Da sabato gli europei e Pontoni ha un poker in mano

Da sabato gli europei e Pontoni ha un poker in mano

06.11.2025
5 min
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Un weekend per capire a che punto siamo. Oggi la nazionale italiana è partita per Middelkerke, in Belgio, per gli europei di ciclocross concentrati in due giorni. Un programma di gare denso, tre appuntamenti al sabato e tre alla domenica con la forzata (e dolorosa in chiave italiana) rinuncia al team relay. La località belga è un caposaldo dell’attività sui prati e normalmente ospita una delle ultime classiche della stagione, ma chi pensa di rivedere gli atleti in gara sul classico percorso del campionato belga 2022 dovrà ricredersi, come spiega il cittì della nazionale Daniele Pontoni.

Daniele Pontoni insieme al suo vice Luigi Bielli. Il cittì ha portato in Belgio 15 elementi
Daniele Pontoni insieme al suo vice Luigi Bielli. Il cittì ha portato in Belgio 15 elementi
Daniele Pontoni insieme al suo vice Luigi Bielli. Il cittì ha portato in Belgio 15 elementi
Daniele Pontoni insieme al suo vice Luigi Bielli. Il cittì ha portato in Belgio 15 elementi

«La zona di gara è completamente diversa – spiega il friulano – siamo in una base militare e questo ha comportato anche un diverso approccio. Sono stato a visionarlo quando sono salito per i mondiali gravel. Da quel che ho visto è un percorso simile a quello di Koksijde, con leggermente un po’ meno sabbia. C’è anche qualche duna perché si corre per un tratto in riva al mare. Il fondo è quasi tutto sabbioso, con dell’erba sopra in alcuni passaggi, ma sotto c’è sempre la sabbia. C’è un tratto abbastanza lungo da fare a piedi uscendo dall’arenile, dove ci sarà prima una discesa su una specie di scivolo che porta dalla base al mare, poi si risale e lì a piedi si andrà per una dozzina di secondi, forse anche più. Poi ci sarà anche un breve tratto in cemento».

Nella costruzione della squadra il fatto di non aver ancora avuto confronti internazionali è stato un problema?

No, nel costruire la squadra sono stato facilitato dalle varie gare italiane di ottobre, nelle quali ho visto tutti all’opera, poi Casasola e Viezzi hanno avuto anche qualche uscita all’estero, peraltro positiva. La selezione è stata abbastanza facile e rispecchia i valori attuali.

Agostinacchio ha vinto gli europei 2024. Gareggerà sabato, dopo le junior e prima delle Elite
Agostinacchio ha vinto gli europei 2024. Gareggerà sabato, dopo le junior e prima delle elite
Agostinacchio ha vinto gli europei 2024. Gareggerà sabato, dopo le junior e prima delle Elite
Agostinacchio ha vinto gli europei 2024. Gareggerà sabato, dopo le junior e prima delle elite
Quali sono le categorie che secondo te sono in questo momento più competitive a livello internazionale?

Noi su almeno quattro categorie- garantisce Pontoni – abbiamo buone ambizioni. Non voglio sbilanciarmi troppo, ma credo che possiamo anche puntare alle medaglie, uniche fuori da questo contesto sono le under 23 e la prova elite maschile dove siamo ancora un po’ lontani. C’è molta curiosità, credo che la gara fatta tutta sulla sabbia un po’ ci penalizzi rispetto ai locali, ma io sono fiducioso nei ragazzi che porto. Ho visto buoni risultati l’anno scorso anche su percorsi simili, ad esempio a Zonhoven dove Agostinacchio ha vinto in Coppa del mondo, quindi ci giochiamo carte importanti.

Accennavi ad Agostinacchio. C’è molta curiosità per vedere all’opera sia lui che Viezzi nella categoria under 23. Considerando l’esperienza nella categoria, si presentano con prospettive e propositi diversi?

Io credo che siano abbastanza vicini come rendimento in questo momento. Sicuramente Stefano ha da parte sua il vantaggio che parte davanti, rispetto a Mattia che il ranking lo deve scalare tutto, però ha una buona fase esplosiva in partenza e potrebbe colmare quasi subito questo gap. Quindi io sono ottimista su entrambi, potranno essere nel vivo della gara.

La Pellizotti punta a ripetere il podio e sarà la prima a scendere in gara
Giorgia Pellizotti punta a ripetere il podio e sarà la prima a scendere in gara
La Pellizotti punta a ripetere il podio e sarà la prima a scendere in gara
Giorgia Pellizotti punta a ripetere il podio e sarà la prima a scendere in gara
Per quanto riguarda gli juniores?

Abbiamo ragazzi molto promettenti e molto competitivi. Io penso che per le sue caratteristiche di adattabilità al percorso, Patrick Pezzo Rosola può fare molto bene. Lo stesso dicasi per Grigolini. Cingolani e Vaglio sono al primo anno juniores, è la loro prima esperienza a questi livelli, bisognerà vedere anche come arrivano lì. Loro sono lì per imparare ma questo non significa che non possano fare un buon risultato. Come anche tra le donne dove abbiamo Giorgia Pellizotti che arriva dal bronzo dell’anno scorso. Poi abbiamo Bianchi e Azzetti che erano con me già lo scorso anno mentre la Righetto è la piccolina del gruppo.

Poi c’è Sara Casasola ed è chiaro che i suoi risultati di questo inizio stagione la pongono fra le favorite…

Sicuramente può fare bene- sentenzia Pontoni – come ci ha dimostrato anche nelle ultime gare in Belgio. Anche se sono sempre stato convinto che soprattutto la gara in cui si assegna un titolo azzeri tutto, lì valgono le sensazioni del giorno, come staranno i ragazzi (la ragazza in questo caso) e il feeling che troveranno su questo percorso. Sono però fiducioso perché l’ho vista pedalare bene, conosce i suoi mezzi, ha incominciato ad osare e non ha più quel timore reverenziale che magari all’inizio hai verso quelli che ritieni i mostri sacri della tua categoria. Quindi se la gioca alla pari con la Brand che è la favorita numero 1.

I recenti risultati in Belgio fanno di Sara Casasola una delle favorite per sabato (foto Facebook)
I recenti risultati in Belgio fanno di Sara Casasola una delle favorite per sabato (foto Facebook)
I recenti risultati in Belgio fanno di Sara Casasola una delle favorite per sabato (foto Facebook)
I recenti risultati in Belgio fanno di Sara Casasola una delle favorite per sabato (foto Facebook)
Che idea hai degli avversari?

Vedremo chi sarà al via, ad esempio è incerta la presenza della Van Empel. Ma più che guardare gli avversari dobbiamo pensare a noi stessi, rispettare tutti ma non temere nessuno perché io ho massima fiducia nei ragazzi che porto con me.

Le prime uscite di Agostinacchio nel cross: l’occhio dello studente

28.10.2025
4 min
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Prima vittoria fra gli Open e prima vittoria soprattutto in maglia EF Education EasyPost per Mattia Agostinacchio, il campione del mondo juniores di ciclocross che al suo quarto impegno stagionale ha portato a casa il successo al GP Cicli Bianchi di Salvirola, staccando Federico Ceolin e Gioele Bertolini. Fin qui la notizia, ma è chiaro che tutto quel che riguarda l’iridato ha un sapore particolare, anche grazie all’importante stagione su strada che ha appena vissuto, confermandosi corridore multidisciplinare di primissimo piano.

