MET Trenta 3K Mips AIR Carbon, top di gamma per Pogacar

25.02.2022
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MET Trenta 3K Mips AIR Carbon è il casco più utilizzato dal Team UAE Emirates in quanto è particolarmente polivalente. Vincitore del Tour de France e delle classiche monumento Liège-Bastogne-Liège e Il Lombardia è anche il casco reso iconico dal simpatico ciuffo del campione Tadej Pogacar. 

Progettato per mantenere la testa fresca e risparmiare energia ad ogni pedalata, è il casco da ciclismo su strada più avanzato realizzato da Met. Ora aggiornato con l’aggiunta di Mips AIR, il sistema di gestione della rotazione più leggero e innovativo, disponibile sul mercato.

Il deflettore posteriore permette di estrarre efficacemente l’aria
Il deflettore posteriore permette di estrarre efficacemente l’aria

Linea aerodinamica

Perché sia un casco top di gamma, ogni aspetto deve essere curato nei dettagli. Una caratteristica imprescindibile è la linea aerodinamica. Scopriamo la struttura partendo dalla parte anteriore. Sviluppato originariamente da NACA, un precursore della NASA, la posizione di questa presa d’aria ha un effetto rinfrescante. Sfruttando la potenza dell’effetto Venturi, lo sfiato spinge fuori l’aria calda dall’interno del casco attraverso scarichi appositamente posizionati. Ciò garantisce un flusso d’aria costante attraverso il casco, senza catturare il vento e creare resistenza. 

La parte posteriore è dotata di un deflettore piatto inclinato di 25°, che consente di includere due ampi scarichi che ottimizzano il flusso d’aria quando si è alle alte velocità. La coda Kamm a basso profilo del casco ha uno scopo aerodinamico. Funziona in sinergia con lo sfiato anteriore NACA e il deflettore posteriore per guidare efficacemente il flusso d’aria. Il tutto è stato sviluppato attraverso test specifici nella galleria del vento nel laboratorio NEWTON di Milano.

Leggero e avanzato, Il sistema MIPS è integrato nell’imbottitura
Leggero e avanzato, Il sistema MIPS è integrato nell’imbottitura

Protezione premium

Il lato sicurezza del casco è un aspetto fondante della qualità del prodotto. Met ha deciso di potenziare il suo Trenta 3K aggiungendo Mips AIR. Infatti il più leggero e avanzato sistema di gestione della rotazione è integrato nell’imbottitura. Questo sistema è stato appositamente sviluppato e progettato per ridurre le energie rotazionali trasferite alla testa durante specifici impatti angolari

Il team di ricerca di Met ha dato alla luce un vero e proprio gioiello sotto l’aspetto costruttivo. Per lo sviluppo è stato sfruttato il modulo elastico del carbonio che ha consentito di ridurre la densità della schiuma EPS del 20%, senza influire sulla capacità del casco di assorbire energia. Il risultato è un guscio leggero ma con prestazioni migliori che stabilisce un nuovo standard per il design del casco ventilato. 

A completare l’intelligenza costruttiva di questo modello sono le porte per occhiali da sole dedicate con impugnature gommate.

Specifiche e prezzo

Il peso è un altro pregio del Met Trenta 3K Mips Carbon, l’asticella infatti si ferma a 225 grammi (tg M).19 prese d’aria e un sistema di canalizzazione dell’aria interna per migliorare la ventilazione e il comfort. Cinghie Air Lite con divisorio regolabile per massimizzare l’aerodinamica e il comfort. Decalcomanie posteriori riflettenti per migliorare la visibilità in condizioni di scarsa illuminazione. 

La calotta è in policarbonato stampato con fodera in EPS.  Il sistema MET Safe-T Orbital Fit cintura la testa a 360° con regolazioni verticali e occipitali. Le taglie disponibili sono: S (52-56 cm), M (56-58 cm), L (58-61 cm). I colori selezionabili sono: bianco e argento metallizzato, grigio iridescente, nero, nero e blu metallizzato, nero e rosso metallizzato. Il prezzo consultabile sul sito è di 230 euro. 

Met

Marc Soler alla UAE per sposare il progetto Pogacar

24.01.2022
3 min
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Dopo sette stagioni corse nel Movistar Team si è chiusa l’esperienza di Marc Soler con la squadra spagnola. Il corridore catalano, nato ad una cinquantina di chilometri da Barcellona, inizia la sua nuova avventura nel UAE Team Emirates (foto apertura Fizza). Sarà il fido scudiero di Tadej Pogacar al Tour de France ed alla Vuelta di Spagna, i due grandi Giri su cui punterà il giovane talento sloveno.

L’ultima vittoria di Soler risale alla terza tappa del Giro di Romandia la scorsa stagione
L’ultima vittoria di Soler risale alla terza tappa del Giro di Romandia la scorsa stagione

Un’accoglienza calorosa

Marc Soler, 28 anni compiuti due mesi fa, si lancia in una nuova sfida in un team ambizioso, esigente e che vuole rimanere per molti anni al top. Marc prenderà il posto di gregario al Tour del nostro Davide Formolo, che si giocherà le sue carte al Giro d’Italia affiancando Joao Almeida

L’ex Movistar si è detto entusiasta e felice di questa nuova avventura. Anche se non ha mancato di sottolineare alla stampa presente al Media Day online del team di come voglia ritagliarsi le sue occasioni. Le corse per mettersi in mostra non mancheranno: partendo proprio dalla corsa di casa, la Volta Catalunya.

