Baroni alla Strade Bianche porta la Isolmant all’arrivo

09.03.2021
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La campionessa italiana di cross U23, Francesca Baroni, quinta a fine gennaio al mondiale elite di Ostenda, ha debuttato su strada con la maglia della Isolmant-Premac-Vittoria. Prima in gare nazionali, poi alla Strade Bianche in mezzo alle atlete più forti del mondo, risultando alla fine la sola della nuova squadra ad arrivare al traguardo. E mentre Chantal Van den Broek-Blaak davanti duellava con Elisa Longo Borghini, la ragazza toscana che a novembre ha compiuto 21 anni lottava nelle retrovie con la grinta di sempre.

Si fa un gran parlare dei ventenni che si ritrovano a correre nel WorldTour degli uomini: la sua situazione è pressoché identica. Un po’ come Aleotti, coetaneo di Francesca (in apertura nella foto @antonvos), di cui abbiamo raccontato ieri. Con la differenza che l’emiliano aveva alle spalle un’attività ben strutturata fra gli U23, mentre Baroni e le tante debuttanti come lei sono arrivate al WorldTour avendo alle spalle un’attività molto più blanda

Concentrata alla partenza, Francesca Baroni fra le sue compagne
Concentrata alla partenza, Francesca Baroni fra le sue compagne
Come hai vissuto il debutto: tensione o emozione?

Entrambe… Un po’ di tensione c’è sempre prima di una gara perché non sai mai come andrà a finire e anche emozione, visto che da quest’anno corro con una nuova squadra, la Isolmant-Premac-Vittoria.

Come va con loro?

Bene, molto bene… Siamo solo agli inizi, vedremo come andranno le cose strada facendo, ma la partenza è stata veramente buona.

Conoscevi solo Realini, che come te viene dal cross, o più o meno anche le altre?

Anche le altre. Chi più e chi meno, ma nell’ambiente bene o male ci conosciamo un po’ tutte. Per esempio con Martina (Fidanza, ndr) ci conosciamo dai tempi dei giovanissimi, perché abbiamo la stessa età e sono felice di essere oggi al suo fianco.

Ti hanno detto cosa si aspettano da te?

Come risultati per il momento no. Ma a me, come a tutte le altre, hanno chiesto il massimo impegno e serietà, considerati anche gli sforzi che hanno fatto i nuovi sponsor per mettere su la squadra. E da parte mia sicuramente li avranno, possono stare tranquilli sotto questo punto di vista…

Strade Bianche: al via sembravi un po’ tesa, solo un’impressione?

Come si fa a non essere tesi al via delle Strade Bianche, una delle gare più importanti e belle del mondo?! Certo che lo ero, volevo a tutti i costi fare bene, portarla in fondo e così ho fatto, per mia fortuna…

E dopo l’arrivo, un post su Instagram: ci sono arrivata!
E dopo l’arrivo, un post su Instagram: ci sono arrivata!
Che differenze di livello fra una gara nazionale e una WorldTour?

Il livello è altissimo, il massimo che si possa chiedere, ma alla fine dobbiamo pedalare tutte. E poi con l’esperienza del ciclocross un po’ mi sono abituata a correre accanto a nomi importanti, tante le conoscevo già!

Il cross ti ha aiutato nella guida su sterrato?

Un po’ sicuramente, ma il brecciolino delle Strade Bianche è unico, non è facile trovarlo nei percorsi di cross. Forse se avesse piovuto sarebbe stato diverso, ma il fango è proprio un’altra cosa!

In cosa pensi di dover migliorare al primo sguardo?

In tutto! C’è sempre da crescere e migliorare tanto, non si finisce mai…

Prossime gare da qui al Giro d’Italia?

Non conosco ancora appieno il calendario della mia squadra, sicuramente il 21 ci sarà il Trofeo Binda a Cittiglio, poi vedremo e pianificheremo il tutto.

Aleotti alla Strade Bianche: prima, durante e dopo

08.03.2021
4 min
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Giovanni Aleotti e la Strade Bianche: prima, durante e dopo. Puoi essere stato il miglior under 23 d’Italia e aver quasi vinto il Tour de l’Avenir, ma quando attacchi il numero in una gara WorldTour così dura, ricomincia tutto da capo. Ecco come l’ha vissuta l’emiliano della Bora-Hansgrohe, guardato a vista da Oss.

