Modolo: la nuova vita e i ricordi di una carriera

05.02.2023
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Quando qualcosa finisce, lascia un senso di vuoto dentro di noi. Ci si ritrova un po’ spaesati davanti a situazioni che prima non avremmo immaginato. Se la tua vita è sempre ruotata intorno alla bici e due pedali, quando te li tolgono fai fatica a ricalibrare il tempo. Sacha Modolo si è trovato in questa situazione: l’ultima gara è stato il Giro del Veneto e poi da lì è iniziata una nuova vita. 

«Devo ancora abituarmi ai nuovi ritmi – ci racconta – sono cambiati e parecchio. La vita dello sportivo aveva un obiettivo, ti alzavi per allenarti e tutte le mattine andavi a guardare il meteo fuori dalla finestra per capire se potevi uscire in bici o meno. Avevo una spinta motivazionale, ora ne sto cercando una nuova. La mattina non ho più la bici, ma porto la bambina all’asilo. Poi torno e do una mano a mia moglie in casa».

Il trevigiano ha chiuso la sua carriera a fine 2022 in maglia Bardiani dopo 13 stagioni tra i professionisti
Il trevigiano ha chiuso la sua carriera a fine 2022 in maglia Bardiani dopo 13 stagioni tra i professionisti

Hobby e passioni

In questi primi giorni di febbraio, dove la primavera ha fatto incursione riscaldando le giornate, si respira un clima diverso, quasi investiti da un’inaspettata vitalità. Nel frattempo Modolo cerca di ritagliarsi il suo spazio in questo mondo senza bici. 

«Ho un piccolo garage, dove tengo delle Lambrette e delle Vespe d’epoca – mentre Modolo parla sua figlia sotto si fa sentire – ogni tanto mi metto al lavoro su qualche motore. Il mio migliore amico, che è anche il mio testimone di nozze, ha già un’attività avviata e pensavamo di fare qualcosa insieme con le moto e le auto d’epoca. E’ un mercato che ha tanta richiesta, soprattutto all’estero. Per il momento, però, collaboro con Marco Piccioli e Massimiliano Mori, i miei due procuratori. Mi hanno fatto una proposta e ho deciso di provare. Mi sono dato un anno di tempo per capire se questo mondo mi interessa, anche se, devo ammettere che mi piacerebbe fare qualcosa legato ai giovani ciclisti della mia zona (Conegliano, ndr). 

«Nel ciclismo moderno ci sono poche squadre italiane e i giovani fanno fatica a entrare nel mondo dei professionisti. Le WorldTour sono tutte straniere e tendono a premiare i corridori locali, come da noi ai tempi facevano Lampre e Liquigas. Pensate che nel 2010 nella sola zona di Treviso eravamo 15 professionisti, tra i quali Ballan, ultimo campione del mondo. Ora sono tre: Vendrame, Cimolai e Gandin, arrivato quest’anno in Corratec».

Nuova vita

Il ciclismo per Modolo ha rappresentato gran parte della sua vita e ora che non c’è più il trevigiano ha più tempo per dedicarsi ad altro. La passione per le due ruote rimane, anche se motorizzate.

«L’ultima uscita in bici – ci confida – l’ho fatta alla vigilia di Natale, dopo un mese che non la toccavo. E’ stata dura mentalmente, dopo una vita dedicata al professionismo mi mancava la motivazione. Si è trattata di una passeggiata praticamente. Sono uscito anche sabato scorso, ma ho fatto due orette con dei amici amatori. Siamo andati a prendere un caffè al bar. Continuo a coltivare, anche con maggiore impegno, la passione per le moto. Se ho qualche ora libera preferisco passarla così, questa passione mi ha aiutato a staccare la spina appena smesso con il ciclismo.

«Avevo una mia visione del ciclismo, quasi non vedevo l’ora di smettere, ma quando arriva il momento pensi che uno o due anni in più li avresti fatti volentieri. Sono parte di un gruppo di enduristi e mi diverto molto, dopo una vita a spingere due ruote ora sono loro che spingono me. Abbiamo in mente anche qualche gita, magari in Umbria, vedremo. L’enduro è bello, mi ritrovo a percorrere parte dei sentieri che facevo in mtb, fare qualche salita sterrata senza fars è divertente». 

Il podio della Coppa Agostoni del 2011: al centro Modolo, a sinistra Ponzi e a destra Gatto
Il podio della Coppa Agostoni del 2011: al centro Modolo, a sinistra Ponzi e a destra Gatto

Un viaggio nei ricordi

Sacha ultimamente sta rivivendo tramite foto alcune delle sue vittorie, il trevigiano è passato professionista nel 2010. Di acqua sotto i ponti ne è passata ed in tredici anni di carriera di cose ne sono successe, così Modolo ci guida nei suoi ricordi. 

«La prima vittoria me la ricordo benissimo – dice – ero in Cina, è quella che mi ha sbloccato ed è arrivata al secondo anno di professionismo. Da lì in poi in quella stagione ho vinto altre nove corse. Nel mio primo anno da corridore ero arrivato quarto alla Milano-Sanremo ed ero finito sotto i riflettori. Non ero abituato ed ho fatto un anno senza vincere, quel successo in Cina è stato davvero molto importante.

«In quella stagione (2011, ndr) ho vinto la Coppa Agostoni – continua – forse la corsa più importante che ho portato a casa quell’anno. Il percorso era molto duro con il Ghisallo e tenere su quelle rampe è stato difficile. La volata nel gruppetto me la ricordo bene: non riuscivo a trovare spazio così mi sono appoggiato ad Oscar Gatto. Secondo arrivò Simone Ponzi con il quale ho corso due anni alla Zalf. E’ bello quando cresci insieme tra i dilettanti e poi ti ritrovi a battagliare in una corsa professionistica».

Le battaglie con i big

Sacha Modolo ha avuto tra i suoi rivali grandi corridori del calibro di Cavendish e Sagan e qualche volta è riuscito a mettergli le ruote davanti. Un motivo di grande orgoglio e soddisfazione per lui che è sempre rimasto con i piedi per terra. 

«La corsa era il Tour de San Luis – ricorda Sacha – e la prima tappa arrivai secondo alle spalle di Cavendish, alla seconda volata sono riuscito ad impormi. Era uno dei primi anni che lavoravo con Rossato, mi sono trovato subito bene con lui. Quell’inverno, ricordo che andavamo due volte a settimana in pista e avevo sentito subito la differenza. La vittoria in Argentina ne è una grande testimonianza, perché mettersi dietro Cavendish ai quei tempi era difficile. Lui a fine anno era sempre in doppia cifra abbondante con le vittorie.

«La stagione successiva (il 2014, ndr) iniziai di nuovo forte con due primi posti in Spagna e una tappa alla Volta Ao Algarve. Uno dei successi più belli della stagione è arrivato alla Tre Giorni di De Panne, alla seconda tappa riuscì a battere in volata Demare e Kristoff. Mentre la vittoria più bella di quell’anno è arrivata al Giro di Svizzera, nella quinta tappa, che finiva in cima ad uno strappetto, ad esterno curva ho passato Sagan. Mi sentivo molto bene e uno degli obiettivi della stagione era provare a prendere la maglia gialla al Tour. La prima tappa, ad Harrogate, era prevista una volata. Purtroppo arrivai in Inghilterra, si partiva da lì quell’anno, con la febbre. Feci di tutto per recuperare ma al secondo giorno dovetti andare a casa».