Negli anni alla Movistar Soler ha affiancato campioni del calibro di Valverde
Negli anni alla Movistar Soler ha affiancato campioni del calibro di Valverde

Trovare il feeling

Soler ha parlato più volte del voler uscire dalla “comfort zone”. «Era un cambio di cui avevo bisogno – ha dichiarato – per trovare nuovi stimoli ed una motivazione che mi facesse mantenere alto il livello».

A questa età è un buon momento per lanciarsi in nuove ed appassionanti sfide.

«Il mio debutto – continua Marc – sarà alla Volta a la Comunitat Valenciana, passando per Parigi-Nizza e Catalunya. Correrò anche Strade Bianche e Tirreno-Adriatico. Le prime gare serviranno per prendere le misure con le esigenze di Tadej. Quando l’ho visto correre la prima volta alla Vuelta del 2019 sono rimasto colpito dalle sue qualità. Il futuro è suo ed aiutarlo a raggiungere grandi traguardi è una motivazione in più per iniziare questo nuovo progetto».

Marc Soler, Enric Mas, Vuelta Espana 2020
Dal 2020, dopo l’addio di Quintana ha corso accanto a Enric Mas
Marc Soler, Enric Mas, Vuelta Espana 2020
Dal 2020, dopo l’addio di Quintana ha corso accanto a Enric Mas

Un carattere acceso

Marc Soler è uno di quei corridori che ha sempre fatto della costanza il suo punto di forza, un gregario “sempre presente” ma con la licenza di provare a vincere. La comfort zone di casa Movistar per lui si era fatta forse un po’ stretta.  Qualcosa si era già intuito alla Vuelta del 2019 quando alla nona tappa si rifiutò di aspettare i capitani Valverde e Quintana per cercare di vincere la tappa.

Quello fu il momento clou e nelle due stagioni successive, quando gli si è dato lo spazio che tanto desiderava, i risultati non sono arrivati. Davanti alle evidenti superiorità degli avversari Soler si è forse “rassegnato” a fare il gregario di uno di loro, sposando un progetto che potrebbe accompagnarlo per un altro pezzo della sua carriera.

Dennis, bordata alla Ineos e “guerra” a Pogacar

22.01.2022
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Chissà come l’avranno presa alla Ineos Grenadiers ascoltando le parole pronunciate da Rohan Dennis durante la presentazione della Jumbo Visma in cui l’australiano è approdato da quest’anno. A rileggerle anche a distanza di giorni, non devono essere suonate proprio bene.

«Quando ero con Ineos – ha detto – mi sono reso conto che stavano copiando la Jumbo Visma sotto parecchi aspetti. Così ho pensato: perché dovrei rimanere in una squadra che sta copiando quella dall’altra parte della barricata? Perché non entrare a far parte dell’originale ed essere davanti anziché inseguire?».

Questo è il lungo video della presentazione virtuale della Jumbo Visma. L’intervista a Dennis inizia a 59’55”

Jumbo in testa

Dennis non è entrato nei dettagli, ma le sue parole hanno fatto pensare di certo agli investimenti tecnici del team, alla querelle sull’uso dei chetoni e hanno soprattutto ispirato una riflessione sul come vada il mondo del ciclismo. Quando il Team Sky arrivò con i suoi tanti soldi, fece subito la differenza anche nelle metodologie di lavoro e per anni non c’è stato spazio per altro. L’avvento di Jumbo-Visma e UAE Team Emirates, i soli due colossi che per potenzialità hanno la capacità di contrastare l’impero britannico, ha stabilito equilibri diversi. Gli investimenti hanno portato nuovi studi e, sia pure coperti da grande riservatezza, questi hanno fatto decollare le prestazioni degli atleti coinvolti.

«In questo sport – ha confermato Dennis – di solito ci sono una o due squadre che spingono seriamente per guadagnare quello 0,5-1 per cento di vantaggio che permette di vincere le corse e al momento la squadra in testa è proprio la Jumbo».

Con Roglic, Dumoulin e Vingegaard nel primo ritiro c’era anche Laporte, a sinistra
Roglic, Dumoulin e Vingegaard: Tom al Giro, gli altri due al Tour

Due anni in giallo

L’australiano, la cui storia è passata sia pure per un anno (il 2011) nella continental della Rabobank da cui anni dopo sarebbe nata la Jumbo Visma, non è nuovo a cambiamenti improvvisi, soprattutto dopo la chiusura della BMC in cui dal 2014 al 2018 sembrava aver trovato la giusta gratificazione. E’ durato nove mesi al Team Bahrain Merida vincendo da… isolato il mondiale crono di Harrogate e due anni con la Ineos Grenadiers, scrivendo le bellissime pagine del Giro 2020 vinto con Tao Geoghegan Hart. Ora è passato al… nemico olandese e per i prossimi due anni lavorerà per Roglic, Dumoulin e Vingegaard, potendo coltivare contemporaneamente la passione per la crono (sul podio di Tokyo, è stato terzo dietro Roglic e Dumoulin, entrambi atleti Jumbo Visma). Merijn Zeeman, tecnico del team lo ha definito un acquisto da sogno.