Nella ricognizione del giovedì, per provare ruote e rapporti
Nella ricognizione del giovedì, per provare ruote e rapporti

Prima: le domande

Giovanni arriva a Siena, per la precisione a Monteriggioni, dopo un periodo di 20 giorni in altura a Sierra Nevada con cinque compagni, fra cui appunto Daniel Oss e Matteo Fabbro. Si sono allenati forte per qualità e quantità agli ordini di Sylwester Szmyd, cercando di essere pronti per la corsa toscana. Il debutto stagionale invece c’è stato al Tour de la Provence di metà febbraio.

«Che cosa so della Strade Bianche? Che è impegnativa – dice nella serata del giovedì – non c’è un metro di pianura e bisogna prendere gli sterrati davanti. Ho corso su queste strade una tappa del Giro U23 e arrivai 9°. Monte Sante Marie è lungo, mi sono divertito a provare il percorso. E’ stato bello. Stamattina abbiamo pedalato per 3 ore e fatto tutte le prove prova di gomme e pressioni, anche pensando alle discese, dove si dovranno seguire le traiettorie degli altri.

«Userò i copertoncini da 28 millimetri, quelli con la spalla nera. Mi sono trovato bene sia sugli strappi in asfalto, sia sullo sterrato. Quanto ai rapporti, con il 39 non sono andato affatto male, anche sulle pendenze sopra al 10 per cento. Dietro invece avrò il 30. Vediamo cosa monteranno gli altri. E’ la prima corsa importante».

Con De Marchi alla partenza, in un misto di curiosità e attesa
Con De Marchi alla partenza, in un misto di curiosità e attesa

Mattina: la calma

Aleotti si trattiene per qualche intervista dopo la firma di partenza all’interno della Fortezza Medicea di Siena. Mentre si scambia qualche parola, lo raggiunge Alessandro De Marchi, con la nuova divisa della Israel Start Up Nation.

Dice di stare bene, che la pioggia notturna porterà via un po’ di polvere dal percorso e questo è un bene. Poi si avvia verso l’ammiraglia, ci sono ancora un paio di cose da fare prima della partenza. Un’occhiata alla bici conferma la scelta dei copertoncini e dei rapporti.

Durante: il controllo

Giovanni Aleotti, dorsale 71, raggiunge il traguardo di Siena 7’48” dopo Mathieu Van der Poel. E’ stato fino all’ultimo chilometro nel gruppo di Valverde, poi ha finito il suo lavoro e si è fatto da parte.

«Ho fatto gran parte della corsa – racconta – in ottima compagnia, con Van Avermaet e Almeida. Stavo molto bene. Sante Marie si è rivelato molto impegnativo, ma l’avevo capito. Peccato che nel settore prima, quello di Asciano, Konrad abbia avuto qualche problema e ci siamo fermati per aspettarlo e quando siamo rientrati ai piedi di Sante Marie, appunto, eravamo a tutta. Come pensavo, non è stata una corsa molto polverosa. Stiamo parlando di un livello altissimo, credo si sia capito anche guardandola in televisione. Tanto che la difficoltà principale è stata quella di alimentarsi bene, avendo tanti settori di fila e sempre a tutta».

In via Santa Caterina, col suo passo, dopo aver tirato per i compagni
In via Santa Caterina, col suo passo

Dopo: la soddisfazione

Quattordicesimo il giorno dopo a Larciano, Aleotti ha dimostrato di aver ben recuperato la Strade Bianche e il suo bilancio finale lascia ottime prospettive.

«E’ stata dura, durissima – dice – ma bellissima come corsa. Sono stato fortunato, non ho mai avuto problemi, forature né cadute. Sono sempre riuscito a prendere gli strappi davanti restando accanto a Oss e Burghardt, che sono espertissimi. Sono anche contento alla fine della prestazione. Chiaramente non mi aspettavo di essere davanti coi primi, ma sono arrivato con il secondo gruppo inseguitore che alla fine si giocava la 18esima posizione con Mollema, Van Avermaet, Bardet, Valverde, Bettiol, Formolo e altri. Per cui ho tirato l’imbocco ai miei tre compagni (Konrad, Buchmann e Oss, ndr) e poi mi sono spostato all’ultimo chilometro. Fino a Piazza del Campo sono salito tranquillo. Insomma, l’ho finita e sono anche soddisfatto. Ho lo spirito giusto per affrontare la Tirreno-Adriatico».

Ha fatto bene Van Aert a non correre prima?

