Bilancio del ciclocross. Pontoni mette i numeri sul tavolo

16.02.2025
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Il 22 febbraio ci sarà il Consiglio federale e anche Daniele Pontoni è sulla graticola. E’ confermato fino a ottobre, ma c’è da programmare un intero quadriennio e il discorso è ben diverso. Il tecnico friulano giunge all’appuntamento mettendo sul tavolo quanto fatto dall’inizio del suo mandato, in particolare nel ciclocross e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, con un progresso e un prestigio acquisito che sono frutto di grande lavoro.

Sono i numeri a parlare a favore dell’ex iridato: «Tra ciclocross e gravel abbiamo conquistato ben 21 medaglie, tra le quali metto anche con particolare soddisfazione la Coppa del mondo vinta da Viezzi. Negli ultimi due anni abbiamo vinto due titoli nella stessa categoria e questo non capita spesso, soprattutto fra gli juniores, significa che abbiamo investito bene e che il lavoro a livello giovanile ha funzionato, ma non siamo assolutamente arrivati, c’è ancora tanto da fare».

Stefano Viezzi, friulano come il cittì: con lui e Agostinacchio il futuro è assicurato
Stefano Viezzi, friulano come il cittì: con lui e Agostinacchio il futuro è assicurato
La curiosità è che in entrambi i casi non c’è stata la possibilità di difendere il titolo, visto che sia Viezzi che prossimamente Agostinacchio cambieranno di categoria…

E’ vero, ma significa, guardando la cosa da una prospettiva diversa, che l’anno prossimo avremo due campioni a competere fra gli under 23 e penso che sarà una grande opportunità, avremo di che divertirci… Ma io andrei anche oltre perché non abbiamo solo Stefano e Mattia. Credo che la forza vera del movimento è che abbiamo un folto gruppo di corridori di vertice, basti pensare che quest’anno fra juniores e Under 23 siamo andati a medaglia con 5-6 corridori diversi e questa è una novità. Ma io sono convinto che andando avanti questo numero si allargherà ancora.

Una delle caratteristiche di questi anni è stata l’aver voluto coinvolgere sempre più anche gli allievi. Si è sempre detto che a quell’età il ciclismo deve mantenere un preponderante aspetto ludico, ma nel ciclismo attuale così precoce sembra un discorso ormai sorpassato, tu che cosa ne pensi lavorando con loro?

E’ un tema delicato. Io credo che sia così, che ormai gli allievi siano già sotto i riflettori di procuratori e tecnici e la cosa un po’ mi spiace. Secondo me l’aspetto ludico deve continuare a pervadere l’attività non solo alla loro età ma anche dopo e soprattutto bisogna lasciare i corridori liberi di esprimersi. Faccio un esempio: quel che ha fatto Agostinacchio non solo nelle gare titolate, ma soprattutto a Zonhoven non lo insegni in allenamento. Lì c’è molto di lui, della sua fantasia, del suo modo di essere e questa libertà deve sempre rimanere.

Persico a Fayetteville, abbracciata da Pontoni dopo il bronzo iridato 2022
Persico a Fayetteville, abbracciata da Pontoni dopo il bronzo iridato 2022
E’ d’altronde fondamentale per allargare la base, continuerai su questa strada?

Se verrò confermato sicuramente, ma io vorrei segnalare che il discorso non riguarda solo noi. Guardate il ranking Uci, tra i nostri, i francesi, lo spagnolo giunto 4° ai mondiali, si vede chiaramente come gli juniores di 1° anno siano subito pronti, molto più di quanto avveniva solo pochi anni fa e noi dobbiamo essere al passo. Ormai i ragazzi non sanno più che cosa sia il timore reverenziale…

Secondo te quanto ci vorrà per trasfondere questa forza d’insieme anche fra gli elite dove ancora siamo lontani da Olanda e Belgio?

Io dico che la distanza è molto minore e si ridurrà sempre meno con atleti come Viezzi, Casasola (io penso farà lo stesso Agostinacchio) che corrono in team esteri abbinando le due discipline. Prima era un tabù, ho visto io stesso tanti talenti lasciare il ciclocross dove avrebbero potuto ottenere tanto: Persico, Toneatti, Paletti, Venturelli e potrei andare avanti a lungo. Finalmente le cose stanno cambiando e questo anche perché finalmente procuratori e tecnici iniziano a sentire le volontà dei corridori.

L’esempio di Sara Casasola, espatriata per correre in un grande team, sarà sempre più imitato
L’esempio di Sara Casasola, espatriata per correre in un grande team, sarà sempre più imitato
Secondo te l’eventuale ingresso nel programma olimpico avrà effetto?

Enorme. Io penso che cambierà completamente la cultura ciclistica anche da noi perché il discorso a cinque cerchi darà un’impronta diversa a tutta la disciplina e saranno sempre di più quelli che vorranno competere ma soprattutto squadre e sponsor che cercheranno quella vetrina. Noi dobbiamo farci trovare pronti.

E per il gravel?

Lì la situazione è più nebulosa perché la specialità deve trovare ancora la sua conformazione. Io aspetto il 22 per metterci mano, ho presentato un piano e vedremo se verrà accettato. E’ chiaro che per ora ci si muove parallelamente alla strada, con molti corridori che dedicano al gravel gli scampoli di tempo e quindi possono agire soprattutto a fine stagione, quando ci sono le gare titolate. Ma una sua conformazione tecnica, fatta di specialisti, la disciplina deve ancora trovarla.

Il gravel si sta evolvendo solo ora, ma secondo Pontoni deve ancora trovare una sua strada
Il gravel si sta evolvendo solo ora, ma secondo Pontoni deve ancora trovare una sua strada
Sinceramente, ti saresti aspettato di arrivare a fine contratto con un bilancio simile?

Scherzi? Se me lo avessero detto avrei messo 1.000 firme… Ma da solo avrei fatto ben poco, con me c’è uno staff che è andato di pari passo, è cresciuto insieme a me e ai ragazzi. Pochi sanno che le gare sono quasi un riposo per noi, è durante le settimane, durante i ritiri e gli allenamenti che si fa il grosso del lavoro ed è il più impegnativo. Ora bisogna tenere la ruota oliata, continuare a investire, avere a disposizione budget adeguati com’è stato in questi anni perché di soddisfazioni possiamo prendercene ancora tante e anche di più.

