Remco ed Egan, due campioni rinati dal dolore

21.01.2023
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Due ragazzi diventati uomini alla svelta. Sono rinati dal dolore di cadute che potevano porre fine alla loro carriera e alla loro stessa vita. Ma mentre Remco si è rialzato e ha iniziato a vincere senza tregua, Egan è ancora alle prese con i mille dubbi del rientro. Come loro ci sarebbe anche Jakobsen, ma ieri sul palco dell’Hotel Del Bono hanno fatto salire Remco Evenepoel ed Egan Bernal affinché parlassero di sé.

Mezz’ora di domande per ciascuno alla vigilia della Vuelta a San Juan: alcune variopinte in pieno stile argentino, altre più puntuali. Remco con la cuffia per la traduzione e sorrisini ironici. Bernal più sulle sue, ma padrone della situazione. Il primo già in rotta per il Giro, con 2-3 chili da perdere e una grande leggerezza nel raccontarlo. Il secondo puntato sul Tour, per riprendere il cammino interrotto dallo scontro col bus.

Remco Evenepoel ha ascoltato le domande tradotte in cuffia e ha poi risposto in inglese
Remco Evenepoel ha ascoltato le domande tradotte in cuffia e ha poi risposto in inglese
Si ricomincia dalla Vuelta a San Juan…

EVENEPOEL: «Non aspettavo altro che iniziasse la stagione. Ho grandi attese, ma vincere non è facile. Proveremo ad aiutare il più possibile Fabio, ma io per primo proverò a rivincere la maglia di leader. Sono contento di essere qui, in una bella corsa e con dei bei paesaggi. Sarebbe stato bello avere ancora una crono, non sarà facile replicare il successo dell’ultima volta».

BERNAL: «Questa è la corsa che più mi conviene per iniziare bene. Ha una buona organizzazione e io ho moltissima voglia di correre. Sarà perfetta per prendere il ritmo. Mi sento bene. Ho fatto tutto quello che serviva, ma una cosa è allenarsi, altro è correre. Il percorso ha poche salite, ma con il caldo e i corridori che ci sono, sarà una corsa molto fisica, molto interessante per il pubblico».

Sono successe tante cose nell’ultimo periodo: in che modo ti senti diverso?

EVENEPOEL: «In tre anni sono sicuramente diventato più vecchio. Nel frattempo sono successe molte vittorie e cadute che mi hanno cambiato. Sono un nuovo corridore. E’ bello tornare con la certezza di non essersi fermati dopo quella caduta».

BERNAL: «Si impara molto da un anno come quello che ho passato, forse il peggiore della mia vita. Ho imparato ad avere pazienza e che la famiglia è tanto importante. Siamo esseri umani, siamo fragili. Pensiamo sempre che capiti tutto agli altri, invece questa volta è successo a me, compreso il fatto che mia madre abbia il cancro e anche mio padre non sia stato bene»

Egan Bernal ha raccontato spicchi della sua storia dolorosa degli ultimi 12 mesi
Egan Bernal ha raccontato spicchi della sua storia dolorosa degli ultimi 12 mesi
Come vivrai la corsa?

EVENEPOEL: «Noi siamo qui con Fabio Jakobsen, il corridore più veloce al mondo. Farò parte del suo treno, sarò il terzo uomo. Io proverò a vincere sull’Alto del Colorado, confrontandomi con i corridori colombiani che in questo periodo volano perché sono ad allenarsi qui in altura da tutto l’inverno. Mi ricordo dell’ultima volta lassù. Non ero ancora abbastanza sveglio, ero indietro e troppo rilassato. Non ero pronto per stare davanti, ma per fortuna sono riuscito a rimediare. Probabilmente per voi in televisione è stato un bello spettacolo».

BERNAL: «Sarà una corsa da vivere giorno per giorno. La tappa di montagna sarà dura, ma ce ne saranno altre con molto vento: sarà importante salvarsi dai ventagli. Abbiamo una squadra molto buona. Per le tappe veloci abbiamo Viviani, che è molto in forma. Proveremo a fare qualcosa con lui, poi ci saremo noi per le salite. L’importante sarà avere attorno la squadra per arrivare a giocarmi la montagna con chi ci sarà. Ma sono tranquillo, c’è Ganna, quando vuole è una vera macchina».

Come va la vita?

EVENEPOEL: «Procede bene, in Spagna si sta bene, grazie per avermelo chiesto. Essermi trasferito è stato un passo importante della mia storia personale. Calpe è un ottimo posto per allenarmi e lavorare per il mio futuro. L’importante per avere una buona forma è andare sempre per il massimo e poter lavorare nel modo giusto. Spero che continui tutto così, perché finora è andata benissimo».

BERNAL: «Sto facendo gli stessi allenamenti che ero capace di fare nei periodi migliori. Sono tranquillo. La parte più difficile del recupero non è stata quella fisica, tutto sommato, ma quella psicologica. Ci sono stati giorni in cui ho dovuto convincermi del fatto che volessi continuare a uscire mentre a casa mia madre e la mia fidanzata mi aspettavano con la paura addosso. Ma ho capito che la mia vita è sulla bicicletta e che tante persone non hanno avuto la mia stessa fortuna».

Stamattina tanti bambini vestiti da corridori ti hanno chiesto di fare una foto: come vivi il fatto di essere un’ispirazione?

EVENEPOEL: «Ai ragazzi posso dare pochi consigli, se non quello di godersi la bici, sempre e comunque. Gli dico di essere sempre concentrati sulla corsa che ancora deve venire, combattendo per quello in cui credono e che possono ottenere».

BERNAL: «Essere un riferimento per i più giovani è motivante. Mi ricordano quando avevo la loro età. Avevo 12-13 anni e sognavo di correre sulle strade del Tour. Vedere dei bambini che sognano di imitarmi fa pensare che presto arriveranno nuovi talenti. E forse anche quello che è successo a me può essere un’ispirazione per tante persone che proprio adesso stanno passando momenti difficili, perché davvero credo di aver vinto la corsa più dura».

E alla fine, dopo Bernal ed Evenepoel, sul palco sono salite tutte le stelle della corsa argentina
E alla fine, dopo Bernal ed Evenepoel, sul palco sono salite tutte le stelle della corsa argentina
Cosa potete dire l’uno dell’altro?

EVENEPOEL: «Con Egan abbiamo parlato per cinque minuti al buffet, ma non ci siamo detti molto. Lo seguo su Strava e vedo che pubblica a volte dei dati incredibili, ma mi dicono che a volte lascia dentro anche i tratti dietro moto. Comunque è bello rivederlo in sella e spero che possa tornare al livello del 2019, poi potrà correre nuovamente per vincere i grandi Giri».

BERNAL: «Remco è un’ispirazione, per la caduta che ha avuto e il modo in cui ne è venuto fuori. Non deve essere stato facile, soprattutto in un Paese come il Belgio in cui lo hanno subito paragonato a Merckx. Ma ha lavorato tanto e ha vinto. Ho ammirazione per lui».

Va bene Remco, però Masnada vuole vincere

14.01.2023
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Poco più di 12 giorni al debutto di Mallorca. Fausto Masnada sta rifinendo la preparazione, diviso a metà fra l’incarico di stare ancora accanto a Evenepoel per il Giro e le sue possibilità. E’ passato poco più di un anno dal secondo posto al Lombardia del 2021 e anche se il 2022 non è andato come sperava, si era comunque aperto con una vittoria. Ci sono dei fili da riallacciare e tutte le possibilità per farlo. Remco è già in Argentina, per Fausto ci sarà spazio.