«Ma io – ha sorriso – cerco di non dare ascolto a queste etichette che si trasformano in pressione. Però mi fanno capire la mia importanza per il team. Non sono venuto qui per divertirmi, ma per fare il mio lavoro. Raggiungere delle prestazioni, quello che più mi piace. Ho lavorato per tutta la mia carriera da professionista e anche prima per arrivare a questo punto. Il mio obiettivo è sempre stato essere uno dei più forti al mondo. E fondamentalmente ho voluto trasferirmi alla Jumbo Visma perché tecnicamente è una squadra migliore. Sembra davvero una grande struttura».

Buona la prima

E l’inizio è stato dei migliori. Il 12 gennaio a Ballarat, Dennis ha conquistato il titolo australiano della cronometro (foto Jumbo Visma in apertura), battendo Durbridge e adesso proseguirà la sua preparazione in Australia, alla larga dai contagi che hanno costretto la nuova squadra a sospendere il ritiro in Spagna. Tornerà in Europa per l’inizio delle corse che lo riguardano, con il mirino sul Tour de France e più in avanti sui mondiali della crono che si svolgeranno proprio in Australia.

«Il Tour è un grande obiettivo – ha detto – un circus in cui voglio entrare con la squadra che potenzialmente potrebbe vincerlo. Voglio aiutarli a battere Tadej. Il ragazzo mi piace (ride, ndr), ma adesso è… il nemico!».

Leggerezza, determinazione e un pensiero al Giro. A voi Tadej…

16.01.2022
5 min
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A tutto Pogacar. Tadej è ripartito con la sua solita leggerezza. E’ incredibile come a questo ragazzo tutto venga facile. Riprende a pedalare e nel ritiro sigla il record su una salita, il Coll de Rates. Poche settimane prima, inforca la bici da cross e vince, quando solo qualche giorno prima se la spassava sugli sci da fondo. 

E anche coi giornalisti Pogacar sembra trovarsi a suo agio. Risponde alle domande con una facilità disarmante. Parla di Giro delle Fiandre, di Tour de France, di Vuelta. Tadej è davvero quel che si dice un leader naturale. 

Il 23enne di Klanec vince una prova dello Slovenian Cyclocross Cup a fine dicembre (foto Instagram – UAE)
Il 23enne di Klanec vince una prova dello Slovenian Cyclocross Cup a fine dicembre (foto Instagram – UAE)

Pogacar da classiche

Ecco dunque svelati i piani del re degli ultimi due Tour de France. Pogacar ha optato per una primavera alquanto intensa e se vogliamo anche innovativa. Infatti prenderà parte sia alla Milano-Sanremo che al Giro delle Fiandre.

«Di sicuro – spiega lo sloveno – farò la Sanremo, il Fiandre e la Liegi-Bastogne-Liegi. Se ci aggiungiamo più avanti anche il Lombardia correrò quattro classiche monumento su cinque.

«Però attenzione, questo non significa che io possa vincerle tutte, anzi. Per Sanremo e Fiandre i capitani saranno altri, come Matteo Trentin. Io sarò presente per fare esperienza e aiutare la squadra».

La Roubaix può attendere

Vista la tappa del pavè presente al Tour de France, sarebbe stato lecito attendersi Pagacar alla Roubaix. Ma questa resta evidentemente una classica un po’ troppo diversa dalle altre, un po’ troppo per specialisti. In squadra lo sanno bene e non vogliono rischiare nulla.

Tuttavia Tadej non si tira indietro neanche sotto questo punto di vista e rilancia: «Non farò la Roubaix quest’anno, ma un giorno vorrei mettermi alla prova anche sul pavé». Una dichiarazione che mostra tutto l’entusiasmo di questo vero fenomeno.

Il suo debutto sui ciottoli e i muri avverrà un po’ prima del Fiandre, alla Dwars door Vlaanderen, antipasto della mitica Ronde. Segno che vuol fare le cose per bene.

A Denia, in Spagna, molti chilometri col gruppo degli scalatori (Photo Fizza)
A Denia, in Spagna, molti chilometri col gruppo degli scalatori (Photo Fizza)

Tour e Vuelta

Si apre poi il più importante dei capitoli, quello riservato ai grandi Giri. Chiaramente con due maglie gialle già nel sacco, una richiesta così forte e interessi tanto importanti, Pogacar non può prescindere dal Tour de France.

La UAE sa bene quanto sia vitale questo appuntamento e quanto ne ha ricavato. Non a caso ha rafforzato ulteriormente il team intorno allo sloveno. Majka, McNulty, ma anche Almeida, Bennett, Soler saranno loro a scortarlo nei momenti chiave della Grande Boucle. Questa volta non vogliono neanche le critiche, pensando a quel paio di volte che Tadej restò solo l’anno scorso.

«Spero – dice Pogacar – di fare due grandi Giri quest’anno, il Tour e la Vuelta. Dico spero perché non sai mai cosa può accadere nel corso della stagione. La Vuelta è stato il mio primo grande Giro. L’ho concluso al terzo posto. Ho bei ricordi e vorrei ripeterli.

«Ogni anno è sempre più difficile migliorarsi, ma è quello che voglio fare. Mettere più watt nelle mie gambe è il mio obiettivo. E l’idea di cimentarmi in due grandi Giri mi stimola. Voglio vedere come reagirò».