Scappini e un inverno di cambiamenti tra cross e strada

15.02.2025
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Samuele Scappini non ha nemmeno avuto il tempo di appoggiare la bici da ciclocross e metabolizzare quanto fatto nella stagione appena conclusa che già si trova a pedalare su strada in vista della Firenze-Empoli di sabato 22 febbraio. L’ultima corsa sul fango per l’umbro è stato il campionato del mondo under 23 il primo febbraio. Un finale meno dolce rispetto ai risultati ottenuti durante la stagione invernale, che lo ha visto cambiare a correre con la maglia del Team Cingolani

«Ho fatto un riposo breve – racconta appena rientrato dall’allenamento su strada, siamo a metà pomeriggio – di quattro giorni. Mi sono dedicato al recupero, anche se ho fatto qualche uscita in bici ma solo per divertimento. Nessuna vacanza, quest’anno con il mio preparatore abbiamo deciso di fare così. Vista la condizione con cui arrivavo al mondiale, che era abbastanza buona, ci siamo detti di provare a prendere parte a questa prima gara su strada».

Samuele Scappini per la stagione 2024/2025 di ciclocross si è unito al Team Cingolani (foto Instagram)
Samuele Scappini per la stagione 2024/2025 di ciclocross si è unito al Team Cingolani (foto Instagram)

Qualche cambiamento

Per il giovane cresciuto sulle strade della sua Umbria la stagione di ciclocross 2024/2025 ha portato qualche novità. Abbandonato il team Beltrami TSA-Tre Colli si è unito alla Cingolani per il fuoristrada, mentre su strada vestirà la maglia della Work Service (che nel frattempo ha cambiato nome diventando Sam-Vitalcare-Dynatek). 

«Per quanto riguarda il ciclocross – analizza con noi Scappini – ho cambiato preparatore, ora lavoro con Matteo Belli, che mi seguirà anche su strada. Insieme abbiamo deciso di partire a correre sul fango fin da subito per sfruttare la condizione favorevole. Infatti al primo appuntamento di Corridonia sono riuscito a vincere. Ci siamo concentrati maggiormente su lavori di forza esplosiva, poi abbiamo deciso settimana per settimana come procedere».

Il confronto con atleti elite gli ha permesso di crescere parecchio e di alzare il suo standard (foto Lele Momoli)
Il confronto con atleti elite gli ha permesso di crescere parecchio e di alzare il suo standard (foto Lele Momoli)
Quest’anno nel ciclocross hai ritrovato un “vecchio” rivale: Stefano Viezzi…

Ci avevo corso contro già da junior. Quest’anno al campionato italiano abbiamo avuto un bel testa a testa e ho avuto modo di vedere che è cresciuto parecchio. Posso dire che va davvero forte, lo si è visto anche al mondiale dove è arrivato quarto al suo primo anno nella categoria. 

Come lo ha ritrovato?

Con una mentalità diversa. Ricordo che quando eravamo juniores riuscivo a batterlo perché giocavo di più sulla tecnica, visto che allenavo molto quell’aspetto. Lui nel 2024 è migliorato parecchio sulla distanza e nei rettilinei. Ha un fisico importante che gli permette di avere tanta forza. 

Nelle gare nazionali ha sempre ben figurato, dando filo da torcere a tutti e ottenendo belle vittorie (foto Instagram)
Nelle gare nazionali ha sempre ben figurato, dando filo da torcere a tutti e ottenendo belle vittorie (foto Instagram)
E’ uno di quelli con i quali ti piace confrontarti maggiormente?

In realtà preferisco scontrarmi con gli elite, come ad esempio Gioele Bertolini. A Torino c’è stato un bel duello e ha fatto fatica a staccarmi, solo una foratura nel finale mi ha allontanato da lui. Le gare fatte insieme agli elite mi hanno detto che vado forte, prendo questa cosa come un premio al mio lavoro e al preparatore. 

In cosa sei migliorato tanto, anche grazie a Matteo Belli?

Nei lavori in bici ma anche nell’alimentazione, sia prima che durante la gara. 

Scappini ha vestito la maglia della nazionale agli europei under 23 a Pontevedra, arrivando 11°
Scappini ha vestito la maglia della nazionale agli europei under 23 a Pontevedra, arrivando 11°
Com’è scontrarsi ogni domenica con atleti che poi saranno tuoi compagni di squadra in nazionale?

Da loro nel confronto imparo molto. Bertolini al mondiale di Levin ci ha mostrato bene come affrontare le curve e le canaline, in modo da viaggiare nella maniera più pulita possibile. Per il resto quando metto il numero sulla schiena non ho amici, una volta sceso dalla bici l’atteggiamento cambia, riesco a dividere molto questi due momenti. 

E’ un confronto che ti fa alzare l’asticella?

In allenamento penso alle sfide, correre contro di loro diventa un mio obiettivo migliorare per essere competitivo. Così, quando in gara mi ritrovo lì a battagliare, so di aver fatto tutto bene e che qualcosa in me c’è. 

La stagione dell’umbro classe 2005 si è conclusa con il mondiale di Levin, pochi giorni dopo era già in sella alla bici da strada
La stagione dell’umbro classe 2005 si è conclusa con il mondiale di Levin, pochi giorni dopo era già in sella alla bici da strada
E’ stato facile fare subito lo switch tra cross e strada?

Bisogna riuscire a cambiare mentalità perché si passa da allenamenti di una o due ore a uscite da quattro o anche cinque. Si deve curare maggiormente la distanza abbassando l’intensità, sto comunque continuando a tenere i lavori di forza ed esplosività. Cosa che faccio anche in palestra. Sono un corridore dallo spunto veloce, uno sprinter. Qualità nella quale il ciclocross mi dà una mano.

Che obiettivi hai per questa stagione su strada?

Correre con i professionisti e farmi vedere, mostrare che sono migliorato. Se penso a una disciplina sulla quale emergere dico senza dubbio la strada. Il ciclocross è un divertimento che mi dà tanto durante l’inverno, sia per la preparazione sia per la tecnica di guida. Voglio che continui a far parte del mio essere ciclista.

Agostinacchio e Viezzi, due iridati a confronto, anche su strada

03.02.2025
6 min
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Il titolo mondiale juniores di ciclocross resta in Italia. Nel 2024 Stefano Viezzi, oggi Mattia Agostinacchio. Il friulano ci aveva messo sopra la Coppa del mondo, Mattia ha dovuto mandar giù la sconfitta nella challenge all’ultimo giorno, ma a casa tiene sempre la maglia di campione continentale, una doppietta che testimonia la sua superiorità anche perché i due percorsi, a Pontevedra e Lievin, erano profondamente diversi fra loro, per caratteristiche e condizioni del tracciato.

La rimonta di Agostinacchio nell’ultimo giro iridato è qualcosa che rimarrà impresso nella memoria
La rimonta di Agostinacchio nell’ultimo giro iridato è qualcosa che rimarrà impresso nella memoria

Il confronto fra i due viene naturale. Dal prossimo anno torneranno rivali e Pontoni già pregusta una coppia fantastica da schierare nei tavoli che contano, confrontandosi da pari a pari con quelle scuole, Belgio e Olanda, oggi meno lontane di quanto apparissero quando è salito alla carica di cittì. Parliamo però di due corridori molto diversi e metterli uno di fronte all’altro è un gioco che viene naturale e che riempirà anche le settimane e i mesi d’intervallo da qui alla ripresa delle ostilità, tanto più che ora li attende la stagione su strada.