A Salvirola prima vittoria in maglia EF, dimostrando che la forma sta crescendo rapidamente
A Salvirola prima vittoria in maglia EF, dimostrando che la forma sta crescendo rapidamente (foto EF)
A Salvirola prima vittoria in maglia EF, dimostrando che la forma sta crescendo rapidamente
A Salvirola prima vittoria in maglia EF, dimostrando che la forma sta crescendo rapidamente (foto EF)

La cosa che emerge innanzitutto è che Mattia si sta adattando molto velocemente alla nuova categoria e lo sta facendo per gradi, attraverso le prove italiane prima di testarsi con i campioni d’oltreconfine. Dalla strada al ciclocross il passaggio è stato piuttosto repentino, quasi senza soluzione di continuità: «E’ stata una mia precisa scelta, tirerò avanti almeno fino agli europei e mi fermerò dopo per rifiatare, ma senza perdere di vista gli obiettivi della stagione invernale».

Come ti sei trovato in queste primissime uscite?

Bene, sto già assimilando il cambiamento che poi è abbastanza relativo. Le gare sono effettivamente un po’ più lunghe rispetto a quant’ero abituato, passando da 40 minuti a un’ora, ma qui mi è venuta in soccorso l’attività accumulata su strada attraverso una stagione intensa. Gli avversari non mi sono certo sconosciuti, con Viezzi correvo e ci sfidavamo due anni fa da juniores, c’è Fontana che è appena rientrato ed è veramente forte, ma già mi sento vicino al loro livello.

Agostinacchio con Viezzi: sullo Zoncolan hanno dato vita a un bel confronto, mentre Fontana era lontano
Agostinacchio con Viezzi: sullo Zoncolan hanno dato vita a un bel confronto, mentre Fontana era lontano
Agostinacchio con Viezzi: sullo Zoncolan hanno dato vita a un bel confronto, mentre Fontana era lontano
Agostinacchio con Viezzi: sullo Zoncolan hanno dato vita a un bel confronto, mentre Fontana era lontano
Ha fatto però un certo effetto vedere te e Viezzi fianco a fianco sullo Zoncolan con due maglie del WorldTour…

Anche a me è sembrato un po’ strano, soprattutto per il contesto, il ciclocross e non la strada, ma è stata questione di attimi, poi ci si è fatta l’abitudine. Lì la gara è stata molto dura anche perché partivo dal fondo e nella prima parte ho dovuto recuperare. Con Stefano (Viezzi, ndr) abbiamo fatto un ritmo abbastanza alto, ma evidentemente quello di Fontana era un po’ più alto. L’ultimo giro è stato divertente, ci siamo sfidati a viso aperto, sapevamo  che Fontana non si prendeva più.

E la tua prima vittoria?

Sono stati due giorni positivi nel loro complesso anche perché i protagonisti erano pressoché gli stessi del Giro delle Regioni. Le gambe erano buone e la caduta causata dallo stallonamento del tubolare non mi ha frenato più di tanto, sono riuscito a rimontare e vincere. Mi sto abituando sempre più, ogni settimana in più è un progresso.

Su Mattia c'è molta attenzione data dai suoi successi della passata stagione
Su Mattia Agostinacchio c’è molta attenzione data dai suoi successi della passata stagione
Su Mattia c'è molta attenzione data dai suoi successi della passata stagione
Su Mattia Agostinacchio c’è molta attenzione data dai suoi successi della passata stagione
Come ti avvicinerai adesso agli europei?

Rimanendo in Italia perché voglio avvicinarmi divertendomi, testandomi ai massimi livelli, per imparare. Il test generale sarà al Mugello. D’altronde non vado alla rassegna continentale con particolari ambizioni, penso che serva tempo per imparare, per fare esperienza, anche perché sarà una corsa abbastanza al buio, non essendoci state grandi occasioni di confronto. Qui nella categoria ci sono quattro anni, di tempo ce n’è.

Pensi che ci sia differenza di esperienza, di abitudine tra i più giovani e quelli che si avvicinano alla categoria elite?

Per quel che ho visto sì, bisogna capire bene quanto sarà, ma questo dipende molto da quel che man mano vedremo sul campo. Per questo la stagione la sto vivendo molto come un apprendistato e credo che vista la mia età sia anche giusto così.

La stagione su strada è culminata con i mondiali, con una Top 10 a cronometro e il 33° posto in linea
La stagione su strada è culminata con i mondiali, con una top 10 a cronometro e il 33° posto in linea
La stagione su strada è culminata con i mondiali, con una Top 10 a cronometro e il 33° posto in linea
La stagione su strada è culminata con i mondiali, con una top 10 a cronometro e il 33° posto in linea
Come hai chiuso la stagione su strada, che bilancio gli dai?

Buono, ma avrei potuto e dovuto far meglio. Nel corso della stagione qualche problema c’è stato, un po’ di sfortuna in appuntamenti ai quali tenevo, ma alla fine posso dare un voto positivo, anche perché ho vestito la maglia della nazionale che è sempre qualcosa d’importante. Infatti il Trophée Centre Morbihan è forse la gara principale di questa stagione, il momento più alto come rendimento.

Sullo Zoncolan emerge Fontana, l’uomo dei 28 giorni

20.10.2025
5 min
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C’era molta attesa per la penultima prova del Giro delle Regioni di ciclocross, che lo staff di Fausto Scotti ha portato per la prima volta sulla cima dello Zoncolan con la collaborazione di Carnia Bike. Una tappa per alcuni versi temuta, considerando anche che si pedalava a 1.300 metri di quota con una temperatura già frizzante. Per l’occasione tutti i big si sono presentati al via, a cominciare dagli ex iridati junior Agostinacchio e Viezzi, ma alla fine è emersa la classe di Filippo Fontana, l’ex campione italiano che ha messo la sua firma alla sua prima uscita sui prati.

Prima gara e prima vittoria per Fontana, con 16" su Agostinacchio e 24" su Viezzi
Prima gara e prima vittoria per Fontana, con 16″ su Agostinacchio e 24″ su Viezzi
Prima gara e prima vittoria per Fontana, con 16" su Agostinacchio e 24" su Viezzi
Prima gara e prima vittoria per Fontana, con 16″ su Agostinacchio e 24″ su Viezzi

Un percorso decisamente per bikers

La sua voce dopo la gara è brillante, esattamente come la sua prestazione andata forse anche oltre le sue aspettative: «Sono partito con una gara abbastanza dura, percorso bellissimo con delle belle salite e non troppo tecnico, quindi neanche troppo veloce. Per noi che arrivavamo della mountain bike si adattava bene, un percorso troppo veloce sarebbe stato più impattante. Mi sono accorto dal primo giro che i due ragazzi erano partiti un po’ dietro di me, quindi ho approfittato per andarmene via subito e poi ho gestito il vantaggio. Ma loro sono andati molto forte considerando la loro età».