E a queste parole bisognerebbe aggiungere le considerazioni di Majka. Il quale ha detto: «Vedo Tadej ogni giorno: ha un talento incredibile e un grande futuro. Può vincere qualsiasi gara. A 23 anni può crescere ancora, ma anche se dovesse restare a questo livello potrà dominare il ciclismo per molti anni».

In allenamento Tadej si diverta e scherza, ma lavora anche sodo. Ecco giocare con Majka (Photo Fizza)
In allenamento Tadej lavora sodo e scherza con Majka (Photo Fizza)

Pogacar “mangiatutto”

Insomma, la UAE cresce, intorno a Pogacar ci sono sempre più campioni, ma tutti loro sembrano essere più che consapevoli di trovarsi di fronte ad un vero campione e in qualche modo tutti quanti sono disposti a mettere in secondo piano le proprie ambizioni personali.

McNulty sa che dovrà puntare tutto sulla Parigi-Nizza. Soler ha detto che passa da un fenomeno, Valverde, ad un altro ed è entusiasta di poterlo aiutare a vincere il Tour. E lo stesso Majka è consapevole che al massimo avrà un po’ di spazio per sé alla Vuelta qualora si creeranno le possibilità giuste.

Al momento perciò chi si “salva” dal ciclone Pogacar sembra essere solo Almeida. E tutto sommato ci sta, visto che è stato preso proprio per contribuire a rendere grande la squadra e a raccogliere più punti possibili in ottica WorldTour.

Gianetti stesso ci ha detto che per loro è più difficile fare tanti punti, visto che questi sono appannaggio delle squadre dei velocisti, come la Quick Step. E anche per questo è stato ingaggiato Ackermann senza mandare via Gaviria.

In estate la proposta di matrimonio alla sua ragazza, Urska Zigart
In estate la proposta di matrimonio alla sua ragazza, Urska Zigart

Pensando al Giro 2023

Ma torniamo a Pogacar. La cosa che più ci ha colpito è stata davvero la sua serenità. Se pensiamo ai campioni che hanno vinto il Tour in tempi recenti ci è sembrato davvero cordiale.

Chi lo conosce dice che una grande parte di questa serenità derivi anche dal suo rapporto con la fidanza (e ciclista professionista) Urska Zigart, tra l’altro promessa sua sposa.

Tadej si diverte a pedalare. «In ritiro ci siamo allenati molto – racconta lui stesso – e abbiamo avuto tanti impegni extra. Siamo andati a tutto gas qualche volta, ma è così se vuoi andare forte.

«Per esempio – ha detto a 24Ur, emittente slovena – a fine febbraio ci sarà l’UAE Tour (20-26 febbraio, ndr) e chiaramente per noi è una delle prove più importanti. Ma se vuoi essere tra i migliori in ogni gara, devi essere sempre in forma, devi prepararti al massimo e non puoi semplicemente “presentarti lì”. Per ora la mia condizione va bene. Sono dove vorrei essere».

A fine mese lo sloveno andrà a Sierra Nevada, meta sempre più gettonata, per il primo camp in altura. Tanto per essere al top…

Infine, prima di chiudere ecco una dichiarazione d’amore per il Giro e per l’Italia.

«In questa prima parte di stagione farò tre gare in Italia (oltre a Strade Bianche e Sanremo sarà presente anche alla Tirreno, ndr). Il Giro è sempre stata una delle mie gare preferite. E’ vicino alla Slovenia e a volte passa in Slovenia, come lo scorso anno. Voglio davvero correre in Italia, ma quest’anno è impossibile. Ho già in programma ben 97 giorni di corsa. Forse l’anno prossimo…».

Proviamo a capire meglio come lavora Pogacar

29.12.2021
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Un po’ di mistero, come quello dello chef che difficilmente svelerà nei dettagli la ricetta migliore. Così Inigo San Millan, preparatore di Tadej Pogacar (in apertura nella foto di Alen Milavec), accetta di parlare della preparazione del suo pupillo, evitando tuttavia di scendere nei dettagli. Lo strappiamo per qualche minuto alle vacanze di famiglia con le nostre domande. Così, in attesa di chiedere direttamente allo sloveno, ecco un primo assaggio del modo in cui si allena il vincitore degli ultimi due Tour, della Liegi e del Lombardia.

Inigo è basco e lavora all’università di Denver. Il suo ruolo è coordinare il lavoro dei preparatori del UAE Team Emirates, ma ha tenuto per sé Hirschi, Ayuso e appunto Pogacar.

Pogacar preferisce uscire da solo in allenamento (foto Alen Milavec)
Pogacar preferisce uscire da solo in allenamento (foto Alen Milavec)
Il lunedì dopo la corsa, che cosa prevede il suo programma?

Normalmente un giorno di riposo.

Come è organizzata la settimana di Pogacar? Ci sono lavori specifici ogni giorno?

Sì, strutturo gli allenamenti sugli obiettivi bioenergetici (parla dei fattori che influenzano direttamente la prestazione, come il massimo consumo di ossigeno, la massima potenza metabolica, il costo energetico, ndr).

Quindi?

Alcuni giorni alleniamo specificamente la capacità ossidativa che migliora l’ossidazione dei grassi (bruciandoli), la funzione mitocondriale e la capacità di eliminazione del lattato. Altri giorni stimoliamo la capacità glicolitica (il Turbo, le reazioni che aiutano a estrarre energia dal glucosio, ndr) che è fondamentale per il ritmo della competizione. In altri giorni infine stimoliamo la capacità anaerobica e in altri solo il recupero.

