirates, al Tour Down Under, era seduto Marco Marcato. Il diesse ha seguito da dentro la prima corsa WorldTour stagionale, un appuntamento importante, per tirare le somme e trarre le conclusioni sull’inverno appena trascorso. In casa UAE Team Emirates la sorpresa è stata il giovane messicano Isaac Del Toro, fresco vincitore del Tour de l’Avenir. Nemmeno il tempo di capire che fosse arrivato nel WorldTour che ha messo le ruote davanti a tutti. 

«Purtroppo – racconta da casa Marcato mentre prepara le prossime trasferte – in Australia non era presente Jay Vine (vincitore della corsa nel 2023, ndr). Di conseguenza abbiamo ripiegato su una squadra a più punte. La sorpresa è stata Del Toro, che ha vinto una tappa ed è salito sul podio finale, conquistando il terzo posto. Il Tour Down Under ogni anno diventa sempre più importante e fare un risultato del genere fa ben sperare».

Per Del Toro e Morgado il Tour Down Under ha sancito il debutto nel WorldTour
Per Del Toro e Morgado il Tour Down Under ha sancito il debutto nel WorldTour

Aspettative contenute

La curiosità intorno al debutto di Del Toro era alta, se non altro per vedere come il vincitore dell’Avenir si sarebbe confrontato con i corridori di massimo livello. Non c’erano aspettative così alte, figuriamoci una vittoria. 

«Sia per Del Toro che per Morgado – racconta il diesse – era il debutto nel WorldTour. Sappiamo di che pasta sono fatti, ma di certo non avevamo aspettative troppo alte. C’era un punto di domanda sui loro nomi, il WorldTour è un mondo diverso con gare e atleti di massimo livello. L’idea era che Del Toro avrebbe avuto le sue opportunità, ma i punti di riferimento del team erano Ulissi e Fisher-Black».

Il primo successo

Poi però è successo che nella seconda tappa della corsa australiana l’ordine di arrivo sia stato dominato dal Del Toro. 

«La vittoria alla seconda tappa – conferma Marcato – è stata una sorpresa. Il ragazzo stava bene, lo aveva già dimostrato in ritiro, ma vincere è diverso. E’ stato bravo a cogliere l’occasione. In mattinata avevamo detto che se ci fosse stato un arrivo a ranghi ridotti lui avrebbe potuto anticipare la volata. C’era uno strappo impegnativo a un chilometro dall’arrivo e lo ha preso come trampolino di lancio. Ci aveva già impressionato, perché a meno 8 dal traguardo si era messo a tirare per chiudere sui fuggitivi, una volta rientrati ha trovato la forza di scattare».

Sulla salita di Willunga l’inesperienza porta alla perdita della maglia di leader
Sulla salita di Willunga l’inesperienza porta alla perdita della maglia di leader

Dall’ammiraglia

Una stoccata ad un chilometro dall’arrivo, cercata e anche programmata, in un certo senso. Anche se la gestione dall’ammiraglia non è stata semplice…

«In macchina – continua Marcato – non avevamo il video e la radio non dava informazioni complete. Per fortuna all’arrivo c’era uno schermo e Valerio Accardo ci aggiornava via telefono. Quando Del Toro è partito all’ultimo chilometro ci ha detto che sarebbe andato a vincere. Poi Accardo si è dovuto spostare per andare a raccogliere i corridori dopo il traguardo e non abbiamo avuto aggiornamenti. Dopo un paio di minuti radio corsa ha comunicato la vittoria di un corridore della UAE. Ci siamo sciolti in un’esultanza molto bella. Del Toro l’ho rivisto solo dopo il podio, mi ha raccontato della vittoria ma era incredulo, non si aspettava nemmeno lui un debutto così».

Un po’ di impazienza preclude a Del Toro la vittoria dell’ultima tappa, c’è tempo per imparare
Un po’ di impazienza preclude a Del Toro la vittoria dell’ultima tappa, c’è tempo per imparare

Insegnamenti e ambientamento

Il messicano ha poi colto il terzo posto finale al Tour Down Under, vincendo la classifica dei giovani. Si è mosso, ha fatto vedere tante cose ma con dei limiti di lettura della gara, cosa normale. Tutto fa parte del processo di crescita: vincere conta, ma anche la sconfitta insegna

«Si è messo in gioco – dice il diesse – ha provato ed è giusto così. Peccato perché in un paio di occasioni ha sprecato della buone chance. A Willunga, per esempio, era spesso fuori posizione e ha sprecato tante energie, cosa che ha pagato nella volata finale. Anche nell’ultima tappa ha fatto vedere buone cose, ma avrebbe dovuto pazientare di più, invece ha provato spesso a uscire di forza. E’ tutto giusto, mettersi in mostra e imparare dagli errori.

«In squadra si è ambientato bene – conclude Marcato – è un ragazzo intelligente che ascolta, elabora e mette in pratica. E’ rispettoso, chiede e impara dai più grandi, come da Ulissi che al Tour Down Under lo ha guidato bene. E’ partito forte, anche perché dopo il ritiro di dicembre è andato in Messico ad allenarsi. Si è allenato al caldo e questo lo ha aiutato nelle preparazione. Ora andrà a correre in Oman, senza fretta, di tempo per crescere ce n’è».

