Simone Consonni e Filippo Ganna, due artefici dello storico oro azzurro nel quartetto a suon di record del mondo

Consonni 1 / La lunga rincorsa e quell’urlo a 220 battiti

18.08.2021
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Ti immagini quando alla partenza della corsa in Belgio, fra due giorni, inizieranno a chiamarti Champion Olympique? Consonni fa una pausa e sorride, le tante attenzioni continuano a sembrargli strane. Sono passate due settimane dall’oro nel quartetto di Tokyo e quel suo urlo liberatorio. Il bergamasco rientrerà in gruppo il 20 agosto al Gp Marcel Kint che parte da Kortrijk, nella culla del ciclismo fiammingo. Da lì correrà il Tour Poitou Charentes e poi dritto fino al Gp Plouay. Dieci giorni, scherza, per togliere la ruggine dalla bici da strada. Ieri si è allenato per sei ore, prima e unica distanza prima del debutto. Ma il nastro riavvolto è fermo alla metà di febbraio, quando il ginocchio faceva male e non si sapeva quando avrebbe iniziato a correre.

Avresti mai detto che di lì a sei mesi saresti stato campione olimpico nel quartetto?

Vi dico la verità, un po’ di paura c’è stata. Il ginocchio è stato il mio secondo stop, perché a gennaio già c’era stato il covid. E quindi magari i primi 15-20 giorni di stop ci possono stare, però poi quando vedi che la sfortuna si accanisce, dici: «Porco cane, ma proprio durante l’anno olimpico?». Però fortunatamente a casa c’è chi è riuscito a tranquillizzarmi, quindi alla fine l’ho vissuta bene e sono riuscito a ripartire. 

Metà di febbraio, il quartetto gira, Consonni è al palo per il ginocchio. Con Compri e Morini si parla di esercizi tonificanti
Metà di febbraio, il quartetto gira, Consonni è al palo per il ginocchio. Con Compri e Morini si parla di esercizi tonificanti
Bene, insomma…

La prima corsa l’ho fatta a marzo perché mancava un corridore per il Gp Monseré e mi hanno steso (ride, ndr). Praticamente mi sono trovato senza la sensibilità nel braccio destro e ho pensato ci fosse una maledizione. Un altro mese fermo ai box prima del Giro sarebbe stato una mazzata, invece non c’era niente di rotto e con un po’ di fortuna sono ripartito con la tranquillità della Cofidis che, pur non avendo corso da inizio anno, non ha cambiato il mio programma. Per cui Giro d’Italia, per poi staccare e pensare completamente alle Olimpiadi. Con due mesi abbondanti e fatti bene dopo il Giro, sapevo che a Tokyo ci sarei arrivato nel modo giusto.

Però a ben guardare eri spesso anche in pista…

Tutto l’anno cerco di fare lavori per strada e pista, lavori di cadenza o partenze da fermo. Magari l’anno prossimo, ora che le Olimpiadi sono alle spalle, mi piacerebbe focalizzarmi per cercare di dare belle soddisfazioni alla squadra, visto che comunque non è da tutti lasciare due corridori lontani dalle corse per tre mesi. E vedendo come ha reagito il fisico di Elia dopo Rio, direi che le prospettive dopo l’impressionante blocco di specifico che abbiamo fatto sono incoraggianti. Spero di essere bravo a gestire bene il rientro su strada, perché le corse si decidono dopo 150-180-200 chilometri e ieri la sesta ora l’ho proprio sentita

Villa ha sofferto nel fare le scelte, sapeva di avere un gruppo formidabile
Villa ha sofferto nel fare le scelte, sapeva di avere un gruppo formidabile
Dai, parliamo di cose belle. Come è stato a Tokyo?

E’ stato bello, perché siamo andati giù consapevoli di quello che abbiamo fatto, del lavoro, dei dettagli, dell’impegno che ci abbiamo messo in questi 5 anni. Il nostro gruppo parte da lontano ed è stata la trasferta in cui mi sono divertito di più, pur essendo professionale al 100 per cento. Il salto di qualità lo fai così. Sono ragazzi con cui vado anche in vacanza e quindi sapevo che sarebbe stata una bella avventura e non poteva finire meglio. Sembrava proprio scritto, mi sentivo in un film. Dopo anni di delusioni e semifinali perse per meno di 1/10 e le Olimpiadi di Rio arrivate in modo rocambolesco e finite a pochi centesimi dalla finale per il bronzo, l’oro di Tokyo era l’unico finale possibile.

La fase delle selezioni è stata pesante anche per voi che partivate?

Dico la verità, sono stati i giorni più duri da quando ho iniziato la preparazione, perché comunque si sapeva che lasciavamo in Italia non solo Scartezzini, ma tutti quelli che hanno collaborato con noi, a Montichiari e Livigno, il pesonale, lo staff. E’ stato come dividere un gruppo solido e penso che quello che ha sofferto di più, quello che vedevo veramente col cuore distrutto, è stato Marco (Villa, ndr). L’ultimo giorno gli sono andato vicino, gli ho dato una pacca sulla spalla e gli ho detto in bocca al lupo. Quasi non trovava le parole per rispondere. 

La fatica finale per passare allineati a Ganna è stata enorme per Simone e per Milan
La fatica finale per passare allineati a Ganna è stata enorme per Simone e per Milan
Potevamo anche non vincere?

Prima di partire ho detto: «Ragazzi, possiamo vincere come possiamo fare quinti». La Danimarca si sapeva che andava forte. La Nuova Zelanda ci ha fatto penare fino all’ultimo. L’Inghilterra con il suo kit olimpico, fra bici e body, va fortissimo. L’Australia ha una storia… Eravamo 5 nazioni pronte per qualsiasi gradino del podio.

Tensione a mille?

Le sensazioni e il feeling con la pista sono state subito buone e poi c’era feeling tra di noi. Personalmente ho sofferto tanto di più la semifinale, perché era una prova da medaglia. Superarla voleva dire salire sul podio olimpico. Quello che ho sempre sognato da quando ho iniziato a fare quartetti.

Nessun tremore prima della finale?

Siamo partiti quasi sicuri di battere la Danimarca. Non so come dire, non ci siamo neanche parlati e non mi sono reso conto di niente. E’ stato un “all in” dal primo giro all’ultimo. Sinceramente non ho mai visto come fossimo messi. Mi è scappato l’occhio a metà prova ed eravamo a decimi. L’unica cosa che mi ricordo, è stato quando ho alzato lo sguardo alla fine e sul tabellone c’era scritto Italy e World Record. E quindi ho capito che doveva essere successo qualcosa di bello.

L’urlo con il cuore già a 220 battiti con cui Consonni ha scaricato la tensione
L’urlo con il cuore già a 220 battiti con cui Consonni ha scaricato la tensione
Miracolo Ganna?