07.03.2021
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Dopo l’arrivo di ieri alla Strade Bianche, finito di correre e rincorrere, Van Aert è rimasto fermo per dieci minuti con il sedere sull’orizzontale e la schiena alla piazza, facendo imbufalire il tipo del servizio d’ordine che avrebbe voluto la corsia libera per far defluire i corridori. Quando poi ha ritenuto di aver messo ordine nei pensieri e ha trovato la voglia di togliersi di lì, il gigante belga si è voltato verso i giornalisti che lo aspettavano. Qualche istante prima di farlo, come in un salto indietro di qualche settimana, una battuta a denti stretti con Pidcock, che a sua volta aveva ripreso fiato e vita, li ha riportati entrambi a quando erano convinti di essere al top e Van der Poel li bastonava con i suoi attacchi devastanti anche nel cross.

Il lato A della foto di apertura. In basso a sinistra, l’autore di quella foto
Il lato A della foto di apertura. In basso a sinistra, l’autore di quella foto

Primo a cedere

Le sue parole, arrivando in Italia senza correre prima, hanno un po’ spiazzato l’ambiente: verrò per fare classifica alla Tirreno-Adriatico, per cui immaginando che possa aver lavorato su salite più lunghe del solito, magari potrebbe aver trascurato l’esplosività necessaria sugli strappi di corse come questa?

«Come ogni anno – ha detto il capitano della Jumbo Vismac’è chi comincia prima ed è più difficile fare la differenza. Io avevo la stessa condizione dello scorso anno, più o meno. In ritiro ho lavorato bene, ma mi sono accorto di non riuscire a fare la differenza. Sono stato il primo in difficoltà nel gruppo di testa e questo probabilmente perché ero alla prima corsa. Avrei avuto bisogno di correre prima? In ogni caso mi sono ripreso e ho fatto un bel finale. Alla fine andavo come quelli davanti, c’è stato un momento che sembrava di toccarli da quanto erano vicini, ma purtroppo non tutti ci hanno creduto allo stesso modo. E’ stato diverso dallo scorso anno e devo fare i complimenti a Mathieu Van der Poel e a chi è andato più forte di me».

Pidcock è rimasto a ruota per proteggere Bernal in fuga
Pidcock è rimasto a ruota per proteggere Bernal in fuga

Vento a favore

Una sua interpretazione della corsa va contro corrente rispetto a quanto hanno raccontato alcuni suoi colleghi.

«Il vento non è stato un problema – ha spiegato – tutt’altro. Ha reso la corsa più facile, almeno nella prima parte. Si stava benissimo a ruota ed è questo il solo motivo per cui ai piedi delle Sante Marie è arrivato un gruppo così numeroso. Poi la corsa è esplosa e si sono visti i valori in campo. Certo ero il vincitore uscente, per cui non avreste accettato alcun risultato al di sotto della vittoria. Però sono arrivato quarto, il primo degli inseguitori, a 30 secondi dal podio. La mia squadra ha lavorato benissimo, facendo un grande lavoro. Sono in netta crescita. C’ero nei momenti importanti e non sono sprofondato. Questo basta».

Sulla salita di Santa Caterina si è scrollato di dosso i compagni di viaggio, arrivando 4°
Sulla salita di Santa Caterina il suo ultimo scatto

Preparazione ok?

Poi Wout ha fatto il punto di cosa gli sia mancato in corsa per essere al livello dei primi tre e si è capito che con un paio di corse nelle gambe, probabilmente saremmo stati lì a raccontare un’altra storia.

«La vera accelerazione non c’è ancora – ha detto – mi è mancato il cambio di ritmo. Sono in buona forma, ovviamente volevo vincere la gara, ma oggi non è stato possibile. Ho pagato le pendenze più accentuate e gli scatti di Alaphilippe e Van der Poel proprio in quei tratti (sono gap che forse derivano dal non aver corso prima, ndr). Ma questa rimane una delle gare più belle dell’anno e l’ha vinta il migliore. Quanto a me, sono in tabella per quello che voglio fare quest’anno. Sono certo che al Nord vedremo un altro correre e parleremo in altro modo».

Ma forse il podio di Bernal non è una sorpresa

06.03.2021
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Sul podio della Strade Bianche assieme a Van der Poel e Alaphilippe, Egan Bernal si è guardato intorno non senza sorpresa e ha avuto una bella sensazione. Certo i sogni erano altri, ma quando sei fuori dalla tua comfort zone (che nel suo caso sono le salite e le alte quote), anche i sogni devono adeguarsi. E il terzo posto a Piazza del Campo è un risultato che forse neppure il colombiano in partenza avrebbe messo in conto e che magari potrebbe indicargli altre direzioni da affiancare ai grandi Giri. Se c’è una lezione che va assolutamente appresa da Van der Poel, Van Aert e Pidcock è che si corre sempre per vincere. Qualunque sia la corsa.