Paolo Mei, commentatore tv per la Rai, li ha visti da vicino per tutto l’anno e conosce affinità e differenze: «Tra le prime c’è innanzitutto la classe innata, quella che permea solo pochi eletti ed è clamoroso che siano nati in Italia, entrambi, a così ridotta distanza di tempo. In scala ridotta rivediamo quel che è ormai abituale per belgi e olandesi. A me colpiscono le loro movenze, da ciclocrossisti consumati, le stesse che vedi da parte dei grandi della Coppa del mondo».

Paolo Mei, speaker per la Rcs Sport e commentatore Tv nel ciclocross
Paolo Mei, speaker per la Rcs Sport e commentatore Tv nel ciclocross
Come loro, li vedi ben predisposti anche per la strada?

Sicuramente, hanno di base una grande eleganza nelle loro movenze. Viezzi nelle sue ultime uscite mi è sembrato proprio un professionista della strada, di quelli che vedi tranquillamente emergere anche nelle classiche del Nord, tra Fiandre e Roubaix. Alla lontana ricorda molto Van der Poel e capisco come quelli della Fenix abbiano voluto portarlo nelle loro file. La sua tecnica e il suo fisico lo definiscono come un vero passistone.

E Agostinacchio?

Mattia, che tra l’altro è valdostano come me, è un altro che nelle classiche può fare molto bene, ma ha caratteristiche diverse, è più scattante. Di lui la cosa che mi colpisce è la sua professionalità, lattenzione anche per le piccole cose, la sua capacità di leggere la corsa. Ha un modo di muoversi sul percorso che mi entusiasma, la sua rimonta finale a Lievin è qualcosa che resterà negli annali, soprattutto su un percorso che non era adatto a lui. E’ un corridore modernissimo.

Nella sua evoluzione quanto ha influito il fratello?

Tantissimo, è stato un peccato non vederlo in azione a Lievin. Fra i due c’è un bellissimo rapporto e aver visto Filippo vivere le sue esperienze poco prima è stato un grande aiuto. Mattia in tal modo si è abituato prima alla vita del corridore, possiamo dire che la vive da anni pur non essendo ancora maggiorenne.

Differenze?

Innanzitutto quelle fisiche, evidenti. Viezzi è più alto, Agostinacchio più leggero e questo si traduce anche in due impostazioni di gara diverse. Stefano ricorda molto i ciclisti olandesi, Mattia è forse ancora più in evoluzione, nel senso che è da vedere come andrà avanti, che cosa diventerà. Questo lo rende particolarmente capace nel rilanciare all’uscita dalle curve, dove davvero fa la differenza sugli altri. Viezzi dalla sua ha la capacità di tenere le alte velocità per più tempo. A Lievin ha pagato scotto alla sfortuna con qualche scivolone e alla diversa esperienza rispetto a chi è alla fine della sua categoria, ma il suo quarto posto ha un valore enorme.

Per Viezzi un mondiale più che positivo, a lungo 2° e finito 4° per un calo nel finale
Per Viezzi un mondiale più che positivo, a lungo 2° e finito 4° per un calo nel finale
Viezzi ha scelto l’estero, Agostinacchio no o almeno non ancora. Questo influirà sulla loro evoluzione?

Discorso delicato. Partiamo col dire che Stefano ha fatto la scelta giusta. Se la Fenix ha deciso d’investire su di lui significa che ci crede e i risultati già danno loro ragione. Non era così scontato che a 18 anni Stefano riuscisse già a fare una top 20 in Coppa. Si sta mentalizzando per un grande club e secondo me farà bene anche su strada. Poi la vicinanza con Pontoni gli è servita tanto, mentalmente gli ha insegnato molto nell’approccio con le gare.

E Mattia?

Io credo che la scelta di restare alla Guerciotti non sia sbagliata. E’ il team più evoluto in Italia, fa grande attività all’estero, fornisce tutto quel che serve a un ciclocrossista. Non dimentichiamo che nelle sue file hanno vinto il mondiale gente come Kluge (per me stilisticamente il miglior ciclocrossista di sempre) e Djernis, non gli ultimi arrivati e entrambi facevano anche la doppia attività quando questa non era un’abitudine come oggi. Lo stesso Pontoni ha costruito lì i suoi grandi successi. Mattia è nel team giusto per crescere, poi molto dipenderà da come si evolverà la sua carriera, anche su strada.

In Coppa a Hoogerheide Viezzi aveva colto il 3° posto, dimostrando di essere già ai vertici della categoria
In Coppa a Hoogerheide Viezzi aveva colto il 3° posto, dimostrando di essere già ai vertici della categoria
A proposito di multidisciplina, anche i due ragazzi italiani sposano il ciclocross con la strada, mentre una volta si rimaneva prevalentemente nell’offroad. E’ un’evoluzione naturale e conclamata secondo te?

Io penso di sì. Ormai nella mountain bike o sei Pidcock oppure non ci vivi, non hai quelle possibilità economiche che ti dà la strada, infatti anche i bikers di livello si stanno convertendo. Nel ciclocross però girano molti più soldi che nella mountain bike perché nel Nord Europa ci hanno costruito sopra un vero circo, con team professionistici che guadagnano molto e possono pagare. Gli stessi fratelli Pezzo Rosola hanno deciso di andare contro la tradizione famigliare e Kevin spesso ha ammesso di essere rimasto nella mtb oltre il dovuto.

Agostinacchio ora lo vedremo su strada e chiaramente avrà tutti gli occhi puntati addosso…

Farà bene anche lì, ne sono sicuro e anzi non vedo l’ora, perché vederlo in gara è un vero piacere per gli occhi.. E’ un predestinato, proprio come Viezzi.

Partono i mondiali e Pontoni vuole fare il colpaccio

31.01.2025
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Iniziano i mondiali, tre giorni di gare a Lievin (FRA) che saranno la summa di una lunga stagione del ciclocross, iniziata a settembre e che in chiave italiana ha già detto molto. La nazionale azzurra si presenta in Francia con molte ambizioni, soprattutto legate alle categorie giovanili e questo è un trend che dura da tempo, in attesa che anche a livello elite (almeno al maschile) si possa recitare una parte importante.

Stefano Viezzi, iridato in carica juniores, cerca il podio al suo esordio nella categoria maggiore
Stefano Viezzi, iridato in carica juniores, cerca il compaccio al suo esordio nella categoria maggiore

Daniele Pontoni è pronto per la nuova avventura, anzi dalle sue parole si sente come ci sia la fremente attesa di cominciare e vedere se le premesse verranno confermate e si potrà aggiungere metallo prezioso al carniere. La spedizione azzurra è composta da 14 elementi, con una presenza in ogni categoria e questo è già un successo.