Ci stava che Pippo potesse fare quel finale da urlo. Sappiamo che se lo lasciamo a tre giri, ci porta all’arrivo. Se lo lasciamo a quattro, ci porta all’arrivo. Se lo lasciamo a due, ci porta arrivo. Sapevamo però che, come in tutte le altre prove, era importante la partenza. Deve essere forte e non bisogna farla soffrire proprio a Ganna. Lamon è stato preciso, un vero metronomo. Si è inventato una partenza un po’ più brillante. Era l’ultimo quartetto, dentro o fuori. Si parte a tutta e si arriva a tutta. Pochi calcoli, neanche noi pensavamo di partire così forte, però niente di studiato molto a tavolino.

E poi?

Abbiamo fatto la nostra corsa. Siamo partiti forte e abbiamo messo pressione ai danesi. Poi abbiamo fatto quei tre giri a 13.7 (dai 2.750 ai 3.250 metri, ndr) che ci hanno un po’ rovinato lo score generale, perché si girava sempre a 13.4 massimo e poi Pippo ci ha riportato a 13.3 e poi 13.2. Nell’ultimo giro siamo stato bravi Milan ed io a tornar su e arrivare insieme, ma vi posso assicurare che non è facile. Perché noi siamo già a tutta alla seconda tirata. Quando poi io cambio e mancano ancora sei giri… sono in acido completo (ride, ndr). Cerco solo di non staccarmi. E’ stato bello e Milan è stato veramente impressionante perché a vent’anni fare una cosa così

L’adrenalina iniziale è scesa, la gola brucia ancora per quell’urlo, Consonni si racconta in pista
L’adrenalina iniziale è scesa, la gola brucia ancora per quell’urlo, Consonni si racconta in pista
Il mondo si è inchinato.

Abbiamo lavorato tanto, abbiamo sofferto tanto. Mi ricordo quando facevamo fatica a entrare nei primi 8 al campionato europeo e guardavamo le finali dagli spalti a chiederci come fosse possibile che facessero 3’59”. Questa volta sono gli altri ad aver guardato dagli spalti il nostro 3’42″032. Non c’è qualcosa di più grande di una finale olimpica, ti resta dentro per sempre. Scendere, vedere tutti i ragazzi. Marco e lo staff. Il segreto della mia emozione è stato veramente averla condivisa con gli altri. Mi viene da piangere anche adesso. E’ una cosa proprio spaziale vedere i tuoi amici e gioire con loro. Essere con loro sul podio. E’ indescrivibile. Veramente non riesco a trovare parole…

Giravi e urlavi, sei parso trasfigurato…

La fregatura è stata che sono arrivato a tutta, non avevo mai fatto tanta fatica in vita mia. Quando ho visto che avevamo il record del mondo, mi è salita un’emozione assurda e quindi ho iniziato a urlare. Ho tirato proprio un urlo e tutta la tensione l’ho buttata fuori. Quindi ero già a 220 battiti e con l’urlo mi sono messo kappaò da solo. Probabilmente fare un minutino di recupero non sarebbe stato male…

Tutto a rotoli dall’Australia: Damiani spiega Viviani

12.08.2021
5 min
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Roberto Damiani è al Tour de Pologne con cinque corridori soltanto. Due infatti si sono ammalati e dovendo sottostare alla sequela di controlli anti Covid, per la Cofidis non c’è stato più il tempo per sostituirli. Viviani è appena tornato dalle Olimpiadi, il mercato ha confermato l’ingaggio di Bryan Cocquard e un altro grande velocista sarebbe in arrivo. Ci sarà ancora posto per il bronzo olimpico dell’omnium? Si è parlato per settimane di Deceuninck-Quick Step ed Eolo, ma ieri in un’intervista realizzata in Polonia dal nostro Simone Carpanini, Attilio ha fatto capire che la porta della Cofidis non sia ancora chiusa. Come vanno le cose tra il veronese e il team francese?

«La porta non è chiusa – sorride Damiani – e non è nemmeno aperta. Il suo procuratore Giovanni Lombardi e Vasseur (Cedric, team manager della squadra, ndr) si sono lasciati dopo il Giro d’Italia rimandando tutto a dopo Tokyo. Consonni aveva firmato durante il Giro, con Elia il problema sarà trovare un accordo economico e di gestione. Ieri abbiamo avuto una riunione con Vasseur e si diceva che vorrebbe arrivare a 28-30 corridori. Quindi non ci sarebbe problema di posto, ma Viviani non è un corridore qualunque e merita rispetto. Ma probabilmente si dovrà ragionare sulle sue pretese».

Secondo Damiani perché questa storia non ha funzionato?

Andrebbe fatta un’analisi approfondita, ma la prima cosa è che le Olimpiadi preparate e poi rimandate hanno portato via tanta concentrazione. Poi c’è stata la mancanza di risultati che non l’ha reso leader in Cofidis. La caduta in Australia ha inciso moltissimo. Poi siamo tornati in Europa e il Covid ci ha ribaltato la vita. Il Tour è stato durissimo, moralmente e come percorso, anche per l’esclusione di Sabatini. E anche il Giro è stato un continuo rincorrere. Al goleador si chiedono i goal. Se anche corre tanto e non segna, ha un problema. Ed Elia semplicemente non ha vinto.

Cosa cambiava senza la caduta australiana?

Veniva a casa con la prima vittoria Cofidis, era una frittata girata. Non cambiava niente sul suo valore, ma saremmo andati al lockdown con tanta più fiducia. Come non ha cambiato niente la vittoria di Cholet ad aprile, quando abbiamo ripreso in mano il programma concordato con lui e lo abbiamo mandato in Francia al posto della Gand. Per provare a vincere serviva un bagno di umiltà. A un atleta per cui le mancate vittorie sono frustate sull’anima.

Elia ha detto che queste prestazioni su pista potrebbero ridargli lo smalto anche su strada.

Sono state dette e scritte tante cose sui social, che magari amplificano le parole. Elia rifletta sul fatto che si senta a casa solo in nazionale. Mi è dispiaciuto leggere le parole di Villa, secondo cui dopo due anni negativi alla Cofidis, adesso è stato bene. Se c’è una squadra che non ha mai influito sul programma di Viviani e di Consonni, è proprio la nostra. Potevamo impuntarci e dire che avremmo fatto noi la Adriatica Ionica Race e la Sardegna. Sono certo di poter dire che abbiamo mantenuto ogni parola data a Villa, con il piccolo dettaglio che nel frattempo i corridori li pagavamo noi. Se avessimo mandato Consonni solo due settimane prima, quel record del mondo forse non lo avrebbero fatto.

C’è un po’ di risentimento?

No, l’esatto contrario. Sono felice per le due medaglie dei nostri atleti, sono felice per lo spirito di appartenenza alla nazionale, ma mi piacerebbe che venisse riconosciuto anche il nostro ruolo. E’ dalla prima corsa in Australia che ripeto a Elia di non dimenticare di divertirsi, adesso prendo atto che glielo ha detto Villa e ha funzionato.

Credi che queste voci siano arrivate anche a Vasseur?