«Anche se seguiremo un diverso calendario – spiega Masnada, in apertura in un’immagine Specialized – le tabelle di allenamento non varieranno, saranno adattate alle gare che faremo. Prima del Giro non faremo le stesse corse, ma svolgeremo l’80 per cento dei ritiri in altura insieme. Quello prima del Catalogna e anche quello successivo, ad esempio. Non è che un gregario si allena diversamente da un capitano: le ore, l’alimentazione e i lavori sono quelli. Quello che cambia (sorride, ndr) è che lui è più forte. Alla fine però la mia preparazione punta sempre a farmi migliorare in salita e a rendermi performante a cronometro».

Masnada è nato nel 1993 ed è professionista dal 2017. Ha corso con Androni, CCC e dal 2020 è con Lefevere
Masnada è nato nel 1993 ed è professionista dal 2017. Ha corso con Androni, CCC e dal 2020 è con Lefevere
Calendario diverso significa che avrai il tuo spazio?

Sicuramente l’obiettivo di Remco per quest’anno è il Giro d’Italia. Dopo aver vinto la Vuelta, si punta a un nuovo grande Giro. Io correrò gran parte della stagione al suo fianco, però avrò la possibilità di fare le mie corse, quando non sarò con lui. Mentre l’intenzione per il Giro è chiara ed è quella di cercare il successo pieno. Per cui, quando si va con queste ambizioni, bisogna lasciare da parte gli obiettivi personali e guardare a quello che la squadra richiede. Non si può fare altro che così ed è giusto che sia così.

Si è parlato di portare la squadra della Vuelta in blocco al Giro.

A regola, so che la squadra del Giro sarà molto simile a quella spagnola. Però si aggiungerà sicuramente Jan Hirt, perché è una pedina molto importante ed è stato preso a supporto di Remco.

Sul palco della presentazione della Soudal-Quick Step, Masnada con Hirt: due colonne per Evenepoel
Sul palco della presentazione della Soudal-Quick Step, Masnada con Hirt: due colonne per Evenepoel
Ti ha stupito che Remco abbia vinto la Vuelta?

Mi ha stupito la sua costanza. L’aver mantenuto la maglia rossa fino alla ventunesima tappa. Sulla gara di una settimana si era già testato, per cui sapevamo che poteva reggere con quella condizione e con quei valori. Però dal settimo giorno in poi, era tutto un’incognita. Invece lui è rimasto sempre determinato. Ha avuto delle giornate in cui non era brillante, come a Sierra Nevada due giorni dopo la caduta. Ma diciamo che è rimasto sempre costante e questa è la cosa che mi ha stupito di più. Non ha avuto la giornata di crisi che tutti si aspettavano. E’ calato rispetto alla prima settimana come è normale che sia, ma ha sempre mantenuto una grande condizione.

Un altro Remco rispetto a quello del Giro 2021.

Sicuramente, ma a quel primo Giro era arrivato in ben altra situazione. Era la prima gara che disputava dopo essere caduto al Lombardia, dopo 7-8 mesi senza correre. Pensare di vincere un Giro dopo così tanto tempo e alla prima esperienza sarebbe stata veramente una cosa infattibile secondo me. Alla fine si sta parlando di un fenomeno e di un campione, ma anche i fenomeni e i campioni hanno bisogno di gareggiare, di crescere, di fare esperienze e maturare. Un grande Giro lo vinci sotto più aspetti, non solo sulla salita finale, dove esprimi tutta la tua potenza. Ma su quello che fai tutti i giorni delle tre settimane.

Il giorno più duro della Vuelta, Evenepoel lo ha avuto a Sierra Nevada, due giorni dopo la caduta
Il giorno più duro della Vuelta, Evenepoel lo ha avuto a Sierra Nevada, due giorni dopo la caduta
Secondo te lui credeva di vincerlo?

Come sempre Remco ha aspettative altissime, è questa la sua forza. Va alle corse per vincere, non per provare o piazzarsi: non esiste. La sua priorità è sempre quella di vincere e allo stesso modo affrontò quel Giro, anche se non aveva la preparazione giusta. Però è giusto che sia così. Ci alleniamo con l’obiettivo di giocarci le nostre possibilità e aiutarlo al massimo. Tutti fanno il proprio lavoro e al massimo. E lui cerca di vincere nel migliore dei modi.

Mondini ci ha raccontato delle traversie con la sella…

A inizio novembre ho ripreso la preparazione dopo aver finito la Vuelta ferito per un’infiammazione al soprassella. Sembrava passata, invece dopo 3-4 settimane, l’infiammazione è tornata. Ci siamo fermati nuovamente e con Specialized abbiamo fatto un sacco di prove e di cambiamenti di sella e di posizione, per ridurre il contatto con questo punto di appoggio che si infiammava. Sembra che abbiamo trovato la soluzione corretta, mi sto allenando normalmente, ma devo comunque essere monitorato. Ogni 10-15 giorni vado da un dermatologo, che mi segue e controlla che tutto vada bene, aggiustando la terapia.

Cosa ricordi del secondo posto al Lombardia?

Non guardo mai indietro, ma alla fine mi sembra che siano passati quattro anni, invece era la fine del 2021. Pensarci mi dà motivazione per dire che il 2022 magari è andato male, però l’anno prima ero stato performante. E’ stato solo un anno no, posso tornare al mio livello ed essere di nuovo competitivo. Dipende tutto da me, ma come ero davanti al Lombardia 14 mesi fa in una condizione fisica ottimale, così posso tornarci.

Consonni ha rinunciato al Tour per non perdersi la tappa di Bergamo al Giro. 

Sicuramente sarà un’emozione indescrivibile passare proprio sulle strade di casa. Si corre interamente nella provincia di Bergamo e sarà emozionante. Poi ovviamente Consonni avrà più libertà di decidere cosa fare, come disputare la tappa. Sarà una giornata cruciale, molto dura. E se Remco avrà la maglia rosa come spero, sarà una tappa di controllo che richiederà concentrazione ed energie. Comunque l’emozione di passare per due volte sulla Boccola e su tutte le salite che percorrevo da bambino in allenamento sarà indescrivibile.

Savoldelli e la scelta degli uomini per un grande Giro

11.01.2023
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Remco Evenepoel ha detto che avrebbe già in mente i compagni da portare con sé al Giro d’Italia. E infatti quattro, forse cinque, uomini sono già stati scelti. Nibali, invece in passato ci aveva detto che oggi il ciclismo è cambiato e che neanche un capitano come lui poteva pretendere tutti gli uomini a suo piacimento.

Fare una formazione non è facile. Ci sono molti equilibri in ballo. Spesso anche poco visibili ai più, tra cui quelli relativi agli sponsor. Ma restando più su un discorso tecnico, Paolo Savoldelli ci ha detto come funzionava ai suoi tempi. Paolo è stato un leader per le corse a tappe e anche un gregario di extra lusso. Ha vinto “da solo” e ha vinto con i compagni.

Paolo Savoldelli (classe 1973) è stato professionista per 13 stagioni
Paolo Savoldelli (classe 1973) è stato professionista per 13 stagioni

Fiducia nelle scelte

Ai tempi del Falco Bergamasco dunque come funzionavano le cose? Salvoldelli avrebbe potuto scegliere i suoi compagni?

«Di solito – spiega Savoldelli – gli uomini che formavano la squadra di un grande Giro li sceglieva il manager o il direttore sportivo. Erano loro che creavano la formazione. Ma in questa scelta aveva ovviamente un certo peso il campione, uno di quelli con la “C” maiuscola. In questo caso il suo parere contava molto.

«Poi c’era anche il corridore che poteva permettersi di fare la squadra. Per dire, quando ho corso per Armstrong già nel ritiro in California ad inizio anno si sapevano quali erano gli otto uomini che avrebbero fatto il Tour de France con lui. Nel corso dell’anno potevano sempre accadere degli imprevisti e qualcosa sarebbe cambiato. Ad esempio, un anno Ekimov ebbe un problema e non venne in Francia. E lo stesso un altro ragazzo. Furono sostituiti, ma di base la squadra era fatta a monte.