E’ previsto un giorno di riposo durante la settimana?

Normalmente sì, ma dipende dalla struttura di quella settimana e dal calendario delle gare che Tadej ha appena fatto o che stanno per arrivare.

Si allena con Urska Zigart, sua futura moglie, nei giorni di scarico (foto Instagram)
Si allena con Urska Zigart, sua futura moglie, nei giorni di scarico (foto Instagram)
Tadej ha la libertà di improvvisare la scelta dei percorsi o alla luce del programma di lavoro ci sono già dei percorsi individuati?

Di solito non improvvisiamo la struttura degli allenamenti, ma Tadej ha la libertà di scegliere le sue strade preferite.

Porta con sé qualcosa da mangiare o si ferma per strada?

La nutrizione è importante per l’allenamento. Abbiamo un grande nutrizionista, Gorka Pietro, e comunichiamo tutto il tempo. Quindi la dieta di Tadej è progettata specificamente in base al suo allenamento quotidiano. A volte ha bisogno di fermarsi e prendere del cibo extra in alcuni giorni specifici.

Pranza quando torna a casa, anche se si allena intorno all’ora di pranzo? Oppure mangia solo poche cose aspettando la cena?

Come già detto, la sua alimentazione è studiata appositamente per tutti i giorni, in base ai suoi allenamenti.

Gli capita di allenarsi con Urska, la sua compagna?

Sì, soprattutto nei giorni di scarico di entrambi.

Fa massaggi ogni giorno?

In gara sì, con Joseba Elguezabal, suo massaggiatore personale. Durante gli allenamenti normalmente no, solo quando necessario. Tuttavia, durante i ritiri anche Joseba è sempre con lui.

Pomeriggio in palestra oppure stretching a casa?

Abbiamo programmi specifici di core e stretching da eseguire dopo l’allenamento e più volte alla settimana.

Pogacar risiede a Monaco e si allena tra il Principato e la Slovenia (foto Instagram)
Pogacar risiede a Monaco e si allena tra il Principato e la Slovenia (foto Instagram)
Quante distanze fa durante la settimana? Quante ore?

Dipende dallo specifico sistema bioenergetico che vogliamo prendere di mira, dal tempo del macrociclo e dal calendario.

Usa solo il misuratore di potenza durante l’allenamento o viene controllato anche il consumo di glucosio nel sangue?

Riceviamo un’enorme quantità di informazioni dal misuratore di potenza e da numeri esterni ai misuratori di potenza, che uso per monitorare il suo allenamento, la sua progressione e l’assimilazione dei nutrienti.

Quante volte usa la bici da crono durante la settimana? In quali giorni?

Dipende. Ad esempio, quando si prepara per una crono, si allena per uno o due giorni sulla bici speciale.

Si allena anche dietro moto? Quante volte alla settimana?

Normalmente è lui la moto (ride e glielo concediamo, ndr).

Guardando i dati, si allena spingendo forte o non raggiunge mai il massimo?

Ho una metodologia specifica per comporre la sua specifica intensità di allenamento, in base ai suoi parametri metabolici e ai sistemi bioenergetici che vogliamo raggiungere. Ogni giorno è diverso e mirato in modo specifico.

Nonostante gli schemi, Pogacar è libero di… giocare. Qui vince il cross di Lubiana (foto Alen Milavec)
Tanti schemi, ma Pogacar può… giocare. Qui vince il cross di Lubiana (foto Alen Milavec)
Simula mai il passo gara in allenamento con i compagni?

Sì, durante i ritiri.

Preferisce allenarsi da solo oppure in gruppo?

Da solo.

La routine quotidiana assomiglia a quella delle gare?

Anche in questo caso, la gestione della giornata di allenamento è diversa e specifica per le singole necessità energetiche, sia per la nutrizione sia per il tipo di lavoro. A volte la sua alimentazione è simile a quella delle gare e altre sono diverse. Il nostro nutrizionista Gorka controlla sempre questi parametri e rimaniamo in contatto tutto il tempo per comporre sia l’allenamento che la nutrizione.

Ci sarebbero altre duemila domande, soprattutto di ordine pratico. Desta curiosità il continuo richiamo ai sistemi bioenergetici. Quello anaerobico alattacido. Il sistema aerobico glicolitico. E quello aerobico lipolitico. Il resto lo chiederemo magari a lui, per capire come si muova in questa routine e come essa venga tradotta in esercizi di più facile lettura. Di certo per continuare a veleggiare a certe quote, non c’è nulla che possa essere improvvisato.

Pogacar, due anni per provare Giro-Tour. Ecco perché

30.11.2021
4 min
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Il bello è che non hanno paura. E’ il privilegio di chi ha tanta forza più degli altri e può permettersi di… giocare, ma anche di chi applica la regola più vecchia del mondo: chi mena per primo, mena due volte. Al Lombardia probabilmente Pogacar non era il più forte del gruppetto, ma anticipando ha esposto gli altri al rischio di scoprirsi.

Così fanno anche Van der Poel e Van Aert oppure lo stesso Evenepoel. Dire se si tratti della condotta meno dispendiosa è compito per preparatori, di sicuro la capacità di mettere subito fieno in cascina permette di correre il resto della corsa amministrando e colpendo laddove se ne offra l’occasione.