Gli sono arrivate di certo, è sempre molto attento ai social, ma non siamo ragazzini e non saranno certo i post sui social a determinare l’esito della trattativa. Però sono discorsi che competono al team manager e al procuratore di Elia. Io ci tengo a sottolineare che per il corridore ho tantissima stima e mi piace lavorarci insieme. Forse l’indecisione del calendario ha inciso su di lui che è molto metodico, più che sugli altri. Non ci resta che aspettare. E concentrarci su suo fratello per l’ultima tappa del Polonia, il giorno di Ferragosto.

Consonni affranto, Viviani manda giù e rilancia. Podio lontano

07.08.2021
5 min
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Il caldo gioca un brutto scherzo a Simone Consonni e le speranze azzurre di medaglia nella madison naufragano già prima di cominciare. E’ affranto il ventisettenne bergamasco perché ci teneva a concludere in bellezza quest’Olimpiade che soltanto mercoledì scorso l’aveva portato in orbita con l’oro stratosferico nell’inseguimento a squadre. La sua strada e quella di Elia Viviani si separeranno al di fuori dalla pista e così Simone sperava di chiudere il cerchio con un podio insieme al portabandiera azzurro. All’arrivo era sconsolato.

«Credo di aver avuto un calo di pressione – dice – forse perché dentro questo velodromo fa troppo caldo. Ho sempre i battiti alti, soffro abbastanza. Oggi ci credevamo a una medaglia, ma io non avevo le gambe dei giorni migliori e si è visto. Mi dispiace per Elia che era in palla, vorrà dire che ci riproveremo».

Gradino più alto del podio, oro per Morkov, a sinistra, e Norman Lasse Hans
Gradino più alto del podio, oro per Morkov, a sinistra, e Norman Lasse Hans

Sorpresa spagnola

Ci hanno provato, infatti, a seguire l’attacco della Spagna a 33 giri dalla fine, per recuperare terreno in classifica, ma le gambe alla fine non li hanno assistiti, relegandoli al decimo posto ben lontani dal podio. A festeggiare è stata la favoritissima Danimarca di Michael Morkov e Lasse Norman Hansen, con la Gran Bretagna che ha conquistato proprio all’ultimo sprint ai danni della Francia (bronzo). Laconico capitan Viviani.

«Non è andata oggi – commenta – avevamo pensato di partire un po’ sulle ruote e prendere qualche punticino facile e l’abbiamo preso, però poi nel momento clou quando gli altri ci sono scappati di una quindicina o ventina di punti, bisognava pensare a un attacco. Abbiamo visto che gli spagnoli si erano tenuti, avevamo puntato loro e ci sono scappati proprio nel momento che sono andati. Abbiamo provato a inseguirli subito, ma l’attacco non è andato e nel finale abbiamo sofferto».

Consonni provato da un abbassamento di pressione prima del via
Consonni provato da un abbassamento di pressione prima del via

Onore a Morkov

Poi fa i complimenti al corridore che potrebbe trovarsi di nuovo come compagno in caso di ritorno alla Deuceuninck-Quick Step.

«Sono felice per Morkov – dice – perché lo inseguiva da tanti anni l’oro, dopo il podio (argento, ndr) del 2008 nel quartetto. Lo merita per tutto il lavoro che fa su strada ed è l’uomo dei desideri di tutti i velocisti».

Dopo il finale in crescendo dell’omnium, al via grandi attese per Viviani nella madison. Il podio era un obiettivo
Dopo il finale in crescendo dell’omnium, attese da podio per Viviani nella madison

Parigi è vicina

Il bicchiere per Elia è mezzo pieno: «Tokyo 2020 per me resterà indelebile – spiega – Rio per un motivo (l’oro nell’omnium, ndr), Tokyo per la Cerimonia d’apertura, per l’oro del quartetto, per il mio bronzo insperato. Poi per la spedizione fantastica, battuto ogni record, le medaglie d’oro e le medaglie di “nicchia” come l’atletica (sorride vista la battuta, ndr). Sono veramente orgoglioso di essere stato il portabandiera insieme a Jessica (Rossi, ndr) di una spedizione italiana da record, ma non sarò geloso se alla prossima ne vinceremo di più. Domani festeggeremo, poi da martedì torneremo in Italia e penseremo alle prossime, perché Parigi sarà più vicina rispetto al solito, continueremo a lavorare con le tappe intermedie di europei e mondiali».

I fiori e le medaglie al podio li porta il presidente dell’Uci Lappartient
I fiori e le medaglie al podio li porta il presidente dell’Uci Lappartient

Poco ritmo

Qualche dubbio però rimane sull’avvicinamento, con la partenza anticipata per il Giappone per essere protagonista nella Cerimonia d’apertura.

«Abbiamo fatto alcune valutazioni in questi giorni – ammette – dopo la mia partenza non buona nell’omnium. Più che pesarmi i 14 giorni qui, mi ha pesato non fare una gara prima dell’omnium per rompere il ghiaccio, non ce n’era la possibilità. Probabilmente un turno nel quartetto mi avrebbe aiutato a rodare le gambe. E’ stato valutato nei giorni prima, ma non era possibile perché le sfide erano troppo vicine con gli avversari e il rischio di cambiare gli equilibri del quartetto erano troppo alti. Non c’è da recriminare niente, ho pagato un po’ di tensione nell’omnium alla partenza della giornata. Probabilmente con un Walls così, la medaglia d’argento era il miglior risultato possibile. Comunque, avevo bisogno di una medaglia e un argento o un bronzo non cambia. Cercherò ora di tornare ad alti livelli anche su strada».

L’oro della madison va dunque alla Danimarca che precede Gran Bretagna e Francia
L’oro della madison va dunque alla Danimarca che precede Gran Bretagna e Francia

Non si molla

L’idea del doppio impegno tra strada e pista resta il leit motiv per il veronese, con qualche aggiustamento: «Ho dimostrato che la pista mi fa bene, per cui come si fa a lasciare una nazionale così? Dovremo lavorare sicuramente di più sull’americana perché i lavori per il quartetto sono tanto specifici e lavoriamo tanto su quello. Io mi stacco ogni tanto per prepararmi sul mio omnium, però l’americana non si improvvisa e l’han dimostrato le coppie che sono davanti. Dovremo lavorare di più per raccogliere anche nella madison, così come nelle altre due specialità».

Viviani, le parole di Villa e il bronzo riaccende la luce

05.08.2021
5 min
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Una medaglia di cuore. Luccica il bronzo del portabandiera Elia Viviani, terzo nell’omnium al velodromo di Izu, e per la seconda volta sul podio olimpico a distanza di un lustro dall’indimenticabile oro di Rio 2016. L’ha inseguito con tutte le forze, per qualche attimo a inizio anno pensava di non poter nemmeno giocarsi le sue chances, quando a gennaio si era sottoposto a un intervento di ablazione a causa di una miocardite

Non bastasse quello, le cose non giravano su strada ormai da diverso tempo e non è un caso che il rapporto tra il fuoriclasse originario di Isola della Scala e la Cofidis si sia interrotto prima dei Giochi di Tokyo, lasciando un punto interrogativo sul suo futuro (ritorno a… casa alla Deceuninck-Quick Step?). I fantasmi del passato non l’hanno fatto correre tranquillo nelle prime due fatiche odierne: soltanto tredicesimo dopo lo scratch, undicesimo al termine della tempo race.