Ua magia che torna tutti gli altri nellle terre di Siena
Ua magia che torna tutti gli altri nellle terre di Siena

Effetto sorpresa

Egan era arrivato in Europa parlando ancora del mal di schiena che lo affligge dallo scorso Tour. Per cui parecchi erano propensi a ritenerlo fuori dai giochi, non aspettandosi di vederlo pimpante come negli ultimi giorni. A Laigueglia prima, quando è arrivato secondo alle spalle di Mollema. E poi alla Strade Bianche che, a quanto vedremo, era un suo vecchio desiderio.

Quado gli chiediamo di avvicinarsi alla transenna, Bernal è nell’area delle televisioni in attesa del suo turno alle interviste. Ma ci vede, ci riconosce e ci raggiunge.

Bernal ha corso spesso vicino ad Alahilippe, in grande forma
Bernal ha corso spesso vicino ad Alahilippe, in grande forma
Come è andata?

Meglio di quanto mi aspettassi. Pensavo di stare lì davanti, ma non così tanto. Alla fine sono riuscito a salire sul podio con Mathieu (Van der Poel, ndr) e con il campione del mondo in una corsa di un giorno. Non sono uno specialista, quindi per me è un grandissimo risultato.

Sei stato a lungo con Pidcock, avevate un piano?

Era difficile andare via da soli, per cui il nostro obiettivo era cercare di superare insieme anche l’ultimo tratto di sterrato e poi giocarci le nostre carte, magari scattando a turno. Però alla fine ha attaccato Mathieu e dalla corsa tattica che speravamo di gestire, è diventata una corsa di gambe. Ma secondo me abbiamo giocato bene le nostre carte.

Pidcock assetato dopo l’arrivo, al termine di una prova sorprendente
Pidcock assetato dopo l’arrivo, al termine di una prova sorprendente
Sul podio c’erano due ciclocrossisti e un biker: è un caso?

Ex biker, è stato un po’ di anni fa. Però un po’ ha aiutato. La padronanza della bici in qualche modo ne guadagna.

Ti aspettavi una corsa così?

E’ una delle corse più belle. Per quanto riguarda me, erano già un po’ di anni che aspettavo di farla. Una corsa bellissima anche da dentro per noi corridori, una delle più belle. Pero anche una delle più dure. E io almeno, parlo per me, l’ho goduta.

Adesso si punta sulla Tirreno?

In realtà sono venuto qui pensando di fare bene la Strade Bianche più che la Tirreno. L’obiettivo di questo blocco di corse era la gara di oggi, la Tirreno viene come viene. Sono davvero molto soddisfatto di questo podio, davvero una bella sorpresa.

Che cosa insegna questa corsa? Che un Bernal in forma Giro potrebbe anche togliersi il gusto di andare a conoscere la Liegi. E’ la lezione dei guerrieri di questo ciclismo d’assalto, in cui in apparenza il gusto per la sfida e la capacità di prestazione fanno passare in secondo piano gli schemi di sempre.

La legge di Mathieu si abbatte su Siena

06.03.2021
4 min
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Mathieu sta seduto come il direttore del giornale davanti alla redazione e i giornalisti davanti a lui con il taccuino pendono dalle sue labbra. Mezz’ora fa sulla bici, mentre schiantava con un altro scatto Alaphilippe e Bernal, probabilmente era meno composto ma il senso di potere mostrato anche in corsa era pressoché identico. Per cui quando gli chiediamo se quell’attacco prima della salita finale sia stato dettato dall’insicurezza al cospetto di quei due pesi leggeri, la sua risposta è perentoria.

«Avevano smesso di tirare – dice – volevo dare una smossa, poi Bernal ha chiuso e abbiamo continuato insieme. Ma non l’ho fatto perché mi sentissi poco sicuro in salita».

Scusate, adesso mi siedo un attimo: VdP ha dato davvero tutto
Scusate, adesso mi siedo un attimo: VdP ha dato davvero tutto

Affronto lavato

Stavolta ha funzionato tutto bene, non come l’anno scorso in cui aveva pagato l’insicurezza e la poca esperienza. Era venuto a fare lo sceriffo, era tornato a casa con un 15° posto e il pubblico che applaudiva Van Aert. Oltre il danno, la beffa, doveva aver pensato. Per questo forse la Strade Bianche è diventata il suo obiettivo. Non il principale, ma di certo uno di quelli importanti.