«I numeri sono quelli ormai soliti – dice il tecnico friulano – sin dalla mia prima edizione abbiamo sempre viaggiato fra i 13 e i 15 elementi, siamo nella media. Abbiamo scelto tutti coloro che lo hanno meritato, ma un accento lo porrei sulla presenza di Eva Lechner: è un tributo alla sua eccezionale carriera, a quel che ha fatto nel mondo dell’off-road, meritava di avere una vetrina simile per salutarla convenientemente, soprattutto ora che è attesa a gravosi compiti dirigenziali nell’Uci».

Per Eva Lechner l’ultima chiamata in nazionale, tributo a una grande carriera con l’argento iridato 2014
Per Eva Lechner l’ultima chiamata in nazionale, tributo a una grande carriera con l’argento iridato 2014
Che percorsi troveranno?

Non è un tracciato piatto, questo è sicuro e la sua interpretazione varia notevolmente in base al meteo, tanto è vero che da una settimana sono appiccicato alle previsioni per capire. C’è un dislivello di 170 metri che non è poco, anche se non c’è una vera e propria salita che fa la differenza, ma è tutto un saliscendi. E’ il tipico percorso francese, quindi con curve larghe e non molto angolate, dove è importante saper rilanciare subito e forte. Un percorso più fisico rispetto a quello degli europei, più impegnativo dove il clima può davvero cambiare tutto.

Hai una preferenza?

I ragazzi sono pronti per affrontare ogni tipo di situazione, percorso e meteo fanno parte del gioco. Siamo arrivati all’appuntamento dei mondiali carichi, con la consapevolezza che non si poteva fare di più. La preparazione, anche grazie al Gruppo Performance, è stata la migliore possibile e i risultati delle ultime prove di Coppa del Mondo sono molto confortanti.

Per Mattia Agostinacchio la delusione di Coppa deve trasformarsi in carica per i mondiali
Per Mattia Agostinacchio la delusione di Coppa deve trasformarsi in carica per i mondiali
Abbiamo una categoria, quella junior maschile, nella quale ci presentiamo con il campione europeo in carica e due atleti saliti sul podio di Coppa o finiti vicino. Quella quindi cui si guarda con maggiore interesse…

E’ stato importante ottenere quei risultati per salire nel ranking e partire più avanti possibile, anche se il percorso dei mondiali di Lievin ha una lunga salita iniziale nella quale anche chi è in seconda o terza fila ha tempo per guadagnare posizioni e ai ragazzi mi sono raccomandato su questo. Agostinacchio parte fra i favoriti, ma anche Pezzo Rosola e Grigolini hanno le loro chance, l’importante è cercare la corsia giusta in avvio ed entrare subito nel vivo della lotta. E’ una gara dove ci saranno tanti atleti che per valore così vicino potranno ambire al podio e i nostri ci sono. Confido molto nella voglia di riscatto di Grigolini, che a Benidorm è stato anche in testa alla gara, e nelle doti di recupero di Pezzo Rosola.

Il podio U23 di Hoogerheide con Del Grosso circondato da Sparfel e Viezzi, rivali anche a Lievin
Il podio U23 di Hoogerheide con Del Grosso circondato da Sparfel e Viezzi, rivali anche a Lievin
Per Mattia Agostinacchio aver perso la Coppa all’ultima gara può aver inciso sul morale?

E’ chiaro che a ogni gara vorresti il massimo, ma ci sono anche le giornate no. Quella di Mattia domenica a Hoogerheide è stata la peggiore in assoluto degli ultimi 3 anni: la classica gara dove tutto gira storto, ma finire secondo in classifica ha pur sempre un valore. Poi uno vuole sempre la parte della torta più grande, ma deve tradurre tutto ciò in voglia di rivalsa.

Al suo primo anno da under 23 Viezzi è già tra i favoriti, ti aspettavi questa crescita?

Sì, perché lo conosco, so quel che vale e poi è proprio la sua generazione che ha un passo in più. Domenica dietro Del Grosso c’erano lui e Sparfel, il suo rivale del mondiale juniores dello scorso anno. Stefano quando sente odore di grande appuntamento si trasforma e so che darà tutto per una medaglia, io dico che ne ha tutte le possibilità. Ma ci giochiamo carte importanti anche con la Pellizotti fra le juniores, dopo una stagione dove i risultati pur buoni non hanno reso giustizia al suo livello e la Casasola fra le elite, unica vera alternativa insieme all’ungherese Vas alle olandesi.

Sara Casasola a Namur. L’azzurra della Crelan Corendon punta al podio contro l’armata olandese
Sara Casasola a Namur. L’azzurra della Crelan Corendon punta al podio contro l’armata landese
Poi c’è la staffetta, tuo vecchio pallino…

E’ lo specchio del valore di un movimento, i ragazzi sanno che per me la prova inaugurale ha un significato speciale. Anche le altre nazioni, quelle che prima la sottovalutavano, ora ci tengono e lo si vede dagli schieramenti. La Francia è la favorita, noi però siamo lì per una medaglia e magari bissare l’oro europeo. L’importante è partire consapevoli di quanto è stato fatto. Abbiamo lavorato a lungo per stabilire la giusta strategia e quindi l’ordine di partenza delle frazioni, se i calcoli sono stati giusti…

Da juniores ai devo team: gli otto volti (+ uno) del ciclismo italiano

17.01.2025
6 min
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Nel 2025 saranno otto gli azzurri che passeranno under 23 in un devo team: Stefano Viezzi, Lorenzo Mark Finn, Andrea Bessega, Davide Stella, Enea Sambinello, David Zanutta, Ludovico Mellano e Luca Attolini. A questi si aggiunge un nono volto, che è quello di Roberto Capello. Quest’ultimo andrà a correre il suo secondo anno da juniores all’estero: al Team Grenke-Auto Eder. Una migrazione massiccia, segno che i nostri ragazzi attraggono lo sguardo delle grandi squadre che su di loro sono pronte a investire. Affrontiamo il discorso con Dino Salvoldi, cittì della nazionale juniores, il quale è rimasto in contatto con loro fino a pochi mesi fa. 

«Partiamo con il dire – ci aggancia Salvoldi – che non conosco le motivazioni di ognuno di loro. Alcuni parlano, chiedono dei consigli, mentre altri vanno per la loro strada. Quello che differenzia l’andare in un devo team, oppure in una formazione come la Vf Group-Bardiani-CSF Faizanè, è la prospettiva che queste realtà offrono a medio termine. Solitamente i ragazzi firmano contratti di quattro anni con la formula “due più due” ovvero: due stagioni nel devo team e due anni già nel WorldTour (la squadra dei Reverberi non ha una formazione di sviluppo, quindi i ragazzi passano subito professionisti, ndr)».