Il Tour de France di Pogacar in questo senso è stato illuminante. Ma allora non potrebbe essere proprio questa la fase della carriera, benedetta da forza e sfrontatezza, per tentare l’accoppiata Giro-Tour?

L’attacco d’anticipo di Pogacar al Lombardia ha tagliato fuori tutti ad eccezione di Masnada
Il suo attacco d’anticipo al Lombardia ha tagliato fuori tutti ad eccezione di Masnada

Suggestione futura

Diciamo subito che lo sloveno e la sua squadra prima di lui hanno già da un pezzo ufficializzato che nel 2022 farà il Tour e semmai la Vuelta. Pertanto il ragionamento che segue è sul tema e sulla prospettiva che ciò avvenga, non sulla voglia di fargli cambiare idea. E dato che il nostro amico Adriano Malori ha già affrontato il discorso con un post su Facebook, siamo ripartiti da lui. Per capire che cosa lo abbia spinto a dire che lo sloveno sarebbe l’uomo ideale per la doppietta.

«E’ chiaro che dal suo punto di vista – dice Malori – volendo puntare a due grandi Giri nel 2022, faccia bene a concentrarsi su Tour e Vuelta, ma secondo me entro un paio d’anni potrebbe provare Giro e Tour. La differenza rispetto a tutti gli altri che ci sono oggi in gruppo è la freschezza. Ha 25 anni ed è stato capace di andare bene in tutti gli appuntamenti. E’ stato un missile per tutto l’anno».

Al Party A&J accettando la sfida anche nei giochi più elementari
Al Party A&J accettando la sfida anche nei giochi più elementari
Che cosa intendi con freschezza?

Recupero chiaramente e il fatto che corra in modo scanzonato. Come al Lombardia. Ha attaccato, la va o la spacca. E questo gli ha dato un grosso vantaggio. Il solo dubbio è vedere come esce dalle tre settimane e magari lo vedremo nel 2022 alla Vuelta.

Perché questo dubbio?

Perché a Tokyo gli è mancato qualcosa. E’ vero però che c’è stato di mezzo il viaggio e ci siamo detti più volte che tanti hanno sbagliato i tempi, riducendo quello del recupero. Di sicuro però per tentare un’accoppiata, c’è da cambiare qualcosa.

Roglic è il solo avversario che potrebbe fermarlo al Tour, se Pogacar ci arrivasse sotto tono
Roglic è il solo che potrebbe fermarlo al Tour, se Pogacar ci arrivasse sotto tono
Che cosa?

Dovrebbe rassegnarsi a una prima parte di stagione più pacata, non cominciare con vittorie al Uae Tour e quelle a seguire. Dovrebbe arrivare al Giro tramite il Giro dei Paesi Baschi o il Tour of the Alps, comunque corse che non richiedano tanta pressione. Dopo il Giro potrebbe fare lo Slovenia e poi andare al Tour. Può farlo perché è una spanna sopra agli altri, avrebbe potuto vincere il Tour con più vantaggio.

Non c’è il rischio che il Giro prima del Tour rischi di intaccare questo potenziale?

Di sicuro qualcosa gli toglierebbe, ma per questo ho fatto notare che ha vinto il Tour con ampia riserva. Al Giro troverebbe avversari ampiamente alla sua portata, cui è superiore in salita e anche a crono. Potrebbe iniziarlo senza problemi all’80 per cento. Guardate Froome nel 2018. Ebbe la caduta, lo iniziò tutto malconcio, ma alla fine aveva un’ottima condizione.

Con l’attacco a Le Grand Bornand, 8ª tappa del Tour, aveva già 1’48” sul secondo. Poi ha gestito
A Le Grand Bornand, 8ª tappa del Tour, aveva già 1’48” sul secondo
Forse però ha vinto il Tour con riserva perché Roglic è caduto…

Infatti lui può essere la vera incognita, perché ogni anno cresce e potrebbe migliorare ancora. Ha dominato la Vuelta, anche se gli avversari non erano neanche lontanamente al suo livello. Credo che i soli ostacoli per Pogacar siano Roglic e il volere dello sponsor, che sta facendo un mercato stellare proprio per il Tour. Dovrebbe imporsi lui, se gli interessa. E forse c’è un altro dubbio…

Quale?

Non abbiamo visto come gestisce le difficoltà. Abbiamo visto Contador vincere con grandi rimonte e con intelligenza, così come Froome. Pogacar ha sempre dominato, ci sarebbe da capire come eventualmente gestirebbe una crisi a mezzo Stelvio, tanto per fare un esempio. Ma se sta bene, al Tour ha dimostrato di sapere come si fa per spendere lo stretto indispensabile. Lui e Roglic sono come Hamilton e Verstrappen in Formula Uno, il passo falso di uno diventa vantaggio per l’altro.

Scarpe e corridori, DMT ci svela i suoi segreti

26.10.2021
4 min
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Le scarpe per i corridori sono sempre state fondamentali essendo uno degli appoggi diretti con la bici. La tecnologia ed il progresso avanzano e i materiali utilizzati sono sempre più efficaci. Ma come si coordina il lavoro di ricerca e sviluppo con quello di rifornire i team? Ne parliamo con Glen McKibben, brand director di Diamant, azienda che produce Dmt. Il suo è un lavoro di supporto costante e per seguire le esigenze dei corridori li segue in tutta Europa, dalle gare ai training camp.

