Tanta fatica, neanche una crisi. Il Giro di Aleotti per Sagan

03.06.2021
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Nessun piazzamento fra i primi, sicuramente tanta fatica, eppure della presenza di Giovanni Aleotti al Giro d’Italia ci siamo accorti tutti. Lo abbiamo visto tirare. Lavorare per Buchmann sulle salite e per Sagan fino alla vittoria di Foligno. E nella tappa all’Alpe di Mera, la penultima di montagna, lo abbiamo visto andare in fuga: la qual cosa per un neoprofessionista è un gran bel segnale. Non vai in fuga a tre giorni dalla fine del Giro, se non hai gambe buone e un bel recupero.

Giovanni è a casa ormai da lunedì, la fatica sta allentando la presa. «Perché poi – spiega – quando entri nel ciclo, la senti meno. Sono stato per qualche giorno tranquillo e la prossima settimana ricomincerò ad allenarmi sul serio, pensando alla prossima corsa, che saranno i campionati italiani. Ma dal Giro sono uscito bene. E considerato che neanche dovevo farlo, sono soddisfatto».

A Cortina, un bel po’ di fatica, ma Aleotti è arrivato assieme a Fabbro Sagan e Oss
A Cortina, un bel po’ di fatica, ma Aleotti è arrivato assieme a Fabbro Sagan e Oss
Sei mai stato inquieto al riguardo?

Sapevo che mi veniva offerta una grande opportunità, per cui ero impaziente di mettermi in mostra.

Come cambiano le sensazioni e la percezione della fatica, se sei abituato al massimo a corse di 10 giorni?

Tre settimane sono tante. Dopo i primi 10 giorni ero ancora brillante, era la durata massima mai fatta. Sono arrivato fresco al primo riposo, poi ovviamente si è fatto tutto più faticoso. La terza settimana è stata impegnativa, ma non ho avuto una giornata negativa. Mi sono gestito bene.

Avere chiaro il compito di lavorare per un leader agevola oppure pesa?

E’ stimolante, soprattutto se parliamo di Sagan. Noi lavoriamo e lui vince: sono cose che ti ripagano. Tutti abbiamo dato il 110 per cento, anche perché eravamo un bel gruppo. Parlavamo quasi tutti italiano, per cui mi sono trovato molto bene anche con compagni come Oss, Benedetti, Bodnar e Fabbro, con cui ho diviso la stanza.

Neanche una giornata negativa, possibile?

Magari progressivamente ho perso la freschezza dei primi 10 giorni, però stavo bene. La fuga all’Alpe di Mera l’ho presa pur sapendo che nel finale si sarebbero mossi gli uomini di classifica. Nella prima parte del Giro ho tirato per Buchmann, poi per Sagan. Nella terza settimana abbiamo avuto più spazio per giocare le nostre carte. Giornate nere no, ma forse quella per Sega di Ala è stata la più dura.

Con Sagan e Benedetti, lavorando per lo slovacco e la sua maglia ciclamino
Con Sagan e Benedetti, lavorando per lo slovacco e la sua maglia ciclamino
Come mai?

Perché è venuta dopo il secondo riposo, quindi la stanchezza iniziava a farsi sentire. Ero un po’ fiacco e ci si è messo anche il primo caldo, dopo che sulle Dolomiti avevamo corso con il freddo.

Hai sempre mangiato bene, dormito bene… come è andato il recupero con il passare delle tappe?

L’appetito non mi è mai mancato. Sono riuscito a fare tutto quello che ci dicevano, non è cambiato poi molto nelle abitudini e questo mi fa ben sperare in vista del futuro. Magari ci sono state notti in cui ho dormito di più e altre meno, ma a volte dipende anche dal fatto che cambiamo sempre hotel e magari capita la camera troppo calda oppure rumorosa…

Si dice che un grande Giro dia una super condizione…

Questo lo vedremo nei prossimi giorni. Sono uscito dal Giro con lo stesso peso, non sono dimagrito. Anzi c’è stato qualche giorno in cui ero più stanco che in altri e magari trattenevo qualche liquido di troppo.

Difficile seguire la routine per 21 tappe?

Anche quella era nuova. Sveglia, controllo del peso, poi si andava nel camion cucina per la colazione, con porridge o pasta. Dopo un’ora di saliva sul pullman, si andava alla partenza e si faceva il meeting prima di partire.

Sega di Ala è stato un giorno difficile: ma visto quanta gente?
Sega di Ala è stato un giorno difficile: ma visto quanta gente?
Come è stato correre con il pubblico sulle strade?

Bello, davvero bello. A Torino, la presentazione delle squadre è parsa surreale. Un posto stupendo, grandi scenografie e pochissima gente: vera atmosfera Covid. Ma quando siano arrivati sulle prime salite, abbiamo cominciato a vedere tanta gente. A Sega di Ala erano davvero in tanti. Ho fatto fatica, ma è stato bellissimo.

Come arriverai agli italiani: altura o cosa?

Ci pensiamo la settimana prossima, perché non ho ancora un programma. Ma posso prepararmi anche a casa. La maglia italiana si assegnerà a Imola, quasi le mie strade.

L’anno scorso su quelle strade avrebbe potuto correre anche lui i mondiali under 23, poi annullati per la pandemia. Il buon lavoro avviato dal Cycling Team Friuli sta seguendo il giusto cammino, i 22 anni sono un bel biglietto da visita per le prossime stagioni. In attesa di conoscere il suo programma, l’idea di un Giro senza giornate storte è un bel pensiero da coltivare nell’immaginare le prossime stagioni.