Davide Stella (a sinista) ed Enea Sambinello (a destra) sono passati U23 con il UAE Team Emirates Gen Z
Davide Stella (a sinista) ed Enea Sambinello (a destra) sono passati U23 con il UAE Team Emirates Gen Z

Programmazione

La grande differenza che le formazioni di sviluppo offrono è un calendario di livello e la sicurezza di avere, nella maggior parte dei casi, già degli accordi per passare professionisti. Non è sempre così, e molti ragazzi scelgono comunque di fare il salto tra gli under 23 in un devo team piuttosto che rimanere in Italia. 

«In queste squadre – prosegue Salvoldi – i corridori affrontano un calendario di grande qualità e per lo più internazionale, cosa che una squadra continental italiana fatica a proporre, alcune eccezioni in positivo ci sono. In una squadra development si affronta la stagione con una programmazione diversa. Si corre un po’ meno ma per obiettivi, i ragazzi apprendono delle caratteristiche funzionali al mondo dei professionisti. Non si guarda alla continuità di rendimento ma a una crescita. Sono discorsi che esulano dal “è troppo presto, è troppo tardi”».

Dopo due stagioni alla Borgo Molino Bessega è approdato alla Lidl-Trek Future Racing (foto Lidl-Trek)
Dopo due stagioni alla Borgo Molino Bessega è approdato alla Lidl-Trek Future Racing (foto Lidl-Trek)
Tutti i ragazzi che passano nel 2025 sono pronti?

Penso di sì, tutti con possibilità e caratteristiche differenti. Sono diverse anche le squadre, quindi generalizzare diventa un rischio. 

Ad esempio Lorenzo Finn continua un percorso iniziato nel 2024, quando era ancora juniores. 

Avete detto un nome non a caso. Lui è l’esempio di un corridore che ha le qualità naturali per diventare un professionista che gareggia per i grandi risultati. E’ tutto un altro modo di correre, improntato a vincere. Finn è l’esempio di uno che è pronto subito ad un certo tipo di attività, la stagione scorsa ne è un esempio (in apertura foto Maximilian Fries).

Poi c’è chi si è guadagnato questa occasione a suon di risultati, come Bessega e Sambinello

Questi due si sono guadagnati lo spazio nei rispettivi devo team grazie ai risultati ottenuti da juniores. Magari per il profilo di carriera che potranno fare non sarà di primo livello, cosa paragonabile a chi non ha avuto la stessa occasione. 

Ad esempio?

Andrea Donati e anche suo fratello Davide. Il secondo, che è più grande di un anno, ha fatto la prima stagione da under 23 alla Biesse Carrera e poi è passato al devo team della Red Bull-BORA-hansgrohe. Lo stesso cammino si prospetta per Andrea, il quale correrà con la Biesse nel 2025. 

Stefano Viezzi è approdato alla Alpecin Deceuninck Development, il suo percorso è legato molto alla doppia attività: ciclocross e strada
Stefano Viezzi è approdato alla Alpecin Deceuninck Development, il suo percorso è legato molto alla doppia attività: ciclocross e strada
Andrea Donati non ha ottenuto grandi risultati da juniores…

Non conta solo questo. Chi fa le selezioni all’interno dei team di sviluppo dovrebbe guardare il risultato legato alla prestazione. Un conto è vincere un campionato del mondo alla Lorenzo Finn, un altro è vincere tante gare restando sempre a ruota. Una figura che ha il compito di cercare il talento dovrebbe concentrarsi maggiormente sulle prestazioni. I risultati contano fino a un certo punto. 

Per chi arriva da squadre juniores italiane un salto del genere rischia di essere troppo grande?

No. Il ciclismo si sta evolvendo e questo processo fa parte di un normale cammino di adattamento che coinvolge anche le squadre juniores. Quello che si faceva fino a un po’ di anni fa ora non basta più. Per i ragazzi approcciarsi a queste realtà nuove e professionali è solamente uno stimolo. Si sentono seguiti, controllati e li domina la curiosità, come giusto che sia nei giovani. Entrano in una routine, è come se fosse un lavoro.

Andrea Donati è rimasto in Italia e correrà alla Biesse Carrera Premac (photors.it)
Andrea Donati è rimasto in Italia e correrà alla Biesse Carrera Premac (photors.it)
Poi ci sono Attolini, Mellano e Zanutta che sono passati con la XDS Astana Development, consideri il loro passaggio più “soft”. 

Se intendete dire che sia meno impattante perché trovano più italiani direi di no. Non so che calendario faranno ma stiamo comunque parlando di una formazione di sviluppo di un team WorldTour.

Cosa pensi di questi tre ragazzi?

A mio avviso Mellano e Sambinello sono equiparabili. Sono i ragazzi che hanno avuto maggiore continuità durante la passata stagione. A livello di piazzamenti non hanno saltato una gara, erano sempre tra i migliori nelle corse più importanti del calendario italiano. Zanutta è un corridore di qualità, lui è un esempio di coloro che sono stati valutati per i numeri e non per i risultati ottenuti, alla pari di quanto fatto dalla UAE Team Gen Z con Davide Stella. 

Roberto Capello sarà il nuovo volto italiano del Team Grenke-Auto Eder, squadra juniores del panorama Red Bull (foto Maximilian Fries)
Roberto Capello sarà il nuovo volto italiano del Team Grenke-Auto Eder, squadra juniores del panorama Red Bull (foto Maximilian Fries)
Rimane Roberto Capello, che prende il posto di Finn alla Grenke-Auto Eder. 

E’ un atleta che in salita ha tantissima qualità, nonostante sia all’inizio del suo secondo anno da juniores. Si tratta di un corridore che è abituato a fare certi volumi di allenamento. Per concretizzare questi numeri in risultati deve migliorare molto tatticamente e nella guida della bici, ma è nel posto giusto. La Grenke-Auto Eder non prende i ragazzi a caso…

Roodhooft su Viezzi: «Grandi potenzialità… anche a crono»

13.12.2024
4 min
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L’argomento Stefano Viezzi resta caldo. E come potrebbe essere diversamente? Siamo in piena stagione di ciclocross, lui è il campione del mondo juniores in carica e, fra tre settimane, Stefano passerà all’Alpecin-Deceuninck, nel Development Team della squadra.

Viezzi è il nostro crossista con più ampie prospettive e, grazie a questo passaggio di squadra, tali opportunità si faranno ancora più concrete. In quel team il ciclocross non è considerato una disciplina secondaria, ma è messo sullo stesso piano della strada. Mathieu Van Der Poel ne è l’esempio massimo.

Di questo passaggio abbiamo parlato direttamente con i vertici della Alpecin-Deceuninck, in particolare con Philip Roodhooft, team manager della squadra belga.