«Alla T-Mobile di Ullrich invece mettevano qualcuno vicino a lui sin da subito, in inverno. Quei 3-4 corridori sapevano che lo avrebbero seguito in Francia, ma gli altri no. Li facevano correre, vedevano chi andava bene, chi andava forte e poi sceglievano.

«Ma così è sbagliato perché alla fine quel corridore va a tutta per farsi vedere. Fa più di quel che deve per guadagnarsi il posto e nel momento clou magari non rende come dovrebbe. Se uno ha fiducia in una persona deve fare a priori la scelta e appunto avere fiducia in lui».

Agnoli, per anni, è stato il fedelissimo di Nibali. Il laziale, al Giro 2016 ritiratosi per caduta, raggiunse Vincenzo a Torino per festeggiarlo
Agnoli, per anni, è stato il fedelissimo di Nibali. Il laziale, al Giro 2016 ritiratosi per caduta, raggiunse Vincenzo a Torino per festeggiarlo

I fedelissimi

Quello che dice Salvoldelli è giusto. E di fatto è un po’ quel che oggi fa in modo accuratissimo la Jumbo-Visma (e non solo). Però è anche vero, e lo si vede quando ci sono dei trasferimenti importanti, che un capitano ha i suoi compagni super fidati… che si porta dietro al cambio di casacca. Non ultimo Carapaz alla EF Education con Amador. La fiducia dunque è importante, ma non solo quella della dirigenza. E’ importante anche quella da parte dei compagni…

E allora forse avere almeno i 3-4 fedelissimi può servire al leader.

«Averli non dispiace, è chiaro – prosegue Savoldelli – ma io per esempio quando facevo i Giri con Saeco la squadra veniva fatta più per Cipollini che per me. Lui era il più forte velocista in circolazione e  aveva bisogno degli uomini, anche perché poi con lui in gara tutto il lavoro della corsa finiva sulle sue spalle e quindi sulla sua squadra. E più o meno è stato così quando ho vinto il mio primo Giro con la Alexia. C’era Ivan Quaranta in squadra».

«Quando invece ho fatto le corse a tappe per la Discovery Channel le cose erano un po’ diverse. Avevano preso un paio di uomini appositamente per me. Due scalatori, uno però poi ha avuto dei problemi e si è ritirato e quindi ancora una volta mi sono ritrovato un po’ da solo. Ma in parte lo sapevo. Ero in squadra con Armstrong, l’obiettivo principale era il Tour e i corridori più forti andavano lì. Quindi io non ho mai avuto la possibilità di creare una grossa squadra intorno a me… Anche se mi sarebbe piaciuto!».

«E il fedelissimo che fa ridere il leader la sera in stanza quando le cose non sono andate bene?», chiediamo al bergamasco. «Non ho mai creduto molto nel confidente – replica Paolo – Ho sempre preferito uomini di sostanza più che di parole».

Forza dell’atleta e programmazione sono basilari nelle scelte degli uomini. Ma in alcuni casi al netto del leader (in questo caso Roglic o Vingegaard) si sa già che un corridore come Van Aert ci sarà
Ci sono casi particolari in cui al netto del leader (in questo caso Roglic o Vingegaard) si sa già che un corridore come Van Aert ci sarà

Responsabilità o stimolo?

«Ma una grossa squadra – prosegue Savoldelli – viene creata per un campione che ha dimostrato più volte di essere veramente forte. Nel caso di Remco lui è l’astro nascente. Ha poco più di vent’anni, ma ha già vinto un mondiale, la Vuelta, un sacco di corse di un giorno… e può permettersi di costruire una squadra».

Conta il campione dunque per Savoldelli. Noi crediamo che conti anche il contesto in cui opera quel  campione. Remco Evenepoel ha determinati margini di manovra perché, oltre ad essere fortissimo, è belga in una squadra belga, con sponsor belgi e un team manager belga. Di certo tutto ciò gli dà forza. Le due cose perciò vanno a braccetto.

Questo però non sempre è solo un vantaggio. Subentra anche un discorso di pressione, specie se anche gli uomini li sceglie il leader. E’ come se si caricasse di ulteriori responsabilità. E deve dimostrare che le scelte fatte siano giuste anche nei confronti di chi è rimasto a casa. 

«Io – riprende Savoldelli – credo che tutto questo sia più uno stimolo. La pressione il capitano ce l’ha a prescindere. Poi uno che si costruisce la squadra, ovviamente ha tutta la responsabilità, ma è normale. E, ripeto, ce l’avrebbe lo stesso».

Il peso del super campione

Marco Pantani è stato un apripista, nel ciclismo moderno, della squadra tutta per un capitano. Poi la stessa cosa c’è stata con Armstrong: si correva per un solo obiettivo. 

Loro hanno inciso anche sul modo di correre del team. Nessuno si muoveva o andava in fuga. Paolo stesso, quando vinse la tappa al Tour, ci raccontò di essersi ritrovato nella fuga quasi per caso. E una volta dentro la fuga, appunto, avesse chiesto all’ammiraglia se doveva fermarsi o continuare. La situazione per il leader texano era tranquilla e Salvoldelli ottenne il via libera. Ma fu un caso. E forse anche perché il “gregario” in questione aveva appena vinto il suo secondo Giro d’Italia…

Mario Traversoni, velocista e compagno di Pantani, veniva portato al Tour perché ottenesse dei buoni piazzamenti nelle volate iniziali e guadagnare posti in classifica affinché l’ammiraglia della Mercatone Uno non fosse troppo indietro, visto che la colonna delle auto rispecchia la classifica generale. E in caso di necessità gli interventi sarebbero stati più rapidi.

«Vero – conclude Salvoldelli – ma che nomi abbiamo fatto? Qui stiamo parlando di due fuoriclasse che davano spettacolo e sicurezze di successo. Quando questi andavano forte non ce n’era per nessuno. E loro potevano scegliere anche gli uomini.

«Se oggi è fattibile che il corridore batta i pugni sul tavolo per avere i suoi uomini? Al netto dei super campioni, credo che molto dipenda anche dal carattere del leader». 

La scuola è finita, Bagioli vuole una vittoria importante

10.01.2023
5 min
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Le prime tre stagioni di professionismo gli hanno cambiato lo sguardo e la voce. Andrea Bagioli ha ancora 23 anni e un’esperienza importante. Quindici vittorie in due anni da junior, undici in due anni da U23. Due volte la Vuelta e nel 2022 il debutto al Tour. Il mondiale negli ultimi tre anni: due con Cassani e uno con Bennati. Quattro vittorie da pro’, l’ultima al Catalogna lasciandosi dietro nomi importanti. Nel frattempo, una serie di incidenti di percorso che non gli hanno permesso di essere costante. E visto che alla fine dell’anno scade il contratto, la sensazione di volersi scrollare di dosso la iella e puntare più in alto è la nota costante nelle sue parole (in apertura, è con Tim Declercq).

Con questa volata nella tappa di Barcellona, Bagioli ha battuto Attila Valter e conquistato il successo
Con questa volata nella tappa di Barcellona, Bagioli ha battuto Attila Valter e conquistato il successo
Sarà più un fatto di alzare l’asticella oppure di non fermarsi di continuo per vari problemi?

Entrambe le cose. Dopo tre anni, è il momento di alzare un po’ l’asticella e dimostrare qualcosa di più. Qualcosa ho già fatto, però manca sempre qualcosa. L’ultima stagione è stata così e così, non sono mai stato costante per vari problemi di salute, fra covid e bronchite. Quindi speriamo di non avere alti e bassi e stare sempre a un livello medio/alto.

Ora che il problema Covid appare più gestibile, si riuscirà a correre più tranquilli?