Peccato per l’argento sfumato all’ultimo giro, ma questo bronzo è benzina per la madison
Peccato per l’argento sfumato all’ultimo giro, ma questo bronzo è benzina per la madison

Bloccato

«Sono partito veramente male. Avevo un blocco nelle gambe – ammette senza nascondersi dopo essere sceso dal podio con la seconda medaglia olimpica in carriera – la testa non era a posto nella prima gara e si è visto. Le gambe non mi hanno permesso di seguire l’attacco giusto e la testa non mi ha permesso di sprintare perché mi sono accorto che mancavano tre giri, ma era troppo tardi ed ero ultimo. Nella tempo race ho reagito, ma non ancora abbastanza da lottare per una medaglia e l’eliminazione è stata lo scatto: sapevo che se la vincevo, potevo tornare in gara e nella corsa a punti stavo bene. Ho corso all’attacco, sono tornato subito in gara, tanto che dispiace aver perso l’argento all’ultimo giro, però guardando all’inizio bisogna vederlo come un bronzo vinto».

La prova si è decisa nella corsa a punti con la grande rimonta di Elia che l’ha condotto al bronzo
La prova si è decisa nella corsa a punti con la grande rimonta di Elia che l’ha condotto al bronzo

Anni difficili

La scaltrezza gli ha permesso di imporsi nell’eliminazione e tornare in ballo per le medaglie, la corsa a punti corsa con determinazione ha trasformato la medaglia in realtà: «Non era facile dopo l’oro del quartetto di ieri e forse ho pagato quello o essere qui da 15 giorni e non poter rompere il ghiaccio in gara. Sono contento però, perché ho avuto due anni difficili e, quando mi concentro su un obiettivo, lo centro. Ora sono col gruppo che mi piace, con Marco (Villa, ndr) che ci guida. Spero di ripartire da qui e di essere tornato».

Il francese Thomas era il grande favorito, ma Viviani lo ha tirato giù dal podio
Il francese Thomas era il grande favorito, ma Viviani lo ha tirato giù dal podio

Ancora una

Una delle difficoltà di Elia, oltre alla responsabilità di alfiere azzurro, era di scendere in pista dopo il trionfo di ieri nell’inseguimento a squadre, ispirato dallo stesso Viviani, a detta delle quattro frecce azzurre.

«Probabilmente il ruolo da capitano è pesato anche a me negli ultimi giorni. Ieri è stata una giornata che non dimenticherò mai – aggiunge, svelando poi le sue velleità da profeta (sarà il nome) – se vi ricordate, nella zona mista di Rio vi avevo detto che il mio sogno era di vedere l’oro nel team pursuit e l’abbiamo visto. Mi è spiaciuto non essere in quartetto negli scorsi giorni, ma era giusto non cambiare nulla perché i ragazzi andavano forte. Però mi sono preparato e le gambe mi sono uscite nelle ultime due prove, forse le migliori di sempre. Loro mi hanno caricato, nonostante abbia dovuto cambiare camera ieri sera per dormire un po’. Abbiamo ancora una gara in cui possiamo divertirci con Simone e chiudere due anni insieme nel migliore dei modi e credo che Marco sia orgoglioso di noi come tutti gli italiani».

Gli altri erano stanchi, ecco il momento giusto per attaccare
Gli altri erano stanchi, ecco il momento giusto per attaccare

Correre e divertirsi

Lo è eccome il tecnico azzurro: «E’ una medaglia col cuore – dice Villa – dopo una prima gara in cui non l’ho proprio riconosciuto. Sono sceso mentre faceva i rulli – spiega – per scaricare e gli ho chiesto cosa stesse succedendo. Non riusciva a capirci, non aveva buone sensazioni, così ho capito che non erano le gambe, ma la testa. Mi sono sentito di dirgli che una medaglia d’oro ce l’aveva già a casa e qui doveva soltanto correre e divertirsi. Nello scratch era troppo teso, era irriconoscibile e lui mi ha detto che non aveva nemmeno guardato il contagiri. Qualcosa non andava, non so se siano state le mie parole o abbia fatto da solo, ma nell’eliminazione abbiamo visto come si è divertito e nella corsa a punti si è rivisto il Viviani di sempre».

Podio con oro per Walls, argento per il neozelandese Stewart e bronzo per Viviani
Podio con oro per Walls, argento per il neozelandese Stewart e bronzo per Viviani

Svolta whatsapp

Poi Villa racconta la super rimonta nell’ultima prova. «Eravamo d’accordo che i tre punti di una volata non ci cambiavano la vita. Poi, a un certo punto ho visto che il francese e l’olandese si guardavano, il britannico era andato con la medaglia d’oro, così ho scritto un messaggio ad Amadio che era sulle tribune, dicendogli: “Deve provare”. Ho sentito che gli ha detto: “Elia, adesso”. E dopo aver preso il giro, quei venti punti gli han dato la grinta, ma poi aveva anche tante gambe. Ho visto qualche gamba un po’ meno forte e questo mi dà morale per sabato». E Villa, dall’alto del suo bronzo a Sydney 2000 in coppia con Martinello, di americana se ne intende. I lampi azzurri non sono finiti al velodromo di Izu.

L’oro e gli scherzi: qualcuno stasera perderà i capelli…

04.08.2021
6 min
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Quattro frecce tricolori hanno tinto d’azzurro il velodromo di Izu. Filippo Ganna, Francesco Lamon, Simone Consonni e Jonathan Milan hanno scritto il loro nome nella leggenda del ciclismo su pista, andando a prendersi a una media impressionante di 64,856 km/h non solo la medaglia d’oro dell’inseguimento a squadre dei Giochi di Tokyo, ma anche il nuovo primato del mondo (3’42”032), che cancella quello di ieri realizzato in semifinale (3’42”307).

Prime fasi di gara, gli azzurri in testa. Dopo la rimonta danese, l’affondo di Ganna e arriverà l’oro
Prime fasi di gara, gli azzurri in testa. Dopo la rimonta danese, l’affondo di Ganna e arriverà l’oro

Treno veloce

Qui il treno veloce che attraversa il Giappone si chiama Shinkansen, ma forse dovranno ribattezzarlo Freccia Azzurra, dopo l’impresa compiuta dai ragazzi di Marco Villa nella finale contro la Danimarca. Da brividi poi l’ultimo chilometro, quando l’Italia è passata da un ritardo di 834 millesimi al vantaggio sul traguardo di 166 millesimi: più di un secondo dato dall’Italia ai rivali, visti i 53.506 secondi impiegati per coprire la distanza contro i 54.539 dei danesi.