Tra i risultati di rilievo anche un sesto posto al Giro delle Fiandre del 2017
Tra i risultati di rilievo anche un sesto posto al Giro delle Fiandre del 2017

La vittoria di “casa”

Nel palmares di Modolo si contano anche due tappe al Giro d’Italia, entrambe raccolte nel 2015. La prima al Lido di Jesolo e la seconda a Lugano. 

«L’emozione più bella – dice con una lieve flessione della voce – è quella del Lido di Jesolo (in foto di apertura, ndr). Correvo in casa e volevo fare bene, solo che la mattina mi sveglio e piove, per di più le temperature non erano nemmeno troppo bonarie. Mi ricordo che ero parecchio infastidito, io con freddo e pioggia facevo prima a rimanere in pullman – ride – però quel giorno pescai una grande prestazione. Avevo la fortuna di trovarmi nel treno due uomini come Ferrari e Richeze che mi hanno pilotato benissimo. E’ la vittoria che tutti da queste parti si ricordano. Ogni tanto quando sono in giro, qualcuno la menziona ancora».

Modolo Vuelta Espana 2021
Il cambio di mentalità e di lavoro nel mondo del ciclismo lo ha percepito nei due anni in Alpecin
Modolo Vuelta Espana 2021
Il cambio di mentalità e di lavoro nel mondo del ciclismo lo ha percepito nei due anni in Alpecin

Il grande cambiamento

Non è un caso che le vittorie raccontate dallo stesso Modolo siano arrivate tutte nello stesso periodo. Il ciclismo era molto diverso, nelle ultime stagioni c’è stato un bel cambiamento ed anche il trevigiano dice la sua

«Era un ciclismo più abbordabile – replica – avevamo molto meno stress, lo ha detto anche lo stesso Sagan pochi giorni fa quando ha annunciato il ritiro. La stagione finiva ad ottobre e per un paio di mesi potevi rimanere tranquillo. Quando sentivamo che alcune squadre facevano già i ritiri a dicembre si rimaneva un po’ perplessi. Ora è la normalità. Ricordo che nell’inverno nel quale sono passato professionista era caduta una grande nevicata e per una settimana non ero riuscito ad allenarmi. Andavo a passeggiare lungo il Piave con altri corridori, ma vivevamo la cosa senza tensione. Adesso appena fa due giorni di pioggia, i corridori prenotano per le Canarie e ci rimangono due mesi tra ritiri individuali e di squadra. Il ciclismo è cambiato, ma è anche giusto che sia così. Solo che è successo tutto quando ero già over 30 ed è difficile poi adattarsi. Noi della generazione nata tra il 1987 e il 1990 abbiamo subito tanto questa cosa.

«Personalmente mi sono accorto di questo cambiamento quando ero in Alpecin, non ero abituato ad essere monitorato tutto il giorno. I risultati arrivano perché è un metodo più efficace, ma anche molto stressante. Non mi va di fare la parte del vecchio – ride – ma qualche anno fa se ti ritiravi in corsa non lo veniva a sapere nessuno. Adesso si ha una lente puntata addosso, costantemente, e i social non aiutano. I giovani sono abituati e, a mio modo di vedere, anche per questo sono avvantaggiati. E’ un ciclismo più veloce».

Il professionismo (e la felicità) in 6 punti, secondo Oss

31.01.2023
7 min
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Si può essere felici in questo ciclismo? Daniel Oss strabuzza gli occhi e ci rendiamo conto che l’attacco in stile Marzullo forse potrebbe sembrare troppo insolito. Però noi sappiamo esattamente dove vogliamo portarlo e lui decide di fidarsi. Per cui mettetevi comodi, ci vorrà un po’, ma vi piacerà.

Siamo agli sgoccioli dei nostri racconti dalla Vuelta a San Juan, mentre leggerete di questo incontro saremo in volo da Buenos Aires a Roma.

Daniel Oss è nato a Trento il 13 gennaio 1987, è professionista dal 2009
Daniel Oss è nato a Trento il 13 gennaio 1987, è professionista dal 2009

1) Si può essere felici in questo ciclismo?

«I presupposti della felicità nella vita reale sono un po’ scarni. La felicità bisogna cercarsela. Nel ciclismo, per come l’ho vissuto io, tutto è felicità. Chiaro che però la domanda è riferita al professionismo, quello che viviamo in maniera così pesante, senza mai fermarci, sempre col risultato in mente, sempre lì. E’ bello se ci riesci. E’ divertente essere forti e in forma. Queste sono le cose che a me danno il coraggio per continuare. Chiaro che si possa essere stressatissimi, come in qualsiasi altro lavoro ad alto livello. Ma insomma, dall’alto dei miei 36 anni, vedo che in tutte le attività ad altissimo livello, baratti un po’ di felicità in cambio del successo. Credo che anche un grande imprenditore si tolga un po’ di felicità per raggiungere l’obiettivo. Quindi, probabilmente sì.

«In una corsa come San Juan, ci si può ritagliare un po’ di felicità. Pensando alle cose che si possono avere dal ciclismo, vedo tanta felicità nelle relazioni, nell’interagire o nel parlare con nuovi atleti. Sicuramente ho tanti anni di professionismo alle spalle e i nuovi hanno un’altra mentalità, un’altra voglia di fare, un altro carattere. Tik Tok li ha formati e quindi sono un po’ distanti da me, però mi piace. Le relazioni che si instaurano con i nuovi mi danno grinta. Quando sono passato, anche io vedevo una certa distanza con i più grandi e cercavo di colmarla perché volevo arrivare a loro».

Sagan, Viviani e Oss: ritiro di inizio stagione nel 2011, maglia Liquigas: quando i giovani erano loro
Sagan, Viviani e Oss: ritiro di inizio stagione nel 2011: maglia Liquigas

2) Il corridore è imprenditore di se stesso?

«In questo senso il ciclismo è cambiato tantissimo. Peter ha dato il clic a questa situazione, prima di lui anche Pantani e Cipollini. Grandi corridori, campioni, stelle che sono diventate quel tipo di personaggio. Quindi è chiaro che lì scattano delle situazioni o delle dinamiche per le quali devi essere capace di gestire anche la parte imprenditoriale. Alla fine diventa un altro lavoro. E’ un business che porti avanti oltre il risultato, non è togliere ma mettere. Deve avanzare in concomitanza, sennò una cosa non vale l’altra. Per questo adesso non puoi più pensare solo a vincere, ma devi essere capace di proporti in un certo modo.

«Devi parlare, essere vicino alla gente più di prima, perché internet ne ha dato la possibilità, anzi ci ha costretto a essere più vicini alla gente. E’ un bene, però anche in questo campo ci sono situazioni da gestire. Credo che i corridori siano intelligenti, non solo delle macchine da volata, da cronometro o da qualsiasi altra performance fisica. Sono diventati anche capaci di capire il mondo. Siamo più aperti e sul pezzo. Lo ripeto: è comunque una cosa da gestire. Quindi forse tornando a prima, un po’ di felicità viene meno. Sei costretto a volte a fare cose che magari non vorresti, ma sono necessarie».