Lo spero, vedo che anche in squadra c’è meno ansia. Si cerca ugualmente di stare attenti, però non è come l’anno scorso o due anni fa (Andrea è passato professionista nel 2020 del primo Covid, ndr). Anche mentalmente, almeno per me, questo fa tanto. Si è più rilassati, c’è meno paura.

Il programma 2023 l’hai scelto tu o l’hanno scelto per te?

Un po’ e un po’. Ho detto dove volevo partire e loro hanno cercato di venirmi incontro. Inizierò a Mallorca, poi vorrei fare Drome e Ardeche, per arrivare pronto in Italia per Strade Bianche e Tirreno-Adriatico. Drome e Ardeche saranno un bel test. Drome l’ho vinta, sono percorsi ondulati perfetti per me. Certo anche far bene a Mallorca non sarebbe male, però diciamo che l’appuntamento principale è quello di essere in forma da marzo fino ad aprile, fino alle classiche.

Le buone prove al Delfinato sono valse a Bagioli la chiamata per il Tour: qui con Roglic, vincitore finale
Le buone prove al Delfinato sono valse a Bagioli la chiamata per il Tour: qui con Roglic, vincitore finale
Un cambio di preparazione, insomma…

Ho parlato con il preparatore questo inverno e gli ho detto che volevo partire un po’ più piano. Gli altri anni andavo forte già a novembre/dicembre e arrivavo in forma magari a fine gennaio, inizio febbraio. Poi era normale che arrivassi in calo per marzo e aprile. Quindi quest’anno si è fatta una partenza parecchio più piano. Fino ai primi giorni dell’anno ho sempre lavorato, ma non eccessivamente. Poi dal ritiro di Calpe, si sta cominciando a fare qualche lavoro specifico, avendo curato nel frattempo soprattutto l’endurance.

Come si fa a trovare spazio in una squadra così piena di numeri uno?

Devi andare forte, perché quando in squadra hai Alaphilippe oppure Remco, non è facile trovare degli spazi. E’ normale che si parta con loro come capitani, quindi io devo trovare un varco, dimostrare che vado forte nel periodo stabilito e poi trovare il momento giusto, magari, per anticipare.

Il contratto in scadenza prevede anche che ci si guardi intorno oppure lo scopo è essere confermati?

Entrambe le cose. Ci si può guardare intorno oppure si può anche rimanere, si valuta tutto. Ma è ancora presto, solitamente si inizia a parlarne a primavera, verso aprile o maggio.

Dopo il podio di Montreal, dietro Pogacar e Van Aert, Bagioli era l’azzurro più atteso ai mondiali, ma non ha brillato
Dopo il podio di Montreal, dietro Pogacar e Van Aert, Bagioli era l’azzurro più atteso ai mondiali, ma non ha brillato
Quando hai visto l’Andrea più forte?

Penso di averlo visto quest’anno al Giro del Delfinato. Non ho vinto però ero veramente forte (proprio grazie alle sue buone prove, arrivò la chiamata per il Tour, ndr). Oppure anche in Canada, a Montreal, quando sono arrivato terzo.

L’obiettivo è vincere o rendersi utili?

Se serve, mi renderò utile, ma sinceramente voglio vincere. Per ora ho ancora quel carattere, voglio la vittoria. Poi se con gli anni vedrò che non è proprio il mio ambito, mi metterò a disposizione della squadra.

Forse si ragiona così proprio per l’abbondanza di campioni e il poco spazio?

E’ probabile che sia uno dei fattori di cui tenere conto per il futuro. Avere questi campioni intorno sicuramente incide. Se fossi un’altra squadra, magari sarebbe diverso.

Al termine della presentazione, Bagioli, Ballerini e gli altri hanno sfilato sotto la pioggia (foto Wout Beel)
Al termine della presentazione, Bagioli, Ballerini e gli altri hanno sfilato sotto la pioggia (foto Wout Beel)
Nel 2023, niente Giro e ancora Tour?

Forse il Tour, però è ancora presto per dirlo. Vedremo dopo le classiche, dopo la Liegi. Mi dispiace saltare il Giro, perché correre in Italia per me sarebbe il massimo e il Giro non l’ho mai fatto. Però d’altro canto capisco anche la squadra, che vuole puntare tutto su Remco.

Come lo vedi il campione del mondo?

Vi dirò, lo vedo più tranquillo e più rilassato. Sembrava più teso e un po’ più nervosetto il primo anno che ero qua. Adesso, nonostante abbia vinto tutto o quasi tutto, lo vedo tranquillo. In allenamento è sempre simpatico, ma anche fuori. Parla, scherza, ride… Mi trovo bene con lui.

Calpe, un occhio indiscreto nel lavoro di Retul

10.01.2023
9 min
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Le cose che si fanno a porte chiuse nel primo ritiro. A dicembre l’hotel della futura Soudal-Quick Step è rimasto chiuso ai giornalisti. Corridori nuovi, materiali nuovi. Troppe cose tutte insieme per rischiare che uscisse qualche foto non autorizzata. Negli stessi giorni, nei saloni al pianterreno del Suitopia Hotel di Calpe, gli uomini di Retul hanno messo mano a svariate solette su misura e controllato la posizione dei nuovi e degli altri che lo hanno chiesto. La squadra correrà anche nel 2023 con la Tarmac SL7 di Specialized. E dato che non si sa ancora quando sarà lanciata la SL8, non ci sono state grandi variazioni biomeccaniche.

Ciò che è successo in quelle stanze ce lo siamo fatto raccontare da Giampaolo Mondini, che è la porta di accesso dei corridori all’assistenza di massimo livello quanto a posizionamento in bici e solette su misura e nelle tre settimane prima di Natale ha girato per questo fra gli hotel delle squadre sponsorizzate.

Mondini è il responsabile Specialized dei rapporti con i team: qui alla presentazione della Soudal-Quick Step
Mondini è il responsabile Specialized dei rapporti con i team: qui alla presentazione della Soudal-Quick Step
Avete lavorato solo con i nuovi corridori o anche con gli altri?

«E’ un servizio che offriamo a tutte le nostre squadre. Con i nuovi si cerca di far capire i vantaggi della posizione migliore. Quando si va in una nuova squadra, cambiano la bici, la sella, il manubrio, i pedali. Cambia tutto, per cui la certezza che gli angoli siano stati rispettati è un vantaggio. Per questo di solito si comincia a ottobre».

Con la stagione ancora in corso?

Esatto. Serve per avere gli atleti ancora in forma e non fermi da tre settimane. Serve che siano presentabili. Sia per la posizione in sella, perché magari dopo tre settimane di stop non hanno la stessa elasticità. Sia per la possibilità di fare l’abbigliamento su misura, quando sono ancora tirati.

Con i vecchi corridori invece cosa si fa?

A volte sono loro che chiedono di essere inquadrati. Magari sono caduti, oppure hanno cambiato la sella, hanno male a un ginocchio o ancora vogliono la soletta personalizzata. A Calpe questa volta non c’è stato tantissimo da fare per la biomeccanica.

Masnada ha raccontato di aver dovuto rivedere la posizione per scongiurare l’infiammazione che lo ha fatto soffrire alla Vuelta.

Masnada ha una conformazione così stretta delle ossa del bacino, che qualsiasi sella avesse usato finora, gli causava delle lacerazioni. Alla Vuelta era così rovinato, che l’ha conclusa per aiutare Remco, però ha finito lì la stagione.

Come l’avete risolta?

La soluzione è stata provare una sella da crono, la Sitero. Abbiamo selle larghe da 130 millimetri fino a oltre i 160. E’ rarissimo che i corridori usino selle così strette, ma Fausto potrebbe aver risolto il problema. La Sitero ha anche il naso più corto e così è riuscito a tenere sotto controllo la situazione. Ma dovremo continuare a seguirlo, per vedere se va bene. A volte si cambiano le selle, quando le selle non c’entrano.