Anche il presidente del Coni Malagò e Dagnoni hanno voluto festeggiare con i campioni olimpici
Anche il presidente del Coni Malagò e Dagnoni hanno voluto festeggiare con i campioni olimpici

Bottino pieno

Neanche a dirlo, a condurre la rimonta nei giri finali è stato un monumentale Top Ganna, che in apertura si congratula con i danesi sconfitti e ha impressionato anche sir Bradley Wiggins, presente a bordo pista come corrispondente per Eurosport. Il segreto? E’ che Superpippo non ha mai pensato a nessun altro metallo se non all’oro: «Sapevamo di essere competitivi, quindi era da ieri sera che volevamo arrivare e fare qualcosa di grosso. Sapevamo di avere un buon paracadute, ma il paracadute non lo volevamo, perché volevamo andare in picchiata libera verso il grande risultato. Siamo riusciti a ottenerlo con tanta fatica, sudore e lavoro di squadra». 

L’arrivo di Milan ha fatto fare al quartetto il salto di qualità decisivo
L’arrivo di Milan ha fatto fare al quartetto il salto di qualità decisivo

Insonnia Milan

Parole da leader di un quartetto che era partito da quell’esperienza lampo di Rio 2016, quando erano stati chiamati a sostituire la Russia squalificata per il caos doping scoppiato all’immediata vigilia dell’Olimpiade carioca. Fra le differenze di quella squadra (che volò in Brasile con Lamon, Ganna, Bertazzo e Consonni con Scartezzini riserva) c’è l’inserimento Jonathan Milan. E proprio il ventenne friulano di Buia (paese d’origine anche di Alessandro De Marchi) è il più incredulo.

«Era un sogno, siamo riusciti a realizzarlo tutti insieme, come un vero team. Abbiamo formato un bel gruppo, non solamente noi – racconta emozionato – ho avuto un po’ di difficoltà ad addormentarmi ieri sera tra emozioni, dubbi e pensieri vari. Ero preoccupato di tirare troppo poco o di sbagliare qualcosa. Poi però, mi sono svegliato tranquillo, concentrato sulle possibilità che avevamo».

Un momento atteso per anni: l’oro olimpico: il sogno che diventa realtà
Un momento atteso per anni: l’oro olimpico: il sogno che diventa realtà

La locomotiva di Verbania

Eppure, a quattro tornate dal termine, l’impresa sembrava quasi impossibile (date un’occhiata alla progressione dei tempi nel primo foglio di questo file ufficiale). Persino la formazione femminile, presente in tribuna a fare un tifo indiavolato, stava per rassegnarsi, prima che la Locomotiva di Verbania non decidesse di trasformarsi in Shinkansen.

«Sapevamo che erano più forti su quella distanza – dice Ganna – ma anche che nell’ultimo chilometro avevamo un buono sprint per recuperare tutto il terreno perso. Pensavo a pedalare e a fare la miglior performance possibile e non alla tabella ed è arrivato il record del mondo. I ragazzi mi hanno messo nelle migliori condizioni possibili. Io, una volta che sono lanciato e ho preso il ritmo devo solo mantenere, nient’altro. Vi assicuro che fare il lavoro degli altri tre è molto più difficile». 

La giusta partenza

E così, l’abbiamo chiesto a Lamon come si lancia il quartetto a tutta. Lui ci ha risposto di aver tenuto lo stesso ritmo di ieri, ma Simone poco più in là se la ride e dice: «No no, sei andato molto più forte». Francesco poi aggiunge: «Devo trovare il giusto compromesso tra una partenza forte che non rimanga sulle gambe a tutti. Spero di averlo fatto nel limite del possibile, poi quando sono a ruota è una sofferenza fino alla fine. La mia gara dura un po’ di meno di quella degli altri, ma ce l’ho messa tutta. Andare a letto ieri con già una medaglia al collo è diverso dal giocarsi o tutto o niente, però non ci siamo rassegnati al 2° posto perché l’oro è sempre l’oro». Poi la dedica speciale per il papà: «Compie gli anni giusto oggi, per cui penso sia un buon regalo e rinnovo i miei auguri. Lui lavora in ospedale e ha seguito la gara con un suo collega».

Ottima partenza per Lamon: gli azzurri sono passati subito al comando, ma la strada fino all’oro era ancora lunga
Ottima partenza per Lamon: gli azzurri sono passati subito al comando, ma la strada fino all’oro era ancora lunga

Ruoli invertiti

Simone non bada a tecnicismi: «In finale non c’è un vero piano, alla fine l’adrenalina prende il sopravvento. Finché ne hai, vai». E così è stato fino all’apoteosi d’oro.

«Un mondiale o un europeo ti danno luce sport – aggiunge Top Ganna – l’Olimpiade credo che sia l’emblema di uno sport che magari durante l’anno non viene seguito dai media e poi ai Giochi può portare qualche ragazzo ad avvicinarsi al nostro. Quando abbiamo cominciato noi a Rio, vedevamo le altre nazioni come modelli, magari adesso qualche team ci vede da campioni olimpici come riferimento da battere».

A chi chiede a Superpippo se gli sforzi del doppio impegno siano stati ripagati dalla medaglia odierna: «Sono passate un paio d’ore da quando l’ho vinta, ci pensiamo domani».

Ganna e Consonni sono l’anima della festa, fra battute e racconti
Ganna e Consonni sono l’anima della festa, fra battute e racconti

Birra e capelli

Nunc est bibendum, bisogna festeggiarla e Filippo scherza: «Speriamo di non trovare i 7/11 (negozi aperti 24 ore su 24 qui in Giappone; ndr) aperti, perché sennò finiamo tutta la birra». Poi rivela il voto per l’oro: «Diciamo che qualcuno torna senza capelli stasera. A Villa non possiamo far nulla e ci toccherà colorarglieli o mettergli una parrucca».

Smaltita l’adrenalina e il mal di gambe, Consonni correrà la madison con Viviani
Smaltita l’adrenalina e il mal di gambe, Consonni correrà la madison con Viviani

Tocca a Elia

E a proposito del podio storico, Simone aggiunge: «Qui siamo in quattro, ma c’è tutta una nazione dietro. Volevo ringraziare Liam Bertazzo che non ha corso purtroppo, sicuramente avrebbe fatto il  nostro tempo così come tutti i ragazzi a casa». E’ il più stanco di tutti il bergamasco, ma capitan Ganna lo sprona in vista dei prossimi impegni. «Lui è come un gatto, ha sette vite». «Però qualcuna l’ho già perduta nelle scorse gare – replica Simone – domani mi concedo un po’ di riposo e mi godo Elia nell’omnium, mentre poi mi aspetta la madison».

La fame azzurra di gloria olimpica non si è ancora placata, tocca a te Elia saziarci già tra meno di 24 ore, spazzando via tutti i dubbi dei mesi precedenti. 

Casa Consonni, esplode la festa. E Chiara si commuove

Giada Gambino
04.08.2021
3 min
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Chiara si trova in un bar vicino casa con tutta la famiglia, la tensione è percepibile, la Danimarca sembra avere la meglio sull’Italia, ma ecco che… 

«Hanno vinto, hanno preso l’oro! Non ci credo, non posso crederci! Simo è campione olimpico!».

Papà Consonni stappa la bottiglia di champagne, il brindisi è per il figlio e per tutto il quartetto azzurro. Il cane Margi salta a destra e a sinistra.

Nel frattempo per Simone a Tokyo è il momento delle interviste
Nel frattempo per Simone a Tokyo è il momento delle interviste
Chiara, a cosa pensi?