Nella sua carriera il trentino ha vinto due corse, ma è un numero uno sul fronte dei social
Nella sua carriera il trentino ha vinto due corse, ma è un numero uno sul fronte dei social

3) Le squadre chiedono impegno sui social?

«Da parte delle squadre c’è richiesta perché comunichiamo sui social, senza dubbio. Un corridore che vince e che comunica è più appetibile anche per gli sponsor. Non è un segreto, è ovvio, come lo è per le televisioni. Nel senso che una bella performance al Tour de France vale più di una in un’altra corsa, il corridore social è la tappa al Tour. La comunicazione è diventata motivo di interesse da parte delle squadre, al punto che siamo quasi obbligati. Ma il concetto è che nonostante questo, vale di più l’essere se stessi. Sui social è inutile provare a essere qualcuno che non sei. Se mostri quello che sei davvero, sei più credibile. E’ una questione di credibilità».

Alla chiusura della Liquigas, nel 2015 Oss raggiunse Quinziato alla BMC, Sagan andò alla Tinkoff
Alla chiusura della Liquigas, nel 2015 Oss raggiunse Quinziato alla BMC, Sagan andò alla Tinkoff

4) I social cancellano i giornalisti?

«Dal mio punto di vista è sbagliato se qualcuno ragiona così. Il rapporto con i media è visto certamente come un qualcosa in più. Si aggiunge alle cose da fare e alle scadenze. Non si tratta di scegliere, parlare con il giornalista è una delle cose. Allo stesso modo in cui fai la ripetuta, c’è anche il giornalista da chiamare la sera. Fa parte del sistema. Non è che il pizzaiolo può preparare 100 chili di pasta e poi non avere gli ingredienti per condirla. Quindi deve prendere il telefono e chiamare il suo fornitore, per ordinare il prosciutto, la mozzarella, il pomodoro. Ecco, voglio dirti che tu sei il fornitore della mozzarella (ride, ndr). Se invece ti basi molto sui social, la racconti solo dal tuo punto di vista.

«Io ad esempio vedo anche il giornale, che sia cartaceo o meno quello è un’altro discorso. Come la Apple che ha fatto il negozio fisico, perché non si può più solo vendere online, ma ci deve essere un punto di riferimento, anche oggettivo. Il giornale è la stessa cosa, il punto di vista esterno di uno che racconta. Sto pensando però ai giovani che scrollano solo le foto sui social, ci sono anche loro. Però c’è ancora una grande fetta che legge, cui piace. Non c’è più il giornale che apri, però magari c’è un link che ti porta al tuo bell’articolo. Quindi non la vedo come una cosa che puoi decidere o meno di fare. Sul social, decidi tu cosa dire e finisce là, però è bello avere un altro punto di vista. Rispondere a una domanda rivela molto di più di quello che scriveresti da solo. Ti fa aprire un’altra porta».

Correre per Oss è meglio che allenarsi, ma se si tratta di fare qualche giro come la sua Just Ride, allora non c’è confronto
Correre per Oss è meglio che allenarsi, ma se si tratta di fare qualche giro come la sua Just Ride, allora non c’è confronto

5) Meglio correre o allenarsi?

«Io mi diverto di più a correre, nel senso che l’allenamento mi pesa rispetto a una corsa. Immaginare di tornare ad allenarmi a casa con il freddo è pesante. Mi piace molto di più fare una corsa così. Il tran tran delle gare più importanti è pesante, magari però ti aiuta andar fuori in gruppo con Bodi, Peter e i ragazzi. Oppure preferisco fare una raidata, come oggi che siamo usciti per un paio di orette. Ti diverti anche a fermarti un attimo, poi col mio Just Ride ovviamente non c’è neanche da discutere. Quello fa il clic in più e quindi è un po’ più divertente».

Campionati del mondo gravel 2022, Mirko Celestino, Daniel Oss argento all’arrivo, Daniele Pontoni
Campionati del mondo gravel 2022, Mirko Celestino, Daniel Oss argento all’arrivo, Daniele Pontoni

6) Gli obiettivi del 2023

«Gli obiettivi sono i soliti: classiche e Tour, che correndo in una squadra francese, non si discute. Per quanto anch’io voglio fare bene al Tour, perché l’ho sempre fatto anche con la Liquigas. C’era la squadra per il Giro d’Italia e io venivo spedito al Tour. Alla fine mi andava anche meglio, perché in Francia stavo da Dio. E poi c’è il gravel. Ho parlato con la squadra, che mi ha dato un certo via libera, nel senso che se ho un’opportunità che non si sovrappone con le date della strada, posso andare. Non dico che mi sto organizzando, ma sono curioso. Vado sempre a spulciare i calendari… Insomma, entrare in quel giro lì sì, mi stuzzica. Sono corse dure, diverse e quindi mi piacerebbe farne una o due, preparando il mondiale».

Sagan a fine 2023 via dalla strada e Parigi in MTB

27.01.2023
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Sono le 22,01 del giorno del suo compleanno, quando Peter Sagan prende il microfono e subito capiamo che non è qui per un brindisi. Jan Valach ha gli occhi lucidi. Viviani nelle retrovie ha la faccia di chi sapeva tutto. Loro sapevano tutto, il resto del mondo è qui appeso alle sue parole.

Alle spalle della tenda suonano le note di La Beriso e la sua band, concerto per 15mila persone. Peter va avanti.

«Il momento è arrivato. Ho deciso che questa stagione – dice – è l’ultima nelle corse WorldTour. Non è facile dire che me ne vado dal ciclismo. Vorrei continuare a prepararmi per le Olimpiadi in mountain bike. Farò ancora corse su strada, non al livello più alto, ma per preparare le corse di mountain bike. In questo momento vorrei ringraziare tutti gli amici attorno a me per tutta la carriera, come Marosz e “Bodi”. E poi Lombardi, con Giovanni è cominciato tutto. Anche Daniel Oss, che ha preso un momento di pausa e si è separato da me solo per un po’ (il riferimento è agli anni del trentino alla BMC, ndr). Gabriele Uboldi, che è il mio custode. E vorrei dire grazie a tutti i miei sponsor e i miei dirigenti. La Liquigas. La Tinkoff. La Bora. E adesso la Total Energies…».

L’intervista del mattino

Lo avevamo intervistato al mattino e adesso tutto suona insieme beffardo e profetico. Chissà quanta fatica anche lui nel tenersi tutto dentro. Le sue parole, rilette ore dopo, suonano però come una sorta di testamento attraverso cui si colgono le sfumature della scelta.

Sono stati incerti se dirlo fino all’ultimo, in attesa che la Total Energies desse il benestare. Ma adesso che tutto sembra definitivo, quelli che sapevano possono lasciarsi andare.

«Trentatré anni, quelli di Cristo…», gli avevamo detto ridendo, augurandogli buon compleanno.

«Mi restano ancora sei o sette mesi per la croce», aveva riso a sua volta e questa risposta che più di tutte, letta ora, apriva uno spiraglio sul vero futuro.