Una volta individuali gli angoli, si passa alle regolazioni per ottenere la posizione indicata (foto Specialized)
Una volta individuali gli angoli, si passa alle regolazioni per ottenere la posizione indicata (foto Specialized)
Cosa vuoi dire?

Tanti oramai si fanno fare il fondello su misura, anche Nibali lo faceva. Non è una cosa tanto banale, negli ultimi anni sono attenzioni sempre più frequenti. E si sta iniziando a notare che i problemi attribuiti alle selle derivano dal fondello, se non addirittura dalla crema che si usa per le parti intime.

Alle creme?

Avevamo un problema con una squadra. Solo quella. E alla fine abbiamo scoperto che usavano una crema che ungeva così tanto la sella, da danneggiarne la copertura. Per il fondello, così come per le scarpe andrebbe concessa libertà, anche se lo dico contro il mio interesse. Noi stessi, se il corridore non si trova con i nostri prodotti, lo lasciamo libero di cercare di meglio. Quello che non mi va giù è che, pur in assenza di sponsorizzazioni, ci siano squadre che vietano ai corridori di usare certe marche.

I sensori LED vengono collocati sulle sporgenze ossee, come ad esempio la caviglia (foto Specialized)
I sensori LED vengono collocati sulle sporgenze ossee, come ad esempio la caviglia (foto Specialized)
Come funziona il sistema Retul?

Si parte dalla posizione di base, dando per scontato che siano già messi bene sulla bici. I cambiamenti vanno valutati attentamente. Le fibre muscolari si adattano, ma lavorano in una precisa direzione. Nel cambiare, bisogna stare attenti perché ogni variazione può avere conseguenze. Al di là delle lunghezze, il valore importante è quello dell’angolo fra i vari segmenti del corpo. Per cui si parte dalla posizione base, poi l’algoritmo Retul mette in relazione la posizione del corridore con quelle di tutti gli altri testati finora, fornendo indicazioni sugli angoli migliori.

In che modo?

Viene creata una mappa in 3D del corridore che pedala, una volta si faceva il confronto fra le fotografie. I marcatori a LED vengono messi su 8 punti fissi, di solito sporgenze ossee, rilevando un minimo di 17 angoli fino a un massimo di 45, con cui ricavi l’esatta prospettiva della posizione. Se il sistema dice che la posizione è giusta, non facciamo niente. Se invece vediamo che qualche angolo è migliorabile, in accordo con il corridore e il fisioterapista della squadra, si decide se intervenire e in che modo.

Intervenire su cosa?

Il sistema ti dice che un angolo è migliorabile, sta all’esperienza del biomeccanico trovare il modo per correggerlo. Se abbassando la sella, allungando l’attacco manubrio o altro. Si fanno variazioni di pochi millimetri, si arriva a una posizione condivisa e poi si lasciano al corridore circa venti giorni per allenarsi ore e ore, sperimentando la nuova posizione. Se si fa la posizione a dicembre, si fa una verifica a gennaio e poi non si tocca più.

L’algoritmo indica gli angoli su cui intervenire: i biomeccanici osservano e intervengono (foto Specialized)
L’algoritmo indica gli angoli su cui intervenire: i biomeccanici osservano e intervengono (foto Specialized)
Quanto conta il biomeccanico?

Il nostro obiettivo è togliere di mezzo la soggettività del biomeccanico. Serve che sia esperto nell’usare lo strumento. A volte si può raggiungere la stessa posizione finale partendo da punti diversi, l’importante però è che il risultato sia identico. Non è possibile che due biomeccanici diversi portino a due posizioni diverse.

Da dove arrivano i biomeccanici Retul?

Quando Specialized ha rilevato il marchio, c’erano 5 “professor” che ancora oggi fanno scuola e insegnano il metodo Retul. Quelli che seguono le squadre sono gli stessi che sviluppano l’algoritmo e si servono dei feedback dei corridori per migliorarlo. In generale, tutti quelli che usano il sistema Retul nei negozi e nei centri di biomeccanica, vengono formati perché siano in grado. Il responsabile per l’Italia si chiama Silvio Coatto.

Capita che il corridore voglia cambiare senza una reale esigenza?

E’ una cosa che capita. Il nostro obiettivo a livello mentale è isolare dalla nostra valutazione le sensazioni del corridore. A volte durante la preparazione capita che qualcosa non vada come crede e la prima cosa che fa, se non trova una spiegazione, è mettere mano alla bicicletta. Senza rendersi conto che spesso questo genera problemi più seri.

A crono stessa storia?

A crono è diverso. Si danno alla squadra tutti i dati della posizione più affidabile e da lì si comincia a lavorare. In galleria del vento si parte dalla posizione base e poi si porta verso l’estremo, per trovare la più aerodinamica e insieme la più efficiente. A quel punto si prende la bici Retul che si chiama Muve, su cui si può cambiare la posizione senza che il corridore debba scendere.

Il lavoro sulla bici da crono è reso necessario dalle nuove regole UCI sull’inclinazione delle protesi (foto Specialized)
Il lavoro sulla bici da crono è reso necessario dalle nuove regole UCI sull’inclinazione delle protesi (foto Specialized)
Che cosa si fa?

Lo si fa pedalare alla soglia, con una maschera facciale, in modo da fare un test metabolico per il VO2Max. A questo modo si raggiunge un punto limite e a quel punto si può andare a fare i test in pista, cercando la posizione più applicabile alla realtà. Adesso che hanno cambiato le regole e le inclinazioni delle appendici, c’è tanto lavoro da fare.

Che tipo di lavoro avete fatto su Evenepoel?

Remco ha voluto controllare la posizione. E visto che già sulla bici da crono aveva messo le pedivelle da 165, voleva vedere se adottarle anche su strada, ma alla fine ha scelto di restare con le 170, come pure Alaphilippe. Ormai le pedivelle lunghe sono sempre meno diffuse.

La realizzazione d solette su misura è una delle richieste più frequenti (foto Specialized)
La realizzazione d solette su misura è una delle richieste più frequenti (foto Specialized)
Si lavora anche sulle asimmetrie dei corridori?

I difetti macroscopici si vedono a occhio nudo. In ogni caso la pedana Retul ruota e permette di valutare il corridore su entrambi i lati.

Il resto rientra fra le cose che si sanno, ma non si dicono. Si parla dei corridori sponsorizzati da altri che chiedono di avere le solette su misura e allora è meglio non fare nomi. Ci sono quelli infatti che hanno il veto espresso di servirsi di materiali Specialized e quelli che, per aggirarlo, producono addirittura un certificato medico. C’è sempre stata una sorta di complicità fra addetti ai lavori, con il benessere degli atleti sopra di tutto. Va bene lo sponsor e va bene il contratto, ma quando sei per cinque ore al giorno sulla bicicletta, bisogna che tu sia soprattutto comodo.

Il nuovo Alaphilippe dovrà fare i conti con Remco

09.01.2023
5 min
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L’avvento di Evenepoel ha cambiato gli assetti della Soudal-Quick Step e ancora li cambierà. E anche se nessuno lo dice, nel nome del Wolfpack e del patto di fratellanza fra corridori, uno dei primi a farne le spese è in apparenza Julian Alaphilippe (foto Specialized in apertura). Questo un po’ gli metterà pepe sulla coda, ma dall’altra è un segnale molto chiaro. Per la testa continua a risuonare una frase detta da Pozzato durante il sopralluogo del mondiale gravel.

«Lefevere fa così – disse – va bene finché sei giovane, poi sotto con un altro. Il prossimo è Alaphilippe…».

