Sveglia al mattino presto per raggiungere l’aeroporto e tornare a casa, con la valigia un po’ più pesante. Di notte si è dormito poco, con l’adrenalina accumulata nella splendida due giorni di Pontevedra dove l’Italia ha clamorosamente conquistato il primo posto nel medagliere. Una prima assoluta per l’Italia del ciclocross agli europei. Un contributo fondamentale è arrivato grazie alla “premiata ditta” Agostinacchio, che oltre a vincere un oro con Mattia fra gli juniores e l’argento di Filippo fra gli Under 23 ha dato un contributo decisivo alla vittoria nel Team Relay. E’ vero, con sole 4 squadre al via, ma in fin dei conti sono gli assenti ad avere torto…
Nel parlare con i due fratelli, direttamente all’aeroporto in mezzo a valigie e bici da imbarcare, si sente come ancora l’emozione sia padrona del loro animo, per un weekend che probabilmente ha cambiato completamente la loro parabola sportiva. I due si rimpallano spesso il telefono, trasmettendo all’interlocutore tutta la loro gioia.
Battuta una vecchia conoscenza
Il primo a prendere la parola è Mattia, che torna a casa con due medaglie d’oro al collo: «La seconda è stata molto più difficile da portare a casa. In fin dei conti, a prescindere dalla starting list, nella staffetta la responsabilità è condivisa, nella gara individuale è tutto sulle tue spalle. Io però ero concentratissimo verso l’obiettivo per il quale ho lavorato tutte queste settimane.
«Un aiuto sicuramente l’ho avuto conoscendo gli avversari, in particolare l’austriaco Hofer che ha disputato alcune prove internazionali in Italia. Sapevo che erano lui e il belga Vandereynde i riferimenti della gara e quando ho visto che tenevo il loro passo ho capito che potevo giocarmi qualcosa d’importante».
Le raccomandazioni di Pontoni
Per Mattia i prodromi di questo oro sono arrivati nel corso di tutto l’avvio di stagione, con le vittorie al Giro delle Regioni e nelle altre prove internazionali: «Avevo detto che era importante accumulare più punti possibile per partire davanti, infatti alla fine sono riuscito a salire al 2° posto nel ranking e quindi scattare dalla prima fila ed è stato fondamentale. Pontoni si era raccomandato di partire forte considerando la curva di 90° subito dopo lo start e infatti in tanti sono caduti lì, io ho evitato il problema».
La gara poi come si è sviluppata? «Siamo rimasti davanti in un gruppetto di 5-6 corridori (tra cui anche l’altro azzurro Fabbro, alla fine 6°, ndr), che si spezzava spesso in base a errori e scivolate, anche io a dir la verità ci ho messo del mio. Ma sono riuscito a rimanere davanti fino al penultimo giro, quando ho rotto gli indugi e sono andato via».
«Dopo la curva, attacca…»
E nella staffetta? «Lì io ho fatto la seconda frazione, tutti noi dobbiamo dire grazie a Filippo che nel giro finale ha fatto la differenza». Il telefono passa al fratello, che racconta quel giro conclusivo con l’ordine impartito da Pontoni all’ultimo passaggio ai box: «Daniele mi ha avvertito che da dietro lo spagnolo stava risalendo velocemente, mi ha detto che era il momento di attaccare il francese, infatti appena superata la curva ho spinto al massimo passandolo di botto e andando verso il traguardo, sapevo che non poteva più prendermi».
Il suo argento nella gara U23 è stato per molti versi più sorprendente dell’acuto del giovane fratello: «Io a dir la verità non me l’aspettavo, alla vigilia avrei firmato per una Top 5, ma sapevo di stare veramente molto bene, di essere arrivato al massimo della condizione. A guardare bene la gara, posso anche dire che forse si poteva anche provare qualcosina di più, perché in partenza e lungo il percorso qualche errore l’ho fatto, in particolare dopo una curva ho faticato a rilanciare e si è creato un buco che mi ha richiesto tempo ed energie per ricucire, energie che nel finale mi sarebbero state utili».
Il peso di una stagione persa
Filippo ha chiuso a 3” dal belga Jente Michels, riconfermatosi sul trono continentale: «Era comunque più forte al di là dei 3” di margine. Quando rilanciava dopo ogni curva era davvero difficile tenerlo. Sapeva di essere il favorito e ha fatto una gara tutta di testa. Nulla da eccepire sull’esito della corsa».
Un podio che lo riporta in auge: «La mia parabola è stata più difficile rispetto a quella che sta vivendo Mattia. Io sono all’ultimo anno da U23, ma a me è mancata quasi completamente la seconda stagione da junior a causa del covid e sappiamo benissimo come sia fondamentale nella crescita di un corridore, anche nella costruzione della sua immagine. Da allora non ho fatto altro che inseguire, il vero salto di qualità l’ho fatto dalla scorsa stagione a oggi».
Già si pensa al mondiale
Ma chi ha iniziato prima fra i due? Risponde Mattia: «Credo che sia stato lui, io ero troppo piccolo, ma questa disciplina la amiamo allo stesso modo come amiamo la strada. Infatti entrambi nel 2025 ci dedicheremo ad essa in maniera compiuta, mettendo da parte la mountain bike». «Io però una porticina aperta al gravel la lascio – afferma Filippo che era stato convocato anche per i mondiali di specialità – ma è chiaro che ora ambisco alle prove su strada con la Biesse-Carrera per fare bene».
E ora? «Ora ci godiamo queste medaglie ma si riparte subito verso i prossimi appuntamenti internazionali – risponde Mattia – perché la stagione è solo agli inizi. E’ chiaro che questi europei cambiano un po’ le prospettive, adesso ho la convinzione di poter dire la mia al massimo livello». E chissà che quella maglia iridata oggi vacante dopo la vittoria di Viezzi a gennaio non resti in casa italiana…