Plapp, primo vincitore 2024 con un pizzico di nostalgia

19.01.2024
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A Luke Plapp un primato non potrà toglierglielo più nessuno, anche se a causa di una caduta è stato costretto a ritirarsi dal Tour Down Uder. E’ stato lui il primo vincitore di questo 2024, essendosi aggiudicato lo scorso 4 gennaio il titolo nazionale australiano contro il tempo. Non pago di ciò, ha colto anche un clamoroso tris consecutivo nella prova su strada, bagnando così nel migliore dei modi il suo approdo alla Jayco AlUla. Cinque titoli nazionali non sono davvero poco per un corridore di appena 23 anni, autore di un profondo cambiamento nella sua carriera lasciando dopo tre anni i fasti della Ineos Grenadiers.

Plapp al traguardo del campionato nazionale, indicando con le dita i tre titoli consecutivi. Con lui Chris Harper
Plapp al traguardo del campionato nazionale, indicando con le dita i tre titoli consecutivi

La sua terza vittoria consecutiva ha smosso l’interesse dei media nazionali e non solo tanto che il team, alla vigilia della partenza del Tour Down Under, ha dovuto organizzare un incontro con la stampa ad Adelaide. Nel frattempo però, a dispetto della distanza siderale fra l’Italia e l’Australia, Plapp ha trovato il tempo per rispondere ad alcune domande in esclusiva, in modo da poterlo conoscere meglio e capire a che punto è della sua carriera.

Quanto è importante per te essere in un team come la Jayco-AlUla a forte impronta australiana?

E’ davvero speciale. Sento che è una squadra perfetta per me. Penso che mi capiscano come persona, sanno cosa significhi essere australiano. E sono decisamente super, super felice di far parte di questa squadra. La sensazione è quella di svegliarmi ogni mattina e andare a una gara con un grosso sorriso sul viso, per questo non vedo l’ora di affrontare già il prossimo viaggio con la squadra.

Dopo il titolo nazionale, Plapp è partito al Tour Down Under, ritirandosi dopo 3 tappe per una caduta
Dopo il titolo nazionale, Plapp è partito al Tour Down Under, ritirandosi dopo 3 tappe per una caduta
Che cosa ti hanno lasciato gli anni alla Ineos Grenadiers?

Penso che Ineos sia uno dei team più professionali e trasformare un corridore specializzato sulla pista in uno stradista è stato un passaggio fondamentale per me del quale sarò sempre grato al team britannico e ai suoi tecnici. Ho imparato tanto da gente del calibro di Thomas e Swift e penso di essere un ciclista migliore proprio grazie al tempo che ho trascorso lì. Ma ora è il momento per me di provare a sfruttare le mie opportunità, salire di livello.

Il cambio di squadra significa anche nuove responsabilità, avrai più chance di vittoria e posizioni da leader?

Sì, penso di avere molta più leadership in questa squadra, molte opportunità e spero che negli oltre quattro anni che sarò qui, potrò diventare un leader per i grandi Giri. E’ un cammino lungo, so di apparire molto ambizioso ma credo che in questo ambiente ho tutto a disposizione per dimostrare che valgo quest’affermazione.

Il corridore di Melbourne ha chiuso al 95° posto la Vuelta 2022, lavorando per Rodriguez e Carapaz
Il corridore di Melbourne ha chiuso al 95° posto la Vuelta 2022, lavorando per Rodriguez e Carapaz
A maggio esordirai al Giro d’Italia: lo ritieni più difficile della Vuelta completata nel 2022?

Quella spagnola è stata sicuramente la gara più dura della mia vita. Sono entrato nella prima settimana che ero molto sottotono, ma l’ho comunque conclusa mostrando di avere molta resilienza. Ho imparato tanto in quelle tre settimane del 2022, quindi spero di essere preparato per questo Giro, di essere nella migliore forma possibile e di lasciare davvero il segno nella gara. Penso di essere cresciuto molto da allora, di non essere più lo stesso Plapp. Quindi non vedo l’ora di affrontare il Giro e spero di avere molto più successo di quello che ho avuto in terra iberica.

Che ruolo assumerai?

Difficile dirlo ora che siamo a inizio stagione, vedremo come andrà evolvendosi e quali saranno alcuni obiettivi realistici. Per ora sono solo concentrato sull’arrivare lì nella migliore forma possibile e poi parleremo con la squadra e capiremo se si tratta di andare a caccia di tappe o poter recitare un ruolo più compiuto pensando alla classifica generale o magari di aiutare anche Ewan negli sprint. Solo il tempo potrà chiarire quali potranno essere i target nelle tre settimane italiane.

Il 23enne, qui nella conferenza stampa pre Tour Down Under, è stato 2° all’ultimo Uae Tour
Il 23enne, qui nella conferenza stampa pre Tour Down Under, è stato 2° all’ultimo Uae Tour
Che tipo di corridore ritieni di essere, più adatto alle corse a tappe o alle classiche?