Nel pomeriggio del suo compleanno, Sagan ha partecipato alla Vuelta Inclusiva per atleti disabili
Nel pomeriggio del suo compleanno, Sagan ha partecipato alla Vuelta Inclusiva per atleti disabili
Come va?

Bene, dai. Non cambia niente fra 32 e 33. Sveglia con 100 messaggi e solite cose. Cambia da 20 a 30, oppure da 30 a 40 e da 40 a 50. Quando avrai 50 anni, gli altri ti sembreranno più giovani.

Peter, ne ho 54!

Allora quando ne avrai 60… (ridendo, ndr). Volevo farti un complimento, li porti bene (ridendo ancora, ndr).

Ti senti un po’ speciale? Non sei mai stato uno da routine sempre uguale…

Abbiamo fatto anche noi delle lunghe giornate tutte uguali di colazione, allenamento, hotel, colazione, allenamento, hotel… Però è vero che ho fatto anche altre cose. La bici mi ha dato tanto. Con i risultati ho potuto fare delle cose che per altri non sono stati possibili e questo è bello.

Il sole argentino non fa sconti: prima del via i corridori abbondano con la protezione
Il sole argentino non fa sconti: prima del via i corridori abbondano con la protezione
E’ cambiato tanto questo mondo da 12 anni fa?

Abbastanza. Non so se si possa dire che è più professionale o più serio. I nuovi ragazzi sono così concentrati… Si va a tutta da gennaio a ottobre, non ci sono più le gare di preparazione. Mi ricordo che quando venivamo in Argentina al Tour de San Luis, la sera si andava anche fuori, adesso non esce più nessuno. Se facevi un anno con buoni risultati, magari arrivavi alla Vuelta e potevi divertirti con i tuoi compagni o gli amici di altre squadre. Ora non succede più.

Il tuo tatuaggio è sempre più attuale, insomma…

Why so serious, proprio così.

Esiste ancora il Peter che compra l’Harley nuova e guida sotto la pioggia fino in Slovacchia?

Esiste, ma lo tengo nascosto. Scherzo, da quando è nato mio figlio, anche se la passione per le Harley Davidson e il motocross c’è sempre, non ho più toccato una moto. Sei anni. Preferisco passare il mio tempo con lui ed è presto per portarlo in giro sulla moto. Per esempio adesso prendo un camper in affitto e ce ne andiamo a dormire nella foresta. Cambiano le priorità, ma per qualche scherzo ci sono sempre. Intendiamoci, non dico che quando lui cresce, io torno sulle vecchie rotaie… (ride, ndr).

Sagan ha iniziato la stagione più tirato degli anni scorsi e già pimpante: qui secondo a Barreal
Sagan ha iniziato la stagione più tirato degli anni scorsi e già pimpante: qui secondo a Barreal
Dodici anni di professionismo, come si fa a restare sul pezzo? Aru, Moser e Dumoulin hanno smesso presto…

Dipende da cosa vuoi fare. Ad esempio con l’età ho scoperto che mi piace più allenarmi che correre, mentre prima era l’esatto contrario. Però in volata mi butto e rischio. In discesa, mi butto e rischio. Dipende da quello che vuoi dalla vita. Mi ricordo che in quei primi anni dicevo che sarei arrivato a 30 anni e avrei smesso. Oggi ne ho 33 e sono ancora qui. Nel frattempo il gruppo è cambiato, non è come prima (questo stesso concetto lo ha ribadito nell’annunciare la sua decisione, ndr).

Quanto è importante aver radunato attorno a te un gruppo di lavoro che ti segue dovunque?

Fondamentale, negli anni mi sono abituato a loro. Anche se l’anno scorso non abbiamo sempre corso insieme, perché io avevo problemi di salute, sapere di avere intorno persone di cui mi fido è importante. Avrei potuto circondarmi di corridori più forti, ma a me piace avere persone leali. Del gruppo ha fatto parte anche mio fratello Juray, che ha smesso a fine anno.

Ti dispiace non averlo più intorno?

Sono contento che abbia potuto deciderlo lui e non che lo abbiano lasciato a piedi. Andare avanti negli anni significa sforzare corpo e mente, lui evidentemente ha avuto dal ciclismo quello che poteva e ha smesso sapendo cosa fare nel futuro.

Il periodo degli acciacchi è alle spalle?

Spero che non torni più (facendo i necessari scongiuri, ndr). E’ stato un brutto periodo. Per due anni di seguito ho avuto Covid e Post Covid nel periodo invernale, in cui si costruisce la base della stagione. Per due anni sono andato alle corse partendo da zero. Non ero pronto, il metabolismo non era pronto. Soffrivo in bici, non riuscivo a fare le cose più facili. Soffrivo per qualcosa che non conoscevo e per cui neppure i medici mi davano spiegazioni, perché non lo sapevano neanche loro. Dicevano post Covid, ma non sapevano cosa significasse e come curarlo.

Campionati del mondo 2022 a Wollongong, Peter con Juraj: l’ultima corsa del fratellone
Campionati del mondo 2022 a Wollongong, Peter con Juraj: l’ultima corsa del fratellone
Non deve essere stato facile…

Tanti parlano, io di solito non ascolto. Però montare in bici e avere ogni volta un dolore che non hai mai avuto è come quando hai sempre una gocciolina sul naso. Ho pensato anche che non sarei potuto andare avanti a quel modo, ma il tempo guarisce tutte le ferite e adesso mi sembra di stare bene. Devo dire che per tutto il tempo, la squadra mi è stata molto vicina, non mi hanno mai fatto pressioni.

Ti trovi bene?

Sono molto sorpreso di come si sta e aggiungo che non mi dispiacerebbe finire con loro la mia carriera (sul 2024 di Peter ci sarà da parlare proprio con Total Energies: se rimarranno Specialized e Sportful, suoi sponsor personali, non ci sono ragioni per cui lo slovacco non possa continuare e poi chiudere con la squadra francese, ndr).

A fine serata, foto ricordo con gli ex Liquigas: Viviani, Oss, Marangoni, Amadio, Sagan, Mirko Sut, Cornacchione, Marosz Hlad
A fine serata, foto ricordo con gli ex Liquigas: Viviani, Oss, Marangoni, Amadio, Sagan, Mirko Sut, Cornacchione, Marosz Hlad
E poi c’è la squadra nella squadra, quella di Lombardi…

Visto? Sul podio l’altro giorno eravamo in tre, con Fernando e Ganna. Abbiamo un bel rapporto, scherziamo. Anche la conferenza stampa è stata da ridere, ci facevamo battute fra noi. Ci siamo guardati e abbiamo detto: che bel podio siamo…

Adesso tutto questo suona tremendamente strano. Abbiamo ancora una stagione di classiche e poi il Tour e il mondiale per vederlo all’opera. Il 2024 appare lontanissimo, avremo tutto il tempo per farci l’abitudine.

Sprint per pochi a Barreal: Gaviria infila Sagan e Ganna

26.01.2023
5 min
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Pare che Barreal sia il più antico insediamento umano in questa parte dell’Argentina. Da qui i primi nativi si sarebbero poi spinti lungo il corso del Rio San Juan. Il villaggio è vivace e attende lo sprint. All’orizzonte la vetta del Mercadero spunta col suo carico di neve: è la seconda cima della Cordigliera, misura 6.700 metri. La prima è l’Aconcagua a quota 6.962.