Il primo attacco sullo sterrato spacca il gruppo. Van Aert sorpreso
Il primo attacco sullo sterrato spacca il gruppo. Van Aert sorpreso
Stavolta è andata bene.

E’ una delle corse più difficili da vincere per me, visti i grandi avversari che c’erano. Se guardate chi c’era dopo Sante Marie, capite anche il perché. Ero in mezzo a scalatori, gente che non viene mai a fare le classiche in Belgio. Un gruppo strano rispetto a quelli che frequento di solito. Per questo la corsa e la vittoria hanno tanto valore.

Il passaggio dal cross alla strada ha funzionato alla grande…

Me la sono presa comoda. Dopo il cross ho riposato una settimana. Poi sono andato a Benicasim, in Spagna, con la squadra. Dal Uae Tour siamo dovuti andare via dopo il primo giorno. E a quel punto ho individuato in Kuurne e Le Samyn le corse giuste per spingermi al limite e il risultato mi ha dato ragione.

Gli resistono soltanto Alaphilippe e Bernal
Gli resistono soltanto Alaphilippe e Bernal
E’ stato pesante andare via dagli Emirati?

Dobbiamo stare tutti attenti e a volte nemmeno basta. Il ciclismo ce la mette tutta ed è fondamentale insistere per riuscire a correre ancora.

Hai corso in modo meno spaccone questa volta, come mai?

In realtà stavo molto bene, ma ho preferito rimanere in gruppo e usare la testa, per arrivare fresco ai punti in cui si sarebbe decisa la corsa. Sapevo che per vincere avrei dovuto attaccare, questa non è una corsa che aspetti la volata.

Solo al traguardo dopo la legnata sullo strappo finale
Solo al traguardo dopo la legnata sullo strappo finale
Anche la squadra ti è stata bene accanto, ti aspettavi fossero così forti?

Mi hanno aiutato tutti ad arrivare alle fasi decisive. Sapevo che siamo forti e credo che il risveglio positivo in questo senso tutta la Alpecin-Fenix lo abbia avuto a Kuurne.

Hai vinto Amstel e Fiandre. Questa sembra una prova Monumento, pensi di poter vincere tutte le altre?

Se per altre intendi anche Liegi e Lombardia, allora forse no. La Liegi l’anno scorso non è andata male (Mathieu arrivò 6°, ndr), ma per vincerla serve che tutti i tasselli cadano nel posto giusto. Invece credo che il Lombardia sia troppo duro.

Un anno dopo lo smacco 2020, Mathieu Van der Poel sul trono di Siena
Un anno dopo lo smacco 2020, Mathieu Van der Poel sul trono di Siena
E adesso la Tirreno: per fare cosa?

Spero di trovare qualche tappa che mi si addice e di vincerla, ma non ho ancora guardato il percorso. Non credo proprio che potrò fare classifica, direi proprio di no. La Tirreno sarà un passaggio verso la Sanremo, ma non escludo di lasciare il segno.

Poi quando pensa di aver detto tutto, Mathieu scioglie la riunione. Si alza senza neanche un cenno, dice a malapena grazie e si avvia verso l’uscita. Sta lentamente iniziando a imporre su strada la legge del cross. Van Aert si è tolto il cappello, ma essendo alla prima corsa ci sta che abbia ceduto e, anzi, è andato molto forte. Da qui alle sfide di aprile, bisognerà fare i conti soprattutto con loro.

Le lacrime di Marta Cavalli: «Non sogno, è tutto vero!»

06.03.2021
3 min
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Andata a rileggervi l’intervista di Marta Cavalli di qualche settimana fa, dove dice che le viene sempre da ridere e poi guardatela adesso, dopo l’arrivo, piena di polvere e con le lacrime agli occhi. Ottava al traguardo, dopo aver lottato per il podio. Ventidue anni, nove in meno della ragazza che ha vinto. Un massaggiatore le pulisce il viso, ma le gambe sono ancora sporche come la sua Lapierre. E proprio guardando com’è ridotta la bici, pensi alla polvere che hanno respirato le ragazze. Marta intanto riprende il controllo, ma sarà duro, perché ha l’emozione che spinge per uscire. E allora capisci che il salto nel vuoto per andare in Francia, che inizialmente poggiava sull’entusiasmo e la curiosità, aveva bisogno di questo tipo di conferme. E adesso che la conferma è venuta, si può anche lasciare un po’ andare la tensione.