Philip Roodhooft, team manager della Alpecin-Deceuninck
Philip Roodhooft, team manager della Alpecin-Deceuninck

Parla Roodhooft

È noto che i fratelli Roodhooft, Philip e Christoph, gestiscono con grande attenzione la transizione dei talenti dalle categorie giovanili al professionismo. Il loro scouting è sempre molto mirato, con pochi acquisti ma di grande qualità. L’acquisizione di Viezzi rientra nella loro strategia di sviluppo di giovani corridori con potenziale, in questo caso sia nel ciclocross che nelle gare su strada.

«Cosa ci ha convinto a portare Viezzi all’Alpecin? Il fatto che l’anno scorso sia stato così forte in Coppa del Mondo e ai Mondiali – dice Roodhooft. Noi crediamo che Stefano possa essere un atleta di alto livello non solo nel ciclocross, ma anche su strada e nelle cronometro».

Una dichiarazione che evidenzia quanto interesse ci sia attorno al ragazzo e quanto il team sia disposto a investire su di lui. Parlando di cronometro, è significativo sottolineare che in Italia pochi team, anche tra i più importanti, lavorano su questa specialità. Tuttavia, le prove contro il tempo non sono così distanti dal ciclocross in termini di sforzo metabolico, e a Viezzi le cronometro non dispiacciono affatto.

Stefano è molto forte anche su strada anche se quest’anno, in virtù dell’infortunio all’Eroica Juniores, ha faticato un po’ più del previsto (foto Instagram)
Stefano è molto forte anche su strada anche se quest’anno, in virtù dell’infortunio all’Eroica Juniores, ha faticato un po’ più del previsto (foto Instagram)

Primi contatti

Come lo stesso Viezzi ci ha raccontato qualche giorno fa, tra pochi giorni cambieranno molte cose e inizierà a lavorare a stretto contatto con il team. Il momento cruciale sarà in Spagna, dove gli atleti dei Roodhooft parteciperanno a un campo di allenamento specifico in vista dei Mondiali, che quest’anno si terranno proprio in Spagna.

«Viezzi – riprende Roodhooft – sarà con noi da gennaio. Continuerà a vivere in Italia, ma trascorrerà alcuni periodi in Belgio. Per lui ci saranno cambiamenti significativi, soprattutto per quanto riguarda la preparazione: in Belgio si lavora in modo molto diverso rispetto all’Italia. Tuttavia, visto che resterà con la sua squadra attuale fino al 31 dicembre, il vero cambiamento per Stefano arriverà con la stagione 2025-2026».

Sin qui Viezzi ha messo nel sacco 9 gare di cross. E’ al primo anno elite (foto Billiani)
Sin qui Viezzi ha messo nel sacco 9 gare di cross. E’ al primo anno elite (foto Billiani)

Obiettivo integrazione

Philip Roodhooft guarda al futuro con un approccio ponderato, senza fretta. Questo fa ben sperare, suggerendo che il team ha in mente un progetto a lungo termine per Viezzi.

La chiave di questo approdo è il connubio tra ciclocross e strada, una novità per un atleta italiano che punta all’eccellenza in entrambe le discipline. In tempi recenti, ci aveva provato Lorenzo Masciarelli, ma l’abruzzese non ha avuto troppa fortuna.

«Abbiamo già un’idea di come integrare Viezzi – spiega Roodhooft – ma è troppo presto per condividerla nei dettagli. Dobbiamo ancora conoscere meglio Stefano. Seguire il percorso di Van der Poel? Non sarebbe un confronto realistico, ma sarà un successo se Stefano diventerà un buon crossista e un buon stradista. Noi crediamo che sia possibile. Intanto, sapete cosa voglio? Che Stefano lavori sodo per imparare l’inglese, così potrà integrarsi meglio con la nostra struttura. Il resto verrà da sé».

Viezzi a “casa” Van Der Poel: «La scelta giusta per il futuro»

07.12.2024
5 min
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BREMBATE – Il sole cerca di salire alto nel cielo e scaldare le gambe e le guance dei corridori ma non ci riesce. E’ dicembre e al Trofeo Mamma e Papà Guerciotti, corso per la prima volta al Vittoria Park, il tempo è bello e freddo. Una vera giornata di ciclocross. I corridori, giunti in grande numero e chiamati a partecipare dal cittì Pontoni, cercano riparo sotto giacche a maniche lunghe e scaldacollo tirato su fino agli occhi. Si fa quasi fatica a riconoscerli, serve un secondo in più ma alla fine ci si riesce. Nell’arco dell’intera mattinata c’è tempo per girare tra camper e furgoni per parlare con tutti, tra curiosità e saluti ci imbattiamo in una figura alta e slanciata. Si tratta di Stefano Viezzi, campione del mondo juniores di ciclocross e da questo inverno passato under 23. Il talento del friulano ha attirato su di sé gli occhi della Alpecin Deceuninck, e dal 2025 sarà uno dei ragazzi del devo team

«La possibilità di andare a correre con loro – racconta – è arrivata alla fine della scorsa stagione di ciclocross. Tante erano le formazioni interessate ma l’unica, o una delle poche, che poteva offrirmi il binomio strada e cross era la Alpecin».

Per Viezzi futuro è chiaro: dal 2025 correrà nel devo team della Alpecin Decuninck (foto Billiani)
Per Viezzi futuro è chiaro: dal 2025 correrà nel devo team della Alpecin Decuninck (foto Billiani)

Non mollare il colpo

Sentire la voglia di Stefano Viezzi nel continuare la sua carriera sia su strada che nel ciclocross è una bella notizia. A qualcuno può risultare scontata, ma in questi anni tanti ragazzi hanno preferito smettere per dedicarsi alla strada. Vero che il talento dello spilungone friulano è indiscutibile, ma siamo certi che non tutti lo avrebbero premiato volentieri

«Per me il ciclocross è importante – continua – anche perché ormai lo faccio da un po’ di anni e penso che sia utile. Sia la strada per il ciclocross che viceversa. Sicuramente la Alpecin è un’ottima squadra, una delle top cinque, se non top tre al mondo. E’ un bel passo per la mia carriera e un grande salto di qualità che sicuramente mi aiuterà a crescere nel modo giusto». 

Viezzi al Trofeo Guerciotti ha colto un ottimo terzo posto tra gli elite
Viezzi al Trofeo Guerciotti ha colto un ottimo terzo posto tra gli elite
Correrai nello stesso team di Van Der Poel, anche se tu sarai nella development, che effetto fa?

Penso sia un buon segno perché lui è gestito dalla squadra e quindi anche io lo sarò. Da questo lato mi sento un po’ più sicuro, Van Der Poel è un grande atleta e negli anni hanno saputo come farlo rendere al meglio. Dagli allenamenti a tutto quello che ci sta dietro. 

E cos’è che ci sta dietro?

Delle piccole cose che a un certo livello possono fare la differenza, ad esempio avere la possibilità in inverno di fare dei ritiri in Spagna per farti salire di condizione è già un bel passo in avanti. 