Bernal fa le prove

Il gruppo si è spaccato presto. Il primo gran premio della montagna ha messo le ali a Bernal, che ci aveva preannunciato l’attacco stamattina alla partenza.

«Non c’è stato un giorno in cui ho capito di essere tornato – aveva detto – è tutto parte di un processo che va ancora avanti. Non ho dolore quando pedalo, riesco a fare tutti i movimenti. E non vi nascondo che prima dell’Alto del Colorado di venerdì, potrei cercare qualche conferma».

Prima il suo gruppetto, dunque, poi l’azione massiccia di Movistar, Total Energies e Ineos e dietro i velocisti sono andati a fondo. Il gruppetto che si avvia allo sprint è forte di una quarantina di unità ed è chiaro che a giocarsi la volata saranno uomini come Gaviria e Sagan.

Si va verso la Cordigliera delle Ande: la neve in alto e qualche guado in basso
Si va verso la Cordigliera delle Ande: la neve in alto e qualche guado in basso

Allungo di Ganna

Solo che sul più bello, mentre il pubblico si appresta ad applaudire lo sprint, dalla testa del gruppo attacca Filippo Ganna. La squadra gli ha dato libertà e dopo aver verificato che tutto fosse a posto per Bernal, il gigante piemontese prova la stoccata. 

«Egan ha provato ad anticipare per fare un test prima del Colorado – racconta – così siamo rimasti nel primo gruppo. Mano a mano che si andava verso l’arrivo, ci siamo detti che se non ci fossero stati attacchi, avrei provato io nel finale. Finora sono sempre stato a disposizione, oggi ho avuto carta bianca. La Total Energies e la Movistar hanno tenuto alta l’andatura per non fare rientrare le squadre dei velocisti e sul traguardo mi hanno battuto due corridori con la “c” maiuscola. Sono contento del podio, è stato il primo arrivo in volata dopo aver aiutato Elia negli sprint dei giorni scorsi. Mi piacerebbe fare bene anche nella generale, ma sul Colorando ci saranno corridori più leggeri, sono troppo lontano da loro in salita».

Strategia Gaviria 

Ganna attacca e sebbene non abbia ancora le gambe dei giorni migliori, guadagna quel tanto che basta per dare la sveglia a Sagan e Gaviria, che ha lo sguardo laser e quando esulta lo fa come chi ha ritrovato qualcosa che mancava da troppo tempo. 

«Stamattina – racconta il colombiano – la mia idea era di fare gruppetto e arrivare placido al traguardo. Poi il gruppo si è rotto e Lastras mi ha dato via libera. Ho deciso di provare per arrivare a uno sprint meno affollato. Abbiamo fatto cinque minuti al top e ha funzionato. Il morale di quelli dietro è andato a picco e siamo riusciti ad arrivare.

«Pippo ha attaccato – prosegue – e io sapevo che se guadagnava un metro, ciao. Però è stato un signore, non mi ha chiuso contro le transenne e correttamente ha fatto la sua linea. Se ci avesse sorpreso, ci sarebbe stato un podio diverso».

L’esultanza col telefono è per Gaviria il modo di ringraziare Movistar
L’esultanza col telefono è per Gaviria il modo di ringraziare Movistar

Movistar famiglia

Sul traguardo, Gaviria ha mimato il gesto di una telefonata e poi è andato a fermarsi in fondo alla strada. Sulla sua maglia nera e blu gli aloni del sudore hanno fatto capire il caldo che ha colpito oggi i corridori.

«Il gesto del telefono? Da quando ho firmato il contratto – racconta Gaviria – mi è venuta in mente questa esultanza. E’ stato il modo per ringraziare Movistar per essersi fidata di me. Oggi hanno fatto un ottimo lavoro. Sono felice di essere qui, con questi giovani che stanno dando tutto per me. Il progresso che vedo in loro è molto importante e la volontà che hanno mi ha dimostrato che vogliono fare bene le cose e che sono felici di imparare qualcosa di nuovo. Meritavano che dessi il massimo per ottenere una vittoria.

«Questa squadra è come una grande famiglia e mi hanno accolto in modo incredibile sin dal primo ritiro di ottobre a Pamplona. Questo mi rende molto felice e mi fa dare un po’ più di me stesso negli allenamenti e anche a tavola, perché sono particolari che tornano».

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Giovani corridori e aspettative: come si lavora?

24.01.2023
7 min
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Nel guardare le varie statistiche sui siti di riferimento ci ha colpito la grande differenza che si trova nei giorni di corsa tra i neoprofessionisti: ragazzi giovani che si affacciano al mondo dei grandi. Così abbiamo voluto indagare tra le varie squadre per capire come gestiscono i loro ragazzi. Tra i team selezionati sono rientrati due professional e due WorldTour. 

Felix Gross è uno dei giovani della UAE che sta facendo un percorso graduale di crescita
Felix Gross è uno dei giovani della UAE che sta facendo un percorso graduale di crescita

Per la UAE parla Baldato

La prima persona interrogata su questo delicato tema è Fabio Baldato, diesse della squadra degli Emirati. Tra i ragazzi visti dal veneto spicca il nome di Ayuso, spagnolo classe 2002 che alla prima partecipazione alla Vuelta ha chiuso al terzo posto nella classifica generale. 

«Prima di tutto – inizia Baldato – è tutto molto soggettivo, ci sono giovani che hanno bisogno di un ambientamento più lungo. Altri, invece, vedi che sono già pronti, ma anche in questi casi il lavoro da fare è delicato. Ayuso lo abbiamo “rallentato” cercando di tenere la sua esuberanza a bada. Non è il primo corridore già maturo che mi capita tra le mani, in BMC ho avuto Kung e Dillier che erano già pronti. In questi caso noi diesse dobbiamo essere bravi a valutare, non bisogna mai esagerare, spesso i ragazzi giovani non si pongono limiti. Sono più spavaldi, si vede dall’atteggiamento in corsa. Ti ascoltano fino ad un certo punto, predicare va bene ma poi bisogna mettersi nei loro panni. Sono consapevole del fatto che noi diesse possiamo insegnare qualcosa ma quello che rimane è la “batosta”. Ayuso stesso ad inizio 2022 ne ha prese alcune ed è cresciuto».

«Poi ci sono i corridori normali, uno che abbiamo in UAE è Felix Gross. Lui ha fatto lo stagista nel 2021 con dei buoni dati ma senza cogliere risultati. La scorsa stagione ha avuto più continuità ed ha ottenuto un bel quarto posto in una tappa al Giro di Germania. I corridori così vanno sostenuti, anche mentalmente perché devono capire che la loro crescita deve essere graduale e passa prima da corse minori dove imparano ad essere competitivi».