In Piazza del Campo si recupera, si commenta e si pensa alla prossima sfida
In Piazza del Campo si recupera, si commenta e si pensa alla prossima sfida
Non ridi più?

Sto vivendo delle bellissime emozioni (ora ride, ndr). Ero tesa, perché ci tenevo e ora sono emozionata. Era la seconda corsa con la nuova squadra e loro non fanno passare giorno senza sottolineare quanto ci tenessero ad avere un’atleta italiana. Perché in queste corse ci mettiamo il cuore. Anche per loro la Strade Bianche era una corsa importante e siamo venuti per fare il miglior risultato possibile. Sono partita con più testa che gambe e alla fine sono riuscita a fare la corsa con la testa.

Una corsa dura…

Una gara tosta fino agli ultimi chilometri, che non molla mai. Ma mi sto trovando molto bene, perché ci siamo arrivate senza pressione e così i risultati arrivano meglio. Ricevere i complimenti e sentire tanta fiducia mi fa capire che credono davvero in me e mi conferma di aver trovato il posto giusto per crescere nei prossimi anni.

Eppure per un po’ ti abbiamo visto indietro.

Sono rimasta attardata nell’ultimo settore e ho dovuto fare un fuorigiri per restare con le prime. A quel punto ho avuto bisogno di tirare un po’ il fiato per riprendermi.

Dopo l’arrivo, Marta ha sfogato la sua emozione con le compagne e poi con le lacrime durante le prime interviste
Dopo l’arrivo, Marta ha sfogato la sua emozione con le compagne e poi con le prime interviste
E dopo aver recuperato, hai attaccato…

La squadra alla radio continuava a dirmi: «Go Marta, go Marta, possiamo vincere!». E a quel punto con il pochissimo che mi era rimasto, ho provato a onorare questa maglia e questa corsa.

La voce si rompe ancora, ma stavolta le lacrime restano negli occhi. La chiamano perché raggiunga le compagne. Seconda gara WorldTour alle spalle. Nona all’Het Nieuwsblad, ottava alla Strade Bianche. Il lavoro degli anni scorsi alla Valcar&Travel Service sta dando ottimi frutti. Il bello di questa emozione è che c’è ancora tanto da raccontare.

Chantal Van den Broek-Blaak: Siena ha la sua regina

06.03.2021
3 min
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Il solo lato positivo delle mascherine è la possibilità di focalizzare l’attenzione sugli occhi e in questo pomeriggio mite in Toscana, gli occhi di Chantal Van den Broek-Blaak, olandese di 31 anni, impazziscono di gioia. Da italiani, bisognerebbe avercela un po’ con lei, ma quando un’atleta confeziona così bene una vittoria, viene spontaneo batterle le mani.

«Sono felice – ammette continuando a sorridere – perché non mi aspettavo di vincere e quando una vittoria è inattesa, ti dà anche più felicità. E poi sono felice perché rimarrò per le prossime due settimane qui in Toscana, godendomi il clima e il buon cibo italiano assieme a due compagne, fra cui Elena Cecchini, fino al Trofeo Binda».

La selezione è venuta anche per il vento e le cadute
La selezione è venuta anche per il vento e le cadute

Ha corso da grande e vinto da furba. E quando ha capito che una Longo Borghini più fresca avrebbe potuto batterla, si è fidata delle raccomandazioni dell’ammiraglia.

Che cosa ti dicevano alla radio?

Di stare a ruota, perché dietro avevamo altre tre ragazze super forti. Ma avevo fiducia nelle mie gambe. Non ho mai avuto il dubbio di non arrivare.

Come hai gestito il finale con Elisa Longo Borghini?

Sapevo che Elisa avrebbe dato tutto per non farsi riprendere. Non poteva permettersi che rientrassero da dietro, perché in volata non avrebbe avuto chance. Io sapevo di avere più possibilità e che se anche non l’avessi staccata, mi sarebbe bastato entrare in testa nell’ultima curva. Ho seguito molto le sensazioni, nessun punto prestabilito. E quando ho visto la salita là davanti, sono partita.

Chantal Van den Broek-Blaak taglia da sola il traguardo a Piazza del Campo
Chantal Van den Broek-Blaak sola a Piazza del Campo
Tattica concordata con Anna Van der Breggen?

