Quello dei plantari personalizzati è un argomento più che mai attuale. Lo è perché fa parte di quel pacchetto di biomeccanica e dei check-up di fine stagione, lo è perché i diversi studi e sviluppi hanno cambiato questa categoria nel corso delle stagioni. Essere performanti in bici passa anche dai piedi? Sì.
Il nostro approfondimento si concentra sul concetto Body Geometry di Specialized e Retul, di sicuro uno dei più completi. E’ un protocollo molto utilizzato in ambito pro’ e non solo dai corridori che orbitano all’interno dei team supportati tecnicamente. Abbiamo chiesto a Giampaolo Mondini, che è a diretto contatto con gli atleti e Silvio Coatto di Specialized Italia, figura di primo piano nell’evoluzione del protocollo Body Geometry.
Percentuale in aumento
«Abbiamo da poco terminato le sessioni di valutazione biomeccanica con gli atleti pro’ – ci dice Mondini – passaggi che comprendono anche le analisi per i plantari personalizzati. Li utilizza il 50% dei corridori che orbitano nelle squadre con materiale Specialized e Body Geometry. Una percentuale che è in aumento ed è cresciuta di molto nelle ultime stagioni. I test effettuati con i ragazzi hanno evidenziato una grande differenza tra i plantari personalizzati che si usano normalmente per camminare e quelli specifici per pedalare.
«Questi ultimi, non di rado, necessitano di uno riempimento maggiore nella zona dell’arco plantare. L’obiettivo è quello di non far collassare il ginocchio verso l’interno, allineando articolazione e arto inferiore, minimizzando la dispersione di energia. Inoltre è da considerare anche il perfetto abbinamento tra scarpa a plantare, in modo da evitare scivolamenti e frizioni del plantare all’interno della calzatura e riempire quegli spazi vuoti che talvolta ci sono, soprattutto nella zona mediana/interna del piede».
La parola passa ora a Silvio Coatto, per individuare i criteri di scelta dei plantari quanto a forma e materiali impiegati, per trarne di conseguenza il maggior beneficio.
Quali sono i canoni da considerare quando viene customizzato un plantare?
Si cerca prima di tutto di capire se servono i plantari personalizzati o basta uno dei tre (rosso/blu/verde) offerti da Specialized. Può essere utile avere un plantare custom per 2 ragioni. La prima è quella che nessuna delle tre opzioni offerte copia perfettamente il profilo del piede. La seconda è quella che, i due piedi non sono identici, o per lunghezza o per posizione della prima testa metatarsale e conseguente lunghezza dell’arco longitudinale. Quindi utilizzare le nostre solette standard potrebbe fornire troppo supporto, oppure poco supporto ad uno dei due piedi.
L’utilizzo dei plantari personalizzati porta ad un ulteriore irrigidimento della calzatura?
Non per forza. Normalmente la sensazione è di “riempire maggiormente” la scarpa. In realtà cerchiamo di dare il 100% di appoggio sotto il piede in modo da distribuire al meglio il carico in spinta e alleggerire le zone più a rischio, che sono l’avampiede e l’esterno, visto che le scarpe sono già estremamente rigide.
Quali sono i materiali che compongono i plantari custom?
Materiali termoformabili che partono dal tallone fino alla zona della prima testa metatarsale.
Si cambia la misura della scarpa?
In linea di massima no.
Quali sono i vantaggi immediatamente percepibili quando si passa dalle solette standard ai plantari personalizzati?
Migliore appoggio. Il piede è più rilassato in spinta e si hanno meno fastidi lateralmente, sull’avampiede e si sfrutta una fase migliore nella combinazione spinta/performance, intesa come risultato finale. E’ necessaria comunque una precisazione: creare un plantare personalizzato che crei beneficio alla prestazione quando si è in bicicletta nella sua totalità, non è un’azione singola, ma prevede un fit completo sull’atleta. Quest’ultima è la soluzione consigliabile.