Quanto ha influito l’altitudine e il fatto che il percorso era più adatto ai biker? Ormai Agostinacchio e Viezzi li possiamo considerare stradisti a tutti gli effetti…: «Sicuramente avvantaggiava un biker perché c’è più salita rispetto a una gara normale, che poi in realtà non è neanche vero perché in Belgio e Olanda probabilmente di gare così se ne trovano più di quanto pensiamo. Probabilmente avrebbero preferito un percorso un po’ più veloce. Per quanto riguarda l’altezza, secondo me fino ai 1.500-1.600 metri non si sente tanto, ha più influito il fatto che era abbastanza freddo e siamo ancora abituati a un clima abbastanza caldo».

Fianco a fianco Agostinacchio e Viezzi, i due ragazzi italiani inseriti nei devo team del WorldTour
Fianco a fianco Agostinacchio e Viezzi, i due ragazzi italiani inseriti nei devo team del WorldTour
Fianco a fianco Agostinacchio e Viezzi, i due ragazzi italiani inseriti nei devo team del WorldTour
Fianco a fianco Agostinacchio e Viezzi, i due ragazzi italiani inseriti nei devo team del WorldTour

Il miracolo della ripresa dalla doppia frattura

Questa era la prima uscita di Fontana dopo un’estate sulle montagne russe, contraddistinta da un bruttissimo incidente in Coppa del mondo mtb con rottura di tibia e perone e da soli 28 giorni per la ripresa prima di tornare in sella. Un autentico miracolo: «Sin dal giorno dopo che sono tornato a casa ho pensato subito a quella che poteva essere la riabilitazione, a quello che potevo fare, senza in realtà avere mai idea di quando tornare alle competizioni. Mi interessava guarire bene. Sono stato fortunato ad aver avuto una un’ottima operazione, ma ancora più fortunato ad avere uno staff dietro che mi ha seguito in maniera eccellente, a partire dal mio fisioterapista e dal mio mental coach. Poi sicuramente ci ho messo del mio, è stato un periodo molto impegnativo, ma ne è valsa la pena».

Come hai fatto a trovare in così breve tempo una forma tale da portarti nella Top 10 dei mondiali di mountain bike? «Non lo so neanche io – ammette Fontana – per me già andare ai Mondiali era un obiettivo incredibile, un raggiungimento spettacolare, considerato appunto l’infortunio che era successo. E’ stato il risultato di tante cose, di una giornata, una giornata in stato di grazia, dell’averci creduto tanto ed essere stato ripagato di tante cose».

Per il corridore dei Carabinieri quella sullo Zoncolan era la prima uscita stagionale nel ciclocross
Per il corridore dei Carabinieri-Olympia quella sullo Zoncolan era la prima uscita stagionale nel ciclocross
Per il corridore dei Carabinieri quella sullo Zoncolan era la prima uscita stagionale nel ciclocross
Per il corridore dei Carabinieri quella sullo Zoncolan era la prima uscita stagionale nel ciclocross

Il mondiale delle rivincite

Tante volte avevi detto che cercavi un risultato importante per certificare il fatto che sei un biker prima di tutto…: «Sì, sicuramente è stato il risultato più appagante, nonostante in realtà non sia stato l’unico, considerando che avevo fatto già un paio di Top 10 in Coppa. Ho chiuso la stagione di mountain bike felice di quello che è stato fatto. Io ci ho sempre creduto, volevo questa risposta e finalmente è arrivata, convincendo anche chi la pensava in maniera diversa».

Ora punterai agli europei? «Sì, adesso sfrutto questo periodo per fare altre gare in Italia e poi correre l’europeo il 9 novembre, poi mi prenderò un po’ di riposo, ma neanche troppo, perché alla fine correrò anche in Belgio quest’inverno e sotto Natale, poi fine stagione di cross e si riparte con la mountain bike».

Per la tricolore Borello la conquista del Giro delle Regioni è pressoché assicurata
Per la tricolore Borello la conquista del Giro delle Regioni è pressoché assicurata
Per la tricolore Borello la conquista del Giro delle Regioni è pressoché assicurata
Per la tricolore Borello la conquista del Giro delle Regioni è pressoché assicurata

Scappini e Borello verso la vittoria finale

Il Giro ora si prende una pausa in vista della tappa finale del 22 novembre a Cantoira. In campo Open maschile appare difficile che la maglia rosa sfugga a Samuele Scappini, sesto sullo Zoncolan ma forte delle vittorie di Corridonia e Osoppo mentre fra le ragazze il successo ottenuto da Carlotta Borello la mette praticamente al sicuro, solo la matematica non le permette di festeggiare anzitempo. Ma forse è meglio così, visto che potrà festeggiare in casa… Fra gli juniores nuovo centro per Filippo Grigolini, forse la migliore carta azzurra per gli europei di Middelkerke e prima vittoria al suo esordio per Elisa Bianchi, che ha regalato anche la prima gioia al neonato team Alé Colnago.

La prima di Viezzi, che ora è pronto per sfondare

06.10.2025
5 min
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I primi freddi autunnali (ma sarebbe meglio dire invernali guardando i gradi e soprattutto la pioggia caduta) hanno contraddistinto la seconda tappa del Giro delle Regioni. Quella del ritorno a casa delle stelle azzurre che fanno attività all’estero, Stefano Viezzi e Sara Casasola, alla loro prima uscita stagionale e subito vincenti. Per l’ex iridato junior è stato un esordio anche contrastato e proprio per questo utile per il futuro della sua stagione.

Viezzi si prepara per una stagione di ciclocross alla grande, primo obiettivo gli europei
Viezzi si prepara per una stagione di ciclocross alla grande, primo obiettivo gli europei
Viezzi si prepara per una stagione di ciclocross alla grande, primo obiettivo gli europei
Viezzi si prepara per una stagione di ciclocross alla grande, primo obiettivo gli europei

Un buon inizio, senza forzare

Il corridore del devo team dell’Alpecin Deceuninck aveva chiuso la sua stagione su strada a inizio settembre, al Giro del Friuli e da allora si è subito mentalizzato verso il ciclocross che resta “l’altra metà della mela” nella sua attività ciclistica: «Ho avuto buone sensazioni per essere la prima gara. Dopo l’ultima su strada ho continuato ad allenarmi inserendo progressivamente anche lavori specifici, almeno un paio dedicati alla tecnica, così da riprendere confidenza con la bici. Ho spostato il baricentro dalla strada al cross, inserendo anche un paio di sedute in palestra».

Tutto utile in vista della prima uscita, vissuta sempre con quel pizzico di apprensione accresciuta alzando lo sguardo all’insù: «Pioggia e freddo avevano caratterizzato la vigilia e io pensavo soprattutto a come il terreno avrebbe reagito. La mattina era tanto acquoso, poi asciugandosi è diventati pastoso, con tanti sassi lungo il suo sviluppo. Provandolo ho visto che comunque era rimasto abbastanza veloce. Quando abbiamo corso noi era riemersa dell’erba, sicuramente più scorrevole che passare sul fango. Sono partito davanti, mettendomi alle spalle di Ceolin. Nel secondo giro ho preso qualche metro, ma verso la fine è ritornato sotto Bertolini, che non aveva fatto una grandissima partenza e ha provato subito ad andar via. Ha fatto un giro forte, ma non è riuscito a staccarmi. Alla fine poi ho capito che ne avevo più io di lui e all’ultimo giro sono partito».

