La contrapposizione fra Uci e team professionistici di ciclocross fa sempre più discutere. E’ innegabile che le parole di Lappartient abbiano non solo aperto il dibattito, ma anche creato una crisi non solo di rapporti, che potrebbe avere anche clamorosi effetti. E’ sbagliato pensare che la questione riguardi soltanto il Belgio e i principali team (tutti del Nord Europa), visto che nell’ultimo fine settimana, ad esempio, di italiani non c’era nessuno a parte Francesca Baroni che corre per un team locale. L’accusa di Lappartient coinvolge tutti.
Proprio la quasi totale assenza di italiani al via dell’ultima prova di Coppa del mondo ha fatto passare inizialmente sotto silenzio le dichiarazioni del numero uno dell’organismo internazionale. Tuttavia la loro portata è esplosa e anche alla Federazione Italiana si valuta il da farsi. Massimo Ghirotto, responsabile di tutto il settore fuoristrada, è rimasto decisamente sorpreso dalla presa di posizione dell’Uci.
«Iniziamo col dire che 14 prove di Coppa del Mondo – spiega il padovano – sparse per vari Paesi partendo addirittura da oltre Atlantico, sono qualcosa di anomalo. In questo modo il calendario diventa difficile da gestire, non solo per la presenza delle altre challenge internazionali, ma anche e soprattutto per il calendario parallelo. Noi abbiamo fatto tanti sforzi per allestire un programma di gare importante, denso di prove internazionali e i team onorano le prove di casa e al contempo cercano di essere presenti all’estero, ma così diventa difficile. Bisogna rendersi conto che il ciclocross è cambiato…».
In che senso?
Non è più una disciplina specifica, come poteva essere una ventina di anni fa. Ora è il tempo della multidisciplina, anche gli specialisti della strada o della mtb vogliono farne parte e non si può pensare che possano onorare d’inverno un calendario così ricco.
Lappartient si è lamentato delle scelte dei team, che privilegiano a suo dire challenge che hanno una disponibilità economica maggiore…
Ma questa è una legge di mercato. Teniamo presente che i team fanno business, devono anche rispondere a certi equilibri economici di fronte agli sponsor. Seguire la strada dell’intransigenza è difficile e sbagliato, bisogna invece mettersi a dialogare per trovare una soluzione che accontenti tutti.
Il presidente dell’Uci ha parlato senza mezzi termini di divieto di partecipazione anche ai mondiali per chi salta una prova di Coppa. Come uomo di federazione, come vedi questa presa di posizione?
Sono parole forti, forse anche oltre le sue reali intenzioni, dette per scuotere l’ambiente. Io comunque non posso certo condividerle. Abbiamo a che fare con professionisti a cui deve essere garantita la libertà di scegliere se e dove correre. La mia impressione – e in questo metto sia l’Uci sia i team principali – è che si voglia seguire la strada del WorldTour anche per il ciclocross, con prove di serie A e le altre meno importanti, quasi trascurabili. Questo andazzo non mi piace. L’Uci dovrebbe tutelare tutti, in particolare le Federazioni affiliate e non pensare solo al vertice.
Un’eventuale scelta del genere vi metterebbe sotto pressione?
Certamente, in maniera pressoché insostenibile – ammette Ghirotto – Se gli stessi team privati non possono seguire il dispiegarsi della Coppa, non possiamo neanche noi come nazionale. Negli scorsi anni avevamo iscritto la nazionale alle prove americane: un atto utile sportivamente, ma che aveva inciso moltissimo sul budget complessivo per il settore. Abbiamo risorse limitate e questo è già un problema perché è impossibile pensare che possiamo seguire tutto lo sviluppo della challenge, ma c’è anche altro…
Ossia?
Poniamo che queste non siano minacce, ma una vera scelta dell’Uci e che la Federazione decida di schierare comunque una nazionale per tutto lo sviluppo della Coppa. Cosa facciamo, decidiamo a ottobre chi saranno gli azzurri che potranno gareggiare ai mondiali di fine gennaio? Trovo che sia qualcosa privo di senso e che non faccia gli interessi della specialità. Bisogna seguire altre strade.
Quali ti troverebbero d’accordo?
Innanzitutto bisogna rivedere il calendario di Coppa del mondo: il giusto equilibrio si avrebbe con 8-10 gare – sentenzia Ghirotto – credo che anche Flanders Classics che cura il circuito avrebbe i giusti spazi economici. Il sistema attuale non funziona, ne ho parlato spesso con il cittì Pontoni. Anche lui dice che è un sistema esagerato, è impossibile pretendere che si gareggi ogni fine settimana. Bisogna anche prevedere periodi di riposo, sia per chi unisce il ciclocross ad altre specialità (infatti i tre tenori hanno scremato notevolmente il loro programma ed è un peccato che Van Aert e Pidcock non faranno neanche i mondiali) sia per chi è specialista puro.
E ora da questa empasse come se ne esce?
Staremo a vedere, chiaramente terremo d’occhio tutti gli sviluppi e ne parleremo con atleti e team. Ribadisco, spero che sia stata una provocazione per destare il dibattito, non voglio credere che si giunga a posizioni estreme.