Lato Intermarché

L’Intermarché Circus Wanty ha un progetto di crescita solido da molti anni, al quale ha affiancato anche la nascita del Development team. Valerio Piva, diesse della squadra belga ci racconta anche che relazione hanno tra di loro le due squadre

«La squadra development ha una struttura a parte – spiega – l’obiettivo è prendere ragazzi giovani e far nascere dei corridori. Lo scambio tra una squadra e l’altra ci sarà, lo stesso Busatto farà qualche gara con noi. Per quanto riguarda il team WorldTour l’obiettivo è diverso, i ragazzi giovani che prendiamo arrivano da team professional o continental. Non crediamo nel “salto di categoria” da junior a professionisti, i ragazzi devono fare uno step intermedio: gli under 23. I ragazzi devono imparare a gestire l’impatto della corsa e le diverse tipologie di allenamento. In un ciclismo che viaggia sempre più rapido è bene ricordare che i margini di errore sono al minimo e si rischia di bruciare l’atleta pretendendo qualcosa che non può fare. I giovani che abbiamo nella squadra WorldTour li inseriamo gradualmente, non li vedrete mai partecipare a corse di primo livello». 

«In questa stagione la squadra ha fatto una rivoluzione – continua Piva – prendendo tanti giovani e perdendo corridori di esperienza come Kristoff. Non è che non credessimo in lui, ma abbiamo preferito un progetto più a lungo termine. Non vinceremo tante corse come lo scorso anno ma è una cosa che abbiamo preventivato, fa parte di quello che è il ricambio generazionale. Gerben Thijssen, è un corridore sul quale nel 2022 abbiamo speso molto in termini di uomini e di occasioni. Ha dimostrato qualcosa di buono e quest’anno è chiamato al salto di qualità, ma è stato tutto graduale. Per il suo bene e quello del team».

La visione delle professional

La Green Project Bardiani è la squadra professional che ha un progetto diverso dalle altre, i giovani vengono presi e diventano subito professionisti. Almeno a livello di contratto, poi però all’interno del team si opera una distinzione, creando praticamente due squadre distinte. Rossato diesse di riferimento per questi ragazzi ci spiega il metodo di lavoro e le sue “criticità”. 

«La prima cosa – racconta dalla Vuelta a San Juan – è cercare di non stressare troppo i ragazzi. Quelli che arrivano dall’ultimo anno di juniores hanno la scuola e per loro deve essere una priorità. L’anno scorso a Pinarello e Pellizzari abbiamo costruito un programma idoneo. A livello di ambientamento per loro è un sogno: avere uno staff dedicato ed essere seguiti in questo modo è una bella cosa. Non dimentichiamo che gli juniores l’anno scorso avevano ancora i rapporti bloccati, una volta con noi abbiamo dovuto insegnargli anche a gestire questa cosa. Si è lavorato anche tanto sull’alimentazione, sul peso e l’allenamento. Dettagli che quando sei professionista fanno la differenza. Dai giovani dell’anno scorso abbiamo ottenuto dei bei risultati. Pellizzari e Pinarello, a fine stagione, hanno corso con i professionisti il Giro di Slovacchia e la Tre Valli. Siamo stati molto contenti della loro risposta».

«Chi arriva da noi che ha già fatto qualche stagione da under 23 fa un programma più intenso. Sempre ponderato alle qualità ed al fatto che sono alla prima esperienza con i professionisti. I corridori che possono correre anche da under fanno calendari misti con diverse esperienze. Marcellusi prima di vincere il Piva ha corso in Turchia e la Milano-Torino, due belle palestre per crescere. Tolio è un altro che ha corso molto tra gli under 23 ed i professionisti, aggiungendo al suo calendario corse importanti come Strade Bianche e Lombardia. Sono corse che un ragazzo giovane può guadagnarsi, sono come un premio che arriva alla fine di un bel percorso di crescita».

Ultima parola alla Eolo

La Eolo Kometa ha nella sua idea di team una visione diversa, con due squadre divise: la professional e la under 23. Stefano Zanatta ha lavorato per tanti anni con i giovani e di cose ne ha viste.

«Le nostre due squadre sono direttamente collegate – apre il discorso Zanatta – vedi da subito i ragazzi giovani e ne segui la crescita. Questo perché una volta che passano in prima squadra hai già un’idea di che corridore ti trovi davanti. Io credo che anche i grandi campioni abbiano bisogno di un anno tra gli under 23. Anche in Liquigas, dove avevamo corridori come Kreuziger e Sagan, abbiamo tenuto la stessa ideologia. Prima almeno un anno di esperienza nella categoria giovanile. I corridori possono anche aver talento ma hanno bisogno di una crescita umana e fisica. Anche i nostri giovani che arrivano dalla squadra under 23 avranno bisogno di adattarsi alle corse. Non vogliamo caricarli di pressioni o aspettative troppo alte».

«Il percorso per i ragazzi che arrivano da noi – continua il diesse della Eolo – è di partire da corse più semplici. Poi si passa a quelle di qualità superiore e si prova a vedere come reagisce un ragazzo nel correre da protagonista. Dalla mia esperienza posso dire che un ragazzo arriva ad avere risultati tra i 24 e i 25 anni. Nibali stesso ha fatto tanta esperienza maturando, successivamente ha ottenuto i risultati che tutti conosciamo. Serve un’attività continua ma equilibrata: una cinquantina di giorni di corsa sono giusti. La cosa migliore è dare ai ragazzi delle pause e farli recuperare, senza creare buchi troppo grandi nel calendario, altrimenti si perde il lavoro fatto. Ora ai giovani è concesso meno sbagliare, non è corretto nei loro confronti perché li si sottopone a pressioni maggiori. Forse devi essere più forte mentalmente per fare il corridore ora».

Sagan si racconta: gravel, futuro e Nibali

11.10.2022
5 min
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Siamo sulle colline vicentine su una terrazza naturale che vede la Pianura Padana accarezzata dai raggi del tramonto autunnale. A pochi chilometri il mondiale gravel ha fatto il suo esordio immerso nella curiosità generale. Vediamo Peter Sagan che sta parlando con il suo migliore amico che gli ha fatto una sorpresa percorrendo 800 chilometri per venire a seguirlo in questa corsa iridata. Gabriele Uboldi, addetto stampa del fuoriclasse slovacco, ci viene incontro e fa le presentazioni con il campione. 

Qui Peter Sagan insieme al suo addetto stampa Gabriele Uboldi
Qui Peter Sagan insieme al suo addetto stampa Gabriele Uboldi

Sagan ci accoglie con il sorriso e con la spensieratezza di chi sa che la stagione è finita e che questo mondiale ha tutta l’aura di un’esperienza nuova. Il primo passo di una disciplina che dirotta verso l’agonismo e il palcoscenico dei pro’. Premiamo rec sul registratore, Peter raccontaci…

Come sei arrivato a questo mondiale?

Mah… Bene, ho provato solo i primi 30 chilometri e fatto solo i 15 chilometri finali del percorso. La condizione era buona anche se siamo tornati da tre giorni dal Giappone e tra fuso orario e tutto non è facile riprendersi dal jet leg.

E’ la prima corsa gravel che fai?

Ho fatto la Unbound in America ma lì avevo un approccio diverso. Non è stata una gara, ma una pedalata tra la gente. 

Che corsa è un mondiale gravel?

E’ una gara molto dura.

Per la gara hai scelto la bici da corsa, come mai?

Sì, la Roubaix. E’ un percorso abbastanza tecnico. Se prendi una bici gravel puoi fare percorsi più impegnativi tipo Mtb. Però io credo che serva qualcosa di molto veloce e scorrevole. Le strade sono lineari, c’è tanto asfalto e quindi bisogna stare attenti alla velocità. 