Solo 21 giorni di gare su strada, ma grande impegno nelle corse a tappe, intese come apprendistato (FotoLunaMi)
Solo 21 giorni di gare su strada, ma grande impegno nelle corse a tappe, intese come apprendistato (FotoLunaMi)
Solo 21 giorni di gare su strada, ma grande impegno nelle corse a tappe, intese come apprendistato (FotoLunaMi)
Solo 21 giorni di gare su strada, ma grande impegno nelle corse a tappe, intese come apprendistato (FotoLunaMi)

Ottobre impegnato nelle gare italiane

Una gara ideale per la ripresa? «Sì, in piena gestione. Non sono mai andato veramente a tutta, forzando un po’ solo negli ultimi due giri per incrementare il vantaggio, quindi sono contento di com’è andata».

Come si svilupperà ora la tua stagione considerando che fai parte di una squadra estera? «Questo mese sarò in Italia e farò le tappe friulane del Giro delle Regioni, quindi domenica a Osoppo e la successiva allo Zoncolan per poi gareggiare in Belgio e nel frattempo vedere se sarò convocato per gli Europei. Poi la stagione è da decifrare ma credo che farò almeno un mese ininterrotto fra Belgio e Olanda con il team».

Nel team il friulano ha trovato un buon equilibrio, sia su strada che nel cross (foto Sarnowski)
Nel team il friulano Viezzi ha trovato un buon equilibrio, sia su strada che nel cross (foto Sarnowski)
Nel team il friulano ha trovato un buon equilibrio, sia su strada che nel cross (foto Sarnowski)
Nel team il friulano Viezzi ha trovato un buon equilibrio, sia su strada che nel cross (foto Sarnowski)

Alpecin, team giusto per crescere

Tu sei adesso al secondo anno con la squadra dell’Alpecin, come ti sei trovato finora? «Il bilancio è sicuramente positivo, la squadra è ideale per il cross come per la strada e per me era importante avere una squadra per entrambe le discipline. Sono stato molto in Belgio per fare gare lassù, ma mi sono divertito, è stato bello».

La tua stagione su strada come la giudichi, visto che hai corso solo 21 giorni? «Non è poco, dipende da come la si vuol vedere. All’inizio ho fatto corse singole, ma per la maggior parte sono state corse a tappe preparate con cura, col giusto intervallo fra l’una e l’altra. Era un primo anno e ci siamo andati abbastanza piano».

Condizioni del terreno abbastanza difficili a Tarvisio, con tanto fango ma anche tratti più scorrevoli (foto Paletti)
Condizioni del terreno abbastanza difficili a Tarvisio, con tanto fango ma anche tratti più scorrevoli (foto Paletti)
Condizioni del terreno abbastanza difficili a Tarvisio, con tanto fango ma anche tratti più scorrevoli (foto Paletti)
Condizioni del terreno abbastanza difficili a Tarvisio, con tanto fango ma anche tratti più scorrevoli (foto Paletti)

Tanto lavoro da fare per toccare il vertice

L’impressione è che non vogliano precorrere i tempi, ma farti crescere con calma…: «Sì, non sento pressione, ho il contratto per un’altra stagione ma posso concentrarmi sull’allenamento, su che cosa devo migliorare e quindi è giusto così. Ho ancora molto margine per migliorare, questo lo sanno, quindi bisogna avere un po’ di pazienza, giustamente devo crescere su molti aspetti».

Punterai a questo punto alla maglia rosa? «Non ho fatto la prima tappa ma ci sarò per tutto il suo nocciolo duro, visto che sono solo 5 prove. Staremo a vedere, magari è una possibilità per iniziare bene la stagione sui prati».

Esordio anche per Sara Casasola, che sarà impegnata anche domenica a Osoppo (foto Paletti)
Esordio anche per Sara Casasola, che sarà impegnata anche domenica a Osoppo (foto Paletti)
Esordio anche per Sara Casasola, che sarà impegnata anche domenica a Osoppo (foto Paletti)
Esordio anche per Sara Casasola, che sarà impegnata anche domenica a Osoppo (foto Paletti)

Primo acuto anche per la Casasola

Come Viezzi, nella gara di Tarvisio curata tecnicamente dal Bandiziol Cycling Team, è emersa anche Sara Casasola, tornata a gareggiare in casa per riassaporare il ciclocross dominando la gara su una comunque tenace Carlotta Borello, vincitrice della prima prova a Corridonia che ha comunque consolidato la sua leadership in classifica: «Anch’io sarò presente anche domenica a Osoppo. Qui non potevo mancare, sono a 50’ da casa e domenica sarò molto più vicina. Il bello è che io ho gareggiato con pioggia e freddo, i miei compagni in Belgio con sole e 15°. Il mondo al contrario…».

Viezzi: le prime esperienze alla Alpecin con in testa il ciclocross

30.07.2025
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L’arrivo di Stefano Viezzi nel team Alpecin-Deceuninck Development ha portato una ventata di curiosità. E’ il terzo italiano a passare dalla formazione di sviluppo, gli altri prima di lui sono stati Conci e Vergallito ma per motivi differenti. Viezzi, invece, è arrivato nel team di Mathieu Van Der Poel portando con sé le stigmate del campione. Il titolo iridato juniores nel ciclocross conquistato a inizio 2024 ha catturato l’interesse dello staff della Alpecin-Deceuninck e così il friulano classe 2006 è passato under 23.

Il focus è il ciclocross, lo si è visto durante l’inverno scorso quando Stefano Viezzi ha spinto forte mettendo insieme ventitré giorni di corsa nei quali ha collezionato esperienze importanti sia tra gli under 23 che con gli elite. 

Stefano Viezzi ha fatto il suo esordio con la Alpecin-Deceuninck Development nella stagione del cross a inizio 2025
Stefano Viezzi ha fatto il suo esordio con la Alpecin-Deceuninck Development nella stagione del cross a inizio 2025

Fango, classiche e montagne

Per il friulano alto 190 centimetri e dal peso di 73 chilogrammi l’esordio su strada non si è fatto di certo attendere. Anche se, su asfalto, i passi sono stati importanti ma fatti con estrema calma. Da aprile, con esordio alla Paris-Roubaix Espoirs, a fine luglio i giorni di gara sono stati appena dodici. Dopo essere passato da gare più adatte a lui, come le Classiche, Viezzi si è messo alla prova in corse ben più lontane dalle sue caratteristiche. L’ultima in ordine cronologico è stato il Giro Ciclistico della Valle d’Aosta

«Non sono così male in salita – dice scherzando quando gli chiediamo cosa ci facesse tra le vette della Valle d’Aosta – poi chiaro non punto a vincere. L’obiettivo era imparare a correre anche su percorsi meno adatti alle mie qualità e dare una mano ai miei compagni».

Il friulano si è tolto già qualche soddisfazione sul fango conquistando il tricolore under 23
Il friulano si è tolto già qualche soddisfazione sul fango conquistando il tricolore under 23
Fino ad ora hai corso poco su strada, una scelta presa con il team?

Sì. Quest’anno punteremo molto sulla stagione del ciclocross, poi vedremo come andrà però l’idea è di arrivare pronti. 

Com’è stato il primo impatto con la categoria under 23, partendo proprio dall’esordio nel cross?

È stato difficile, anche perché devo riprendermi ancora dall’infortunio. Però poi a fine stagione penso di aver fatto vedere qualcosa di buono, sono contento anche perché sono arrivato al livello che mi sarei aspettato a inizio anno. Ho conquistato due bei piazzamenti in coppa del mondo, compreso un terzo posto a Hoogerheide. Anche il mondiale under 23 non è andato male, diciamo che sono riuscito a entrare in forma nell’ultimo mese di gare. 