Penso che la mia dimensione siano le gare a tappe di una settimana, dove posso sfruttare le mie qualità a cronometro e poter migliorare sempre più il mio rendimento in salita, in modo da poter emergere classifica generale.

Tu hai esperienza su pista: ci sono possibilità di vederti nel quartetto australiano per i Giochi Olimpici?

No, non farò parte della formazione australiana su pista ai Giochi Olimpici. Il gruppo è già stato costituito e i tecnici stanno lavorando su quello per Parigi. Mi dispiace, era un’opportunità ma dovendo fare una scelta è giusto che mi concentri sulla strada e sulla mia crescita in essa.

Il quartetto australiano bronzo a Tokyo 2020, con Plapp, O’Brien, Porter e Welsford
Il quartetto australiano bronzo a Tokyo 2020, con Plapp, O’Brien, Porter e Welsford
L’Australia ha una grande tradizione nel team pursuit ma negli ultimi anni ha perso qualche posizione: secondo te da che cosa dipende?

Penso che sia nel nostro sangue ed è ciò che facciamo quando cresciamo. Dietro i successi australiani al massimo livello c’è un enorme lavoro nelle categorie giovanili, la pista è una vera e propria scuola per noi, ci passiamo tutti. E’ sicuramente una mia passione e mi piace farne parte, essere stato nel quartetto di Tokyo è stato un grande onore e porterò quell’esperienza nel cuore. Mi spiace non essere più della partita: guarderò i ragazzi e farò il tifo per loro, con un pizzico di malinconia perché essere fra quei magnifici quattro è un po’ il sogno di tutti noi.

Ciclomercato, adesso passiamo in rassegna le big

18.01.2024
5 min
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Seconda parte dell’analisi del ciclomercato per la nuova stagione. Qui sono prese in esame alcune delle più grandi squadre a cominciare dalle due, Visma-Lease a Bike e Soudal QuickStep che per settimane hanno “rischiato” di fondersi, riducendo fortemente la forza lavoro nel nuovo eventuale sodalizio, sia a livello di corridori che di maestranze.

La cosa che emerge dall’analisi è il gran numero di neopro’, molti di coloro che si sono messi in luce nella passata stagione da under 23 ma anche da junior, seguendo così quella “moda” della ricerca del talento sempre più precoce che sta contraddistinguendo il ciclismo contemporaneo. Molti di loro partono già con grandi ambizioni, vedremo quanti riusciranno a emergere sin dalla loro prima stagione fra i grandi.

Per Foss, prima della chiamata alla Ineos, si era parlato addirittura di prematuro ritiro
Per Foss, prima della chiamata alla Ineos, si era parlato addirittura di prematuro ritiro

Ineos Grenadiers

Dopo un inverno alle prese con grandi sommovimenti societari, il team britannico ha smosso poco le acque nel ciclomercato, con appena 4 arrivi. Fra loro l’ex iridato a cronometro Tobias Foss e Oscar Rodriguez che vuole tornare lo specialista delle brevi corse a tappe che Astana e Movistar non hanno visto. Arriva anche il danese Storm, fondamentale per la vittoria del connazionale Philipsen al mondiale junior.

Intermarché Circus Wanty

La squadra belga mantiene nel complesso la sua impostazione con pochi cambi, 6 nuove entrate a fronte di 7 uscite. C’è molta curiosità per i due neopro’, il nostro Francesco Busatto e quell’Alexy Faure-Prost secondo al Valle d’Aosta e 5° al Giro Next Gen. Arriva anche Kevin Colleoni, in cerca di maggiori spazi rispetto a quelli avuti alla Jayco.

Per Milan dopo il bronzo europeo nel quartetto la stagione su strada inizierà a fine mese
Per Milan dopo il bronzo europeo nel quartetto la stagione su strada inizierà a fine mese

Lidl-Trek

Quella della formazione americana nel ciclomercato è una rivoluzione, con 10 new entry tra cui spiccano Tao Geoghegan Hart sul quale il team conta molto nei grandi giri; Jonathan Milan punta per le vittorie di tappa ma non solo; Patrick Konrad e Sam Oomen uomini pesanti nella strategia per le gare a tappe e italiani di spessore come Bagioli, da seguire nelle classiche, Consonni, uomo da sprint e Felline, pronto a una seconda giovinezza.

Movistar

Anche per la formazione spagnola ci sono 10 entrate e stupisce il fatto che molte non siano nazionali. Arriva il francese Cavagna, punta per le cronometro ma anche un nugolo di italiani con Cimolai, Formolo, l’iridato U23 a cronometro Milesi e Moro. Vedremo poi che ruolo saprà ritagliarsi Quintana dopo aver perso un anno per squalifica.

Lamperti con 9 vittorie nel 2023 si è guadagnato una grande chance alla Soudal
Lamperti con 9 vittorie nel 2023 si è guadagnato una grande chance alla Soudal

Soudal QuickStep

Scongiurata la fusione con la Jumbo Visma, la squadra si è mossa un po’ tardi sul ciclomercato trovando due corridori in cerca di rilancio come Landa e Moscon e puntando poi su molti giovani, come Huby trionfatore alla Corsa della Pace, l’americano Lamperti con ben 8 vittorie nel 2023, William Junior Lecerf che in Belgio considerano l’ennesimo talento precoce del proprio movimento.