La bici scelta era la Specialized Roubaix utilizzata per le classiche del Nord e l’Eroica
La bici scelta era la Specialized Roubaix utilizzata per le classiche del Nord e l’Eroica
Scorrevolezza e velocità quindi sono determinanti?

Se prendi come esempio l’Eroica, noi la corriamo con la bici normale. Se parti da quel setup, e prendi una bici Roubaix con le stesse gomme, si adatta bene per questo percorso.

Dinamiche di corsa completamente nuove per il gravel…

Sì, è difficile da dire, perché è una corsa tutta nuova. Ci sono corridori da tutte le discipline e non c’è una vera e propria organizzazione di squadra come per le corse professionistiche. Io credo che molto importante sia la partenza come nella Mtb. E’ altrettanto importante in queste gare stare nel primo, secondo, massimo terzo gruppetto fin da subito. 

Quali erano i tuoi favoriti alla vigilia?

Sempre i soliti. Van der Poel sapevo che fosse capace di fare tutto. Van Avermaet mi ha detto che ci avrebbe puntando tanto, non ha fatto i mondiali su strada e lo ha trasformato in un vantaggio. Sono tanti i professionisti della strada, erano tutti favoriti. 

Vedi la disciplina gravel nel tuo futuro affiancato ad una stagione su strada?

Io credo che la gravel sia ancora più dura di una classica. Tipo Roubaix o Fiandre. Ho tutto l’inverno per decidere come programmare la stagione. 

Un Sagan provato dopo il traguardo e come lui molti altri
Un Sagan provato dopo il traguardo e come lui molti altri
Hai fatto una buona stagione, quali obiettivi hai per la prossima?

Non ho fatto una stagione tanto buona… Questo inverno sarà prezioso per staccare e ricaricarsi. Non so ancora cosa farò e quali obiettivi avrò. Al primo ritiro, quando andrò con la squadra, parlerò del programma e vedremo insieme come organizzare il calendario. Adesso non ci ho ancora pensato.

Com’è andato questo primo anno in TotalEnergies?

Mi sono trovato molto bene. Anche con i problemi di salute che ho avuto a inizio anno, mi hanno sempre supportato. Sono molto contento dell’organizzazione della squadra da parte di tutti, staff e compagni. Pensavo di trovare un’altra situazione e invece sono stato molto sorpreso positivamente dalla squadra e di quello che c’è dietro. 

Che effetto ti fa vedere Nibali e Valverde dire addio al gruppo? Con Vincenzo hai condiviso anche un periodo in squadra insieme…

Rimarranno per sempre parte del movimento. Vincenzo è uno dei pochi corridori che ha vinto i tre grandi Giri e anche le classiche. Ci mancherà perché ha dato tanto al ciclismo, soprattutto al ciclismo italiano. La vita è così, nasci come una stella, dopodiché ognuno arriva alla sua fine. E’ importante che la decisione l’abbia presa lui. Se è così, va più che bene. 

Per lo slovacco la prova mondiale è stata sotto le aspettative della vigilia
Per lo slovacco la prova mondiale è stata sotto le aspettative della vigilia

Il mondiale di Sagan

A laurearsi campione del mondo è stato il belga Gianni Vermeersch dopo una fuga durata 140 chilometri insieme a Daniel Oss secondo all’arrivo. A completare il podio Mathieu Van der Poel che da super favorito, beffato dalla fuga, ha regolato il gruppetto degli inseguitori conquistando un bronzo che gli è valso l’onore di averci provato.

Per Sagan l’epilogo seppur positivo non ha rispettato le attese. Peter ha infatti chiuso 14° a cinque minuti dalla testa. Inneggiato tra i big fino alla vigilia forse il campione slovacco ha accusato il jet lag delle ultime trasferte stagionali e il finale affaticato di una stagione che conta due vittorie. Di buono rimane il fatto che la sua presenza ha attirato pubblico ed è stata onorata con impegno e voglia di mettersi in gioco come ha testimoniato il suo volto impolverato che abbiamo scorto dopo la linea d’arrivo. Ora per Peter è tempo di ricaricare le pile e pensare al 2023.

L’ultima corsa di Juraj Sagan, una vita all’ombra di Peter

28.09.2022
5 min
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L’anno scorso di questi tempi, mentre si celebravano le nozze di Peter Sagan con la Total Energies, suo fratello Juraj era ancora a piedi. Non era infatti così scontato che la squadra francese avrebbe preso anche lui, anche se alla fine l’operazione andò in porto e il grande dei due fratelli slovacchi firmò il tredicesimo contratto della sua carriera da professionista.

Per quelli che giudicano le persone sulla base dei watt e dei successi, Juraj Sagan è ben poca cosa. Chi invece guarda all’umanità delle persone, sa che stiamo parlando di un ragazzo d’oro.

Alla Okolo Slovenska prima del mondiale, corsa con la maglia della nazionale
Alla Okolo Slovenska prima del mondiale, corsa con la maglia della nazionale

Un post su Facebook

Mentre domenica scorsa si andava al foglio firma di Helensbourgh in Australia, sulla pagina Facebook di Peter è comparso un post che annunciava il mondiale come ultima corsa di Juraj.

«Non c’è dubbio che, per qualsiasi corridore – c’era scritto – il campionato del mondo sia una delle corse più importanti. E’ dove puoi guadagnarti il diritto unico e il privilegio di indossare la maglia iridata per un anno. Tuttavia, per me, oggi è un giorno emozionante per un motivo in più. Oggi è l’ultimo giorno in cui condividerò ufficialmente il percorso di una gara con un corridore che è mio fratello, il mio compagno di squadra e il mio migliore amico. Juraj si ritirerà dal ciclismo professionistico alla fine dell’anno, quindi Wollongong segnerà il suo finale ufficiale di carriera. Grazie, fratello, per essere stato sempre al mio fianco, nei giorni buoni e in quelli cattivi. Grazie per tutto quello che hai fatto per me in tutti questi anni, dentro e fuori dal ciclismo. Sono sicuro che il gruppo sentirà la tua mancanza».

E’ il 2012, si presenta la Liquigas: i fratelli Sagan con un giovanissimo Paolo Slongo
E’ il 2012, si presenta la Liquigas: i fratelli Sagan con un giovanissimo Paolo Slongo

Una vita faticosa

Nello stesso momento in cui abbiamo finito di leggere, Juray ci è passato accanto e abbiamo pensato di fermarlo per farci raccontare la sua decisione.

«Dovrei chiudere qui – ha detto con un sorriso – e sono contento di averlo potuto fare. Sono tanti anni che viaggio, questa vita è pesante ed è arrivato il momento di dire basta. Per i corridori italiani è più semplice. Ma per noi che viviamo in Slovacchia, l’inverno è pesante e questo significa doversi sempre trasferire per dei lunghi periodi in luoghi caldi. Non mi pesa dire basta, ho fatto la mia strada. Ho aiutato mio fratello nelle sue vittorie e mi sono tolto piccole soddisfazioni. Va bene così, nessun rammarico».