L’esordio su strada è avvenuto nelle Classiche U23, prima la Roubaix (in foto), poi Liegi e Gent
L’esordio su strada è avvenuto nelle Classiche U23, prima la Roubaix (in foto), poi Liegi e Gent
Su strada?

Dopo un periodo di stacco al termine delle prime gare su strada sono tornato ad allenarmi per questa seconda parte di stagione con l’obiettivo di aiutare la squadra. Insieme allo staff ci siamo concentrati sulle gare a tappe, siamo partiti a inizio luglio con una corsa in Polonia e poi il Giro della Valle d’Aosta. 

Come ti stai trovando con questo metodo di lavoro?

Le gare a tappe sono molto stancanti, tra una e l’altra inserisco un periodo di recupero di un mesetto più o meno nel quale mi alleno. In questa prima stagione mi sono concentrato tanto sugli allenamenti correndo di meno, credo sia una scelta giusta per adattarsi al meglio alla categoria. 

La seconda parte di stagione per Viezzi è costruita sulle gare a tappe, per crescere e mettere insieme giorni di corsa
La seconda parte di stagione per Viezzi è costruita sulle gare a tappe, per crescere e mettere insieme giorni di corsa
Il programma su strada ora cosa prevede?

Sicuramente correrò al Giro del Friuli, la corsa di casa, nella quale mi piacerebbe anche provare a vincere una tappa. 

La stagione del cross quando inizierà?

Ottobre. Faremo anche dei ritiri mirati per preparare al meglio la stagione del fuoristrada, ma su questo aspetto ci confronteremo una volta finite le gare su strada. 

La Roubaix e la Liegi di Stefano Viezzi, all’esordio tra gli U23 

29.04.2025
6 min
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Stefano Viezzi è uno dei prospetti più interessanti del panorama italiano. Si è fatto conoscere al grande pubblico nel 2024, vincendo il campionato del mondo di ciclocross tra gli Junior e quest’anno, sempre nel ciclocross, ha vestito la maglia tricolore tra gli U23.  

In questa stagione ha anche fatto il suo esordio nell’Alpecin–Deceuninck Development Team, con il quale ha corso le prime grandi classiche su strada della sua carriera, come la Parigi-Roubaix e la Liegi-Bastogne-Liegi dedicate agli U23, dove ha colto rispettivamente un 29° e un 87° posto (in apertura foto di Anouk Flesch). Ci siamo fatti raccontare direttamente da lui com’è andata questa nuova esperienza.

La formazione dell’Alpecin–Deceuninck Development Team alla Roubaix U23, con Viezzi che spicca al centro (foto Nombre Media)
La formazione dell’Alpecin–Deceuninck Development Team alla Roubaix U23, con Viezzi che spicca al centro (foto Nombre Media)
Stefano, raccontaci la tua esperienza nelle classiche del nord, ad iniziare dalla Parigi-Roubaix.

E’ stata la mia prima gara tra gli Under su strada, sapevo che il livello era alto, ed iniziare con la Roubaix è stato impegnativo. Però mi sono trovato bene, mi ero preparato, ero in una buona condizione. Essendo al primo anno nella categoria non dovevo fare risultato, ero lì per aiutare la squadra. I giorni precedenti aveva piovuto e alcuni tratti in pavè erano bagnati, dovevi saper guidare bene la bici e l’esperienza col cross mi ha aiutato.

Un 29° posto significa che te la sei cavata bene

Ero nel gruppo di testa fino a circa tre quarti di gara, poi mi è caduta la catena e lì ho perso la scia dei migliori. A quel punto ho dovuto inseguire nel secondo gruppetto, quello che si è giocato le posizioni dal decimo posto in poi. Io non essendo un velocista non ho potuto fare molto di più di quello che ho fatto. Devo dire che ero anche un po’ stanco, non ero lucidissimo nel finale e mi sono fatto abbastanza tirare dal gruppo, dando comunque qualche cambio.

Viezzi sfinito al termine della Roubaix, dopo una buona prestazione all’esordio nella categoria (foto Anouk Flesch)
Viezzi sfinito al termine della Roubaix, dopo una buona prestazione all’esordio nella categoria (foto Anouk Flesch)
E l’approccio con il pavè?

L’ho provato per la prima volta due giorni prima della gara. Non mi aspettavo che fosse così dissestato, dalla tv non rende l’idea, le vibrazioni erano fortissime. Poi dopo un po’ ho iniziato a farci l’abitudine, capire dove stare e come guidare. E’ una sensazione strana, non avevo mai provato una cosa così, ma forse un giorno può diventare un punto a mio favore. Durante la gara gli ultimi tratti sono stati i più impegnativi, anche perché venivano dopo 140-150 chilometri, e comunque ho dovuto farli a tutta per non perdere le ruote di quelli davanti.

Quindi possiamo dire che la Roubaix può essere una gara per te?

Direi di sì. Per uno stradista ovviamente è più facile se è asciutto, se è bagnato però cambia tutto. Ho visto tanta gente andare giù nei tratti infangati, dove io invece mi trovavo a mio agio. Pensavo fosse più pianeggiante, invece alla fine è abbastanza mossa. Comunque mi è piaciuta e vorrei tornarci più avanti per provare a fare risultato.

Il podio iridato dei mondiali di ciclocross Juniores 2024, quando Viezzi si è rivelato al mondo
Il podio iridato dei mondiali di ciclocross Juniores 2024, quando Viezzi si è rivelato al mondo
Passiamo alla Liegi, dove sei arrivato nelle retrovie.

Non è proprio la gara più adatta a me che sono abbastanza pesante, con quelle salite con rampe a doppia cifra, ma questo già lo sapevo. Quel giorno ho sofferto un po’ e in più ho avuto due piccole sfortune.

Quali?

Ho lavorato per la squadra nei primi 80 km dove non c’erano salite dure, poi poco prima di uno dei tratti difficili sono finito fuoristrada e sono dovuto ripartire da dietro. Ero con un gruppetto e abbiamo provato a rientrare ma a quel punto era impossibile perché davanti avevano aperto il gas. Poi a un chilometro dall’imbocco della salita più dura, al chilometro 138, mi è caduta la catena e sono dovuto rientrare da solo, altrimenti la mia gara sarebbe finita lì. Diciamo che non è stata la mia gara, sia per il percorso che per la giornata in sé.

Stefano ha scelto la Alpecin-Deceuninck Developent perché gli permette di coniugare al meglio strada e ciclocross (foto E.L. Photographer)
Stefano ha scelto la Alpecin-Deceuninck Developent perché gli permette di coniugare al meglio strada e ciclocross (foto E.L. Photographer)
Ma sei al primo anno da U23, quindi tutta esperienza. Com’è stato il passaggio in questa categoria?

La cosa principale è che l’U23 si sviluppa in 4 anni, quindi ti confronti anche con ragazzi che hanno tre anni più di te, mentre fino agli Junior lo scarto era al massimo di un anno. Si nota che qui si è quasi tra i professionisti, tutto è curato nel dettaglio, specie nelle squadre come la mia che hanno un corrispettivo nel World Tour. Sarei curioso di capire davvero la differenza che c’è tra gli U23 e i professionisti, visto che alcuni ragazzi fanno anche gare tra i grandi. Però ecco, per tornare alla tua domanda, per ora non mi sto trovando male. Certo, sto anche capendo che devo ancora migliorare molto.