La scelta di correre alla Alpecin Decuninck è dovuta al fatto di voler coltivare la multidisciplina
La scelta di correre alla Alpecin Decuninck è dovuta al fatto di voler coltivare la multidisciplina
Hai già parlato con il team per capire come lavorerai da gennaio? 

Mi faranno gareggiare e fare qualche gara in coppa con gli elite, di confrontarmi con una categoria superiore. Poi di farmi fare le gare più prestigiose e ovviamente c’è anche la questione nazionale. Ma in generale sono felice perché avrò parecchie chance. 

Com’è stato l’approccio con la categoria?

Sempre un po’ delicato perché affronto corridori con i quali non ho mai gareggiato e sono più grandi di me, anche di quattro anni. Un po’ me l’aspettavo, poi sto ancora recuperando dall’infortunio di questa primavera (il riferimento è alla frattura della clavicola all’Eroica Juniores, ndr). 

Viezzi correrà nello stesso team di Van Der Poel, un riferimento per il ciclocross
Viezzi correrà nello stesso team di Van Der Poel, un riferimento per il ciclocross
Quando è che fai il primo ritiro col team?

Prima del campionato mondiale di ciclocross (in programma il 2 febbraio a Liévin in Francia, ndr) in Spagna. Per una questione di allenamento andare al caldo aiuta a fare un carico di lavoro maggiore, sarà bello andare là e allenarmi come si deve. Avrò modo di conoscere la squadra, gli atleti con cui correrò e anche un po’ chi ci sta dietro.

Il primo ritiro con la squadra sarà incentrato sulla strada o sul cross?  

Sicuramente sarà un ritiro più bilanciato sulla parte del ciclocross perché a pochi giorni dal mondiale faremo una rifinitura così da arrivare al meglio. Ci saranno tutti i ragazzi della squadra, con grande probabilità ci divideremo a seconda degli impegni. 

Il friulano continuerà ad allenarsi in vista del mondiale di febbraio, per poi passare alla strada
Il friulano continuerà ad allenarsi in vista del mondiale di febbraio, per poi passare alla strada
Quando inizierai a correre su strada?

Si è parlato di qualche classica in Belgio, non penso di fermarmi ma di sfruttare la condizione fino a metà stagione. Poi inizieranno le gare a tappe. 

Grazie e in bocca al lupo! 

Crepi.

Guerciotti, vince Fontana ma alle sue spalle spunta Viezzi

01.12.2024
5 min
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BREMBATE – Lo scenario nel quale si svolge il 45° Trofeo Mamma e Papà Guerciotti è quello del Vittoria Park, la struttura realizzata dall’azienda bergamasca che ospita per la prima volta questa storica gara di ciclocross. Fettucciati e sterrato che costringono gli atleti a guidare bene la bici per poter fare la differenza. Il gelo nella notte ha ghiacciato il terreno e la paura di tutti i ragazzi, durante la prova del tracciato avvenuta in mattinata, era che potesse cedere e diventare sempre più morbido con il passare delle ore. E’ successo invece che le temperature si sono alzate, ma non così tanto da scaldare l’ambiente. Un tracciato che è rimasto compatto dall’inizio alla fine, sul quale contavano più la tattica e le abilità di guida

Filippo Fontana vince il 45° Trofeo Mamma e Papà Guerciotti in maglia tricolore
Filippo Fontana vince il 45° Trofeo Mamma e Papà Guerciotti in maglia tricolore

Gioia inaspettata

Lo sa bene Filippo Fontana, campione italiano in carica che ha giocato d’astuzia per vincere questa gara ambita e sulla quale gli atleti di spicco del nostro movimento del ciclocross puntano sempre. Il duello testa a testa con l’inglese Thomas Mein si risolve agli ultimi metri. Quando era importante farsi trovare davanti il campione del team CS Carabinieri Cicli Olympia non si è fatto attendere. Conquistando una vittoria che gli dona il giusto morale

«Sono molto felice – racconta ai margini del podio Fontana – alla fine era una vittoria che non mi aspettavo neanche. Quando arrivano successi del genere sono molto graditi. Alla fine direi che è stata una giornata perfetta. Non avevo una grandissima gamba, come è normale che sia visto che non ho una buona preparazione al momento. Tuttavia sono riuscito a limare e ho fatto una gara gestita molto bene. Per quello che erano le mie forze ho sparato la cartuccia all’ultimo giro, sapevo che avrei dovuto giocarmela così».

Nervi e tattica

Il ritmo lo ha impostato il britannico Mein fin da subito, cercando di allungare e scremare il gruppo dei 55 partenti. I due sono andati via con forza da metà gara in poi e si è subito capito che il livello fosse pari. Tra gambe e agilità nel muovere la bici tra curve e contropendenze nessuno dei due è riuscito a fare la differenza. 

«L’idea era di limare il più possibile – prosegue Fontana- almeno per vedere come si sarebbe poi svolta la gara. I primi giri ho lasciato tirare Mein, anche perché eravamo in tanti. Dopo metà gara ho provato ad allungare e siamo rimasti io e lui. Ci siamo dati praticamente cambi regolari fino alla fine della gara. All’ultimo giro mi ha lasciato davanti e ho gestito la cosa a mio favore. Nell’unico rettilineo, nel quale Mein avrebbe potuto passarmi, ho accelerato e sono riuscito a rimanere davanti. Nei tratti guidati, dove non era possibile sorpassare, ho respirato e abbassato leggermente il ritmo. Ho preso lo strappo finale in testa, era fondamentale, visto che negli ultimi cento metri la strada era stretta».

Giovani che scalpitano

Nella parte iniziale di gara alla coppia di testa si è accodato un pimpante Samuele Scappini, ragazzo under 23 che mostra di crescere bene e di essere in grande forma. Sull’ora di gara gli è mancato il ritmo per rimanere con i grandi e provare a vincere. Un problema meccanico gli ha tolto anche la soddisfazione del terzo posto, andato al campione del mondo juniores Stefano Viezzi. Tante attenzioni erano rivolte proprio al classe 2006, al primo approccio con il mondo dei grandi. 

«Non sono partito benissimo – analizza Viezzi – ho avuto un piccolo contatto in partenza che mi ha fatto un po’ indietreggiare. Mi sono trovato intorno alla ventesima posizione con l’obbligo di recuperare. Ho approfittato dei momenti morti davanti, quando si guardavano, per tornare sotto. E’ stato un continuo tira e molla perché appena tornavo sotto i primi ripartivano. Alla fine posso dirmi solo contento del piazzamento».