Team Dsm-Firmenich PostNL

Ennesima squadra con la regola dei 10 nuovi ingressi. Fra questi spicca innanzitutto Fabio Jakobsen, stella delle volate pronto a riempire il carniere del team e molte altre nuove entrate come Roosen e Van Den Berg sembrano state scelte per supportarlo. A Barguil e Leemreize invece il compito di mettersi in luce nelle gare a tappe a supporto di Bardet.

Ewan con la nuova maglia della Jayco AlUla, per l’australiano un ritorno a casa
Ewan con la nuova maglia della Jayco AlUla, per l’australiano un ritorno a casa

Team Jayco AlUla

Pochi innesti ma pesanti per la squadra australiana che ha iniziato subito alla grande con i due titoli nazionali di Luke Plapp. Alla Jayco arriva anche Caleb Ewan in cerca di un importante rilancio, come anche lo svizzero Schmid che rispetto alla Soudal potrebbe trovare più considerazione. Grande curiosità anche per l’arrivo di due neopro che hanno fatto molto bene nelle categorie giovanili come De Pretto e il danese Foldager.

Visma-Lease a Bike

Cambiamento profondo nel team dopo la magica tripletta nei grandi giri, con la partenza di Roglic cambiano le strategie. Arrivano Uijtdebroeks dopo un travagliato rapporto con la Bora, anche lui per maturare come specialista delle corse a tappe e Jorgenson, da promuovere a luogotenente di Vingegaard. Da seguire la crescita dei giovani norvegesi Hagenes e Staune-Mittet come anche del britannico Tulett.

Isaac Del Toro ha bagnato subito il suo esordio tra i pro’ con una vittoria al Tour Down Under
Isaac Del Toro ha bagnato subito il suo esordio tra i pro’ con una vittoria al Tour Down Under

Uae Team Emirates

Sette acquisti nel ciclomercato per la squadra di Pogacar, improntati soprattutto a sviluppare alternative future allo sloveno. In tal senso vanno interpretati gli approdi dei giovani Morgado e Del Toro, convincenti nelle corse a tappe ma da seguire anche lo svizzero Christen, già inglobato dallo scorso agosto. Più vicini a Pogacar invece gli acquisti di Politt e Sivakov, mentre c’è molta curiosità su come si potrà lavorare su Baroncini.

Buratti il primo inverno con la Bahrain e l’esordio al Down Under

17.01.2024
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Nicolò Buratti risponde al telefono mentre si trova dall’altra parte del mondo, in Australia. Ieri è iniziato il Tour Down Under, la nostra chiamata, però, risale alla vigilia della prima corsa WorldTour della stagione. Appena Buratti alza la cornetta va in scena un simpatico siparietto: «Buonasera» ci dice lui. Noi con un sorriso gli rispondiamo «Buongiorno» facendogli notare che la giornata in Italia è appena cominciata. Battute a parte il discorso passa subito alla stagione che sta per iniziare, la prima iniziata fin da subito nelle fila della Bahrain Victorious

«Sto bene – ci racconta Buratti – siamo venuti ad Adelaide presto, il 2 gennaio. Ci siamo presi due settimane per adattarci al clima e al fuso orario. Abbiamo assaggiato la competizione al Criterium del 12 gennaio e finalmente inizia la stagione. Dico “finalmente” perché sono due settimane che stiamo qui e non vedevo l’ora di iniziare».

L’inverno 2023 è stato il primo in maglia Bahrain per Buratti, dopo il suo arrivo nel team ad aprile dello stesso anno
L’inverno 2023 è stato il primo in maglia Bahrain per Buratti, dopo il suo arrivo nel team ad aprile dello stesso anno

Clima australiano

«Ero già stato in Australia per i mondiali – dice Buratti – ma era differente. Si trattava di una corsa in linea e tutto era più caotico. In questi giorni mi sono goduto di più l’ambiente: il mare, il caldo e tutto quello che c’è. Passare dal freddo di casa ai 30-35 gradi non è male, pedalare in pantaloncini è una bella goduria. Siamo andati a fare un bagno nell’Oceano, abbiamo visitato una riserva naturale dove abbiamo visto canguri e altri animali tipici. Anche i paesaggi sono particolari e belli. Adelaide è una grande città, ma a misura di ciclista, in più a una decina di chilometri fuori dal centro ci sono colline e paesaggi molto belli dove pedalare».

Nelle due settimane passate in Australia prima del Down Under è stato sfruttato anche per vivere il territorio
Nelle due settimane passate in Australia prima del Down Under è stato sfruttato anche per vivere il territorio
Hai finito la stagione tardi, in Giappone, e già riparti… 

Vero, ma ho staccato il giusto, per due settimane. Poi piano piano ho rincominciato, in modo tale da arrivare preparato al ritiro di dicembre. Il Tour Down Under non era nei piani, facevo parte delle riserve, ma una volta in ritiro mi hanno avvisato che avrei corso. Non c’è stato troppo preavviso ma sono soddisfatto di come sto. 