La Vuelta è stata l’ultima corsa… alla pari. La vittoria di Remco e il mondiale successivo hanno scavato il solco
La Vuelta è stata l’ultima corsa… alla pari. La vittoria di Remco e il mondiale successivo hanno scavato il solco

Una riga sotto

Del francese vi avevamo raccontato nella serata della presentazione della squadra a De Panne. Isolato e con la mascherina, Julian aveva detto poche parole sul palco e poi era sparito. Troppo alto il rischio di un contagio, se si fosse trattato di Covid. In realtà però si trattava di un semplice raffreddore, come confermato da un tampone negativo che gli ha permesso di raggiungere la squadra a Calpe per il secondo ritiro e di dare continuità al suo inverno. Le parole che ha affidato ai colleghi de L’Equipe sono il filo conduttore del discorso.

«Sono super contento del mio inverno – ha detto – è andato tutto come volevo. Sportivamente, l’anno che viene non potrà essere peggiore di quello che ho avuto nel 2022. Ho tirato una linea sotto, adesso ho la motivazione, la grinta, la rabbia… Chiamatela come vi pare. Sono come prima, non penso più a quello che è successo».

Per Alaphilippe, che ha 30 anni, inizia la decima stagione alla corte di Lefevere (foto Wout Beel)
Per Alaphilippe, che ha 30 anni, inizia la decima stagione alla corte di Lefevere (foto Wout Beel)

La scelta di Lefevere

In realtà sarebbe andato bene anche il 2022, senza quella caduta tremenda alla Liegi in cui era partito capitano. Sta di fatto che mentre lui risaliva a fatica la china, Evenepoel scalava le classifiche e di colpo il cambio di tono di Patrick Lefevere ha fatto capire che la scelta fosse nell’aria.

«Ha avuto un po’ di sfortuna, è vero – ha detto il manager belga – ma non ci si può nascondere troppo a lungo. Ho avuto un colloquio franco e sincero con lui quest’inverno. Gli ho fatto capire che se fosse stanco di questo ambiente, avrebbe potuto lasciarci. Ma Julian ha risposto di voler assolutamente restare in squadra». 

Assieme a Cavagna sulle strade di Calpe, Alaphilippe ha ritrovato lo smalto (foto Specialized)
Assieme a Cavagna sulle strade di Calpe, Alaphilippe ha ritrovato lo smalto (foto Specialized)

Il corridore di prima

Il suo contratto scade alla fine del 2024, ma di certo tutte le… protezioni di cui godeva con la maglia iridata indosso sono cadute. Il nuovo sponsor belga stravede per Remco, quindi anche Alaphilippe dovrà rimboccarsi le maniche: una prospettiva che però non lo spaventa.

«Sono in uno stato d’animo completamente diverso rispetto allo scorso anno – ha detto – quando non avevo altra scelta che accettare il mio destino e ogni volta dovermi rialzare. Mi sono preso del tempo per me e mi ha fatto un mondo di bene. Non mi sento un nuovo corridore: mi sento il corridore che ero prima».

Fiandre poi Tour

Fin qui tutto bene, ma la sorpresa per tutti è stato il cambio di programma, che si può leggere in due modi diversi. Può essere stata una sua scelta oppure è il modo della squadra di liberare la strada per Evenepoel. Il francese delle tre volte alla Freccia Vallone e delle Liegi da protagonista, potrebbe infatti saltare le Ardenne, a favore di un filotto fiammingo che andrà da Harelbeke alla Dwars door Vlaanderen, fino al Fiandre.

«Quelle fiamminghe – ha detto – sono gare che mi entusiasmano, perché non sai mai cosa succederà. Mi piacciono, è strano ma forse mi si addicono quasi più delle Ardenne. Poi potrei pensare di arrivare alla Liegi, ma voglio fare una buona preparazione per il Tour de France, con tante ricognizioni e un ritiro in altura. Il Tour mi è mancato. E con le prime tappe nei Paesi Baschi, la prossima estate, bisognerà essere forti dall’inizio».

A tavola con Remco: prima il Giro, per il Tour si vedrà

07.01.2023
7 min
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Quel che colpisce in Remco Evenepoel (finora) è l’assenza di sudditanza nei confronti del Tour. Dopo la vittoria della Vuelta, gli organizzatori francesi hanno detto che alla Boucle di quest’anno sarebbe ospite gradito, ma il belga ha risposto che il 2023 sarà l’anno del Giro. Ed ha poi aggiunto, ieri durante gli incontri con la stampa a margine della presentazione della squadra, che se anche uscisse dal Giro con una gamba spaziale, ugualmente non andrebbe in Francia.

«Voglio proseguire nel mio progetto di crescita – ha detto – che prevede la Vuelta, il Giro e poi semmai il Tour. I programmi non si cambiano. Il Tour nel 2024? Vediamo. Se dovessi vedere che il percorso della Vuelta è meglio per me, tornerei in Spagna. Farò il Tour prima o poi, questo è certo, ma non ho fretta».

Primo ritiro a Calpe, Remco ha lavorato per arrivare pronto al debutto argentino: si parte il 10 gennaio (foto Specialized)
Primo ritiro a Calpe, Remco ha lavorato per arrivare pronto al debutto argentino: si parte il 10 gennaio (foto Specialized)

La calma dei forti

Capelli in perfetto ordine, guance lisce, addome piatto e cosce che spingono sotto i jeans, il ragazzino è cresciuto. E se anche il rinviare la sfida francese fosse il modo per stare alla larga da certi clienti, la sensazione è davvero quella del cammino ragionato e condiviso. E’ padrone di sé e di ottimo umore.

Le vittorie hanno avuto il loro peso. E forse anche il riconoscimento da parte di Eddy Merckx ha contribuito a non farlo più sentire un estraneo. Non ne aveva mai cercato l’approvazione, era sempre stato alla larga dai paragoni, ma il Cannibale si era messo di traverso. Adesso, con l’investitura del grande belga e un anno come l’ultimo, Evenepoel ha capito di avere un posto al tavolo dei grandi. E con il matrimonio a dargli equilibrio giù dalla bici, si può dire che il quadro sia quasi perfetto.

Si parla a un tavolo con altri giornalisti venuti da vari Paesi d’Europa. Nella grande sala allestita per la presentazione della Soudal-Quick Step, un tavolo è stato predisposto per i fiamminghi, uno per i francesi e uno per il resto del mondo, ma per essere certi di non perdere una sola parola, si girano un po’ tutti.

Intervistato sul palco, Remco ha confermato la sua volontà secca di correre il Giro
Intervistato sul palco, Remco ha confermato la sua volontà secca di correre il Giro
Come stai?

Tutto bene. Con mia grande sorpresa, è stato un inverno abbastanza tranquillo. Senza molto stress. Anche perché ho detto parecchi no, ovviamente. Mi sono limitato alle cerimonie di premiazione, saltando i programmi televisivi.

Nel frattempo, ti sei anche sposato. La vita è cambiata davvero tanto?

Il ciclismo dura solo un breve periodo della tua vita, una moglie di solito è per sempre (ride, ndr). Dopo il matrimonio, si è aperto un nuovo mondo. Ogni tanto guardo questo anello, ne sono molto contento.

Presto l’inverno tranquillo finirà, hai paura dello stress in arrivo?

Non proprio, credo di poter gestire abbastanza bene quella pressione. Inoltre è importante saper individuare bene i momenti stressanti. Ecco perché scelgo consapevolmente blocchi di allenamento lunghi e allenamenti in quota. Se le competizioni sono periodi di grande pressione, allora nei ritiri posso ricaricare le batterie e lasciar andare lo stress. Si dice che io corra poco, ma a parte la Vuelta San Juan che servirà per rompere il ghiaccio, faccio sempre gare di alto livello e corro sempre per vincere. Questo rende il mio calendario comunque molto intenso.

Spiritoso e pronto alla battuta, ha scherzato con i giornalisti, senza però sottrarsi alle domande
Spiritoso e pronto alla battuta, ha scherzato con i giornalisti, senza però sottrarsi alle domande
Stai andando verso il Giro, con le stesse parole con qui andasti alla Vuelta: una tappa e un piazzamento…

Esatto, con qualche ostacolo di più. La neve a primavera renderà più difficile esplorare in anticipo le tappe del Giro, altrimenti cercherò di seguire lo stesso schema.