Mi sarebbe piaciuto essere lì con lui, ma anche qua da casa penso che abbia sentito il mio calore (la voce trema dalla gioia e dall’emozione, ndr).

La vittoria di tuo fratello ripaga in qualche modo la tua assenza in queste Olimpiadi? 

Assolutamente sì! Mi può star bene così e sono stracontenta. Simo se l’è meritato, una medaglia d’oro gli mancava (il sorriso di Chiara è più luminoso del solito, ndr). Stiamo parlando delle Olimpiadi, in pista, con il quartetto: non è da tutti. Agli europei e ai mondiali c’è sempre andato vicino, ma ha fatto solo buoni piazzamenti… Adesso tutto ha un sapore diverso. So bene quali siano i sacrifici che ha dovuto fare e sono molto orgogliosa di lui, come di tutti gli azzurri del resto!

Il 18 aprile Chiara ha vinto la Valenciana. Tornerà a correre con la Valcar fra pochi giorni al Giro di Norvegia
Il 18 aprile Chiara ha vinto la Valenciana. Tornerà a correre con la Valcar fra pochi giorni al Giro di Norvegia
Dicci la verità, anche tu per un momento hai pensato che non ce le facessero…

Sinceramente ero un po’ scettica, pensavo che non ce l’avrebbero fatta per davvero poco. La Danimarca ieri non ha finito bene la prova, quindi non avevo nemmeno un tempo di riferimento. E’ stata una battaglia fino all’ultimo, Pippo ha fatto un recupero negli ultimi due giri impressionante! Sono stati tutti fenomenali.

Cosa avrà pensato tuo fratello? 

Secondo me non ci credeva nemmeno lui, ho visto la sua faccia in televisione… era sconvolto. Spero che si rendano presto conto di cosa hanno fatto e di quanto valgono.

Un altro po’ di famiglia Consonni: oltre alle zie, il primo da sinistra è il papà
Un altro po’ di famiglia Consonni: oltre alle zie, il primo da sinistra è il papà
Oltre ad essere una ciclista bella, simpatica e forte… adesso sei anche la sorella di un campione olimpico, ci pensi?

Madonna sì (ride, ndr), veramente! Hai ragione. Non vedo l’ora che Simo torni a casa per festeggiare con lui.

In un’intervista doppia di qualche mese fa i due, magnificamente opposti, raccontavano di come l’Olimpiade fosse un sogno sempre più concreto per Chiara e «l’atto finale di un libro che abbiamo iniziato a scrivere tanti anni fa» per Simone che sperava potesse diventare «la pagina più importante della mia vita e della mia carriera d’atleta». E così è stato. 

Le gambe degli azzurri e il cuore di Villa: i danesi non avevano scampo

04.08.2021
4 min
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Il cuore di Villa sta nelle parole con cui chiude l’intervista prima di correre ai piedi del podio, per piangere ancora con i suoi fantastici ragazzi.

«Sono contentissimo – dice – si è visto, non sono riuscito a trattenere le lacrime pensando anche a quello che abbiamo fatto fino a oggi e anche chi è a casa. Il primo che ho ringraziato per messaggio è stato Scartezzini, l’abbraccio più lungo l’ho avuto con Elia e Bertazzo. Hanno contribuito tutti a questa qualifica, loro quattro l’hanno finalizzata».

In tre verso il traguardo, Ganna guarda, è oro per l’Italia
Tre azzurri verso il traguardo, Ganna guarda, è oro per l’Italia

Paura danese

C’è tanto studio. Avete letto il racconto di Fred Morini. Le parole ieri sera alla squadra dopo aver analizzato i tempi dei danesi. Non era tutto oro quel che luccicava, ma bisognava prenderli con le molle.

«Io credo che dall’altra parte – dice – quello che abbiamo fatto in questi due giorni gli abbia fatto le gambe un po’ molli. Ieri sono caduti, ma erano in vantaggio quasi di un secondo, 1”200-1”300 ai 3.000 metri. Non abbiamo visto com’è finita, però hanno avuto un calo, poi un’accelerazione proprio quando gli inglesi sono calati. L’ho riletta bene. Per me sono tornati a crescere perché hanno trovato l’aria e la scia degli inglesi, che li rilanciati. Noi non dovevamo dargli quell’aria, dovevamo tenerli di là, testa a testa. E nel finale, all’ultimo chilometro mi aspettavo che andassero di più. Invece prima siamo stati in vantaggio noi, poi sono andati in vantaggio loro, però per poco. E con sei decimi a tre giri dalla fine, quando Pippo è andato davanti, ci ho creduto e… Abbiamo vinto!».

Sogno avverato

Ha gli occhi rossi il piccolo cittì che negli anni è diventato gigante. Quando gli diedero in mano il settore, non tutti erano convinti che ne avrebbe retto il peso. Invece il miracolo è successo.

«Prima c’era l’obiettivo Rio e l’abbiamo preso – dice dal cuore – poi abbiamo fatto l’ultimo quartetto a Rio e da lì è partito l’obiettivo Tokyo. Sì, ci credi. Il gruppo ha fatto vedere che aveva qualità e le abbiamo scoperte strada facendo. Avere un gruppo così, con un Consonni che fa secondo al mondiale su strada (il riferimento è a Richmond 2015 fra gli U23, ndr) ti dà la convinzione che hai in mano i ragazzi che contano, i ragazzi del futuro. Però dovevamo pensare anche alla loro carriera su strada e trovare il modo per fare coincidere tutte le cose. Lo abbiamo trovato tutti insieme e siamo arrivati qua. Certo, l’obiettivo era Tokyo 2020. Sogni di vincere, ma vedi che anche le altre nazioni ci puntano fortemente. Credevo che restasse un sogno. Mi dicevo: “No, non posso cedere, devo far vedere ai ragazzi che ci credo. Ma i danesi sono forti, ribaltare e migliorare così… Chissà se anche l’ultima volta miglioriamo?!”. Invece abbiamo migliorato anche l’ultima volta. Ce l’abbiamo fatta e il sogno è diventato realtà».

Un solo grande abbraccio azzurro: non si vinceva da Roma 1960. Non è stato solo un fatto di cuore: nulla è stato lasciato al caso
Non si vinceva da Roma 1960. Non è stato solo un fatto di cuore: nulla è stato lasciato al caso

Benzina Ganna

Vai Marco, valli ad abbracciare e canta insieme a loro per i fratelli d’Italia che oggi sono stati inchiodati agli schermi con voi, dando gas in quegli ultimi tre giri al grande Pippo Ganna, arrivato con gambe ancora potenti grazie al lavoro degli altri. L’avete visto quel gesto? Era la dedica a chi ha dubitato di lui dopo la crono. Con il primo oro per bici.PRO nella sua giovane storia, rivendichiamo il titolo fatto quel giorno: questa sconfitta sarà benzina per la pista. Izu è in fiamme. E l’incendio l’abbiamo appiccato noi.