La preparazione è cambiata?

Chiaramente è stata modificata in relazione a questo appuntamento. Ora sarei dovuto essere al ritiro in Spagna, ma essere qui non mi dispiace, anzi. Per essere pronto alla gara ho alzato un po’ i ritmi in allenamento, aumentando il carico di lavoro. 

Che inverno è stato, visto che era il primo in maglia Bahrain…

Buono, a dicembre abbiamo lavorato bene. Conoscevo tutti, avendo fatto tre quarti di stagione con la Bahrain nel 2023. Però partire da zero è un’altra cosa. A livello di allenamenti ho aumentato le ore rispetto allo scorso inverno. Per essere pronto al Tour Down Under ho fatto più intensità in un periodo nel quale non ero abituato. 

Una pedalata al mare in pantaloncini e maglietta, mentre in Italia le temperature sono vicine agli 0 gradi
Una pedalata al mare in pantaloncini e maglietta, mentre in Italia le temperature sono vicine agli 0 gradi
Com’è stato?

Non mi sono trovato male, non ero abituato e quindi facevo molta più fatica anche a wattaggi bassi. Poi mi sono adattato e mi sento bene, pronto. 

Meglio essere in corsa o al ritiro?

All’inizio ero preoccupato nel venire qui senza troppo preavviso, la notizia è arrivata velocemente e avevo paura mi precludesse un po’ i prossimi impegni. Invece devo dire che sono sereno. Sono qui al caldo, corro e la cosa non mi dispiace affatto. 

Sul braccio sinistro i segni della caduta di Buratti durante la prima tappa del Tour Down Under
Sul braccio sinistro i segni della caduta di Buratti durante la prima tappa del Tour Down Under
Che aspettative hai per il Tour Down Under?

So che la condizione non sarà al 100 per cento, ma non sono preoccupato. Dovrò stringere i denti, consapevole che non punterò a risultati particolari. La corsa è impegnativa, è un categoria WorldTour. Si andrà forte, ma le distanze sono contenute: si rimane intorno ai 140 chilometri per tappa. Sforzi da 3 ore o 3 ore e mezza. 

La gamba com’era dopo il Criterium?

Buona, per quel che può valere una gara di un’ora. Siamo andati a tutta e sono soddisfatto di come ho risposto. Ora tocca pedalare e guardare avanti, il 2024 è appena iniziato.

P.S. Durante la prima tappa del Tour Down Under, Buratti è stato vittima di una caduta negli ultimi 10 chilometri. «Una scivolata in discesa – ci ha detto – ho qualche escoriazione e un po’ di botte ma nulla di grave. Lo possiamo definire un incidente del mestiere (dice ridendo, ndr). E’ stata una prima tappa molto calda, con media di 40 gradi e massime di 45. Questo ha reso il tutto più difficile, i ritmi non sono stati elevati, ma il caldo ha comunque inciso sulla fatica».

Come si prepara una stagione senza grandi Giri?

11.01.2024
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Samuele Battistella (foto Instagram in apertura) è pronto a mordere l’asfalto torrido dell’Australia, per il quale serve un adattamento specifico. Il corridore dell’Astana vuole riprendere il feeling con la vittoria e tanto passerà dai suoi obiettivi della stagione. Battistella stesso in una nostra precedente intervista ha usato parole molto chiare. 

«Non credo di fare grandi Giri – ha detto – ma mi concentrerò solo ed esclusivamente su gare di un giorno e brevi corse a tappe. Ho visto che con i mostri sacri che ci sono, anche andare in fuga e fare risultato è sempre meno possibile. In questo modo, senza partire con la classica preparazione per il Giro d’Italia, eviterò di sacrificare delle corse di primavera che si fanno nel periodo dell’altura». 

Battistella avrà come primo obiettivo di stagione la campagna delle Ardenne
Battistella avrà come primo obiettivo di stagione la campagna delle Ardenne

Tre macrocicli

Come si prepara, nello specifico, una stagione senza grandi corse a tappe? Cosa varia nella preparazione? Nella gestione della condizione e nella cura dei dettagli? Di tutto questo parliamo con il suo preparatore: Maurizio Mazzoleni, che si trova in Spagna per il secondo training campo dell’Astana Qazaqstan Team

«A livello generale – ci dice il preparatore – si modificano i macrocicli. Quando si corrono uno o due grandi Giri si fanno due macrocicli di lavoro. Con una fase di recupero tra l’uno e l’altro. Per quelli che sono gli obiettivi di Battistella nel 2024, quindi senza grandi Giri all’orizzonte, cambiano delle cose. I macrocicli saranno tre: uno che parte dall’Australia e termina con le Ardenne. Il secondo con il focus del Giro di Svizzera e del campionato italiano ed il terzo previsto per settembre».

Battistella passerà comunque dal Giro di Svizzera, tappa fondamentale del suo cammino
Battistella passerà comunque dal Giro di Svizzera, tappa fondamentale del suo cammino
Tante corse a tappe di una settimana o corse di un giorno…

Servono per far crescere la condizione. Battistella dopo il Tour Down Under andrà all’Algarve e poi alla Parigi-Nizza. Da lì si fermerà per andare in altura e preparare le Ardenne. Successivamente faremo una fase di recupero, a maggio saremo ancora in altura per preparare Svizzera e campionato italiano. Samuele è segnato come riserva al Tour de France, quindi fare il Giro di Svizzera è utile qualora dovesse essere chiamato in causa. 