Dove per esempio?

Soprattutto sulla resistenza e sull’esplosività. Sulla resistenza per tenere anche su salite brevi ma dure, e sull’esplosività perché è fondamentale anche in ottica Roubaix. Per esempio per giocarsi un piazzamento in un arrivo in volata nel velodromo.

Viezzi è passato nel team di Van der Poel quest’anno, la scorsa stagione correva con la Work Service su strada e con il BTEAM Cycloross Project nel cross (foto Billiani)
Viezzi è passato nel team di Van der Poel quest’anno, la scorsa stagione correva con la Work Service su strada e con il BTEAM Cycloross Project nel cross (foto Billiani)
La prossima gara in calendario?

La Gand-Wevelgem l’11 maggio. Mi hanno detto che è più simile alla Roubaix che alla Liegi, quindi dovrebbe essere abbastanza adatta a me. Poi per ora non ho altre gare in programma, si parlava di provare corse di un giorno ad inizio stagione e poi qualche corsa a tappe, ma dobbiamo ancora decidere. In squadra siamo in 20 e si gareggia solo in 6, quindi deciderà lo staff. Se dovessi dare una mia preferenza mi piacerebbe fare il Giro del Friuli, essendo una gara importante a casa mia.

Stefano, ultima domanda. Dopo la vittoria ai mondiali di ciclocross hai scelto di andare nella squadra di Van der Poel. Stai seguendo le sue orme?

Lui è una star in tutti i sensi, sta abbastanza per conto suo e non ci ho parlato, ma è giusto così alla fine. Ho scelto la Alpecin perché mi permette di fare sia strada che cross, quando altre mi proponevano di correre su strada con loro e di fare il cross con un’altra, ma è un modo che non può funzionare bene. Loro in questo sono i migliori e l’hanno dimostrato appunto con Van der Poel. Mi sto trovando bene perché hanno uno staff perfetto, con tutte le figure necessarie che mi seguono da vicino e permettono di concentrarmi solo sulle gare. Perché per andare bene in corsa devi stare bene prima e dopo, e su questo aspetto parliamo la stessa lingua ciclistica. Come atleta sento che mi devo ancora formare, devo scoprirmi anch’io, e questo è il posto giusto per farlo.

Bilancio del ciclocross. Pontoni mette i numeri sul tavolo

16.02.2025
5 min
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Il 22 febbraio ci sarà il Consiglio federale e anche Daniele Pontoni è sulla graticola. E’ confermato fino a ottobre, ma c’è da programmare un intero quadriennio e il discorso è ben diverso. Il tecnico friulano giunge all’appuntamento mettendo sul tavolo quanto fatto dall’inizio del suo mandato, in particolare nel ciclocross e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, con un progresso e un prestigio acquisito che sono frutto di grande lavoro.

Sono i numeri a parlare a favore dell’ex iridato: «Tra ciclocross e gravel abbiamo conquistato ben 21 medaglie, tra le quali metto anche con particolare soddisfazione la Coppa del mondo vinta da Viezzi. Negli ultimi due anni abbiamo vinto due titoli nella stessa categoria e questo non capita spesso, soprattutto fra gli juniores, significa che abbiamo investito bene e che il lavoro a livello giovanile ha funzionato, ma non siamo assolutamente arrivati, c’è ancora tanto da fare».

Stefano Viezzi, friulano come il cittì: con lui e Agostinacchio il futuro è assicurato
Stefano Viezzi, friulano come il cittì: con lui e Agostinacchio il futuro è assicurato
La curiosità è che in entrambi i casi non c’è stata la possibilità di difendere il titolo, visto che sia Viezzi che prossimamente Agostinacchio cambieranno di categoria…

E’ vero, ma significa, guardando la cosa da una prospettiva diversa, che l’anno prossimo avremo due campioni a competere fra gli under 23 e penso che sarà una grande opportunità, avremo di che divertirci… Ma io andrei anche oltre perché non abbiamo solo Stefano e Mattia. Credo che la forza vera del movimento è che abbiamo un folto gruppo di corridori di vertice, basti pensare che quest’anno fra juniores e Under 23 siamo andati a medaglia con 5-6 corridori diversi e questa è una novità. Ma io sono convinto che andando avanti questo numero si allargherà ancora.

Una delle caratteristiche di questi anni è stata l’aver voluto coinvolgere sempre più anche gli allievi. Si è sempre detto che a quell’età il ciclismo deve mantenere un preponderante aspetto ludico, ma nel ciclismo attuale così precoce sembra un discorso ormai sorpassato, tu che cosa ne pensi lavorando con loro?

E’ un tema delicato. Io credo che sia così, che ormai gli allievi siano già sotto i riflettori di procuratori e tecnici e la cosa un po’ mi spiace. Secondo me l’aspetto ludico deve continuare a pervadere l’attività non solo alla loro età ma anche dopo e soprattutto bisogna lasciare i corridori liberi di esprimersi. Faccio un esempio: quel che ha fatto Agostinacchio non solo nelle gare titolate, ma soprattutto a Zonhoven non lo insegni in allenamento. Lì c’è molto di lui, della sua fantasia, del suo modo di essere e questa libertà deve sempre rimanere.

Persico a Fayetteville, abbracciata da Pontoni dopo il bronzo iridato 2022
Persico a Fayetteville, abbracciata da Pontoni dopo il bronzo iridato 2022
E’ d’altronde fondamentale per allargare la base, continuerai su questa strada?

Se verrò confermato sicuramente, ma io vorrei segnalare che il discorso non riguarda solo noi. Guardate il ranking Uci, tra i nostri, i francesi, lo spagnolo giunto 4° ai mondiali, si vede chiaramente come gli juniores di 1° anno siano subito pronti, molto più di quanto avveniva solo pochi anni fa e noi dobbiamo essere al passo. Ormai i ragazzi non sanno più che cosa sia il timore reverenziale…

Secondo te quanto ci vorrà per trasfondere questa forza d’insieme anche fra gli elite dove ancora siamo lontani da Olanda e Belgio?

Io dico che la distanza è molto minore e si ridurrà sempre meno con atleti come Viezzi, Casasola (io penso farà lo stesso Agostinacchio) che corrono in team esteri abbinando le due discipline. Prima era un tabù, ho visto io stesso tanti talenti lasciare il ciclocross dove avrebbero potuto ottenere tanto: Persico, Toneatti, Paletti, Venturelli e potrei andare avanti a lungo. Finalmente le cose stanno cambiando e questo anche perché finalmente procuratori e tecnici iniziano a sentire le volontà dei corridori.

L’esempio di Sara Casasola, espatriata per correre in un grande team, sarà sempre più imitato
L’esempio di Sara Casasola, espatriata per correre in un grande team, sarà sempre più imitato
Secondo te l’eventuale ingresso nel programma olimpico avrà effetto?

Enorme. Io penso che cambierà completamente la cultura ciclistica anche da noi perché il discorso a cinque cerchi darà un’impronta diversa a tutta la disciplina e saranno sempre di più quelli che vorranno competere ma soprattutto squadre e sponsor che cercheranno quella vetrina. Noi dobbiamo farci trovare pronti.