Alla trasmissione dei pistard azzurri ci pensa Miche

07.07.2021
6 min
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C’è tanto orgoglio italiano nelle parole di Paolo Bisceglia, Sales Manager alla Miche, l’azienda veneta che da quattro anni fornisce la trasmissione per le biciclette azzurre della pista. Anche per loro sta arrivando il momento tanto atteso, quello delle Olimpiadi. Qualcosa vi avevamo già raccontato, oggi andiamo oltre. Siccome non c’è dettaglio che non vada curato alla perfezione davanti a un appuntamento così importante, siamo venuti a vedere in cosa consista il loro lavoro accanto alla nazionale italiana.

«E’ cominciato tutto – racconta Bisceglia – da una serie di riunioni con Marco Villa e gli altri tecnici della Federazione. Si è definito il materiale di cui avrebbero avuto bisogno in base alle loro esigenze e alla nostra produzione interna. In sostanza si è concordato che avremmo fornito tutto ciò che riguarda la trasmissione. Quindi pedivelle, corone, movimento centrale, catene, pignoni. Non le ruote. Siamo rimasti in pochi a produrre materiale da pista, per cui quello che per altri può essere una nicchia per noi è un settore molto importante».

Movimento calettato

Il racconto di Bisceglia procede. Miche aveva già sviluppato un tipo di pedivella che si integra con il perno del movimento grazie ad una calettatura, non con il solito sistema del perno quadrato.

«In questo modo – spiega – riusciamo ad ottenere grandissimi risultati in termini di rigidità e aerodinamica, di cui gli atleti sono soddisfattissimi. Normalmente la nostra produzione arrivava a corone da 58 denti, su richiesta della Federazione abbiamo sviluppato una linea chiamata Sei Giorni con corone da 59 a 63 denti».

Miche Pistard Sei Giorni
Miche Sei Giorni, ecco la guarnitura completa: un sistema di pedivella, ingranaggio e movimento
Miche Pistard Sei Giorni
Miche Sei Giorni, ecco la guarnitura completa: un sistema di pedivella, ingranaggio e movimento

Due pignoni

Allo stesso modo, l’attenzione della nazionale si è concentrata sui pignoni, che Miche produce in due tipologie. Ci sono quelli con attacco calettato, che consentono il cambio degli ingranaggi senza smontare ogni volta tutto e non danneggiando la filettatura. E ci sono quelli tradizionali, integrali. Nonostante i continui cambi di rapporto e nonostante nella nuova fornitura siano previsti anche ingranaggi con attacco calettato, la scelta della Federazione ricade su pignoni integrali.

Catene speciali

Immaginate una gara in pista, qualsiasi sia la specialità. Oltre al fronte dell’aerodinamica, per il quale la nazionale può ormai vantare un pacchetto completo e super efficiente, l’altro motivo di attenzione è quello della riduzione degli attriti. Ragioni per cui la catena riveste un’importanza primaria.

«Miche non produce catene – spiega Bisceglia – ma abbiamo fatto svariati studi per la messa a punto della catena migliore per i pistard. Si tratta di catene che vengono sottoposte ad un utilizzo intensivo e senza grande lubrificazione, perché vengono sgrassate in continuazione e oliate al minimo. E’ stato fatto un lavoro importante. Non immaginate di avere a che fare con la classica catena per bicicletta. In realtà si tratta di un componente molto più vicino a quelli utilizzati sulle moto, con una struttura tutta particolare. Si tratta comunque di articoli che devono far parte della produzione, affinché siano utilizzabili alle Olimpiadi».

La catena è stata sviluppata internamente a Miche, poi realizzata al di fuori dell’azienda
La catena è stata sviluppata internamente a Miche, poi realizzata al di fuori dell’azienda

Power Meter da pista

Tra le novità per quanto riguarda la fornitura alla nazionale, proprio su indicazione delle squadre è stato sviluppato un misuratore di potenza anche per le bici da pista, integrato nella guarnitura. Si chiama Attiva.

«Qui la complicazione – prosegue Bisceglia – sta nel fatto che il fattore Q della bici da strada sia superiore al valore per una bici da pista. Per cui abbiamo dovuto lavorare molto sugli ingombri e sul movimento centrale per ottenere un fattore Q in linea con le biciclette da pista. Ne è venuto fuori un componente compatibile con tutti i nostri ingranaggi».

Tutto registrato

Dopo averne sentito parlare in un paio di passaggi, approfondiamo invece il discorso legato alla libertà di utilizzo dei materiali per le gare olimpiche. Ci eravamo già accorti di attenzioni particolari al momento di mettere appunto i manubri per gli inseguitori, poiché è necessario che i materiali che saranno utilizzati a Tokyo siano stati già inseriti nell’apposito registro depositato nel 2019.

«Stesso discorso – spiega Bisceglia – per quanto riguarda i nostri materiali. Non ci sarebbe più modo di introdurre delle novità tecniche, perché manca il tempo tecnico per la registrazione. Per cui andranno a Tokyo con i materiali che hanno avuto in dotazione fino ad oggi. Questo però non significa che l’evoluzione si fermi. Per cui da un lato le squadre sono contente del livello raggiunto con pedivelle e ingranaggi, mentre noi continuiamo a lavorare e fare step importanti ad esempio per la catena».

Ecco la guarnitura Attiva, dotata di misuratore di potenza integrato
Ecco la guarnitura Attiva, dotata di misuratore di potenza integrato

Orgoglio tricolore

Fornire il materiale alla pista azzurra per le Olimpiadi, fa capire a chiare lettere Bisceglia, è sicuramente motivo di vanto.

«Miche è un’azienda orgogliosamente italiana – spiega – che produce in Italia i suoi articoli. Per cui l’orgoglio di equipaggiare la nazionale è enorme, mentre non saprei dire quale possa essere il ritorno commerciale. Come spiegavo in precedenza, ci sono poche aziende al mondo specializzate nella produzione di componenti per la trasmissione per le bici da pista, per cui abbiamo veramente molte richieste ed è difficile capire quante derivino dalla vetrina azzurra. Inoltre, al di là del fatto che la pista sia in crescita, questi articoli si applicano anche in altri contesti, come ad esempio il single Speed».

Spedizione azzurra

L’ultima curiosità resta tuttavia (giustamente) disattesa. Dopo aver parlato nei giorni scorsi con Giuseppe Archetti, meccanico della nazionale della strada, del materiale che porteranno in Giappone, Bisceglia non sa dirci quanto materiale viaggerà per la pista.

«Bisognerebbe chiederlo ai loro tecnici – sorride – perché se dovessero portare tutto quello che gli abbiamo fornito negli ultimi anni, avrebbero bisogno di un container. Ogni anno si integra il materiale, ma non credo che porteranno tutto, di una cosa sono certo però. Per quanto riguarda la trasmissione, sono equipaggiati di tutto punto».

Fiorenzuola dà morale a Viviani e Consonni: l’intesa migliora

07.07.2021
5 min
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I fuochi d’artificio hanno chiuso come da tradizione la Seigiorni delle Rose di Fiorenzuola, ma non sono mancati nemmeno in pista nell’ultima serata. Il podio finale maschile è prestigioso: sul gradino più alto salgono i francesi (col campione del mondo in carica dell’omnium Benjamin Thomas in coppia con Donavan Grondin), sul secondo vanno gli italiani (col campione olimpico in carica della stessa disciplina Elia Viviani insieme a Simone Consonni) e sul terzo i russi.

