E’ quasi tempo di tirar fuori la valigia. Il 9 gennaio si parte per l’Australia e anche per Samuele Battistella il nuovo anno prenderà il via, con quel filo di malinconia che certamente accoglierà il gruppo dopo l’assurda morte di Melissa Hoskins. Il veneto fa parte del gruppetto di italiani dell’Astana Qazaqstan Team in cerca di riscatto e mandati per questo agli antipodi. Fatta eccezione per Velasco, a ben vedere, tutti gli altri hanno alle spalle stagioni sfortunate da dimenticare.
«E’ stato un inverno tosto – dice – perché avendo finito la stagione tardi, sapere di cominciare dall’Australia non è stata proprio una bella notizia. Però mi sto preparando bene, voglio arrivarci come si deve. Avevo già fatto il Tour Down Under nel 2020 e poco dopo il nostro ritorno, chiusero tutto per il Covid e ce ne andammo in vacanze forzate. Da come mi hanno detto, il modo di correre è cambiato rispetto a quando l’ho fatta io, anche se sperare che non si vada a tutta sembra quasi irrealistico».
La serie degli intoppi
Il suo palmares, citando come d’abitudine il mondiale U23 del 2019, vede la vittoria alla Veneto Classic del 2021 (chiusa quest’anno al 6° posto) e due secondi posti alla Vuelta dell’anno successivo. Il 2023 è stato avaro di soddisfazioni, tolto un paio di podi a inizio stagione. C’è bisogno di risalire la china.
«Sicuramente – dice Battistella – la cosa più importante del professionismo è la costanza. Il modo migliore per andare in forma e fare risultati è avere dei periodi senza nessun problema. So che è difficile, a me ne sono capitati molti e questo rende tutto più difficile. Gli intoppi dipendono da tante cose, basta anche che venga fatta una variazione del calendario. Ti ritrovi a correre in un momento in cui dovresti allenarti ed è probabile che ti succeda qualcosa. La squadra mi ha sempre appoggiato, ma certe cose capitano. In questi anni ho fatto dei bei risultati, ma potevo fare molto meglio e cercherò di recuperare quest’anno».
Sempre per vincere
Probabilmente ci sono corridori che possono permettersi di ragionare in modo ambizioso e altri che farebbero bene a restare con i piedi per terra. Però a volte si ha la sensazione che la necessità di programmare e definire tutto secondo numeri e schemi li distragga dalla voglia di fare sempre risultato. Per questo aver sentito pochi giorni fa il proclama di Ayuso, che cercherà la vittoria in ogni corsa del 2024 è sembrato un gran bel modo di ragionare.
«Quest’anno non penso a obiettivi precisi – sorride Battistella – in ogni gara cui andrò cercherò di fare il meglio possibile, se possibile di vincere. Cercherò veramente di vincere il più possibile quest’anno perché è da un po’ che non ci riesco e questo sta cominciando a darmi fastidio. La cattiveria c’è sempre, l’indole vincente viene a sé, ma è innegabile che dopo tanto tempo senza alzare le braccia, qualcosa perdi. Anche solo in termini di fiducia».
Nessun grande Giro
Il ragionamento porta dritto a un programma che ricorda quello di Diego Ulissi: nessun grande Giro e solo corse in cui sia possibile fare risultati e punti, per una Astana che non naviga in acque calme della classifica e si sta aggrappando a Cavendish per il suo record, ma deve anche pescare fra i suoi uomini chi sia capace di fare punti in abbondanza.
«Ho fatto in avvio più lavori rispetto all’anno scorso – spiega Battistella – cercando di rientrare prima nella fatica delle corse, anche per abituare la gamba. Mi sarei comunque fermato meno del solito, perché la pausa troppo lunga rende più complicato rientrare nel peso forma. Ma la stagione non deve finire in Australia, per cui ho lavorato per arrivarci bene, ma di sicuro non sarà l’obiettivo principale. Non credo di fare grandi Giri, ma mi concentrerò solo ed esclusivamente su gare di un giorno e brevi corse a tappe. Ho visto che con i mostri sacri che ci sono, anche andare in fuga e fare risultato è sempre meno possibile. In questo modo, senza partire con la classica preparazione per il Giro d’Italia, eviterò di sacrificare delle corse di primavera che si fanno nel periodo dell’altura.
«Preferisco correre, la Liegi è la mia corsa preferita. In altura ci andrò prima delle classiche e poi prima del campionato italiani e durante il Tour de France. Un’altra infine la farò per il finale di stagione che è zeppo di gare italiane di un giorno. Sono sicuro che prima o poi tutto il lavoro che sto facendo verrà ripagato. Ne sono convinto».