Poi come prosegue la stagione?

Finito il campionato italiano, ci sarà la fase più lunga di recupero, per poi iniziare il terzo ed ultimo macrociclo di lavoro. In quel caso prepareremo al meglio il finale di stagione: tra settembre e ottobre. 

Nello specifico in che modo si lavora senza l’obiettivo di un grande Giro?

La differenza vera e propria sta nei microcicli dove si tende a privilegiare l’intensità prestativa e la freschezza, così da poter fare tanti lavori specifici. Si faranno meno triplette (tre giorni di carico, ndr) ma si faranno due giorni di allenamento intensi intervallati da un recupero. 

I periodi di altura saranno più intensi e dedicati a lavori di qualità (foto Instagram)
I periodi di altura saranno più intensi e dedicati a lavori di qualità (foto Instagram)
Che differenza ci sarà per Battistella?

Quando ha fatto i grandi Giri, andava a caccia di tappe oppure era a supporto del leader. In questi casi si lavora nelle settimane prima della corsa cercando la condizione. Si fanno gare minori come Tour of the Alps o Svizzera per definire la condizione, lasciando comunque un margine di crescita. Per obiettivi secchi come le Ardenne si fanno blocchi di lavoro più intensi e si passa da gare di avvicinamento come Giro di Sicilia o Paesi Baschi. Il prima non cambia, l’obiettivo sì.

Serve maggior freschezza per essere competitivi…

Le quattro o cinque settimane alla fine dell’altura non avranno uno sforzo unico, ma più gare singole. Le tipologie di allenamento fatte in precedenza, quindi, variano. Faremo lavori più intensi e intervallati e tanto dietro motore. 

La stagione si concluderà a ottobre dopo il terzo e ultimo macrociclo di preparazione
La stagione si concluderà a ottobre dopo il terzo e ultimo macrociclo di preparazione
Il recupero come viene gestito?

La fase di recupero è più corta, abbiamo bisogno di meno tempo. Una settimana di scarico e poi si comincia a costruire la condizione. 

E l’altura?

Faremo due o tre periodi. La prima in preparazione alle Ardenne, la seconda pre Svizzera. Se Battistella, come previsto, non dovesse fare il Tour de France, faremo una terza altura a luglio. Ma la gestiremo diversamente: sarà un’altura di recupero, senza lavori specifici. 

La seconda vita di Gazzoli, forgiato dall’anno più duro

05.01.2024
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ALTEA (Spagna) – Tre vittorie in 25 gare: la prima appena al secondo giorno in Norvegia. Il 2023 di Michele Gazzoli è iniziato al rientro dalla squalifica e si è concluso il 15 ottobre in Turchia, con l’indicazione di ciò che va migliorato e la conferma del buono che la pausa non è riuscita a spegnere. L’indole del vincente è tutta lì e sarà presto in viaggio verso l’Australia, dove troverà pane per i suoi denti e certo più di una volata. Il bresciano (foto Astana Qazaqstan Team in apertura) ha il tono pacato, ma una grande irrequietudine nel fondo degli occhi, probabilmente per la voglia di far sparire le ultime cicatrici di una storia difficile. Ritrovare la calma sarà la prima conquista.

Gazzoli è rientrato in corsa il 17 agosto in Norvegia. Il giorno dopo è arrivata la vittoria ad Hammerfest
Gazzoli è rientrato in corsa il 17 agosto in Norvegia. Il giorno dopo è arrivata la vittoria ad Hammerfest
L’anno scorso hai iniziato da metà stagione, senza ritiro né altro. E’ stato diverso quest’anno?

Finalmente, direi. Quando si è tutti insieme, si ha un feeling diverso. L’atmosfera del ritiro mi era mancata. Eppure su quel periodo lontano dal ciclismo faccio pensieri diversi rispetto a quello che la gente immagina. Mi hanno chiesto spesso che cosa abbia perso in quei mesi. Io dico che invece mi sono serviti per rinforzare me stesso.

Spiegati meglio.

Fare un anno fuori, dopo quella brutta cosa che è successa, mi ha insegnato a prendere i problemi come un’opportunità. Alla fine mi ha forgiato sotto tutti i punti di vista, quindi secondo me più che aver perso, ho guadagnato il qualcosa che mi serviva per salire lo scalino in più.

C’è stato il momento del clic oppure è venuto come somma di esperienze?

E’ difficile dirlo. E’ stato un percorso, l’ho seguito, sono maturato. Diciamo che subito qualcosa scatta, è inevitabile. Una cosa grossa come quella che ho vissuto influisce su se stessi, su tutto. Non tutti i mali vengono per nuocere e io l’ho capito veramente quest’anno.

Gazzoli è passato professionista nel 2022 con l’Astana ed è stato fermato per un anno fino al 9 agosto
Gazzoli è passato professionista nel 2022 con l’Astana ed è stato fermato per un anno fino al 9 agosto
Questo è Gazzoli uomo, invece Gazzoli corridore a che punto è?