A circa un mese dalle prove a cinque cerchi (2-4 agosto inseguimento a squadre, 5 agosto omnium, 7 agosto madison), il cittì Marco Villa e i suoi ragazzi escono dalla gara internazionale di Fiorenzuola con valide indicazioni per il Giappone e noi abbiamo avvicinato due dei protagonisti: Elia Viviani e Simone Consonni che correranno la madison, una specialità che torna nel programma olimpico dopo 13 anni di assenza.

Benjamin Thomas e Donavan Grondin hanno conquistato la madison di Fiorenzuola (foto Cantalupi)
Benjamin Thomas e Donavan Grondin hanno conquistato la madison di Fiorenzuola (foto Cantalupi)

Sicurezza Viviani

La cosiddetta “americana” nel velodromo piacentino è finita da poco, Villa guarda sia al futuro con buone impressioni sia la sua coppia che sta facendo defaticamento sui rulli, mentre è attorniata da tanti giovani tifosi in cerca di una foto, un autografo o un souvenir. Intercettiamo i due corridori della Cofidis qualche minuto dopo.

Elia, che cosa trai da questa Seigiorni?

Ci serviva correre l’omnium e l’americana perché era tanto che non correvamo in pista e prima dell’Olimpiade era un’occasione buona per mettersi a confronto con gli altri e fare sforzi che in allenamento, volendo o no, non riesci a fare. Abbiamo corso quattro giorni impegnativi dove abbiamo provato rapporti, correre in un modo e nell’altro, pur di imparare qualcosa e crescere di condizione

Avete conquistato comunque buoni risultati in queste serate.

Abbiamo chiuso secondi sia nell’omnium che nella madison, significa che c’è ancora da lavorare ma le basi sono buone. Ho trovato un buon feeling con Consonni, siamo sulla strada giusta. Mancano venti giorni, dobbiamo rifinire e, come dico sempre ai miei compagni, dobbiamo arrivare a Tokyo guardandoci indietro senza nulla da recriminare, poi ci sta che le gare si vincano e si perdano.

Viviani si avvicina a Tokyo sicuro della preparazione svolta (foto Cantalupi)
Viviani si avvicina a Tokyo sicuro della preparazione svolta (foto Cantalupi)
Rispetto al 2016 trovi delle similitudini nel percorso di avvicinamento alle prove olimpiche?

Non guardo mai indietro però ovviamente vorrei che andasse tutto come allora. Già l’approccio è diverso perché cinque anni fa ero andato a casa dal Giro prima della fine mentre quest’anno l’ho fatto tutto e bene. La preparazione è stata simile, l’omnium sarà diversa, ci saranno il quartetto e la madison quindi l’impegno è triplice. Stiamo lavorando serenamente, vediamo che stiamo crescendo e siamo tranquilli del lavoro fatto finora.

Quanto ti inorgoglisce essere il portabandiera di tutta la spedizione azzurra e quanta carica in più ti dà da trasmettere ai tuoi compagni?

Tanto, sicuramente la testa ha un altro stimolo. E’ un ruolo che mi piace, che ho sognato dal 2016, ho cominciato a crederci e pensarci quando arrivavamo al momento dell’investitura di questo ruolo. Sarò portabandiera insieme a Jessica Rossi, una scelta bellissima del Coni e del presidente Giovanni Malagò. Non vediamo l’ora, le emozioni sono state già molto forti quando siamo andati a ritirare la bandiera dal Presidente Mattarella e saranno ancora più forti quando entreremo nello stadio con quella bandiera in mano guidando una squadra azzurra dei record, perché grazie alla splendida qualificazione del basket maschile saremo quasi 390 persone. E’ un ruolo guida, di atleta che non deve solo guardare al ciclismo ma a tutto il nostro gruppo totale.

Questo tuo ruolo può servire al movimento ciclistico, anche in termini di ulteriore visibilità?

Assolutamente sì. Il ciclismo ha portato tantissime medaglie, questo riconoscimento non c’era mai stato e mi sento fortunato e privilegiato a rappresentare il ciclismo in questa maniera. Me lo porterò per tutta la vita però non bisogna perdere la testa, perché sono soddisfazioni da prendere ma da controllare. Bisogna restare concentrati sulle medaglie da conquistare.

Fiorenzuola è servita per provare rapporti, tattiche e cambi (foto Cantalupi)
Fiorenzuola è servita per provare rapporti, tattiche e cambi (foto Cantalupi)
Prossimi programmi prima di Tokyo?

Farò cinque giorni a Livigno, poi correrò la Settimana Italiana in Sardegna ed infine tutte giornate in pista prima della partenza il 21 luglio.

L’intesa cresce

Consonni è lì accanto che ascolta Viviani ed è pronto per il suo turno di botta e risposta.

Simone, anche per te stessa prima domanda: che indicazioni ti ha dato Fiorenzuola?

Come ha detto Elia, serviva una corsa in pista per capire a che punto fossimo. Siamo contenti perché abbiamo fatto tre madison in crescendo, le sensazioni sono sempre migliorate pur facendo doppia seduta di allenamento alla mattina a Montichiari. L’intesa migliora, questo è stato un step importante per arrivare a Tokyo nel modo giusto.

Voi correte per una formazione francese e in queste serate proprio un francese che voi conoscete bene, Benjamin Thomas, è apparso in grande forma. Come vedete la sfida con lui?

Benjamin lo conosciamo bene, oltre ad essere un nostro rivale è anche un amico e vicino di casa (abita nella zona di Brescia, ndr). Sicuramente nell’omnium per Elia sarà il faro della corsa, ha vinto gli ultimi mondiali e le ultime gare che ha fatto. Anche nella madison la Francia sarà la nazionale principale, insieme a Danimarca e Germania.

La gara è stata un utile test secondo Simone Consonni, qui nell’ultima serata di Fiorenzuola (foto Cantalupi)
La gara è stata un utile test secondo Simone Consonni, qui nell’ultima serata di Fiorenzuola (foto Cantalupi)
Per voi può essere un bene partire senza i favori del pronostico?

Sappiamo di non essere tra le coppie più accreditate nella madison. Però qualche volta, in appuntamenti così importanti, partire dalla seconda linea è anche meglio. In ogni caso noi ci arriveremo nel migliore dei modi e speriamo vada tutto bene.

Nessuno vuole sbilanciarsi ma per te quali possono essere degli obiettivi realistici?

Nel quartetto, come abbiamo visto negli ultimi anni, stiamo crescendo veramente tanto. E’ una specialità nella quale abbiamo investito molto, da più di dieci anni. Il gruppo si è sempre più consolidato e lottiamo per la medaglia più importante senza nasconderci sapendo che ci saranno 5/6 Nazioni che battaglieranno forte con noi per lo stesso obiettivo. Noi vogliamo farci trovare pronti.