E per il gravel?

Lì la situazione è più nebulosa perché la specialità deve trovare ancora la sua conformazione. Io aspetto il 22 per metterci mano, ho presentato un piano e vedremo se verrà accettato. E’ chiaro che per ora ci si muove parallelamente alla strada, con molti corridori che dedicano al gravel gli scampoli di tempo e quindi possono agire soprattutto a fine stagione, quando ci sono le gare titolate. Ma una sua conformazione tecnica, fatta di specialisti, la disciplina deve ancora trovarla.

Il gravel si sta evolvendo solo ora, ma secondo Pontoni deve ancora trovare una sua strada
Il gravel si sta evolvendo solo ora, ma secondo Pontoni deve ancora trovare una sua strada
Sinceramente, ti saresti aspettato di arrivare a fine contratto con un bilancio simile?

Scherzi? Se me lo avessero detto avrei messo 1.000 firme… Ma da solo avrei fatto ben poco, con me c’è uno staff che è andato di pari passo, è cresciuto insieme a me e ai ragazzi. Pochi sanno che le gare sono quasi un riposo per noi, è durante le settimane, durante i ritiri e gli allenamenti che si fa il grosso del lavoro ed è il più impegnativo. Ora bisogna tenere la ruota oliata, continuare a investire, avere a disposizione budget adeguati com’è stato in questi anni perché di soddisfazioni possiamo prendercene ancora tante e anche di più.

Scappini e un inverno di cambiamenti tra cross e strada

15.02.2025
5 min
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Samuele Scappini non ha nemmeno avuto il tempo di appoggiare la bici da ciclocross e metabolizzare quanto fatto nella stagione appena conclusa che già si trova a pedalare su strada in vista della Firenze-Empoli di sabato 22 febbraio. L’ultima corsa sul fango per l’umbro è stato il campionato del mondo under 23 il primo febbraio. Un finale meno dolce rispetto ai risultati ottenuti durante la stagione invernale, che lo ha visto cambiare a correre con la maglia del Team Cingolani

«Ho fatto un riposo breve – racconta appena rientrato dall’allenamento su strada, siamo a metà pomeriggio – di quattro giorni. Mi sono dedicato al recupero, anche se ho fatto qualche uscita in bici ma solo per divertimento. Nessuna vacanza, quest’anno con il mio preparatore abbiamo deciso di fare così. Vista la condizione con cui arrivavo al mondiale, che era abbastanza buona, ci siamo detti di provare a prendere parte a questa prima gara su strada».

Samuele Scappini per la stagione 2024/2025 di ciclocross si è unito al Team Cingolani (foto Instagram)
Samuele Scappini per la stagione 2024/2025 di ciclocross si è unito al Team Cingolani (foto Instagram)

Qualche cambiamento

Per il giovane cresciuto sulle strade della sua Umbria la stagione di ciclocross 2024/2025 ha portato qualche novità. Abbandonato il team Beltrami TSA-Tre Colli si è unito alla Cingolani per il fuoristrada, mentre su strada vestirà la maglia della Work Service (che nel frattempo ha cambiato nome diventando Sam-Vitalcare-Dynatek). 

«Per quanto riguarda il ciclocross – analizza con noi Scappini – ho cambiato preparatore, ora lavoro con Matteo Belli, che mi seguirà anche su strada. Insieme abbiamo deciso di partire a correre sul fango fin da subito per sfruttare la condizione favorevole. Infatti al primo appuntamento di Corridonia sono riuscito a vincere. Ci siamo concentrati maggiormente su lavori di forza esplosiva, poi abbiamo deciso settimana per settimana come procedere».

Il confronto con atleti elite gli ha permesso di crescere parecchio e di alzare il suo standard (foto Lele Momoli)
Il confronto con atleti elite gli ha permesso di crescere parecchio e di alzare il suo standard (foto Lele Momoli)
Quest’anno nel ciclocross hai ritrovato un “vecchio” rivale: Stefano Viezzi…

Ci avevo corso contro già da junior. Quest’anno al campionato italiano abbiamo avuto un bel testa a testa e ho avuto modo di vedere che è cresciuto parecchio. Posso dire che va davvero forte, lo si è visto anche al mondiale dove è arrivato quarto al suo primo anno nella categoria. 

Come lo ha ritrovato?

Con una mentalità diversa. Ricordo che quando eravamo juniores riuscivo a batterlo perché giocavo di più sulla tecnica, visto che allenavo molto quell’aspetto. Lui nel 2024 è migliorato parecchio sulla distanza e nei rettilinei. Ha un fisico importante che gli permette di avere tanta forza. 

Nelle gare nazionali ha sempre ben figurato, dando filo da torcere a tutti e ottenendo belle vittorie (foto Instagram)
Nelle gare nazionali ha sempre ben figurato, dando filo da torcere a tutti e ottenendo belle vittorie (foto Instagram)
E’ uno di quelli con i quali ti piace confrontarti maggiormente?

In realtà preferisco scontrarmi con gli elite, come ad esempio Gioele Bertolini. A Torino c’è stato un bel duello e ha fatto fatica a staccarmi, solo una foratura nel finale mi ha allontanato da lui. Le gare fatte insieme agli elite mi hanno detto che vado forte, prendo questa cosa come un premio al mio lavoro e al preparatore. 

In cosa sei migliorato tanto, anche grazie a Matteo Belli?

Nei lavori in bici ma anche nell’alimentazione, sia prima che durante la gara. 

Scappini ha vestito la maglia della nazionale agli europei under 23 a Pontevedra, arrivando 11°
Scappini ha vestito la maglia della nazionale agli europei under 23 a Pontevedra, arrivando 11°
Com’è scontrarsi ogni domenica con atleti che poi saranno tuoi compagni di squadra in nazionale?

Da loro nel confronto imparo molto. Bertolini al mondiale di Levin ci ha mostrato bene come affrontare le curve e le canaline, in modo da viaggiare nella maniera più pulita possibile. Per il resto quando metto il numero sulla schiena non ho amici, una volta sceso dalla bici l’atteggiamento cambia, riesco a dividere molto questi due momenti. 

E’ un confronto che ti fa alzare l’asticella?

In allenamento penso alle sfide, correre contro di loro diventa un mio obiettivo migliorare per essere competitivo. Così, quando in gara mi ritrovo lì a battagliare, so di aver fatto tutto bene e che qualcosa in me c’è. 

La stagione dell’umbro classe 2005 si è conclusa con il mondiale di Levin, pochi giorni dopo era già in sella alla bici da strada
La stagione dell’umbro classe 2005 si è conclusa con il mondiale di Levin, pochi giorni dopo era già in sella alla bici da strada
E’ stato facile fare subito lo switch tra cross e strada?

Bisogna riuscire a cambiare mentalità perché si passa da allenamenti di una o due ore a uscite da quattro o anche cinque. Si deve curare maggiormente la distanza abbassando l’intensità, sto comunque continuando a tenere i lavori di forza ed esplosività. Cosa che faccio anche in palestra. Sono un corridore dallo spunto veloce, uno sprinter. Qualità nella quale il ciclocross mi dà una mano.

Che obiettivi hai per questa stagione su strada?