Non dobbiamo parlare poi tanto fra noi, corriamo insieme da anni. Non è ancora un direttore sportivo, quel ruolo inizierà dall’anno prossimo. Per ora Anna è un’atleta, ma le sue parole mi motivano molto.

Vittoria inattesa, ma hai corso per vincere…

Il finale è stato molto veloce. Dovevo attaccare, tenendo il finale per le altre. Quando sono partita e ho visto arrivare Elisa, che è super forte, un po’ sono stata nervosa. Ma quando dall’ammiraglia mi hanno tranquillizzato, ho smesso di farmi problemi.

Festa grande per la Sd Worx che aveva già vinto l’Omloop Het Nieuwsblad
Festa grande per la Sd Worx che aveva già vinto l’Omloop Het Nieuwsblad
Hai vinto il mondiale 2017, un Fiandre e la Gand, ma tutti parlano di altre olandesi, come Val Vleuten, Van der Breggen e Voss: ti dà fastidio?

E’ vero che ho davanti un gruppo di ragazze fenomenali, ma è una bella cosa per il ciclismo olandese. Non credo che mi abbiano mai fatto ombra. So che posso ottenere le mie vittorie e corse come questa mi si addicono alla perfezione. Per cui gioco le mie carte e spesso seguo il mio istinto.

Longo, questo secondo posto ha un sapore diverso

06.03.2021
3 min
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Piazza del Campo è vuota come le mani quando potevi stringere la vittoria e ti resta un secondo posto, anche se Elisa Longo Borghini in apparenza non pensa questo e forse ha ragione lei. Ha attaccato. Anzi, ha risposto all’attacco di Chantal Van den Broek-Blaak e quando l’ha raggiunta, l’altra si è accovacciata a ruota e non c’è stato verso di farla passare. Elisa si è voltata almeno quattro volte, ma l’olandese non le ha dato spago, né la stessa Elisa ha rischiato di rialzarsi rimettendo in gioco il finale. Un po’ come la storia dello scorpione sul guscio della tartaruga, con il finale già scritto per questa Strade Bianche.

«Anche se a cose normali – dice Elisa ormai rinfrancata – su questo tipo di arrivo riesco a staccarla. Per questo non ha dato cambi, posso capirla. Oggi aveva davvero delle ottime gambe, l’ho vista bene. Complimenti alla Sd Worx. Sapevamo che era la squadra da battere e infatti ci ha battuto».

Sul traguardo con un altro secondo posto di cui farsi una ragione
Sul traguardo con un altro secondo posto di cui farsi una ragione

Le energie spese

Purtroppo la sensazione di qualcosa già visto ci si è attaccata addosso proprio nel momento in cui, nel tratto in asfalto in lieve discesa verso l’ultimo chilometro, il lungo rapporto pesava più sulle sue gambe che su quelle della rivale. La gestione tattica del finale continuava ad essere condizionata dalla sua grande generosità. Non c’era in corsa la miglior Longo Borghini, tuttavia, ma un’atleta in forte crescita, tuttavia lontana dal top. Il recupero fatto per rientrare sulle prime doveva esserle costato certamente qualcosa.

«Su Colle Pinzuto – dice – sono rimasta un po’ indietro, perché la mia gara doveva essere su Van der Breggen e anche lei è rimasta attardata. Ho dovuto un po’ ricucire il gap fra i meno 10 e i meno 8, quando poi mi sono ritrovata davanti e ho dovuto tirare un po’ il fiato».

Con Van Dijk dopo l’arrivo, ringraziandola per il grande lavoro svolto
Con Van Dijk dopo l’arrivo, ringraziandola per il lavoro

In forte crescita

Le sensazioni sono in crescita. Il percorso della Strade Bianche è più duro di quello dell’Omloop Het Nieuwsblad e se là il suo scatto è stato incisivo, ma alla lunga ha offerto il fianco al contrattacco della Van der Breggen, oggi il suo attacco e la capacità di portarlo avanti, ha tagliato le gambe a tutte, tranne che alla scomoda compagna di viaggio.

«Sapete – sorride – perché sono soddisfatta? Perché rispetto all’Het Nieuwsblad mi sono sentita in crescita. Non al top, però meglio. Sono in tabella per le classiche di aprile, anche se nel ciclismo tutto deve andare bene e con un po’ do fortuna. Adesso torno a casa per allenarmi, la stagione è appena cominciata».