Al momento sono all’80 per cento di quel che potrei essere, sono molto contento della mia condizione. Sono arrivato in ritiro abbastanza allenato, ma non troppo. In Spagna ho trovato subito un buon ambiente, un buon gruppo di allenamento e belle sensazioni. Anche i direttori si sono detti contenti della mia condizione. Sapevo di dovermi fare trovare pronto, perché l’Australia arriva subito.

Non sei un velocista, ma sei veloce. Cavendish è il più veloce di tutti, hai capito qualcosa allenandoti con lui?

Solo qualcosa? Bisognerebbe rubargli il modo in cui fa… tutto. Da quando si sveglia la mattina a quando va a dormire la sera. Cavendish è veramente un gran compagno, un grande amico che ho conosciuto in Turchia, quando in teoria per lui erano le ultime corse della carriera. C’è stato subito un buon feeling e sono ovviamente orgoglioso di correre con lui. Probabilmente sono le stesse parole dette anche dagli altri, comunque Mark è tutta un’altra cosa.

Da cosa si capisce che è un campione?

Dalla sua classe. Mark ha proprio il mood da supereroe: si può usare questo termine? Alla fine, quello che fa sembra tutto giusto, bisogna solo imparare.

Gazzoli racconta di aver stretto un buon rapporto con Cavendish lo scorso anno in Turchia
Gazzoli racconta di aver stretto un buon rapporto con Cavendish lo scorso anno in Turchia
Che cosa vuoi per Gazzoli da questa stagione?

Sicuramente ho obiettivi grandi, medi, piccoli, pur essendo consapevole che sono giovane e devo crescere (Gazzoli è del 1999, compirà 25 anni il 4 marzo, ndr). Sono in Astana da due anni e mezzo. Ho sbagliato tanto e ho imparato tanto, quindi ho davanti un buon percorso di crescita con obiettivi ben definiti. Uno di questi è partire forte dal Tour Down Under, sempre però restando con i piedi per terra. Non mi tirerò indietro se ci sarà la possibilità, questo è sicuro. La voglia di alzare le braccia c’è sempre stata e sempre ci sarà.

Con l’arrivo di Vasil Anastopoulos, l’allenatore greco, la tua preparazione è cambiata?

Ha portato un po’ di scuola Quick Step, chiamiamola così,  una metodologia di allenamento un po’ differente. Sulla carta sembra di fare meno, ma alla fine i lavori sono sempre quelli. Cambiano intensità e volume. Si lavora un po’ più sulla soglia e un po’ più in zona 2 sull’endurance. Mi sto allenando così da quest’anno e sembra davvero la risposta al nuovo modo di fare ciclismo.

Che cosa intendi?

Il ciclismo non è più quello di pochi anni fa, senza nulla togliere a quei corridori. L’approccio alla corsa è differente, lo si vede anche in televisione. La gara inizia a 100 chilometri dall’arrivo, mentre quando sono passato alla Kometa continental nel 2018 e ho partecipato alla Valenciana con i pro’, c’era un atteggiamento completamente diverso. Andavi regolare fino agli ultimi 20, 30 chilometri e lì iniziava la gara. Oggi invece a 100 chilometri può scattare il campione di turno e decidere la corsa.

La volata dell’ultima tappa alla Arctic Race dimostra che Gazzoli tiene in salita, ma è costata la vittoria finale a Scaroni
La volata dell’ultima tappa alla Arctic Race dimostra che Gazzoli tiene in salita, ma è costata la vittoria finale a Scaroni
Non sei un velocista, come ti vedresti nelle classiche del pavé?

Non sono un velocista e l’ultima tappa dell’Arctic Race of Norway, con una salita di 4-5 chilometri tutta a gradoni, lo ha dimostrato (a quanto abbiamo saputo, quel giorno la squadra avrebbe dovuto sostenere Scaroni perché con l’abbuono avrebbe vinto la classifica, invece la volata di Gazzoli avrebbe fatto saltare il piano, ndr). Al Nord mi vedo bene, tanto che quest’anno ho in programma di fare tutte le classiche principali, a partire da Gand, Fiandre e Roubaix. L’obiettivo è fare una buona campagna con tutta la squadra, perché con gli uomini che abbiamo, possiamo dire la nostra. Da Ballerini, che ha un’esperienza esagerata, ho solo da imparare. Ormai quelle strade le conosco e quest’anno avremo le nuove ruote Vision che mi hanno stupito. Anche lì, il mondo cambia in fretta. Da strette e larghe siamo passati ai cerchi più alti. Il ciclismo va veloce, si vede da ogni cosa…

Si apre la caccia ai punti: Battistella debutta in Australia

02.01.2024
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E’ quasi tempo di tirar fuori la valigia. Il 9 gennaio si parte per l’Australia e anche per Samuele Battistella il nuovo anno prenderà il via, con quel filo di malinconia che certamente accoglierà il gruppo dopo l’assurda morte di Melissa Hoskins. Il veneto fa parte del gruppetto di italiani dell’Astana Qazaqstan Team in cerca di riscatto e mandati per questo agli antipodi. Fatta eccezione per Velasco, a ben vedere, tutti gli altri hanno alle spalle stagioni sfortunate da dimenticare.