«Lavoriamo da tanti anni a contatto con i corridori – inizia Glen – quel che è cambiato maggiormente nel lavoro con gli atleti sono i materiali. Anni fa si facevano le scarpe su misura, mentre ora grazie alla tomaia più morbida i corridori usano le scarpe che si trova in commercio».

Dmt collabora anche con RCS ed in onore del Giro d’Italia 2021 hanno prodotto una scarpa celebrativa
Dmt collabora anche con RCS ed in onore del Giro d’Italia 2021 hanno prodotto una scarpa celebrativa
Quindi è un lavoro più semplice?

E’ stato un lavoro di ricerca e sviluppo molto complicato per far in modo di fornire una scarpa comoda per la maggior parte degli atleti. Dico “maggior parte” perché c’è una piccola parte di loro più sensibile ai materiali che ci da un feedback per continuare a sviluppare i nostri prodotti.

Quanto è importante per voi avere una collaborazione continua con gli atleti?

E’ la base del nostro lavoro, per far uscire un nuovo modello di scarpa spesso si lavora mesi se non anni sui prototipi. Diamo ai corridori un modello di prova da usare inizialmente in allenamento e poi se tutto procede bene si portano in gara. Per evitare di essere “spiati” le camuffiamo con colori delle scarpe già in uso.

In questi casi lavorate con i corridori con maggior sensibilità o anche altre caratteristiche?

Allora, a volte per evitare di dare nell’occhio diamo le scarpe di prova a corridori un po’ meno conosciuti, diciamo che lavoriamo sottotraccia. Ci sono molti corridori sensibili ai cambiamenti e non sono sempre i più gettonati dalla stampa.

Elia Viviani è da tanti anni nel mondo Dmt e con loro ha collaborato per la riuscita di nuovo prodotti, come la tomaia utilizzata per le Kr0
Elia Viviani ha collaborato per la realizzazione della tomaia utilizzata per le Kr0
Voi lavorate a stretto contatto con grandi campioni, uno di questi è Tadej Pogacar

Il lavoro con lui è fondamentale, sia per immagine dei prodotti che per il feedback che ci dà. Abbiamo fatto molte scarpe celebrative con lui, ma anche con Elia (Viviani ndr), con cui lavoriamo da molti anni. Con Tadej Dmt ha sviluppato anche la chiusura a laccio.

Quanto è importante avere una collaborazione così lunga con un corridore?

Immensamente, come ho detto una scarpa in Dmt la lavoriamo per anni ed avere un corridore con cui portiamo avanti lo sviluppo è fondamentale. L’ultima lanciata sul mercato ha una storia di ricerca sui materiali di 3 anni.

Parliamo un po’ anche di forniture ai corridori, come fate?

Ad inizio anno diamo 3-4 paia di scarpe ad ogni corridore, consideriamo che sia il numero giusto: un paio per allenarsi e correre e due paia per le borse del freddo. Però non è che una volta consegnate le scarpe il nostro lavoro finisce, la cosa più importante sono gli incontri che facciamo nel corso della stagione. E’ raro che un corridore usi le stesse scarpe tutto l’anno, si fanno delle piccole modifiche o addirittura si propone il nuovo modello appena fatto.

Quante volte vi vedete?

Dalle 7 alle 10 volte all’anno, seguiamo molto le corse, per esempio ad inizio stagione alla Tirreno-Adriatico abbiamo avuto i primi feedback. Sono importanti anche questi incontri in corsa perchè in breve tempo raccogli più impressioni. Andiamo anche ai training camp delle varie squadre, ma quello è un lavoro dedicato ad un team.

E per le scarpe celebrative come vi organizzate?

Nel caso più recente che è quello di Pogacar al Tour le prepariamo prima (foto apertura). Per lui abbiamo addirittura preparato sia quelle gialle che quelle a pois, ci siamo detti: «Male che vada, vince la classifica degli scalatori» (dice con una lieve risata Glen, ndr). Alla fine ha vinto tutte e due le classifiche, una doppia vittoria anche per noi di Dmt che abbiamo usato tutte e due le scarpe preparate.

Alberto Contador è un punto di appoggio fondamentale per lo sviluppo delle scarpe Dmt, che fornisce le scarpe alla Eolo-Kometa
Alberto Contador è un punto di appoggio fondamentale per lo sviluppo delle scarpe Dmt
Lavorate anche con la Eolo-Kometa e di conseguenza con Contador…

Alberto è fondamentale per noi per due motivi: il primo è la sua grande esperienza nel ciclismo ed il secondo che è anche un “modello” molto seguito. Spesso gli diamo delle scarpe da provare ed il suo feedback è importante anche per lavorare bene con il team. Insomma, se una scarpa te la consiglia Contador ti fidi, sia che tu sia un professionista sia che tu sia un amatore.

Le vostre chiusure sono Boa, prendono parte allo sviluppo?

Boa è partner di sviluppo a tutti gli effetti. Mandiamo loro i disegni dei modelli che vogliamo progettare così ci dicono se le loro chiusure sono applicabili su quel modello. Una volta accordato tutto e parte la produzione del modello ci forniscono tutti i materiali necessari.