Che sarebbe?

Un periodo in quota, poi una corsa a tappe (il Giro di Catalogna, ndr). Un altro allenamento in quota, quindi la Liegi-Bastogne-Liegi, un’altra settimana in altura e poi il Giro. La Liegi svolgerà lo stesso ruolo che ha avuto San Sebastian l’anno scorso, con la differenza che sarò il vincitore uscente e avrò indosso la maglia iridata. Sarà la giornata più speciale dell’anno. Si spera con esiti altrettanto positivi.

Hai parlato tanto della quota, hai messo nella tua casa di Calpe la camera ipobarica?

No, purtroppo non c’era posto (ride, ndr).

Interviste finite, resta la presentazione sul palco esterno, ma per Remco non mancano mai richieste di autografi
Interviste finite, resta la presentazione sul palco esterno, ma per Remco non mancano mai richieste di autografi
Tornando al Giro, sei sicuro che tutti berranno il tuo basso profilo? L’anno scorso era sostenibile, dopo aver vinto la Vuelta però…

E’ molto difficile prevedere come andrà la classifica. Ovviamente spero di piazzarmi di nuovo tra i primi cinque, con il podio come sogno assoluto. Ma possono succedere tante cose. Sfortuna al momento sbagliato nella prima settimana e addio… Il Giro è completamente diverso dalla Vuelta. Dovremo pianificare attentamente le nostre giornate: dove attaccare, dove invece togliere il piede dall’acceleratore.

Si parla di portare al Giro la squadra della Vuelta: sarà così?

Difficile dirlo adesso. Ho alcuni uomini che mi piacerebbe avere e che normalmente ci saranno: Vervaeke, Van Wilder e Serry. Inoltre mi sarebbe piaciuto avere Alaphilippe, ma poiché farà anche le classiche del pavé, potrebbe essere difficile far combinare tutto. Poi servirà anche qualcuno per le tappe pianeggianti, qualcuno che sappia fare la differenza. Uomini come Lampaert, Asgreen o Ballerini. Insomma: tre o quattro nomi sono fissi, gli altri verranno fuori.

Ti ha stupito che Roglic verrà al Giro?

Abbastanza. Ho trovato sorprendente che una settimana prima abbia detto che il Giro arriva troppo presto rispetto all’operazione alla spalla, poi ha annunciato la sua presenza. Troverei strano che si sia messo a fare pretattica. Penso sia bello averlo in corsa, sono curioso. Spero che si riprenda bene e venga fuori un altro bel duello.

Bramati segue Remco da quando è passato e sta già lavorando al progetto Giro
Bramati segue Remco da quando è passato e sta già lavorando al progetto Giro
Sarà lui l’uomo da battere?

Credo di si. Ha più esperienza di me, non ha paura, attacca nelle situazioni più disparate. Su un finale in ripida salita, su un finale da scattisti, anche in pianura. Ha vinto tre volte la Vuelta, è stato terzo al Giro. Se partiamo dal palmares, Roglic sarà il miglior corridore da grandi Giri presente in Italia. Ma attenzione, ci saranno anche Vlasov e Thomas, vedrete che altri nomi salteranno fuori.

Quanto è stato difficile non scegliere il Tour?

Sono convinto che si possa fare un solo Grande Giro in modo decente per stagione. Un secondo è possibile solo se ogni tanto ti prendi un giorno libero. Ma non fa parte del mio stile. I tre Grandi Giri per me sono sullo stesso piano. Ecco perché ogni anno cercherò quale dei tre mi si addice di più.

Senti di essere cresciuto grazie alla tua vittoria alla Vuelta?

Da una vittoria così, impari davvero tanto. Ad esempio, che la cronometro in un Grande Giro è completamente diversa dalla cronometro di un giorno, se non altro per la fatica che porti con te. Oppure adesso so che pochi giorni dopo una caduta, ne hai sempre uno meno brillante e non devi farti prendere dal panico. Come poteva accadere alla Vuelta nel giorno di Sierra Nevada. Ma soprattutto ho trovato il perfetto equilibrio in termini di peso, alimentazione, potenza. Difficilmente mi stupisco per qualcosa nella mia preparazione. Essere così pochi mesi prima del Giro, è una sensazione rilassante.

Phil Lowe, addetto stampa del team, segue Remco passo dopo passo: la giornata ha avuto ritmi serrati
Phil Lowe, addetto stampa del team, segue Remco passo dopo passo: la giornata ha avuto ritmi serrati
Essere così acclamati rischia di farti sentire un supereroe?

La folla nella piazza di Bruxelles mi ha fatto capire che avevo fatto davvero qualcosa di speciale. Ma non importa quanta attenzione riceva, quando torno a casa e chiudo la porta dietro di me, sono ancora il ragazzo di sempre, che non vola e che tiene i piedi per terra. E che quando serve fa le faccende di casa.

Anche tu lavi i piatti?

Sì, anche io (ride, ndr). Lavo i piatti e vengo rimproverato dalle mie donne o da mio padre se mi metto in testa qualcosa che a me piace tantissimo e invece è una sciocchezza. E’ così che dovrebbe essere. E’ così che mi piacerebbe rimanere.

Soudal-Quick Step: un po’ famiglia, un po’ bandiera

06.01.2023
6 min
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Quando sul palco della grande edicola in ghisa sale Remco Evenepoel, i bambini si agitano sulla schiena dei genitori. Il giovane campione del mondo, vincitore anche della Liegi e della Vuelta, trasuda di orgoglio, fasciato dalla nuova maglia Soudal-Quick Step. Ovviamente non si capisce nulla di quello che dicono e forse l’appartenenza, generata da questa lingua così inospitale, li rende una comunità tanto forte.

«Quando mi dicono che in Olanda ci sono più biciclette che da noi – ci ha appena detto l’importatore belga di Castelli, che al team fornisce le maglie – rispondo che è vero. In Olanda hanno la cultura della bicicletta, da noi invece c’è la cultura del ciclismo».

Squadra e famiglia

A Popsaland, accanto alla stazione dei treni di De Panne, oggi è il Family Day e proprio per questo la Soudal-Quick Step ha scelto l’immenso parco giochi per presentare la squadra 2023. Il mare ruggisce rabbioso a pochi chilometri dalle spiagge di Dunkerque e dello sbarco in Normandia. E’ il giorno del compleanno di Patrick Lefevere, che compie 67 anni e sul palco del teatro è la perfetta spalla per lo speaker. E’ lui a dettare il ritmo e ad interromperlo quando sente di voler dire qualcosa. Soudal ha portato i soldi e il rosso che fino allo scorso anno tingeva altre maglie, Patrick ha mantenuto la guida e l’ispirazione.

«Questa squadra – dice – vuole essere vicina alle famiglie, perché sono certo che fra i bambini che oggi vedranno sfilare i nostri campioni, ci saranno i tifosi del domani. Sta diventando un percorso impegnativo. Sono arrivate la squadra delle donne e abbiamo potenziato il Development Team. Forniamo a tutti il meglio, dai materiali all’abbigliamento, la preparazione e la nutrizione. Ammetto di avere un pessimo carattere, dopo una vittoria penso subito alla successiva. Se mi fermassi a pensare al bello che abbiamo fatto, mi addormenterei».

Una serie Amazon

Nessun problema: ricordare certe vittorie sarà ancor più facile quando in primavera su Amazon Prime Video andrà in onda la serie dedicata al 2022 della Quick Step-Alpha Vinyl. Ne fanno scorrere sullo schermo una piccola parte, i 18 minuti ad altissima intensità che raccontano la vittoria di Liegi. La riunione della vigilia. Alaphilippe capitano e Remco in contropiede. La caduta del campione del mondo. La paura della sua compagna Marion Rousse nella postazione della diretta. Lo sgomento di Bramati e del meccanico Luigi, che racconta e quasi piange. La commozione è roba vera. Poi l’attacco di Remco e la vittoria.