«E’ stato un inverno tosto – dice – perché avendo finito la stagione tardi, sapere di cominciare dall’Australia non è stata proprio una bella notizia. Però mi sto preparando bene, voglio arrivarci come si deve. Avevo già fatto il Tour Down Under nel 2020 e poco dopo il nostro ritorno, chiusero tutto per il Covid e ce ne andammo in vacanze forzate. Da come mi hanno detto, il modo di correre è cambiato rispetto a quando l’ho fatta io, anche se sperare che non si vada a tutta sembra quasi irrealistico».

Samuele Battistella è nato nel 1998 a Catelfranco Veneto. E’ pro’ dal 2020, è alto 1,80 per 67 chili (foto Astana)
Samuele Battistella è nato nel 1998 a Catelfranco Veneto. E’ pro’ dal 2020, è alto 1,80 per 67 chili (foto Astana)

La serie degli intoppi

Il suo palmares, citando come d’abitudine il mondiale U23 del 2019, vede la vittoria alla Veneto Classic del 2021 (chiusa quest’anno al 6° posto) e due secondi posti alla Vuelta dell’anno successivo. Il 2023 è stato avaro di soddisfazioni, tolto un paio di podi a inizio stagione. C’è bisogno di risalire la china.

«Sicuramente – dice Battistella – la cosa più importante del professionismo è la costanza. Il modo migliore per andare in forma e fare risultati è avere dei periodi senza nessun problema. So che è difficile, a me ne sono capitati molti e questo rende tutto più difficile. Gli intoppi dipendono da tante cose, basta anche che venga fatta una variazione del calendario. Ti ritrovi a correre in un momento in cui dovresti allenarti ed è probabile che ti succeda qualcosa. La squadra mi ha sempre appoggiato, ma certe cose capitano. In questi anni ho fatto dei bei risultati, ma potevo fare molto meglio e cercherò di recuperare quest’anno».

Al Giro di Svizzera, all’indomani della morte di Mader, parlando con Van Aert
Al Giro di Svizzera, all’indomani della morte di Mader, parlando con Van Aert

Sempre per vincere

Probabilmente ci sono corridori che possono permettersi di ragionare in modo ambizioso e altri che farebbero bene a restare con i piedi per terra. Però a volte si ha la sensazione che la necessità di programmare e definire tutto secondo numeri e schemi li distragga dalla voglia di fare sempre risultato. Per questo aver sentito pochi giorni fa il proclama di Ayuso, che cercherà la vittoria in ogni corsa del 2024 è sembrato un gran bel modo di ragionare.

«Quest’anno non penso a obiettivi precisi – sorride Battistella – in ogni gara cui andrò cercherò di fare il meglio possibile, se possibile di vincere. Cercherò veramente di vincere il più possibile quest’anno perché è da un po’ che non ci riesco e questo sta cominciando a darmi fastidio. La cattiveria c’è sempre, l’indole vincente viene a sé, ma è innegabile che dopo tanto tempo senza alzare le braccia, qualcosa perdi. Anche solo in termini di fiducia».

Questa la colorazione della sua Wilier Filante SLR: l’azienda veneta ha fornito diverse livree per la squadra (foto Astana Qazaqstan Team)
Questa la colorazione della sua Wilier Filante SLR: l’azienda veneta ha fornito diverse livree per la squadra (foto Astana Qazaqstan Team)

Nessun grande Giro

Il ragionamento porta dritto a un programma che ricorda quello di Diego Ulissi: nessun grande Giro e solo corse in cui sia possibile fare risultati e punti, per una Astana che non naviga in acque calme della classifica e si sta aggrappando a Cavendish per il suo record, ma deve anche pescare fra i suoi uomini chi sia capace di fare punti in abbondanza.

«Ho fatto in avvio più lavori rispetto all’anno scorso – spiega Battistella – cercando di rientrare prima nella fatica delle corse, anche per abituare la gamba. Mi sarei comunque fermato meno del solito, perché la pausa troppo lunga rende più complicato rientrare nel peso forma. Ma la stagione non deve finire in Australia, per cui ho lavorato per arrivarci bene, ma di sicuro non sarà l’obiettivo principale. Non credo di fare grandi Giri, ma mi concentrerò solo ed esclusivamente su gare di un giorno e brevi corse a tappe. Ho visto che con i mostri sacri che ci sono, anche andare in fuga e fare risultato è sempre meno possibile. In questo modo, senza partire con la classica preparazione per il Giro d’Italia, eviterò di sacrificare delle corse di primavera che si fanno nel periodo dell’altura.

«Preferisco correre, la Liegi è la mia corsa preferita. In altura ci andrò prima delle classiche e poi prima del campionato italiani e durante il Tour de France. Un’altra infine la farò per il finale di stagione che è zeppo di gare italiane di un giorno. Sono sicuro che prima o poi tutto il lavoro che sto facendo verrà ripagato. Ne sono convinto».