«L’approccio alla categoria – continua Viezzi, che dal 2025 sarà un corridore del devo team della Alpecin Deceuninck – penso sia buono. Correndo con gli elite posso solo crescere. Oggi, ma comunque in generale nell’ultimo periodo, sento che sto crescendo in vista degli appuntamenti importanti della stagione. Quello di massimo prestigio sarà il mondiale, al quale voglio arrivare alla mia massima condizione. Confrontarsi con questi atleti fa piacere, oltre a essere di calibro internazionale sono anche alla massima maturità. Io sono ancora troppo giovane per capire quale possa essere il mio livello, non mi pongo limiti».

Europei in partenza e Pontoni rilancia Viezzi

30.10.2024
5 min
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Partiranno domani alla volta di Pontevedra in Spagna i 15 azzurri che nel fine settimana prenderanno parte agli europei di ciclocross, facendo finalmente entrare la stagione sui prati nel suo vivo. Il cittì Daniele Pontoni ha preparato tutto, riservando anche una piccola sorpresa finale aggiungendo il nome dell’iridato junior Stefano Viezzi all’elenco inizialmente ufficializzato, spazzando via di fatto qualsiasi strascico polemico. Ora la parola sarà solamente affidata alle gambe dei suoi ragazzi.

Pontoni fra Persico e Arzuffi, sul podio continentale gravel. Un buon auspicio per Pontevedra
Pontoni fra Persico e Arzuffi, sul podio continentale gravel. Un buon auspicio per Pontevedra

Pontoni ha scelto una squadra completa, schierando atleti in ognuna delle 6 categorie individuali e naturalmente nella staffetta del sabato e ha visionato il percorso spagnolo, che peraltro già conosceva: «Ci eravamo stati con gli juniores un paio di anni fa, ma un mese fa ci sono tornato per rivederlo e soprattutto capire quali variazioni sarebbero state apportate. E’ un percorso veloce, tutto all’interno del parco e che alterna asfalto a terra battuta. Ci saranno però alcuni innesti».

Quali nello specifico?

So che gli organizzatori hanno previsto, dopo 600 metri di gara, almeno 50 metri su sabbia riportata. Poi metteranno sul percorso due ponti e uno di questi, abbinato a una rampa già esistente di 14 passi sarà la parte tecnicamente più impegnativa. L’altro ponte con gradini farà anche selezione.

Il dettaglio del tracciato iberico, contraddistinto da una partenza complicata e due ponti
Il dettaglio del tracciato iberico, contraddistinto da una partenza complicata e due ponti
Un percorso che la Casasola ci ha descritto come molto tattico, sentendo proprio le tue parole…

E’ veloce e penso che potrebbe anche svilupparsi in maniera molto strategica, ma ogni gara è a sé. Bisogna vedere come andranno le cose. Importante sarà partire bene e coloro che sono nelle prime due file avranno un indubbio vantaggio, nel caso dei nostri ragazzi da sfruttare, ma attenzione: alla partenza i crossisti si troveranno subito una curva a 90 gradi, lì bisognerà stare attenti a non cadere per non compromettere la gara.

Il percorso di Pontevedra si preannuncia molto veloce e basato sul ritmo gara (foto organizzatori)
Il percorso di Pontevedra si preannuncia molto veloce e basato sul ritmo gara (foto organizzatori)
Quali sono le categorie su cui punti di più?

Io intanto sottolineerei che saremo presenti in tutte le gare e questo è già un segnale. Il fermento c’è e la categoria junior maschile lo dimostra. Lo scorso anno avevamo incluso molti primo anno, ora alcuni di quei ragazzi si sono visti sorpassati da nuove leve come Grigolini e Pezzo, poi insieme a Fabbro c’è Agostinacchio che ha dimostrato di essere molto in forma e ha preparato l’appuntamento con attenzione. Fra le pari età la Pellizotti l’avevo coinvolta già lo scorso anno quand’era ancora allieva e con la Ferri forma una bella coppia d’attacco. Under 23: in campo maschile ritorna Scappini che dopo una stagione in chiaroscuro (ma più in scuro, a essere sinceri…) ho ritrovato brillante, lo vedremo insieme a Cafueri e poi appunto Viezzi, fra le ragazze ci affidiamo alla Bramati che ha già esperienza a questi livelli e alla Papo uscita molto bene dalla stagione su strada. Fra gli Elite tornano Bertolini e Ceolin, poi abbiamo Casasola e Baroni fra le ragazze quindi direi che siamo competitivi dappertutto, almeno per fare bella figura. Infine c’è la staffetta.

Per la Casasola impegno solo nella gara individuale, in staffetta correrà la Baroni (foto Mtb Nazgul)
Per la Casasola impegno solo nella gara individuale, in staffetta correrà la Baroni (foto Mtb Nazgul)
Che per te ha un valore particolare…

Ci tengo molto dopo la vittoria mondiale di Fayetteville, eppure agli europei un po’ per sfortuna e un po’ per nostri errori non siamo mai riusciti a emergere. Lo scorso anno sembrava fatta, ma quella medaglia buttata via non l’ho ancora digerita. Io dico che abbiamo tutto per farcela, tra l’altro avremo in gara la Baroni che mi dà affidabilità visto che la Casasola avrà gareggiato sul Koppenberg venerdì. Voglio darle tempo per recuperare per domenica, anche se sappiamo che a questi livelli si è abituati a gareggiare ogni giorno. Un aspetto da considerare, a proposito del team relay, è che è anche propedeutico per la gara individuale, perché permette di abituarsi al percorso.

Veniamo all’argomento Viezzi, inizialmente escluso: perché?

Perché volevo vedere da parte sua una reazione dopo il difficile inizio stagione e tutte le difficoltà attraversate. So che la sua vicenda si è risolta, fino al 31 dicembre correrà per il vecchio team e poi passerà all’Alpecin, a me però interessava vedere una sua reazione tecnica e psicologica. Nel fine settimana ho visto i segnali che volevo, a Salvirola ha anche rischiato di vincere contro gli elite. Mi ha dato le certezze che cercavo.

Per Viezzi futuro più chiaro: dal 2025 correrà nel team di Van der Poel, il suo sogno (foto Billiani)
Per Viezzi futuro più chiaro: dal 2025 correrà nel team di Van der Poel, il suo sogno (foto Billiani)
Con Viezzi e la Casasola diventano tre i corridori italiani che militeranno in team esteri: pensi che sia un fenomeno in espansione?

Io credo di sì, tra l’altro ho avuto ripetute occasioni per confrontarmi con il team manager di Sara per programmare bene la sua stagione, per questo abbiamo deciso di comune accordo di farle saltare la staffetta. Fare attività all’estero significa essere a un altro livello, gareggiare sempre contro i migliori e crescere, posso dirlo per aver sperimentato di persona che cosa significa. Ha anche ragione la Arzuffi: l’adattamento non è semplice, non riesce a tutti e sempre, è l’incognita da mettere in preventivo più che altro perché ci sono lunghi periodi di permanenza in Belgio e Olanda per gare a ripetizione. Se si supera quello scoglio, diventa tutto più semplice.