«Siamo stati per un anno con la squadra – racconta Tijl Verstraeten, che ha seguito la serie per Amazon – sempre e dovunque, da gennaio a fine stagione. Abbiamo seguito ogni cosa, ogni momento, anche quelli più tesi. Ricordo di aver fatto un’intervista a Remco in cui diceva che questa squadra è una famiglia. Forse il segreto è proprio questo, lo staff eccezionale che permette ai corridori di fare il loro lavoro. Questa storia del Wolfpack è qualcosa di vero…».

Alaphilippe racconta brevemente le sue ambizioni e poi riparte
Alaphilippe racconta brevemente le sue ambizioni e poi riparte

Alaphilippe mascherato

La giornata va avanti fra interno ed esterno, fra il teatro e la piazzetta dove bambini e famiglie sentono e ridono per le battute dei corridori. Il cielo è grigio, la temperatura resta intorno ai dieci gradi.

Entrando in uno dei saloni dell’hotel che accoglie la squadra, ci siamo accorti di un Alaphilippe contrariato e inaspettatamente con la mascherina in faccia. Julian farà una rapida apparizione sul palco, racconterà di volersi rifare dopo il 2022 storto e poi andrà via. Fino a ieri si è allenato bene con gli altri, stamattina si sentiva strano. La prudenza non è mai troppa: incombono le prime corse e il secondo ritiro di Calpe. Meglio non correre rischi.

«E soprattutto, meglio adesso che a primavera – dice Evenepoel parlando del compagno – quando LouLou potrà rifarsi. Ad agosto rimetterò in palio la mia maglia iridata e sono offeso con i signori dell’UCI – aggiunge ridendo – perché terrò la maglia 11 mesi e non 12. Ma se proprio qualcuno deve portarmela via, deve essere un corridore del Belgio o in alternativa uno qualsiasi di questa squadra. E fra loro, Julian occupa un posto speciale».

Squadra e Federazione

Sul palco sfilano gli sponsor, tutti o quasi orgogliosamente belgi, sotto lo sguardo compiaciuto del presidente della Federazione belga Tom Van Damme.

«La squadra cresce – dice – e ha per sponsor alcune delle migliori aziende del Belgio. Questo per noi è molto importante, perché serve anche per convincere altri investitori che si può fare. La nostra collaborazione con il gruppo di Lefevere è utile, perché permette di offrire una vetrina anche ai giovani corridori belgi, che soprattutto nella Development possono mettersi alla prova».

Passione, sogno, orgoglio

Lefevere annuisce. Sa di essersi aggiudicato una battaglia molto importante e che adesso il suo progetto può crescere. Sul divano accanto a lui siedono i due fondatori di Soudal e una rappresentante di Quick Step. Se anche c’è un filo di rammarico per aver perso il primo nome, non lo dà a vedere.

«Siamo due grandi compagnie del Belgio – dice – entrambe attive sul mercato internazionale. Abbiamo dei valori in comune, che si chiamano passione, sogno e orgoglio. Questa squadra è il posto ideale in cui farli vivere».

Cinque o niente

Lefevere li ascolta annuendo, poi prende la parola con il piglio del padrone di casa e un po’ gonfia anche il petto. Difficile dargli torto.

«Ero stanco di contratti biennali – dice – ho anche pensato di fermarmi. Così al momento di iniziare questa nuova avventura, ho detto a Soudal, Specialized e Quick Step che avrei voluto un impegno di cinque anni, oppure non se ne faceva niente. Loro hanno subito aderito e così adesso si può lavorare meglio. Abbiamo fino al 2027 per dimostrare che siamo i migliori».

Quando i corridori sfilano e poi ci raggiungono per le interviste, alla fine della giornata manca soltanto la sfilata in bici per le vie del parco, seguiti dalle ammiraglie. Le storie, le interviste e gli approfondimenti raccolti inizieremo a raccontarveli da domani. Per ora resta la sensazione di aver partecipato a una coinvolgente festa popolare, con i corridori nei panni dei supereroi.

Shimano celebra la straordinaria “Classe del 2022”

28.12.2022
4 min
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Quella che tra qualche giorno andrà in archivio verrà ricordata da Shimano come una stagione a dir poco favolosa. Un anno di grandi soddisfazioni, di vittorie conquistate sui traguardi più prestigiosi da un “pool” di atleti a dir poco eccezionali. Una stagione lunga, che ha impegnato come sempre Shimano sia da un punto di vista tecnico, attraverso la fornitura ai team dei propri migliori componenti – su tutti il nuovo Dura Ace a 12 velocità – sia a livello di servizio con la celeberrima assistenza neutrale organizzata in moltissime corse WorldTour.

Una pioggia di vittorie

La stagione delle corse su strada 2022 si chiude per Shimano con la vittoria nei tre grandi Giri: il Giro d’Italia con l’australiano Hindley, il Tour de France conquistato da Jonas Vingegaard, e La Vuelta dominata da Remco Evenepoel, in grado quest’ultimo, ad appena due settimane dal trionfo di Madrid, di vestire la sua prima maglia iridata nel mondiale australiano di Wollongong…

Ma Shimano quest’anno ha accompagnato e contribuito anche ai successi di Wout Van Aerttre tappe al Tour e maglia verde di leader della classifica a punti – del compagno di squadra e rivelazione francese Christophe Laporte, dell’eritreo della Intermarché-Wanty-Gobert Biniam Girmay, che nel corso della sua prima stagione WorldTour si è aggiudicato la Gand-Wevelgem, oltre ad una emozionante tappa in volata al Giro d’Italia.

E poi come dimenticare i successi di altri grandissimi corridori che quest’anno hanno corso con equipaggiamento Shimano… Tra questi, Primoz Roglic (Parigi-Nizza e Delfinato), Mathieu Van der Poel (Giro delle Fiandre), Dylan van Baarle (Parigi-Roubaix) e Richard Carapaz (tre tappe a La Vuelta e maglia di miglior scalatore).

Anche in campo femminile non sono mancati grandi successi e rivelazioni di atlete che hanno avuto modo di portare alla ribalta il nuovo gruppo top di gamma proposto dal brand del Sol Levante. Qualche esempio? La velocista olandese e campionessa europea Lorena Wiebes, in grado di vincere per ben 23 volte nel corso della stagione. Spazio anche all’eterna Marianne Vos e alla “nostra” Marta Cavalli, con i suoi successi alla Amstel Gold Race, alla Freccia Vallone ed alla Dénivelé Challenges.

La “macchina blu” di Shimano è a supporto in numerosi eventi
La “macchina blu” di Shimano è a supporto in numerosi eventi

Sempre… in corsa

Come anticipato, anche quest’anno Shimano non ha fatto mancare il proprio prezioso supporto per quanto riguarda il servizio di assistenza neutrale in moltissime corse World Tour, ma non solamente su quei palcoscenici. Lo Shimano Neutral Service team ha risposto presente, con le proprie inconfondibili auto e moto blu, in numerosi eventi ciclistici. I meccanici Shimano sono così entrati in azione, grazie alle proprie ed attrezzatissime officine mobili, per cambiare ruote, sostituire biciclette e risolvere problemi tecnici di diversissima natura: una vera e propria “missione” che dura tutto l’anno, che si tratti del pavé della Parigi-Roubaix, della ghiaia delle Strade Bianche, di eventi junior e di paraciclismo, oppure delle montagne del Giro d’Italia o del Tour de France. In Europa operano sei squadre di “Neutral Service” Shimano in grado di presenziare ad un totale di 560 giorni di gara all’anno!

Shimano