Correre con i professionisti e farmi vedere, mostrare che sono migliorato. Se penso a una disciplina sulla quale emergere dico senza dubbio la strada. Il ciclocross è un divertimento che mi dà tanto durante l’inverno, sia per la preparazione sia per la tecnica di guida. Voglio che continui a far parte del mio essere ciclista.

Agostinacchio e Viezzi, due iridati a confronto, anche su strada

03.02.2025
6 min
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Il titolo mondiale juniores di ciclocross resta in Italia. Nel 2024 Stefano Viezzi, oggi Mattia Agostinacchio. Il friulano ci aveva messo sopra la Coppa del mondo, Mattia ha dovuto mandar giù la sconfitta nella challenge all’ultimo giorno, ma a casa tiene sempre la maglia di campione continentale, una doppietta che testimonia la sua superiorità anche perché i due percorsi, a Pontevedra e Lievin, erano profondamente diversi fra loro, per caratteristiche e condizioni del tracciato.

La rimonta di Agostinacchio nell’ultimo giro iridato è qualcosa che rimarrà impresso nella memoria
La rimonta di Agostinacchio nell’ultimo giro iridato è qualcosa che rimarrà impresso nella memoria

Il confronto fra i due viene naturale. Dal prossimo anno torneranno rivali e Pontoni già pregusta una coppia fantastica da schierare nei tavoli che contano, confrontandosi da pari a pari con quelle scuole, Belgio e Olanda, oggi meno lontane di quanto apparissero quando è salito alla carica di cittì. Parliamo però di due corridori molto diversi e metterli uno di fronte all’altro è un gioco che viene naturale e che riempirà anche le settimane e i mesi d’intervallo da qui alla ripresa delle ostilità, tanto più che ora li attende la stagione su strada.

Paolo Mei, commentatore tv per la Rai, li ha visti da vicino per tutto l’anno e conosce affinità e differenze: «Tra le prime c’è innanzitutto la classe innata, quella che permea solo pochi eletti ed è clamoroso che siano nati in Italia, entrambi, a così ridotta distanza di tempo. In scala ridotta rivediamo quel che è ormai abituale per belgi e olandesi. A me colpiscono le loro movenze, da ciclocrossisti consumati, le stesse che vedi da parte dei grandi della Coppa del mondo».

Paolo Mei, speaker per la Rcs Sport e commentatore Tv nel ciclocross
Paolo Mei, speaker per la Rcs Sport e commentatore Tv nel ciclocross
Come loro, li vedi ben predisposti anche per la strada?

Sicuramente, hanno di base una grande eleganza nelle loro movenze. Viezzi nelle sue ultime uscite mi è sembrato proprio un professionista della strada, di quelli che vedi tranquillamente emergere anche nelle classiche del Nord, tra Fiandre e Roubaix. Alla lontana ricorda molto Van der Poel e capisco come quelli della Fenix abbiano voluto portarlo nelle loro file. La sua tecnica e il suo fisico lo definiscono come un vero passistone.

E Agostinacchio?

Mattia, che tra l’altro è valdostano come me, è un altro che nelle classiche può fare molto bene, ma ha caratteristiche diverse, è più scattante. Di lui la cosa che mi colpisce è la sua professionalità, lattenzione anche per le piccole cose, la sua capacità di leggere la corsa. Ha un modo di muoversi sul percorso che mi entusiasma, la sua rimonta finale a Lievin è qualcosa che resterà negli annali, soprattutto su un percorso che non era adatto a lui. E’ un corridore modernissimo.

Nella sua evoluzione quanto ha influito il fratello?

Tantissimo, è stato un peccato non vederlo in azione a Lievin. Fra i due c’è un bellissimo rapporto e aver visto Filippo vivere le sue esperienze poco prima è stato un grande aiuto. Mattia in tal modo si è abituato prima alla vita del corridore, possiamo dire che la vive da anni pur non essendo ancora maggiorenne.

Differenze?

Innanzitutto quelle fisiche, evidenti. Viezzi è più alto, Agostinacchio più leggero e questo si traduce anche in due impostazioni di gara diverse. Stefano ricorda molto i ciclisti olandesi, Mattia è forse ancora più in evoluzione, nel senso che è da vedere come andrà avanti, che cosa diventerà. Questo lo rende particolarmente capace nel rilanciare all’uscita dalle curve, dove davvero fa la differenza sugli altri. Viezzi dalla sua ha la capacità di tenere le alte velocità per più tempo. A Lievin ha pagato scotto alla sfortuna con qualche scivolone e alla diversa esperienza rispetto a chi è alla fine della sua categoria, ma il suo quarto posto ha un valore enorme.

Per Viezzi un mondiale più che positivo, a lungo 2° e finito 4° per un calo nel finale
Per Viezzi un mondiale più che positivo, a lungo 2° e finito 4° per un calo nel finale
Viezzi ha scelto l’estero, Agostinacchio no o almeno non ancora. Questo influirà sulla loro evoluzione?

Discorso delicato. Partiamo col dire che Stefano ha fatto la scelta giusta. Se la Fenix ha deciso d’investire su di lui significa che ci crede e i risultati già danno loro ragione. Non era così scontato che a 18 anni Stefano riuscisse già a fare una top 20 in Coppa. Si sta mentalizzando per un grande club e secondo me farà bene anche su strada. Poi la vicinanza con Pontoni gli è servita tanto, mentalmente gli ha insegnato molto nell’approccio con le gare.

E Mattia?

Io credo che la scelta di restare alla Guerciotti non sia sbagliata. E’ il team più evoluto in Italia, fa grande attività all’estero, fornisce tutto quel che serve a un ciclocrossista. Non dimentichiamo che nelle sue file hanno vinto il mondiale gente come Kluge (per me stilisticamente il miglior ciclocrossista di sempre) e Djernis, non gli ultimi arrivati e entrambi facevano anche la doppia attività quando questa non era un’abitudine come oggi. Lo stesso Pontoni ha costruito lì i suoi grandi successi. Mattia è nel team giusto per crescere, poi molto dipenderà da come si evolverà la sua carriera, anche su strada.

In Coppa a Hoogerheide Viezzi aveva colto il 3° posto, dimostrando di essere già ai vertici della categoria
In Coppa a Hoogerheide Viezzi aveva colto il 3° posto, dimostrando di essere già ai vertici della categoria
A proposito di multidisciplina, anche i due ragazzi italiani sposano il ciclocross con la strada, mentre una volta si rimaneva prevalentemente nell’offroad. E’ un’evoluzione naturale e conclamata secondo te?

Io penso di sì. Ormai nella mountain bike o sei Pidcock oppure non ci vivi, non hai quelle possibilità economiche che ti dà la strada, infatti anche i bikers di livello si stanno convertendo. Nel ciclocross però girano molti più soldi che nella mountain bike perché nel Nord Europa ci hanno costruito sopra un vero circo, con team professionistici che guadagnano molto e possono pagare. Gli stessi fratelli Pezzo Rosola hanno deciso di andare contro la tradizione famigliare e Kevin spesso ha ammesso di essere rimasto nella mtb oltre il dovuto.

Agostinacchio ora lo vedremo su strada e chiaramente avrà tutti gli occhi puntati addosso…

Farà bene anche lì, ne sono sicuro e anzi non vedo l’ora, perché vederlo in gara è un vero piacere per gli occhi.. E’ un predestinato, proprio come Viezzi.