Tanti campioni, ma non il super leader. Almeno ad oggi 4 novembre 2022. La Ineos Grenadiers che verrà è chiamata ad un bel rimescolamento di ruoli e capitani. Carapaz ha salutato la compagnia e Bernal ancora non dà certezze. Thomas non è un bimbo…
Matteo Tosatto ci aiuta a districarsi nel labirinto di quel che sarà con tanti atleti di ottima caratura. Perché se è vero che manca il leader dei leader è anche vero che il livello dello squadrone inglese resta molto alto.




Matteo, come detto un bel ricambio in corso. A partire da Carapaz che passa alla EF Education-Easypost…
Carapaz che è andato via è senza dubbio un perdita, ma il nostro mercato, come già quello dell’anno scorso, punta forte sui giovani. Vogliamo lavorare con loro con calma. Lasciarli tranquilli e averli pronti fra 2-3 anni.
Ma un super team come il vostro può permettersi di non avere l’uomo pronto per 2-3 anni?
Beh è un po’ come nel calcio: ci sono dei cicli che finiscono. Noi abbiamo vinto per tanto tempo con la Sky e anche con il passaggio ad Ineos abbiamo subito raccolto molto: un Tour e un Giro con Bernal. Poi non è che i leader non li abbiamo. Sì, Thomas non sarà giovane ma non è che gli manchi il pelo. E poi i nostri giovani sono di livello. Pidcock è un ottimo corridore. Sheffield ha vinto tre corse al primo anno. I fratelli Hayter vanno davvero forte. Leo ha vinto il Giro under 23 ed Ethan ha fatto un altro step che lo proietta anche verso corse molto importanti.


Hai parlato di Bernal. Certo lui deve tornare a dare garanzie…
L’ho detto alla Gazzetta dello Sport qualche giorno fa: non possiamo sapere come starà, ma noi imposteremo una preparazione invernale come se niente fosse. Come se l’incidente non ci fosse stato. E si vedrà proprio con una preparazione normale e con le prime gare come starà. Certo, Egan ad oggi è un punto di domanda. Ne siamo consapevoli, ma al tempo stesso siamo fiduciosi. E lo siamo perché intanto è tornato in corsa. Si è messo a disposizione della squadra, si è mosso. Chiaramente nè si aspettava lui, né gli abbiamo chiesto dei risultati noi.
Torniamo ai giovani, “Toso”. La lista è lunga. Ci sono anche Carlos Rodriguez e Tao Geoghegan Hart…
Carlos ha fatto un altro salto di qualità. E’ davvero un grande corridore. E Tao non ha reso nelle ultime stagioni. Ma nel complesso io credo che siamo competitivi e su questo dobbiamo lavorare. Magari anche pensando di affiancarli ai più esperti, come Castrovejo, Kwiato, Puccio… In questo momento non pensiamo che possiamo vincere i grandi Giri… forse, ma se Egan tornasse Egan avremmo già il nostro leader. Senza contare che anche nella classiche possiamo fare bene con Pidcock. E in più abbiamo preso Arensman, che è giovane ma non giovanissimo, e può essere un pedina fondamentale.






Pidcock per le classiche, non anche per i grandi Giri? Non è pronto?
Può lottare con la sua testa di campione. E anche i numeri sono dalla sua. Ma dipende anche da lui. Tom ha espresso il piacere di fare le classiche. Nei grandi Giri non parte da zero. L’anno scorso ha fatto la Vuelta, anche se non l’aveva preparata al meglio venendo dalle Olimpiadi in mtb, e quest’anno ha fatto il Tour. Al Tour nelle prime due settimane era nei top 10, per me può puntare alla classifica e darci una mano.
Cosa significa per Pidcock fare classifica in un grande Giro?
Una top 5 o anche un podio. Comunque parliamo di un ragazzo che ha dominato il Giro baby. Poi nelle corse di tre settimane c’è sempre l’incognita della terza settimana. Però, ripeto, ha già fatto due grandi Giri. Vedremo a dicembre quando parleremo con i ragazzi che cosa ha in mente.


Prima si è parlato di Tao, ma può tornare ai livelli del Giro?
Tutti dicono che ha vinto un Giro strano ed in parte è vero perché si è corso ad ottobre. Però lo ha vinto con numeri di assoluto valore, battendo chi quest’anno il Giro lo ha vinto. Nel 2021 lui voleva fare il Tour perché non lo aveva mai fatto. E quest’anno le cose sono andate storte sin da subito. Il Covid, poi l’influenza alla Tirreno, di nuovo male prima del Giro, alla Vuelta cade quando era nei primi cinque… Il fatto è che qui bastano due stagioni non brillanti e con il ricambio generazionale che c’è si fa presto a dire che va tutto male. Da parte nostra avrà il giusto supporto e lui stesso sa che dovrà concentrarsi ancora di più.
Hai detto che di programmi ancora dovete parlarne, ma visto il percorso con tanta crono: è lecito attendersi un Thomas capitano al Giro?
Intanto a metà mese ci riuniamo noi del gruppo performance per capire gli obiettivi di Ineos, cioè dove vincere e dove fare podio e da lì fare in modo di arrivarci con la squadra migliore. Di solito si parte dai grandi Giri, in primis il Giro e il Tour, poi la Vuelta viene da sé. A dicembre parleremo poi con i corridori per capire ciò che vogliono. Al Giro ci teniamo molto. Negli ultimi tre anni abbiamo colto due vittorie e un secondo posto, pertanto faremo in modo di arrivarci con il team più forte possibile.