Strade Bianche, ora Alaphilippe alza la posta

05.03.2021
4 min
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Avviato con grande emozione verso la paternità e con la magia iridata attorno al busto, Julian Alaphilippe ieri ha condotto la Deceunuinck Quick Step sul tracciato della Strade Bianche, percorrendo gli ultimi 50 chilometri, anche con l’intento di provare le gomme per sabato. E dato che le previsioni danno pioggia, i ragazzi della Deceuninck-Quick Step si sono soffermati su valutazioni supplementari in questo senso.

«Non ho mai corso questa gara col bagnato – dice – ma mi dicono che lo sterrato tenga bene. La condizione è buona, non ho ancora vinto ma sono contento delle sensazioni che ho. Sono motivato. Spero di vincere il prima possibile».

Nel 2019 Fuglsang provò a staccare Alaphilippe, ma invano
Nel 2018 Fuglsang provò a staccarlo, ma invano

Quell’Alaphilippe del 2019

Il viaggio indietro nella memoria ci porta alla trasferta argentina e colombiana del 2019. Julian tornò in Europa carico come una molla. Vinse la Strade Bianche, due tappe alla Tirreno e poi dominò la Sanremo. Ci riprovò anche l’anno scorso, ma tutti sappiamo come finì la storia.

Meglio pensare al 2019?

Ho grandi ricordi. Era il primo obiettivo della stagione, c’ero arrivato benissimo con la convinzione che la corsa mi si addicesse molto. Ricordo l’attacco di Fuglsang e la facilità con cui riuscii a prenderlo. Provò più volte a staccarmi, ma non ci riuscì. E quando attaccai per arrivare a Piazza del Campo, bè… ho ancora i brividi. Quando vinci in quella specie di anfiteatro pieno di gente, dopo una corsa così dura, è impossibile non emozionarsi.

Metteresti la Strade Bianche fra le gare monumento?

Per me è una delle corse più belle. Prima di venire a farla di persona, la guardavo in televisione. L’anno scorso sono stato sfortunato, ma dopo il lockdown non so neanche se sia giusto parlare di sfortuna. Ieri durante la ricognizione sul percorso mi sono goduto queste strade, E’ una corsa importante come un monumento. Non lo è, ma lo meriterebbe.

La ricognizione all’Het Nieuwsblad di Alaphilippe, come quella per la Strade Bianche
La ricognizione all’Het Nieuwsblad, come quella per la Strade Bianche
Come si fa a tenere a bada Van der Poel e Van Aert?

Sono i grandi favoriti, non c’è dubbio. Negli ultimi giorni abbiamo visto le prestazioni di Van der Poel, che troverà un percorso adattissimo. E Van Aert sarà alla prima corsa, ma può fare molto bene. Può vincere anche lui. Io ho una squadra forte e dovremo essere furbi ad approfittare della situazione giusta.

La squadra conta molto in una corsa così dura?

La squadra è molto importante. Dipenderà dallo scenario della corsa. Bisognerà partire bene e controllare la fuga. E’ una gara dura, dipende dalle gambe. Se hai gambe buone e un compagno in fuga, è importante. Bisogna stare svegli.

Alaphilippe, all’Het Nieuwsblad un attacco da lontano concordato con Ballerini
All’Het Nieuwsblad un attacco da lontano concordato con Ballerini
Come si onora la maglia che hai addosso?

Correndo come ho sempre fatto, con il mio stile di corsa. Attaccando, mostrandola in giro. Sono contento di come l’ho indossata finora.

Il tuo primo periodo arriverà alla Liegi?

Spero di continuare a crescere fino alle classiche. Ci sono tante corse cui posso puntare. Voglio restare concentrato e fare bene le corse, poi recuperare. Il primo blocco arriva fino alla Sanremo e costituirà la base per arrivare alle altre classiche.

TI sentirai tutti gli occhi addosso?

Questa volta non credo che sarò l’unico, ma sfrutteremo la situazione. All’Het Nieuwsblad ha funzionato. Se si fermeranno attorno a me, saremo capaci di vincere con altri uomini. Potrei correre più da calcolatore. In Belgio sapevo che Ballerini stava benissimo, per cui nel suo interesse ho provato da lontano. Se guardiamo al mio risultato, si può dire che potevo ottenere di più, ma per la squadra è andata bene. Potrei anche cambiare il mio modo di correre, ma dipende da come si svilupperà la corsa. Non resta che partire, giusto?