Juraj Sagan è stato per quattro volte campione nazionale slovacco: qui al Tour Down Under del 2020
Juraj Sagan è stato per quattro volte campione nazionale slovacco: qui al Tour Down Under del 2020

Consigliere e amico

Juraj ha iniziato a correre prima di Peter, diventandone ben presto l’ispiratore. E quando poi il fratello è diventato il campione che tutti conoscono, lui si è trasformato in consigliere, compagno di mille trasferte e allenamenti, il timone in una quotidianità nella quale a Peter servivano soprattutto riferimenti certi e fidati. Nel Team Peter, suo fratello ha sempre occupato con discrezione un posto chiave. Ecco perché, al netto dei tempi della burocrazia, lo scorso anno non avemmo dubbio alcuno che alla fine anche lui sarebbe approdato nel team francese.

«Sono stato molto contento di arrivarci – ci ha detto – è una bella squadra. Mi mancava aver provato anche il ciclismo francese. A fine mia carriera, posso dire di averle provate quasi tutte. Le arabe ancora no (ha aggiunto ridendo, ndr)».

Le vittorie di Peter

Quattro vittorie nel campionato slovacco su strada e Gp Boka nel 2009 sono state le sue uniche vittorie, ma Juraj ha sempre rivendicato con orgoglio il fatto di essere stato accanto al fratello in occasione delle vittorie più importanti.

«I momenti più belli – ha raccontato – restano quelli accanto a Peter quando ha vinto i tre mondiali, ma anche il Fiandre e la Roubaix. Queste sono storie e ricordi che mi resteranno per la vita. E anche se tanti hanno pensato che fossi solo il fratello di Sagan, io so di aver fatto la mia parte».

Lo ha detto con un sorriso orgoglioso sul volto. E ancora ridendo di gusto, quando gli abbiamo fatto notare che era arrivato al mondiale con le guance scavate, ha detto che non era condizione, ma semplicemente vecchiaia.

Juraj non ha concluso il mondiale di Wollongong: ha tirato per la sua parte, poi si è fermato
Juraj non ha concluso il mondiale di Wollongong: ha tirato per la sua parte, poi si è fermato

Il team e l’hotel

Juraj non ha concluso il mondiale in cui suo fratello ha colto il settimo posto. Si è avvicinato ai box e si è ritirato dopo aver concluso il lavoro.

«Le cose da fare non mancheranno – ha detto – ci sono la squadra e anche l’hotel che stiamo costruendo e che dovrebbe essere pronto per dicembre. Speriamo sia una bella cosa, lo potremo dire solo quando sarà pieno di gente. Peter dice che gli mancherò? Lo so e mi fa piacere che lo abbia detto lui».

Poi ha sorriso e quando è arrivato Peter i due fratelli hanno fatto una foto insieme. L’ultima in un campionato del mondo.

Sportful presenta la linea Peter Sagan: eccentrica e colorata

23.07.2022
4 min
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Sportful e Peter Sagan lavorano nuovamente insieme, continuando la loro prolifica collaborazione. Così, mentre lo slovacco si accinge a terminare l’undicesimo Tour de France, nasce una nuova collezione di abbigliamento da ciclismo ispirata al tre volte iridato: colorata, stravagante e di alta qualità. Presentata a Francoforte in occasione di Eurobike.

Divertente come Peter

Sagan ha fatto del ciclismo il suo divertimento, prima ancora che il suo lavoro. Questo gli ha permesso di rimanere al top per così tanto tempo. Il tre volte campione del mondo ha commentato così la collaborazione con Sportful.

«Collaborare con Sportful alla realizzazione della nuova linea Peter Sagan – dice – è fonte di grande orgoglio e di grande divertimento. La nuova collezione è senza ombra di dubbio una delle più belle e fantasiose degli ultimi anni. Lo stile unico ed originale rappresenta appieno la mia personalità e la mia concezione di ciclismo».

La collezione 2022

La linea Peter Sagan è ispirata ai capi della collezione estiva di quest’anno, prodotti vestiti ed utilizzati dal team dello slovacco: la TotalEnergies. La collezione è composta da una selezione di capi tecnici dedicati a qualsiasi tipo di sfida. Dalla classica pedalata su strada fino al moderno e rivoluzionario gravel, per tornare alle origini off-road di Peter, quando divenne campione del mondo junior nella mountain bike.

In più nella collezione Peter Sagan sono presenti delle t-shirt casual. Sono così nate tre differenti stili di maglietta, tutte ispirate ai momenti più iconici della carriera di Peter: la “111” che celebra il suo dorsale vincente, la “Why So Serious” a richiamare il famoso motto e la “My Signature” per certificare la sua collezione.

Sportful

Sportful Light Pro Jersey, leggera come l’aria

16.07.2022
3 min
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Sportful è da sempre alleato dei ciclisti in ogni condizione. Dalle sue innovazioni in campo tecnologico con i body da crono alle uscite di tutti i giorni. La Light Pro Jersey è una delle migliori maglie da ciclismo estive per allenamenti e gare con temperature roventi. La sua caratteristica predominante infatti è la freschezza sulla pelle dovuta all’alta efficacia di traspirazione. L’azienda italiana è leader nella progettazione e realizzazione di abbigliamento tecnico, anche per questo Peter Sagan è ambassador da oltre dieci anni. 

Le cuciture minimali sul collo migliorano il comfort e il fitting
Le cuciture minimali sul collo migliorano il comfort e il fitting

Fresca e leggera

Durante l’estate le temperature si alzano molto e per il ciclista ogni pedalata diventa una sfida contro caldo e umidità. Sportful per queste condizioni ha plasmato Light Pro Jersey con una costruzione extra-traspirante grazie ai nuovi tessuti leggeri. 

La termoregolazione è un aspetto determinante per il benessere d’utilizzo in sella. Questa maglia fa del suo tessuto l’alleato ideale per espellere ogni molecola di sudore nel minor tempo possibile. La trama del tessuto leggero e il suo peso ridotto fanno si che che risulti essere come una seconda pelle. 

La tasca porta numero è ideale per utilizzare questa maglia in gara senza dover forare la maglia con spille
La tasca porta numero è ideale per utilizzare questa maglia in gara senza dover forare la maglia con spille

Fitting ideale

Il comfort della Light Pro Jersey è apprezzabile fin dalle prime pedalate grazie alle cuciture minimali sul collo che donano un aspetto pulito e semplice. Il tessuto ad alta elasticità sulle spalle regala un fitting perfetto e asseconda i movimenti in ogni condizione.  Le maniche sono a taglio a vivo facili da indossare, avvolgono le braccia morbidamente senza comprimerle. 

Sulla parte posteriore sono presenti tre tasche aperte con soffietto per aumentarne la capacità. Inoltre questa maglia è un’alleata perfetta anche per la gara, infatti sulla schiena è presente un porta numero in microrete

Le maniche a taglio vivo permettono un fitting comodo e traspirante
Le maniche a taglio vivo permettono un fitting comodo e traspirante

Prezzo e taglie

La Light Pro Jersey è selezionabile in cinque differenti colorazioni: black galaxy blue, chili red carrot, masala cedar, cement light cement e prune cyclamen. Le taglie invece sono sei da XS a 3XL. Il prezzo consultabile sul sito è di 99,90 euro. 

Sportful