Dmt

Pogacar Lombardia 2021

Pogacar, il perché di una vera impresa

13.10.2021
5 min
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Se andiamo a guardare i numeri, emerge chiaramente come l’impresa di Tadej Pogacar al Giro di Lombardia gli abbia consentito di fare un concreto salto nella storia del ciclismo, affiancando Coppi e Merckx fra coloro che sono stati capaci di vincere un grande giro e due Classiche Monumento nello stesso anno. Sembra strano, ma proprio il fatto di avere conquistato una seconda classica dopo quanto aveva già fatto gli ha permesso di uscire da un gruppo folto, esattamente come avviene quando scatta appena la strada si rizza sotto le ruote.

Proviamo a spiegare meglio il concetto: vincere una grande corsa a tappe e una classica delle 5 considerate capisaldi del ciclismo (Sanremo, Fiandre, Roubaix, Liegi e Lombardia) è un fatto abbastanza comune. Nella storia ci sono riusciti in 46 e l’abbinamento fu normale già ai primordi, con Lucien Petit Breton, Maurice Garin ma anche Luigi Ganna.

Coppi 1949
Fausto Coppi nel 1949 vinse le tre grandi prove italiane: Sanremo, Giro e Lombardia, imitato solo da Merckx nel ’72
Coppi 1949
Fausto Coppi nel 1949 vinse le tre grandi prove italiane: Sanremo, Giro e Lombardia, imitato solo da Merckx nel ’72

Un abbinamento sempre più difficile

E’ pur vero però che ai tempi la concorrenza non era così elevata e men che meno la specializzazione, non è un caso se dei corridori attualmente in attività l’impresa sia riuscita solamente a gente come Nibali, Valverde e più recentemente ai due sloveni terribili, Roglic e per l’appunto Pogacar.

Il discorso diventa già più selettivo se chiediamo che queste vittorie siano arrivate nello stesso anno: l’elenco si restringe a 27 corridori. Il primo fu Petit Breton, che nel 1907 conquistò Milano-Sanremo e Tour de France. Qualcuno ci riuscì più volte: 6 Merckx (ma il Cannibale merita un discorso a parte), 3 Hinault e Binda, 2 Girardengo e Coppi, che però nel 1949 fu capace di un’impresa clamorosa: abbinare alla doppietta Giro-Tour anche i successi alla Sanremo e al Lombardia.

Perché lo chiamavano “il Cannibale”…

Entriamo così nel ristrettissimo novero dei vincitori di una grande corsa a tappe e due classiche. Detto di Coppi e Pogacar, resta il grande Eddy. Il campionissimo belga fu capace di farlo per ben 4 volte: nel 1969 portò a casa Sanremo, Fiandre, Liegi e Tour (e finì secondo a Roubaix…); nel ’71 Sanremo, Tour, Liegi e Lombardia; nel ’73 Roubaix, Liegi, Vuelta e Giro e perse la vittoria al Lombardia per la famosa squalifica. Ciò non bastasse, nel 1970 abbinò alla doppietta Giro-Tour anche il successo a Roubaix.

Il suo anno d’oro fu però il 1972: non solo ottenne un’altra doppietta Giro-Tour, ma condì il tutto con le vittorie a Sanremo, Liegi e Lombardia, finendo 7° nelle altre due classiche. Non corse la Vuelta, ma visto il suo strapotere, se l’avesse fatto…

Belloni 1920
Gaetano Belloni nel 1920 andò davvero vicino alla clamorosa tripletta
Belloni 1920
Gaetano Belloni nel 1920 andò davvero vicino alla clamorosa tripletta

Il problema della concorrenza

Riguardando le statistiche, emerge una curiosità. Fra coloro che andarono vicino alla grande impresa realizzata da Coppi, Merckx e Pogacar c’è Gaetano Belloni, ossia colui che è passato alla storia come “l’eterno secondo”. Nel 1920 realizzò la doppietta Sanremo-Giro (invero abbastanza comune, la Classicissima almeno nel secolo scorso era un viatico portafortuna per la corsa rosa) finendo terzo al Lombardia, battuto in volata da Brunero quando ormai Pellissier (uno dei tanti capace di vincere sia nel giorno solo che sulle tre settimane) era arrivato da 1’20”. Ma d’altronde Belloni è passato alla storia più per le sue sconfitte che per le vittorie…

Riuscirà Pogacar a elevarsi ancora di più? Merckx ne è convinto, avendo speso per lui parole di stima che non aveva mai pronunciato per nessuno, ma ci sono due fattori che rendono l’ulteriore impresa difficile: il primo è la concorrenza, forte nei grandi Giri (Roglic, Bernal, altri giovani rampanti) e fortissima nelle classiche (Van Aert, Van Der Poel, Alaphilippe e ne citiamo solo alcuni), ma quella va messa in conto e poi non è che Coppi e Merckx corressero contro nessuno…

Pogacar Merckx 2021
Tadej Pogacar ed Eddy Merckx: il campionissimo belga ha avuto parole lusinghiere per il suo erede
Pogacar Merckx 2021
Tadej Pogacar ed Eddy Merckx: il campionissimo belga ha avuto parole lusinghiere per il suo erede

Il secondo è forse ancor più problematico ed è dettato dai suoi programmi: seppur a parole Pogacar dica di essere affascinato da gare come il Giro d’Italia, il suo calendario è abbastanza statico. Il Tour è imprescindibile, Sanremo e Roubaix sono troppo lontane dalla sua mentalità per provarci davvero e questo, per chi ama il ciclismo e tifa per le grandi imprese a prescindere dalla bandiera, è un peccato.